Executive Summary... 1. 1. Introduzione... 3. 2. La nascita di nuove imprese nelle Marche... 8

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Indice Executive Summary... 1 1. Introduzione... 3 2. La nascita di nuove imprese nelle Marche... 8 2.1 I tassi di natalità imprenditoriale in Italia e nelle Marche... 8 2.2 L articolazione territoriale e settoriale delle nuove imprese... 18 3. Le start up innovative... 25 3.1 Le start up innovative nelle Marche... 25 3.2 Gli spin off universitari in Italia e nelle Marche... 30 4. Il sostegno alla nascita di nuove imprese nelle Marche... 36 Riferimenti bibliografici... 42 Appendice Settori ad elevato contenuto di conoscenza... 43

Executive Summary 1. Le Marche, al pari dell Italia, hanno sperimentato un progressivo declino dei tassi di natalità imprenditoriale. L ultimo rapporto GEM (Global Entrepreneurship Monitor) colloca l Italia all ultimo posto a livello internazionale per tasso di attivazione imprenditoriale. Il TEA (Total early stage Entrepreneurial Activity) misura il livello dell attività imprenditoriale considerando l imprenditorialità nascente e le nuove imprese sulla popolazione adulta. Il valore del TEA relativo al 2013 è stato del 3,4%, decisamente inferiore alla media europea e ai valori dei principali paesi avanzati. 2. La crisi internazionale del 2009 e la successiva fase recessiva che ha caratterizzato l Italia nel triennio 2011 2013 hanno determinato una riduzione del tasso di attivazione imprenditoriale nella regione, particolarmente evidente nei settori manifatturieri. A differenza di quanto avviene in altri paesi, in Italia e nelle Marche i tassi di attivazione imprenditoriale seguono un andamento pro ciclico in quanto è meno rilevante la quota di imprenditorialità per necessità, quella cioè indotta dall assenza di valide alternative di impiego e di reddito. 3. Se consideriamo le iscrizioni di nuove imprese (fonte CCIAA) sulla popolazione adulta, le Marche presentano un valore superiore alla media nazionale (1,13% e 1,04% rispettivamente). La vivacità imprenditoriale nella Regione è decisamente superiore alla media italiana per quanto concerne la nascita di nuove imprese nel settore manifatturiero. Il valore regionale (0,13%) è doppio di quello medio nazionale (0,07%). Risulta, invece, allineato alla media nazionale il tasso di attivazione di nuove imprese nei settori a più alto contenuto di conoscenza: 0,11% nelle Marche a fronte di una media nazionale di 0,10%. 4. Se consideriamo la dinamica più recente (2010 2013), emerge che le nuove iniziative nei settori a più alto contenuto di conoscenza hanno registrato una crescita significativa mentre quelle negli altri settori hanno registrato una contrazione. Tuttavia questi ultimi continuano a costituire l 80% del totale, per cui determinano l andamento complessivo del fenomeno. 5. Ulteriori indizi della vivacità imprenditoriale nei settori a più alto contenuto di conoscenza provengono dall elevato numero di start up innovative (DL 179/2012) e di spin off universitari costituiti nelle Marche negli ultimi anni. Al pari di quanto osservato a livello nazionale, la maggior parte delle start up innovative opera nei 1

settori dell informatica e della ricerca e sviluppo. Queste iniziative risultano meno diffuse sul territorio, e presentano un elevata concentrazione nella provincia di Ancona. 6. Negli ultimi anni si è assistito ad un moltiplicarsi di iniziative finalizzate a promuovere la formazione di nuove imprese, in particolare quelle costituite da giovani e con contenuti innovativi. Interventi in tal senso sono stati realizzati dagli enti pubblici territoriali (regione e province), dalle camere di commercio, dalle associazioni di categoria, dalle università. In molti casi si è trattato di iniziative che hanno coinvolto più soggetti, pubblici e privati. 7. Essi hanno riguardato tutte le fasi del processo imprenditoriale, dallo stimolo alla generazione di idee imprenditoriali, all avvio della nuova iniziativa e al suo successivo sviluppo. Per tale ragione anche il contenuto di tali interventi è variegato, spaziando dalla formazione, all assistenza nel processo di avvio e sviluppo delle nuove iniziative, ai contributi finanziari. 8. L analisi degli interventi fin qui realizzati consente di fornire alcune indicazioni al fine di renderli maggiormente efficaci rispetto alle necessità del contesto territoriale: a. Vi è un eccessiva concentrazione di interventi volti a favorire lo start up rispetto a quelle che intervengono nelle fasi successive di sviluppo e decollo (incubazione). b. Gli interventi di sostegno andrebbero concentrati sulle iniziative con maggiore contenuto innovativo e che risultino maggiormente funzionali alle nuove strategie di specializzazione e diversificazione della regione. Ciò sia per evitare fenomeni di spiazzamento delle attività esistenti, sia per creare massa critica di risorse e competenze in ambiti specifici. c. Considerata la buona vitalità del territorio nell avvio di start up innovative e le azioni già avviate per le fasi di ideazione e sviluppo dell idea, appare utile accentuare le azioni a sostegno dell avvio e del decollo. Tali azioni dovrebbero riguardare sia l accesso al capitale sia l apporto di competenze manageriali. Per l accesso al capitale si potrebbe adottare il modello PMI utilizzato nell ambito di Horizon 2020, che sostiene le esigenze di finanziamento nelle diverse fasi del processo imprenditoriale. d. E importante dare continuità alle azioni di sostegno evitando iniziative sporadiche o frammentarie anche stimolando l integrazione fra le diverse iniziative. In tal senso sarebbe opportuno favorire la programmazione di politiche di sostegno che siano consolidate nel tempo e interconnesse. 2

1. Introduzione Il presente Rapporto sull imprenditorialità nelle Marche è frutto della collaborazione fra la Fondazione Aristide Merloni e il Centro per l Innovazione e l imprenditorialità dell Università Politecnica delle Marche. La collaborazione è finalizzata all analisi sistematica del fenomeno dell imprenditorialità nella regione Marche, ed in particolare della formazione di nuove imprese. Il rapporto relativo al 2013 costituisce il primo rapporto. Esso è basato innanzitutto sulle informazioni desunte dalle iscrizioni di nuove imprese presso le camere di commercio delle province marchigiane. Tali dati consentono di ottenere un quadro dell evoluzione della dinamica imprenditoriale nella regione nell ultimo decennio, anche in confronto alla media nazionale e ad altre regioni italiane. Specifica attenzione è riservata alle imprese avviate in settori a più elevato contenuto di conoscenza; in particolare sono esaminati i dati relativi all attivazione di start up innovative (DL 179/2012) e di spin off universitari. L attività imprenditoriale che si esprime in un territorio non riguarda solo l avvio di nuove imprese ma anche lo sviluppo di nuove attività nell ambito delle imprese esistenti (imprenditorialità interna). Tuttavia, l avvio di nuove imprese, sia da parte di nuovi imprenditori (i cosiddetti novizi ) sia da parte di imprenditori già attivi (serial e portfolio entrepreneurs), costituisce la parte maggiormente rilevante del fenomeno 1. L attività imprenditoriale che si esprime nell avvio di nuove imprese può considerarsi il vero motore dello sviluppo di lungo periodo di un territorio. All entrata di nuove imprese si associano, infatti, alcuni effetti di rilevanza cruciale per un sistema economico: la pressione all efficienza nei confronti delle imprese già esistenti; l introduzione di innovazioni; la diversificazione del sistema produttivo; la capacità di generare nuovi posti di lavoro. Fino agli anni 70 del secolo scorso l innovazione e la spinta all efficienza provenivano in gran parte dalle grandi imprese. Successivamente i rilevanti mutamenti nei paradigmi tecnologici e di mercato hanno rivalutato il ruolo dell imprenditorialità nei processi di innovazione e di crescita dei sistemi economici. Si è consolidata quella che alcuni autori hanno chiamato la società imprenditoriale (Audretsch, 2007). 1 Studi recenti hanno dimostrato che l avvio di nuove attività da parte di imprenditori già attivi avviene quasi sempre attraverso la costituzione di nuove imprese (Iacobucci & Rosa, 2010; Wiklund & Shepherd, 2008). 3

Per tale ragione l avvio di nuove imprese è diventato oggetto di crescente attenzione da parte degli studiosi e dei policy maker nazionali e locali. Le iniziative per favorire l imprenditorialità si sono in gran parte concentrate verso le start up innovative, poiché è da queste ultime che ci si attende il maggiore contributo alla crescita del reddito e dell occupazione nel lungo periodo. Diverse analisi empiriche hanno infatti dimostrato che l attivazione di nuove imprese tout court produce effetti ambigui se non addirittura negativi sull occupazione nel breve periodo (Audretsch, Keilbach, & Lehmann, 2006). E solo attraverso la capacità di introdurre innovazioni che l entrata di nuove imprese può contribuire alla competitività di un territorio e, di conseguenza, alla crescita e all occupazione nel lungo periodo. Numerose indagini empiriche dimostrano la scarsa efficacia di interventi rivolti a stimolare in modo generico la nascita di nuove imprese e sostengono, al contrario, la necessità di interventi selettivi verso specifici target d impresa e di potenziali imprenditori (Santarelli & Vivarelli, 2007; Shane, 2009): quelli che presentano le maggiori potenzialità di innovazione. A partire dagli anni 50 del secolo scorso le Marche si sono caratterizzate per l elevata vivacità imprenditoriale. Il rilevante sviluppo industriale che ha caratterizzato la regione nella seconda metà del secolo scorso è stato il risultato della mobilitazione di energie imprenditoriali diffuse attraverso le quali si è costituito un tessuto produttivo fatto di piccole e piccolissime imprese, radicato sul territorio e organizzato in sistemi produttivi localmente specializzati. Come già notato da Giorgio Fuà nei suoi studi sul modello marchigiano (Fuà & Zacchia, 1983) il fattore organizzativo imprenditoriale che si è attivato in quegli anni era elevato per quantità ma non altrettanto per qualità. Ne era evidenza la ridotta dimensione media delle imprese e la prevalenza di attività in settori tradizionali, caratterizzati da basso contenuto di conoscenza. Il sistema produttivo marchigiano ha manifestato nell ultimo decennio una crescente difficoltà nell assicurare la competitività delle proprie produzioni e sta attraversando una fase di profondi cambiamenti. Tali trasformazioni sono state accentuate dalle crisi di domanda, prima internazionale poi interna, che hanno caratterizzato l ultimo quinquennio. Il ritorno alla crescita non può che fondarsi su una rinnovata mobilitazione di energie imprenditoriali. Dovrà trattarsi di una nuova generazione di imprenditori, capaci di dar vita ad iniziative con più elevato contenuto di conoscenza, basati su nuovi 4

modelli organizzativi e di governance e con una più efficace ed immediata proiezione internazionale. Il tradizionale modello di attivazione imprenditoriale (tuttora prevalente) è fondato su persone che dopo un esperienza lavorativa come dipendenti decidono di mettersi in proprio. Le nuove imprese tendono a ricalcare il modello imprenditoriale dell impresa di origine. La similarità riguardavano non solo il settore di appartenenza ma anche le modalità di governance e di gestione. Tale modello, tipico dei sistemi distrettuali, è caratterizzato dai seguenti aspetti: la proprietà e la gestione familiare; il capitale iniziale costituito dai risparmi familiari e dal credito bancario e il processo di accumulazione basto sull autofinanziamento; il sistema delle relazioni interno alla filiera, con scarsi rapporti a livello internazionale e con le altre istituzioni del territorio. Le start up innovative dalle quali ci si attende un rinnovato slancio del sistema produttivo nascono con caratteristiche affatto diverse dal modello prima delineato. Esse sono spesso avviate da giovani con elevati livelli di istruzione ma con scarsa o nulla esperienza come dipendenti. I settori nei quali operano sono normalmente proiettati in una dimensione globale, sia nell accesso alla conoscenza sia negli sbocchi di mercato. Altre differenze rilevanti riguardano il modello di innovazione delle imprese e il modello di governance. Il modello di innovazione prevalente nel sistema manifatturiero regionale è un modello chiuso all interno della filiera; basato sulla capacità di generare innovazioni attraverso gli stimoli che provengono dalle relazioni con clienti e fornitori 2. Questa modalità di innovazione è rilevante in tutti i settori. Tuttavia, nei settori basati sulla conoscenza essa è affiancata dal sistematico investimento in ricerca e sviluppo e dal collegamento con i centri di generazione di nuova conoscenza (università e centri di ricerca pubblici). La seconda novità che caratterizza le iniziative imprenditoriali ad alto contenuto di conoscenza riguarda il modello di governance delle imprese. Il team imprenditoriale si costituisce in funzione delle competenze tecnologiche necessarie all avvio della nuova iniziativa. I soci sono in numero maggiore rispetto alle iniziative tradizionali. Le start up 2 Per queste sue caratteristiche questo modello di innovazione è noto in letteratura come modello DUI: doing, using and interacting (Jensen, Johnson, Lorenz, & Lundvall, 2007) 5

innovative presentano differenze rilevanti rispetto alle imprese tradizionali anche nelle modalità di finanziamento e di accumulazione del capitale. Poiché la compagine sociale è costituita da giovani alla prima esperienza lavorativa, i soci hanno scarsa possibilità di investire ingenti somme di capitale. Inoltre, tali iniziative non possono contare su un immediata capacità di autofinanziamento poiché i tempi di sviluppo dei nuovi prodotti e di introduzione sul mercato possono risultare lunghi, generando un fabbisogno finanziario che può durare anche molti anni. Tale fabbisogno deve necessariamente essere coperto da fonti esterne, diverse però dal tradizionale credito bancario. Quest ultimo è inadatto a sostenere le nuove iniziative, sia per la prevalenza di investimenti in attività immateriali (che non possono pertanto fungere da garanzia per il prestito), sia per l assenza di flussi finanziari immediati e costanti, necessari a garantire la restituzione dei prestiti. Per poter andare oltre la fase dello start up e della sopravvivenza queste iniziative hanno necessariamente bisogno di raccogliere capitale di rischio. Quest ultimo può provenire da operatori specializzati (business angels, venture capitalists), o da imprese già avviate ed interessate ad entrare in partnership con la nuova iniziativa. La compagine sociale numerosa e la necessità di partnership finanziarie e industriali impongono di dotarsi di modelli di governance complessi, tipici delle società di capitale anche quando la dimensione della start up è molto contenuta. Anche per tale ragione, il DL 179/2012 (Decreto Legge Crescita 2.0) riconosce dei vantaggi fiscali ai soggetti (persone fisiche) che sostengono finanziariamente le nuove iniziative imprenditoriali. Date le caratteristiche del modello imprenditoriale che caratterizza le start up innovative, le loro possibilità di sviluppo dipendono non solo dalla qualità degli imprenditori ma anche nella presenza di particolari capabilities all interno del contesto territoriale. Tali capabilities riguardano innanzitutto la presenza di operatori specifici nell ambito della filiera delle start up: formatori, incubatori, angel investors, venture capitalists, etc. Più in generale si dovranno creare le condizioni affinchè le start up non operino in modo isolato ma possono contare su altre imprese presenti nel territorio attive nell ambito delle stesse filiere produttive o in settori correlati per tecnologia o mercato di sbocco. La rilevanza del contesto è tra i motivi che ci hanno spinto ad esaminare non solo la dinamica delle imprese innovative nella regione ma anche le iniziative di sostegno alle nuove imprese che sono state messe in atto negli ultimi anni da enti pubblici, associazioni 6

e università. Lo scopo è quello di effettuare una ricognizione di tali iniziative, moltiplicatesi negli ultimi anni, e di fornire una prima valutazione della loro efficacia in funzione delle esigenze delle nuove imprese. Il Rapporto è organizzato nel modo seguente. La sezione 2 presenta un analisi dell avvio di nuove imprese nelle Marche nel periodo 2003 2013, confrontata con gli andamenti medi nazionali. Per il periodo 2010 2013 è svolta un analisi maggiormente dettagliata, riferita alla sola regione, per indagare gli aspetti relativi alla composizione settoriale e territoriale delle nuove iniziative. La sezione 3 focalizza l attenzione sulle iniziative a maggiore contenuto innovativo. In particolare è esaminata la presenza nella regione marche delle start up innovative come definite dal DL 179/2012 (Decreto Legge Crescita 2.0) e iscritte in apposta sezione dell albo delle imprese delle camere di commercio. Nella stessa sezione è presentata un analisi delle caratteristiche e delle performance degli spin off universitari attivi nella regione; anche in questo caso il fenomeno regionale è posto in relazione con quanto osservato a livello nazionale. Infine la sezione 4 presenta una prima analisi dei numerosi provvedimenti sviluppati negli ultimi anni per favorire l avvio e lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali. Il presente rapporto è stato curato da Donato Iacobucci. Hanno collaborato alla sua redazione Alessandra Micozzi, Alessandro Iacopini e Francesca Micozzi. 7

2. La nascita di nuove imprese nelle Marche 2.1 I tassi di natalità imprenditoriale in Italia e nelle Marche L avvio di nuove imprese costituisce uno dei principali aspetti, anche se non l unico, della dinamica imprenditoriale di un territorio. 3 In Italia, al pari di altri paesi europei, l avvio di un impresa richiede l adempimento di alcuni obblighi burocratici fra i quali l acquisizione di una partita IVA e l iscrizione al registro delle imprese presso le camere di commercio. In questo capitolo è esaminata la dinamica delle nuove imprese utilizzando le informazioni rese disponibili nel database Movimprese, che fornisce, con disaggregazione provinciale e settoriale, lo stock delle imprese (registrate e attive), le nuove iscrizioni, le cancellazioni e le variazioni. Il principale vantaggio di Movimprese è che esso offre una copertura totale della demografia d impresa, dal momento che il nuovo Registro tiene conto dell intero spettro della fenomenologia dell impresa in tutte le sue forme ed in tutti i settori di attività. 4 Il principale problema legato all utilizzo dei dati Movimprese per lo studio della demografia d impresa è costituito dalla presenza di nascite spurie, relative cioè ad iscrizioni al Registro delle imprese cui non corrisponde la nascita effettiva di una nuova impresa. I casi in questione sono da ricollegare alle seguenti fattispecie: a) trasformazioni della forma giuridica; b) trasferimento dell impresa da altra provincia; c) processi di fusione o cambiamenti dell assetto proprietario. 3 A tale dinamica contribuisce lo sviluppo di nuove iniziative all interno delle imprese esistenti (e che non si traduce in una nuova impresa) e le attività sviluppate da imprese e individui che sono propedeutiche all avvio di nuove iniziative. Una definizione comprensiva dell attività imprenditoriale è quella fornita dal GEM (Global Entrepreneurship Monitor) ed utilizzata nella rilevazione dell attività imprenditoriale nella popolazione adulta (Muffatto, Garengo, Iacobucci, Micozzi, & Saaed, 2014). 4 Due provvedimenti legislativi, la L. 580/1993 e il D.P.R. 581/1995 hanno esteso l obbligo di registrazione agli imprenditori agricoli, ai piccoli imprenditori e alle società di fatto. 8

Pur non trattandosi, a rigore, di nuove iniziative questi casi segnalano comunque vivacità imprenditoriale in un territorio. Gli indicatori di natalità imprenditoriale riferiti ad un territorio sono di diverso tipo, ma tutti prevedono che le nuove imprese siano rapportate ad una variabile di dimensione del territorio considerato. Esempi di indicatori possono essere: rapporto fra nuove imprese e stock delle imprese esistenti; rapporto tra nuove imprese e popolazione; rapporto tra nuove imprese e forza lavoro. La notevole diversità di dimensione fra imprese nuove nate (tendenzialmente molto piccole) e quelle già presenti sul mercato, ha indotto gli studiosi a scartare il primo indicatore. Come notato da Garofoli (1992), lo stock delle imprese esistenti nell area (e quindi i tassi di natalità riferiti a tale stock) mal si presta all analisi del fenomeno imprenditoriale a livello territoriale in quanto i tassi così calcolati risultano elevati nelle regioni che presentano un tessuto economico relativamente povero e, per tale ragione, un ridotto numero di imprese. L utilizzo delle forze di lavoro è giustificato dal fatto che esse escludono coloro i quali hanno dichiarato di non essere interessati (o di essere impossibilitati) a svolgere un attività lavorativa. Utilizzando le forze di lavoro come denominatore verrebbero occultate le differenze territoriali derivanti dalla carenza di opportunità di impiego (autonomo o dipendente), le quali costituiscono una delle cause di spiegazione dei divari nei tassi di imprenditorialità. Per le ragioni sopra esposte, nel prosieguo dell analisi gli indicatori di natalità imprenditoriale saranno riferiti alla popolazione adulta (18 64 anni), in quanto anche la popolazione residente non sembra, a rigore, il denominatore più appropriato nella costruzione di un indice di vivacità imprenditoriale. 5 Nel calcolo dei tassi di attivazione imprenditoriale sono escluse le nuove registrazioni nell agricoltura e nel settore delle costruzioni, in quanto in molti casi alla registrazione di nuove unità giuridiche non corrisponde l effettiva creazione di nuove imprese. 5 Tale indicatore è quello più frequentemente utilizzato per le comparazioni a livello interazionale. 9

L analisi delle nuove iscrizioni nelle province marchigiane nel periodo 2003 2013 evidenzia una sostanziale stabilità nel periodo con un calo nel 2008 2009 e 2011 2012 in coincidenza con i periodi di crisi (Figura 1). Figura 1 Nuove iscrizioni totali nelle province Marchigiane (2003 2013)* * Il valore riferito alla provincia di Pesaro e Urbino non è attendibile in quando frutto di una ristrutturazione del registro delle imprese Fonte: Movimprese La Figura 2 evidenzia le differenze nei tassi di attivazione imprenditoriali totali (esclusi agricoltura e manifatturiero) nelle province italiane. Le Marche si caratterizzano come una regione con elevati tassi di natalità imprenditoriale, in particolare nelle province di Macerata, Fermo e Ascoli Piceno. 10

Figura 2 Tassi di attivazione imprenditoriali in Italia (2013)* * La provincia di Fermo è accorpata a quella di Ascoli Piceno Fonte: Movimprese Relativamente al settore manifatturiero si nota come il maggior numero di nuove iscrizioni sia sistematicamente riferito alla provincia di Ascoli Piceno, che è anche l unica provincia (con Ancona) a registrare un aumento delle nuove iscritte nel 2013 (Figura 2). 6 Per tutte le province il trend delle nuove imprese nell ambito del manifatturiero è decrescente a partire dai valori massimi raggiunti nel 2005 e 2006. La Figura 4 mostra le differenze nei tassi di attivazione imprenditoriale nel settore manifatturiero in Italia nel 2013. Tali differenze risultano più marcate dei tassi totali e sono collegate alla presenza sul territorio di attività manifatturiere. 6 La provincia di Ascoli Piceno comprende anche quella di Fermo per la comparabilità con il periodo precedente alla costituzione di quest ultima provincia. 11

Figura 3 Nuove iscrizioni nel manifatturiero nelle province Marchigiane (2003 2013) 700 600 500 400 300 200 100 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 PU AN MC AP * Il valore riferito alla provincia di Pesaro e Urbino non è attendibile in quando frutto di una ristrutturazione del registro delle imprese Fonte: Movimprese Figura 4 Tassi di attivazione imprenditoriale nel settore manifatturiero in Italia (2013) * La provincia di Fermo è accorpata a quella di Ascoli Piceno Fonte: Movimprese 12

Per ciò che riguarda i settori a maggiore contenuto di conoscenza 7 si nota come la provincia maggiormente attiva sia Ancona, che registra anche un aumento delle nuove iscrizioni nel 2013. In controtendenza Ascoli Piceno, che dopo avere raggiunto quasi i livelli di Ancona nel 2012 registra un calo nel 2013 (Figura 5). Figura 5 Nuove iscrizioni nei settori ad alto contenuto di conoscenza delle provincie marchigiane (2003 2013) 600 500 400 300 200 100 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 PU AN MC AP * Il valore riferito alla provincia di Pesaro e Urbino non è attendibile in quando frutto di una ristrutturazione del registro delle imprese Fonte: Movimprese Nel prosieguo sono presi in considerazione i tassi di attivazione imprenditoriale delle province marchigiane e gli stessi sono successivamente messi a confronto con la media nazionale, quelli delle regioni NEC (Nord Est Centro) e quella di una regione benchmark: l Emilia Romagna. I tassi di attivazione imprenditoriale nel manifatturiero e nei servizi sono rimasti relativamente stabili nel periodo, oscillando intorno al minimo dello 0,8% della provincia di Ancona al valore massino intorno all 1% delle province di Macerata e Ascoli Piceno. Per tutte le provincie marchigiane si registra un leggero dell indicatore nel 2013 (Figura 6). I tassi calcolati sul totale delle nuove imprese sono fortemente condizionati dalla presenza di un numero consistente di nuove imprese nei servizi a basso valore aggiunto (commercio al dettaglio, ristorazione, etc.). Per tale ragione l analisi è stata focalizzata 7 Si veda l Appendice A per l elenco dei comparti manifatturieri e dei servizi considerati ad alto contenuto di conoscenza. Questi comprendono i settori manifatturieri considerati high tech e medium tech nella classificazione dell OCSE e i knowledge intensive services della classificazione Eurostat. Sono noti i problemi derivanti dalle caratterizzazioni dei settori per contenuto di tecnologia e conoscenza. Tali contenuti presentano, infatti, una elevata variabilità fra le imprese all interno dello stesso settore. Ciò ha indotto alcuni ad affermare che non si dovrebbe parlare di settori ma di imprese ad alta o bassa tecnologia (Baldwin & Gellatly, 1998). Tuttavia, il riferimento settoriale mantiene la sua validità come riferimento medio, in assenza di informazioni maggiormente dettagliate sulle caratteristiche delle imprese. 13

anche in questo caso su due aggregati settoriali che sono di maggiore interesse per le prospettive di crescita e di innovazione del sistema: il manifatturiero e i settori a maggiore contenuto di conoscenza: quest ultimo aggregato contiene sia imprese di servizi sia imprese manifatturiere (vedi Appendice A). Figura 6 Tassi di attivazione imprenditoriale nelle province marchigiane (2003 2013) 1.2 1 0.8 0.6 0.4 0.2 PU AN MC AP 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 * Il valore riferito alla provincia di Pesaro e Urbino non è attendibile in quando frutto di una ristrutturazione del registro delle imprese Fonte: Elaborazioni su dati Movimprese e ISTAT Se consideriamo il tasso di attivazione imprenditoriale nel settore manifatturiero le differenza fra le province sono più marcate anche se presentano lo stesso andamento ciclico. La riduzione maggiore nel periodo riguarda la provincia di Pesaro e Urbino, i cui valori sono andati allineandosi a quelli delle provincia di Ancona. Sia Ascoli Piceno sia Ancona registrano una crescita nel 2013 (Figura 7). Figura 7 Tassi di attivazione imprenditoriale nel manifatturiero nelle province marchigiane (2003 2013) 0.3 0.25 0.2 0.15 0.1 0.05 PU AN MC AP 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 * Il valore riferito alla provincia di Pesaro e Urbino non è attendibile in quando frutto di una ristrutturazione del registro delle imprese Fonte: Elaborazioni su dati Movimprese e ISTAT 14

Nei settori ad alto contenuto di conoscenza le differenza provinciali dei tassi di attivazione imprenditoriale sono meno marcate, poiché comprendono anche attività di servizi non legate alla presenza di imprese manifatturiere. I tassi di natalità presentano due andamenti distinti nel periodo considerato: stabili o in leggera crescita fra il 2003 e il 2008; in netto calo fra il 2009 e il 2011; in leggera ripresa nel 2013 (con l eccezione di Ascoli Piceno). Figura 8 Tasso di attivazione imprenditoriale nei settori ad alto contenuto di conoscenza nelle province Marchigiane (2003 2013) 0.2 0.15 0.1 0.05 PU AN MC AP 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 * Il valore riferito alla provincia di Pesaro e Urbino non è attendibile in quando frutto di una ristrutturazione del registro delle imprese Fonte: Elaborazioni su dati Movimprese e ISTAT Confrontando la situazione marchigiana con quella dell Italia nel suo complesso, del NEC (regione del Nord Est e Centro) e di una regione del NEC particolarmente virtuosa, l Emilia Romagna, si nota come le aree considerate presentano una notevole similarità nell andamento dei tassi di attivazione imprenditoriale per il totale delle attività (Figura 9). Tuttavia, va notato che le Marche e l Emilia Romagna dimostrano una vivacità superiore rispetto alla media italiana e all area NEC. I tassi di attivazione totali sono meno significativi di quelli riferiti a specifici comparti, in quanto sono dominati dalla presenza di iniziative in settori a basso valore aggiunto e con basse barriere all entrata: in particolare il commercio e gli esercizi di ristorazione. Per tale ragione risultano maggiormente significativi i confronti dei tassi relativi al manifatturiero e alle attività a maggiore contenuto di conoscenza; in questi settori vi sono maggiori barriere all entrata dovute in primo luogo alle maggiori competenze necessarie all avvio di una nuova impresa. 15

Figura 9 Tasso di attivazione imprenditoriale totali in Italia, nel NEC, in Emilia Romagna e nelle Marche (2003 2013) 1.2 1 0.8 0.6 0.4 0.2 ITALIA NEC MARCHE EMILIA 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: Elaborazioni su dati Movimprese e ISTAT Il tasso di attivazione imprenditoriale nel manifatturiero risulta per le Marche costantemente superiore rispetto all Italia, al NEC e all Emilia Romagna (Figura 10). Figura 10 Tasso di attivazione imprenditoriale nel settore manifatturiero in Italia, nel NEC, in Emilia Romagna e nelle Marche (2003 2013) 0.2 0.18 0.16 0.14 0.12 0.1 0.08 0.06 0.04 0.02 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 ITALIA NEC MARCHE EMILIA Fonte: Elaborazioni su dati Movimprese e ISTAT Relativamente al tasso di attivazione imprenditoriale nei settori ad alto contenuto di conoscenza, le Marche si posizionavano al di sopra nella media nazionale e del NEC nella prima metà dello scoro decennio. Hanno, quindi progressivamente ridimensionato la propria performance fino all allineamento alla media nazionale nel 2009. E interessante notare la 16

ripresa a partire dal 2011 che ha consentito alle Marche di superare le altre aree considerate, anche se i valori rimangono nettamente inferiori a quelli pre crisi (Figura 11). Figura 11 Tasso di attivazione imprenditoriale nel settore high tech in Italia, nel Nec, in Emilia Romagna e nelle Marche (2003 2013) 0.18 0.16 0.14 0.12 0.1 0.08 0.06 0.04 0.02 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 TOTALE NEC MARCHE EMILIA Fonte: Elaborazioni su dati Movimprese e ISTAT La rinnovata vivacità della regione nei settori a maggior contenuto di conoscenza osservata negli ultimi anni sarà approfondita nel capitolo 3 prendendo in considerazione lo specifico comparto delle start up innovative. 17

2.2 L articolazione territoriale e settoriale delle nuove imprese In questo paragrafo viene approfondita l analisi delle iscrizioni di nuove imprese nelle Marche utilizzando informazioni puntuali sulle nuove iscrizioni alle camere di commercio delle province regionali nel periodo 2010 2013. A differenza del Movimprese (che fornisce dati aggregati a livello provinciale e settoriale) i dati individuali riferiti alle nuove iscrizioni consentono di sviluppare un analisi maggiormente dettagliata per settore e per territorio. 8 Nelle Marche si iscrivono alle camere di commercio regionali circa 10.000 nuove imprese all anno. Tale numero è risultato in leggero calo negli ultimi due anni rispetto ai valori registrati nel 2010 e 2011 (vedi Tabella 1). La discrepanza di andamento del 2013 rispetto a quanto osservato nel paragrafo precedente deriva dall inclusione dell agricoltura e delle costruzioni, settori nei quali vi è un elevata quota di nascite spurie (cui non corrisponde cioè l effettivo avvio di una nuova attività) e che hanno continuato a mostrare una tendenza negativa negli ultimi anni (vedi Figura 12). Tabella 1 Nuove iscrizioni al registro delle imprese delle CCIAA delle Marche 2010 2011 2012 2013 Nuove imprese 9.817 9.837 9.528 9.430 Trasferimenti 560 584 611 626 % trasferimenti 5,4 5,6 6,0 6,2 Totale 10,377 10,421 10,139 10,056 Fonte: Elaborazioni su dati CCIAA Il settore di gran lunga prevalente nelle nuove iscrizioni è costituito dalle attività del commercio (vedi Tabella 2). Tale settore è caratterizzato da basse barriere all entrata e da elevati tassi in entrata e in uscita. Negli ultimi anni le uscite hanno generalmente superato le entrate con un effetto di riduzione del numero degli esercizi commerciali. Degli altri 8 Pur provenendo dalla stessa fonte (il registro delle imprese delle CCIAA) le due fonti presentano piccole discrepanze. Ciò deriva del diverso momento nel quale sono estratti i dati, tenuto conto della natura dinamica del registro delle imprese. Si tratta di discrepanze che non alterano i risultati complessivi dell analisi. 18

principali settori nei quali si concentra l entrata di nuove imprese le costruzioni e il manifatturiero hanno continuato a mostrare un trend decrescente negli anni recenti, anche successivamente alla brusca riduzione verificatasi nel 2009. Figura 12 Andamento delle iscrizioni e dei trasferimenti (indice 2010=100) 115 110 105 100 Totale iscrizioni Trasferimenti 95 90 Totale iscrizioni (escluso agricoltura e costruzioni) 85 2010 2011 2012 2013 Fonte: Elaborazioni su dati CCIAA Presentano un trend positivo nel periodo le nuove iscrizioni nei servizi di alloggio e ristorazione e nell agricoltura. Questo dato segnala una rinnovata vivacità di questi settori in funzione della accresciuta capacità di catturare flussi turistici da parte della regione e di valorizzare le produzioni agricole locali. Sull effettiva entità del fenomeno va comunque considerato che si tratta di settori che al pari del commercio sono caratterizzati da basse barriere all entrata e da un elevato turnover (entrate e uscite). Deve anche essere considerato che l agricoltura e i servizi di alloggio e ristorazione sono caratterizzate da una quota elevata di addetti con bassi livelli di qualificazione e, per tale ragione, sono fra i settori con le più basse retribuzioni medie. La loro espansione, per quanto auspicabile in funzione della capacità di cattura dei flussi turistici internazionali, potrebbe dar luogo a problemi di mismatching con l offerta di lavoro regionale. 19

Tabella 2 Iscrizioni alle CCIAA marchigiane per anno (valori assoluti) 2010 2011 2012 2013 Commercio 2.530 2.695 2.641 2.621 Costruzioni 1.573 1.496 1.318 1.270 Industria manifatturiera 1.719 1.421 1.200 1.205 Servizi di alloggio e ristorazione 806 860 959 932 Agricoltura, silvicoltura e pesca 450 593 900 792 Attività finanziarie e assicurative 180 198 212 396 Attività professionali, scientifiche e tecniche 428 461 419 388 Altre attività di servizi 426 379 403 382 Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 294 280 330 377 Servizi di informazione e comunicazione 197 202 247 221 Altre attività 1.774 1.836 1.510 1.472 Totale 10.377 10.421 10.139 10.056 Fonte: Elaborazioni su dati CCIAA Ben più preoccupante per la capacità di assorbimento di persone con più elevati livelli di qualificazione risulta la progressiva riduzione della natalità imprenditoriale nel manifatturiero e nelle attività professionali, scientifiche e tecniche. I due fenomeni sono in parte collegati poiché buona parte della domanda di servizi avanzati proviene dalle imprese manifatturiere. L unica eccezione in questo ambito è costituita dai servizi di informazione e comunicazione (che comprende le società di informatica), nelle quali si registra una tendenza positiva nel periodo considerato. Tuttavia in termini assoluti si tratta di valori modesti rispetto ad altri settori, anche a ragione delle maggiori barriere all entrata in questi settori, derivanti in primo luogo dalle elevate competenze tecniche necessarie. Se consideriamo nel complesso la ripartizione fra settori a basso e alto contenuto di conoscenza (vedi Appendice A) questi ultimi mostrano una dinamica decisamente superiore ai primi negli ultimi anni (vedi Figura 13). Il loro andamento non è in grado di influenzare la tendenza generale poiché le iscrizioni nei settori tradizionali continuano a pesare nel 2013 per l 80% del totale delle nuove iscrizioni. 20

E noto che la gran parte delle nuove imprese è costituita da entrate marginali caratterizzate da scarsa pianificazione (politica del try and see ) e da limitati investimenti di capitale (finanziario e umano). Questo fenomeno è maggiormente presente nei settori caratterizzati da basse barriere all entrata. Ciò è ben evidente dalla distribuzione delle nuove iscritte per forma giuridica (Tabella 3). Figura 13 Iscrizioni nei settori a basso e alto contenuto di conoscenza (indice 2010=100) 125 120 115 110 105 100 95 90 Settori a basso contenuto di conoscenza Settori ad elevato contenuto di conoscenza 85 80 2010 2011 2012 2013 Fonte: CCIAA I due terzi delle nuove imprese è costituito da ditte individuali. La percentuale sale ai tre quarti del totale se si considerano le altre forme di società di persone (società in nome collettivo e società in accomandita semplice). Fra le società di capitali è dominante la forma della società a responsabilità limitata (il 20% del totale se si considera anche quella a socio unico). Le società a responsabilità limitata hanno ridotto il loro peso negli ultimi anni per effetto dell introduzione da parte del legislatore di due nuove forme alternative, destinate a favorire l avvio di imprese da parte dei giovani: la società a responsabilità limitata semplificata e la società a responsabilità limitata a capitale ridotto. I numeri assoluti registrati da queste due nuove forme nel 2013 sembrano dimostrare un discreto successo di queste nuove forme. 21

Tabella 3 Iscrizioni per forma giuridica Forma giuridica 2010 2011 2012 2013 Ditta individuale 6.629 6.823 6.558 6.700 Società a responsabilità limitata 1.697 1.639 1.563 1.192 Società in nome collettivo 793 808 739 620 Società a Responsabilità Limitata Semplificata 96 440 Società in accomandita semplice 524 499 447 365 Società a responsabilità limitata con socio unico 403 347 330 302 Società a Responsabilità Limitata a Capitale Ridotto 69 185 Società cooperativa 164 135 147 141 Altre forme 167 170 190 111 Totale 10.377 10.421 10.139 10.056 % sul totale 2010 Variazione % sull'anno precedente Ditta individuale 63,9 2,9 3,9 2,2 Società a responsabilità limitata 16,4 3,4 4,6 23,7 Società in nome collettivo 7,6 1,9 8,5 16,1 Società a Responsabilità limitata semplificata 0,0 358,3 Società in accomandita semplice 5,0 4,8 10,4 18,3 Società a responsabilità limitata con socio unico 3,9 13,9 4,9 8,5 Società a Responsabilità limitata a capitale ridotto 0,0 168,1 Società cooperativa 1,6 17,7 8,9 4,1 Altre forme 1,6 1,8 11,8 41,6 Totale 100,0 0,4 2,7 0,8 Fonte: CCIAA La distribuzione territoriale delle nuove imprese nei settori del manifatturiero mostra una notevole variabilità territoriale in funzione della presenza sul territorio di attività manifatturiere (vedi Figura 14). Fanno eccezione alcune aree (come Fabriano e Ascoli Piceno) nelle quali alla quota elevata di occupati nel manifatturiero non corrisponde un altrettanto elevato tasso di attivazione di nuove iniziative. 22

Figura 14 Nuove imprese manifatturiere sulla popolazione adulta (2013) Fonte: CCIAA e ISTAT I tassi di natalità imprenditoriale nei settori a più alto contenuto di conoscenza sono superiori nelle aree di maggiore agglomerazione urbana e nelle quali sono presenti le università o enti di formazione superiore (vedi Figura 15). 23

Figura 15 Nuove imprese nei settori ad elevato contenuto di conoscenza sulla popolazione adulta (2013) Fonte: CCIAA e ISTAT 24

3. Le start up innovative Gli elementi di vivacità nell avvio di nuove imprese nei settori a più alto contenuto di conoscenza sembrano confermati per le Marche dai dati riferiti a due specifici fenomeni in questo ambito: quello delle start up innovative, definite dal DL ottobre 2012 n. 179, e quello degli spin off universitari. Nei due paragrafi seguenti si forniscono alcune informazioni sull andamento delle start up innovative e degli spin off universitari nelle Marche, in relazione all andamento nazionale. 3.1 Le start up innovative nelle Marche La definizione di start up innovativa è stata fornita nell ambito della L. 221/2012 di conversione del DL 179/2012 (chiamato Decreto Legge Crescita 2.0). L'art. 25 del DL 179/2012 definisce la start up innovativa come una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano oppure Società Europea, le cui azioni o quote non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione. Vi rientrano, pertanto, sia le srl (compresa la nuova forma di srl semplificata o a capitale ridotto), sia le spa, le sapa, sia le società cooperative. La società per essere definita startup deve possedere seguenti requisiti: 9 la società deve essere costituita e operare da non più di 48 mesi; deve avere la sede principale dei propri affari e interessi in Italia; il totale del valore della produzione annua, a partire dal secondo anno di attività, non deve superare i 5 milioni di euro; non deve distribuire o aver distribuito utili; deve avere quale oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico; non deve essere stata costituita per effetto di una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda. 9 Inizialmente era previsto che la maggioranza del capitale sociale e dei diritti di voto nell assemblea ordinaria deve essere detenuto da persone fisiche al momento della costituzione e per i successivi 24 mesi. Tale requisito è stato soppresso dal DL. n. 76/2013. 25

Inoltre, la start up deve soddisfare almeno uno dei seguenti criteri: sostenere spese in ricerca e sviluppo in misura pari o superiore al 20 per cento del maggiore importo tra il costo e il valore della produzione (percentuale ridotta al 15% dal DL n. 76/2013) impiegare personale altamente qualificato per almeno un terzo della propria forza lavoro ovvero in percentuale uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva di personale in possesso di laurea magistrale; essere titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa ad una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una varietà vegetale ovvero sia titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché tali privative siano direttamente afferenti all'oggetto sociale e all'attività di impresa. Il DL sopra citato ha anche previsto l istituzione di un apposita sezione del Registro delle imprese cui le start-up innovative debbono iscriversi al fine di poter usufruire dei benefici introdotti dalla normativa e nel contempo garantire la massima pubblicità e trasparenza. Le start up innovative, soprattutto quando costituite in forma di S.r.l., godono di una serie di facoltà volte a rendere la gestione più flessibile e più funzionale alle esigenze di governance tipiche delle start up di una start up innovativa. Fra questi la possibilità di utilizzare istituti ammessi solo per le società per azioni (ad esempio la creazione di categorie di quote anche prive di diritti di voto o con diritti di voto non proporzionali alla partecipazione) o la facoltà di offrire al pubblico quote di partecipazione in startup innovative costituite in forma di S.R.L. Non è questa la sede per addentrarsi negli aspetti normativi riguardanti le start up innovative. Preme solo osservare che l obbligo di registrazione di tali imprese presso l apposita sezione del registro delle imprese consente di avere statistiche aggiornate sulle start up innovative a livello territoriale. Al 9 giugno 2014 le start up innovative iscritte nelle CCIAA delle Marche erano 89, pari 4,1% del totale nazionale. Si tratta di un peso leggermente superiore a quello delle Marche in termini di popolazione e di PIL, ma non di molto. Va però considerato che la distribuzione delle start up innovative non è uniforme all interno del territorio regionale. 26

La provincia di Ancona concentra, infatti, quasi la metà di tutte le start up innovative della regione (vedi Tabella 4). Tabella 4 Distribuzione delle start up innovative nelle province marchigiane per anno di iscrizione all apposito albo (valori assoluti) Provincia 2013 2014* Totale Ancona 33 10 43 Ascoli Piceno 7 2 9 Fermo 3 3 Macerata 19 4 23 Pesaro e Urbino 8 3 11 Totale 70 19 89 * iscrizioni fino al 9 giugno 2014 Fonte: CCIAA Figura 16 Localizzazione delle start up innovative a giugno 2014 * iscrizioni fino al 9 giugno 2014 Fonte: CCIAA 27

Come evidenziato in precedenza, le start up innovative hanno 4 anni di tempo per l iscrizione all apposito albo. Per tale ragione l anno di iscrizione a tale albo non coincide con l anno di iscrizione al registro imprese e con l effettivo inizio dell attività. La distribuzione delle start up innovative per anno di iscrizione al registro imprese consente di apprezzare meglio l evoluzione temporale del fenomeno (Tabella 5). Nel 2013, anno di piena operatività del nuovo provvedimento, sono state costituite 39 start up innovative. Un numero simile è atteso per il 2014, nel caso si confermasse la tendenza fin qui osservata. Tabella 5 Start up innovative per anno di iscrizione al registro delle imprese e provincia (valori assoluti) 2009 2010 2011 2012 2013 2014* Ancona 1 1 6 6 21 8 Ascoli Piceno 1 2 1 3 2 Fermo 1 1 1 Macerata 1 1 2 4 13 2 Pesaro e Urbino 1 1 2 2 2 3 Totale 3 5 13 14 39 15 * iscrizioni fino al 9 giugno 2014 Fonte: CCIAA La specializzazione settoriale delle start up innovative marchigiane risulta simile a quella osservata a livello italiana. I due settori prevalenti sono costituiti dalla produzione di software e consulenza informatica e dai servizi di ricerca e sviluppo. Questi due settori rappresentano oltre il 50% del totale delle imprese start up innovative nelle Marche e in Italia (Tabella 6). Di minore rilevanza sono le attività di produzione manifatturiera (poco più del 5% delle imprese), concentrate nella produzione di prodotti di elettronica, apparecchi di precisione e macchine. Purtroppo al momento non si dispongono di informazioni sulla performance delle start up innovative in termini di addetti e vendite. La gran parte delle imprese è stata costituita in anni troppo recenti per poter disporre di dati significativi relativamente al loro sviluppo. 28

Tabella 6 Distribuzione delle start up innovative per settore di attività e indice di specializzazione Codice Indice di Descrizione Numero % Ateco specializzazione* 62 Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse 30 33.7 1.1 72 Ricerca scientifica e sviluppo 18 20.2 1.2 63 Attività dei servizi d'informazione e altri servizi informatici 5 5.6 0.7 74 Altre attività professionali, scientifiche e tecniche 5 5.6 1.4 82 26 Attività di supporto per le funzioni d'ufficio e altri servizi di supporto alle imprese Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi 5 5.6 3.3 3 3.4 0.8 28 Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature 2 2.2 0.6 Altri settori 21 Totale 89 * L indice è calcolato come rapporto fra la quota delle imprese innovative nella regione rispetto alla quota media italiana Fonte: Elaborazioni su dati CCIAA 29

3.2 Gli spin off universitari in Italia e nelle Marche Il fenomeno degli spin off universitari in Italia Il fenomeno degli spin off della ricerca ha assunto una dimensione consistente a partire dal 2000, dopo l'emanazione del dlg. 27 luglio 1999 n.297 che autorizzava le università e gli altri enti pubblici di ricerca 10 (EPR) ad emanare regolamenti che consentono ai ricercatori e ai professori, in deroga alla normativa vigente, di partecipare al capitale ed alla gestione di società di recente costituzione finalizzate all'utilizzazione industriale dei risultati della ricerca. Con il decreto ministeriale n. 593 del 8/8/2000 sono state poi definite le modalità procedurali per la concessione delle agevolazioni previste dal decreto legislativo 297/1999. A seguito di tale normativa, nei primi anni del decennio, gli EPR si sono dotati di specifici regolamenti che disciplinano la partecipazione del proprio personale di ruolo e non (dottorandi, assegnisti di ricerca, ecc.) nelle imprese spin off. Tali regolamenti disciplinano, inoltre, la fornitura di alcuni servizi necessari a supportare queste imprese nelle fasi immediatamente successive all avvio (fase di start up o di incubazione). Per questo motivo nei primi anni di attività (in genere i primi tre) le imprese nate dalla ricerca hanno l opportunità di svilupparsi in un ambiente protetto sia per i servizi gratuiti che alcuni EPR erogano, sia per la possibilità di avvalersi del personale e delle strutture di ricerca a prezzi inferiori a quelli di mercato. Nella gran parte dei casi quest attività di incubazione delle nuove iniziative è svolta direttamente dalle strutture di ricerca (dipartimenti) cui afferiscono i docenti o i ricercatori coinvolti nell iniziativa; in altri casi sono state create delle strutture ad hoc (incubatori) anche con il sostegno di enti pubblici e privati. Gli EPR possono anche partecipare con quote minoritarie al capitale degli spin off. In Italia il fenomeno degli spin off della ricerca si è pertanto iniziato ad osservare a partire dal 2000 e si è poi sviluppato negli anni successivi in funzione dei tempi di introduzione 10 Oltre alle università, sono interessati al fenomeno degli spin off gli istituti di ricerca del CNR e quelli dell ENEA. 30