PREMESSA Nell ambito della produzione letteraria dell antica Grecia, la poesia lirica, in particolare nella sua variante monodica, ha catturato la mia attenzione, divenendo l oggetto del presente lavoro di tesi. Rappresentante, insieme ad Alceo, della fase più antica della lirica monodica, Saffo (vissuta a Mitilene, sull isola di Lesbo, tra il VII e VI sec. a.c) è stata come è noto educatrice e sacerdotessa di un tiaso dedicato ad Afrodite, nel quale le fanciulle erano preparate alla vita coniugale. Tema principale della sua opera superstite è pertanto l amore, i cui aspetti, manifestazioni ed effetti sono stati ampiamente esplorati dalla poetessa. Ai fini del lavoro di tesi la mia scelta è caduta sulla celebre ode frammentaria 16 V., in cui Saffo afferma, nella forma della Priamel, che la cosa più bella è ciò che ognuno ama. Ho ritenuto opportuno articolare l indagine in due sezioni. Il lavoro si apre con un Introduzione, nella quale esamino le linee-guida e i contenuti di base del componimento: in particolare, ho passato in rassegna le interpretazioni degli studiosi moderni sulla incipitoria, ho analizzato come la vicenda di Elena sia presentata da Saffo (e come la poetessa si differenzi da Omero e Alceo) e ho infine indagato l uso che la poetessa ha fatto del mito medesimo. Nella seconda parte della tesi (commento) propongo un analisi più specifica dei versi di cui si compone il frammento: ho 1
considerato aspetti linguistici (morfosintattici, lessicali, semantici), stilistici, metrici, storico-letterari e storico-antiquari. Non sarà superfluo precisare che il lavoro qui presentato non intende proporsi come un commento puntuale del fr. 16 (non lo consentirebbero né la portata del tema, né gli specifici obiettivi di un corso di laurea triennale); piuttosto, ho proceduto all elaborazione della tesi da una prospettiva essenzialmente didattica e, alla luce delle mie aspirazioni e dei miei obiettivi professionali, ho voluto considerare l indagine sul fr. 16 una sorta di prima simulazione di una lezione di letteratura greca destinata a un pubblico liceale. Conseguentemente, nella redazione del lavoro ho tratto grande giovamento dalla consultazione di strumenti destinati all insegnamento scolastico (antologie liriche e manuali di letteratura greca), ma non ho trascurato di esaminare articoli e studi di più specifico taglio scientifico che hanno offerto ulteriore valido apporto per l analisi del frammento. Dei testi citati e delle abbreviazioni adoperate do conto, al termine della tesi, nella Nota bibliografica. Puntualizzo, infine, che tutte le traduzioni di Saffo e dei poemi omerici sono tratte, rispettivamente, da Ferrari 1987 e da Ciani 1990 e 1994; per il testo delle odi di Saffo si fa riferimento all edizione curata da E.- M. Voigt (Amsterdam 1971). 2
INTRODUZIONE 3
Il frammento 16 V., in cui Saffo individua ciò che è kavlliston, è stato tramandato da P. Oxy. 1231, pubblicato nel 1914 (in particolare, i vv. 13-34 dal fr. 1 col. I, i vv. 1-22 e 32 dal fr. 1 col. II e i vv. 28-30 dal fr. 36; i vv. 7-12 provengono da P. Oxy. 2166 e i vv. 31-32 si ricavano da PSI II 123, 1-2). L ode era composta da otto strofe, delle quali solo cinque sono leggibili, organizzate in una struttura ad anello, nella quale i contenuti generici della prima strofa sono specificati nella quinta: nel frammento, infatti, «l armata e ciò che uno ama diventano l armata lidia e l amata Anattoria» (Privitera 1967.183). La poetessa di Lesbo introduce il componimento ricorrendo alla Priamel (termine tedesco, dal latino praeambulum), una tecnica tipica della poesia arcaica, che consiste nel proporre un elenco di valori (o immagini o concetti) analoghi tra loro, al cui termine il poeta colloca quanto vuole evidenziare. Saffo, in questo caso, risponde all interrogativo, frequente nel contesto simposiale, tiv kavlliston, «qual è la cosa più bella», contrapponendo alle armate di cavalieri, di fanti e di navi, ciò che si ama, secondo il proprio personale, innovatore punto di vista. Sull interpretazione della Priamel, ai vv. 1-4, sono diverse le ipotesi degli studiosi. Ad una prima lettura è facile identificare la rassegna di cavalieri, fanti e navi con gli ideali di impronta maschile, contrapposti all ideale femminile dell io parlante, «ciò che uno ama»: Degani e Burzacchini, nella loro introduzione al frammento, citano la tesi di Bowra (Greek Lyric Poetry, Oxford 1961), con cui si dichiarano in disaccordo, che considera il 4
preambolo basato sulla «contrapposizione di un ideale femminile di kavlliston a un ideale maschile» (1977.132). E non dissimile è l opinione di Massimo Vetta, secondo il quale «Saffo esprime un valore universale, di cui il mondo femminile è protagonista» (1999.131). Anche Luigi Enrico Rossi e Roberto Nicolai sostengono che nel componimento «ai valori estetico-morali del mondo maschile, si contrappone (da una prospettiva tutta femminile) la forza dell amore» (2002.418). Sulla stessa linea interpretativa si pone Vincenzo Di Benedetto, allorché ritiene che il fr. 16 consista in uno «svuotamento dei valori tipicamente maschili» (ap. Ferrari 1987.70) e afferma che nella Priamel, «sapiente artificio letterario di Saffo, per valorizzare di più la propria convinzione [ ], coloro che sostengono il punto di vista diverso» fanno riferimento a un mondo «tipicamente maschile, quello degli uomini che fanno la guerra» (ap. Ferrari 1987.72). Lo studioso, infatti, ritiene che «la vicenda di tutto il carme si giochi entro una dimensione femminile: Elena, Afrodite, Saffo stessa, Anaktoria» (ap. Ferrari 1987.73). Secondo l interpretazione comune, Saffo vuole contrapporre ai valori tradizionali il proprio valore soggettivo, innovativo e rivoluzionario rispetto ai parametri condivisi di saggezza. Nel 1967, Koniaris, in una puntuale ricerca sul fr. 16, ha approfondito gli aspetti logici ed emotivi dell ode. Lo studioso sviluppa la propria tesi fermandosi a riflettere sul significato di e[ratai (v. 4), di cui egli sottolinea la specifica valenza erotica: ciò che non può essere oggetto di eros, come una fanteria, la cavalleria o le navi, è escluso dall ambito della cosa 5
più bella. Il successivo esempio di Elena si viene a collocare, a buon diritto, in questa prospettiva. Koniaris afferma quindi che Saffo utilizza il gruppo di opinioni altrui (oij me;n, oij de;, oij de;) come introduzione, per poi implicitamente presentare la propria prospettiva come quella corretta. Secondo lo studioso, il passaggio dagli oij all e[gw segna il passaggio dal punto di vista collettivo a quello individualistico, dall ambito epico a quello lirico. Privitera si pone sulla stessa linea di Koniaris, dando però all attacco della poesia un valore «strumentale»: «bisognava trovare un termine di confronto considerato usualmente bellissimo e Saffo scelse questo, che le permetteva un complesso gioco stilistico» (1967.187). Successivamente Howie ha proposto, in merito al significato del preambolo iniziale, «a choice between two interpretations» (1977.227). Secondo la prima tesi, «ciò che uno ama» può essere riferito solo a esseri umani, perciò coloro che sostengono che la cosa più bella sia un esercito di cavalieri, di fanti o di navi, «cannot be feeling any eros for them». In base alla seconda interpretazione, l oggetto d amore non è altro rispetto a una cavalleria, una fanteria o delle navi e l eros è un elemento comune a tutti questi ambiti. Secondo lo studioso, ad avvalorare la seconda ipotesi rispetto alla prima è la presenza nella Priamel del genere neutro kh no: gli oggetti dell eros, cioè, possono essere sia personali che impersonali. Howie, poi, collega la Priamel ai vv. 17-20, in cui Saffo loda Anattoria dicendo di preferirla all armata lidia. Qui la poetessa esprime «her own specific eros 6
for Anactoria» e puntualizza che «she prefers Anactoria to what are likely objects of eros for others» (1978.229). Synnøve des Bouvrie Thorsen ha affrontato la questione dell interpretazione della Priamel partendo dalla classificazione proposta da Schmid (Die Priamel der Werte im Griechischen, Wiesbaden 1964), che ha individuato tre tipi di preambolo, sulla base di forma e funzione: il primo tipo è introdotto da un anafora prevalentemente negativa e si basa sul contrapporre valori tradizionali al proprio, presentato come «verità»; il secondo tipo esprime una preferenza ed è introdotto generalmente dall opposizione oujk ajllav; prototipo del terzo tipo è, per Schmid, il fr. 16 di Saffo, che consiste in una pura affermazione soggettiva. L uso saffico delle forme «alcuni», «altri» e «io» esprime, così, «a consciousness of personality» caratteristica della lirica greca arcaica e il preambolo di Saffo rappresenta «an emotional rhetorical hyperbole» (des Bouvrie Thorsen 1978.9). Leah Rissman propone due diverse interpretazioni per i vv. 3-4: la «teoria della correzione» («gli altri hanno torto»), che pone l attenzione su e[ratai, e la lettura più relativistica («gli altri definiscono to; kavlliston in modo troppo meticoloso»), che privilegia il valore indefinito del pronome o[ttw e in base alla quale «a cavalry (or infantry or naval) campaign could be considered the most beautiful thing by anyone who lusted for it» (1983.32). 7