Bartolomé dé Las Casas: anticipatoré délla tratta négriéra?

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Bartolomé dé Las Casas: anticipatoré délla tratta négriéra? La figura del frate domenicano fra difesa degli indios e sfruttamento della manodopera africana Questo breve testo si pone come obiettivo l analisi del rapporto che intercorre fra la difesa del frate domenicano Bartolomé de Las Casas delle popolazioni amerinde e l inizio dello sfruttamento della manodopera africana. Da questo proposito: esiste un nesso fra la figura del frate e la tratta atlantica sviluppatasi nei secoli successivi? Deve essere ricercata in lui la figura del vero precursore?

Bartolomé de Las Casas: anticipatore della tratta negriera? La figura del frate domenicano fra difesa degli indios e sfruttamento della manodopera africana Che Bartolomé de Las Casas sia ormai catalogato come avvocato degli indios, è ormai un dato appurato. Basterà ripercorrere brevemente la sua biografia per annoverarlo nella lista di coloro, pochi a dir la verità, che difesero le popolazioni amerinde dalle crudeltà dei primi spagnoli che arrivarono nelle Americhe. Tuttavia, lo scopo di questa breve dissertazione è scoprire se esiste un nesso fra il frate domenicano e la tratta atlantica sviluppatasi nei secoli successivi e, in caso affermativo, quale ruolo abbia ricoperto il sacerdote in questa vicenda. Non si può certo dire, studiando la sua biografia, che Las Casas non avesse vissuto sulla propria pelle quelle esperienze che lo porteranno a scrivere, in futuro, alcune opere in difesa delle popolazioni amerinde. Suo padre e suo zio avevano partecipato alla seconda spedizione di Cristoforo Colombo nel 1493, ma fu nel 1502, a diciotto anni, a mettere piede per la prima volta sull isola di Hispaniola 1 e a partire dal 1505 gli fu assegnata una encomienda 2 con un certo numero di indios. Nel 1507 prese i voti e venne ordinato sacerdote, ma fu tra il 1513-14 che avviene il primo grande cambiamento abbandonando le sue proprietà nelle 1 Oggi Santo Domingo. 2 L'encomienda coloniale consisteva nell'affidare a degli encomenderos spagnoli determinati territori abitati con, "in dotazione", un gruppo di indigeni, che dovevano essere colonizzati e cristianizzati. L'encomienda fu quindi un'istituzione che permise di consolidare la colonizzazione dei nuovi territori, attraverso l'assoggettamento fisico, morale e religioso delle popolazioni precolombiane. Sebbene gli spagnoli accettassero il fatto che gli indigeni fossero esseri umani (la questione della presenza dell'anima negli indigeni fu sottoposta da Carlo V al giudizio della giunta di Valladolid, che ne riconobbe l'effettiva sostanza dopo tante dispute), pensavano che, come i bambini, non erano responsabili delle loro azioni e per tanto dovevano essere encomendati dagli encomenderos. Quest usanza servì anche come giustificazione alla sottomissione degli Indios. 1

Americhe per dedicarsi interamente alla causa indigena, non senza attirarsi lo stupore dei suoi connazionali. Viaggiò instancabilmente per mare e per terra, sia nel Nuovo che nel Vecchio continente: nel 1542 esercitò una notevole influenza sulle Leyes Nuevas, che prevedevano di limitare fortemente l encomienda. Morì a Madrid nel 1566. Quello che mi interessa maggiormente mettere in risalto è la sua opera, Apologética Historia, iniziata nel 1527 ma conclusa solamente nel 1560: in questi tre volumi il frate domenicano tratta riguardo gli usi e i costumi dei nativi americani e, tramite una minuziosa descrizione delle loro usanze, ponendo in rilievo il dogmatismo aristotelico di uomo schiavo per natura, sfata quest ultimo mito. Secondo Aristotele alcuni uomini presentano l anima più o meno perfetta di altri, ma secondo Las casa non è il caso degli indios, anzi, avendo avuto la possibilità di vivere sull isola di Hispaniola, egli sostiene che «i cieli e le stelle con le loro influenze [ ] favoriscono questa isola, e tutte le altre isole e Indie, e le rendono felici in temperanza, giusto mezzo tra gli estremi e amenità» 3. Osservando inoltre che le Indie si trovano in una posizione intermedia, ne consegue che possiedano un clima temperato e che gli indios, per i motivi che derivano da questo clima non abbiano nulla da invidiare agli europei 4. La differenza sostanziale sta nel fatto che gli indios dovevano essere convertiti al Cristianesimo per essere definitivamente inseriti nella categoria di uomini : a lungo si era dibattuto sul fatto che gli indios possedessero l anima o meno. Alla fine, dopo aspre battaglie, la Chiesa prese posizione a favore della prima teoria. A questo punto, possiamo affermare che 3 Bartolomé de Las Casas, Apologética Historia, XXXIII, vol. III, p. 109 in Giuliano Gliozzi, (Torino: Loescher, 1986), p. 57. 4 Cfr. G. Gliozzi, op. cit., pp. 43-44. 2

«Tutta la sua lunga e operosa esistenza fu interamente dedicata alla causa dei nuovi popoli scoperti, alla denuncia degli abusi e dei crimini commessi contro di essi, alla critica sempre più radicale non solo dei metodi, ma anche dei presupposti e della legittimità della conquista e al tentativo di elaborare leggi e di realizzare esperienze concrete che evitassero la destrucción de las Índias e rispettassero la dignità e l umanità degli indios» 5. Che Las Casas non abbia goduto di una buona fama presso i suoi connazionali, ma forse anche contemporanei, siamo capaci di immaginarlo, come anche ho sottolineato in precedenza tramite il suo breve resoconto biografico. «Il pensiero di Las Casas, a distanza di quasi cinquecento anni, suscita ancora controversie interpretative e accese polemiche, in quanto protagonista di uno degli episodi cruciali nel processo di formazione della modernità. Ed è sorprendente costatare la somiglianza e la continuità fra gli argomenti utilizzati dagli apologeti e dai critici della conquista iberica delle Americhe nel secolo XVI e quelli utilizzati dagli apologeti e dai critici contemporanei della politica espansionista dell'occidente nell'epoca della globalizzazione» 6. Individuare nella figura del frate domenicano il precursore della schiavitù nera nelle Americhe, mi sembra alquanto azzardato. Occorre notare che i primi schiavi africani giunsero nelle Antille con l arrivo dei conquistadores tra il 1498 e il 1503. Inizialmente furono impiegati nelle piantagioni i ladinos, perché cristianizzati in terra iberica e di conseguenza considerati europeizzati, successivamente i bozales, proprio quelli non cristianizzati e provenienti quindi dall Africa. Se la loro importazione iniziò con l installazione delle piantagioni nelle isole caraibiche nei primi anni del secolo XV per sostituire la manodopera indios, già demograficamente in declino a causa delle violenze subite, com è possibile 5 Giuseppe Tosi, Bartolomé de Las Casas (Siviglia 1484 - Madrid 1566), Jura Gentium - Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale, 2009. <http://www.juragentium.org/topics/rights/profiles/it/lascasas.htm> [29 maggio 2014]. 6 Ibidem. E giusto annotare inoltre che «anche gli indios sono uomini come tutti gli altri, anch'essi sono creati a immagine e somiglianza di Dio, essi non sono idioti, incapaci, amentes, ma creature razionali, buoni, fragili, indifesi, e i costumi "barbari e selvaggi" devono essere interpretati culturalmente. Nasce qui uno dei primi esercizi di antropologia comparata, con la famosa classificazione dei quattro tipi di barbari della Apologia, e della Apologetica historia, una delle pagine più sconcertanti di Las Casas che giustifica i sacrifici umani e il cannibalismo e, ribaltando la communis opinio, definisce barbari i conquistadores spagnoli». 3

affermare che Las Casas sia il diretto responsabile di questa sostituzione di manodopera schiavile? Tant è che sappiamo, grazie ai pochi dati che sono giunti fino a noi, che gli Spagnoli avevano già importato nei Caraibi, fino al 1550, una cifra che si attesta sui 15.000 schiavi africani 7. Inoltre, già negli anni trenta del 1500, gli indios che vivevano nelle isole si erano quasi del tutto estinti; alla monarchia spagnola occorreva quindi, per forza di cose, sostituirli con un tipo di manodopera più forte e resistente alle fatiche e alle violenze. Affermiamo pure che, sulla base di questo ragionamento, non esista un filo diretto che colleghi Las Casas alla tratta atlantica. Anche perché: «riconoscere il carattere umano degli Indiani non significa disconoscere quella dei Neri, perché nella tradizione biblica questi ultimi sono i discendenti di Cam, il terzo figlio di Noé. Ci si trova di fronte ad una assurdità dal punto di vista teologico: la possibilità di ridurre in schiavitù i secondi e non i primi. Per il seguito, gli Indiani non furono più ridotti in schiavitù nell America cattolica, ciò che non impedirà di metterli al lavoro forzato (soprattutto nelle miniere) e di imporre loro uno statuto di inferiorità giuridica. [ ] L abate Gregoire ha dimostrato, alla fine del XVIII secolo, che Las Casas non fu responsabile della riduzione in schiavitù dei Neri per sostituzione» 8. Pur non essendo vero per questa prima fase, è giusto far notare anche che «è stato dimostrato ch egli s'era fatto garante della spedizione di due convogli di schiavi verso l America. Solo successivamente, resosi conto dei risultati catastrofici, cambierà parere. Da parte sua, la Chiesa ha sostenuto la tratta, col pretesto ch essa consentiva la conversione di pagani» 9. Tuttavia, la riduzione in schiavitù dei neri e il loro trasferimento sul continente americano, è frutto anche di un processo economico forzato, conseguenza di un epoca in cui il lavoro nelle piantagioni non poteva certo essere 7 Patrizia Delpiano, (Roma ; Bari: Laterza, 2009), p. 15. 8 Marcel Dorigny, La schiavitù, un impeccabile meccanismo, intervista a cura di Augusta Conchiglia, Majed Nehmé e Habib Tawa, <http://www.ossin.org/analisi-e-interventi/tratta-negriera-marcel-dorignyschiavitu.html> [29 Maggio 2014]. 9 Ibidem. 4

svolto da agricoltori iberici che, comunque sia, avrebbero dovuto esser pagati: tutto ciò avrebbe comportato un innalzamento automatico dei costi di produzione e lavorazione con la conseguenza di innalzare ulteriormente il prezzo finale del prodotto. Inoltre, la «riduzione in schiavitù dei neri», tralasciando per un attimo Las Casas, era «legittimata da un solido apparato ideologico che affonda le radici nella tradizione classica e in quella biblica» 10. In conclusione, a mio avviso, è necessario e giusto distinguere le due fasi del pensiero di Las Casas in merito alla questione degli indios e sottolineare la fase di pentimento del frate domenicano. Seppur vero che abbia suggerito la sostituzione degli indios con la manodopera africana, tutto questo, date le circostanze e i dati che ci pervengono, si sarebbe esplicato in un processo automatico e del tutto estraneo alla figura del frate domenicano anche nel caso in cui quest ultimo non si fosse battuto strenuamente in difesa degli amerindi. 10 P. Delpiano, op. cit., p. 16. 5

Bibliografia Libri Delpiano, Patrizia, La (Roma ; Bari: Laterza, 2009) Gliozzi, Giuliano, (Torino: Loescher, 1986) Siti web Dorigny Marcel, La schiavitù, un impeccabile meccanismo, intervista a cura di Augusta Conchiglia, Majed Nehmé e Habib Tawa, <http://www.ossin.org/analisi-e-interventi/tratta-negrieramarcel-dorigny-schiavitu.html> [accessed 29 May 2014] Tosi Giuseppe, Bartolomé de Las Casas (Siviglia 1484 - Madrid 1566), Jura Gentium - Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale, 2009 <http://www.juragentium.org/topics/rights/profiles/it/lasca sas.htm> [accessed 29 May 2014] 6