Poetica del Foscolo (lezione frontale dell insegnante) ANALISI DEL TESTO POETICO In questo modulo saranno presi in esame tre sonetti del poeta Ugo Foscolo e sarà richiesto allo studente di saperli analizzare. In particolare lo studente dovrà essere in grado di: 1. Fare una breve introduzione della poesia 2. Fare la parafrasi di ogni singolo verso 3. Individuare La metrica e le scelte stilistiche 4. Analizzare in ogni singolo verso: Le figure retoriche e il loro significato in quel particolare contesto Il significato semantico delle parole 5. Fare il commento 6. Argomentare sulla poetica Dopo una presentazione della poetica foscoliana (lezione tenuta dall insegnante), i tre sonetti saranno analizzati in classe. TESTI Alla sera Forse perché della fatal quiete tu sei l'immago a me sì cara vieni o Sera! E quando ti corteggian liete le nubi estive e i zeffiri sereni, e quando dal nevoso aere inquiete tenebre e lunghe all'universo meni sempre scendi invocata, e le secrete vie del mio cor soavemente tieni. Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch'entro mi rugge. PARAFRASI 1. O sera, forse giungi a me così gradita 2. perché sei l immagine della quiete assegnataci 3. dal fato! Sia quando ti accompagnano felici 4. le nubi estive e i venti che rasserenano il cielo, 5. sia quando dal cielo che fa presagire la neve 6. conduci sulla terra tenebre minacciose e lunghe, 7. sempre scendi da me invocata e occupi dolcemente 8. i luoghi più segreti del mio animo. 9. Mi porti con i miei pensieri all idea della fine del tutto; 10. e mentre sono assorto in questa contemplazione, 11. questo tempo ingrato trascorre via rapido e con lui vanno le schiere 12. degli affanni per cui egli si consuma con me; 13. e mentre io contemplo la tua pace, si placa
A Zacinto Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco mar da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l'inclito verso di colui che l'acque cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura. PARAFRASI 1. Io non toccherò mai più le sacre rive 2. dove trascorsi la mia fanciullezza, 3. Zacinto mia, che ti specchi nelle onde 4. del mare greco da cui vergine nacque 5. Venere, e rese quelle isole feconde 6. con il suo primo sorriso, e per questo non si esentò 7. dal descrivere le tue nubi e la tua vegetazione 8. la poesia immortale di Omero, che 9. cantò i lunghi viaggi per mare voluti dal fato e il procedere 10. in direzioni contrarie, grazie ai quali Ulisse, reso bello dalla 11. fama e dalle sventure, riuscì a baciare la sua rocciosa Itaca. 12. O mia terra natale, tu non avrai altro che il canto di tuo figlio;
13. a noi il destino ha prescritto una tomba 14. sulla quale nessuno giungerà a versare le sue lacrime. PARAFRASI In morte del fratello Giovanni Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, me vedrai seduto su la tua pietra, o fratel mio, gemendo il fior de' tuoi gentili anni caduto. La Madre or sol suo dì tardo traendo parla di me col tuo cenere muto, ma io deluse a voi le palme tendo e sol da lunge i miei tetti saluto. Sento gli avversi numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta, e prego anch'io nel tuo porto quiete. Questo di tanta speme oggi mi resta! Straniere genti, almen le ossa rendete allora al petto della madre mesta. 1. Un giorno, se io non andrò sempre vagando 2. di nazione in nazione, mi vedrai accostato 3. alla tua tomba, fratello mio, piangendo 4. la tua giovane età, stroncata nel suo sbocciare. 5. Solo la madre ora, trascinandosi dietro la sua vecchiaia, 6. parla di me alle tue mute spoglie: 7. intanto io tendo senza speranza le mani a voi; 8. e soltanto saluto da lontano i tetti della mia patria. 9. Avverto l ostilità del fato e i reconditi 10. tormenti interiori che tempestarono la tua esistenza, 11. e invoco anch io la pace, insieme a te, nella morte. 12. Questo, di così tante speranze, oggi mi resta! 13. Popoli stranieri, quando morirò, restituite le mie spoglie 14. alle braccia della madre inconsolabile.
LE QUATTRO FASI DELL ANALISI DI UN TESTO POETICO 1. Fare una breve introduzione 2. Fare l analisi metrica 3. Analizzare ogni singolo verso e individuare le figure retoriche 4. Commento della poesia Figure retoriche principali Figure retoriche di parola 1. Antonomasia: figura consistente nel sostituire un nome comune con un nome proprio o viceversa, con un appellativo che ne mette in risalto una caratteristica universalmente conosciuta (es: Sei un Giuda) per antonomasia = per eccellenza
1. Iperbole: esagerazione di un concetto, al di là del credibile, per eccesso o per difetto per meglio colorirlo; è una delle figure retoriche maggiormente impiegate nella comunicazione quotidiana (es: E un secolo che non ti vedo. Ci metto un secondo ad arrivare) 2. Litote: attenuazione di un concetto tramite la negazione dell idea contraria, talvolta con intenzione ironica; è il contrario dell iperbole (es: Don Abbondio non è nato con un cuor di leone) 3. Metafora: sostituzione di un termine con un altro il cui significato è in rapporto di somiglianza con quello della parola sostituita. Costituisce una delle maggiori fonti di trasformazione della lingua e si usa chiamare figurato il termine sostituito e figurante il termine che lo sostituisce (es: E nata una stella) 4. Metonimia: sostituzione di un termine con un altro che è in rapporto di somiglianza con il termine sostituito. Questo rapporto di dipendenza assume forme diverse: causa-effetto, effetto-causa, contenente-contenuto, materiaoggetto, astratto-concreto (es: Torno alle mie sudate carte) 5. Perifrasi: gruppo di parole che indica una persona o designa un concetto che potrebbe essere espresso con un solo termine specifico (es: colui che governa ogni cosa) 6. Sineddoche: designazione di una cosa non con il termine che le è proprio, ma con un altro che ha con il primo un rapporto di quantità: parte-tutto, tutto-parte, singolare-plurale, plurale-singolare, numero determinato-numero indeterminato, specie-genere (es: Il pane non ci manca)
Figure retoriche di pensiero (13) 1. Allegoria: metafora continuata. La metafora riguarda solo una parola, mentre l allegoria estende e sviluppa la metafora cosicché una descrizione o una narrazione contiene anche un significato più profondo e nascosto; sotto il velo del senso letterale se ne nasconde uno simbolico (es: Il viaggio di Dante, che rappresenta allegoricamente l ascesa dal peccato alla beatitudine) 2. Allusione: riferimento intenzionale ad espressioni famose senza citarne esplicitamente l origine (es: E una vittoria di Pirro = è stata una vittoria inutile, come quella di Pirro contro i Romani, perché perse gran parte del suo esercito) 3. Antifrasi: figura mediante la quale si vuole affermare esattamente l opposto di quello che si dice; è la forma più esplicita di ironia (es: Ma bravo!) 4. Antitesi: consiste nel contrapporre parole di significato opposto (es: Pace non trovo e non ho da far guerra - Montale) 5. Apostrofe: figura per cui, interrompendo improvvisamente la forma narrativa o espositiva del discorso, chi parla o scrive si rivolge direttamente a persona o cosa personificata, anche se assente o lontana (es: Oh graziosa luna Leopardi) 6. Enfasi: consiste nell accentuare l espressione di un idea, anche ponendo in particolare rilievo un termine o una frase (es: LUI si che ha capito! LUI sa cosa voglio dire!)
7. Eufemismo: perifrasi che serve ad attenuare un concetto negativo o sgradevole. Spesso è una sostituzione linguistica dovuta alle convenienze sociali (es: E passato a miglior vita) 8. Interrogazione retorica: frase interrogativa che richiede enfaticamente ad un interlocutore un consenso o un dissenso già impliciti nella domanda, in altri termini è una domanda che di interrogativo ha solo la forma (es: Vuoi ammalarti?! Ma non abbiamo già speso abbastanza?!) 9. Ironia: sostituzione del pensiero che si vuole intendere con un altro che sta in rapporto di senso contrario al primo (es: Come sei bravo!) 10. Ossimoro: associazione in un legame di stretta dipendenza di due termini con significato opposto. E una particolare forma di antitesi in cui si afferma la contemporanea esistenza e non esistenza di una qualità (es: Gridò sottovoce Manzoni) 11. Personificazione/prosopopea: consiste nel dar vita e parola a personaggi assenti, lontani o definiti oppure anche a concetti astratti e cose inanimate, che sono stati personificati (es: Mi riconobbero dissero ben torni ormai Carducci) 12. Similitudine: consiste nell accostamento, in una medesima espressione, di due immagini aventi almeno una qualità in comune. Per compiere l accostamento si ricorre all impiego di una formula di paragone: come, simile a, a somiglianza di (es: Si sta come d autunno, sugli alberi le foglie)
13. Sinestesia: procedimento retorico che consiste nell accostare, in una medesima espressione, termini che appartengono a sfere sensoriali diverse (es: L urlo nero Quasimodo) Figure retoriche di sintassi (12) 1. Anacoluto: si tratta di una vera e propria infrazione delle regole di sintassi, in quanto consiste in un mutamento di costruzione sintattica del periodo, si susseguono due proposizioni spesso con soggetto diverso, la prima delle quali rimane in sospeso (es: Quelli che muoiono, bisogna pregare Iddio per loro. Un religioso che vale più un pelo della sua barba che tutta la vostra Manzoni) 2. Anafora: ripetizione di una o più parole all inizio di due o più frasi o versi (es: Per me si va nella città dolente, per me si va nell eterno dolore, per me si va tra la perduta gente Dante, Inferno III) 3. Asindeto: consiste nel far seguire due o più parole o frasi sopprimendo le congiunzioni coordinanti (es: Egli solo Gramigna non era stanco, non si fermava mai Verga)
4. Chiasmo: disposizione incrociata di termini concettualmente o morfologicamente affini (es: Uomini fummo e or siam sterpi - Dante, Inferno III) 5. Climax o gradatio: successione di termini aventi significato progressivamente più intenso (climax ascendente) o al contrario progressivamente meno intenso (climax discendente o anticlimax) (es: Novi tormenti e novi tormentati mi veggio intorno come ch io mi mova, ch io mi volga e ch io guati Dante, Inferno VI) 6. Ellissi: omissione di una parte del discorso, che viene sottintesa per conferire maggiore efficacia e concisione nello stile (es: Quel giorno più nn vi leggemmo avanti Dante, Inferno V) 7. Iperbato: inversione di alcuni termini rispetto all ordine naturale, di conseguenza può avvenire che vengano separate parole che costituiscano un sintagma (es: Mille fiori al ciel mandano incensi Ugo Foscolo) 8. Pleonasmo: impiego di una o più parole grammaticalmente o concettualmente superflue (es: A me mi) 9. Polisindeto: unione di una o più parole o frasi successive mediante l impiego di frequenti congiunzioni 10. Preterizione: figura retorica mediante la quali si finge di voler tacere ciò che in realtà si dice, aumentandone così l importanza (es: Non sto a dire che ) 11. Reticenza: interruzione voluta e improvvisa di un pensiero già iniziato, in modo da lasciar intuire la conclusione. Solitamente si raffigurano i tre punti.
Figure retoriche foniche e morfologiche (6) 1. Allitterazione: ripetizione degli stessi suoni in due o più parole successive (es: Quel fruscio che fanno le foglie D Annunzio) 2. Apocope o troncamento: soppressione di una lettere o di una sillaba in fine di parola. Non si confonda con l elisione, in cui la caduta della vocale finale di una parola di ha solo davanti a un altra cominciante per vocale (es: Nel mezzo del cammin di nostra vita Dante, Inferno I) 3. Assonanza: somiglianza di un suono tra le ultime sillabe di due parole quando sono uguali le vocali ma diverse le consonanti (es: Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino cape. Io son come loro, in perpetuo volo. La vita la sfioro com essi l acqua ad acciuffare il cibo Cardelli) 4. Consonanza: somiglianza di un suono tra le ultime sillabe di due parole quando sono uguali le consonanti ma diverse le vocali (es: com è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia - Eugenio Montale) 5. Onomatopea: imitazione linguistica di un suono naturale (es: Don don di campane Pascoli)
6. Paronomasia: accostamento di parole molto simili tra loro nel suono ma diverse nel significato (es: Chi dice donna dice danno) Fonte: http://www.myskarlet.altervista.org/scuola/figure%20retoriche.doc