Un concorso d idee per l Elettra di Giovanni Panella

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Un concorso d idee per l Elettra di Giovanni Panella Aquarant anni dal - la demolizione del l Elettra, lo yacht-laboratorio di Marconi, si può proporre un esercizio di riflessione collettiva sui costi e sui benefici della ricostruzione di una copia, tenendo conto della molteplicità d impieghi che da essa potrebbero essere assolti. A ciò potranno offrire un apporto d idee e di contributi gli ingegneri e gli architetti navali ma anche i rappresentanti della comunità scientifica e della cultura marittima. Negli ultimi decenni il nostro Paese ha rinunciato a importanti progetti di valorizzazioni del proprio patrimonio galleggiante. Tra questi, è emblematica la vicenda del brigantino a palo Giorgio Cini, varato a Nantes nel 1896 con il nome di Belém, che nel dopoguerra fu utilizzato a lungo a Venezia come nave scuola dalla Fondazione Giorgio Cini. Nel 1979, in mancanza di concreti programmi d uso, fu ceduto per una somma simbolica alla Francia. In quel Paese la nave, ribattezzata col suo nome originale, è stata impiegata con successo, divenendo un icona della storia marittima nazionale. Da parte sua il traghetto ferroviario Cariddi, radiato dalle F.S. nel 1991 e destinato dalla Provincia di Messina a diventare una nave museo grazie agli Il mancato recupero dello yacht di Guglielmo Marconi rappresenta l ennesimo esempio di quanto sia scarsa la cultura marinara nel nostro Paese ampi spazi del suo ponte binari, dopo anni di abbandono fu poi lasciato affondare all ormeggio di quel porto. In anni recenti, si è dibattuto sulla stampa nazionale sulla trasformazione in museo dell incrociatore lanciamissili Vittorio Veneto. La nave, entrata in servizio nel 1969, dispone anch essa di ampi spazi interni dell hangar per elicotteri. A oggi, non si è però giunti ad alcun risultato. Questi esiti hanno in comune una sottovalutazione degli aspetti gestionali, che è necessario affrontare per mantenere uno scafo nel corso del tempo. Le ricostruzioni di navi storiche Nei principali Paesi europei, negli ultimi anni, si sono moltiplicati i progetti di ricostruzione di navi storiche: ciò è dovuto a un ritorno d interesse nei confronti della storia marittima, ma soprattutto al fatto che (Gran Bretagna esclusa) tali navi sono ormai quasi del tutto scomparse. È sopravvissuto qualche veliero o piroscafo che risale ai primi decenni del Novecento, pochi dell Ottocento, mentre i secoli precedenti sono rappresentati solo da imbarcazioni minori. L aspetto massiccio di tanti scafi ci fa dimenticare che le navi di legno (ma anche quelle in ferro o in acciaio) sono dei 20

La squallida fine del traghetto ferroviario Cariddi, affondato dall abbandono, dall incuria e dalla mancanza di sensibilità marinara al suo solitario ormeggio di Messina; in apertura, la prora dell Elettra, esposta nell area dello Science Park di Padriciano, presso Trieste manufatti che potrebbero esser definiti effimeri, progettati per durare non più di venti, trent anni. Mentre le nostre città sono piene di edifici, di pregio e non, che risalgono all Ottocento, le navi che hanno più di un secolo di vita sono davvero pochissime. Quelle che sono giunte sino a noi, come la H.M.S. Victory varata nel 1765, rappresentano dei casi straordinari, che hanno richiesto una continua e gravosa opera di manutenzione. La carenza di scafi storici risalenti ai secoli passati rappresenta uno stimolo a realizzarne delle repliche. Tra queste vi sono delle notevoli differenze, perché si va da navi costruite con strutture e tecniche simili all originale ad altre che, dietro un aspetto antico, nascondono soluzioni moderne: motori, gruppi elettrogeni, paratie anti collisione, impianti idraulici, sistemi di sicurezza. Ciò dipende dalla varietà degli usi: alcune sono collocate in ambiti portuali, come nave museo. Altre, sono state costruite per navigare, per cui sono fornite di strutture e di dotazioni di sicurezza moderne. Oggi, infatti, a nessuna copia esatta di una nave del Settecento o dell Ottocento, per ragioni di sicurezza, sarebbe permesso di prendere il mare. Vi sono poi delle unità che potrebbero esser definite miste : ossia, presentano strutture e attrezzature veliche tradizionali ma dispongono anche di motori e di dispositivi moderni. I loro equipaggi devono saper padroneggiare, contemporaneamente, manovre d epoca e macchinari di oggi. In Europa, tra le maggiori realizzazioni di copie di navi storiche si può ricordare l east indiaman (classe di navi mercantili costruite in diversi cantieri inglesi tra il Settecento e l Ottocento) olandese Batavia (1628), messo in mare nel 1995. Ad esso sono seguiti l east indiaman svedese Goteborg (1745), la fregata russa Sthandard (1703) e la fregata francese da 12 Hermione (1780). Questi progetti sono stati accompagnati da decine di altri, che vanno da riproduzioni di caravelle colombiane, a drakkar vichinghi e cogs anseatiche. Nel 1990, la rivista Chasse-Marée, dopo aver denunciato che in Francia, molte comunità marittime non avevano conservato nessun esemplare dei loro velieri tradimaggio-giugno 2017 21

Un altra rimarchevole reliquia dell Elettra marconiana consiste nella sua grande caldaia a vapore, esposta nel Museo Storico Navale di Venezia zionali, lanciava il concorso Bateaux de còtes de France, che nel corso del tempo ha portato alla messa in servizio di diversi scafi. Lo steam/yacht Elettra Nel campo delle ricostruzioni di navi storiche, progetti che richiedono degli importi di spesa rilevanti, l Italia è stata finora del tutto assente. Si può comunque ricordare che venti anni fa, nel porto di Livorno, prese vita l iniziativa di costruire la copia di un galeone mediceo, ma la sua realizzazione non superò la fase d impostazione della chiglia. A Venezia, d altra parte, si sono susseguiti annunci sulla realizzazione di una copia del Bucintoro, uno scafo da parata appesantito da un ricchissimo apparato decorativo, che non hanno avuto alcun esito. Se vi è una nave di cui varrebbe la pena di mettere in cantiere una copia, questa è l Elettra. Si tratta di uno degli scafi più famosi del Novecento, varato nel 1904, in Scozia, col nome di Rovenska, su ordine di un arciduca d Austria. Era un lussuoso yacht a vapore di 630 tonnellate di stazza lorda, lungo 56 metri al galleggiamento, il cui scafo si faceva notare per un elegante prua a clipper con bompresso e per due alberi che potevano portare un attrezzatura velica. La nave era propulsa da una macchina a vapore a tre cilindri, che consentiva una velocità di 12 nodi. Dopo esser passata ad armatori inglesi, durante la Prima Guerra Mondiale la nave fu requisita dall Ammiragliato britannico e impiegata come dragamine. Nel 1919 la Rovenska fu acquistata da Guglielmo Marconi che la battezzò Elettra e la utilizzò poi come laboratorio galleggiante sui mari del mondo. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1937, la nave fu venduta al Ministero delle Comunicazioni e rimase inattiva nel porto di Trieste. Nel 1944, sequestrata dai tedeschi e colpita da aerei alleati, fu portata a incagliare su una scogliera davanti a Zara, dove rimase per 18 anni in balia dei colpi di 22

mare. Nel 1962, il relitto, che versava ormai in pessime condizioni, fu restituito all Italia per intervento diretto del maresciallo Tito. Per un quindicennio, tuttavia, i programmi di un suo restauro si scontrarono con la lievitazione delle somme necessarie per intervenire su una struttura che era ampiamente degradata. Nel 1977, come soluzione di ripiego, si decise quindi di sezionarlo in diverse parti, destinandole alle istituzioni scientifiche che ne facessero richiesta. Ciò provava il forte valore simbolico e commemorativo attribuito a quello scafo, perché un pezzo dell Elettra assumeva un valore simile a quello di una reliquia. Oggi diverse parti dello scafo sono esposte da varie istituzioni: quelle principali sono rappresentate dalla sezione di prua, in mostra presso l Area Science Park di Padriciano (Trieste), dalla grande caldaia a vapore, che è ospitata nel Padiglione delle Navi del Museo Storico di Venezia, mentre la sezione di poppa, comprendente elica e timone, è visibile al Centro Spaziale del Fucino di Telespazio. Nel 2003 la Marina Militare italiana ha battezzato con il nome di Elettra una nave di supporto polivalente. Un concorso d idee per l Elettra Se a oggi non sussistono ancora le condizioni, e le relative risorse, per proporre la costruzione di una copia dell Elettra, una nave che evoca le conquiste scientifiche realizzate dal nostro Paese, si può svolgere una ricerca preliminare sui costi e sui benefici che potrebbe comportare una tale operazione. Dobbiamo anzitutto domandarci se, a ottant anni dalla morte di Guglielmo Marconi, il suo laboratorio galleggiante possegga sempre un valore simbolico largamente condiviso. Lo Stad Amsterdam, invece, è la copia di un clipper olandese del 1853, è attrezzato per la crociera con cabine dotate di ogni confort, può ospitare meeting aziendali e congressi e per un mese all anno funge da nave scuola per la Marina Militare olandese 23

Due particolareggiate immagini del centro nave e della prora, di un modello dello yacht Elettra Se la risposta è positiva, il secondo passaggio consiste nel mettere a fuoco i possibili utilizzi futuri dell Elettra, in funzione dei benefici che se ne possono trarre ma anche per quanto riguarda la copertura dei costi di gestione. Naturalmente, gli eventuali utilizzi dovranno essere compatibili con le diverse soluzioni progettuali: una volta che i primi siano definiti, si può passare allo studio delle diverse opzioni di suddivisione degli spazi per gli allestimenti interni. Se la nuova Elettra deve evocare l importanza del valore scientifico degli esperimenti svolti da Marconi, la nave non dev essere concepita come un museo, ma piuttosto come un unità polifunzionale. Tale risultato potrebbe essere raggiunto con la progettazione di un allestimento interno che permetta un ampio spettro di utilizzi: dalle crociere al charter, dalla promozione del Made in Italy alla nave scuola, dagli eventi di rappresentanza a quelli scientifici o culturali. Non va infine dimenticato che, se si dimostra che la gestione della nuova Elettra può esser mantenuta in equilibrio economico nel corso del tempo, ciò può facilitare il coinvolgimento di eventuali sponsor. n 24

Un disegno tecnico dei piani della nave di Marconi Ancora un disegno con alcuni particolari degli interni dello yacht L ESEMPIO DEL CLIPPER STAD AMSTERDAM Una realizzazione a cui far riferimento per quanto riguarda l ampio spettro di utilizzo (e relativa copertura dei costi di gestione) è rappresentato dallo Stad Amsterdam, copia di un clipper olandese del 1853 (http://www.stadamsterdam.com). Lo Stad Amsterdam, la cui costruzione fu finanziata da un programma di formazione per giovani disoccupati, è attrezzato per la crociera con cabine dotate di ogni confort ma nelle sue sale può anche ospitare meeting aziendali e congressi. Per un mese all anno funge poi da nave scuola per la Marina Militare olandese. Il successo di questo veliero ha fatto sì che Marina Militare brasiliana ne ordinasse un secondo esemplare, da utilizzare come nave scuola: il Cisne Branco. A bordo, lo spazio riservato alla strumentazione utilizzata da Marconi nei suoi esperimenti potrebbe convivere con un salone polifunzionale, arredato nello stile del tempo. Mentre l aspetto esterno della nave non può esser modificato, la disposizione e le forme di utilizzo dei volumi interni non sono soggetti a restrizioni. Ciò permette, tra l altro, di fruire degli spazi resi liberi dall ingombrante caldaia a vapore di uno steam yacht del 1904, sostituendole con una compatta sala macchine moderna. Le dimensioni relativamente contenute dell Elettra dovrebbero incoraggiare la fattibilità del progetto e la possibilità di gestire la nave nel tempo. Naturalmente, negli allestimenti va valutata la composizione della tabella di armamento dell equipaggio (in origine composto da ben 30 persone) e, se s ipotizzano utilizzazioni per charter o per crociere, vanno previste le sistemazioni per i relativi addetti. Non può peraltro esser esclusa a priori una soluzione statica, con la realizzazione di una nave priva di apparato motore e di ausili alla navigazione, che potrebbe essere semplicemente ormeggiata in porto. Una tale tipologia di allestimento consentirebbe di espandere notevolmente gli spazi espositivi e quelli destinati ad attività sociali, mentre andrebbe valutata la possibilità di allestire sottocoperta delle cabine da destinarsi a giovani frequentanti una scuola di mare. La sfida progettuale è rappresentata dalla realizzazione di un ampio spettro di soluzioni nei volumi di uno scafo lungo 56 metri al galleggiamento, per una larghezza fuori fasciame contenuta nei 8,4 metri. Naturalmente, per dar modo di sviluppare ulteriormente il progetto della ricostruzione dell Elettra, le proposte e le soluzioni raccolte dovranno esser pubblicate e dibattute. La documentazione fotografica disponibile sull Elettra è piuttosto ricca e comprende alcune immagini degli arredamenti interni. Nel 1978 Giancarlo Barbieri ha rilevato da un piano originale, gentilmente concesso dal Museo Storico Navale di Venezia, un disegno su quattro tavole. Queste, titolate: panfilo Elettra del Senatore G.mo Marconi presentano un piano di costruzione in scala 1/50, un piano generale e un rigging plan in scala 1/96 ed un profile & deck plan in scala 1/48. Tale documentazione può essere richiesta all Associazione Navimodellisti Bolognesi, www.anb-online.it. Le quattro tavole, se pur parziali, sono sufficienti a offrire un primo orientamento sulle misure di massima dello scafo, delle sue sovrastrutture e delle sistemazioni interne. 25