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Transcript:

6.2 Zootecnia e pesca Nell UE la produzione di carni nel 2010 è aumentata leggermente (2,4%) recuperando il deciso calo del 2009, questa crescita è il risultato dell espansione avvenuta nei Paesi occidentali mentre in quelli dell Est vi è stato un calo seppur contenuto. La dinamica italiana si allinea con quella europea grazie soprattutto all incremento del patrimonio zootecnico in peso morto, mentre le macellazioni sono aumentate in maniera più contenuta. Figura 6.2.1 Incidenza percentuale del valore delle produzioni zootecniche sul totale agricolo regionale e sul totale settoriale nazionale! " # $ # %! " # Fonte: ISTAT [8] Le produzioni zootecniche nelle Marche nel 2011, con un valore di oltre 371 milioni di euro, hanno rappresentato il 31% della produzione agricola regionale totale. L incidenza economica di questo comparto produttivo è tendenzialmente crescente (Figura 6.2.1) grazie anche alla contrazione della quota delle coltivazioni agricole. Anche il rapporto con il settore zootecnico nazionale evidenzia un trend positivo anche se meno marcato, con una stabilizzazione negli ultimi due anni attorno al 2,3%. Il 2011 rappresenta un annata favorevole per l economia del comparto cresciuto nel complesso del 10%, dopo il leggero calo registrato nel 2009 (- 1,4%). L incremento delle produzioni regionali ha riguardato in particolare le carni ad esclusione di quelle ovi-caprine, il latte di vacca e bufala ed il miele. 288

Segni negativi solo per i prodotti ovi-caprini sia per quanto riguarda la carne che il latte (Tabella 6.2.1 in appendice). Nel complesso, nel 2011, quasi il 60% del valore delle produzioni zootecniche regionali proviene dal comparto delle carni, ed è il pollame a detenere il valore assoluto più elevato pari a oltre 91 milioni di euro. Analizzando i dati trasversalmente a livello di specie zootecnica, il contributo degli avicoli risulta ancora più consistente, infatti aggiungendo la produzione delle uova l incidenza dell economia avicola su quella zootecnica regionale è pari al 37%. Sempre a livello di specie, si evidenzia la crisi delle produzioni ovicaprine mentre quelle bovine incrementano significativamente il valore delle produzioni. Tra i prodotti zootecnici minori in evidenza il miele il cui valore a prezzi di base è più che raddoppiato dal 2008, ma il suo contributo all economia zootecnica regionale è ancora assai modesto (0,2%). Il confronto con le corrispondenti quote nazionali indica una evidente despecializzazione regionale nella zootecnia da latte ed una significativa specializzazione per le carni avicole per le uova e, meno marcata, per quelle suine. Figura 6.2.2 Ripartizione percentuale delle principali produzioni zootecniche nel 2011 - confronto Marche-Italia +, -. / 0 1 2 /. 3 4 5 /. 3 6 1 7 7, 8 3 9, : : 3 2, ; ;, 3 0 5 <, 7, 6 3 ; 1 -, 3 ;, 6 -, = 1 2, & ' ( ) ' ) & ' * ) ' >? @ A B C D E? F G? Fonte: ISTAT [8] L analisi delle variazioni dei valori correnti e concatenati rappresentati graficamente in Figura 6.2.3 consente di comprendere quale componente, tra 289

P O L J J J J K K K K K quantità e prezzo, abbia influito maggiormente nell andamento di medio termine. Nel primo biennio preso in considerazione si rileva una crescita del valore della produzione mentre in quello successivo un calo determinato dalla dinamica negativa dei prezzi. Nel 2011 il valore della produzione cresce del 10% grazie soprattutto all aumento dei prezzi. In generale si nota come le oscillazioni delle quantità sono contenute mentre quelle dei prezzi sono molto più ampie e quindi in grado di determinare il risultato economico complessivo del comparto zootecnico. Questa situazione presenta notevoli elementi di criticità in quanto è noto come il prezzo non dipenda più dalle produzioni locali ma dall offerta globale. Figura 6.2.3 Scomposizione delle variazioni annuali della produzione zootecnica nelle Marche R M N Q L I J M N H K J H I J L L S L L P L L T L Q L L Q Q U V W X Y Z Y [ \ ] ^ Z ` W a b ] ^ Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT [8] La bilancia commerciale regionale, per quanto riguarda i prodotti zootecnici e connessi all allevamento (Tabella 6.2.3 in appendice), presenta saldi generalmente negativi nel 2010 e in aumento rispetto all anno precedente. Le Marche, è stato già detto, non sono regione a spiccata specializzazione zootecnica per cui le importazioni superano le esportazioni per soddisfare i consumi interni ma anche per rifornire l industria di trasformazione delle carni e dei prodotti derivati dal latte che contano imprese di rilevanza nazionale per dimensione e bacino di utenza. 290

E interessante notare come proprio le voci più connesse alla trasformazione alimentare abbiano incrementato i livelli di import-export, a testimonianza di una ripresa dopo la crisi del 2008. In particolare i prodotti lattiero-caseari registrano un forte incremento delle esportazioni ma anche delle importazioni dato che la zootecnia da latte è poco presente nella regione. In evidenza anche i mangimi che rappresentano la voce di export più rilevante tra quelle selezionate nella tabella, anche se in tendenziale diminuzione. La produzione fisica in un comparto come quello zootecnico non può essere programmata in tempi rapidi come ad esempio per le coltivazioni annuali, sebbene alcuni cicli produttivi come quelli degli avicoli sono abbastanza brevi. Il maggiore vincolo è sicuramente strutturale, ovvero i capitali investiti nelle immobilizzazioni tecniche (es. stalle) non possono essere facilmente riconvertiti per cui la capacità produttiva varia lentamente. La Tabella 6.2.2 in appendice, conferma questa sostanziale stabilità dei volumi produttivi anche se nell ultimo anno disponibile si rileva un leggero incremento dell 1,5% attribuibile alle produzioni di carni (2,8%) e uova (1,3%). Si tratta di una situazione più favorevole rispetto all anno precedente quando solo il pollame e le uova hanno avuto variazioni positive. I flussi di produzione dipendono dagli stock, ovvero dalla consistenza zootecnica, che è opportuno ricordare solo per una parte concorre a determinare i risultati economici del settore, per la peculiare caratteristica di alcune specie di essere considerate al contempo una risorsa strutturale (riproduzione) e reddituale (ingrasso). Figura 6.2.4 Ripartizione % della consistenza zootecnica nelle Marche nel 2011 (UBA) y k f g f z { p c d e f g f h i j v w k f g f x p s m t u f g f o p q e f g f o r p c k l m n f g f o p Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT [8] 291

La figura precedente rappresenta seppur parzialmente la composizione del patrimonio zootecnico regionale nel 2011 stimato in Unità bovine adulte 135 per uniformare le diverse specie animali. Si tratta un riepilogo parziale in quanto mancano gli avicoli per i quali non esistono dati statistici annuali sulla consistenza che viene stimata solo in occasione dei censimenti e delle indagini sulle strutture agricole 136. Il grafico consente di evidenziare la rilevanza del patrimonio bovino regionale, seguito da quello suinicolo e ovino. Significativa la quota del 5% degli equini. La Tabella 6.2.4 in appendice, contiene i dati in capi distinti per anno e specie e segnala una decisa contrazione nel 2011 degli equini e in misura minore degli ovini, mentre le altre specie sono in crescita. Le variazioni delineano un recupero rispetto al biennio precedente per bovini e bufalini mentre, continua la crescita anche se modesta dai suini. La Tabella 6.2.5 in appendice consente di approfondire l evoluzione della consistenza zootecnica dei bovini a livello di età e categoria del bestiame. Il già indicato aumento registrato nel 2011 riguarda tutte le categorie ad eccezione dei bovini maschi tra 1 e 2 anni e delle manze da allevamento. Le variazioni positive più consistenti riguardano gli animali con più di 2 anni ed in particolare i maschi, cresciuti di quasi il 10% rispetto al 2010. Il recupero rispetto al calo del 2009 si ripercuote, come si è visto, anche in termini di valore della produzione. Per i suini invece il 2011 è stata un annata moderatamente positiva per quanto riguarda la consistenza (Tabella 6.2.6) con un incremento relativo del numero dei capi dello 0,6%, ma con segni negativi per suini da riproduzione e quelli inferiori ai 50kg. L aumento complessivo dei capi è da attribuire ai suini da ingrasso che rappresentano il 62% dell intero patrimonio suino regionale. Proseguendo lungo la filiera zootecnica, è utile analizzare i dati relativi alle macellazioni, inseriti in appendice (Tabella 6.2.7 e Tabella 6.2.8), dei quali non è ancora disponibile l aggiornamento al 2011. L andamento nel triennio 2008-2010 delle macellazioni di bovini risulta tendenzialmente decrescente sia in peso vivo che in peso morto. I capi macellati nel 2010 sono stati 40 mila circa rispetto agli oltre 45 mila del 2008. Stabili la media a capo e la resa, segno che si è trattato di un calo dovuto alla situazione di mercato e non a fattori tecnici. Dinamica sempre negativa ma più marcata per i suini le cui macellazioni sono diminuite di oltre il 30% in capi nel triennio preso in considerazione (-28% in 135 I capi vengono convertiti in UBA applicando alcuni coefficienti proporzionali al fabbisogno alimentare delle singole specie zootecniche rispetto ad un bovino adulto (es. 10 pecore = 1 bovino). 136 Si veda a tal proposito l approfondimento in coda al volume. 292

peso morto). Leggero incremento invece dei valori medi in peso e resa, che sembrano indicare un processo di standardizzazione delle produzioni in direzione di una maggiore efficienza delle tecniche e delle procedure di lavorazione delle carni. Per quanto riguarda gli ovi-caprini, i dati sulle macellazioni confermano le criticità già segnalate a livello di produzione e consistenza. Il 2010 si contrappone ai buoni risultati conseguiti nel 2009 quando i valori hanno assunto i livelli massimi del triennio: forse proprio per questo i dati del 2010 appaiono particolarmente negativi ma confrontandoli con il 2008 ci si accorge che la situazione non è poi così sfavorevole. La Tabella 6.2.8 riguarda gli avicunicoli che si è visto rappresentano un comparto zootecnico di estrema rilevanza nel contesto regionale. L ordine di grandezza dei capi macellati di polli e galline è estremamente elevato e testimonia il forte grado di industrializzazione degli allevamenti. Il 2010 registra nel complesso un incremento di poco inferiore al 7% con solo la selvaggina e i conigli a contrarsi. Mentre per la selvaggina si tratta di una produzione marginale, quella cunicola è decisamente importante ed appare in evidente difficoltà con un calo delle macellazioni del 40% nei tre anni considerati. Prendono decisamente quota invece i dati dei tacchini di fatto decuplicati dal 2008 al 2010 e questa è la componente emergente della zootecnia marchigiana. Queste forti variazioni dei dati sulle macellazioni non possono essere spiegate da un cambiamento dei consumi come appare evidente nelle due figure che seguono. Le famiglie marchigiane spendono mediamente di più per la carne rispetto a quanto si spende a livello nazionale, con uno scostamento che appare però in diminuzione. Al contrario, per latte, formaggi e uova, la spesa media nazionale supera quella regionale e la distanza tra le due serie non diminuisce ad eccezione del 2008 quando vi era stato un avvicinamento tra i livelli di consumo. In termini percentuali, nel 2010, la spesa per la carne a livello regionale pesa per il 25,3% sulla spesa complessiva per alimentari e bevande e per il 4,7% sulla spesa familiare complessiva, mentre a livello nazionale tali percentuali corrispondono rispettivamente al 23,5% e 4,5%. Per quanto riguarda invece latte, uova e formaggi nelle Marche essi rappresentano il 12,6% della spesa per alimenti e bevande e il 2,4% della spesa complessiva (13,8% e 2,6% le corrispondenti quote nazionali). 293

ž Figura 6.2.5 Spesa media mensile familiare per alcuni prodotti di origine zootecnica confronto Marche-Italia } } } } } } ~ } } ˆ Š } } ƒ } } } } } } ~ } } Ÿ ª «š š š š œ š Œ Ž Œ Œ ± ²³ µ Fonte: ISTAT [7] La seconda parte di questo paragrafo è dedicata alle produzioni ittiche che costituiscono una attività economica rilevante nelle Marche in quanto contribuiscono nel 2011 per circa l 11% alla formazione della produzione complessiva del settore primario regionale. Il quadro normativo è dominato dal processo riforma della politica comunitaria del settore che, avviata nel 2009, entrerà in vigore nel 2013. Questa riforma si incentrerà sulle principali questioni che rappresentano dei forti elementi di criticità delle attività di pesca, quale ad esempio la loro sostenibilità ambientale ed economica. In parte questi obiettivi sono stati già attuati con il regolamento CE 1967 del 2006, entrato in vigore dal 2010, che ha introdotto alcuni vincoli alle modalità di pesca come la dimensione delle maglie delle reti e le taglie minime del pescato. Il Fondo europeo per la Pesca (FEP) è lo strumento finanziario che sostiene il settore. Gli aiuti più rilevanti riguardano l adeguamento della flotta (Asse 1) che per le misure di competenza delle Regioni fuori convergenza, tra le quali le Marche, hanno determinato un impegno di circa 20 milioni di euro destinati a progetti di ammodernamento della flotta, e 13 milioni per acquacoltura, trasformazione e commercializzazione. A livello nazionale opera anche il Piano triennale del MIPAAF che nel 2010 ha erogato pagamenti per quasi 34 milioni di euro concentrati nella ricerca scientifica (9,5 milioni) e nella formazione e qualificazione delle associazioni di categoria (7,9 milioni). 294

Figura 6.2.6 Incidenza della produzioni ittiche sul totale agricolo regionale e sul totale settoriale nazionale À ¹ ¾ º» À» ¾ º ½ Ë ÇÌ É ÊÎ Æ Å Ì Í À à À  À Á ¼ º» ¼ º ½ Ë ÇÌ É ÊÈ Æ Ç Å Æ À À ¹ º» Á ½ ½» Á ½ ½ ¹ Á ½ ½ ¼ Á ½ ½ ¾ Á ½ ½ Ä Á ½ À ½ Á ½ À À Ï Ð Ñ Ò Ó Ô Ð Õ Ö Ö Ø Ò Ó Ô Ð Õ Ö Fonte: ISTAT [8] La rilevanza economica del comparto ittico regionale è sintetizzata in Figura 6.2.6 attraverso le quote relative sulla produzione del settore primario regionale e del settore pesca nazionale. Nel 2011 il valore della produzione è stato di poco inferiore ai 150 milioni di euro, pari al 12% della produzione del settore primario regionale e al 7% di quella ittica nazionale. Dall andamento del grafico appare evidente la variabilità della percentuale sulla produzione regionale con un valore minimo inferiore al 12% nel 2008, anno della crisi. Anche nell ultimo anno disponibile, il 2011, la quota è ridiscesa dal 14 al 12% a testimonianza di un periodo difficile per il settore stretto tra la congiuntura negativa e le debolezze strutturali delle imprese. I principali fattori che rendono critica la situazione riguardano la tendenziale diminuzione del patrimonio ittico, la competizione internazionale e la forte crescita del prezzo del gasolio. Questa fase di difficoltà è comune a tutto il settore ittico nazionale, anzi le quote sul totale nazionale sembrano indicare una maggiore tenuta della pesca regionale, scesa leggermente dal 7,9% del 2005 al 7,3% del 2011. In termini assoluti la Tabella 6.2.9 in appendice riepiloga i conti economici della branca regionale dai quali si evidenzia come nel 2011 vi sia stato un 295

à à à à à à generale peggioramento sia dal lato delle produzioni (ricavi) che dei consumi (costi). La produzione lorda è di poco inferiore ai 149 milioni di euro con un calo del 7% rispetto all anno precedente quando invece era cresciuta del 5%. Aumentano i consumi intermedi del 7,6%, confermando la crescita del 2010 per cui aumenta considerevolmente l incidenza dei costi sulla produzione passata dal 35% al 41% nei tre anni presi in considerazione. Figura 6.2.7 Scomposizione delle variazioni annuali della produzione ittica nelle Marche Ú Ý Ü Þ ß Ý Ü Ù Û Ü Ù Ú Ý Ü Ù Ú Û Ü Ý Ý á Ý Ý â Ý Ý ã Ý Ý ä Ý Ú Ý Ý Ú Ú å æ ç è é ê é ë ì í î ï ï ê ð ç ñ ò í î Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT [8] Analizzando la dinamica del valore della produzione scomposta nelle due componenti prezzo e quantità, si nota come il calo del 2011 sia dovuto alla contrazione delle quantità vendute, ed altresì come queste presentino quasi sempre un segno negativo a partire dal 2007. Solo nel 2010 si registra un significativo incremento del valore di produzione grazie in particolare alla favorevole dinamica dei prezzi. In sintesi, i risultati economici del settore dipendono in gran parte dalla dinamica dei prezzi, mentre le quantità sono decrescenti confermando che la crisi del settore ha anche una componente strutturale dovuta alla tendenziale contrazione del volume di pescato. La diminuzione delle quantità dipende dalle minori risorse ittiche che a loro volta hanno innescato una riduzione del parco imbarcazioni come segnalato 296

ÿ nel paragrafo 4.2. Prima di entrare nel merito delle tipologie di pesca e delle specie ittiche, è opportuno completare l analisi generale del settore con l andamento della bilancia commerciale e dei consumi interni. La bilancia commerciale del settore ittico regionale presenta un saldo negativo che nel 2010 ha superato i 100 milioni di euro, tendenzialmente in crescita negli ultimi anni (Tabella 6.2.10 in appendice). Le principali cause di questo deficit sono da attribuire alla presenza sul territorio di imprese di lavorazione e conservazione del pesce (vedi paragrafo 4.4) che si approvvigionano con materia prima di provenienza estera, ma anche ai consumi interni che non riescono ad essere soddisfatti esclusivamente con le produzioni regionali. In effetti il valore più consistente delle importazioni riguarda la voce del pesce lavorato e conservato, mentre i prodotti della pesca sono ad un livello nettamente inferiore anche sul fronte delle esportazioni. Le variazioni annuali segnalano infine un aumento dei flussi commerciali indice di una ripresa delle attività commerciali dopo la flessione del 2009. Figura 6.2.8 Spesa media mensile familiare per il pesce ø ø ø ô ø ô õ ö ó ô ù ô ô ú ù ô ô û ù ô ô ü ù ô ô ý ù ô þ ô Fonte: ISTAT [7] Sul fronte dei consumi interni, l andamento della spesa media mensile familiare rappresentata in Figura 6.2.8 indica una dinamica significativamente differente tra la media nazionale e il dato regionale. Mentre la media complessiva appare sostanzialmente stabile, se non leggermente in ripresa nell ultimo anno, nelle Marche l indagine ISTAT rileva una contrazione dei consumi mensili di 5 euro dal 2007. Questa tendenza ha fatto avvicinare di molto il livello regionale a 297

quello nazionale, e di fatto si va a perdere quella che era una specificità del modello di consumo delle famiglie marchigiane. Le cause possono essere molteplici, dalla necessità indotta dalla crisi di orientarsi verso il consumo di alimenti proteici di minore costo unitario (es. legumi e uova) alla crescente preferenza verso cibi di più facile preparazione e minore impegno di tempo. Ritornando all analisi del settore produttivo, i dati raccolti dall IREPA [5], consentono di approfondire alcuni aspetti legati alle tipologie di pesca e alle specie catturate. La tipologia di pesca economicamente più rilevante nelle Marche, nel 2010, è quella con le reti a strascico, che, con 54 milioni di euro, costituisce il 45% dei ricavi lordi totali del settore, seguita dalle draghe idrauliche (31 milioni), e la piccola pesca (25). Nettamente minori i contributi economici delle volanti e dei palangari (Figura 6.2.9). Figura 6.2.9 Ripartizione dei ricavi per sistema di pesca nelle Marche nel 2010 & # # ' ( # ) * + &,! " # $ % Fonte: IREPA [5] Analizzando i valori assoluti di Tabella 6.2.11in appendice, si possono valutare le altre componenti reddituali, dalle quali si ricava che la tipologia più 298

remunerativa sono le draghe idrauliche in quanto con questo tipo di pesca si riesce a conseguire una quota di profitti che sfiora il 46% dei ricavi contro il 15% dei sistemi a strascico che eppure vantano il maggiore valore delle vendite. In generale è evidente la maggiore incidenza dei costi di produzione per le imbarcazioni con reti a strascico e le volanti, che rendono queste due tipologie di cattura molto meno competitive rispetto alle draghe e alla piccola pesca. In effetti i sistemi a strascico mostrano un andamento decrescente nel triennio 2008-2010 (Tabella 6.2.12 in appendice) sia in quantità che per valore delle catture. Quest ultime si attestano nel 2010 attorno ai 54 milioni di euro e si confermano la produzione ittica più rilevante nel contesto regionale. In forte crescita le catture delle draghe idrauliche sia in quantità che in valore e l andamento triennale segnala una favorevole dinamica dei prezzi dato che le quantità del 2010 sono ritornate al livello del 2008. La piccola pesca è la terza attività economica per rilevanza dei ricavi (25 milioni di euro nel 2010) ma soggetta ad una consistente variabilità delle quantità catturate. Infine le volanti si attestano a 7,6 milioni di euro per valore delle catture ma la loro rilevanza deriva dalle quantità di catture che hanno superato le 6 mila tonnellate nel 2010: si tratta quindi di specie ittiche di basso valore unitario come ad esempio il pesce azzurro. Nel complesso il valore delle catture effettuate dalle imprese ittiche regionali nel 2010 è stato pari a 120 milioni di euro, suddiviso equamente tra pesci e molluschi (39%) e per la quota restante si tratta di crostacei (22%). Quest ultimi hanno un valore unitario nettamente superiore alle altre tipologie di pescato ed incidono solo per il 9% in quantità; viceversa la quota quantitativa dei molluschi supera il 50% mentre per i pesci, l incidenza resta invariata anche se questa categoria è l unica che diminuisce rispetto al 2009 (Tabella 6.2.13 in appendice). La tabella comparativa con il 2009 fornisce inoltre alcune indicazioni sulle principali specie ittiche catturate. Le acciughe costituiscono la quantità pescata più rilevante (4.500 tonnellate) ma a causa del loro minore valore unitario vengono superate dai naselli in termini economici (9 milioni circa). Gli elevati livelli della categoria altri pesci evidenzia una notevole varietà delle specie catturate nelle Marche. Da notare i segni generalmente negativi delle variazioni percentuali con il 2009 ad eccezione di acciughe e sardine, specie considerate povere ma notevolmente rivalutate sotto il profilo nutrizionale. Probabilmente la crisi e la conseguente perdita di potere d acquisto ha fatto riconsiderare questi prodotti nell ambito dei consumi alimentari delle famiglie ma non solo. Tra i molluschi predominano le vongole, sia in quantità che in valore, con 299

M un ampia crescita nel biennio preso in considerazione. Tutte le altre specie della stessa categorie registrano invece una contrazione dei valori che non sempre corrispondo ad un calo del pescato, per cui la dinamica dei prezzi è stata sfavorevole. Infine, tra i crostacei, sono gli scampi a raggiungere il valore più elevato con oltre 11 milioni di euro nel 2010, sebbene in termini quantitativi rappresentano solo un quarto del pescato delle pannocchie, specie quindi venduta a prezzi molto più bassi. Le pannocchie sono l unica specie a evidenziare una variazione negativa in valore rispetto al 2009 a fronte di un consistente incremento quantitativo (+18%) che probabilmente ha abbassato i prezzi. Ad eccezione di questo dato, la dinamica di tutti i crostacei risulta positiva in quantità e valore, fenomeno che ha permesso a questa categoria di raggiungere la stessa rilevanza dei pesci nel contesto ittico regionale. Figura 6.2.10 Ripartizione del valore delle catture per categorie di pescato nelle Marche Anno 2010 7 6 6 2 1 6 2 1 2 5 5 / = 6 2 < 6 2 ; 6 2 3 4 2 0 1 2 J H G K B @ L I C G F F? K L N C 9 : / O P Q R S 8 6 2 0 6 2 4 6 2 7 6 2 6 2 -. / 0 1 2 >? @ A B C B D E @ F G H I Fonte: IREPA [5] 300

Riferimenti e fonti [1] INEA (2010), Il sistema agricolo e alimentare nella Marche. Rapporto 2009, INEA, Ancona [2] INEA (2011), Annuario dell agricoltura italiana, Volume LXIV, 2010, INEA, Roma [3] INEA (2011), Il commercio con l estero dei prodotti agroalimentari, 2010, INEA, Roma [4] INEA (2012), Rapporto sullo stato dell agricoltura 2011 [5] IREPA (2010), Struttura produttiva e sforzo di pesca [6] ISTAT (2010), Sistema informativo sulle statistiche in agricoltura, http://agri.istat.it/ [7] ISTAT (2012), Consumi delle famiglie nel 2011 [8] ISTAT (2012), Valore aggiunto ai prezzi di base dell agricoltura, anni 1980-2011 Appendice statistica Tabella 6.2.1 Produzione a prezzi di base degli allevamenti zootecnici nelle Marche Valori correnti (migliaia di euro) T U U V T U W U T U W W X U V Y W U X W U Y W W Z [ \ ] \ ^ ^ _ ` \ \ ^ a b c _ b _ d e _ f a c ^ d [ _ g h i j k k k g g l j k i m g l k j n o g p k q n k m q i r d [ c _ k o g j s i t k o i j s s i i i m j h k h p m q n k h q h u v w x y z h o j m m k h t j m o k n k j n i g p k q o l q k { x y z s n j l m l s h j g n n l g j t n t p i q k k h q t v w x } ~ x y z g j o i i g j n h t g j i l t p o q n p l q s v ~ z l h j o o t l s j s s t o k j l n h i q i k o q l ƒ d ^ ^ a i s j t i g i n j n i t i l j l l i p h q t t q t w ~ } } ~ z u ~ ~ k t j l h n k t j t s i i k j g h k m q s k g q k z } v ~ z } ~ ~ t j m l l s j s s l s j h g i p k l q n p g q n \ d h g j k s i h g j n i t h h j l l t m q t i q o _ a e a k j k h n k j g k l k j h s i k n q m k k q m Z [ \ ] \ ^ ^ _ ` \ \ ^ a b c _ b _ c \ c d e _ f a c ^ d [ _ l n h l t g t k t g q o h q n ˆ Š Œ Ž Š Š Œ Œ Œ Š T š œ V U œ T W W Y W W U T Fonte: ISTAT [8] 301

Tabella 6.2.2 Produzione degli allevamenti zootecnici nelle Marche (migliaia di quintali) T U U V T U W U T U W W X U V Y W U X W U Y W W r d [ c _ k j i k n k j i i t k j i s i k q k i q t u v w x y z k t s k t i k t n p i q i k q s { x y z n n m n h g n n k p k q g k q n v w x } ~ x y z k g k i k k p l q l p t q g v ~ z h s s h o k n k n n q h h q o ƒ d ^ ^ a n t o n t k n l n p k q h p k q m w ~ } } ~ z u ~ ~ ž Ÿ Ÿ Ÿ n m g h o l h o n p k q i p m q h z } v ~ z } ~ ~ ž Ÿ Ÿ Ÿ t s t h t m p i q g p h q t \ d f _ e _ \ c _ ] _ a ` ` _ n s i n n o n s s p m q n k q g _ a e a h h h m q m m q m Fonte: ISTAT [8] Tabella 6.2.3 Commercio con l'estero dei prodotti agricoli e trasformati - valori in migliaia di euro T U U T U U V T U W U Ž Š X U Y U V X U V Y W U d c _ f d e _ _ _ s j i h s o j i i t t j k h g h l q l p k k q t d e ^ [ _ [ \ ] \ ^ ^ _ ] a e _ d e e a d f a c ^ _ k t j s h k k k j m o h i l j m h m p h m q n k h g q l b d [ c _ [ a ª b «a a b \ c a e d ^ a k h j i h h k m j n s k k h j o g k p i n q o h k q h b d [ c _ [ a d [ d ^ a l i t t h l i j m m k k s q g k g s q i [ \ ] \ ^ ^ _ e d ^ ^ _ a [ \ p b d ª a d [ _ h g j s h h g l j h t s n m j g m i p k h q k g h q i f d c _ f _ i i j o o s i g j g h t k s j g m h k q n p g m q i Ž Š d c _ f d e _ _ _ m i m m l o p p s m q n d e ^ [ _ [ \ ] \ ^ ^ _ ] a e _ d e e a d f a c ^ _ i k n k t i g t s p k n q g k k i q k b d [ c _ [ a ª b «a a b \ c a e d ^ a s j h m o g j l g g h j k s s p h k q t k k q s b d [ c _ [ a d [ d ^ a s s t n m t l s h p i h q m n m q h [ \ ] \ ^ ^ _ e d ^ ^ _ a [ \ p b d ª a d [ _ i j k i n i j m l n l j s t o p i q h i l m q s f d c _ f _ h k j l l i i n j g h k i k j i t i p g o q g p k s q m Œ Œ d c _ f d e _ _ _ p s j i h s p o j m i t p t j m s h h h q n p k m q l d e ^ [ _ [ \ ] \ ^ ^ _ ] a e _ d e e a d f a c ^ _ p k t j h i s p k m j o k i p i s j s n h p h m q t k h h q g b d [ c _ [ a ª b «a a b \ c a e d ^ a p l j t g n p s j t i t p k m j l s n p k i q o n l q l b d [ c _ [ a d [ d ^ a p s m p g g o p k j i g l h s n q m i s h q o [ \ ] \ ^ ^ _ e d ^ ^ _ a [ \ p b d ª a d [ _ p h k j n k o p g n j h k k p h i j s k g p k h q l i m q g f d c _ f _ k t j l l s k j o o g h j o l t p t o q h k h o q t Fonte: INEA [3] 302

Tabella 6.2.4 Consistenza zootecnica per specie nelle Marche T U U V T U W U T U W W X U V Y W U X W U Y W W \ _ c _ l i j l g g s n j i n t s l j t l h p k m q g h q m ± d e _ c _ k j g g l k j m i n k j k m t p i g q g t q k ² _ c _ k t i j l l g k t i j m m t k t i j h n k p m q h m q i r d [ _ c _ s j s o k s j t i t s j l i g i q m p k q n ³ ± _ c _ k g j m m n k h j n i m t j o t t k k q s p g t q k µ ± _ c _ k s h j h m t k s s j i k k k s l j k n k k q k m q s Fonte: ISTAT [6] Tabella 6.2.5 Ripartizione bovini per categoria X T U W U T U W W X W U Y W W Š Š Œ T U W W W i k j s i s i i j n o n h q n g g q g d f d b a e e \ n j t t n s j m i l i q h t q o ¹ e ^ [ _ k n j l h k k s j n s t n q g i h q h W T k n j s n h k n j o n k k q o i g q n d ª b «_ t j l o n t j l t h p m q k k i q o º a f f _ c a ] d f d b a e e \ g j m o g g j i o t s q s h q o º a f f _ c a ] d d e e a d f a c ^ \ g j l s s g j t s o i q l n q l T Ž» i l j o l t i o j g i t h q t h g q i d ª b «_ k j k h h k j i n g o q n k q t d c ` a ] d f d b a e e \ o k g o s g n q n k q h d c ` a ] d d e e a d f a c ^ \ s j n t t s j n l h p m q i o q l ¼ d b b «a ] d e d ^ ^ a l j t m s t j m m g i q n k k q t ¹ e ^ [ a d b b «a k k j n i l k i j n g n t q l k t q n ˆ Š Œ š T š œ œ U W U U U Fonte: ISTAT [6] Tabella 6.2.6 Ripartizione suini per categoria T U U V T U W U T U W W X U V Y W U X W U Y W W X Š Š Œ T U W W µ ± _ c _ _ c \ d h o ½ n g j m s n n h j k t t n h j m l l i q k p m q i g i q h µ ± _ c _ \ e ^ [ a _ n m ½ k k i j h t o k k g j i n t k k h j i n t m q l m q o s t q h ¾ x y x ~ x y À ~ { { v Á Ÿ Á  à à Ÿ Á Ÿ Ä Â Å Æ Á Á Ÿ Ã Â Ç Ã Å k q k k q k s i q m ¾ x y x ~ x v È x v y z Á Á  Á É Æ Á Ÿ Â Ê Ç Ê Á Ÿ Â Ç Ä Å p g q n p k q g s q h ˆ Š Œ W š U W š š T W W W š œ W W W W U š W U U U Fonte: ISTAT [6] 303

Tabella 6.2.7 Macellazioni di nelle Marche T U U T U U V T U W U X U Y U V X U V Y W U r d _ h n j n g o h i j m k m h m j s s k p l q l p g q i Z a ª \ _ \ j e _ i n k j h i n i i o j o i n i i i j n h o p t q s p g q i a ] _ \ d b d \ j e _ n q n i n q h l n q h l p m q o m q m Ë a ª d f a ] _ d Ì n l q i n l q m n l q k p m q g m q i Z a ª \ f \ [ ^ \ j e _ k h g j l i g k g k j m g l k i l j m g o p t q t p g q k r d _ i m g j g g k k s h j h k i k h m j l i s p k o q k p k h q h Z a ª \ _ \ j e _ i t n j s s o i g n j h l k i m h j l n g p k l q s p k g q m a ] _ \ d b d \ j e _ k q h m k q h g k q h n k q o k q s Ë a ª d f a ] _ d Ì l o q s t m q g t m q n m q t m q g Z a ª \ f \ [ ^ \ j e _ i i l j h t n k t t j o l n k s h j l l m p k s q o p k i q t Í Ž r d _ k i h j k k t k s m j s n t k h s j g k g i o q h p t q o Z a ª \ _ \ j e _ i k j g n l i s j i l s i g j l h l i g q m p o q s a ] _ \ d b d \ j e _ m q k l m q k s m q k s p n q m p m q t Ë a ª d f a ] _ d Ì n s q h n l q n n l q m k q o p m q l Z a ª \ f \ [ ^ \ j e _ k i j m n m k n j k m m k g j n h n i n q g p k m q g Fonte: ISTAT [6] Tabella 6.2.8 Macellazione avicunicole per specie in peso morto (kg) X X T U U T U U V T U W U U Y U V U V Y W U Î Œ l m j n m h j k s l s o j o n o j g n n l n j h h i j l l h p m q t l q t Z \ e e _ a d e e _ c a l m j h h k j l m g s o j t m n j h m m l h j t l l j k g h p m q o l q g Ï d b b «_ c _ n s j m s h k h l j k o k n n l j i n m k s i q n i l t q s º d [ d \ c a s j i i o s j n l i t j k o h n q n i h q l ¹ c d ^ [ a k l k k o i k o s k i q g i q k ² b «a p p p p p Œ h t j l m n h l j m k i g t j i o g p g q n p k t q n Ð Œ g j i n h j i k s i j h l o j n h o k j o s s j k m o p i g q t p i m q l ˆ Š Œ œ U œ U œ T V W š œ œ œ W œ š Y W š Fonte: ISTAT [6] 304

Õ Tabella 6.2.9 Produzione, consumi intermedi e valore aggiunto ai prezzi di base della branca pesca ed acquacoltura, valori correnti, regione Marche X X T U U V T U W U T U W W U V Y W U W U Y W W Z [ \ ] ± ` _ \ c a ] _ Ñ a c _ a ª a [ _ ` _ k n i j g l t k n o j o g m k h t j l n n n q m p l q m d ^ ^ _ _ ^ Ò ª a b \ c ] d [ _ a g j s k s g j n l t g j h i s p k q m p h q g Z [ \ ] ± ` _ \ c a ] a e e d Ñ [ d c b d k h t j l s i k n s j g n k k h n j g i o n q k p l q m r \ c ª ± f c ^ a [ f a ] _ b \ f [ a ª \ µ _ _ f n g j i k t n l j h g h s m j t s o l q o s q m ¼ d e \ [ a d _ ± c ^ \ o n j n h h o t j o k l t h j h s m g q n p k h q s Fonte: ISTAT [8] Tabella 6.2.10 Commercio con l'estero dei prodotti ittici nelle Marche (migliaia di euro) T U U T U U V T U W U X U V Y U X W U Y U V Ž Š [ \ ] \ ^ ^ _ ] a e e d a ª b d k l j m s h k s j s n k k s j g n h p i q h p k q t a ª b a e d \ [ d ^ \ a b \ c ª a [ d ^ \ k k t j i h t k m g j k k s k i m j n g g p k i q t k s q o ˆ Š Œ W W T W W V œ š œ W š œ Y W W W Ž Š [ \ ] \ ^ ^ _ ] a e e d a ª b d o j h h i n j i g i n j t i o p h h q s k k q h a ª b a e d \ [ d ^ \ a b \ c ª a [ d ^ \ i t j l l t i n j h t i i t j m h l p k k q n k m q k ˆ Š Œ T T U U œ W œ š Y W V š W U Œ Œ [ \ ] \ ^ ^ _ ] a e e d a ª b d p l j s i i p k k j h k o p k m j n i n h o q t p l q t a ª b a e d \ [ d ^ \ a b \ c ª a [ d ^ \ p t o j h l m p l l j s g h p o i j h t s p k g q i k o q k ˆ Š Œ Y V œ U V T Y V U Y W U U W W Y W œ Fonte: INEA [3] Tabella 6.2.11 Conto economico per sistema di pesca nel 2010 (milioni di euro) Ô Œ Š Œ Š Ó Œ Ö ˆ Š Œ Œ Ô Õ Ž Ë _ b d _ n g q l l q s g k q k i n q m g q m k k l q g r \ ª ^ c ^ a [ f a ] _ i h q o n q m s q g s q k m q m h i q g ¼ d e \ [ a d _ ± c ^ \ i t q l i q s i h q t k t q o m q m l n q k r \ ª ^ \ ] a e e d \ [ \ k g q t k q t k m q n l q t m q m g h q m Z [ \ _ ^ ^ \ e \ [ ] \ k h q o m q t k h q g k k q k m q m h k q k * per i Palangari sono disponibili solo i dati sui ricavi, per cui non sono stati considerati nel totale Fonte: IREPA [5] 305

Tabella 6.2.12 Ripartizione catture per sistemi di pesca in quantità e valore nelle Marche T U U T U U V T U W U X U Y U V X U V Y W U Š Œ Œ Š µ ^ [ d ª b _ b \ o j g i s t j o m i t j s o g p h q n p i q g ¼ \ e d c ^ a s j l m o n j k h k s j k k k p i g q h k t q o r _ [ b ± _ ` _ \ c a m m m p p [ d «a _ ] [ d ± e _ b «a k k j l s g l j i n l k k j n h h p g t q g n o q k Z _ b b \ e d a ª b d i j o l h g j h o o i j o n s k l q l p k n q n Z \ e _ d e a c ^ _ m m m p p Z \ e _ d e a c ^ _ d ª ª _ _ m k o g g k l p s h q i Z d e d c d [ _ g l k o g m h i k q s p k m m q m ˆ Š Œ U U V T W T V š T W Y W W œ š Œ µ ^ [ d ª b _ b \ n o q m n l q k n g q l p g q g p s q m ¼ \ e d c ^ a o q m l q k l q s p i k q i s q o r _ [ b ± _ ` _ \ c a m q m m q m m q m p p [ d «a _ ] [ d ± e _ b «a i n q n i m q g g k q k p i m q s n g q l Z _ b b \ e d a ª b d i k q o i o q k i n q m g i q o p k h q i Z \ e _ d e a c ^ _ m q m m q m m q m p p Z \ e _ d e a c ^ _ d ª ª _ _ m q m m q m g q m p p Z d e d c d [ _ m q g k q t g q m n t m q t l m q s ˆ Š Œ W W œ W W W T Y U œ U Fonte: IREPA [5] 306

ˆ Tabella 6.2.13 Catture e ricavi per specie nelle Marche Ž Š Œ Œ Š Ø T U U V T U W U X U V Y W U T U U V T U W U X U V Y W U ¹ b b _ ± «a h j k t n h j n t l o q s s j h g s s j h n g m q g Ù d ª a e e _ k j h l n k j k g t p i i q t o j o k k o j h h k p h q l Ï [ _ e _ a ] _ d c \ k j i s i k j k m o p k i q k n j l o i n j m o h p k i q k µ d [ ] _ c a t l m k j i g g h k q l n g t l g g g s q i µ \ e _ \ e a s m m h t n p k o q i k m j n t g o j l l k p l q l ¹ e ^ [ _ a ª b _ g j i n m g j m t i p n q i k l j g h h k n j h g n p k k q m ˆ Š Œ Ž W W š T W W š Y U W U š U š V T š Y œ ¼ \ c \ e a l j i n l k k j n h h n o q k i m j i n m g k j k g m n g q l ƒ ± f d b «_ c _ a f ± [ _ b _ k j i l k k j h l k k n q l n j o o o n j k s m p k h q m µ a _ a k j m o k l g g p g i q t l j l s k n j l g o p i s q k ¹ e ^ [ _ f \ e e ± ª b «_ k j h s n k j s m o o q t h j o o g h j s i k p l q n Š Œ Œ Œ Ô W W U W œ š V U U š š U W V š Z d c c \ b b «_ a k j h g t k j l m t k t q t k m j s g t o j t t m p l q k µ b d f _ h h h h n m k q h k m j n t i k k j n i h t q o d ` ` d c b \ e e d i g n i o t i s q t g j o n i h j l m o k o q i ¹ e ^ [ _ b [ \ ª ^ d b a _ k h t k l n k t q i h l g s s s h m q l ˆ Š Œ Š T T š T š W W š T T š T š œ œ V ˆ Š Œ Œ T V V W T V š T T W W W T T W T U Fonte: IREPA [5] 307