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Le prime domande da porsi nella scienza politica sono: Chi? Come? Dove? Perché? Indubbiamente la politica si manifesta nel modo più evidente attraverso gli attori e i loro comportamenti. Al giorno d oggi essa è fatta da un buon numero di professionisti a tempo pieno: eletti e uomini di partito che vivono di e per la politica ma se allarghiamo il nostro sguardo ci accorgiamo che ne fanno parte altre figure provenienti da settori contigui o meno a quello strettamente politico: sono individui che hanno fatto di altre professioni il trampolino di lancio per la politica. Ciò sta a significare che la politica non è una realtà impermeabile. Il discorso fa riferimento alle peculiarità ed ai contenuti dell agire politico supponendo che la politica si distingua da altre realtà caratterizzandosi per un modus operandi pacifico e non violento, basato sul dialogo contrapposto ad uno coercitivo e autoritario. Questi entrambi modi di agire hanno un retroterra che fa riferimento ad un esperienza rispettivamente pluralista e democratica contrapposta ad una militare e gerarchica. Anche la guerra è da considerarsi un modus operandi di politica internazionale, estremo e volto a risolvere conflitti estesi su una vasta area. Anche il concetto di potere è fondamentale in una ricerca sul modo d essere della politica; l avere potere ovvero la capacità d indirizzare i comportamenti del pubblico nella direzione voluta è una caratteristica precipua dei soggetti politici. Non è il potere a caratterizzare un determinato ambito bensì i diversi ambiti a definire forme diverse di potere. Se ci chiediamo se esista un luogo privilegiato della politica ci accorgiamo che proprio il termine rinvia alla polis greca ovvero un ambito circoscritto in cui l esperienza politica si colloca e si esplicita. Ma l esperienza politica non può essere che considerata un campo sotto assedio, nella sua attuale poliedricità: essa intrattiene complessi rapporti con la sfera economica, morale, religiosa; nella storia anche recente sono stati numerose le politiche religiose tanto quanto le religioni politicizzate. Tutto questo porta alla diminuzione della autonomia della politica. E c è un altro elemento da considerare; la sfida che la magistratura ha rivolto alla politica conseguentemente alla quale la politica contemporanea arriva ad un grado di subordinazione che 20 anni fa non poteva nemmeno essere pensato in quanto certi aspetti che riguardano oggi i diritti civili non erano certo oggetto di dibattito politico né partitico/ideologico/movimentistico. Il carattere collettivo sembra un aspetto proprio dell esperienza politica, negli ultimi secoli questo ha portato ad identificare la politica con lo stato tradizionalmente definito con riferimento ad una determinata popolazione ed una porzione di territorio delimitata. Gli stati come unità politiche sono fortemente differenziati: si va da macro unità di estensione quasi continentale o transcontinentale a micro unità. Poi vi sono unità considerate solo di

natura amministrativa e politicamente subordinate come regioni, province, distretti, ben più cospicue delle fondamentali. Grande eterogeneità anche riguardo ai principi che definiscono l aggregazione politica: le cosiddette identità nazionali di un tempo non sono più così ovvie come in passato ed esistono unità politiche che raccolgono al loro interno diverse etnie al punto da poter considerare l identità come un principio aggregante. Inoltre per secoli un cemento importante dello stato è stata la lealtà dinastica, elemento che oggi persiste in un numero minoritario di realtà, in altri casi lo è stato un elemento di natura religiosa. In conclusione se la politica è sempre legata ad una collettività in una certa misura può esistere anche una politica al di fuori dello stato, ad esempio nell ambito di associazioni: in questo caso si parla di ubiquità della politica. Weber osservava giustamente che non ci sono fini fissati una volta per tutte che gli uomini politici possano eternamente perseguire né che ci sia un obbiettivo proprio della politica. Esiste tuttavia, come teorizzato da Bobbio, un obbiettivo minimo; si può scorgere tale fine nella responsabilità di assicurare l ordine all interno di determinati confini e dunque la convivenza pacifica. E la responsabilità dell ordine che oggi da o meno il carattere politico ad una collettività. E vero che la politica non può essere l unica risposta ai problemi di ordine ma questa disciplina lo fa tuttavia organizzando una collettività particolare e costituendovi al suo interno una autorità che si assuma tale responsabilità. L ordine può assumere talvolta i tratti di un fine intermedio vista l intenzione di perseguire altri obbiettivi. Dunque riassumendo possiamo dire che la politica deve far riferimento ad una sede collettiva, essa risolve l esigenza fondamentale del mantenimento dell ordine garantendolo tramite strumenti coercitivi e repressivi oppure rispettando la pluralità e promuovendo il dialogo, la mediazione e gli scambi. In sostanza la definizione che possiamo dare di politica è la seguente: Politica si definisce l insieme di attività svelte da uno o più soggetti, individuali o collettivi caratterizzate da comando, potere, conflitto ma anche da partecipazione, cooperazione e consenso, inerenti al funzionamento della collettività umana alla quale compete la responsabilità primaria del controllo della violenza e della distribuzione al suo interno di costi e benefici, materiali e non. In termini più sintetici: la politica riguarda la gestione della collettività responsabile dell ordine pacifico. Le tre facce della politica POLITICS : la sfera del potere e le istituzioni Si occupa di analizzare la natura del potere, la sua distribuzione e trasmissione, il problema del suo esercizio e dei limiti, idealmente articolato su due piani fondamentali:

- il primo è quello che analizza le architetture del potere ovvero i regimi politici (partiti, garanzie di libertà, elezioni, responsabilità degli organi di governo..) - il secondo è quello che studia gli attori della politica e i processi che vi si svolgono (leader, partiti, gruppi di pressione, movimenti, elettori e le loro caratteristiche culturali e organizzative) Questa distinzione solo in parte ricalca quella tra elementi di lunga e di breve durata in quanto spesso è capitato nel corso della storia che partiti e comportamenti elettorali hanno presentato una continuità temporale tale da scavalcare trasformazioni più o meno significative dei regimi (dc, psi). Tutt al più potremo distinguere tra un approccio di studio statico ed uno dinamico POLICY : politica e società Questa seconda faccia identificabile con le politiche pubbliche si presenta piuttosto diretta verso l esterno e potrebbe essere caratterizzata come il prodotto della politica stessa. POLITY : comunità politica organizzata Definizione dell identità (cioè del territorio e della popolazione e le relative strutture e processi di mantenimento e cambiamento) e dei confini della comunità politica. I cambiamenti che avvengono all interno di questa sfera non si verificano con la stessa frequenza degli altri tuttavia questo non deve far dimenticare che quando essi avvengono mantengono una certa dimensione ed un certo rilievo. L importanza dei confini che definiscono una polity è di facile comprensione ed il loro significato assume spesso un significato quasi sacrale ma aldilà di questi aspetti ideologici ciò che è rilevante è il fatto che il mutamento di questi confini determina un cambiamento più o meno profondo della polity in quanto essi decidono anche in larga misura chi è coinvolto nel gioco della politica e come questo si svolge. Ci sono polities ermeticamente chiuse verso l esterno che minimizzano le possibilità di entrata e uscita e polities molto più aperte. L epoca contemporanea è stata dominata da un particolare tipo di polity, lo Stato nazionale. In passato tuttavia essa si è basata molto spesso su legami di tipo verticale di dipendenza e fedeltà ad un centro di autorità anziché su un senso di appartenenza orizzontale. Gradi e modi del coinvolgimento possono essere estremamente diversi: si va dalla partecipazione attiva di una maggioranza più o meno ampia (dunque i componenti della polity si qualificano come cittadini) ad un coinvolgimento passivo in cui prevale la figura del suddito. I processi di costruzione e distruzione di una polity occupano uno spazio che si situa tra politica interna ed internazionale; sono infatti importanti alcuni elementi interni, in particolare hanno in passato avuto un ruolo fondamentale i meccanismi simbolici (bandiere, inni, cerimonie, monumenti, tradizioni, eventi e luoghi della memoria).

IL CAMBIAMENTO DELLA POLITICA NEL TEMPO segue tre linee fondamentali corrispondenti alle tre facce precedentemente analizzate: Lo Stato Nazionale sul piano della POLITY Il processo di formazione degli stati nazionali sembra proseguire anche al giorno d oggi tuttavia fenomeni come quello dell integrazione europea, lo sviluppo di organismi internazionali e sopranazionali segnalano una contemporanea spinta verso la limitazione della sovranità esterna degli stati. Il crescente emergere di spinte regionaliste ed autonomiste suggerisce inoltre che la sovranità può essere sfidata e costretta a determinati limiti. Oggi quindi si diffondono diversi assetti caratterizzati da vari livelli di governo coesistenti e diversi tra loro ma non gerarchicamente ordinati. Tendenza all affermazione della democrazia sul piano della POLITICS e poi in particolare sulla definizione del regime politico, sebbene questo cammino incontri ostacoli e possibili involuzioni. Il Welfare State sul piano della POLICY Sebbene questo processo debba fare i conti con l emergere di certi effetti perversi e del notevole incremento demografico. Le politiche di privatizzazione smantellano molti dei tradizionali interventi dello Stato in economia. Tutto questo sembra lasciar intravedere una sorta di processo di depoliticizzazione. Cap 3 : La disciplina. Origini, temi, approcci CHE COS E SCIENZA POLITICA La scienza politica è lo studio ovvero la ricerca sui diversi aspetti della realtà politica al fine di spiegarla il più compiutamente possibile adottando la metodologia propria delle scienze empiriche. Come tutte le altre discipline umanistiche e sociali la scienza politica non ha come suo obbiettivo primario quello di rivolgersi al grande pubblico tuttavia esiste un ampio settore contiguo a alla scienza politica che si rivolge ad un pubblico più ampio spesso con obbiettivi propriamente politici. Si tratta di un settore che utilizza il linguaggio della scienza politica e che si dedica all analisi e spesso al commento dei fatti politici senza una particolare metodologia e con lo scopo di renderli fruibili ad un pubblico che desidera informarsi ed orientarsi. Confondere però i due settori è errato: in realtà sarebbe opportuno chiamare politica la prima e politologia il settore divulgativo ma ormai è quasi divenuto impossibile scindere i politologi nelle due categorie ed individuare quella di reale appartenenza. ORIGINI La scienza politica nasce in Europa alla fine del secolo scorso, simbolicamente con la pubblicazione nel 1896 dell opera Elementi di Scienza Politica di Gaetano Mosca. Ancora, come in altri paesi europei essa nasce staccandosi dal troncone del diritto costituzionale come disciplina ausiliaria ma al momento dell instaurazione del fascismo essa viene immediatamente

soffocata dall imporsi di certi indirizzi filosofici detti idealisti e dal prevalere del formalismo giuridico, corrente che critica la fluidità e la provvisorietà dei contenuti della scienza politica. In quegli stessi anni in altri paesi si diffondono studi comparati che testimoniano una maggiore apertura allo studio della realtà (Stati Uniti, Gran Bretagna, paesi scandinavi) mentre negli Stati Uniti si diffondono le dottrine comportamentiste; si parla di una vera e propria rivoluzione traducibile con un approccio di studio della politica che sottolinea la necessità di analizzare il comportamento degli individui e dunque mirava a descrivere tutti i fenomeni di governo come frutto di comportamenti umani. In campo storico essa invece proponeva di sostituire alla tradizionale analisi storica, metodi di analisi quantitativa e di sondaggio. Nei primi anni 50 in Italia ed in altri paesi si pongono le basi per porre le fondamenta della nascita di una vera e propria scienza politica: - anzitutto emerge la definizione di scienza politica come conoscenza empirica della politica. - Si chiariscono i criteri di fondo che devono essere ispirati a criteri razionali. - Si precisano gli strumenti di analisi. - Si dichiarano esplicitamente gli obbiettivi di fondo: produrre una conoscenza utile per l uomo politico ed in questo senso sviluppare la capacità di una previsione politica. - Vengono anche fissate le differenze tra filosofia politica, scienza politica, economia politica, diritto pubblico e storia In questi termini la disciplina continua a svilupparsi in tutta Europa fuorché in Italia sebbene esistano condizioni favorevoli al suo decollo come il ritorno alla democrazia e l assenza del provincialismo culturale. In Italia dopo il periodo fascista la scienza politica rinasce con una diversa matrice, quella filosofica. Lo spazio per una scienza politica vera e propria verrà a crearsi quando all interno della filosofia si rafforzerà la convinzione di poter individuare dei significati sostanziali nella condotta politica ma nell Italia del dopoguerra la cultura filosofica predominante è quella non solo antirazionalista ma anche anti-empirica. Non esisteva l assunto di fondo che si potesse studiare proficuamente la politica in maniera autonoma inoltre la mentalità ideologica è ribadita come un latra condizione ostativa in aggiunta alle altre obiezioni e chiusure che provenivano dalle altre discipline. Anche in Germania si potevano rintracciare condizioni ostative simili a quelle italiane tuttavia la forte influenza che esercitavano gli alleati ed i numerosi cervelli fuggiti precedentemente dalla patria contribuì a mutare in positivo questa situazione determinando uno sviluppo più precoce della scienza politica come conoscenza empirica. Nei primi anni 70 si assiste in Italia alla svolta, un ruolo fondamentale lo assume Norberto Bobbio con la sua teoria compiuta delle èlites e più tardi con la definizione, sempre da parte di questi, delle differenze con la filosofia, con la storia ed il diritto. Bobbio inoltre ripropone i reciproci rapporti di

complementarità arrivando ad una posizione equilibrata. La grande attenzione al linguaggio condivisa anche da Leoni diventerà fondamentale quando alcuni anni dopo Sartori pubblicherà un saggio in cui parlerà di Spartiacque linguistico Bobbio dunque considera la scienza politica come ogni analisi empirica che soddisfi tre condizioni: il principio di verificazione come criterio di validità, l avalutatività come presupposto etico dello scienziato e la spiegazione come scopo. Dunque l identità in positivo della scienza politica si delinea non solo quando comincia ad essere chiaro che storia e diritto non esauriscono tutti i modi per studiare il fenomeno politico ma quando vengono fissati gli aspetti metodologici propri della disciplina quali l attenzione al linguaggio, la possibilità di sviluppare teorie empiriche ed il rapporto tra teoria e pratica: la scienza politica deve avere una funzione pratica. Non si può tuttavia considerare che si sia stato il decollo della scienza politica finché non si sia percepita l americanizzazione. Un fenomeno, quello dell influenza americana, che testimonia come la suddetta disciplina era assai più sviluppata negli stati uniti rispetto al resto del mondo occidentale. Nel corso degli anni 70 mentre i criteri restano gli stessi la nozione di politica cambia nel senso che non si cerca più l essenza della politicità ma si sostiene che il comportamento politico rinvia ad una sede, il sistema politico. Sartori torna a sottolineare questo punto nella convinzione che la comparazione sia il modo più coerente di fare scienza politica secondo i canoni metodologici prefissati. La crescita in tutti i campi (anche in quello accademico) della disciplina fa si che essa subisca una sorta di trasfigurazione responsabile dell arricchimento dei temi di ricerca. I TEMI I settori principali della scienza politica sono: cultura politica, analisi elettorali, partiti, gruppi di pressione, movimenti politici, èlites politiche, istituzioni di governo, burocrazia, magistratura, politiche pubbliche, studi sull Unione Europea, relazioni internazionali. Proprio all inizio degli anni 70 lo sviluppo di tecniche di analisi quantitativa è stato affiancato da quelle di analisi qualitativa molto sviluppate e sofisticate. Ancora nel corso degli anni 70 e 80 si è registrato da parte degli studiosi uno spostamento dell attenzione da tematiche di input a tematiche di output riguardanti decisioni e politiche pubbliche, inoltre anche l accresciuta rilevanza dell Unione Europea ha fatto sorgere nuove tematiche di studio. Come succede in altre discipline empiriche anche in scienza politica si obbedisce a due tipi di logica nella scelta e nel mutamento degli interessi: - una logica esterna quando sopraggiunge un urgente problema politico e lo si cerca di analizzare rapidamente ed in maniera più o meno approfondita. - una logica interna quando si sviluppa un filone di ricerche nato sotto la spinta di eventi o processi politici esterni percepiti come rilevanti, la quale poi genera altri studi, repliche, dibattiti.

LA FRAMMENTAZIONE DI APPROCCI NELLO STUDIO DELLA SCIENZA POLITICA Gli anni del decollo in Europa della scienza politica erano stati anni caratterizzati da un approccio istituzionale tradizionale in cui l attenzione era centrata sulle istituzioni formali e sul loro funzionamento anche in chiave storica. A fianco di questo approccio si era sviluppato ed aveva avuto rapidamente successo un filone di studi portato avanti da Bobbio e ricerche che faceva del potere politico e delle èlites il cuore di qualsiasi analisi. Ma soprattutto a partire dalla metà degli anni 60 si comincia a percepire l influsso anche in Europa di un filone di studi statunitense già sorto da qualche anno: l approccio sistemico: Nell approccio sistemico il sistema politico è l unità centrale di analisi, caratterizzato da una serie di iterazioni con la società e con l ambiente circostante che effettua pressione su di esso. Al sistema politico giungono in entrata (input) domande e richieste da parte della società Ne escono emissioni (output) formalizzati in provvedimenti o sotto forma di discorsi e promesse. Tali emissioni hanno un feedback : ogni risposta ha un determinato effetto sulle domande. La teoria sistemica ha la pretesa di cogliere questo effetto di retroazione sul sistema. Tra input ed output vi è una scatola nera detta black box che è la sede nella quale si svolgono i processi decisionali essenziali. Definita in tal modo a causa della scarsa trasparenza percepita da coloro che si trovano al suo esterno. Per quanto molto criticato anche vista la sua assimilazione al linguaggio della cybernetica l approccio sistemico ha avuto notevole importanza per alcuni concetti quali la fitta rete di iterazioni all interno del sistema politico e l impossibilità di considerare le istituzioni nella sola prospettiva formale. Carl Schmitt in uno scritto del 1927, intitolato Il concetto politico, egli scorge nella distinzione amico-nemico la distinzione specifica: il politico rappresenta l'antagonismo più estremo, gli atti politici fondamentali sono la designazione di amico e di nemico, processo che dunque crea le basi per un nucleo di conflittualità. Negli stessi anni negli Stati Uniti aveva successo un altro tipo di approccio: quello della scelta razionale, basato sugli assunti di individualismo e di comportamento a fine utilitarista da parte di tutti gli individui. Per i sostenitori della rational choice le collettività non esistono al di fuori degli individui: la teoria della scelta razionale si concretizza nella ricerca del punto di raccordo tra le preferenze individuali e quelle collettive, la razionalità degli individui sta nel massimizzare esclusivamente la propria utilità. Un terzo approccio fu quello del neoistituzionalismo: alla sua base sta la riaffermazione del ruolo centrale delle istituzioni intese come insieme delle regole di gioco, della routine, delle abitudini, procedure, stili decisionali e

norme sociali. E in sostanza una rinnovata attenzione al dettaglio delle strutture politiche. In questo approccio si tenta di collegare individui e comportamento organizzativo tentando di carpire le ragioni di fondo del mutamento e della persistenza delle istituzioni. All interno di questo approccio si sono distinti tre filoni: Neoistituzionalismo storico: attenzione alla dimensione temporale da cui si ricava l esistenza di paths o percorsi ben definiti a partire dalla storia delle istituzioni e quindi l analisi di esse in chiave di path dependence ovvero di dipendenza della politica da percorsi istituzionali fissati in precedenza. Neoistituzionalismo sociologico: evidenzia che le istituzioni modellano la politica attraverso la costruzione della vita individuale e collettiva, influenzando i comportamenti in termini di preferenze, strategie ed identità. Neoistituzionalismo coniugato ai criteri della scelta razionale: mantiene gli assunti propri della teoria della rational choice ovvero la tendenza da parte degli individui a massimizzare la propria utilità e vede la politica come insieme di dilemmi di scelta collettiva in cui giocano un ruolo fondamentale le iterazioni strategiche e considera le istituzioni come il risultato di un accordo volontario tra attori rilevanti. Ogni approccio, da solo non è sufficiente a fornire un quadro completo di analisi empirica; forse la combinazione tra le tre prospettive potrebbe fornire un quadro completo della realtà. Nei primi anni 70 Almond ha sviluppato un IV approccio, l approccio eclettico alla politica, in cui vi fosse ampio spazio per il trasferimento nella ricerca politica di altri tipi di analisi, a partire da quella sociologica, antropologica e psicologico-cognitiva. La disciplina nel suo complesso non è stata particolarmente influente a livello politico né probabilmente poteva aspirare ad esserlo: la maggioranza dei suoi settori disciplinari ha sollevato e può sollevare soltanto quesiti indirettamente rilevanti, è dunque da considerarsi puramente descrittiva. Cap.4 Democrazia, democrazie DEMOCRAZIA, COS E Il significato della parola democrazia può essere espresso con l espressione: potere dal popolo, del popolo e per il popolo nel senso che il potere deriva dal popolo, appartiene ad esso e deve essere usato per il popolo. Oggi non è più in discussione il fatto che siano democrazie quei regimi contraddistinti da garanzia reale di partecipazione politica della popolazione adulta maschile e femminile e dalla possibilità di dissenso, opposizione e anche competizione politica. La nozione di regime coincide con quella di politics e dunque quella di regime democratico con la politics democratica. In questi termini la democrazia configura quel tipo di regime in cui ai diritti della tradizione liberale si sono aggiunte le concezioni democratiche della

sovranità popolare ed essi sono estesi al numero più ampio di cittadini; la democrazia liberale in poche parole; quella stessa democrazia che lo scienziato giapponese Fukujiama ha definito come punto di arrivo, limite insuperabile, modello perfetto di ordinamento. Dunque definizioni come quella di Schumpeter, ovvero di tipo prescrittivo (normativo) che tuttavia ha il limite di cadere nell idealità (regimi marxisti=egualita-ri=democratici?): - il metodo democratico è lo strumento istituzionale per giungere a decisioni politiche, in base al quale i singoli individui ottengono il potere di decidere attraverso una competizione che ha per oggetto il voto popolare. O quella di Sartori che preferisce mettere l accento anche sui valori, sull esistenza di maggioranze e minoranze e sul relativo rapporto: - un sistema etico-politico nel quale l influenza della maggioranza è affidata al potere di minoranze concorrenti che l assicurano. Rimangono le più accettate. Vi è un altra definizione empiricamente rilevante, la definizione minima cioè quella che indica quali siano sinteticamente gli aspetti più rilevanti che consentono di stabilire una soglia al di sotto della quale un regime non possa essere definito democratico (descrittiva): - Democratici sono tutti i regimi che presentano almeno: a) suffragio universale maschile e femminile, b) elezioni libere, competitive, ricorrenti e corrette, c) pluralità di partiti, d) eterogenee ed alternative fonti d informazione. Democrazie descritte dalla sola definizione di Schumpeter sono definite procedurali in quanto i diritti e le libertà possono essere ricondotte a una serie di regole formalizzate o procedure che caratterizzano le democrazie reali. Queste considerazioni spingono ad una ulteriore definizione empirica di democrazia: quell insieme di norme e procedure che risultano da un accordocompromesso per la risoluzione pacifica dei conflitti tra gli attori sociali politicamente rilevanti e gli altri presenti nell arena politica. Molte sono dunque le facce della democrazia:

RAPPRESENTATIVA (Da un idea Rousseauiana) Il regime democratico è rappresentativo cioè basato sulle regole e istituzioni della rappresentanza ovvero caratterizzato da elezioni libere, corrette, competitive e periodiche e poi da strutture rappresentative quali parlamento, e decisionali come il governo. Esso non comporta la partecipazione diretta dei cittadini se non molto saltuariamente al momento del voto che in alcuni casi non è obbligatorio. Le decisioni vengono delegate ai professionisti della politica. Si è cercato di ovviare con elementi desunti dalla democrazia diretta (referendum, leggi d iniziativa popolare) ma è difficoltoso. DIRETTA (Coincide con la democrazia degli antichi) Era quello antico un sistema che potremmo definire autoritario i n quanto un numero ristretto di cittadini conviveva con un numero ben più ampio di persone senza alcun diritto e dunque in posizione politica subordinata. Oggi istituti di democrazia diretta come i referendum si sono mantenuti nelle democrazie che restano in gran parte rappresentative. CONSOCIATIVE (come quella olandese) Caratterizzate da divisioni etniche, linguistiche DEPOLITICIZZATE (come quella degli Stati Uniti) Caratterizzate da élites aperte all accordo e da una cultura omogenea in cui anche le divisioni di classe risultano attenuate. Più promettente di una suddivisione in tipologie democratiche è quella basata sulla costruzione di modelli polari attribuibile a Lijiphart che cominciò ad osservare come le democrazie ispirassero le proprie forme istituzionali a due principi che posso essere relativamente puri o misti: PRINCIPIO MAGGIORITARIO In base al quale la democrazia è un regime i cui la maggioranza delle preferenze debba prevalere determinando il risultato decisionale. Esso ha dato vita al modello maggioritario in cui Lijphart ha individuato 10 caratteristiche speculari a quelle del modello alternativo: Concentrazione dell esecutivo in governi monocolore Relazioni governo/parlamento che configurano il dominio dell esecutivo sul legislativo Sistema a due partiti Sistema elettorale maggioritario (plurality) Sistema di interessi pluralistico e competitivo(alcuni gruppi più forti sono politicamente predominanti) Centralizzazione del governo e Stato unitario Concentrazione del legislativo in una camera sola Costituzione flessibile Sistemi nei quali il parlamento ha l ultima parola sulla costituzionalità o meno delle leggi Banche centrali che dipendono dall esecutivo Il modello maggioritario, per vicinanza con quello inglese è stato denominato modello Westminster. CENTRIPETE (Regno Unito e paesi scandinavi) Con cultura omogenea ed élites conflittuali. CENTRIFUGHE (Italia e Francia) Risultato di èlites conflittuali e profonde divisio ni sociali che hanno dato vita ad una cultura politica eterogenea. PRINCIPIO CONSENSUALE In base al quale la democrazia è più un sistema di tolleranza reciproca che di tirannia della maggioranza, più ricerca di accordo che vittoria di una parte. Esso ha dato vita al modello consensuale, di cui sempre Lijphart ha individuato 10 caratteristiche fondamentali: Ripartizione del potere in ampie coalizioni multipartitiche Equilibri tra i due poteri esecutivo e legislativo Sistema pluripartitico Sistema elettorale proporzionale Sistema di interessi neo-corporativo e coordinato, orientato al compromesso e alla concertazione. Decentramento federale Ripartizione del legislativo in due camere forti ma diversamente formate Costituzione rigida Sistemi in cui le leggi sono sottoposte a verifica da parte di corti costituzionali o supreme Banche centrali indipendenti Corrisponde al Belgio o alla Svizzera, apparte il punto 6 è prossimo all Italia della I Repubblica.

CENTRIPETE (Regno Unito e paesi scandinavi) Con cultura omogenea ed élites conflittuali. Oggigiorno si è diffuso il topos della democrazia ideale dunque per giungere ad una tale dicitura si sono sviluppati alcuni indicatori di democraticità, in poche parole i referenti empirici di un concetto (tramite i quali si rende operativo un concetto): Una democrazia ideale è un regime contraddistinto dalla continua capacità di risposta (responsiveness) del governo alle preferenze dei suoi cittadini, considerati politicamente eguali (Dahl). Affinché un regime sia capace di rispondere nel tempo è necessario che: a) tutti i cittadini devono essere in grado di esprimere le proprie preferenze, b) esprimere tali preferenze al governo in forma individuale e collettiva, c) ottenere che esse siano pesate ugualmente senza discrimi nazioni (Dahl). Affinché esistano queste tre opportunità in una nazione vi devono essere otto specifiche garanzie costituzionali: a) libertà di associazione e di organizzazione b) libertà di pensiero ed espressione c) diritto di voto d) diritto dei leader politici di competere per il sostegno (elettorale) e) fonti alternative d informazione f) possibilità di essere eletti a pubblici uffici g) elezioni libere e corrette h) esistenza di istituzioni governative che rendano le politiche governative dipendenti dal voto e da altre espressioni di preferenza Passando dal piano normativo a quello empirico la ricerca sulla qualità democratica condotta ha evidenziato almeno tre aspetti fondamentali, tre piani di studio su cui misurare il grado di qualità: Qualità = Rispetto delle procedure stabilite (qualità procedurale) Qualità = contenuti (dato troppo soggettivo, relativo) Qualità = risultato = soddisfazione dei cittadini per la democrazia in cui essi vivono (dato troppo soggettivo) Questi criteri possono servire a verificare l applicazione delle leggi (rule of law), la capacità di risposta (responsiveness) e la partecipazione (accountability= responsabilità). Tali condizioni strutturali sono affiancate da condizioni non politiche favorevoli come, ad esempio quelle culturali al cui primo posto spicca la cultura civica. Tra gli elementi che favoriscono la democrazia vi sono anche il pluralismo sociale (articolazione della società in gruppi che siano classi o ceti), il pluralismo politico che si traduce nell esistenza di numerosi partiti, la diffusa alfabetizzazione ed il grado di Un qualche grado di competizione diffusione dei mass-media. tra èlites ristrette Altro elemento che funge tuttavia solo da coadiuvante è l assenza di disuguaglianze economiche. PERCORSI DELLA PRIMA DEMOCRATIZZAZIONE cap.5

OLIGARCHIE COMPETITIVE SCATOLA DI DAHL POLIARCHIE (liberal-democrazie) Competizione Opposizione Un qualche grado di competizione tra èlites ristrette EGEMONIE CHIUSE EGEMONIE INCLUDENTI assenza di competizione e partecipazione, assolutismo. Partecipazione La competizione precede l inclusività ovvero la partecipazione: dalle egemonie chiuse si passa alle oligarchie poi alla liberal-democrazia. L inclusività precede l elemento competitivo: dalle egemonie chiuse alle egemonie includenti, alla liberal-democrazia. E una sorta di scorciatoia, vi è una contemporanea crescita dei due elementi e il passaggio è immediato. Un altra teoria riguarda la progressiva concessione dei diritti, la teoria di Marshall nella quale vi sono 3 fasi di tutela dei diritti: Assicurazione dei diritti civili (in un sottofondo normativo- procedurale) ovvero le libertà personali e i diritti del singolo. Diritti politici con conseguente sviluppo delle istituzioni (acquisizione del diritto di voto ovvero di partecipare all esercizio del potere politico: elettorato passivo ed attivo). Diritti sociali che riguardano tutta la gamma che va da un minimo di benessere e di sicurezza economica fino al diritto a partecipare pienamente al retaggio sociale e a vivere la vita di persona civile secondo i canoni vigenti nella società. Servizi sociali e sistema scolastico sono le istituzioni che nel XX sec. Configurano il Welfare State. Si è pienamente cittadini quando questa tre categorie vengono riconosciute e quando si arriva ai Diritti associativi. Una terza teoria è quella di Rokkan in cui l individuazione di fasi è legata all analisi comparata dei casi europei. Generalizzando Rokkan ha identificato 4 momenti cruciali che si sono con regolarità presentati nello stesso modo nei casi da lui presi in esame dunque è l analisi empirica a dar forza alla sua teoria: Le 4 soglie da varcare definiscono in modo dinamico le fasi. Soglia di legittimazione = per varcarla c è la legittimazione dei diritti dei cittadini (crf.marshall) Soglia di incorporazione = l incorporazione di tutti i cittadini nello Stato tramite l espansione della cittadinanza politica (il voto) Soglia di rappresentanza = a causa della riduzione degli ostacoli che si frappongono alla rappresentanza di tutti i partiti vi è l ingresso dei partiti in Parlamento

Soglia del potere = si afferma il principio della responsabilità di governo nei confronti del Parlamento (il controllo parlamentare del governo viene istituzionalizzato) Le democrazie sono fenomeni in continuo mutamento; per capire se sono processi casuali o se rispondono ad una logica interna gli scienziati hanno tracciato uno schema: X TRANSIZIONE Fase di fluidità in cui il precedente regime non democratico entra in una acuta crisi. Una parte della coalizione dominante comincia a pensare al dopo ed a preparare un regime sosti tutivo. Si hanno conflitti interni con la possibilità di un colpo di Stato e pro gressiva perdita di alcuni caratteri. Cominciano a riposizionarsi le strutture CONSOLIDAMENTO FORTE O DEBOLE E il processo di definizione (caratteri primari) e adat - tamento (secondari) delle diverse strutture e norme democratiche nel tempo (freezing = congelamento delle istituzioni). Caratterizzato dalla messa in opera e dal mantenimento del compromesso democratico (un processo che si realizza al livello delle èlites). C è poi l im posizione del rispetto della legalità, il rientro nelle caser me dei militari e la loro neutralità. Il pragmatismo obbli ga all accordo ed al mantenimento del consenso dei detentori del potere economico. INSTAURAZIONE Quando gli accordi o i mutamenti permettono di tenere le prime elezioni libere si può dire di essere passati a questa fase in cui comincia a delinearsi l embrione di un nuovo regime. Abbia mo subito prima un fenomeno di libera lizzazione ovvero una maggiore aper tura all opposizione. Qui c è bisogno di una re-istituzione delle istituzioni ed il tessuto associativo rifiorisce, si registra il moltiplicarsi degli attori politici: inter ni ed esterni. Proseguono le aperture e il dialogo diventa collaborazione. La I necessità è la creazione di una nuova leadership: una coalizione fondante il cui compito primario sia dar vita ad un accordo di compromesso. Si ha la con sacrazione di questa fase con l appro vazione del nuovo tessuto legislativo. PERSISTENZA STABILE DURATA come unità di misura PERSISTENZA INSTABILE CRISI CROLLO CON FORMAZIONE DI UN NUOVO REGIME RI CON SOLIDA MENTO La Crisi è un fenomeno che nel tempo è stato ampiamente analizzato onde riuscire a coglierne una serie di dati, fenomeni, ripetizioni, per poter tracciare un modello che in ogni caso possa mantenere elementi d idealità. Non ogni situazione si muove in modo peregrino, c è bisogno di costruire un modello di funzionamento empiricamente valido. Quali variabili intervenenti hanno hanno prodotto scostamenti dal modello e ne hanno fatto un caso peculiare? Il processo parte da una comprovata fase d instabilità governativa:

PRIMA FASE DELLA CRISI DEMOCRATICA INSTABILITA GOVERNATIVA che si traduce con assenza di maggioranze coese e situazioni di conflitto FRAMMENTAZIONE DEI PARTITI (tendenza a moltiplicarsi dovuta all insoddisfazione per il presen te con la creazione di nuovi partiti e la loro ascesa) FRAZIONALIZZAZIONE (spaccatura e scissione in Parlamento). istituzioni e mette capo ad un corto circuito. Aumen ta la presenza dei cittadini in tutte le sedi partecip. POLARIZZAZIONE politica e partitica molto elevata verso i poli estremi e INSTABILITA GOV. RADICALIZZAZIONE tendenza ad arroccarsi su posizioni. La distanza può aumentare fino ad opporsi al regime democratico. Crisi della democrazia è l insieme di fenomeni che alterano il funzionamento dei meccanismi tipici di quel regime. Essa si verifica quando si ha limitazione della competizione politi ca e/o della potenziale partecipazione in quanto si è incrina to e/o rotto il compromesso democratico che ne è alla base Ci si riferisce alle liberal-democrazie di massa (Germania di Weimar che subisce crisi e conseguente crollo. Si ha invece crisi nella democrazia ovvero senza crollo nell Inghilterra dell inizio degli anni 30). Tutto ciò comporta fenomeni insolubili ma si riescono a trovare accordi, se si raffreddano i toni possiamo sbloccare la situazione ed arrivare ad una I CONSOLIDAZIONE ovvero porre di nuovo le basi per il ri-consolidamento del quadro politico per giungere ad una persistenza meno instabile. Se la Riconsolidazione viene a mancare si verificano tre momenti, si entra nella cosiddetta II fase di crisi: RIPOLITICIZZAZIONE DEI POTERI NEUTRALI I suddetti non se la sentono più di essere organismi superpartes e decidono di scendere nell arena (capi di Stato, Forze Armate, alti funzionari, magistratura) oppure si spaccano ideologicamente. La capacità di contenimento del conflitto a questo punto appare SECONDA molto FASE ridotta AUMENTO DEGLI EPISODI DI VIOLENZA Crea perdita del controllo territoriale e contribuisce a delegittimare lo Stato nell opinione pubblica. DELLA CRISI destinato a una posizione residuale; non si crede più al compromesso, non c è azione mediatoria. CROLLO Tuttavia oggi i regimi possono anche perdere terreno in tre fronti anziché crollare: LEGITTIMITA EFFICACIA (INCAPACITA decisionale) Sono sufficienti a far perdere fiducia nella EFFETTIVITA (non si mette in pratica) Sarà problematico mettere in pratica le decisioni: gli attori di èlite o massa diventa no neutrali e cresco no coloro che rifiuta no il regime conoide randolo illegittimo.

Si ha un crollo quando i caratteri fondamentali del regime saltano ed una diversa democrazia o un regime non democratico vengono instaurati con modalità discontinue che possono essere un colpo di stato, una guerra, un invasione esterna. Se durante la prima fase della crisi le élites democratiche riescono a ricomporre un accordo-compromesso sui problemisfida esistenti allora la crisi viene superata senza crollo mentre se i tentativi di recupero non hanno successo allora si entra in un circolo vizioso e la crisi entra nella sua II fase che pone le condizioni per il crollo del regime. Questa analisi valida in gran parte per tutti i casi di crollo democratico dell Europa degli anni 20 e 30 presenta però una differenza fondamentale in Germani ed Italia nei quali due paesi accanto alla politicizzazione dei poteri neu- trali il rovesciamento si verifica a causa di una tattica ambigua d instaurazione di un forte movimento totalitario anti regime : si forma e prende il potere (più o meno legalmente) un leader carismatico con il suo partito unico. Al giorno d oggi il sorgere di organismi sopranazionali quali la NATO e la UE fungono da organismi di controllo e protezione, sono mutati il legami tra società civile e stato, le strutture socioeconomiche e la diffusione della cultura, si è espanso il ruolo dello Stato e la passata esperienza che funge da ammonimento sono tutte condizioni che indicano come sia improbabile pensare ad un crollo democratico ma non la crisi. Rispetto alla crisi nel sistema democratico occorre individuare quali siano i conflitti sostanziali e gli attori istituzionali e politici rilevanti in un certo periodo. In secondo luogo si deve vedere lo stato del regime democratico antecedentemente al periodo critico. In terzo luogo se nel medio e nel lungo periodo vi sono state profonde trasformazioni socioeconomiche. PERCHE UNA CRISI SENZA CROLLO? Questi sono i seguenti fattori che rendono improbabile il crollo: - grado di consolidamento raggiunto dalle istituzioni democratiche - controllo delle risorse pubbliche da parte delle diverse agenzie governative e l espansione dei gruppi sociali il cui reddito dipende dal regime democratico - l assenza di alternative politiche valide - un tipo di insoddisfazione che alle lunghe si trasforma in indifferenza, passività, distacco. - La situazione internazione dell Europa caratterizzata dai legami con gli Stati Uniti, con la Nato e tra gli stessi paesi con accordi della CEE ALTRI CARATTERI DELL INSTAURAZIONE DEMOCRATICA L elemento centrale è quello che riguarda gli attori. E opportuno distinguere tra attori interni al precedente regime non democratico cioè sostenitori dello stesso e attori esterni tra i quali possono esservi anche attori internazionali. Gli attori istituzionali interni sono l esercito, l èlite di governo, l alta

burocrazia e più in generale le forze politiche autoritarie che per diversi motivi sono indotte ad intraprendere e cercare di pilotare l instaurazione. E utile poi distinguere tra transizioni e instaurazioni condotte da attori interni e governativi e quelle condotte da attori interni non governativi quali possono essere ad esempio i militari. Abbastanza frequente è anche il caso in cui tra gli attori moderati governativi o non e una parte dell opposizione si salda un interesse comune per il cambiamento. Molto rara è invece l ipotesi in cui le forze politiche all opposizione diventano le protagoniste del mutamento, se l opposizione è protagonista della transizione solitamente si ha un processo non democratico. Al di là di queste possibilità se ne possono costituire combinazioni, interessante è quella tra forze dell opposizione e attori internazionali. Il ruolo dei militari, sebbene essi possano essere più o meno coinvolti è fondamentale in quanto essi detengono il monopolio della forza coercitiva ed anche al momento dell instaurazione possono rivelarsi potenzialmente pericolosi. Un altro momento fondante conseguente e che vede impegnati gli attori è la formazione della coalizione fondante il regime: tanto più ampia è la coalizione tanto maggiori sono le probabilità di successo. La coalizione può concludere patti o accordi ovvero in primo luogo il riconoscimento della legittimità di posizioni politiche diverse, questo che è assieme ad altri processi il cuore del compromesso democratico può tradursi in una Carta Costituzionale che diventa l occasione per stipulare il compromesso istituzionale e per enunciare una serie di valori. Poi la sede più formale ovvero il processo costituente può essere l occasione per raggiungere un consenso su aspetti politici sostantivi. Si hanno poi altri elementi qualificanti riguardanti l instaurazione: - è necessario vedere quali forze politiche siano più o meno presenti ed organizzate quando inizia la transazione e di conseguenza l instaurazione - durante il processo in analisi le élites svolgono il ruolo fondamentale, spesso tuttavia giocano un ruolo importante le masse; la partecipazione di massa si manifesta con scioperi, dimostrazioni o talvolta in maniera violenta con tumulti. - L analisi della continuità/discontinuità a livello normativo e del personale delle strutture burocratiche ed amministrative del nuovo regime. L obbiettivo è quello di collocare nei ruoli chiavi del nuovo regime personale maggiormente leale per favorire la legittimazione del regime. ESITI DELL INSTAURAZIONE DEMOCRATICA Tra gli esiti dell instaurazione democratica è necessario prendere in esame una serie di parametri : - anzitutto occorre menzionare le tradizioni politiche del paese: tradizione monarchica, esperienze conflittuali e violente rimaste

nella memoria collettiva, l esistenza in precedenza di politiche democratiche di massa che possano influire nella nuova esperienza attraverso meccanismi di trasmissione della memoria storica. Durata e tipo di una eventuale passata esperienza autoritaria ed il grado in cui esso tramite meccanismi totalizzanti sia penetrato nella vita politica e pubblica dei cittadini distruggendo le precedenti identificazioni, la durata e i motivi che ne hanno portato alla caduta, il grado di opposizione e le modalità della transizione: continuità o discontinuità. Con il termine continuità si vuole indicare l ipotesi in cui un regime autoritario cambia gradualmente seguendo le stesse regole previste da quel regime per il mutamento, poi quelle regole vengono strumentalizzate o tradite ed assumono un ruolo le élites dominanti continuando a servirsi di tali norme per mantenere un aspetto di apparente legalità mentre per discontinuità si intendono repentini cambiamenti dovuti a colpi di Stato, passaggi del governo nelle mani dei civili o altri eventi simili. IL CONSOLIDAMENTO E il processo composito e variegato di definizione nei suoi caratteri essenziali e di adattamento in quelli secondari delle diverse strutture e norme democratiche innescato anche dal trascorrere del tempo. Esso può svolgersi secondo i metodi della legittimazione o dell ancoraggio. La legittimazione ovvero l accettazione e il sostegno delle strutture del regime da parte della società ma anche delle élites partitiche di vertice ed intermedie si sviluppa a livello di élite e di massa in alcuni ambiti precisi. Il primo ambito riguarda la messa in opera ed il mantenimento del compromesso democratico, il riconoscimento dell opposizione e dell eguaglianza politica, la diffusione della cooperazione tra forze politiche e non. Il secondo ambito riguarda il rispetto della legalità come capacità delle élites di governo e dei propri apparati di porsi come garanti del rispetto delle norme istituzionali e soprattutto come disponibilità della popolazione ad accettare la legge. Il terzo ambito riguarda la neutralità e la neutralizzazione dei militari. Un quarto eventuale ambito riguarda l appoggio dei gruppi imprenditoriali privati a seguito di garanzie poste dal regime a sostegno dei propri interessi. La teoria dell ancoraggio mostra l esistenza di 4 ancore nel processo di consolidamento: 1) il sistema partitico lascia poco spazio per trasformazioni o mutamenti sostanziali 2) il condizionamento da parte dei partiti delle associazioni di interesse e più in generale dei gruppi di interesse 3) i rapporti clientelari che per decenni hanno tenuto gli individui legati a certi assetti partitici ed istituzionali che garantivano l erogazione delle risorse pubbliche su base personalistica

4) assetti neo-corporativi che attraverso accordi triangolari (imprenditorigoverno-sindacati) e il controllo degli affiliati da parte di associazioni consentono anch essi la stabilizzazione del regime democratico. L ipotesi centrale della suddetta teoria è che quanto minore è la legittimità goduta da un certo assetto democratico tanto più forti e sviluppate devono essere una o più ancore e al contrario, se esiste e si sviluppa gradualmente un ampia legittimazione allora le ancore possono rimanere deboli e non sono essenziali al consolidamento. LA STABILITA Essa è definibile come la ragionevolmente prevedibile capacità di durata del regime democratico. Essa comporta condizioni più cogenti e positive in termini istituzionalizzazione raggiunta, legittimità ed efficacia decisionale. Come si può a questo punto definire la qualità democratica? Il problema riguarda la difficoltà di dar vita ad un regime democratico in cui i diversi diritti siano efficacemente garantiti. Cosa si intende per democrazia delegata? Lo scienziato O Donnell usa l espressione democrazia delegata ad intendere democrazie in cui la funzione reale di rappresentanza sia nelle mani di élites politiche e non esista una sfera pubblica o una qualche possibilità di controllo reale e responsabilità politica delle élites delegate a tali funzioni. Non vi è alcuna accountability elettorale dei governanti sui governati Cap.6: Regimi non democratici LE 4 TIPOLOGIE REGIMI NON DEMOCRATICI Nella politics non democratica REGIMI AUTORITARI Regimi militari: Regimi civili-militari Regimi corporativi (Populismo) Regimi esercito-partito Regimi civili di mobilitazione Pseudo-democrazie REGIMI TOTALITARI La Germania nazista L Unione Sovietica stalinista REGIMI TRADIZIONALI O SULTANISTICI REGIMI IBRIDI Democrazie semiconsolidate Regimi di transizione Autoritarismi semiconsolidati

Queste sono le quattro macro categorie per la classificazione dei regimi non democratici, la categoria più ampia, quella dei regimi autoritari include al suo interno tutte quelle forme di governo che presentano i seguenti elementi: Pluralismo politico limitato e non responsabile all interno del quale si possono distinguere gli attori istituzionali (esercito, burocrazia, partito unico) ed attori sociali (Chiesa, gruppi industriali o finanziari, proprietari terrieri ed in qualche caso anche i sindacati) tutti non politicamente responsabili secondo il meccanismo tipico delle democrazie cioè attraverso elezioni libere, corrette, competitive. Questo punto rimanda al concetto di coalizione dominante (le élite) al di fuori delle quali vi è emarginazione politica Assenza di elaborata ideologia guida ma con mentalità caratteristiche riguardo la giustificazione ideologica del regime Assenza o limitata presenza di mobilitazione politica tranne che in alcuni momenti del suo sviluppo Leader o piccolo gruppo che esercita il potere Limiti formalmente mal definiti di esercizio del potere, ma prevedibili Questa categoria è comprensiva dei principali regimi di tipo militare ovvero quei regimi in cui i militari costituiscono i più importanti attori del regime; tale assetto politico in genere nasce da un colpo di Stato oppure da un più semplice intervento che non configura nemmeno Uno la degli meccanica aspetti che maggiormente del golpe. con tribuisce alla definizione di un regime mili Essi difficilmente sono stati giustificati ricorrendo ad articolare e complesse tare è la presenza o l assenza di un leader razionalizzazioni: solitamente fanno appello a principi militare posizione quali più la o meno sicurezza, preminente rispetto al corpo ufficiale: in caso positivo si l ordine, l interesse nazionale e quasi mai vi è stata può mobilitazione parlare di tirannia militare; dall alto in questo che caso esso domina l esercito e governa in portasse qualche esito. Solitamente sono la depoliticizzazione l apatia a maniera personalis tica, alcuni di questi livello di massa che configurano la situazione più regimi ricorrente. si possono anche Quasi definire mai essi danno vita a partiti unici o parlamenti aldilà della formazione di corruzione. L esercito di tipiche in questo caso juntas. resta Coalizione dominante (quali e quanti attori) REGIMI AUTORITARI (dimensioni e variazioni rilevanti) Mentalità/Ideo logia legittimante (quale e quanto articolata) cleptocrazie per indicare anche l elemento un corpo poco coeso ed inefficiente. Se invece è un gruppo più o meno ampio al governo, con o senza il primis inter pares si parla di oligarchia militare. Nordlinger propone una triparti zione delle funzioni dei militari suddividen doli in 3 categorie: - militari moderatori: i militari sono un gruppo potente e politicizzato, il suo ob biettivo principale è il mantenimento dello status quo, hanno diritto di veto. Mobilitazione dall alto (caratteristiche e grado) Strutturazione del regime (grado di innovatività) - regimi militari veri e propri ovvero militari guardiani che controllano direttamente il governo occupando i ruoli decisionali principali, hanno obbiettivi di ordine, conservazione e semmai di razionalizzazione economica