Il sapere del corpo 1\5

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Centro di Ricerca, Formazione, Consulenza Filosofica Vicolo della Caccia, 6 Novara http://ricercafilosofica.wordpress.com http://associazionefinisterrae.wordpress.com Il sapere del corpo 1\5 La pratica del gusto 23 ottobre 2011 Materiali 1

Immanuel Kant La differenza tra bello e piacevole. Kant intende, nel paragrafo 3 (e nei successivi 2) della Critica del Giudizio, rivendicare per il bello una universalità che invece egli negherà al piacevole, qui di seguito confinato alla semplice sfera sensibile. Questa pagina kantiana serve però anche all identificazione dell autonomia del piacevole (in quanto assolutamente soggettivo) rispetto alle pretese di universalità dell estetica neoclassica. Dunque una adeguata considerazione del verso dell argomento kantiano serve anche la causa del sapere del corpo. «Piacevole è ciò che piace ai sensi nella sensazione. Qui si presenta l occasione di biasimare e far notare uno scambio frequentissimo dei due significati, che può avere la parola sensazione. Quindi tutto ciò che piace, appunto perché piace, è piacevole ( e secondo i diversi gradi, o i rapporti ad altre sensazioni piacevoli, è gradito, amabile, dilettevole, giocondo, etc.).» [Critica del Giudizio, par.3] «Ma, nella definizione data, intendiamo con la parola sensazione una rappresentazione oggettiva dei sensi [grassetto mio]; e, per non correre sempre il rischio di essere fraintesi, chiameremo col nome, del resto usato, di sentimento, ciò che deve restare sempre puramente soggettivo e non può assolutamente costituire una rappresentazione di un oggetto. Il color verde dei prati appartiene alla sensazione oggettiva, in quanto percezione di un oggetto del senso; il piacere che esso produce si riferisce invece alla sensazione soggettiva, con la quale nessun oggetto è rappresentato. Vale a dire al sentimento, nel quale l oggetto è considerato come termine [cioè scopo finale, integrazione mia] del piacere ( che non dà di esso alcuna conoscenza). Ora è chiaro che il giudizio, col quale io dichiaro piacevole un oggetto, esprime un interesse nei suoi confronti, perché il giudizio stesso, mediante la sensazione, suscita il desiderio di oggetti simili, e per conseguenza il piacere non presuppone il semplice giudizio sull oggetto, ma il rapporto della sua esistenza col mio stato, in quanto sono affetto da un tal oggetto. Perciò del piacevole non si dice che esso piace, ma che diletta.» [Critica del Giudizio, par.3] 2

Quindi il piacevole viene identificato da Kant con ciò che, in primo luogo, diletta i sensi nella sensazione: ciò che richiama una immediata adesione dell uomo al suo corpo. «Anche nel linguaggio più comune si distingue il piacevole dal buono: di una vivanda che eccita il nostro gusto per mezzo di aromi ed altri ingredienti si dice senza esitazione che essa è piacevole; e si confessa nello stesso tempo che essa non è buona[ nel senso kantiano del termine], perché soddisfa immediatamente il senso, ma mediatamente, cioè alla ragione che ne considera gli effetti, dispiace.» [Critica del Giudizio, par.4, tutti i grassetti e le integrazioni sono mie] «Il piacevole è godimento.»[critica del Giudizio, par.4] Piacevole, bello, buono. [il piacevole ci accomuna agli animali, mette in luce il nostro lato meramente istintuale] «Ognuno chiama piacevole ciò che lo diletta; bello ciò che gli piace senz altro; buono ciò che apprezza, approva vale a dire ciò cui dà un valore oggettivo. Il piacevole vale anche per gli animali irragionevoli; la bellezza solo per gli uomini, nella loro qualità di esseri animali, ma ragionevoli[ ]; il buono ha valore per ogni essere ragionevole in generale.»[critica del Giudizio, par.5] Il bisogno cancella il gusto: Kant spiega che il piacere del piacevole inizia solo quando esiste uno spazio per la possibilità di scelta. «Per ciò che riguarda l interesse dell inclinazione nel piacevole, si dice da ognuno che la fame è il migliore dei cuochi e che la gente di buon appetito gusta qualunque cosa purché sia mangiabile; quindi un piacere di questa specie non dimostra nel gusto alcuna scelta. Solo quando il bisogno sia soddisfatto si può distinguere tra molti chi ha e chi non ha gusto.»[critica del Giudizio, par.5] Cassirer commenta Kant: «Per quanto concerne il giudizio sul sensibilmente piacevole, ognuno si rassegna al fatto che, avendo il suo fondamento in un sentimento privato, questo giudizio resti anche limitato alla sua persona. Invece con il bello già la coscienza comune si comporta nel modo opposto.»[ Ernst cassirer, Vita e dottrina di Kant, p.378] 3

Arthur Schopenhauer La scoperta del «corpo proprio»: «in realtà sarebbe impossibile trovare il significato di questo mondo che ci sta dinanzi come rappresentazione, oppure comprendere il suo passaggio da semplice rappresentazione del soggetto conoscente a qualcosa d altro e di più, se colui che ricerca non fosse nient altro che un puro soggetto conoscente (una testa d angelo alata, senza corpo). Ma il ricercatore ha la sua radice nel mondo, ci si trova come un individuo, e cioè la sua conoscenza, condizione e fulcro del mondo come rappresentazione, è necessariamente condizionata dal corpo[ ]. Al soggetto conoscente che deve la sua individuazione all identità con il proprio corpo, tale corpo è dato in due maniere affatto diverse: da un lato come rappresentazione intuitiva dell intelletto, come oggetto fra gli oggetti, sottostante alle loro leggi; ma contemporaneamente è dato anche come qualcosa di immediatamente conosciuto da ciascuno, e che viene designato con il nome di volontà. Ogni atto reale della sua volontà è anche un movimento del suo corpo;[..].» [Il mondo come Volontà e rappresentazione, libro II par.18, pp. 161-162 ed Mondadori.] Maria Zambrano Il bisogno di un ritorno al «corpo proprio» contro la tirannia dell ego cogito cartesiano: «Ed è assalito dalla vertigine, quest Io, sorta di entità che oggi è riuscita ad insignorirsi, attraverso la coscienza [grassetto mio], dell intera condizione umana, nel momento in cui si risolleva da qualsiasi abisso in cui sia caduto. E più che mai se, come accade con l abisso della carne, esso è stato aperto da lui stesso col precipitar visi con quella che crede essere la sua invulnerabile chiarezza, la chiarezza che ha sradicato la luce vera della comprensione, che non si precipita mai.[ ] Si è disincarnato. La sua carne non lo accompagna più. Un muro insormontabile lo separerà da ogni autentico commercio con la vita, con gli esseri viventi, con tutto ciò che è immediato. L immediatezza dei sensi e della sensibilità tutta è come sepolta, o vaga lontano, come se non fosse sua: Una sensibilità senza padrone. Ha bisogno di essere abbracciata, e non con un amore che la bruci; di essere di nuovo avvolta, 4

fasciata, la sensibilità, e ricondotta con ciò alla sua tradita funzione di mediatrice fra la coscienza e l anima.» [Chiari del bosco, p.161] Aristippo di Cirene La focalizzazione sul presente pulsante del «corpo proprio»: «esortava a pensare all oggi e più ancora a quella parte dell oggi in cui ciascuno agisce o pensa qualcosa. Diceva infatti che solo il presente è nostro e non ciò che è già compiuto o né ciò che ancora si attende: il primo infatti è già finito e il secondo è incerto se pure vi sarà.» [p.228] «E prendendo Odisseo come modello di vita, Aristippo contrastò fortemente la povertà e i disagi, e gustò senza riserve il piacere.» «provava [ ] piacere di quanto era alla sua portata, ma non si affaticava a cercare il godimento di ciò che ne era fuori: per cui Diogene lo chiamava cane regio òύ» «Ottima cosa è vincere e non essere schiavi dei piaceri, il che non significa non goderne.» «Son di gran lunga migliori i piaceri del corpo di quelli dell anima, e assai peggiori le molestie che derivano dal corpo, per cui è con queste che si puniscono di preferenza coloro che sbagliano.» 5