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I. IMMAGINI DI UOMINI E DI DONNE DALLE NECROPOLI VILLANOVIANE DI VERUCCHIO Giornate di studio dedicate a Renato Peroni Verucchio 20 22 Aprile 2011 PATRIZIA VON ELES Il gruppo sociale nel tempo, nello spazio e nei rituali funerari. Situazione degli studi alla luce delle campagne di scavo 2005-2009 nella Necropoli Lippi di Verucchio PREMESSA Questo convegno era programmato per svolgersi come approfondimento al Convegno dell IPP dell ottobre scorso ed evidentemente alcune cose venivano date per conosciute da chi aveva partecipato a quella occasione. Per non ripetere cose dette in quella sede è in distribuzione una sintesi (appendice) della proposta di sequenza conologica, utile a meglio collocare le cose che verranno dette. Lo scopo di questa comunicazione è quello innanzitutto di mettere a fuoco i temi sui quali abbiamo lavorato per sottoporli alla vostra attenzione. Vorremmo al contempo fornire un un quadro dello stato attuale della ricerca su Verucchio villanoviana, dando per conosciuti i principali lavori precedenti e in particolare quelli di Gino Vinicio Gentili e Eleonora Tamburini Müller. Alla necropoli del Lavatoio è dedicato il lavoro di Eleonora Tamburini Müller pubblicato dal Museo Civico Archeologico di Bologna; ciò che è stato fatto da Gino Vinicio Gentili è noto oltre che per numerosi articoli innanzitutto per le pubblicazioni dedicate ai suoi scavi editi nel 1985 (Necropoli Moroni) e nel 2003 (Necropoli Lippi e Le Pegge). Tuttavia non fu utilizzato da Gentili tutto il lavoro di catalogazione realizzato nell ambito di un progetto avviat nel 1992 per volontà di Piero Guzzo, allora Soprintendente Archeologo delll Emilia.-Romagna. Gentili rifiutò la nostra offerta di guidare il gruppo di studio ritenendo da un lato che ciò non rientrasse nelle sue possibilità e dall altro di non poter modificare un lavoro per lui praticamente già finito, pur se pubblicato molti anni dopo in Monumenti Antichi. Sono rimasti quindi al di fuori della sua pubblicazioni molti materiali o non è stata data documentazione grafica, basti ricordare gran parte del ricco corredo della tomba Le Pegge 9, pur inclusa tra le tombe esposte in Museo fin dal 1995, o parte della tomba 47/1972, edita nel catalogo della Mostra Il dono delle Eliadi ; la stessa tomba del Trono è da lui edita solo per gli oggetti considerati più importanti. II. LE CAMPAGNE DI SCAVO 2005-2009, L INIZO DEI LAVORI Vengo alle campagne di scavo condotte tra il 2005 e il 2009.

Negli anni 1984 e 1988, ad opera di Sergio Sani, sotto la direzione di Giovanna Bermond Montanari, scavi di emergenza, (ancora purtroppo quasi del tutto inediti) legati a lavori di pubblica utilità, avevano portato alla individuazione di due gruppi di sepolture denominate con i numeri da 1 a 5 (1984) e da A a G (1988), a valle della Strada Marecchiese. Risultava che alcune di queste tombe non erano state indagate e nel 2005 venne dal Comune di Verucchio e in particolare da Giovanni Dolci, allora Assessore alla Cultura, la proposta di riprendere e completare il lavoro interrotto nel 1988. Confesso che ebbi molte perplessità sulla opportunità di affrontare questa impresa, consapevole di quanto lavoro era ancora necessario per conoscere completamente il materiale proveniente dagli scavi Gentili. Tuttavia proprio gli anni di lavoro svolto e la consapevolezza che solo da nuove indagini condotte con metodi diversi potesse venire la possibilità di dare, se non una risposta quanto meno una impostazione aggiornata, alle molte questioni aperte, mi spinsero ad accettare questo incarico. Partendo quindi dalle planimetrie e sezioni realizzate nel 1984-1988 fu deciso di intervenire immediatamente a valle della Strada Marecchiese ripulendo il pendio e rimuovendo con mezzo meccanico gli accumuli di riporto. Ci si rese conto presto della presenza di numerose sepolture che risultavano coperte dal manto stradale. La decisione delle Amministrazioni locali (Provincia e Comune) che hanno voluto e sostenuto gli scavi è stata quella di proseguire quindi con una iniziativa di lungo respiro che ha comportato la definitiva deviazione del percorso stradale e la progettazione di un parco nell area archeologica. Ai fini della valutazione topografica complessiva della necropoli è stato assegnato un numero a tutte le sepolture riconoscibili, anche se in maniera residuale a causa di eventi geomorfologici o antropici. In totale quindi tra il 2005 e il 2009 sono state individuate 86 tombe, non tutte recuperabili. Nel corso di questa prima fase furono effettivamente individuate alcune delle sepolture già esplorate (alcune solo parzialmente) e nonostante qualche difficoltà probabilmente dovuta all uso odierno di strumenti topografici più precisi è stato possibile identificare e posizionare sulla planimetria generale le tombe 1-4 del 1984 e le tombe A-G del 1988, oltre naturalmente a quelle degli scavi Gentili Le tombe individuate hanno ricevuto una numerazione autonoma e progressiva e l eventuale identificazione con una sepoltura precedentemente indagata è segnalata nella relativa scheda. La attribuzione del numero è sempre avvenuta al momento della identificazione anche se, per motivi legati per lo più alla situazione del pendio, non è sempre stato possibile procedere con lo scavo rispettando l ordine di individuazione. La forte pendenza imponeva infatti, per motivi di sicurezza, di alleggerire la spinta sovrastante e quindi di scavare prioritariamente la parte alta del pendio. Il nome della tomba riporta quindi l anno di individuazione (es. T. 20/2005) anche se lo scavo è stato realizzato in tutto o in parte nelle campagne successive. Per evitare confusioni (anche tra numeri arabi e numeri romani usati da Gentili) tutte le tombe sono

sempre indicate con il numero seguito dall anno di scavo. I numeri BIS sono stati usati per segnalare le tombe con due sepolture distinte ma contenute nello stesso pozzetto. E evidente e normale che per la localizzazione delle evidenze archeologiche siano state utilizzati gli strumenti oggi disponibili, ciò che dà ragione di piccole differenze nelle misurazioni; delle metodologie utilizzate, sulle difficoltà dovute alla "dinamicità" del terreno renderà conto l intervento del geologo Fabrizio Finotelli; la sua presenza continua sullo scavo è stata fondamentale per capire le dinamiche che hanno interessato il pendio; questi dati andranno in futuro messi in relazione più in dettaglio con le informazioni disponibili sulla condizione di conservazione delle tombe e anche con le carte di distribuzione sulle quali come vedrete in parecchi degli interventi che seguono, abbiamo cominciato a lavorare. Quello che a me preme sottolineare qui è che abbiamo potuto posizionare sulla Carta topografica e inserire in un sistema GIS (con un margine di errore che non supera 1 metro) tutti gli scavi precedenti nella necropoli Lippi: Brizio (1894), Scarani Zuffa (1962-3), Gentili (1970, 1971, 1972), Bermond (1984-1988) e vedremo di seguito quale utilizzo abbiamo potuto fare di questo strumento. Come già accennato lo scavo è iniziato a valle della Strada Marecchiese, allargandosi in un secondo momento verso monte dopo la rimozione del manto stradale. La superficie interessata collega fra loro una delle trincee aperte da Gentili nel 1970 e le tombe scavate da Giovanna Bermond Montanari nel 1984-1988. La tomba Marecchiese B/ 1971 resta leggermente distaccata; vicino ad essa (anzi parzialmente intaccata dal riempimento in calcestruzzo del vuoto creato dallo scavo, è stata trovata una importante tomba femminile di cui parleremo; è impossibile dire se i due gruppi fossero in origine contigui poiché la fascia intermedia corrisponde a quella più pesantemente intaccata nella necropoli dalla posa dell acquedotto. Sulle caratteristiche di questo gruppo di tombe tornerò in seguito. III. LA RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI L altro aspetto che devo ora sottolineare riguarda gli strumenti per la raccolta delle informazioni. Il progetto Verucchio avviato nel 1992, con l obiettivo di catalogare il materiale proveniente dagli scavi Gentili si era dotato fin da allora di una applicazione software che, benché compatibile con il formato richiesto dall Ufficio Centrale per il Catalogo, fosse in grado di raccogliere non solo dati di valenza amministrativa ma anche informazioni utilizzabili dal punto di vista scientifico. L applicazione fu elaborata in Soprintendenza in collaborazione tra Tiziano Ceconi, chi vi parla e Angiola Boiardi. Con questo Database (DBIV) furono schedati oltre 17000 reperti, completi di disegni e/o foto. Tuttavia al momento di iniziare lo scavo fu subito evidente che lo strumento non era assolutamente sufficiente per registrare le informazioni che era possibile raccogliere nelle indagini. Avevamo bisogno di uno strumento che permettesse non solo di registrare i dati

ma soprattutto di organizzarli in modo relazionale e di collegarli alla documentazione grafica (piante e sezioni). Non posso in questa sede dare una dimostrazione tecnica del Database ma naturalmente sono disponibile a mostrarlo a chiunque sia interessato, anche perché, pur se tarato sulle necropoli villanoviane emiliane è facilmente adattabile ad altri contesti di necropoli a incinerazione. Quello che importa segnalare adesso è che il Database, utilizzato già in fase di scavo, è stato collegato tramite una specifica applicazione al GIS, di cui parlerà successivamente Giacomo Orofino. Questo permette di visualizzare in modo automatico i risultati delle ricerche, che ovviamente, trattandosi di un database relazionale, possono essere fatte incrociando i dati di qualunque tipo relativi alla tomba, alla sua struttura, agli oggetti, ai reperti antropologici e agli aspetti rituali. L uso delle carte di distribuzione non rappresenta certamente una novità ma lo è forse il fatto di poterle realizzare con estrema semplicità e quindi di poter sottoporre a verifica molte ipotesi di ricerca, permettendosi il lusso di testare anche strade altrimenti difficilmente percorribili. IV. GLI ASPETTI INTERDISCPLINARI DELLA RICERCA A. Antropologia e archeologia Una breve notazione in attesa dell intervento specifico di Nicoletta Onisto e Melissa Marzi. Importante mi sembra l aver potuto mettere a fuoco problemi di metodo di cui si discuterà domani, ma anche per quanto riguarda ciò che oggi possiamo dire di Verucchio, l aver potuto disporre, grazie anche alla scrupolosità di Gentili, di un numero consistente di analisi antropologiche. Senza entrare nei dettagli vorrei comunque osservare come dal confronto sintentico dei dati emergano fattori interessanti: 1. la percentuale delle tombe determinate antropologicamente per tutte le necropoli di Verucchio è pari a 231 (una percentuale del 41%circa, del 60 % se si considera la sola necropoli Lippi); si tratta quindi di un campione che si po considerare piuttosto rappresentativo. 2. considerando i dati nel loro insieme si osserva che gli archeologi sembrano disporre di buoni strumenti per la determinazione di genere (resta indeterminato circa il 20% delle tombe rispetto al 59% circa degli antropologi) 3. La percentuale più alta di determinazioni archeologiche però riguarda esclusivamente tombe successive alla seconda fase. Nella fase 1 anche le determinazioni degli archeologi sono molto più basse, con una sostanziale carenza di tombe maschili rispetto a quelle femminili. Questo dato cambia notevolmente nelle fasi successive quando sia per gli antropologi che per gli archeologi gli universi maschile e femminile sono sostanzialmente bilanciati. Anche se occorre ancora fare dei distinguo per fase, si tratta evidentemente di un problema di rappresentazione dell identità maschile durante la fase di IX secolo 4. dove invece il dato antropologico non trova, a Verucchio, riscontro archeologico (mancando quasi totalmente, se non in casi rarissimi, il fenomeno della

miniaturizzazione degli oggetti), è l identificazione delle tombe infantili che rappresentano il 25 % circa delle tombe esaminate dagli antropologi. Una percentuale, come già osservato in passato, piuttosto bassa; circa il 25 % delle tombe esaminate (ma il 20% del totale degli individui riconosciuti in queste stesse tombe su base antropologica, numero più alto di quello delle tombe ottenuto considerando tutti gli individui risultanti dalle tombe a deposizione plurima) 5. disporre dei dati antropologici ci ha permesso di affrontare il tema delle deposizioni plurime cercando di distinguere varie situazioni in cui si incrociano o si sommano aspetti rituali diversi. Dalle analisi effettuate sui materiali ossei delle tombe Gentili risultava la presenza di doppie deposizioni, ma non vi era la possibilità di comprendere se si trattasse o meno di riapertura degli ossuari. I nuovi scavi hanno permesso di escludere, a Verucchio, questa pratica. La deposizione congiunta è invece accertata e abbiamo voluto analizzarne la casistica insieme a quella dei corredi che contenevano elementi archeologicamente di genere discordante. Ne è emerso un quadro non banale di cui parleranno Lisa Manzoli, Claudio Negrini e Paola Poli 6. un ultimo dato riguarda la incidenza delle contraddizioni tra le determinazioni, una incidenza tutto sommato molto contenuta che conforta credo sia noi che gli antropologi. B. Le indagini sulle attività specializzate Tiziano Trocchi ed io abbiamo affrontato alcuni problemi relativi alla produzione specializzata di alcune classi di materiali, una produzione che a nostro avviso unisce elementi innovativi e avanzati, sul piano tecnico e probabilmente organizzativo, ad altri di probabile contraddizione dal punto di vista sociale ed economico. Per meglio comprendere questi problemi è stato fondamente collaborare con persone che da anni lavorano su progetti specifici. Tengo anche a ringraziare Marco Casagrande per aver messo a nostra disposizione le sue grandi conoscenze sperimentali. Da molti anni ormai è stato avviato insieme ad Alessadra Giumlia Mair un progetto di ricerca sulla metallurgia nei contesti villanoviani dell Emilia Romagna. Ne parlerà diffusamente la stessa Alessandra Giumlia Mair quindi non perdo tempo ora, vorrei solo sottolineare che il tentativo è stato quello di ottimizzare la scarsità di risorse disponibili, cercando di individuare classi di materiali omogenei da sottoporre ad analisi, oltre che dal punto di vista dei contesti anche da quello delle classi di materiali. Naturalmente i dati sul villanoviano emiliano romagnolo per essere considerati rappresentativi dovrebbero includere materiali di Bologna, cosa che per noi è stato possibile solo per la Necropoli di Via Belle Arti. Ad ogni modo i risultati sono fin da ora molto interessanti e dimostrano un inserimento diretto di Verucchio sulle direttrici di traffico verso l Europa Centrale da cui forse, oltre all ambra, arrivavano anche metalli. Ci sono elementi che indicano un possibile ruolo particolare del territorio imolese negli scambi con Bologna. Le fibule di vetro sono da anni al centro dello studio di Leonie Koch che sta ora lavorando anche sulle perle; Leonie ne ha parlato a Modena, occupandosi anche delle fibule di

Verucchio e ha recentemente pubblicato uno splendido lavoro, contiamo quindi sul suo contributo alla discussione. C. Le indagini scientifiche chimiche, botaniche Anche su questo aspetto non mi dilungo dato che ne parleranno oggi pomeriggio Pietro Baraldi, Marco Marchesini e Mauro Rottoli. Molto è ancora da fare ma sono già emersi risultati molto interessanti, sia dalle indagini chimiche che da quelle botaniche; ritengo particolarmente importanti gli elementi che emergono per quanto riguarda le terre di rogo: un aspetto della ricerca di cui non sempre viene colta l importanza e, per quanto riguarda noi tutto ancora da affrontare, e non solo per Verucchio. V. GLI OBBIETTIVI DELLA RICERCA A. La cronologia Molti dei temi sui quali abbiamo lavorato richiedono di disporre di una sequenza cronologica per il villanoviano verucchiese. Una proposta, che è allegata come appendice a questa relazione è stata presentata insieme a Marco Pacciarelli al Convegno dell IIIPP a Modena lo scorso ottobre. Vorrei solo sottolineare un problema che a noi ha creato non poche difficoltà e sul quale forse varrebbe la pena di discutere. Gli strumenti più tradizionali utilizzati per produrre seriazioni di fase, come le tabelle di associazione dei tipi, si scontravano con vari problemi dovuti sia ad una moltiplicazione di tipi, sia ad una incidenza davvero notevole dei tipi di lunga durata, quasi sempre considerati una variabile indipendente e semplicemente collocati in posizione esterna alla tabella stessa. Si tratta di un escamotage utile al fine precipuo della elaborazione delle sequenze, ma che non si pone il problema di trovare una motivazione del fenomeno. La presenza di oggetti appartenenti a fasi precedenti deve trovare una spiegazione con modelli interpretativi che non siano semplicemente quello della conservazione di oggetti più antichi. Anche perché bisognerebbe chiedersi per quale ragione oggetti conservati per decine di anni ed evidentemente trasmessi attraverso più generazioni improvvisamente diventino sacrificabili. In alcuni casi questi oggetti entrano a far parte degli accumuli di oggetti metallici per cui si potrebbe pensare che abbiano perso il loro valore d uso o simbolico, ma in altri casi sembrano usati per la vestizione del cinerario o indossati. Non è questa la sede per affrontare un problema metodologico di questa portata, ma occorrerà forse andare oltre la omogeneità e contemporaneità cronologica del corredo di una sepoltura: se è infatti indubbio che un corredo rappresenti un contesto chiuso è possibile che i sistemi simbolici che nel corredo confluivano rappresentassero intenzionalmente, non solo negli aspetti rituali ma anche, con gli oggetti che ne entravano a far parte, accezioni tradizionali diverse dalla quotidianità.

Nel proseguire della ricerca vorremmo cercare di capire se, nella presenza di questi oggetti conservati e deposti dopo tanto tempo, vi siano delle regole, delle costanti che ne spieghino il significato. La ricostruzione degli elementi relativi alla struttura della sepoltura e la ricostruzione delle diverse fasi e componenti del rituale funerario, attraverso una attenta, per quanto difficile lettura, delle dinamiche post-deposizionali, possono anche fornire dati sul significato delle varie componenti del corredo anche dal punto di vista cronologico. B. La rappresentazione dell identità L aspetto sul quale vogliamo oggi discutere riguarda principalmente i modi della rappresentazione dell identità dei defunti e le dinamiche sociali che essi nascondono. Vari tipi di metodi sono stati utilizzati in passato per individuare ad esempio le sepolture di rango : dalla presenza di oggetti considerati indicatori privilegiati, alla valutazione quantitativa del numero di oggetti compresi nel corredo. In mancanza di un analisi molto dettagliata del rituale funerario e della dislocazione degli oggetti si corrono però rischi che crediamo valga la pena di sottolineare. Ad esempio si era già visto nello studio della tomba 89 come ci fosse, in relazione agli spazi e alla funzione rituale, la duplicazione di interi gruppi di oggetti: ornamenti personali, armi, vasellame. Sono convinta, come ormai più volte sostenuto, che vi siano fondate ragioni per ritenere che le necropoli verucchiesi, siano state utilizzate solo da segmenti della popolazione facenti capo ai gruppi aristocratici dominanti a Verucchio. Cio in base all estensione cronologica, alle caratteristiche dei corredi e alla complessità rituale. E evidente che occorre tener conto del fatto che nessuna delle necropoli verucchiesi è stata indagata completamente, (neppure la Necropoli Lippi, che ha restituito il maggior numero di tombe, a oggi 379) Che si tratti di necropoli elitarie non significa tuttavia che all interno di questo segmento non vi siano differenze da individuare prima e spiegare poi. Sulla composizione dei gruppi aristocratici di Verucchio, sulla loro identità e sulle dinamiche al loro interno c'è ancora molto da mettere a fuoco, abbiamo voluto utilizzare i nostri dati per analizzare in maniera più sistematica di quanto sia solitamente possibile fare, le espressioni legate alla rappresentazione dell identità. L approccio che abbiamo scelto, sia sullo scavo che in seguito nella sistematizzazione dei dati, ci ha permesso di cominciare ad affrontare il problema della individuazione di gruppi di oggetti che hanno significato diverso in virtù dell essere collocati in posizioni diverse. Abbiamo affrontato solo alcuni aspetti, in particolare quelli legati alla rappresentazione del defunto: una prospettiva che permette di superare la valutazione di un corredo solo in base a parametri di ricchezza. Ci siamo proposti quindi di analizzare meglio questo aspetto per capire se e come è possibile riconoscere e separare i vari ambiti e

studiarli in maniera sistematica. Mostreremo fra breve come si articolano i gruppi di oggetti legati ad espressioni di ruoli, funzioni e identità. L analisi dettagliata del rituale funerario non è quindi fine a sé stessa ma la premessa per considerare in maniera corretta aspetti di grande rilevanza dal punto di vista delle valutazioni sociali. Temo che apriremo più problemi e interrogativi di quanti siamo in grado di risolvere! Ma siamo sicuri che qualcuno potrà far meglio di noi. C. Gli aspetti dell analisi 1. La distribuzione spaziale degli oggetti Già in occasione della pubblicazione del volume in onore di Renato Peroni, insieme ad Angiola Boiardi, avevo avuto occasione di sottolineare la necessità di un analisi sistematica delle strutture funerarie a partire da un riconoscimento, già avvenuto durante il Convegno tenuto nel 2002, proprio qui a Verucchio, sulla distinzione tra i diversi spazi delle tombe a pozzo. Abbiamo ritenuto che la ricostruzione attenta della struttura della tomba, del posizionamento preciso di ogni oggetto e anche di ogni frammento dello stesso fosse indispensabile per ragionare sulle dinamiche post-deposizionali per arrivare quindi a riconoscere i vari momenti del rituale. E stata definita con la massima esattezza possibile, alla luce delle nostre conoscenze, la tipologia delle strutture funerarie documentate a Verucchio, e parallelamente è stata elaborata una tabella che permetterà di analizzare, con metodi non molto diversi da quelli di una tradizionale tabella delle associazioni, la collocazione delle diverse categorie di materiali (individuate anche in relazione alle loro condizioni al momento della deposizione: integre / combuste/defunzionalizzate). Alcune ipotesi potranno forse emergere, con il vostro contributo, a conclusione di queste giornate di lavoro. 2. La defunzionalizzazione Un altro problema importante, legato in parte all uso degli spazi, ma che non abbiamo avuto modo per ora di affrontare in maniera analitica, è quello della defunzionalizzazione il cui significato è probabilmente da leggere sotto più profili. La presenza e il significato di oggetti defunzionalizzati vanno tenuti in considerazione nel valutare la composizione dei corredi. Ad esempio la coincidente presenza di due coppie di morsi di cui una integra e una defunzionalizzata rende necessaria una verifica su un ipotesi formulata da alcune di noi anni fa, relativa alla presenza di carri trainati da 4 cavalli. Solo in alcuni (rari) casi si può evidentemente fare riferimento a una casistica ben conosciuta anche in ambiti culturali e cronologie diverse, come la frantumazione delle armi (situazione evidente già negli scavi Gentili, in particolare per le spade in bronzo, ad esempio per la tomba Lippi 17/1972).

I nuovi scavi hanno fornito moltissime indicazioni sui materiali defunzionalizzati, ne citerò solo alcuni esempi. Per quanto riguarda le armi è palese che il tipo di frantumazione cui sono sottoposte le spade in bronzo non viene, di norma, applicata ad altri categorie, come i grandi coltelli in ferro. Anzi in alcuni casi, come nella tomba 9/2005, il coltello è stato accuratamente deposto sfoderato e con il suo fodero accanto. Inoltre occorre osservare che talvolta materiali probabilmente oggetto di frantumazione rituale e di norma molto più antichi dei contesti di deposizione, si trovano inclusi nell accumulo di oggetti metallici, come nel caso della spada tipo Rocca di Morro rinvenuta nella tomba 35/2006 (attribuita alla fase Verucchio 4, quindi alla fine dell VIII, inizi del VII secolo a.c.). Moltissime tombe sia maschili che femminili contengono accumuli di oggetti metallici per il quali il concetto di tesaurizzazione potrebbe essere forse possibile. La composizione di questi accumuli di oggetti metallici comprende varie categorie di materiali (oggetti da bardatura, vasellame, armi, ornamenti, ecc). La collocazione (assai spesso dentro al cinerario) ne rende tuttavia palese la valenza rituale. Di questi accumuli fanno parte sia oggetti integri che provenienti dal rogo e quindi forse indossati dal defunto, come le armi della tomba 12/2005. La valenza rituale è talvolta ulteriormente segnalata: nel caso della tomba 21/2005 l accumulo di metallo era interposto tra il cranio e il resto delle ossa dentro al cinerario. Nella tomba 23/2005 (femminile) due asce erano, integre, nel dolio fuori dell urna, mentre altre due combuste e defunzionalizzate erano nell accumulo di metallo dentro il cinerario; nella stessa tomba defunzionalizzati anche gli orecchini,uno dentro il cinerario l altro fuori ma dentro al dolio. Talvolta gli oggetti sono stati resi inutilizzabili prima di essere posti sul rogo, come nel caso dei sonagli da bardatura della tomba Lippi 11/2005, per i quali è documentato lo smembramento anticipato; i pendaglietti dei sonagli sono stati trovati in parte combusti e in parte no, ma soprattutto sono anche stati gestiti e collocati in maniera diversa, evidenziando quindi la precisa intenzione di privare l oggetto della sua funzionalità (evidentemente legata alla sonorità). Nei nuovi scavi sono state frequentemente rinvenute tombe con vasellame bronzeo combusto per lo più inserito nel cinerario: vasellame forse utilizzato durante il rito funebre e quindi defunzionalizzato eventualmente gettandolo sul rogo; la presenza di vasi incompleti tra quelli provenienti dal rogo si può spiegare con una raccolta parziale (in contrasto però con la minuziosa raccolta della terra di rogo); più difficile invece spiegare le ragioni di una deposizione parziale di vasellame frantumato ma collocato in uno spazio dedicato (tomba Lippi 35/2006); è anche documentato il caso di vasellame defunzionalizzato e non combusto, non collocato entro il cinerario (tomba Lippi 22/2006). Per la defunzionalizzazione degli oggetti metallici sono di particolare interesse due casi, le tombe 12/2005 e 35/2006, in cui è probabilmente riconoscibile l attrezzo usato per frantumare gli oggetti più pesanti come parti di carro: un ascia a cannone in ferro, un tipo estremamente raro a Verucchio. La situazione è più difficile da chiarire per quanto

riguarda le tombe Gentili dove tuttavia non mancano testimonianze di vasellame intenzionalmente defunzionalizzato (tomba Lippi 20/1970) Ancora a parte va considerato il vasellame ceramico defunzionalizzato evidentemente utilizzato durante il rito funebre e da considerare separatamente rispetto a quello integro destinato al probabilmente all uso da parte del defunto (nella tomba 89/1972 collocato all interno della cassa ); anche in questo caso è possibile distinguere il vasellame che reca tracce più o meno evidenti di combustione o di esposizione al calore della pira, da quello non combusto ma che invece è stato collocato nella tomba secondariamente e intenzionalmente incompleto. Quello che vogliamo sottolineare è un aspetto rituale che, pur evidentemente collegato al banchetto, assume tuttavia una valenza ulteriore e diversa. 3. Il campione per le analisi di dettaglio Alcuni approfondimenti su questi temi verranno presentati nelle comunicazioni successive da parte di tutti i membri del nostro gruppo di lavoro. Per l analisi di dettaglio, pur tenendo conto dei dati complessivi (non solo della Necropoli Lippi) abbiamo focalizzato la nostra attenzione su un gruppo di sepolture che ci è sembrato idoneo per varie ragioni. E un gruppo in cui la maggioranza di tombe è stata scavata nelle ultime campagne 2005-2009 e che quindi offre un livello di informazioni estremamente dettagliato; fortuna ha voluto che la scelta dell area di scavo, determinata come già detto da una situazione contingente, abbia portato a mettere in luce un gruppo di sepolture che, pur con le riserve dovute alla incompletezza degli scavi, include anche tombe scavate da Gentili e Bermond permettendo quindi un confronto; è numericamente abbastanza consistente (oltre un centinaio), pare avere una prevalente omogeneità topografica confermata da uno sviluppo rimarchevole in un momento cronologico preciso e da caratteristiche relative al tipo di deposizioni. Dall analisi dettagliata che abbiamo condotto su questo campione, ci sembra emerga abbastanza chiaramente come ci si trovi di fronte a rituali estremamente complessi dei quali evidentemente ci sfuggono molti aspetti. Tuttavia ci sembra sia possibile individuare, se non delle regole rigide, quantomeno una serie di costanti e di variabili che può essere utile prendere in considerazione nell affrontare prima lo scavo e poi lo studio di necropoli a incinerazione come quelle di cui abbiamo avuto la fortuna di occuparci. Questi problemi emergeranno in particolare nell intervento cui ho già fatto cenno. VI. CONSIDERAZIONI GENERALI Sulla composizione dei gruppi aristocratici di Verucchio, sulla loro identità e sulle dinamiche al loro interno c'è ancora molto da mettere a fuoco. Non vi è dubbio che si tratti di gruppi in cui la componente etrusca è molto evidente e probabilmente dominante almeno nei modelli di riferimento adottati nello stile di vita. Tuttavia è altrettanto evidente, la intenzionale segnalazione di elementi di specificità. Che queste scelte siano in relazione con la "rappresentazione di sè" che questi gruppi vogliono

dare è dimostrato dal fatto che alcune delle differenze più vistose riscontrabili, ad esempio nel confronto con il villanoviano bolognese, riguardano ambiti strettamente connessi a funzioni rituali. A Verucchio, ad esempio, mancano totalmente (o sono molto rari) incensieri, presentatoi, capeduncole in bronzo, asce a flabello, palette e tintinnabuli, vasi a diaframma, vasi gemini, ceramica dipinta. A volte le funzioni svolte da questi oggetti sono assunte da materiali analoghi ma diversi, come nel caso delle asce non funzionali a flabello, sostituite dalle asce con taglio forato e catenelle appese, altrettanto evidentemente non funzionali. Ancora mi sembra significativo il caso delle tazza con ansa sopralevata che, come si vedrà nella relazione successiva sulle produzioni specializzate, assume caratteristiche particolari. Allo stato attuale delle ricerche Verucchio, più che identificarsi totalmente con un ambito specifico, si caratterizza dunque per una forte capacità di fare propri, rielaborandoli, elementi culturali di diversa provenienza e forse proprio su questa capacità si è basato il ruolo egemone svolto, fino alla fine del VII secolo a.c., dai gruppi aristocratici insediati allo sbocco della valle del Marecchia. L accento che abbiamo voluto dare in questo convegno al tema dell identità e della sua rappresentazione ha alla base, almeno da parte mia, la convinzione che la intenzionale sottolineatura della propria specificità da parte della élite dominante di Verucchio assuma un significato molto forte in un quadro in cui certamente vi è una formazione etnogenica ormai molto avanzata. Non credo però che basti definire etruschi tout court tutti i gruppi villanoviani. La sottolineatura delle identità rispondeva credo a logiche precise che forse noi dobbiamo ancora capire. Per cavarmela con una battuta: i greci erano greci, ma gli ateniesi erano ateniesi, gli spartani erano spartani, i corinzi corinzi e via andare! Poiché questa vuole essere una introduzione alle relazioni che verrannno presentate non credo che sia la sede opportuna per formulare conclusioni. Anche perché mi auguro che la discussione sui vari punti che verranno sollevati porti un contributo importante, certo non per risolvere, ma quantomeno per affrontare in maniera corretta molti dei problemi aperti. Lascio quindi la parola a tutti i colleghi che presenteranno una parte del nostro lavoro, e a quelli che con generosità hanno accettato di partecipare in tutti i modi a queste giornate di studio, ringraziandoli tutti e rimandando eventuali considerazioni conclusive a domani pomeriggio. Avvertenza Testo predisposto per il convegno; note e bibliografia verranno aggiunte in sede di stampa

Appendice LA PROPOSTA DI SEQUENZA CRONOLOGICA La proposta di sequenza che segue è stata presentata, assieme a Marco Pacciarelli, al convegno IIPP a Modena (ottobre 2010); essa è stata ottenuta dopo una preliminare classificazione di quasi tutti i materiali, considerando le associazioni ed esclusioni reciproche di alcune classi di materiali e in particolare di alcuni tipi o classi molto specifiche, e valutandone in seconda istanza i confronti esterni. In una ulteriore fase di verifica, l ipotesi di sequenza cosi ottenuta è stata riconsiderata per trarne conferma alla luce di altre categorie di informazioni come i rituali, la struttura delle tombe, le analogie o differenze nella composizione dei corredi, per esempio per gli armati. I due ordini di informazioni sono stati dapprima elaborati separatamente e solo successivamente se ne è verificata la concordanza Verucchio 1 può essere considerato parallelo a Bologna 1 (IX secolo a.c). In un quadro di sostanziale omogeneità con Bologna e altri siti villanoviani come Fermo sulla costa adriatica, Veio e Tarquinia sul versante tirrenico, si possono tuttavia identificare aspetti particolari sia sotto il profilo rituale che culturale. Da un punto di vista tipologico ad esempio le fibule ad arco ritorto sembrano esclusive di Necropoli Lippi Verucchio; nell ambito del costume funerario l abito femminile sembra piuttosto ricco di ornamenti mentre nelle tombe maschili sorprende la totale mancanza di spilloni e fibule serpeggianti tipici delle tombe maschili a Bologna. L assenza delle armi nelle tombe, è certamente dovuta a scelte di tipo ideologico, come dimostra la presenza del coperchio fittile a forma di elmo nella tomba Campo del Tesoro 52 tanto più se si considera l importanza che assumono le armi a Verucchio nelle fasi successive, sotto il profilo simbolico e non solo. La fase 1 è documentata soprattutto nella Necropoli del Lavatoio ma la catalogazione completa permettono di attribuire a questo periodo anche alcune tombe nella Necropoli Lippi, sulla quale abbiamo potuto concentrare in questa fase l analisi spaziale. La distribuzione delle sepolture databili in questa fase dimostra che gran parte della necropoli è già in uso nel IX secolo e che i gruppi successivi si sviluppano a partire da queste deposizioni iniziali.

Verucchio 2 è parallelizzabile a Bologna al Villanoviano II o Bologna 2A utilizzando la terminologia della scuola romana), con inizio grosso modo alla fine del IX e una durata di pochi decenni. Anche considerando insieme le necropoli Lippi e Lavatoio (Campo del Tesoro e Fondo Ripa), prescindendo da possibili articolazioni interne, non si osserva una espansione dell occupazione nel suo complesso; la Necropoli del Lavatoio non viene abbandonata, ma si rileva un maggiore interesse per la Necropoli Lippi, probabilmente dovuto ad un accresciuta importanza del controllo sul versante marittimo; prevalgono quindi i gruppi strategicamente posti a controllo della costa: gruppi che debbono essere considerati una espressione di legami di parentela, poiché non presentano funzioni differenziate, e in ognuno di essi sono documentate tombe appartenenti a ogni categoria di individui (uomini, donne, anziani adulti, giovani e bambini). Le sepolture maschili e quelle femminili mostrano forti analogie con Bologna e l Etruria; cinerari boconici con decorazione a pettine, nelle tombe femminili le fibule più frequenti sono quelle ad arco molto ribassato e a sanguisuga; vi sono braccialetti con capi aperti a rotolo o a noduli, cinturoni a losanga e pettorali rettangolari. Nelle tombe maschili fibule serpeggianti ad arco rivestito d ambra, bracciali di lamina cava, rasoi, asce ad alette, morsi a barra tipo Bologna. Tra le specificità da rimarcare la presenza di armi: elmi pileati, giavellotti e lance, e in particolare la frequente presenza di coltelli spesso di un caratteristico tipo con guance di osso, diffuso anche in Piceno ma non a Bologna o in Etruria. Necropoli Lippi

Alcuni dati riassuntivi aiuteranno forse a comprendere le dinamiche che interessano in questa fase la comunità. Il ruolo dei guerrieri, evidentemente di maggiore importanza nel controllo territoriale, inizia ad essere sottolineato anche dal punto di vista rituale, nell ambito di un modello di società aristocratica. Le tombe di guerriero riconoscibili sono il 14 % del totale delle sepolture di fase, numero che non rappresenta la totalità delle tombe maschili; esistono infatti tombe di uomini privi di armi. I dati antropologici mostrano che nella fase 2, a differenza di quanto avviene successivamente, non vi sono bambini caratterizzati simbolicamente come guerrieri. Ciò invece avviene nelle fasi 3, 4 e 5 quando la deposizione di armi nelle tombe sottolinea la loro appartenenza all élite gentilizia. Da ricordare che questo riguarda, in almeno un caso (tomba 102/1972), la deposizione di una bimba di circa 3 anni in cui una spada di bronzo era stata collocata fuori del dolio. Nella fase Verucchio 2 si rileva un aumento significativo dell ambra, ancora riservata tuttavia prevalentemente ai corredi femminili, un aumento che certamente rendeva essenziale il controllo delle rotte adriatiche e che spiega quindi bene l emergere del ruolo dei guerrieri. La posizione dominante di Verucchio nel territorio si afferma comunque a partire dalla fase Verucchio 3, che si sviluppa in parallelo con il Villanoviano III A (ovvero Bologna 2 B1). Considerando che la fase ha una durata pari a una o due generazioni il numero delle sepolture è in aumento. Lo sviluppo non riguarda solo l aumento del numero delle tombe (che anticipa l esplosione demografica della fase successiva): Ci sono segni evidenti di una assai maggiore articolazione dei complessi funerari sia per gli uomini.che per le donne con una evoluzione di tendenze intraviste in precedenza. Necropoli Lippi

I cinerari biconici continuano con le forme tradizionali ma appaiono le anse con appendici a a rocchetti. Nel costume femminile aumenta sensibilmente la variabilità degli oggetti d ornanento con cinturoni a fascia e cinture di filo avvolto ad 8, fibule a sanguisuga con corpo costituito da segmenti d ambra, fibule in bronzo ad arco ribassato passante a sanguisuga, orecchini in ambra. Nei corredi maschili ccontinuano gli stessi tipi di di fibule e di armi, ma è presente anche l elmo con speroni con cresta non allungata. Nelle tombe di entrambi i generi sono presenti morsi tipo Ronzano e morsi a barra tipo Bologna. Anche dal punto di vista deggli aspetti specifici già analizzati per la fase precedente, si notano alcue differenze : I guerrieri rappresentano ora la totalità dei maschi e più del 30% della popolazione Il rituale della vestizione si fa molto più frequente indice di una accresciuta attenzione alla rappresentazione della identità del singolo L ambra è documentata nel 31% delle tombe e con un numero rilevante di reperti L uso del cavallo e del carro diventa assai frequente (non è escluso che si possa in futuro distinguere tra tipi di morsi usati da uomini e donne per il traino dl carro e tipi usati per cavalcare) Iniziano produzioni locali specializzate, in particolare di ambra

In questo periodo sono certamente utilizzate due nuove Necropoli (Moroni e Le Pegge). Un fatto che potrebbe essere dovuto ad un aumento numerico delle presenze, come pure alla esistenza, nell ambito del segmento gentilizio, di diversi gruppi o famiglie che, pur condividendo un background comune, mostrano significative differenze da un punto di vista rituale. Verucchio raggiunge l apice dello sviluppo alla fine dell VIII secolo con quella che riteniamo di poter considerare la fase Verucchio 4 (parallelizzabile in parte al Villanoviano III B e C, ovvero Bologna 2B2), con una vera e propria esplosione demografica, (un totale di 161 sepolture datate). e un estensione del territorio direttamente controllato come documenta la sepoltura con carro a Longiano di Cesena. Anche in questa fase è assai evidente la segnalazione di rango; iniziano ora le tombe, sia maschili che femminili, con strutture complesse e arredi, con grandi situle tipo Kurd usate come cinerario, con ricchi corredi da banchetto sia in bronzo che in ceramica di una grande varietà di forme. Tra le tombe di armati alcune presentano sia il robusto elmo funzionale conico con cresta mediana, che l elmo ad alta cresta con speroni. Le tombe femminili hanno costumi ricchi di ornamenti spesso prodotti su commissione.

Tutte le caratteristiche individuate nella fase precedente si consolidano e si espandono: gli armati rappresentano ora il 40 % della popolazione, con una gamma di ruoli diversi espressi da vari tipi di panoplie più o meno complesse l ambra è presente in oltre il 50 % delle tombe, con una forte incidenza anche nelle tombe maschili e con, nelle tombe più ricche, un elevatissimo numero di pezzi ad elevato valore tecnologico Il rituale del banchetto riguarda ora il circa il 50% degli individui; quasi tutti, oltre al vasellame d impasto, hanno vasellame bronzeo, per lo più per consumo di liquidi, ma in una percentuale elevata (il 15%) anche per il consumo di cibi solidi Il rituale della vestizione è estremamente diffuso e un limitato numero di tombe, di entrambi i generi ma con prevalenza nelle tombe maschili, adotta il rituale della doppia vestizione sia del dolio che del cinerario Un numero sorprendente di tombe di questa fase (11) testimoniano l uso di troni in legno di dimensioni reali; la posizione nelle tombe dimostra che i troni assolvevano a funzioni differenziate. nell ambito del rituale funerario

Nella fase finale delle necropoli villanoviane di Verucchio, Verucchio 5, che riteniamo di poter collocare nella prima metà del VII secolo, (parallelizzabile al Villanoviano IV A e IV b1 ovvero Bologna 3 A) è evidente una forte contrazione della comunità, che continua tuttavia a produrre o accettare innovazioni, come le forme ceramiche che imitano il vasellame metallico e decorazioni a stampiglia con motivi simili a quelli bolognesi, o tipi di armi o di bardature. A queste innovazioni più che altro formali non corrispondono modifiche sostanziali nella struttura sociale. Gli armati continuano a vedersi riconosciuto un grande prestigio sociale con forse qualche segno di riorganizzazione interna. Da un punto di vista culturale si osserva una sostanziale continuità nonostante siano riconoscibili segni di crisi : le tombe con carro e bardature calano dal 44% al 25%, lo stesso succede per i riti funerari complessi come la vestizione del cinerario. Il rituale del banchetto con vasellame di bronzo segna invece una sostanziale stabilità, indizio della disponibilità di rilevanti risorse economiche da parte dei gruppi egemoni. L inumazione è assente fino al momento di abbandono della Necropoli: un piccolissimo gruppo di tombe a inumazione con corredi piuttosto poveri e tipi confrontabili con quelli del Villanoviano IVB2 bolognese o delle coeve fasi picene si colloca in questo momento in un area probabilmente centrale, e fino a quel momento priva di sepolture, dove nel 2008 sono state scoperte due deposizioni equine, verosimilmente collegate a riti collettivi, analogamente a quanto rinvenuto a Bologna in via Belle Arti. Necropoli Lippi