Può la descrizione quantomeccanica della realtà fisica considerarsi completa?



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Può la descrizione quantomeccanica della realtà fisica considerarsi completa? A. Einstein, B. Podolsky, N. Rosen 25/03/1935 Abstract In una teoria completa c è un elemento corrispondente ad ogni elemento di realtà. Una condizione sufficiente per la realtà di una quantità fisica è la possibilità di predirla con certezza, senza disturbare il sistema. In meccanica quantistica, nel caso di due quantità fisiche descritte da due operatori che non commutano, la conoscenza di una preclude la conoscenza dell altra. Allora, o (1) la descrizione della realtà dalla funzione d onda nella meccanica quantistica risulta incompleta oppure (2) queste due quantità non possono essere simultaneamente reali. Considerazioni sul problema di effettuare delle previsioni su un sistema sulla base di misurazioni effettuate su un altro sistema che con questo ha interagito in precedenza, porta al risultato che se (1) è falsa allora anche (2) è falsa. Si è così portati a concludere che la descrizione della realtà così com è fornita dalla funzione d onda, è incompleta. 1 Ogni seria considerazione della teoria fisica deve tenere presente la distinzione tra realtà oggettiva, che è indipendente da ogni teoria, e i concetti fisici con i quali la teoria funziona. Questi concetti sono intesi avere una corrispondenza con la realtà oggettiva e, per mezzo di questi concetti, noi descriviamo questa realtà a noi stessi. Nel tentativo di giudicare il successo di una teoria fisica, potremmo porci due domande: (1) la teoria è corretta? e (2) la descrizione data dalla teoria è completa? È solo nel caso in cui possono essere date risposte positive a entrambe le domande che i concetti della teoria possono dirsi soddisfacenti. La correttezza della teoria è giudicata dal grado di accordo tra le conclusioni della teoria e l esperienza umana. Questa esperienza che solamente ci abilita a fare inferenze sulla realtà, in fisica prende la forma di esperimento e di misurazione. È la seconda domanda che vogliamo considerare qui, applicata alla meccanica quantistica. Qualunque sia il significato attribuito alla parola completa, per una teoria completa il seguente requisito sembra essere necessario: ogni elemento della realtà fisica deve avere una controparte nella teoria fisica. La chiameremo condizione di completezza. Risponderemo facilmente anche alla seconda domanda appena saremo in grado di decidere quali sono gli elementi della realtà fisica. Gli elementi della realtà fisica non possono essere determinati in base a considerazioni filosofiche a priori bensì devono essere trovati interrogando i risultati di esperimenti e misure. Una definizione integrale di realtà non è comunque necessaria per i nostri scopi. Ci basta questo criterio che riterremo ragionevole. Se, senza disturbare in alcun modo un sistema, possiamo predire con certezza (cioè con probabilità eguale a uno) il valore di una quantità fisica, allora esiste un elemento di realtà fisica corrispondente a questa quantità fisica. Ci sembra che questo criterio, benché lontano dall esaurire tutti i modi possibili di riconoscere una realtà fisica, ci fornisca almeno una di queste vie, ogni volta che si verifica la condizione che la definisce. Pur non essendo una con- 1

dizione necessaria di realtà fisica, ma solo sufficiente, questo criterio è in accordo sia con l idea di realtà della meccanica classica che della meccanica quantistica. Per illustrare le idee implicate, consideriamo la descrizione quantomeccanica del comportamento di una particella ad un solo grado di libertà. Il concetto fondamentale della teoria è il concetto di stato che si suppone essere completamente caratterizzato dalla funzione d onda ψ, che è una funzione delle variabili scelte per descrivere il comportamento della particella. In corrispondenza ad ogni quantità fisica osservabile A c è un operatore, che può essere designato con la stessa lettera. Se ψ è un autofunzione dell operatore A, cioè se: ψ = Aψ = aψ (1) dove a è un numero, allora la quantità fisica A ha certamente il valore a ogni qualvolta la particella è nello stato dato da ψ. D accordo con il nostro criterio di realtà per una particella nello stato dato da ψ per cui vale l equazione (1), c è un elemento della realtà fisica corrispondente alla quantità fisica A. Sia per esempio ψ = e 2πi h p0x, (2) dove h è la costante di Plank, p 0 è una qualche costante numerica e x la variabile indipendente. Poiché l operatore corrispondente all impulso della particella è p = h (3) 2πi x otteniamo ψ = pψ = h ψ 2πi x = p 0ψ (4) Così, nello stato dato dalla (2), l impulso ha certamente il valore p 0. Ha dunque senso dire che l impulso della particella nello stato dato dall equazione (2) è reale. D altra parte, se l equazione (1) non vale, non possiamo più parlare di quantità fisica A avente un particolare valore. Questo è il caso, ad esempio, della posizione della particella. L operatore ad essa corrispondente, sia q, è l operatore di moltiplicazione per la variabile indipendente. Così: qψ = xψ aψ. (5) In accordo con la meccanica quantistica possiamo solo dire che la probabilità che la misura della posizione dia un numero compreso tra a e b è P (a, b) = b a ψψdx = b a dx = b a (6) Poiché questa probabilità è indipendente da a, ma dipende solo dalla differenza b a, vediamo che tutti i valori della posizione sono equalmente probabili. Pertanto non è possibile predire un valore preciso della posizione, per una particella nello stato dato da (2), ma è possibile stabilirlo solo attraverso una misura diretta. Tuttavia, una tale misura disturba la particella e quindi ne altera lo stato. Una volta che la posizione sarà determinata, la particella non si troverà più nello stato dato dalla (2). L usuale conclusione per questo in Meccanica Quantistica è che quando l impulso di una particella è noto, la sua posizione non ha realtà fisica. Più in generale, in Meccanica Quantistica si dimostra che, se gli operatori corrispondenti a due quantità, diciamo A e B, non commutano, cioè se AB BA, allora la conoscenza precisa dell una preclude del tutto la conoscenza dell altra. Inoltre, il tentativo di determinare quest ultima dal punto di vista sperimentale altererà lo stato del sistema in modo tale da distruggere anche la prima. Da ciò segue che, in alternativa, o (1) la descrizione quantomeccanica della realtà data dalla funzione d onda non è completa, oppure (2) quando gli operatori corrispondenti alle due quantità non commutano, allora le due quantità non possono avere realtà fisica simultanea. Perché se entrambi avessero realtà simultanea e quindi dei valori definiti, questi valori dovrebbero entrare nella descrizione completa, in accordo con la condizione di completezza. Se quindi la funzione d onda fornisse questa descrizione completa della realtà, essa dovrebbe contenere questi valori. Essi sarebbero quindi predici- 2

bili. Non essendo questo il caso, ci resta quindi solo la seconda alternativa. In meccanica quantistica si suppone correntemente che la funzione d onda invece contenga una descrizione completa della realtà fisica del sistema nello stato che le corrisponde. A prima vista questo assunto è completamente ragionevole, in quanto l informazione che si può ottenere dalla funzione d onda sembra corrispondere esattamente a ciò che può essere misurato senza alterare lo stato del sistema. Mostreremo comunque che questa assunzione, congiuntamente al criterio di realtà enunciato sopra, porta ad una contraddizione. 2 A questo scopo, supponiamo di avere due sistemi, I e II, a cui permettiamo di interagire dall istante t = 0 all istante t = T, istante dopo il quale supponiamo che non ci sia più alcuna interazione tra le due parti. Supponiamo inoltre che entrambi gli stati dei due sistemi prima di t = 0 siano noti. Possiamo quindi calcolare con l aiuto dell equazione di Schrödinger l equazione di stato del sistema combinato I+II per ogni istante seguente; in particolare per ogni t > T. Sia Ψ la funzione d onda corrispondente. Noi non possiamo, però, calcolare lo stato in cui ciascuno dei due sistemi è lasciato dopo l interazione. Questo, in accordo con la meccanica quantistica, può essere compiuto soltanto con l aiuto di ulteriori misurazioni, attraverso un procedimento detto riduzione del pacchetto d onda. Prendiamo in considerazione i fondamentali di questo procedimento. Siano a 1, a 2, a 3,... gli autovalori di una certa grandezza fisica A pertinente al sistema I e u 1 (x 1 ), u 2 (x 1 ), u 3 (x 1 ),... le corrispondenti autofunzioni dove x 1 sono le variabili usate per descrivere il primo sistema. Allora Ψ, considerata come funzione di x 1, può essere espressa come ψ n (x 2 )u n (x 1 ) (7) n=1 dove x 2 è la variabile usata per descrivere il secondo sistema. Qui le funzioni ψ n (x 2 ) devono essere considerate semplicemente come i coefficienti dell espansione di Ψ in serie di funzioni ortogonali u n (x 1 ). Supponiamo ora di misurare la quantità A e di trovare per essa il valore a k. Si può concludere quindi che il primo sistema viene lasciato nello stato u k (x 1 ) e che il secondo sistema viene lasciato nello stato dato dalla funzione d onda ψ k (x 2 ). Questo è il processo di riduzione del pacchetto d onda; il pacchetto d onda dato dalla serie infinita (7) è ridotto al singolo termine ψ k (x 2 )u k (x 1 ). L insieme delle funzioni u n (x 1 ) è determinato dalla scelta della grandezza fisica A. Se, al posto di questa, avessimo scelto un altra quantità, diciamo B, avente gli autovalori b 1, b 2, b 3.... e le autofunzioni v 1 (x 1 ), v 2 (x 1 ), v 3 (x 1 ),..., dovremmo ottenere, anziché l eq. (7), l espansione: ϕ s (x 2 )v n (x 1 ) (8) s=1 dove le ϕ s sono i nuovi coefficienti. Se ora viene misurata la quantità B, e si trova che ha il valore b r, concludiamo che dopo la misura il primo sistema è lasciato nello stato dato da v r (x 1 ) ed il secondo sistema è lasciato nello stato dato da ϕ r (x 2 ). Vediamo pertanto che, in conseguenza a due misure effettuate sul primo sistema, il secondo sistema può essere lasciato in stati con due differenti funzioni d onda. D altra parte, poiché al momento della misura i due sistemi non interagiscono più, nessun cambiamento reale può avere luogo nel secondo sistema come conseguenza di qualsiasi cosa che può essere fatta al primo sistema. Questa è, naturalmente, solo un affermazione di ciò che significa assenza di interazione tra in due sistemi. Dunque, è possibile assegnare due distinte funzioni d onda (nel nostro esempio ψ k e ϕ r ) alla stessa realtà fisica. Ora, può accadere che le due funzioni d onda, ψ k e ϕ r, siano autofunzioni di due operatori non commutanti corrispondenti rispettivamente a due grandezze fisiche P e Q. Che questo possa essere effettivamente il caso, può essere spiegato tramite un esempio. Supponiamo che i due sistemi siano due particelle e che e 2πi h (x1 x2+x0)p dp (9) 3

dove x 0 è una qualche costante. Sia A l impulso della prima particella; allora, come abbiamo visto nell eq. (2), le sue autofunzioni saranno: u p (x 1 ) = e 2πi h px1 (10) in corrispondenza all autovalore p. Poiché qui siamo nel caso di uno spettro continuo, l eq. (7) può essere riscritta come: dove ψ p (x 2 )u p (x 1 )dp (11) ψ p (x 2 ) = e 2πi h (x2 x0)p (12) Questa ψ p comunque è l autofunzione dell operatore P = h, (13) 2πi x 2 corrispondente all autovalore p dell impulso della seconda particella. D altra parte, se B è la posizione della prima particella, essa ha come autofunzioni v x (x 1 ) = δ(x x 1 ) (14) in corrispondenza all autovalore x, dove δ(x x 1 ) è la ben nota funzione delta di Dirac. In questo caso, l equazione (8) diventa dove ϕ x (x 2 ) = ϕ x (x 2 )v x (x 1 )dx (15) e 2πi h (x x2+x0)p dp = hδ(x x 2 + x 0 ) (16) Questa ϕ x, comunque, è l autofunzione dell operatore Q = x 2 (17) corrispondente all autovalore x + x0 della coordinata della seconda particella. Poiché P Q QP = h 2πi (18) abbiamo mostrato che in generale è possibile scegliere due funzioni ψ k e ϕ r in modo che siano le autofunzioni di due operatori anticommutanti, corrispondenti a grandezze fisiche. Tornando ora al caso generale, contemplato dalle equazioni (7) e (8), supponiamo che ψ k e ϕ r siano proprio autofunzioni di due operatori anticommutanti P e Q, corrispondenti agli autovalori rispettivamente p k e q r. Allora, misurando in alternativa A oppure B siamo in grado di predire con certezza, e senza disturbare il secondo sistema, o il valore della quantità P (che è p k ) oppure il valore della quantità Q (che è q r ). In accordo con il nostro criterio di realtà, nel primo caso dobbiamo considerare la quantità P come costituente di un elemento di realtà, nel secondo caso la quantità Q come elemento di realtà. Ma, come abbiamo visto, entrambe le funzioni d onda ψ k e ϕ r appartengono alla medesima realtà. In precedenza avevamo mostrato che, in alternativa, (1) la descrizione quantomeccanica della realtà data dalla funzione d onda non è completa, oppure (2) quando due operatori relativi a due grandezze fisiche non commutano, le due quantità non possono avere simultaneamente realtà fisica. Partendo quindi dall assunto che che la funzione d onda abbia in sé la descrizione completa della realtà fisica, siamo arrivati alla conclusione che due quantità fisiche relative a due operatori anticommutanti possono avere realtà fisica. Così la negazione di (1) conduce alla negazione della sua unica alternativa (2). Quindi siamo costretti a concludere la descrizione quantomeccanica della realtà data dalle funzioni d onda non può essere completa. Si potrebbe obiettare a questa conclusione sulla base che il nostro criterio di realtà non sia sufficientemente restrittivo. Invece non si arriverebbe alle nostre conclusioni se si insistesse sul fatto che due o più grandezze fisiche posso essere considerate come elementi simultanei della realtà solo quando possono essere misurate o predette simultaneamente. Da questo punto di vista, siccome l una oppure l altra, ma non entrambe simultaneamente, delle grandezze P e Q possono essere predette, esse non sono simultaneamente reali. Questo fa sì che la realtà di P e di Q dipenda dal processo di misura eseguito sul primo sistema, che non disturbi in alcun modo il secondo 4

sistema. Non ci si può attendere alcun criterio di realtà che permetta questo. Mentre abbiamo visto così che la funzione d onda non fornisce una descrizione completa della realtà fisica, lasciamo aperta la domanda sul fatto che una tale descrizione esista o meno. Noi crediamo, in ogni caso, che tale teoria sia possibile. 5