Lezione 8 Il fondo perequativo regionale MECCANISMO PEREQUATIVO CONTENUTO NEL DECRETO LEGISLATIVO 57/2000 In sostituzione dei trasferimenti preesistenti, il decreto legislativo 57/2000 ha attribuito alle regioni una compartecipazione all Iva. La compartecipazione è calcolata come percentuale (inizialmente del 25,7% ora del 38,55%) del gettito dell Iva a livello aggregato (IVA del penultimo anno precedente, al netto di quanto devoluto alle Ragioni a Statuto Speciale e alla UE). La percentuale di compartecipazione è stata calcolata in modo tale da garantire alle regioni nel loro complesso lo stesso ammontare di risorse di cui godevano nell anno precedente sotto forma di trasferimenti. Formalmente, per motivi di trasparenza, il fondo è orizzontale: - alle Regioni viene attribuita l Iva che a loro spetterebbe in assenza di perequazione e che è calcolata in proporzione ai consumi regionali (essendo l Iva un imposta sui consumi) (si prende a riferimento la media dei consumi finali delle famiglie rilevati dall ISTAT a livello regionale negli ultimi tre anni disponibili): Iva non perequata. si stabilisce il trasferimento che ogni regione deve fare alle, o ricevere dalle, altre regioni sottraendo all Iva non perequata l Iva perequata, il calcolo della quale viene illustrato di seguito.
Il meccanismo di perequazione è molto complesso e conosce un periodo transitorio di 12 anni. Da un punto di vista sostanziale il meccanismo è in realtà verticale: è il Tesoro che opera la redistribuzione dalle regioni con Iva non perequata superiore a quella perequata a quelle che si trovano nella situazione opposta. Nel 2001, primo anno di applicazione, a ciascuna regione viene attribuita una quota dell Iva compartecipata pari al rapporto fra il valore dei trasferimenti soppressi che avrebbe percepito (al netto delle nuove risorse di cui dispone, in particolare dell addizionale Irpef) e il totale del gettito della compartecipazione. Questa quota viene denominata QUOTA PER LA SPESA STORICA. Nel 2001 la sommatoria delle quote della spesa storica è pari all intera compartecipazione. In altri termini, nel primo anno di applicazione del nuovo meccanismo di compartecipazione non c è perequazione: la compartecipazione Iva ha solo la funzione di sostituire i precedenti trasferimenti ed è distribuita alle regioni secondo i medesimi criteri dei trasferimenti soppressi, in modo tale da garantire ad ogni regione le stesse risorse dell anno precedente. Nel 2002 le quote per la spesa storica così determinate (che sono espresse sotto forma di percentuale) vengono calcolate con riferimento non al 100% dell Iva compartecipata ma ad una percentuale inferiore: 95%. Il residuo 5% costituisce il fondo per la perequazione. Nel 2003 la sommatoria delle quote storiche rappresenta il 90% dell Iva compartecipata e questa percentuale cala poi del 9% in ogni anno successivo fino ad annullarsi nel 2013. Nel periodo transitorio, dal 2002 al 2013, la perequazione interessa quindi esclusivamente ciò che residua dopo avere tolto le quote per la spesa storica di Iva compartecipata attribuite alle regioni. Il peso relativo di questo residuo cresce nel tempo fino ad essere pari al 100% della compartecipazione nel 2013. Come si distribuiscono fra le regioni le risorse destinate alla perequazione? L Iva perequata che spetta a ciascuna regione è pari alla somma algebrica di quattro elementi. 1) L Iva procapite: l Iva perequata, IvaP, viene in prima istanza attribuita ad ogni regione secondo il rapporto fra popolazione di quella regione, n i e popolazione complessiva Σn i IVA/Σn i
1) Per tener conto della diversa capacità fiscale delle regioni, e favorire quindi quelle con minore capacità si sottrae all Iva procapite di cui al punto 1 una percentuale β=0,9 della differenza fra il gettito standardizzato procapite che la regione potrebbe ottenere dai propri tributi, pari all aliquota media ponderata t* moltiplicata per la base imponibile regionale, B i, e il gettito standard che le regioni, nel loro complesso, ottengono dagli stessi tributi, t*b*. - β(t*b t*b*)] I tributi che vengono considerati ai fini della perequazione della capacità fiscale sono i seguenti: - Irap, secondo l aliquota fissata a livello nazionale del 4,25% nel 2001 (indipendentemente quindi dalle scelte compiute dalle regioni che possono variarla fino ad un punto percentuale in più o in meno); - il valore medio ponderato delle tasse automobilistiche delle diverse regioni nel 2001; - Irpef, secondo l aliquota di compartecipazione del 2001 (0,9%); - accisa sulla benzina, secondo l aliquota di compartecipazione del 2001. E prevista la possibilità di correggere la B i dell Irap di una regione sulla base di adeguate stime macroeconomiche del grado di evasione del tributo all interno della regione medesima. Il sistema di perequazione della capacità fiscale così individuato lascia margini di autonomia e incentivo allo sforzo fiscale per tre ragioni fondamentali. a) Tutti gli aumenti discrezionali di aliquota da parte delle singole regioni non sono oggetto di perequazione. b) Le regioni sono incentivate ad accrescere la loro base imponibile perché la perequazione per le basi imponibili, tipica del modello della capacità fiscale, non è perseguita al 100%: β=0,9. Questo può determinare anche un maggiore interesse da parte delle regioni a combattere l evasione. c) Questo interesse è ovviamente ancora maggiore se il meccanismo di perequazione corregge B i per l evasione. 1) Si somma poi la differenza fra il fabbisogno sanitario procapite della regione iesima, gsan i, e il fabbisogno sanitario medio delle regioni nel loro complesso, gsan*: - gsan*)] Il fabbisogno sanitario della singola regione è definito dal Ministero della Sanità in funzione della quota capitaria stabilità a suo tempo dal Fondo sanitario nazionale, in base alle caratteristiche demografiche e socio sanitarie della regione stessa. La perequazione della differenza fra fabbisogno procapite regionale e fabbisogno medio è integrale: la spesa sanitaria è considerata necessaria.
1) Si somma una percentuale, γ, della differenza fra la spesa pro capite standardizzata della regione i-esima, p i, e spesa media delle regioni nel loro insieme, p*, relativamente alle funzioni legate al territorio e all apparato amministrativo. - gsan*) + γ( p i p*)] Questa correzione avrebbe la finalità di permettere il superamento degli squilibri socio-economici territoriali. Per il modo in cui è calcolata di fatto compensa le economie e diseconomie di scala legate alla dimensione geografica Per il calcolo si procede in questo modo: innanzitutto si regredisce il valore medio procapite delle spese correnti diverse dalla sanità, dell insieme delle regioni, degli ultimi tre anni di cui si hanno i consuntivi regionali, utilizzando come regressore il logaritmo della popolazione residente p* = a* + b*log(σn i ) Ciò permette di ottenere una relazione lineare standard che lega, secondo i parametri stimati, a* e b*, il fabbisogno per spese non sanitarie della regione iesima con il logaritmo della sua popolazione: p i = a* + b*log(n i ) La differenza nel fabbisogno di spesa imputabile alla variabile geografica non è pienamente perequata: γ=0,7. La perequazione è solo parziale poiché tale differenza può essere in parte imputabile non a ragioni oggettive ma ad inefficienze dei singoli enti. Una perequazione non integrale serve quindi da stimolo all efficienza., quando il sistema di perequazione sarà a regime, ogni regione risulterà beneficiaria di un trasferimento pari all ammontare, negativo, della differenza fra Iva non perequata Iva perequata e cioè Iva non perequata - n i - gsan*) + γ( p i p*)] Esempio: si supponga che vi siano solo due regioni e che in base alla distribuzione territoriale dei consumi alla regione A spetti un Iva non perequata di 30 e alla regione B un Iva non perequata di 70. Essendo il fondo formalmente orizzontale 30 e 70 sono effettivamente le quote di compartecipazione che inizialmente sono attribuite a tali regioni. Poi si calcola l ammontare dell eventuale trasferimento da una regione all altra, calcolando l Iva perequata. Supponiamo che l Iva perequata di A sia pari a 40 e quella di B sia pari a 60. La regione B ha un Iva non perequata superiore a quella perequata, deve quindi effettuare un trasferimento di 10 alla regione A che si trova nella situazione opposta. Esempio: si supponga che vi siano solo due regioni e che in base alla distribuzione territoriale dei consumi alla regione A spetti un Iva non perequata di 30 e alla regione B un Iva non perequata di 70. Essendo il fondo formalmente orizzontale 30 e 70 sono effettivamente le quote di compartecipazione che inizialmente sono attribuite a tali regioni. Poi si calcola l ammontare dell eventuale trasferimento da una regione all altra, calcolando l Iva perequata. Supponiamo che l Iva perequata di A sia pari a 40 e quella di B sia pari a 60. La regione B ha un Iva non perequata superiore a quella perequata, deve quindi effettuare un trasferimento di 10 alla regione A che si trova nella situazione opposta.
Essendo in realtà il fondo di perequazione verticale, le regioni con alta capacità fiscale e bassi fabbisogni sanitari e territoriali otterranno direttamente dal Tesoro meno Iva di quella che loro spetterebbe in ragione della distribuzione regionale dei consumi. Viceversa beneficeranno della perequazione le regioni con bassa capacità fiscale e alti fabbisogni. Esiste comunque un limite massimo alla perequazione: l Iva perequata non può assumere valori negativi. Nessuna regione può quindi trovarsi nella condizione di dovere cedere alle altre regioni più dell Iva non perequata. Se così non fosse una regione ricca potrebbe trovarsi a dovere cedere alle regioni povere risorse che deve attingere dai tributi propri o da compartecipazioni diverse dall Iva.