SCUOLA PRIMARIA STATALE 3 CIRCOLO G. CAIATI Analisi dei dati relativi al questionario di valutazione sulla qualità dell integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Progetto ICF Dal modello ICF dell OMS alla progettazione nella scuola. Il percorso comune, insieme per costruire la rete: OLTRE LE BARRIERE
PROGETTO ICF Dal modello ICF dell OMS alla progettazione nella scuola. Il percorso comune, insieme per costruire la rete: OLTRE LE BARRIERE La seguente elaborazione dati è stata effettuata utilizzando il software SPSS V.16; Le variabili prese in considerazione nell elaborazione sono state 17, corrispondenti agli items inseriti nel questionario di riferimento. Per maggiore chiarezza nella lettura dei risultati, di seguito si riporta la tabella di corrispondenza dei codici utilizzati:
ITEM UTILIZZATI NEL QUESTIONARIO CODICE IDENTIFICATIVO Istituzione scolastica di provenienza Categoria di appartenenza Coinvolgimento nella sperimentazione del progetto ICF Che cos è la disabilità? L integrazione scolastica dell alunno con disabilità a vent anni dalla legge 104 a tuo parere è stata realizzata? Nel corso della tua esperienza quale è stato il punto di forza per la piena integrazione dell alunno con disabilità? Nel corso della tua esperienza quale è stato il punto di debolezza? provenienza categoria Sperimentazione PEI disabilità Integrazione legge 104 Punti di forza integrazione Punti di debolezza integrazione Nelle diagnosi funzionali predisposte dalle ASL sono riportati i seguenti argomenti: La diagnosi funzionale fornisce elementi chiari e comprensibili sull alunno con disabilità? Il profilo dinamico funzionale contiene: Il profilo dinamico funzionale fornisce elementi chiari sulle potenzialità residue e sulle evoluzioni nelle capacità e abilità dell alunno? elementi diagnosi funzionale chiarezza diagnosi funzionale elementi PDF chiarezza PDF Il piano educativo individualizzato comprende: Il piano educativo individualizzato è redatto da: Conosci la classificazione del modello ICF? L ICF riguarda: Hai avuto modo di sperimentarlo? elementi PEI compilazione PEI ICF destinatari ICF sperimentazione ICF
La scuola primaria rappresenta la più alta percentuale indicativa della provenienza dei soggetti intervistati (34%), seguita dalla scuola secondaria di primo grado (18%) e dalla scuola secondaria di secondo grado (14%); tuttavia una percentuale considerevole riguarda i soggetti che non hanno specificato la propria provenienza (14%).
La maggior del progetto ICF per l elaborazione del PEI, mentre un considerevole percentuale di soggetti (30%), non ha fornito risposta in merito. parte dei soggetti intervistati (51%) non è mai stato coinvolto nella sperimentazione
Il 73% degli intervistati ha dichiarato di appartenere alla categoria dei docenti, fra questi, come è apparso nella tabella relativa alla variabile provenienza, è possibile riconoscere provenienze variegate: dalla scuola dell infanzia, agli istituti di scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, nonché gli istituti comprensivi. Il restante valore percentuale si distribuisce in maniera più o meno omogenea e irrisoria fra le altre categorie prese in esame, tuttavia l 8% del campione dichiara di provenire dall istituzione ASL, mentre un ulteriore 8% non specifica alcuna provenienza.
Il 58% degli intervistati considera la disabilità come una condizione determinata dallo stato di salute di un individuo, dai fattori personali e ambientali, mentre il 33% considera la disabilità una condizione di menomazione fisica/psichica.
Per quanto riguarda il livello di integrazione raggiunto dall alunno disabile successivamente all entrata in vigore della legge 104, le risposte degli intervistati oscillano tra la considerazione di un livello di integrazione abbastanza realizzato (53%) e un livello poco realizzato (37%). Rilevante è la bassa percentuale di soggetti (5%) che ritengono che il processo di integrazione sia stato totalmente realizzato.
Come, probabilmente era intuibile, i soggetti intervistati considerano necessario, per un buon livello di integrazione, la sinergia tra i diversi attori chiamati in causa in tale processo (53%). La considerazione della scuola come punto di forza del processo di integrazione conquista una percentuale pari al 18% mentre l azione espletata in sinergia dalla scuola e dalla famiglia conquista una percentuale del 10%. In maniera complementare il punto di debolezza, in altri termini la condizione che può ostacolare il processo di integrazione, è rappresentato dalla mancanza di sinergia tra i vari attori, tale risposta ha raccolto una percentuale di accordo pari al 55% come si evince dalla tabella successiva.
Discordanti risultano, invece, le opinioni relative ai dati che vanno a definire una diagnosi funzionale; non vi sono, infatti, percentuali nette che vedrebbero emergere una combinazione di dati piuttosto cha altri, tuttavia l insieme di dati anagrafici del soggetto, notizie relative al nucleo familiare, sintesi dei dati anamnestici patologici e fisiologici, la diagnosi clinica e l indicazione delle potenzialità, rappresentano la scelta preferita dagli intervistati (25%). Notevole la percentuale di non risposte (19%).
È considerato parzialmente chiaro (54%) il profilo normalmente ottenibile attraverso una diagnosi funzionale, a fronte di una quota percentuale pari al 35% di soggetti che, invece, lo ritengono chiaro e comprensibile.
Nell esprimere un parere relativo agli elementi che vanno a comporre il Profilo di una Diagnosi Funzionale, il 43% del campione ha risposto che i dati in esso contenuti riguardano: le difficoltà specifiche dell alunno disabile insieme con l analisi delle potenzialità dello stesso; il 28% afferma la presenza esclusiva dei dati riguardanti l analisi delle potenzialità dell alunno disabile; il 18% evidenzia solo la presenza di una descrizione delle difficoltà specifiche dell alunno disabile mentre il 9% del campione non fornisce alcuna risposta. Infine, il PDF risulta parzialmente chiaro al 61% degli intervistati, del tutto chiaro al 22%, mentre l 11% degli stessi non risponde. Questi ultimi aspetti si evincono dalla tabella seguente.
Relativamente al Piano Educativo Individualizzato (PEI), le risposte appaiono alquanto discordanti; come si evince dalla tabella, il 19% del campione ritiene che gli elementi contenuti nel PEI siano gli interventi didattici, gli interventi educativi, gli interventi volti a favorire il processo di integrazione nel gruppo classe e i criteri di valutazione; l 11% ritiene che il PEI contenga le indicazioni relative a interventi didattici e interventi volti a favorire il processo di integrazione; un altro 11% ritiene che vi siano solo le indicazioni relative agli interventi didattici e agli interventi educativi, mentre il 30% del campione sostiene che le indicazioni contenute nel PEI facciano riferimento agli interventi didattici, interventi educativi e interventi volti a favorire il processo di integrazione nel gruppo classe. Come si evince dalla tabella successiva, la stessa confusione si riscontra quando si deve stabilire quali attori sono chiamati a redigere il PEI.
Sebbene questo compito debba coinvolgere tutto il team docente e debba riguardare tutti gli ambiti della vita scolastica dell alunno disabile e non essere solo una presenza limitata a qualche ora o a qualche attività svolta con l insegnante di sostegno, né, tantomeno, la sua costruzione e applicazione debbano riguardare solo gli insegnanti del gruppo classe o l insegnate di sostegno, le risposte ottenute danno l idea della non competenza dei soggetti intervistati rispetto alla questione. Il 21% del campione ha risposto, infatti, che responsabili della compilazione del PEI siano insegnanti del gruppo classe e insegnanti di sostegno; il 14% lo affida unicamente all insegnante di sostegno; il 9% lo attribuisce a insegnanti del gruppo classe e insegnanti di sostegno insieme con operatori dell asl; un ulteriore 9% lo attribuisce a insegnanti del gruppo classe, insegnanti di sostegno, genitori dell alunno e operatori asl e solo l 8% degli intervistati coinvolge tutti gli attori chiamati in causa nella quotidianità del soggetto: tutto il corpo insegnanti, operatori asl, genitori, addetti ad altre terapie riabilitative e assistenti all autonomia e all educazione; il 7% non risponde.
Come si evince dalle tabelle che seguono relative all analisi della variabile ICF, il dato preoccupante è relativo al fatto che il 73% degli intervistati non conosce il modello di classificazione dello stato di salute delle persone in relazione alle rispettive abitudini esistenziali il cui scopo è l individuazione delle condizioni che possano causare disabilità. Il modello di classificazione ICF è rivolto a tutte le persone, ma anche questa acquisizione è propria solo del 25% delle persone intervistate come si evince dalla tabella successiva. Questo dato si contrappone a quello di coloro che attribuiscono la possibilità di applicazione del modello ICF solo agli alunni disabili (20%). Il 31% degli intervistati, non risponde al quesito e l 87% del campione non ha mai avuto modo di sperimentare l applicazione del modello ICF. Infine, solo il 27% degli intervistati offre una motivazione corretta delle ragioni che hanno indotto l OMS ad adottare il suddetto modello; infatti, la percentuale maggiore individua nella necessità di fornire una descrizione e misurazione del funzionamento della persona attraverso un linguaggio comune e unificato, le ragioni per cui è entrata in vigore l applicazione del modello ICF. Il 17% degli intervistati non fornisce alcuna risposta.