IL CONDIZIONAMENTO DELLE MAFIE SULL ECONOMIA, SULLA SOCIETA E SULLE ISTITUZIONI DEL MEZZOGIORNO

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IL CONDIZIONAMENTO DELLE MAFIE SULL ECONOMIA, SULLA SOCIETA E SULLE ISTITUZIONI DEL MEZZOGIORNO Roma, settembre 2009

INDICE Premessa Pag. 1 1. La forza pervasiva della criminalità organizzata 7 2. La crescita dei luoghi e dei reati della criminalità organizzata di stampo mafioso 13 3. La paura delle imprese 42 3.1. I fattori ostativi allo sviluppo 42 3.2. Il peso della criminalità organizzata 44 3.3. I tradizionali sistemi di controllo del territorio 47 3.4. La filiera lunga della criminalità organizzata 52 3.5. La percezione della sicurezza 57 3.6. Quali gli interventi richiesti e in quali settori 58 4. Trasparenza della Pubblica Amministrazione e cultura della legalità 61 4.1. Le frodi ai danni dell Unione Europea 70 4.2. La spesa in sanità 79 5. Il deficit di fiducia e di coesione all interno della società 91 6. Il divario socio-economico tra il Sud della mafia e il resto del paese 100 7. Spesa pubblica e fondi europei: Troppi soldi o troppo pochi? " 120 Conclusioni 133 Allegato - I principali indicatori demografici 135

PREMESSA Il testo che si presenta nelle pagine che seguono è il risultato del lavoro realizzato dal Censis in adempimento all incarico di consulenza affidatogli dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere e relativo a Il condizionamento delle mafie sull economia, sulla società e sulle istituzioni del Mezzogiorno. Il testo è così articolato: Capitolo 1 La forza pervasiva della criminalità organizzata All interno del capitolo si presenta una stima che il Censis ha effettuato a fine 2006 relativa all incidenza della criminalità organizzata sui comuni e sulla popolazione delle quattro regioni in cui è maggiore la presenza delle organizzazioni criminali. Tale stima è stata messa in relazione ai principali indicatori economici e sociali, per verificare quanto la presenza della criminalità organizzata influisca sui livelli di sviluppo economici e sociali. La stima è stata effettuata considerando, per ciascuno dei comuni delle quattro regioni del Meridione sede delle più temibili organizzazioni mafiose: 1) La presenza di clan (Fonti: Relazioni e Rapporti al Parlamento del Ministero dell interno e Rapporto dell Osservatorio anticamorra della regione Campania); 2) Il numero dei comuni sciolti per mafia (Fonte: Ministero dell Interno); 3) La presenza di beni confiscati (Fonte: Libera, Ufficio beni confiscati). Capitolo 2 La crescita dei luoghi e dei reati di criminalità organizzata In questo capitolo sono stati analizzati la presenza e l andamento dei reati di criminalità organizzata in Italia. I reati di criminalità organizzata sono stati selezionati considerando esclusivamente quegli illeciti per cui le risultanze delle indagini condotte da magistratura e forze dell ordine dimostrano che vi è una partecipazione consistente da parte dei gruppi di criminalità organizzata di stampo mafioso. 1

Per ciascun reato considerato sono stati analizzati i dati di delittuosità relativi alle denunce pervenute alla Forze dell ordine e inseriti nella Banca dati interforze SDI situata presso il Ministero dell Interno. I dati sono presentati con dettaglio provinciale per l ultimo anno disponibile (2007), e in serie storica a partire dal 2004, anno di attivazione della Banca dati SDI. I dati sono considerati in valore assoluto e attraverso la costruzione di indicatori; in ogni tabella è sempre disponibile un confronto tra le quattro regioni del Meridione a maggiore presenza di criminalità organizzata di stampo mafioso, il resto del Sud, il Centro-Nord ed il totale Italia. I dati relativi ai beni immobili sequestrati alla criminalità organizzata, di fonte Agenzia del demanio, sono aggiornati al 31/12/2008. Capitolo 3 - La paura delle imprese Il capitolo intende rappresentare qual è il sentiment prevalente degli imprenditori meridionali rispetto alla presenza della criminalità e quanto questa influisca sullo svolgimento della loro attività economica. All interno del capitolo si fa riferimento ai dati di due indagini effettuate dal Censis su di un campione di imprenditori meridionali: - Indagine sulle imprese, effettuata nel 2006 per il progetto Valutazione di impatto degli interventi realizzati nell ambito del Programma operativo nazionale Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno- 2000/2006, commissionato dal Ministero dell Interno. L indagine è stata realizzata su di un campione di 800 imprenditori di imprese medio - piccole (max. 200 addetti) che operano nelle regioni dell Obiettivo 1 (Campania, Puglia, Calabria, Basilicata, Sardegna, Sicilia). Il campione è stato stratificato in base alla regione di attività, al numero di addetti dell azienda, e al settore di attività (industria, commercio, servizi). Lo strumento di rilevazione adottato per la realizzazione della ricerca è consistito in un questionario a risposte chiuse. - Indagine sulle imprese, effettuata nel 2003 nell ambito del progetto Impresa e criminalità nel Mezzogiorno realizzato per la Fondazione BNC. 2

L indagine è stata realizzata su di un campione di 763 imprenditori di imprese con al massimo 250 addetti che operano nelle otto regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna). Il campione è stato stratificato in base alla regione di attività, al numero di addetti dell azienda, e al settore di attività (industria, commercio, servizi). Lo strumento di rilevazione adottato per la realizzazione della ricerca è consistito in un questionario a risposte chiuse. Capitolo 4 - Trasparenza della pubblica amministrazione e cultura della legalità Il capitolo intende- attraverso dati strutturali e indagini di campo- fare il punto sul funzionamento e la trasparenza della pubblica amministrazione, con particolare riferimento alle quattro regioni in cui è più forte la presenza della criminalità organizzata. All interno del testo viene citata l indagine Doing Business della Banca Mondiale, volta a misurare alcuni parametri del contesto in cui si fa impresa in 183 diverse economie nazionali, ed il Terzo Rapporto della Fondazione Promo PA sulla soddisfazione delle piccole e microimprese nei confronti della Pubblica Amministrazione. Si fa riferimento, poi, ai risultati di uno studio condotto dalla CGIA di Mestre sul costo della Pubblica Amministrazione in Italia. Nel capitolo sono riportati, inoltre, dati relativi alle opinioni delle famiglie sui servizi pubblici tratti dall indagine Multiscopo dell Istat (anno 2007), dati relativi alle denunce di corruzione tratti dal Primo Rapporto al Parlamento del servizio anticorruzione e trasparenza (anno 2008); dati della Guardia di Finanza relativi alle frodi ai danni dell Unione europea (anno 2009); dati dell Arma dei Carabinieri relativi alle frodi alimentari ai danni della UE (anno 2008); dati sulla spesa sanitaria tratti dalla Relazione generale sulla situazione economica del paese (anno 2008) del Ministero dell Economia e delle Finanze, dati sulla spesa sanitaria, sulle strutture, sulla mobilità interregionale del Ministero della salute (2007). 3

Inoltre nel testo sono citate due indagini realizzate dal Censis: - La ricerca svolta nell ambito del progetto Karma - Knowledge, accompagnamento, ricerca, monitoraggio e assistenza per la pubblica amministrazione, realizzato per il Ministero dell Istruzione. L indagine ha coinvolto 386 soggetti appartenenti ad amministrazioni pubbliche delle regioni del Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna). La rilevazione è stata effettuata nel mese di aprile 2008, tramite compilazione on line di un questionario strutturato. - Motivazioni e contenuti delle scelte di voto nelle elezioni politiche 2008, per la quale sono stati intervistati 2.047 elettori all uscita del seggio elettorale. Per la scelta dei comuni si sono utilizzate come variabili di stratificazione l area geografica e l ampiezza demografica; la scelta dei seggi è avvenuta sulla base della localizzazione e l individuazione degli intervistati sulla base di quote campionarie per sesso ed età. Successivamente è stata effettuata una ponderazione per titolo di studio e area geografica. La rilevazione è stata effettuata tramite intervista diretta e compilazione di un questionario strutturato. Capitolo 5 - Il deficit di fiducia e di coesione all interno della società Il capitolo intende analizzare quali sono le caratteristiche prevalenti della società meridionale e se queste possono influire sulla presenza e la forza delle organizzazioni criminali. All interno del capitolo si riportano dati relativi alle persone che svolgono attività sociali tratti all indagine Multiscopo dell Istat (anno 2008); dati sul numero e la percentuale di votanti alle elezioni politiche di fonte Ministero dell Interno e dati inerenti alle seguenti indagini realizzate dal Censis: - Indagine sulla popolazione, effettuata nel 2006 per il progetto Valutazione di impatto degli interventi realizzati nell ambito del Programma operativo nazionale Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno-2000/2006 per il Ministero dell Interno. L universo di riferimento è costituito dalla popolazione di età superiore ai 18 anni, residente nelle regioni Obiettivo 1 (Campania, Puglia, Basilicata, Sardegna, Calabria e Sicilia). L indagine è stata realizzata 4

attraverso 1.500 interviste effettuate su un campione stratificato per sesso, età, regione di residenza, ampiezza del comune di residenza. Lo strumento di rilevazione adottato per effettuare l indagine è consistito in un questionario a risposte chiuse. - Indagine sulla popolazione calabrese, effettuata nel 2008 nell ambito del progetto Sicurezza e legalità nelle società calabrese, su commissione della Fondazione BNC. L universo di riferimento è costituito dalla popolazione di età superiore ai 18 anni, residente in Calabria. Il campione di 1.500 individui è stato stratificato in base al sesso, l età, la provincia e l ampiezza del comune di residenza. Lo strumento di rilevazione è consistito in un questionario a risposte chiuse. - Indagine sulla popolazione campana, effettuata nel 2007 nell ambito del progetto Osservatorio regionale sulla sicurezza urbana su commissione della regione Campania. L universo è costituito dalla popolazione residente in Campania di età superiore ai 18 anni. Il campione di 2.000 individui è stato stratificato per provincia, fascia di età, sesso, e ampiezza demografica del comune di residenza. Lo strumento di rilevazione adottato per effettuare l indagine è consistito in un questionario a risposte chiuse. Capitolo 6 - Il divario socioeconomico tra il Sud della mafia ed il resto del paese Il capitolo presenta ed analizza i principali dati strutturali di carattere socioeconomico di fonte Istat, tratti da diverse rilevazioni. I dati sono considerati con dettaglio regionale per l ultimo anno disponibile (generalmente il 2007), e in serie storica a partire dal 2000, anno nel quale sono stati introdotti nuovi metodi di stima per i dati di contabilità nazionale. I dati sono considerati in valore assoluto e attraverso la costruzione di indicatori; in ogni tabella è sempre disponibile un confronto tra le quattro regioni del Meridione a maggiore presenza di criminalità organizzata di stampo mafioso, il resto del Sud, il Centro-Nord ed il totale Italia. 5

Capitolo 7 - Spesa pubblica e fondi europei Il capitolo presenta i principali dati di spesa pubblica nazionale ed europea. All interno del capitolo sono stati presentati ed analizzati dati di fonte Ministero dello Sviluppo Economico relativi ai Conti pubblici territoriali e dati sui finanziamenti europei tratti dalla rendicontazione del Quadro comunitario di sostegno 2000-2006. I dati sono considerati con dettaglio regionale per l ultimo anno disponibile (2007). 6

1. LA FORZA PERVASIVA DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA La crescita di reati che per la loro visibilità, destano particolare allarme sociale e disturbo dell ordine pubblico; la recrudescenza di alcuni atti criminali di cui si sono fatti protagonisti i cittadini stranieri; la richiesta di maggiori poteri da parte dei sindaci hanno riportato ai primi posti dell agenda politica la domanda di sicurezza e di controllo sociale, facendo emergere le prime crepe nei percorsi di integrazione degli immigrati. L attenzione rivolta alla criminalità comune, che avvicina le nostre città alle più grandi metropoli del mondo, dove da tempo si stanno affrontando, con politiche e strategie diverse, le contraddizioni insite nei processi di sviluppo e di globalizzazione; rischia di far dimenticare quello che, ancora oggi, rappresenta il vero problema del nostro paese, che è la presenza della criminalità organizzata. Tale presenza, che è contrassegnata da una strategia di silenziosa mimetizzazione con il tessuto sociale ed economico circostante e da una grande capacità di trasformazione e di innovazione dei modelli operativi, condiziona pesantemente la vita di una parte significativa della popolazione e ne limita le possibilità di sviluppo economico e sociale. Le risultanze giudiziarie e i dati a disposizione mostrano come oggi si sia di fronte: - ad un radicamento del tessuto criminale nei territori di tradizionale appartenenza; - all estensione dei traffici e dei luoghi di interesse della criminalità organizzata, per cui aumentano i settori e le modalità di intervento, non sempre immediatamente riconoscibili né come criminali né come illegali; e si estendono anche a territori esterni alle quattro regioni tradizionalmente colpite; - al comparire di cartelli stranieri specializzati nei business criminali da globalizzazione, quindi in tutti i traffici internazionali da quelli di droga, a quelli di armi, a quelli di persone. Queste trasformazioni finiscono per avvicinare alla criminalità organizzata strati sempre più ampi di popolazione, che, pur non appartenendo alle famiglie mafiose e non volendo condividere nulla degli affari dei boss, sono 7

in qualche modo condizionati da una presenza che trae la sua forza dalla capacità di esercitare un capillare controllo del territorio. Riportiamo di seguito l analisi condotta dal Censis due anni orsono 1 di alcuni indicatori che possono essere usati come proxi della presenza di criminalità organizzata nei comuni delle quattro regioni in cui le organizzazioni criminali sono più radicate (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) mostra chiaramente la criticità della situazione: - in base alle relazioni del Ministero dell Interno, i comuni del Sud in cui sono presenti sodalizi criminali sono 406 su 1.608; - gli enti locali in cui risultano presenti beni confiscati alle organizzazioni criminali sono 396 2 ; - mentre i comuni sciolti negli ultimi tre anni sono 25; di questi 8 si trovano sul territorio della provincia di Napoli, 4 in quella di Palermo e 3, rispettivamente, a Reggio Calabria e Vibo Valentia (tab. 1). Complessivamente 610 comuni delle quattro regioni meridionali (il 37,9% dei 1.608 comuni totali) hanno un indicatore manifesto della presenza di criminalità organizzata (clan mafioso o bene confiscato o scioglimento negli ultimi tre anni); tra questi, 195 presentano due indicatori e 11 tutti e tre. Se si considerano separatamente le singole Regioni, è la Sicilia ad avere la maggior quota di comuni coinvolti (195, pari al 50% del totale); seguita dalla Puglia, ove 97 comuni, pari al 37,6% del totale registrano presenza di organizzazioni criminali, Campania (203 comuni, pari al 36,8%) e Calabria (115 comuni, pari al 28,1%). Tra le province meridionali, si segnala in negativo la situazione della provincia di Agrigento, ove 37 comuni, pari all 86% del totale, evidenziano almeno un elemento di criticità, quella di Napoli, ove i dati segnalano come nel 79,3% dei comuni vi sia un indicatore di presenza di criminalità organizzata e quella di Caltanisetta, in cui i comuni che registrano un indiscussa presenza di mafia sono il 77,3% del totale. Mentre emergono in positivo le situazioni di Avellino e Cosenza, ove la criminalità organizzata sembra essere circoscritta ad alcune aree. Ma è solo quando si passa a quantificare la popolazione che vive nei comuni in cui si registra almeno un indicatore della presenza di organizzazioni criminali che il dato sulla forza pervasiva della criminalità organizzata emerge in tutta la sua drammaticità: si tratta di 13 milioni circa di individui su di un totale di 16.874.969, vale a dire il 77,2% del totale della 1 2 Per questo come per gli altri lavori del Censis citati, si veda la premessa I dati sono al 31.12.2006, mentre nel cap. 2 si riportano i dati più recenti del Demanio 8

popolazione residente nelle quattro regioni e circa il 22% della popolazione italiana con quote che superano abbondantemente il 50% in ciascuno dei contesti regionali analizzati (per cui si va dall 82% della Sicilia, all 81,3% della Campania, al 72,5% della Puglia, al 62,5% della Calabria). Questo significa che la mafia si insedia soprattutto nei contesti abitativi di maggiori dimensioni, dove ci sono maggiori occasioni di fare affari e di influenzare il potere locale. Le province che hanno quasi la totalità degli abitanti che convivono con le organizzazioni criminali sono quelle di Napoli (95,0%), Agrigento (95,9%), Caltanisetta (95,2%), Trapani (91,0%) e Palermo (90,9%). La provincia ove, invece, vi è la minor quota di popolazione coinvolta è quella di Avellino, in cui, comunque il 38,2% degli abitanti convive con le organizzazioni mafiose. Conferma la considerazione relativa alla dimensione medio-grande dei comuni in cui si registra l insediamento delle famiglie mafiose anche il dato relativo alla superficie complessivamente occupata dalle amministrazioni locali che fanno registrare almeno un indicatore di criminalità: 37.458 kmq, pari al 50,8% dei 73.740 kmq delle quattro regioni. Se si allarga l angolo visuale all interno territorio nazionale, e si considerano accanto ai dati demografici, alcuni indicatori economici, si ha che nei 610 comuni del Mezzogiorno dove vive il 22,0% della popolazione italiana viene prodotto il 14,6% del Pil nazionale e si registra il 12,4% dei depositi bancari e il 7,8% degli impieghi (tab. 2). Di fronte a dati così rilevanti, e considerando l obiettivo del massimo profitto perseguito dai sodalizi criminali, diventa difficile immaginare che questi non finiscano per influenzare il funzionamento del sistema economico, sociale e politico, incidendo pesantemente sulle performance del nostro Mezzogiorno. Nella figura 1 sono riportati insieme tre indicatori che misurano la presenza di criminalità organizzata, la ricchezza individuale e il tasso di disoccupazione nelle diverse aree del Paese. Ebbene, nelle regioni dove la criminalità organizzata è più forte, è minore il Pil procapite ed è maggiore il tasso di disoccupazione. Viceversa, nelle regioni del Centro-Nord, l aumento del PIL e il minore tasso di disoccupazione si combinano con una presenza meno incisiva della criminalità organizzata. E non è un caso se le quattro regioni a rischio siano proprio quelle che sono rimaste nell Obiettivo Convergenza, che ha sostituito l Obiettivo 1 nella programmazione dei Fondi strutturali 2007-2013, e in cui rientrano i territori della Ue che hanno un Pil procapite inferiore al 75% della media europea. A 9

questi territori è destinata la fetta più consistente delle risorse della nuova programmazione. Tab. 1 - Diffusione e incidenza della criminalità organizzata in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia Provincia e regione Comuni coinvolti (*) Popolazione v.a. val. % appartenente ai comuni coinvolti (% su totale) Superficie dei comuni coinvolti (% su totale) Avellino 19 16,0 38,2 13,4 Benevento 28 35,9 56,2 31,1 Caserta 49 47,1 77,9 50,2 Napoli 73 79,3 95,0 86,4 Salerno 34 21,5 69,5 24,9 Totale Campania 203 36,8 81,3 33,7 Bari 27 56,3 79,8 66,9 Brindisi 12 60,0 80,2 79,9 Foggia 15 23,4 70,0 50,9 Lecce 26 26,8 52,2 46,6 Taranto 17 58,6 78,5 71,5 Totale Puglia 97 37,6 72,5 59,9 Catanzaro 20 25,0 65,3 32,2 Cosenza 18 11,6 41,7 16,2 Crotone 11 40,7 72,6 55,8 Reggio Calabria 51 52,6 85,3 58,7 Vibo Valentia 15 30,0 59,7 32,3 Totale Calabria 115 28,1 62,5 33,4 Agrigento 37 86,0 95,9 93,8 Caltanissetta 17 77,3 95,2 91,4 Catania 32 55,2 79,7 56,7 Enna 12 60,0 73,8 59,4 Messina 16 14,8 57,1 21,8 Palermo 46 56,1 90,9 55,9 Ragusa 6 50,0 57,5 47,5 Siracusa 13 61,9 88,7 77,1 Trapani 16 66,7 91,0 81,8 Totale Sicilia 195 50,0 82,0 63,2 Totale 4 regioni 610 37,9 77,2 50,8 (*) Con almeno un elemento di contiguità: clan, beni confiscati, sciolti negli ultimi tre anni Fonte: elaborazione Censis su Rapporti e Relazioni al Parlamento del Ministero dell'interno, Osservatorio Anticamorra Regione Campania, Libera "Ufficio beni confiscati" 10

Tab. 2 - Il peso della criminalità organizzata sulla società e sull economia italiana Indicatori v.a. % sul totale nazionale Comuni coinvolti 610 7,5 Popolazione 2007 13.059.042 21,9 Superficie territoriale 2004 (kmq) 37.458 12,4 Pil (mln euro) 2007 (1) 224.223 14,6 Depositi (mgl euro) 2007 (2) 93.247.957 12,4 Impieghi (mgl euro) 2007 117.548.667 7,8 (1) Stima Censis (2) Stima dei dati relativi ai comuni con meno di tre sportelli bancari Fonte: elaborazione Censis su dati Istat, Banca d'italia 11

Fig. 1 - Criminalità organizzata (*), distribuzione della ricchezza e disoccupazione - Anni 2007/2008 (numeri indice - media nazionale =100) (*) Comprende: attentati, omicidi di tipo mafioso, estorsioni, usura, associaz. mafia, riciclaggio e impiego di denaro, incendi, contrabbando, associazioni per produzione o traffico di stupefacenti, associazioni per spaccio di stupefacenti Fonte: elaborazione Censis su dati Ministero dell'interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Banca Dati Interforze - SSD - mod StatDel 2 12

2. LA CRESCITA DEI LUOGHI E DEI REATI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI STAMPO MAFIOSO La criminalità organizzata rappresenta senza ombra di dubbio una zavorra che grava pesantemente sullo sviluppo sociale ed economico del Meridione: - dal punto di vista economico scoraggia la libera iniziativa; altera il mercato e i meccanismi della concorrenza; crea monopoli basati sull intimidazione e l interesse privato; dissemina paura; determina sprechi, inefficienze, scelte sbagliate; - dal punto di vista sociale genera il consenso di pochi e l acquiescenza di molti che, per quieto vivere, per interesse o per paura, preferiscono far finta di non vedere e perfino sottostare alle richieste dei criminali, piuttosto che denunciare e schierarsi apertamente contro di essi. Che la criminalità organizzata sia tutt altro che sconfitta- nonostante i colpi pesantissimi che le sono stati inferti dalle Forze dell ordine e dalla magistratura- lo si deduce anche da una semplice analisi dei dati disponibili, seppure limitati a quei reati scoperti e per cui si può stabilire una connessione diretta con le attività delle organizzazioni criminali. Dall analisi che si presenta nelle pagine successive emerge molto bene come negli ultimi anni si sia vissuta un emergenza Campania, anzi un emergenza Napoli e Caserta, che ha visto fare un passo in avanti a queste province per tutti i reati di criminalità organizzata, in particolare quelli più efferati e violenti (+61,5% in Campania negli ultimi quattro anni). Meno chiara la situazione delle altre regioni dove, comunque, i reati di criminalità organizzata aumentano, nonostante la strategia di inabissamento e di basso profilo che si sono date le mafie siciliane e calabresi. Di seguito sono stati presi in considerazione e analizzati i dati relativi ai reati che risultano direttamente ascrivibili al crimine organizzato denunciati nelle regioni e nelle province delle quattro regioni più gravemente colpite dal fenomeno: si tratta di usura ed estorsioni, associazioni di tipo mafioso, reati di contrabbando, di riciclaggio di denaro, i reati legati alla vendita e al consumo di sostanze stupefacenti, gli omicidi di stampo mafioso, gli incendi dolosi e gli attentati. I dati sono stati analizzati da una duplice prospettiva: considerando la situazione nell ultimo anno disponibile e considerando 13

l andamento nel decennio, ove possibile, o, quantomeno, negli ultimi quattro anni. L analisi delle denunce per tutti i reati di criminalità organizzata nelle diverse regioni italiane fa emergere il gap tra le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa e il resto del paese. Nel complesso, nelle quattro regioni nel 2007 sono stati denunciati 13.150 reati di criminalità organizzata, pochi meno che in tutte le altre regioni d Italia dove ne sono stati denunciati 13.819, 12.254 dei quali al Centro- Nord (tab. 3). Ne risulta che, mentre in Italia in media si denunciano 45,2 reati di criminalità organizzata ogni 100.000 abitanti, nelle quattro regioni del Sud la cifra sale a 77,7 ogni 100.000 residenti. La Calabria risulta essere la regione in cui la densità di reati è più elevata, con ben 160,8 reati denunciati ogni centomila abitanti, e 3.228 in valore assoluto. Segue, sorprendentemente, il Molise, che nell ultimo anno ha avuto una crescita straordinaria degli incendi dolosi, e che fa registrare 101,3 reati per 100.000 residenti. Al terzo posto per incidenza sulla popolazione (80,2 denunce ogni centomila abitanti), ma prima per numero di reati in valore assoluto è la Campania, con 4.575 reati denunciati. In Puglia il totale delle denunce è di 2.848, con un incidenza di 69,9 reati ogni 100.00 residenti. Infine, in Sicilia i reati denunciati sono stati 2.411, pari a 47,9 per 100.000 abitanti. Se questa è la situazione nelle quattro regioni maggiormente colpite dal fenomeno, occorre però soffermarsi sul dato relativo alle denunce nelle altre regioni, che confermano come la mano della criminalità organizzata si sia spinta ben oltre i confini del Meridione, andando ad interessare tutte le aree del paese. In particolare, un numero consistente di denunce risulta in Lombardia e nel Lazio, dove si contano, rispettivamente, 2.796 e 2.535 reati ascrivibili al crimine organizzato. Non solo: se nelle quattro regioni del Sud nel breve periodo le denunce registrano un aumento del 34,2%, in Italia la crescita è del 29%, con situazioni particolarmente critiche in quelle aree che confinano con i territori sede delle organizzazioni criminali: nel Molise i reati di criminalità 14

organizzata crescono dell 82,6%, nel Lazio del 61,5%, in Abruzzo del 48,6%. Tab. 3 - Totale reati di criminalità organizzata (*) - Anni 2004-2007 (v.a., val. per 100.000 abitanti, var.% e differenze) Province v.a. Per 100.000 abitanti (del/ ab.) 2007 Variazione 2004-2007 var. % Diff. per 100.000 abitanti Campania 4.663 80,2 61,5 30,4 Puglia 2.848 69,9 26,5 14,5 Calabria 3.228 160,8 26,3 33,6 Sicilia 2.411 47,9 14,4 5,9 Totale quattro regioni 13.150 77,7 34,2 19,6 Piemonte 1.384 31,4 11,0 2,6 Valle D'Aosta 20 15,9-20,0-4,5 Lombardia 2.796 29,0 20,2 4,2 Trentino-Alto Adige 185 18,4-8,9-2,5 Veneto 919 19,0 11,5 1,5 Friuli-Venezia Giulia 253 20,7 24,0 3,8 Liguria 953 59,2 25,4 11,5 Emilia - Romagna 1.157 27,1 19,9 3,8 Toscana 1.202 32,7 10,3 2,4 Umbria 361 40,8 47,3 12,3 Marche 489 31,5 33,2 7,3 Lazio 2.535 45,6 61,5 15,8 Abruzzo 615 46,5 48,6 14,6 Molise 325 101,3 82,6 46,0 Basilicata 171 28,9 0,0 0,3 Sardegna 451 27,1-12,3-4,1 Mezzogiorno 14.712 70,6 32,8 17,2 Centro-Nord 12.254 31,6 24,7 5,5 Italia 26.969 45,2 29,0 9,5 (*) Comprende: attentati, omicidi di tipo mafioso, estorsioni, usura, associaz. mafia, riciclaggio e impiego di denaro, incendi, contrabbando, associazioni per produzione o traffico di stupefacenti, associazioni per spaccio di stupefacenti. Fonte: elaborazione Censis su dati Ministero dell'interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Banca Dati Interforze - SSD - mod StatDel 15

Se dall analisi del totale dei reati di criminalità organizzata, si passa all analisi della presenza e dell andamento delle singole fattispecie, si ha che gli omicidi per mafia camorra e ndrangheta nel 2007 sono stati 119 in tutta la penisola, e di questi 117 sono stati commessi nelle quattro regioni a tradizionale insediamento di organizzazioni criminali (tab. 4). L analisi dell andamento nel medio periodo rivela una diminuzione che in Italia è del 42,8%, per cui si passa dai 208 omicidi denunciati nel 1998 ai 119 del 2007, mentre nelle quattro regioni la diminuzione è del 41,8% in quanto gli omicidi passano da 201 a 117, con un incidenza che da 1,2 ogni 100.000 abitanti è passata a 0,7. Questa diminuzione- cui non necessariamente corrisponde un arretramento del potere mafioso- è sicuramente determinata dalla strategia di basso profilo che la criminalità organizzata (soprattutto quella siciliana e calabrese) si è data negli anni più recenti, e che si basa sulla convinzione che se si evitano azioni particolarmente violente si ottiene meno visibilità e, quindi, si incorre anche in meno controlli. Considerevole, nell ultimo decennio è stato soprattutto il decremento degli omicidi in Puglia (passati da 31 a 4), Sicilia (da 35 a 12) e Calabria (da 28 a 16). La Campania, pur registrando una diminuzione, mantiene il drammatico primato con 85 omicidi di camorra nel 2007 (erano 107 dieci anni prima), 80 dei quali sono stati commessi nella sola provincia di Napoli. Si tratta di una cifra che non è paragonabile, per entità, a quella di nessuna altra provincia italiana, se solo si pensa che seconda è Catania con 9 omicidi e terza Reggio Calabria con 8. A Napoli, oltre che il valore assoluto, anche l incidenza sulla popolazione risulta allarmante: 2,6 omicidi ogni centomila abitanti, a fronte di una media di 0,7 nelle quattro regioni del Sud e di 0,2 in Italia. 16

Tab. 4 - Omicidi di tipo mafioso denunciati alle Forze di Polizia - Anni 1998-2007 (v.a., val. per 100.000 abitanti, var.% e differenze) Province 2007 1998 1998-2007 v.a. Per 100.000 abitanti v.a. Per 100.000 abitanti var. % Diff. per 100.000 ab. Caserta 1 0,1 18 2,1-94,4-2,0 Benevento 2 0,7 0 0,0 100,0 0,7 Napoli 80 2,6 88 2,9-9,1-0,3 Avellino 0 0,0 0 0,0-0,0 Salerno 2 0,2 1 0,1 100,0 0,1 Campania 85 1,5 107 1,9-20,6-0,4 Foggia 3 0,4 8 1,2-62,5-0,7 Bari 1 0,1 17 1,1-94,1-1,0 Taranto 0 0,0 0 0,0-0,0 Brindisi 0 0,0 2 0,5-100,0-0,5 Lecce 0 0,0 4 0,5-100,0-0,5 Puglia 4 0,1 31 0,8-87,1-0,7 Cosenza 1 0,1 0 0,0 100,0 0,1 Crotone 4 2,3 6 3,4-33,3-1,1 Catanzaro 2 0,5 5 1,3-60,0-0,8 Vibo Valentia 1 0,6 0 0,0 100,0 0,6 Reggio di Calabria 8 1,4 17 3,0-52,9-1,6 Calabria 16 0,8 28 1,4-42,9-0,6 Trapani 0 0,0 1 0,2-100,0-0,2 Palermo 3 0,2 5 0,4-40,0-0,2 Messina 0 0,0 2 0,3-100,0-0,3 Agrigento 0 0,0 3 0,7-100,0-0,7 Caltanissetta 0 0,0 3 1,1-100,0-1,1 Enna 0 0,0 2 1,1-100,0-1,1 Catania 9 0,8 18 1,7-50,0-0,9 Ragusa 0 0,0 1 0,3-100,0-0,3 Siracusa 0 0,0 0 0,0-0,0 Sicilia 12 0,2 35 0,7-65,7-0,5 Totale quattro regioni 117 0,7 201 1,2-41,8-0,5 Resto del Sud 1 0,0 1 0,0 0,0 0,0 Mezzogiorno 118 0,6 202 1,0-41,6-0,4 Centro-Nord 1 0,0 6 0,0-83,3 0,0 Italia 119 0,2 208 0,4-42,8-0,2 Fonte: elaborazione Censis su dati Ministero dell'interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza 17

Le denunce per associazione di tipo mafioso sono, oltre che una spia della presenza del fenomeno, anche un segnale tangibile della capacità delle forze dell ordine e della magistratura di intercettarlo: in Italia negli ultimi dieci anni il numero delle denunce è passato da 187 del 1998 a 140 del 2007-25,1%; mentre nelle quattro regioni a rischio è sceso dalle 157 del 1998 alle 123 di dieci anni dopo (-21,7%) (tab. 5). Nell analisi delle quattro regioni emerge come, a fronte di un calo delle denunce in Sicilia (da 83 a 39 in dieci anni) e Calabria (da 38 a 19), e di un numero rimasto sostanzialmente invariato per la Puglia, la Campania raddoppi il numero delle denunce, passando dalle 26 del 1998 alle 54 del 2007; di queste 39 si sono verificate in provincia di Napoli e 10 a Caserta. Le province nelle quali si registra l incidenza più alta sulla popolazione appartengono però alla Sicilia: in particolare a Caltanissetta si registrano 2,6 denunce ogni centomila abitanti e ad Agrigento 1,8 (si consideri che la media delle quattro regioni è pari a 0,7 e la media nazionale 0,2). Anche per Reggio Calabria l incidenza sulla popolazione è alta: 1,9 denunce di associazione di stampo mafioso ogni centomila abitanti. 18

Tab. 5 - Associazioni di tipo mafioso denunciate alle Forze di Polizia - Anni 1998-2007 (v.a., val. per 100.000 abitanti, var.% e differenze) 2007 1998 1998-2007 v.a. Per 100.000 var. % abitanti v.a. Per 100.000 abitanti Diff. per 100.000 ab. Caserta 10 1,1 4 0,5 150,0 0,6 Benevento 0 0,0 1 0,3-100,0-0,3 Napoli 39 1,3 17 0,6 129,4 0,7 Avellino 0 0,0 1 0,2-100,0-0,2 Salerno 4 0,4 3 0,3 33,3 0,1 Campania 54 0,9 26 0,5 107,7 0,5 Foggia 3 0,4 0 0,0 100,0 0,4 Bari 3 0,2 5 0,3-40,0-0,1 Taranto 2 0,3 0 0,0 100,0 0,3 Brindisi 3 0,7 4 1,0-25,0-0,2 Lecce 0 0,0 1 0,1-100,0-0,1 Puglia 11 0,3 10 0,2 10,0 0,0 Cosenza 2 0,3 5 0,7-60,0-0,4 Crotone 1 0,6 3 1,7-66,7-1,1 Catanzaro 2 0,5 11 2,9-81,8-2,4 Vibo Valentia 2 1,2 1 0,6 100,0 0,6 Reggio di Calabria 11 1,9 18 3,2-38,9-1,2 Calabria 19 0,9 38 1,9-50,0-0,9 Trapani 4 0,9 6 1,4-33,3-0,5 Palermo 11 0,9 17 1,4-35,3-0,5 Messina 2 0,3 3 0,5-33,3-0,1 Agrigento 8 1,8 1 0,2 700,0 1,5 Caltanissetta 7 2,6 1 0,4 600,0 2,2 Enna 1 0,6 2 1,1-50,0-0,5 Catania 4 0,4 27 2,6-85,2-2,2 Ragusa 1 0,3 23 7,8-95,7-7,5 Siracusa 0 0,0 3 0,7-100,0-0,7 Sicilia 39 0,8 83 1,7-53,0-0,9 Totale quattro regioni 123 0,7 157 0,9-21,7-0,2 Resto del Sud 0 0,0 3 0,1-100,0-0,1 Mezzogiorno 123 0,6 160 0,8-23,1-0,2 Centro-Nord 17 0,0 27 0,1-37,0 0,0 Italia 140 0,2 187 0,3-25,1-0,1 Fonte: elaborazione Censis su dati Ministero dell'interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza 19

Altra espressione tipica della presenza mafiosa è l estorsione, che rappresenta da sempre uno dei principali strumenti di arricchimento da parte della criminalità organizzata ed insieme un efficace sistema di controllo e di pressione sul territorio. Occorre qui specificare che il dato relativo alle estorsioni è controverso e non immediatamente interpretabile, in quanto il timore di subire ritorsioni difficilmente porta ad una denuncia della pressione estorsiva da parte della vittima. Per questo motivo spesso le denunce aumentano in quei territori in cui si realizzano azioni di accompagnamento da parte degli enti locali o delle associazioni. Un ulteriore fattore che può portare ad evitare il ricorso alla denuncia è la paura, da parte di imprenditori e commercianti, di attirare i controlli dello Stato sulle proprie attività e di subire sanzioni per irregolarità di natura fiscale o contrattuale. Alla luce di quanto detto si possono interpretare i dati sulle estorsioni denunciate negli ultimi anni alle Forze di Polizia considerando che l aumento complessivo dell 85% registrato tra il 1998 ed il 2007, per cui le denunce in Italia sono passate da 3.534 a 6.545, può essere il segnale della crescita della pressione estorsiva da parte delle organizzazioni criminali, ma anche di una maggiore sensibilità e propensione alla denuncia che i movimenti, le iniziative di risarcimento ad opera dello Stato centrale, le associazioni antiracket hanno incentivato (tab. 6). A testimonianza della maggiore presenza del fenomeno nelle regioni del Sud ad alta presenza di gruppi criminali, si nota come il numero delle denunce nelle quattro regioni sia pari a quello di tutte le altre regioni del Centro-nord messe insieme. Nel 2007, infatti, si hanno 3.082 denunce in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, e 3.091, quindi appena 9 denunce in più, in tutte le altre regioni. Ne deriva che l incidenza percentuale di tale reato sulla popolazione sia molto più elevata al Sud dove si contano 18,2 denunce per centomila abitanti rispetto alle 8 delle altre regioni. Più nel dettaglio, in Campania nel 2007 risultano 1.230 denunce per estorsione, con un incidenza di 21,2 reati estorsivi ogni centomila abitanti; e la quota più alta si registra nelle province di Caserta (28,2) e di Napoli (22,3). In Sicilia le denunce sono state 811 nel 2007, con incidenza pari a 16,1 per 100.000 abitanti, con punte massime a Siracusa (24,2 reati ogni centomila abitanti), Messina (23,2) e Catania (21,3). 20

Tab. 6 - Estorsioni denunciate alle Forze di Polizia - Anni 1998-2007 (v.a., val. per 100.000 abitanti, var.% e differenze) Province 2007 1998 1998-2007 v.a. Per 100.000 abitanti v.a. Per 100.000 abitanti var. % Diff. per 100.000 ab. Caserta 253 28,2 64 7,5 295,3 20,7 Benevento 46 15,9 44 15,2 4,5 0,7 Napoli 689 22,3 263 8,6 162,0 13,8 Avellino 73 16,6 18 4,2 305,6 12,5 Salerno 166 15,1 86 8,0 93,0 7,1 Campania 1.230 21,2 475 8,3 158,9 12,9 Foggia 171 25,1 102 14,7 67,6 10,4 Bari 253 15,8 124 8,0 104,0 7,8 Taranto 78 13,4 45 7,7 73,3 5,8 Brindisi 61 15,1 59 14,5 3,4 0,7 Lecce 104 12,8 48 6,0 116,7 6,8 Puglia 667 16,4 378 9,4 76,5 7,0 Cosenza 131 17,9 47 6,3 178,7 11,6 Crotone 26 15,0 5 2,8 420,0 12,2 Catanzaro 94 25,6 109 29,0-13,8-3,4 Vibo Valentia 38 22,7 24 13,7 58,3 8,9 Reggio di Calabria 84 14,8 54 9,5 55,6 5,3 Calabria 374 18,6 239 11,7 56,5 6,9 Trapani 71 16,3 17 4,0 317,6 12,3 Palermo 92 7,4 62 5,0 48,4 2,4 Messina 152 23,2 147 22,3 3,4 1,0 Agrigento 80 17,6 26 5,6 207,7 11,9 Caltanissetta 42 15,4 26 9,4 61,5 6,0 Enna 17 9,8 16 8,8 6,3 0,9 Catania 230 21,3 187 17,7 23,0 3,6 Ragusa 30 9,6 50 16,9-40,0-7,3 Siracusa 97 24,2 60 15,0 61,7 9,2 Sicilia 811 16,1 591 11,8 37,2 4,3 Totale quattro regioni 3.082 18,2 1.683 10,0 83,1 8,2 Resto del Sud 372 9,5 236 6,2 57,6 3,4 Mezzogiorno 3.454 16,6 1.919 9,3 80,0 7,3 Centro-Nord 3.091 8,0 1.615 4,5 91,4 3,5 Italia 6.545 11,0 3.534 6,2 85,2 4,8 Fonte: elaborazione Censis su dati Ministero dell'interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza 21

In Puglia le 667 estorsioni denunciate, pari a 16,4 ogni centomila abitanti, presentano l incidenza più alta nella provincia di Foggia (25,1). In Calabria dei 374 reati di estorsione, pari a 18,6 per centomila abitanti, hanno risentito maggiormente i cittadini delle province di Catanzaro (25,6 estorsioni ogni centomila abitanti) e Vibo Valentia (22,7). Da notare che in tutte e quattro le regioni considerate si è evidenziata una variazione percentuale positiva nel numero delle denunce tra il 1998 ed il 2007, ma per la Campania tale variazione si attesta su un valore più alto (+158,9%), probabilmente anche per la convincente azione di sensibilizzazione e di sostegno alle vittime svolto dai comitati antiracket, che hanno potuto anche usufruire dei finanziamenti stabiliti da apposita normativa regionale. Preoccupante anche l aumento del racket nel resto del Sud (+57,6% di denunce negli ultimi quattro anni) e nel Centro-Nord (+91,4%). Da segnalare, infine, il maggiore impegno dello Stato a sostegno delle vittime, attraverso l attività del Comitato di solidarietà per le vittime dell estorsione e dell usura. Dopo un anno di relativa stasi, determinata dall attesa per il rinnovo delle cariche, nel 2007 il Comitato si è riunito regolarmente, smaltendo anche parte dell attività arretrata. Come si desume dalla tabella 7, nel 2007 (ultimo anno per cui si dispone di una Relazione) il Comitato ha disposto l accoglimento di 304 istanze, di cui 161 presentate dalle vittime dell estorsione per l ottenimento di elargizioni ex lege 44/99 e 143 dalle vittime di usura per l ottenimento di mutui ex art. 14 lege 108/96. Complessivamente sono state erogate somme per 26.086.753 euro, di cui 16.572.890 in favore delle vittime di estorsione e 9.513.863 a favore delle vittime di usura. Nelle quattro regioni a rischio sono state accolte 144 domande da parte di vittime di estorsione e deliberate somme per 15 milioni e 100.000 euro e 64 domande di vittime di usura con 4.627.000 euro deliberati. Complessivamente alle vittime delle quattro regioni sede delle organizzazioni criminali maggiori sono andati 19.728.092 euro (il 75,6% del totale). 22

Tab. 7 - Bilancio delle attività del Comitato di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura. Anno 2007 (v.a. e val.%) Domande accolte Estorsione Usura Totale somme Somme % sul Domande Somme % sul deliberate deliberate totale accolte deliberate totale % sul totale Calabria 42 5.875.645,72 35,5 9 1.237.061,32 13,0 7.112.707,04 27,3 Sicilia 62 5.777.201,21 34,9 26 1.011.421,86 10,6 6.788.623,07 26,0 Campania 24 1.763.743,03 10,6 17 1.367.704,80 14,4 3.131.447,83 12,0 Puglia 16 1.684.164,43 10,2 12 1.011.150,15 10,1 2.695.314,58 10,3 Totale 4 regioni 144 15.100.754,39 91,1 64 4.627.338,13 48,6 19.728.092,52 75,6 Totale Resto del Sud 6 367.102,02 2,2 6 395.447,96 4,2 762.549,98 2,9 Mezzogiorno 150 15.467.856,41 93,3 70 5.022.786,09 52,8 20.490.642,50 78,5 Centro-Nord 11 1.105.034,27 6,7 73 4.491.076,97 47,2 5.596.111,24 21,5 ITALIA 161 16.572.890,68 100,0 143 9.513.863,06 100,0 26.086.753,74 100,0 Fonte: elaborazione Censis su dati Comitato di solidarietà per le vittime dell'usura e dell'estorsione 23

Il dato sulle estorsioni viene solitamente analizzato accanto a quello sugli incendi, in quanto questi ultimi rappresentano una delle azioni intimidatorie, difficilmente occultabile da parte della vittima, messe in atto nei confronti di chi si rifiuta di sottostare al ricatto estorsivo. Forse non è un caso, quindi, se nella stessa misura in cui aumentano le estorsioni nell arco di tempo considerato aumenta anche il numero di incendi dolosi denunciati. Si tratta di cifre che quasi raddoppiano, per cui in Italia si va dai 9.552 incendi denunciati nel 1998 ai 16.716 del 2007(+75%), mentre nelle quattro regioni di criminalità organizzata le denunce passano da 4.243 a 8.441(+98,9%) (tab. 8). Negli ultimi anni in Campania gli incendi crescono del 322,8% (a Salerno +730,9%; ad Avellino + 727,3%; a Benevento +652,9%); in Calabria del 238,7% (con una punta massima di + 768,8% a Cosenza); ed in Puglia del 112,1% (ma +275,1% a Foggia). In Sicilia, e in controtendenza con quanto avviene altrove, gli incendi subiscono ovunque una drastica riduzione (-32,6%), con l unica eccezione di Catania, dove aumentano del 94,2%. Dal punto di vista dell incidenza sulla popolazione, la situazione è particolarmente allarmante in Calabria dove gli incendi denunciati sono 133,9 per centomila abitanti, con punte massime a Cosenza (182,8) e Crotone (165,5). Per gli attentati è valido allo stesso modo, e forse in misura anche maggiore, il ragionamento fatto per gli incendi dolosi: si tratta di reati perpetrati dalla criminalità organizzata prevalentemente a scopo intimidatorio, per fluidificare l azione estorsiva nel caso in cui si verifichino delle resistenze. In Italia nel 2007 le denunce di attentato sono state 544, in crescita del 19% rispetto al 2004, quando risultavano essere 458 (tab. 9). L incidenza sulla popolazione risulta essere pari a 0,9 reati denunciati ogni centomila abitanti Duecento denunce si registrano nelle quattro regioni interessate da una radicata presenza di organizzazioni criminali, con la prevalenza di Campania (88 attentati denunciati nel 2007, soprattutto in provincia di Napoli, 47) e Puglia (61 denunce, di cui 35 a Bari), regioni nelle quali l incidenza sulla popolazione risulta essere più alta (1,5 per centomila abitanti) della media dei quattro territori (1,2). Un numero inferiore di attentati è stato invece denunciato in Sicilia (29 in tutto, concentrati soprattutto a Catania, 12) ed in Calabria (22, di cui 13 a Reggio Calabria), dove l incidenza sulla popolazione è pari, rispettivamente, ad 1,1 e 0,6 denunce ogni centomila abitanti. 24

Tab. 8 - Incendi denunciati alle Forze di Polizia - Anni 1998-2007 (v.a., val. per 100.000 abitanti, var.% e differenze) Province 2007 1998 1998-2007 v.a. Per 100.000 abitanti v.a. Per 100.000 abitanti var. % Diff. per 100.000 ab. Caserta 265 29,5 81 9,5 227,2 20,0 Benevento 384 132,9 51 17,6 652,9 115,3 Napoli 648 21,0 321 10,5 101,9 10,6 Avellino 455 103,6 55 12,7 727,3 90,9 Salerno 806 73,1 97 9,0 730,9 64,1 Campania 2.558 44,0 605 10,6 322,8 33,4 Foggia 664 97,3 177 25,4 275,1 71,8 Bari 596 37,3 274 17,6 117,5 19,7 Taranto 191 32,9 139 23,7 37,4 9,2 Brindisi 123 30,5 134 32,9-8,2-2,3 Lecce 297 36,6 158 19,8 88,0 16,8 Puglia 1.871 45,9 882 21,8 112,1 24,1 Cosenza 1.338 182,8 154 20,7 768,8 162,1 Crotone 286 165,5 64 36,4 346,9 129,0 Catanzaro 465 126,5 102 27,1 355,9 99,3 Vibo Valentia 113 67,4 146 83,5-22,6-16,1 Reggio di Calabria 487 85,8 328 57,5 48,5 28,4 Calabria 2.689 133,9 794 38,9 238,7 95,0 Trapani 67 15,4 141 33,0-52,5-17,6 Palermo 387 31,1 427 34,3-9,4-3,2 Messina 129 19,7 312 47,3-58,7-27,6 Agrigento 123 27,0 155 33,6-20,6-6,6 Caltanissetta 98 36,0 253 91,2-61,3-55,2 Enna 69 39,7 75 41,4-8,0-1,7 Catania 266 24,6 137 13,0 94,2 11,6 Ragusa 41 13,2 186 62,9-78,0-49,8 Siracusa 143 35,7 276 68,9-48,2-33,2 Sicilia 1.323 26,3 1.962 39,2-32,6-12,9 Totale quattro regioni 8.441 49,9 4.243 25,2 98,9 24,6 Resto del Sud 1.050 26,9 1.141 29,8-8,0-2,9 Mezzogiorno 9.491 45,6 5.384 26,1 76,3 19,5 Centro-Nord 7.225 18,6 4.168 11,5 73,3 7,1 Italia 16.716 28,0 9.552 16,8 75,0 11,3 Fonte: elaborazione Censis su dati Ministero dell'interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza 25

Tab. 9 - Attentati denunciati alle Forze di Polizia - Anni 2004-2007 (v.a., val. per 100.000 abitanti, var.% e differenze) 2007 2004 2004-2007 v.a. Per 100.000 var.% abitanti v.a. Per 100.000 abitanti Diff. per 100.000 ab. Caserta 9 1,0 13 1,5-31 0 Benevento 4 1,4 2 0,7 100 1 Napoli 47 1,5 28 0,9 68 1 Avellino 3 0,7 1 0,2 200 0 Salerno 24 2,2 42 3,9-43 -2 Campania 88 1,5 87 1,5 1 0 Foggia 4 0,6 7 1,0-43 0 Bari 35 2,2 17 1,1 106 1 Taranto 8 1,4 2 0,3 300 1 Brindisi 10 2,5 7 1,7 43 1 Lecce 2 0,2 4 0,5-50 0 Puglia 61 1,5 38 0,9 61 1 Cosenza 0 0,0 2 0,3-100 0 Crotone 1 0,6 5 2,9-80 -2 Catanzaro 7 1,9 5 1,4 40 1 Vibo Valentia 1 0,6 0 0,0 100 1 Reggio Calabria 13 2,3 24 4,2-46 -2 Calabria 22 1,1 37 1,8-41 -1 Trapani 2 0,5 3 0,7-33 0 Palermo 8 0,6 9 0,7-11 0 Messina 2 0,3 5 0,8-60 0 Agrigento 0 0,0 1 0,2-100 0 Caltanissetta 4 1,5 2 0,7 100 1 Enna 0 0,0 0 0,0-0 Catania 12 1,1 9 0,8 33 0 Ragusa 1 0,3 2 0,7-50 0 Siracusa 0 0,0 0 0,0-0 Sicilia 29 0,6 31 0,6-6 0 Totale quattro regioni 200 1,2 193 1,1 4 0 Sud e Isole 220 1,1 219 1,1 0 0 Totale resto del Sud 20 0,5 26 0,7-23 0 Centro-Nord 324 0,8 239 0,6 36 0 Italia 544 0,9 458 0,8 19 0 Fonte: elaborazione Censis su dati Ministero dell'interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Banca Dati Interforze - SSD - mod StatDel 26

Tra il 2004 e il 2007 non si evidenzia, per le quattro regioni, una crescita in termini numerici di questo reato paragonabile a quella nazionale, fermandosi infatti al +4%, con l eccezione della Puglia, che vede crescere il numero degli attentati del 61%, e con particolare gravità soprattutto nelle province di Bari (da 17 a 35) e Taranto (da 2 a 8, praticamente quadruplicati). Altra provincia che registra una preoccupante escalation di attentati, nonostante a livello regionale si registri complessivamente una situazione stazionaria, è quella di Napoli (nella quale si registra anche il più alto numero di denunce per estorsione) che passa dai 28 del 2004 ai 47 del 2007. In un economia come quella meridionale, caratterizzata da una componente di sommerso significativa, con attività economiche e commerciali precarie e con un tasso di abusivismo particolarmente alto, l usura funge da vera e propria supplenza al mercato legale del credito. In alcuni casi il ricorso al credito usuraio è così diffuso ed accettato come normale da essere vissuto dalla cittadinanza come un vero e proprio sistema bancario parallelo, con le sue leggi e i suoi codici, mai scritti, ma rispettati da tutti. Fino a qualche anno fa gli interessi della criminalità organizzata sul mercato dell usura erano limitati ed il mercato era gestito per lo più da individui singoli, spesso con il volto rassicurante del vicino di casa o del pensionato. In epoca più recente, come è evidenziato da numerose risultanze investigative, le mani dalla criminalità organizzata si sono allungate anche sul mercato dell usura per ottenere alti profitti, riciclare denaro di provenienza illegale ed estendere ulteriormente il controllo sul tessuto economico. Come nel caso delle estorsioni, il numero dei reati di usura denunciati non fornisce una misura attendibile della reale entità del fenomeno, poiché la maggior parte dei casi continua a rimanere sommersa, non tanto per la paura di denunciare, quanto per il complesso rapporto di dipendenza che si viene a creare tra usurato ed usuraio. Non bisogna dimenticare, infatti, che l usura deve essere considerato come un reato a domanda, che per essere perpetrato ha bisogno di un cliente disposto a qualsiasi cosa pur di ottenere un prestito. Per questo motivo, più ancora che per l estorsione, è fondamentale il lavoro di accompagnamento e di aiuto dei soggetti usurati, spesso devastati nella psiche oltre che nel portafoglio, svolto sui territori da associazioni, istituzioni locali, fondazioni. 27

Stando ai dati disponibili, e non senza sorpresa considerando le attuali difficoltà economiche, negli ultimi anni il numero delle denunce sul territorio nazionale risulta, addirittura, in lieve diminuzione (-4% tra il 2004- primo anno per cui si dispone di un dato- ed il 2007, per cui si passa da 398 denunce a 382) (tab. 10). Nelle quattro regioni in cui si registra una forte presenza di criminalità organizzata si evidenzia un calo complessivo del numero delle denunce di usura dell 1,9% (da 156 a 153 denunce in tre anni), più evidente in Calabria (dove si passa dalle 30 denunce del 2004 alle 18 del 2007) e in Puglia (dalle 38 del 2004 alle 27 del 2007). In Sicilia le denunce nel 2004 erano 42 e diventano 35 nel 2007. Solo in Campania si verifica un aumento consistente dei reati commessi, che vede passare il numero delle denunce dalle 46 del 2004 alle 73 del 2007. In questa Regione si registra anche l incidenza più elevata sulla popolazione: 1,3 denunce di usura ogni centomila abitanti, che arrivano a 2,8 a Benevento, e a 1,8 a Caserta. Il riciclaggio rappresenta una vera e propria necessità per le organizzazioni criminali che, attraverso l immissione nel circuito ordinario del denaro proveniente da attività delittuosa lo ripuliscono e lo rendono spendibile. Tra le modalità maggiormente praticate di riciclaggio vi è l acquisizione, direttamente o tramite prestanome, di imprese e attività commerciali; si tratta di un attività che è molto cresciuta in questi anni e che è particolarmente difficile da scoprire, in quanto rappresenta il punto di snodo tra la finanza criminale e la finanza legale nella quale le organizzazioni criminali entrano in contatto con il tessuto economico legale. Per questa attività la criminalità organizzata allarga i suoi interessi all intera economia nazionale. 28