La banda larga in Italia e nel mondo

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Transcript:

La banda larga in Italia e nel mondo L Italia si posiziona tra gli ultimi paesi per penetrazione della banda larga fissa tra le economie OECD, Nel mercato della banda larga fissa, la quota di Telecom Italia ha continuato a decrescere dal 53% del gennaio 2012 al 50% del gennaio 2014. Nel mercato della telefonia fissa, Telecom Italia rimane l operatore primario, ma il volume di traffico voce veicolato è diminuito dal 55,4% del 2012 al 50.7% del 2012. La principale tecnologia utilizzata dagli entranti è la local loop unbundling, ossia il meccanismo delle tariffe di interconnessione, che interessa circa 5.3 milioni di linee. Al contrario l Italia riporta un buon risultato, superiore alla media europea (pari al 59%), nella diffusione della banda larga mobile

Nel corso degli ultimi due anni, la banda larga mobile ha continuato la sua espansione, raggiungendo un tasso di penetrazione doppio rispetto al 2011 e più elevato di quello riportato dalla media europea, segnalando l elevata maturità del mercato. In parallelo, lo sviluppo e la disponibilità commerciale dei network LTE (Long Term Evolution, 4G) ha registrato importanti progressi (più che triplicando da luglio 2013), sia nelle principali città che nelle aree in digital divide. La quota di mercato dei due principali operatori, che detengono circa 1/3 del mercato a testa, è diminuita leggermente in favore degli altri operatori principali, mentre il 5% della base della clientela si suddivide tra i restanti 16 operatori senza infrastrutture di rete (MVNO).

Nonostante abbia evidenziato nel corso degli ultimi due anni alcuni progressi nel target di base della Digital Agenda, che prevedeva il raggiungimento dell accesso universale della copertura a 2Mbps, l Italia rappresenta una delle economie europee dove l obiettivo non è stato ancora centrato, con una copertura che ha raggiunto il 98.5% nel 2013. Il potenziamento della rete a 30Mbps chiesto dall Europa entro il 2020 procede in modo disomogeneo e vede l Italia tra i fanalini di coda, con solo il 20% degli accessi adeguati al nuovo standard. Una condizione che conferma la scarsa lungimiranza italiana nella creazione dell infrastruttura, a fronte di una media europea che nel 2013 offriva già la banda ultra larga a oltre il 60% dei nuclei familiari.

Il problema italiano si aggrava esaminando le condizioni dell offerta, che la identificano come la nazione con la più estesa diffusione di aree a fallimento di mercato per lo sviluppo delle reti di nuova generazione (aree bianche Next Generation Access, di seguito NGA) d Europa. La conseguenza è che appena il 21% della popolazione ha la disponibilità di accedere a Internet a più di 30 Mbps, rispetto a una media europea che ha già raggiunto il 64% della popolazione. La penetrazione delle tecnologie NGA è ancora più ridotta, interessando a inizio 2014 solo il 2.6% degli accessi alla banda fissa, contro il 27% della media europea.

Se la scarsa penetrazione della banda larga a 30 Mbps è in parte relazionata ai bassi livelli di alfabetizzazione informatica (sono il 34% gli italiani che non hanno mai utilizzato internet nel 2013, contro il 13% in Germania e il 21% della media Ue), anche la qualità della banda larga esistente in termini di velocità appare ridotta rispetto alla media europea (solo il 18.4% degli abbonamenti provvede una rete con velocità superiore ai 10 Mbps contro il 66% dell Unione). Il confronto per velocità medie di navigazione è ancora più schiacciante rispetto a una selezione di economie mondiali (dati Communications Monitoring 2014). In Italia gli investimenti in reti a banda ultra-larga risentono di alcune condizioni iniziali, tra cui l assenza della concorrenza dinamica tra operatori di reti di telecomunicazioni e quelli di reti via cavo che, in altri paesi, hanno affiancato all originale fornitura di servizi televisivi anche i servizi a banda ultra-larga. L assenza delle reti via cavo esercita un impatto diretto in quanto gli obiettivi di copertura e di penetrazione della banda ultra-larga possono essere raggiunti esclusivamente, e in tempi più lunghi, attraverso gli investimenti degli operatori di telecomunicazione, e indiretto in quanto gli operatori di telecomunicazione definiscono i propri piani di investimento senza la pressione concorrenziale degli operatori via cavo.

Ad oggi, la connessione in banda larga è prevista per circa il 95% attraverso le linee DSL, condizione che porta l offerta in termini di velocità a un massimo di 30 Mbps e naturalmente porta il numero di sottoscrittori di abbonamenti a banda ultralarga (con una velocità di connessione minima di 100 Mbps) a zero, contro una media europea che si colloca comunque al solo 5.3% dei nuclei familiari, in vista dell obiettivo del 50% al 2020. Per quanto concerne le connessioni in fibra, l Italia si colloca a margine della classifica OECD, con una percentuale del 2.4%, mentre il Giappone cavalca la classifica con soglie del 70%. Il confronto regionale vede in generale Stati Uniti ed Europa situarsi su livelli molto contenuti e inferiori al 10%, contro l incidenza sei volte superiore delle economie asiatiche leader.

Fiber to the home and fiber to the building fonte: OECD, 2014 A livello mondiale, la maggiore velocità di connessione è nei mercati asiatici: la prima offerta commerciale per connessioni da 1 Giga per secondo è stata lanciata a Hong Kong. In America l offerta di servizi di connessione ultra veloce è effettuata su network fibra ottica, con una velocità che in generale si colloca però tra i 50 e i 200 Mbps. In Europa la maggioranza degli operatori a banda larga ultra veloce offrono servizi più segmentati, anche se nella maggioranza dei casi, la velocità massima proposta

non eccede i 100 Mbps. Si segnala come nel quarto trimestre del 2013 sei telco europee abbiano lanciato offerte da 1 Gbps (Lattelecom, Free, PT Luxembourg, RCS&RDS, Swisscom). La diversa disponibilità di infrastruttura in fibra si riverbera sul numero di abbonati alla banda ultraveloce per singoli gruppi. Un elemento di interesse è rappresentato dal fatto che i competitori mostrano in generale una maggiore penetrazione della banda larga tra gli abbonamenti offerti rispetto agli incumbent, segnale che l offerta dei servizi in fibra rappresenta un importante strategia di vantaggio competitivo.

In un contesto che vede l assenza di network via cavo e una contenuta lunghezza delle sottoreti in rame, i principali progetti di investimento dell incumbent in Italia e alcuni altri operatori nel corso del biennio 2012-13 si sono concentrati principalmente sullo sviluppo delle reti in fibra FTTC nei principali centri urbani, mentre un operatore di fibra ha sviluppato collegamenti FTTH (to the home) in collaborazione con le municipalità locali in alcune zone cittadine del Nord. La strategia di realizzare prima le reti FTTC (fiber to the cabinet) e successivamente quelle FTTB/H (to the building, to the home), riflette un approccio wait and see dell incumbent, allo scopo di sviluppare i tratti finali solo quando l evoluzione e la maggior dimensione della domanda lo richiedesse. I rischi derivanti dall incertezza della domanda sono particolarmente significativi per gli investimenti in reti FTTH, dal momento che è più ridotto l insieme di servizi al dettaglio per i quali è indispensabile la capacità di trasmissione assicurabile esclusivamente queste reti. Negli ultimi anni l Italia ha implementato una strategia per l estensione della banda larga fissa base alle aree rurali e più isolate. La strategia prevedeva 1.1 miliardi di investimenti, per lo più finanziati da fondi nazionali o da fondi strutturali delle regioni o dal Fondo Europeo Agricolo per lo sviluppo rurale disponibili per il periodo 2007-2013, dirottati sullo sviluppo della banda larga. Nel gennaio del 2013, il 46% di questi progetti era concluso, coinvolgendo circa 3.4 milioni di abitanti. Nel 2012 il Ministero dello Sviluppo Economico ha adottato un piano strategico per la garanzia dei fondi pubblici alle autorità locali e delle regioni per la banda larga in connessione con gli obiettivi della Digital Agenda. Questo piano targetizzava in particolare lo sviluppo del network delle Next Generation Access, attraverso 3 strategie di investimento 1) sostegno pubblico diretto nelle zone passive 2) partnership pubblico--privata 3) garanzie complementari agli investimenti privati. Il piano strategico non era vincolante, anche se molte regioni hanno stretto accordi diretti con il MISE e la sua compagnia esecutiva, Infratel, per il coordinamento e l implementazione degli interventi finanziati con i loro fondi. Nel 2013 Infratel ha registrato 126 milioni di fondi pubblici a sostegno dell investimento privato, per un complessivo di 181 milioni in aree bianche in Campania e 5 in Molise. Nel primo trimestre del 2014, Infratel ha annunciato bandi per l assegnazione di 127.6 milioni di investimenti pubblici in aree bianche NGA in Calabria, Puglia e alcune città lombarde (Monza e Varese). La consultazione pubblica svolta da Infratel per conto del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) e conclusa nel luglio 2014, anche se ha potuto registrare una significativa ripresa degli investimenti programmati da parte degli operatori privati nell arco del triennio 2014-16, ha messo in evidenza che il mercato da solo non è in grado di mettere l Italia in condizione l Italia di raggiungere pienamente gli obiettivi fissati dall Agenda Digitale Europea. Dall ultimo Piano del Governo per la banda ultra-larga emerge che saranno 482 i comuni collegati alla banda larga a 30 Mbps dagli operatori privati entro il 2016, con un investimento complessivo inferiore a 2 miliardi di euro nel triennio. A questo dato devono essere aggiunti i

657 comuni che saranno raggiunti da reti NGA grazie al Piano Strategico in corso, già finanziato da molte regioni italiane, portando complessivamente la copertura a 30 Mbps alla fine del 2016 ad un totale di 1.139 comuni. Pur triplicando i comuni coperti rispetto alla situazione attuale, gli investimenti programmati non saranno sufficienti ad allineare l Italia alla media europea. Secondo gli impegni attuali, l Italia raggiungerà solo fra tre anni l attuale media europea, quando l Europa avrà spostato ancora più in là il suo livello di copertura. Per la prima volta con il piano europeo 2014-2020 è stato permesso un utilizzo dei fondi strutturali europei che non sia esclusivamente rivolto alla digitalizzazione delle cosiddette zone bianche, ma che possa essere orientato anche ai territori caratterizzati da elevata competitività, sia attraverso incentivi fiscali che contribuzione diretta (a fondo perduto, su risorse comunitarie (FESR e FEASR) nazionali (FSC) e regionali, o garanzia del debito). A livello di potenziamento dei canali di distribuzione i target sono sia le infrastrutture medie (ampiezza banda 30 Mbps) in cui l Italia presenta già un forte livello di ritardo, sia a quelle avanzate, che dovrebbero permettere entro il 2020 l accesso a oltre il 50% della popolazione della banda a 100 Mbps. Analogamente alla proposta francese dei così detti Réseaux d Initiative Publique (RIP), l Italia, avvalendosi anche del modello d intervento partnership pubblico-privata, prevede l impiego di risorse pubbliche per circa 6 mld di euro, con un fattore di leva 2, rispetto alle risorse dei privati, nello scenario più ottimista. Il piano del governo prevede distinti schemi di finanziamento, suddividendo i territori interessati per 4 principali cluster 1 1 Cluster A. È il cluster con il migliore rapporto costi-benefici, dove è più probabile l interesse degli operatori privati. Include le principali 15 città nere (dove è presente o lo sarà più di un operatore di rete) per quanto riguarda le reti a più di 30 Mbps (Roma, Milano12, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Catania, Venezia, Verona, Messina, Padova e Trieste) e le principali aree industriali del Paese; Costituisce il 15% della popolazione nazionale (circa 9,4 milioni di persone); In questo cluster è possibile il salto di qualità richiesto dalla normativa UE portando la velocità di collegamento da 30 a 100 Mbps entro il 2020 con l utilizzo di strumenti finanziari per l accesso a debito (a condizioni agevolate e a basso rischio) e/o mediante misure di defiscalizzazione degli investimenti. Cluster B.È formato dalle aree in cui gli operatori hanno realizzato o realizzeranno reti con collegamenti ad almeno 30 Mbps, ma le condizioni di mercato non sono sufficienti a garantire ritorni accettabili a condizioni di solo mercato per investire in reti a 100 Mbps: Include 1.120 comuni, alcuni in aree nere e altri in aree grigie (è presente un solo operatore di rete e non vi sono piani per un secondo) per le reti a più di 30 Mbps e vi risiede il 45% della popolazione (circa 28,2 milioni di persone).cluster C. Si tratta di aree marginali attualmente a fallimento di mercato, incluse aree rurali, per le quali si stima che gli operatori possano maturare l interesse a investire in reti con più di 100 Mbps soltanto grazie a un sostegno statale. Include circa 2.650 comuni e alcune aree rurali non coperte da reti a più di 30 Mbps, vi risiedono circa 15,7 milioni di persone (il 25% della popolazione). In queste aree è necessario prevedere non solo soluzioni per l accesso al credito agevolato e incentivi fiscali, ma anche una parte di contributi a fondo perduto limitata, ma proporzionalmente maggiore rispetto a quella del cluster B. Cluster D. Sono aree tipicamente a fallimento di mercato per le quali solo l intervento pubblico può garantire alla popolazione residente un servizio di connettività a più di 30 Mbps. Ingloba i restanti 4.300 comuni circa, soprattutto al Sud, incluse alcune aree rurali; vi risiedono circa 9,4 milioni di persone (il 15% della popolazione); In questo cluster, soprattutto al Sud, si ritiene che l incentivo pubblico possa essere concesso in misura maggiore a fondo perduto, considerando le infrastrutture a banda ultralarga strategiche ai fini delle politiche di coesione per lo sviluppo dei territori particolarmente disagiati, con un PIL pro capite inferiore al 75% della media UE-27 (17 mila euro). Tale intervento pubblico è già in corso in circa 300 Comuni.

Il piano del Governo vincola la cessione degli aiuti alla realizzazione di connessioni di tipo FTTH e FTTB (fiber to the home, to the building), di fatto realizzate in Italia unicamente da Metroweb (gli altri operatori infrastrutturali sono tutti FTTC). Il fatto che Metroweb sia partecipata direttamente per il 46% e indirettamente attraverso F2I (che detiene un 16%) dalla Cassa Depositi e Prestiti, ascrive il finanziamento alla fattispecie di aiuto di stato, rendendolo passibile della procedura ostativa della Commissione Europea. A questo avviso, l infrastruttura italiana non appare così carente, soprattutto per quanto riguarda la rete fissa tradizionale, che presenta la totalità delle dorsali in fibra. Il fatto che le centrali siano localizzate a elevata prossimità con l utenza oggi permette un costo di posa della fibra al cabinet più contenuto. La sfida maggiore rimane quella di entrare dentro le case. Lo Sblocca Italia, identificando la posa dell infrastruttura come un operazione di urbanizzazione primaria, legata quindi all approvazione a maggioranza degli enti locali, permette di bypassare molte delle rigidità a livello di amministrazioni condominiali che si presentavano nella posa del tratto finale. Un secondo punto importante del Piano del Governo è l incentivo della domanda di banda larga, che si lega direttamente con la necessità di sviluppare una maggiore segmentazione verso servizi online, non solo da parte della Pubblica Amministrazione (ad esempio nella materia del sostegno alle imprese), ma soprattutto legata alla fruizione dei nuovi servizi entertainment ad alta fruizione di banda, come lo streaming, i nuovi giochi online, il voip e le applicazioni.