RIAPERTURA DELLA CAVA STORICA DELLA PIETRA DI VICO

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RIAPERTURA DELLA CAVA STORICA DELLA PIETRA DI VICO V. Badino, E. Lovera DITAG, Politecnico di Torino M. Fornaro Dip. Scienze della Terra, Università degli Studi di Torino La pietra nota storicamente come Pietra di Vico è un arenaria presente nel territorio del Comune di Vicoforte (CN), in un potente banco intercalato a sabbie, marne e conglomerati di età oligomiocenica, impiegata sia come materiale da costruzione che da decorazione dal 500 ai primi decenni del 900, con risultati talora eccezionali. Quasi tutta l edilizia storica del Monregalese risalente a questo periodo ma numerosi esempi esistono anche nel resto della Provincia e a Torino conserva l impronta di questo materiale, che spesso ha rappresentato l esclusivo elemento strutturale e decorativo delle costruzioni. Il caso più importante è dato dal Santuario Basilica di Vicoforte, monumento nazionale, opera tra le più importanti di tutto il Piemonte soprattutto per gli aspetti architettonici (vedi figura sotto). Secondo il progetto cinquecentesco del Vitozzi, il tempio è stato realizzato completamente con l arenaria locale per tutta la parte inferiore in stile neoclassico, fino all imposta del tamburo barocco che sorregge la grande cupola ellissoidica, ancor oggi la più grande del mondo. La Pietra di Vico è stata qui impiegata non solo per realizzate le imponenti strutture dell edificio pilastri e muri perimetrali ma anche per il suo rivestimento completo sia all interno che all esterno. Le eccezionali qualità del materiale sono dimostrate, per gli aspetti strutturali, da elementi come le decine di colonne anche di 9-10 m di altezza, e in particolare dall architrave dell ingresso principale, costituita da un pezzo monolitico di arenaria di 13 m di luce (per 3,5 x 1,5 m); oppure, per gli aspetti ornamentali, dalla ricca decorazione interna ed esterna realizzata con sculture e fregi di raffinata lavorazione. La cava in oggetto è dunque la cava madre della fabbrica del Santuario di Vicoforte, che ha alimentato il cantiere della sua costruzione per ben tre secoli, fino, come si è detto, agli albori del 900. L attività estrattiva è sospesa ormai da circa un secolo, soprattutto per le difficoltà di estrazione e lavorazione create dalle caratteristiche del materiale, i cui valori di tenacità e abrasività sono particolarmente elevati, anomali rispetto alla media delle arenarie: questo fatto, se da un lato costituisce un elemento positivo ai fini dell impiego, dal momento che denuncia buone caratteristiche di resistenza, ha rappresentato però un ostacolo per la sua produzione, i cui costi sono risultati certamente non competitivi fino a quando si sono basati sulle tradizionali metodologie di taglio e lavorazione.

A sinistra: Santuar io di Vicofort e, facciata principa le; colonne e trabeazi oni monoliti che dimostr ano le ottime caratter istiche strutturali della Pietra di Vico. A destra, particolare della facciata Ovest, dove sono evidenziate le funzioni decorative dell arenaria. In considerazione del rilevante significato storico-culturale del materiale, è emersa l importanza della sua disponibilità per il recupero e il restauro conservativo del patrimonio storico-artisticoarchitettonico, ed è quindi soprattutto in relazione a questa esigenza che è da salutare con soddisfazione la recente decisione, da parte di un impresa privata, di riaprire la cava. A tal fine, date le caratteristiche peculiari della pietra e le impegnative condizioni di mercato, risulta necessario curare con particolare attenzione tutte le operazioni preliminari alle scelte operative riguardanti la coltivazione della cava e le successive lavorazioni della pietra. Assieme alla caratterizzazione del materiale ed alle indagini geo-giacimentologiche è pertanto opportuno lo studio relativo alla cava pilota che di seguito si presenta. La cava pilota Il sito individuato come più idoneo per il riavvio della coltivazione dell Arenaria di Vico corrisponde ad un modesto rilievo (dislivello di una trentina di metri rispetto al fondovalle, posto mediamente a quota 540 s.l.m.), il cui crinale presenta uno sviluppo allungato lungo la direzione Nord-Sud, degradante naturalmente a Nord verso la quota di fondo valle; il rilievo è nettamente delimitato su due lati, ad Est e ad Ovest, da impluvi naturali nei quali, saltuariamente, si raccoglie una ridotta quantità d acqua. L area è accessibile percorrendo per circa 700 m una strada che si dirama dalla viabilità pubblica (strada statale) e che raggiunge il piazzale di una cava attiva per l estrazione di sabbia; da qui una pista sterrata sub-pianeggiante, lunga circa 100 m, consente l accesso al rilievo roccioso oggetto dell interesse estrattivo. In particolare, il lato Est del rilievo è costituito da una parete rocciosa sub-verticale scoperta, corrispondente ad un fronte di coltivazione lasciato dalle antiche attività per l estrazione dell arenaria. Il fronte presenta uno sviluppo di circa 130 m, con una altezza media di circa 25 m, ed una conformazione piuttosto irregolare dovuta alle tecniche di coltivazione utilizzate prima dell abbandono della cava: perforazione affiancata e cunei, esplosivo. Alla base del fronte è presente un piazzale dove venivano svolte le operazioni di riquadratura e finitura dei blocchi staccati, attività testimoniate dal ritrovamento di numerosi semilavorati abbandonati. Il crinale del rilievo ed il piazzale stesso si trovavano ricoperti di vegetazione, per la maggior parte spontaneamente insediatasi in seguito all interruzione della coltivazione mineraria ed in minor parte costituita da castagneto con esemplari sparsi di pioppo tremulo, betulla e nocciolo. Analoga composizione vegetazionale si riscontra nei rilievi più prossimi all area di cava.

A sinistra, vista del vecchio fronte di coltivazi one (lato Ovest del rilievo) piazzale dopo un preliminare lavoro di sfoltitura della vegetazione per rendere la zona accessibile. A destra, la stessa area al termine dei lavori preparatori. Per la descrizione dettagliata dell assetto geologico dell area di cava e, più in generale, del giacimento di arenaria, si faccia riferimento alla nota Aggiornamento sulla prospezione geogiacimentologica dell Arenaria di Vicoforte (Cava Candia) di Blengini G.A., Bonetto S., Giuliani A. Dal punto di vista della pianificazione urbanistica, l area è attualmente indicata come zona agricola dal vigente PRGC; dal punto di vista dei vincoli pubblicistici, l area è soggetta al vincolo idrogeologico (LR 45/89 del Piemonte) ed ambientale, in quanto area boscata (D.Lgs 42/2004 ex D.Lgs 490/99). Il progetto di coltivazione relativo alla ripresa dell estrazione dell arenaria, secondo la vigente legge regionale piemontese in materia (LR 40/98), è escluso dalla procedura di VIA. La superficie complessivamente interessata, in fase progettuale, dalle attività sperimentali di riavvio dell estrazione dell arenaria, comprese le pertinenze, è di circa 6000 m 2. La volumetria complessiva dei materiali da rimuovere (copertura + utile + sterile) è stimabile in circa 45000 m 3. Le prime operazioni necessarie sono state quelle di preparazione del sito, ricorrendo alle tradizionali macchine di movimento terra: asportazione della copertura vegetazionale e ripristino del piazzale ad Est del fronte; predisposizione della viabilità interna; scopertura del banco roccioso. Data la conformazione geometrica del volume coltivabile, si è ritenuto opportuno predisporre due piste lungo i lati Est ed Ovest. La prima serve il piazzale principale, dove avranno peraltro sede i servizi accessori (strutture per il ricovero degli attrezzi, ufficio, prelievo d acqua per la coltivazione, ecc...), e da questa si dirama una pista di arroccamento che risale il crinale e consente l accesso alla parte sommitale del banco. La seconda pista, parallela al limite occidentale dell area autorizzata, è previsto che si colleghi alla parte alta della strada vicinale delle Predere, consentendo così un accesso alternativo alla sommità del versante; al margine della parte iniziale (a Nord) di questa pista sono state predisposte l area di stoccaggio del terreno vegetale, da riutilizzare via via nelle fasi di recupero ambientale, e le vasche di raccolta e chiarificazione delle acque di lavorazione della cava. Per quanto riguarda la tecnologia di coltivazione, si ritiene applicabile in via sperimentale il taglio con filo diamantato, sia per il banco utile di arenaria sia per lo strato di materiale conglomeratico superiore. Prove di laboratorio, svolte presso il DITAG Politecnico di Torino ( Caratterizzazione tecnologica dell Arenaria di Vicoforte di Michelotti E. e Zavaglia K.), hanno già dimostrato l applicabilità tecnologica del taglio con diamante dell arenaria di Vico alla piccola scala; ma alla scala del cantiere si renderà comunque necessaria una prima fase di verifica sperimentale, finalizzata al monitoraggio ed alla individuazione dei parametri tecnico-operativi ottimali per la massimizzazione della resa del sistema: tipologia di filo diamantato (tipo di perline, numero perline/m, tipo di guaina di rivestimento della fune, tipo di giunti, ecc ); velocità di rotazione del volano traente; assorbimento elettrico della macchina; quantità di acqua per il raffreddamento dell utensile e l allontanamento del detrito; usura del filo diamantato; velocità di taglio. Per quanto riguarda il metodo di coltivazione, cioè la definizione della sequenza spazio-temporale secondo la quale organizzare l asportazione dei volumi rocciosi, occorrerà individuare, a partire da e di parte del

una fase sperimentale su una volumetria predefinita del giacimento, l organizzazione che consenta il massimo recupero minerario del giacimento, senza escludere la possibilità di valorizzare come materiale ornamentale anche lo strato roccioso di materiale conglomeratico sovrastante il banco di arenaria. Proprio a questo proposito è opportuno verificare inizialmente la possibilità di tagliare a filo anche tale materiale, con lo scopo di testare l idoneità del conglomerato ad essere ridotto in lastre rustiche per usi ornamentali, dato il particolare aspetto della pietra. Nel caso in cui il tentativo non si rivelasse così fruttuoso, lo strato di conglomerato potrebbe essere rimosso ricorrendo all uso controllato di esplosivo, con volate dimensionate per ottenere una pezzatura dell abbattuto almeno idonea per la commercializzazione come blocchi da scogliera. La coltivazione del giacimento dovrebbe partire dal vertice settentrionale del rilievo, lasciando in posto un prisma stabile di materiale roccioso sterile che funga, anche a seguito di rivegetazione, da quinta permanente di mascheramento del cantiere. La creazione di un certo spazio (canale, ampio circa 15-20 m e lungo quanto la larghezza del banco 30-40 m) antistante il primo fronte di avanzamento potrà essere creato sempre in materiale considerabile in prevalenza sterile tramite retro-escavatore idraulico, fino al contatto frontale con il banco non alterato di arenaria. In fase iniziale, la coltivazione del giacimento può prevedere la suddivisione progettuale in due/tre livelli suborizzontali, con potenza di circa 6-8 m (tenendo comunque conto di eventuali piani di stratificazione che dovessero rivelarsi significativi e persino utili, come superfici di debolezza ). Tali livelli dovranno essere esauriti tramite l asportazione di bancate alte (con altezza pari a quella del livello e spessore di circa 3 m), coltivate in successione anche solo in parte sul fronte risalendo il versante. I due livelli potranno essere attivati simultaneamente, sfalsando l avanzamento dei due gradoni di un modulo, corrispondente ad un multiplo della singola bancata di distacco. La prima movimentazione della bancata (ribaltamento) sarà resa possibile dall utilizzo di un sistema a cuscini tipo hydro-bag, da martini oleodinamici e dall intervento, in sicurezza, del retroescavatore, lavorando perciò col favore della gravità (in contropendenza). Operativamente si ipotizza quindi in avvio l esecuzione di un foro orizzontale (ø = 110 mm) passante trasversalmente l intero banco, che consenta il passaggio del filo diamantato e la realizzazione del primo taglio verticale di schiena ed, eventualmente, del taglio orizzontale di base. Il volume prismatico, (si veda la figura sotto) - che potrà, se necessario, essere ulteriormente sezionato tramite tagli verticali a filo diamantato, impostati a partire da perforazioni ausiliarie verticali intercettanti il primo foro orizzontale - risulterà così del tutto isolato e movimentabile sul piazzale per le successive riquadrature (sempre ad opera del filo diamantato o con perforazione affiancata e cunei spaccaroccia). La successione di queste operazioni elementari, effettuate secondo la sequenza prima delineata, consentirà la coltivazione sperimentale di una certa volumetria del giacimento (stimabile in almeno 5000 m 3 ), finalizzata, tra l altro, ad ottenere tutte le informazioni per l ottimizzazione definitiva del metodo. In sintesi, le attrezzature strettamente necessarie per l avvio del cantiere sono: perforatore pneumatico (es. DownHole) per la realizzazione del foro necessario al passaggio del filo diamantato; macchina tagliatrice a filo; sistema tipo hydro-bag per lo sbancamento dei volumi isolati; generatore elettrico (in assenza di collegamento alla linea da prevedere comunque nel seguito produttivo); macchine movimento terra (retro-escavatore, pala caricatrice gommata, autocarro).

N Quinta di mascheramento Volume sterile da rimuovere canale 1 2 Singolo modulo di coltivazione 3 4 5 7 9 11 6 12 8 13 Materiale conglomeratico 10 15 m Fetta 1 Fetta 2 S 150 m Sezione schematica (in direzione dell asse N-S del rilievo) con l indicazione della possibile sequenza spazio-temporale di coltivazione del giacimento.