Dedicato ai don Abbondio della ciclabilità (almanacco semiserio di esempi virtuosi) "Il coraggio, uno non se lo può dare..." talchèse un funzionario o un progettista si appellano ad un pedissequo rispetto della "Normativa" per negare le cose che, normalmente ed ovunque nel mondo, si usanfare per costruire la "cittàciclabile", nessuno può fargliene una colpa. Almeno però mostrargli che altri, quel coraggio, lo hanno avuto, quello sì, si può fare. Da qui l'idea di mettere insieme una piccola ma significativa carrellata di interventi 'coraggiosi', tutti rigorosamente italiani, nessuno dei quali ha peraltro comportato strage di ciclisti o decapitazione di progettisti. Non si specificheràmai il luogo del misfatto, vuoi per non fare torto a tutti gli esempi "coraggiosi" qui non citati, vuoi per evitare sempre possibili interventi di una qualche occhiuta autoritàintenzionata a ripristinare la "legalità" offesa. Quasi tutte le foto sono tratte da Google Street. L'ultima è stata gentilmente fornita da Matteo Dondè, che si ringrazia.
Don Abbondio / 1 Il primo caso racchiude da solo un intero florilegio dei peggiori orrori. Si tratta infatti di una corsia ciclabile contromano, realizzata in sola segnaletica ed inserita tra una corsia di marcia ed una corsia di sosta. Stando alla normativa vigente quanto di piùpericoloso possa esistere, causa sicura di vere e proprie stragi di ciclisti. Incidenti registrati? Nessuno, ovviamente.
Don Abbondio / 2 Il secondo caso-incoraggiamento èrelativo ad un intervento che ogni ciclista uso a percorrere anguste strade extraurbane sa quanto sia prezioso, quello delle fasce o bande ciclabili laterali, da ricavarsi in palese violazione di qualunque standard geometrico e con qualche conseguente libertà nel disegno della segnaletica. Cari progettisti, lasciate il righello ed impugnate il buon senso: questa strada la si percorre molto meglio di prima, e non mi risulta che chi ha responsabilmente deciso di attuare l'intervento sia poi stato costretto a riparare nella vicina Svizzera...
Don Abbondio / 3 "Che ci sia ognun lo dice, ove sia nessun lo sa". E invece eccola, esiste anche da noi. Non èun UFO ma una casa avanzata per le biciclette ad una intersezione semaforizzata. Se si pensa che la sola vernice rossa usata per evidenziare la corsia già vale un'infrazione... Da incorniciare.
Don Abbondio / 4 Si propone qui un dispositivo a perfetta norma e quindi, in teoria, "coraggio free". Si tratta della normale striscia tratteggiata che a volte si pone a delimitare una "fascia di manovra" della sosta e che, provare per credere, risulta di grandissima utilitàanche per i ciclisti. E' di fatto, se realizzata con una qualche generosità, una banda ciclabile virtuale. Ora, se la si propone senza dire che può per l'appunto essere utile per i ciclisti, nessuno obietta e la si fa senza problemi. Se però se ne rivela questo possibile uso, scatta il solito meccanismo di 'autotutela' e, per quanto a norma, diventa all'improvviso una pericolosissima trappola e non la si fa più(esperienza realmente vissuta). Meccanismo illuminante del come funzionano le cose in questo paese...
Don Abbondio / 5 Questa volta èun cantiere molto mal gestito a produrre un interessante esperimento di shared space, o espace partagé, o spazio condiviso che dir si voglia. Un trattamento del genere, se pianificato e progettato, non avrebbe mai potuto essere accettato e realizzato, almeno nella cittàcui la foto si riferisce. Purtroppo non si può sempre contare sulla disattenzione, e tantomeno sulla sciatteria; a cantieri chiusi tutto tornerà come prima.
Don Abbondio / 6 Non poteva certo mancare a questa rassegna. E' il ben noto cartello" che per moltissimi anni ha ovunque legalizzato cioè che è ovvio, cioè che i ciclisti non divorano lo stesso spazio di un'automobile e che, pertanto, possono anche essere esentati dall'obbligo di seguire i labirinti circolatori che imprigionano le città. Un legislatore intelligente e davvero preoccupato della sicurezza avrebbe semplicemente chiesto di imporre su strade così regolate limiti di velocitàpiùbassi; i nostri legislatori invece hanno colpevolmente ributtato sulle spalle dei ciclisti la responsabilitàdi volersi sottrarre a vincoli per loro insensati. Dedicato a tutti i Comuni, e per fortuna sono ancora tanti, che con coraggio resistono nell'usarlo.
Don Abbondio / 7 Molti si chiederanno cosa ci sia di così coraggioso in questa foto. Si tratta infatti di una normale corsia ciclabile ampia 1,5 metri delimitata da segnaletica d'ordinanza, diligentemente tratteggiata per consentire l'accesso alla corsia di sosta posta al margine della carreggiata. C'èanche il solito cartello inutilmente zelante di fine pista collocato in corrispondenza dell'intersezione. Tutto perfettamente a norma, dunque. E allora? L'interesse sta nel fatto che l'immagine èriferita ad una cittànella quale questi stessi interventi sono giudicati non a norma e pertanto non realizzabili. Scopo di queste schede èmostrare a chi non osa che qualcuno ha osato. Qui invece si mostra a chi non osa nemmeno dove osare non serve che, sia pure per distrazione, ha osato. Tutto chiaro?
Don Abbondio / 8 Il coraggio qui lo apprezzano solo i piùesperti. Si tratta di una strada provinciale, interessata da traffico intenso e veloce e, per questo, recentemente oggetto di un intervento che ne ha portato la carreggiata da 8 metri ai 10.50 metri previsti dalla normativa (categoria CNR C1). L'allargamento qui però èstato utilizzato per inserire due utilissime corsie laterali esplicitamente destinate alla circolazione di pedoni e ciclisti. La normativa però prevede che una strada di questo tipo debba essere organizzata con due corsie da 3.75 mt. e due banchine laterali da 1.5 metri. E le banchine, a norma di Codice della Strada, sono utilizzabili solo dai pedoni, mentre tutti i veicoli, "velocipedi" compresi, possono impegnarle solo in casi di emergenza. D'altra parte le corsie ciclabili non sono percorribili dai pedoni... Ne consegue che questa sistemazione infrange in un colpo solo due norme, e per questo viene sempre rifiutata -provate voi a proporla-nonostante l'enorme miglioramento di sicurezza che procura agli utenti non motorizzati. Qui, finalmente, eccola realizzata.
Don Abbondio / 9 Nel caso qui presentato il coraggio mancante non deriva da un problema di rispetto della normativa, che nella fattispecie non si pone, ma dal fatto di dover sfidare, per realizzare il dispositivo in questione, abitudini consolidate e l'apparente buon senso che le accompagna. Questo, inevitabilmente, espone il coraggioso che tali abitudinidecide di sfidare a vivaci contestazioni, non di rado condite dalle salaci derisioni tipiche dell'ignoranza. Cosìèstato negli anni '90 per i malcapitati pionieri delle rotatorie, oggi oggetti quasi inflazionati; cosìèstato sino a poco tempo fa per i profeti della moderazione del traffico e dei "30 km/h", concetti ormai di fatto ampiamente condivisi; così invece è ancora per i rari propugnatori della esoterica 'sosta diagonale inversa'. Questo strano oggetto consiste semplicemente nell'invertire l'orientamento dei parcheggi a 45, cosìche chi esce possa avere piena visibilitàdel traffico in arrivo e non sia costretto a manovrare in ciecaretromarcia. Quanto questo migliori la sicurezza dei ciclisti lo capirebbe anche un bambino, ma tant'è. Si può fare, come dimostra la foto. Si faccia, finalmente.
Don Abbondio / 10 L'ultima scheda della rassegna non L'ultima scheda della rassegna non poteva che essere dedicata ai don Abbondio a senso poteva unico. che essere dedicata ai don Sono costoro quelli che tremano di fronte alle piccole forzature che il far della buona ciclabilità Abbondio a senso unico. purtroppo richiede, soprattutto quando par loro di recar danno all'automobilista, ma che poi mostrano un coraggio da leoni nell'ignorare le poche norme esistenti a presidio della progettazione Sono costoro quelli che tremano di ciclabile, e non si peritano di avallare realizzazioni discutibili quando non addirittura oscene. fronte alle piccole forzature che il far Come èfacile immaginare la casistica èal proposito vastissima e la scelta dell'esempio da della riportare buona ciclabilitàpurtroppo davvero ardua. richiede, soprattutto quando par loro Una foto però immortala una realizzazione tanto assurda ed irridente da riuscire quasi dolorosa. di recar danno all'automobilista, ma L'unica speranza -si fa per dire-èche non sia stata fatta in buona fede... che poi mostrano un coraggio da leoni nell'ignorare le poche norme esistenti a presidio della progettazione ciclabile, e non si peritano di avallare realizzazioni discutibili quando non addirittura oscene. Come èfacile immaginare la casistica èal proposito vastissima e la scelta dell'esempio da riportare davvero ardua. Una foto però immortala una realizzazione tanto assurda ed irridente da riuscire quasi dolorosa. L'unica speranza -si fa per dire-èche non sia stata fatta in buona fede...
Conclusioni La normativa italiana, come tutti sappiamo, rende ben difficile progettare la ciclabilità nel nostro paese. Abbiamo visto che ci sono amministratori e tecnici capaci di anteporre al rigore formale il rigore intellettuale di una progettazione sicura ed efficiente; possiamo solo sperare abbiano la forza e la volontà di andare avanti, sapendo che prima o poi il resto seguirà. Agli altri, cui non si può obbiettivamente imporre di recitare il ruolo dell'eroe coraggioso, possiamo comunque chiedere di non aggiungere agli effetti di una normativa arretrata quelli, ben più devastanti, della cattiva tecnica e della mala fede. Milano, Settembre 2013 Società di ingegneria e matematica applicata Via Carlo Poerio 41 20129 MILANO 02.20.40.49.42 www.polinomia.it