Fasi evolutive del turismo nelle regioni italiane. Il caso Mezzogiorno: focus sulla Puglia



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European Association for Local Economic Development Regional and Local Initiatives, Employment and Solidarity Fasi evolutive del turismo nelle regioni italiane. Il caso Mezzogiorno: focus sulla Puglia Paper per l incontro di studi su «Mezzogiorni d Europa : il caso Italia», Sorrento 1-2 luglio 2011 a cura di Luigi Badiali, Emmanuele Daluiso EuroIDEES aisbl, Avenue Milcamps, 8, B-1030, Bruxelles, tel. : +32 02 743 84 96 - fax : +32 02 743 84 91, email : euroidees@euroidees.eu; sede amministrativa, Via Andria S.S. 170 Km.24+500, 76121 - Barletta (Italia), Tel/fax 0039 0883 535341

Sommario Presentazione... 3 1. Il turismo: fenomeno emergente dell economia mondiale, il ruolo dell Europa e dei Paesi in via di sviluppo... 4 2. Il turismo in Italia... 7 3. Il turismo nelle regioni italiane e nel Mezzogiorno... 8 4. Un ipotesi interpretativa dell attuale fase di evoluzione del turismo italiano... 11 5. Focus sul turismo pugliese... 15 Allegato statistico... 18 2

Presentazione L obiettivo della presente nota è quello di presentare una ipotesi interpretativa dell evoluzione del turismo in Italia e nelle singole regioni, partendo dalla analisi dei modelli offerti dalla letteratura della geografia economica, in particolare dal modello presentato nel 1980 dal geografo R.W. Butler, che propone un analisi dinamica delle destinazioni turistiche, attraverso l applicazione della teoria del ciclo di vita del prodotto alle destinazioni turistiche. L Italia viene così presentata come una grande destinazione turistica, fra le più rilevanti al mondo, entrata nella fase di maturità del modello di sviluppo sin qui seguito, una fase a cui può seguire un lento e progressivo declino, come alcuni segnali lasciano intravvedere, oppure il rilancio attraverso una precisa strategia di sviluppo, in grado innanzitutto di coordinare e integrare l azione dei tanti soggetti impegnati a livello tanto nazionale quanto regionale. Questa visione complessiva nasconde, tuttavia, situazioni molto differenziate a livello territoriale, con regioni configurabili come altrettante destinazioni turistiche con specifici modelli e livelli di sviluppo, con un Centro Nord che rappresenta tuttora il grande attrattore turistico italiano, ma generalmente caratterizzato da regioni in fase di declino o stagnazione turistica, e un Sud dalle potenzialità turistiche ancora inespresse, dove si cominciano a cogliere segnali di più forte vitalità rispetto al passato, ma anche segnali di difficoltà nel costruire valide strategie di sviluppo turistico. I risultati emersi dalle analisi presentate in questa sede rappresentano, ovviamente, un quadro parziale di lettura delle tante problematiche del turismo italiano e del turismo delle singole regioni, anche se appare comunque un quadro complesso, in cui spiccano segnali di potenzialità e debolezze di un settore che attualmente rappresenta l 11% circa del Prodotto Interno Lordo, un peso che potrebbe crescere ancora di molto, in considerazione degli scenari evolutivi del turismo a livello internazionale. Le analisi qui rappresentate aprono spunti di riflessione per ulteriori approfondimenti, finalizzati in particolare a: esaminare la congruenza delle politiche turistiche seguite nelle varie regioni rispetto alle fasi di sviluppo del turismo in ciascuna di esse; verificare gli strumenti più efficaci per migliorare le capacità di coordinamento interregionale. 3

1. Il turismo: fenomeno emergente dell economia mondiale, il ruolo dell Europa e dei Paesi in via di sviluppo I dati dell Organizzazione Mondiale del Turismo dicono che il turismo rappresenta un fenomeno emergente dell economia mondiale, destinato a rafforzarsi con il processo di globalizzazione in corso. I flussi turistici internazionali sono infatti aumentati nel corso dei decenni passati in misura rilevante e dovrebbero aumentare ulteriormente nel prossimo futuro. Agli inizi degli anni 80, prima che iniziasse a intensificarsi il processo di globalizzazione dell economia mondiale, gli arrivi turistici internazionali erano, più o meno stabilmente, intorno a 270 milioni, ma poi, soprattutto dopo il crollo del muro di Berlino, hanno iniziato ad aumentare sensibilmente, sino a raggiungere nel 2010 la cifra di 935 milioni. In meno di trent anni i flussi turistici internazionali si sono più che triplicati. Le previsioni per il 2020 fanno salire tale cifra sino a 1,6 miliardi. Fig. 1.1 Un secondo aspetto rilevante del turismo mondiale è che esso riguarda, e riguarderà sempre più, sia le economie avanzate che le economie emergenti. Questo fenomeno ha portato, e porterà ulteriormente, a modificare la mappa mondiale delle destinazioni turistiche, coinvolgendo maggiormente i Paesi in via di sviluppo, sia come origine che come destinazione dei flussi turistici. 4

Fig. 1.2 Fig. 1.3 5

Un terzo aspetto rilevante di questo scenario in evoluzione è che l Europa è attualmente, e rimarrà ancora, almeno per il prossimo decennio, la meta turistica più rilevante. Attualmente la sua quota sui flussi turistici internazionali è di circa il 52%, contro il 58% del 1995, e seppur manifesterà una evoluzione meno pronunciata, rispetto alle economie emergenti, dovrebbe continuare a registrare nei prossimi anni la quota relativa più rilevante. In termini assoluti, continuerà a registrare un incremento degli arrivi turistici internazionali. A livello di singoli Paesi le mete turistiche più rilevanti continuano a essere Francia, Stati Uniti, Spagna e Italia. Nel gruppo di testa si è inserita negli ultimi anni la Cina, che secondo i primi dati del 2010 dovrebbe collocarsi addirittura al 3 posto, scavalcando così la Spagna, che retrocederebbe al 4 posto. Fig. 1.4. Come cambiano le mete turistiche nel mondo Tab. 1.1 6

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 numero presenze tiurstiche EuroIDEES- Le fasi evolutive del turismo nelle regioni italiane 2. Il turismo in Italia L Italia, dunque, è fra le prime cinque mete mondiali del turismo, anche se nell ultimo decennio è andata progressivamente perdendo quote del mercato internazionale. Attualmente si attesta poco sotto il 5%. Nel 1990 il totale delle presenze turistiche in Italia, italiani e stranieri, erano pari 252 milioni. Sono aumentate progressivamente durante tutto il decennio successivo sino a 338 milioni nel 2000. Poi è iniziato un periodo con andamenti più incerti, sino a toccare 376 milioni di presenze nel 2007, per poi segnare una flessione negli ultimi anni sino a 270 milioni, dato che dovrebbe essere più o meno confermato anche nel 2010. Quest ultima fase ha portato a parlare di crisi del turismo italiano 1, che non riesce più a mantenere le quote relative dei flussi internazionali, ma che registra anche una contrazione dei flussi complessivi in termini assoluti. Fig. 2.1 Presenze turistiche in Italia dal 1990 al 2009 400000 380000 360000 340000 320000 300000 280000 260000 240000 220000 200000 180000 160000 140000 120000 100000 La tesi che si formula in questa sede, più avanti argomentata, è che il turismo italiano si trovi più o meno al capolinea dell attuale ciclo di sviluppo e che un nuovo ciclo debba essere stimolato, soprattutto attraverso una politica coordinata fra Stato e Regioni. Dopo la modifica costituzionale, che ha attribuito alle Regioni potestà esclusiva in materia turistica, emerge sempre più la necessità di un forte coordinamento fra le 20 Regioni, e con esse le province e i comuni, e lo Stato, che comunque continua a sviluppare azioni di impulso e promozione turistica. I tentativi, pur avviati in questi ultimi anni in questa direzione, non sembra abbiano sortito risultati apprezzabili 2. 1 Sulla crisi del turismo italiano si rinvia la dibattito sviluppatosi nel corso della V^ Conferenza Nazionale del Turismo, tenutasi a Cernobbio il 15 e a16 ottobre 2010, organizzata dal Ministro del Turismo. 2 Al riguardo si richiamano in particolare gli scarsi risultati registrati con i sistemi turistici locali, previsti dalla legge 125/2001, rispetto ai quali ogni Regione ha percorso una sua strategia, e gli scarsi risultati del POIn Turismo, il programma finanziato con le risorse dell Unione Europea per il periodo 2007-2013, recentemente sospeso e in attesa di riprogrammazione, il cui livello di spesa al 31 dicembre 2010 è stato talmente basso da indurre la Commissione Europea a chiedere alla Regioni interessate, quelle del Mezzogiorno Obiettivo 1 (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia), e al Governo italiano di valutare la cancellazione del programma. 7

3. Il turismo nelle regioni italiane e nel Mezzogiorno La fase più recente di evoluzione del turismo italiano ha interessato in modo differente le varie aree del Paese: tra il 1998 e il 2009 il Sud ha infatti manifestato un trend di crescita più sostenuto rispetto al Centro Nord (+25,5%, contro 23,4%). Tale dinamica è però ancora largamente insufficiente per far recuperare al Sud il differenziale che lo divide dal Centro Nord in termini di tasso di turisticità (rapporto fra presenze turistiche e popolazione residente). I valori di questo indicatore turistico nel 2009 non è stato molto differente da quello del 1998. Nel 2009, rispetto alla media italiana, il Centro Nord ha registrato 122,3 contro 57,8 del Sud. Nel 1998 erano rispettivamente pari a 126,0 e 54,4. Fig. 3.1 Numeri indici di turisticità delle aree geografiche italiane nel 1998: Italia=100 140,0 120,0 100,0 126,0 100,0 80,0 60,0 54,4 40,0 20,0 0,0 Centro Nord Sud Italia Fig. 3.2 Variazioni % delle presenze turistiche nelle aree geografiche italiane 1998-2009 Centro Nord 23,4 Sud 25,5 Italia 23,8 22,0 23,0 24,0 25,0 26,0 8

Tale trend è stato ancora più accentuato (29,3 % per il Sud, contro 24,5% del Centro Nord) se si ferma l analisi al 2007, l anno in cui si è registrato il picco di presenze turistiche a livello nazionale (376 milioni). La grave crisi economica internazionale e altre cause locali, intervenute nel 2008-2009, hanno avuto nel Sud un maggior effetto rispetto al Centro Nord. In questo biennio le presenze turistiche al Sud sono diminuite, infatti, del -2,9%, contro il -1,2% del Centro Nord. In questa fase congiunturale, nel Sud, ben cinque regioni su otto hanno registrato una contrazione di presenze turistiche (Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Sicilia), mentre nel Centro Nord sono state sei su dodici (Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Lazio). L analisi dettagliata a livello di singole regioni per il periodo 1998-2009 fa emergere che -a fronte di una variazione media italiana di presenze turistiche, come già detto pari al +23,8%- nove regioni registrano variazioni più marcate, in particolare la Puglia (+75,3%) che registra l incremento più elevato fra le venti regioni italiane, sette regioni registrano incrementi inferiori alla media nazionale, edinfine quattro regioni presentano variazioni negative, in particolare la Liguria (-12%). Fig.3.3 Variazioni % presesenze turistiche nelle regioni italiane 1998-2009 Piemonte Valle d'aosta Lombardia Trentino Alto Adige Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio -12,0-8,0-6,0 12,8 13,7 19,1 25,1 28,8 42,6 40,8 40,4 51,6 Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna -6,8 10,0 10,0 23,6 47,1 58,3 57,8 75,3-20,0-10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 Per un quadro più completo, della dinamica del turismo nel corso dell ultimo decennio, bisogna considerare -tra l altro- lo stato di partenza delle singole regioni. L analisi del tasso di turisticità a livello regionale mostra, in particolare, che nell anno preso a base per l analisi, il 1998, fra le regioni meridionali solo l Abruzzo e la Sardegna registravano un valore prossimo alla media nazionale, tutte le altre erano largamente lontane, soprattutto Molise, Puglia e Basilicata. 9

Nel Centro Nord otto regioni su dodici presentavano un tasso di turisticità superiore alla media nazionale, soprattutto Trentino Alto Adige e Valle d Aosta; due registravano valori prossimi alla media nazionale (Umbria e Lazio) e solo due valori molto lontani dalla media nazionale (Piemonte e Lombardia). Nella figura successiva sono riportate: In verde le regioni con valori dell indice di turisticità superiori alla media nazionale; In giallo le regioni con valori prossimi alla media nazionale; In rosso le regioni con valori molto al di sotto della media nazionale. Fig. 3.4 Numeri indici della turisticità delle regioni italiane nel 1998: Italia =100 Piemonte Valle d'aosta Lombardia Trentino Alto Adige Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna 36,5 48,6 182,7 126,4 188,5 162,5 178,2 85,5 149,0 80,5 91,1 32,1 64,0 33,5 37,6 49,9 42,3 96,8 545,5 748,3 0,0 100,0 200,0 300,0 400,0 500,0 600,0 700,0 800,0 10

4. Un ipotesi interpretativa dell attuale fase di evoluzione del turismo italiano Che significato possono assumere i dati prima esposti riguardanti le dinamiche del turismo italiano nell ambito del turismo mondiale e quelle delle singole regioni, in termini di economia dello sviluppo? Si presentano qui i risultati derivanti dall applicazione di un modello di analisi turistica dinamica, quello del ciclo di vita delle destinazioni turistiche proposto nel 1980 dal geografo R.W. Butler, che, per la sua immediatezza comunicativa, ha avuto un significativo successo in ambito scientifico 3. E un modello che affronta il tema dello sviluppo turistico sostenibile, con cui Butler spiega, con un semplice grafico, la tendenziale evoluzione di una destinazione turistica, il cui successo iniziale è determinato dall alta qualità delle risorse ambientali. Il modello Butler risulta molto utile, ai fini di questa nota, perché con i soli dati sulle presenze turistiche, consente di poter avanzare un ipotesi interpretativa dello sviluppo turistico italiano e delle singole regioni. Per altro, il modello si rifà a un metodo di analisi legata alla curva logistica, largamente utilizzata nelle varie branche scientifiche, sia dalle scienze naturali che da quelle sociali. L interpretazione che viene presentata non vuole essere ovviamente esaustiva, altre spiegazioni integrative possono essere avanzate utilizzando altri modelli. In termini di politiche di sviluppo, il modello consente di ipotizzare le possibili azioni correttive per affrontare i problemi connessi alle varie fasi di sviluppo turistico territoriale. Fig. 4.1 Il modello di Butler 3 La letteratura in materia di economia e geografia del turismo, ancora molto giovane, fondamentalmente sviluppatasi nel corso degli ultimi decenni, presenta vari modelli di analisi turistica, che possono essere così classificati: Modelli di mobilità Modelli origine-destinazione Modelli strutturali Modelli di evoluzione Modelli reticolari. Per una loro sintetica trattazione si rinvia al working paper curato da Enza Zabbini, del Dipartimento di Scienze Economiche dell Università di Bologna, dal titolo Modelli spaziali dell evoluzione dei territori turistici, in Quaderni del DSE, 585. Il modello Butler, che in questa sede abbiamo utilizzato, rientra tra i modelli evolutivi, il cui obiettivo è quello di ricostruire in termini dinamici lo sviluppo turistico di un territorio. 11

Secondo il modello di Butler, i differenti stadi di sviluppo di una destinazione turistica sono il risultato delle variazioni della domanda che col tempo tendono a causare un eccessiva pressione sull ambiente. Queste fasi di sviluppo, che secondo l autore sono sei, presentano una certa regolarità nella loro successione. Esse sono: 1. l esplorazione, quando la località che non fa parte di un circuito turistico conosciuto viene scoperta dai primi turisti, spesso non è ben servita da un sistema di comunicazione e la qualità ambientale (sia naturale che antropologica) è ancora intatta; 2. il coinvolgimento, quando l arrivo dei turisti diventa organizzato e causa le prime trasformazioni dell ambiente finalizzate ad aumentare la capacità ricettiva; 3. lo sviluppo, quando il comparto turistico ha ormai preso forma ed è diventato il settore economico principale dell area tanto da attrarre investitori esterni, in un contesto in cui la qualità ambientale comincia a diminuire e con essa i prezzi dei servizi offerti; 4. il consolidamento, quando il tasso di crescita degli arrivi comincia a rallentare e l industria turistica ha già modificato se non alterato l equilibrio interno della località; 5. la stagnazione, quando non si verifica più un incremento degli arrivi anche a causa di un eccessivo deterioramento delle risorse ambientali causato dalle fasi di sviluppo precedenti. A questo punto si entra nell ultima fase in cui le possibili strade che una destinazione turistica può imboccare sono essenzialmente due: il declino se l area turistica si trasforma e il target dei turisti cambia, gli investitori esterni tendono a ritirarsi e la gestione del comparto turistico torna in mano ai locali. L immagine complessiva della destinazione si appanna con pesanti ricadute sul posizionamento della località sul mercato; il rinnovamento se lo sviluppo del settore turistico è stato determinato da un azione consapevole dal punto di vista economico e ambientale e i danni arrecati alle risorse naturali non sono quindi irreversibili. La destinazione subisce quindi un restyling attraverso interventi sull immagine o sulle attrattive. Una soluzione per il rilancio a esempio può essere l organizzazione di manifestazioni di vario tipo, ma si può anche investire strategicamente puntando su mercati differenti da quelli abituali. Vi è infine una terza possibilità classificata come lunga fase della maturità, nel corso della quale la stagnazione dei flussi si mantiene ai limiti della capacità di carico e la destinazione continua a sopravvivere turisticamente grazie alla rendita di posizione che si è creata. Il valore del prodotto offerto tenderà a scadere naturalmente e a invecchiare mantenendosi ai margini del mercato. Secondo Butler, la tendenza spontanea del mercato spinge verso il declino, a meno che i danni arrecati alla risorsa naturale non siano irreversibili. Applicando tale modello al caso italiano, l ipotesi che viene avanzata è quella per cui l Italia, come si è visto precedentemente, pur risultando fra le principali mete turistiche mondiali, pare essere entrata nella fase della maturità, caratterizzata da una stagnazione di presenze turistiche, una situazione che potrebbe protrarsi anche per un lungo periodo, ma che poi alla fine potrebbe portare verso il declino. Come prevede il modello di Butler potrebbe invece seguire un periodo di rilancio, l avvio di un nuovo e lungo ciclo di sviluppo. Questa visione aggregata del turismo italiano, in realtà nasconde situazioni regionali molto diversificate, a dimostrazione che il turismo è fortemente legato alle peculiarità territoriali e alla capacità dei vari territori di inserirsi nei circuiti del turismo internazionale. A questo punto, due considerazioni di carattere generale: 12

la prima considerazione riguarda la diversificazione fra Centro Nord e Sud. Nel Centro Nord sono collocate tutte le regioni che hanno da tempo raggiunto un elevato tasso di turisticità, superiore alla media nazionale e che, nell ultimo decennio, hanno manifestato difficoltà di crescita o una crescita molto contenuta. Nel Sud, invece, all inizio del periodo di analisi (1998) nessuna regione presentava un valore del tasso di turisticità superiore alla media nazionale; nel corso degli anni successivi solo la Sardegna è riuscita a portarsi sopra la media nazionale; la seconda considerazione riguarda la convergenza fra regioni turisticamente più sviluppate e regioni meno sviluppate, poiché nel periodo esaminato (1998-2009) le distanze fra le regioni con più alto e più basso tasso di turisticità si sono ridotte. Si tratta di una verifica empirica di quello che in economia viene definito principio di convergenza, secondo il quale in un processo di sviluppo di lungo periodo, nell ambito di una macro area di integrazione economica, le regioni meno sviluppate tendono a crescere più di quelle con un più elevato livello di sviluppo. Passando a esaminare le singole regioni, ciascuna considerata come specifica destinazione turistica, e la loro collocazione nelle varie fasi del ciclo di vita delle destinazioni turistiche, è possibile ipotizzare quanto viene esposto nella successiva tabella, facendo anche ricorso alla tecnica della cluster analisys, con la quale sono state raggruppate le regioni per ciascuna fase di sviluppo in considerazione del tasso di turisticità, rilevato per il 1998, e del tasso di crescita delle presenze turistiche nel periodo 1998-2009. Tab. 4.1 13

Nella fase del declino sono raggruppate le regioni che nel 1998 avevano un tasso di turisticità superiore alla media nazionale, ma che nel periodo 1998-2009 hanno registrato un tasso negativo di crescita di presenze turistiche. Si tratta di Val d Aosta, Liguria e Marche. Sono regioni che, secondo questa ipotesi interpretativa, dovrebbero rapidamente ripensare il loro modello di sviluppo turistico puntando anche a nuovi segmenti del mercato turistico. Nella fase della maturità, ovvero della stagnazione, sono raggruppate le regioni che nel 1998 avevano un tasso di turisticità superiore alla media nazionale e che nel periodo 1998-2009 sono cresciute con un tasso positivo, ma contenuto entro i limiti del valore della crescita media nazionale. In questo gruppo sono comprese: Trentino Alto Adige, Toscana, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. E stato collocato in questo gruppo anche l Abruzzo, che nel 1998 aveva un valore del tasso di turisticità prossimo a quello medio nazionale e che, avendo registrato un tasso di crescita di presenze turistiche molto contenuto, sembra aver raggiunto la fase più elevata dell attuale suo ciclo di sviluppo. Dopo aver raggiunto la soglia dei sette milioni di presenze turistiche l Abruzzo, in effetti, non sembra esprimere ulteriori possibilità di crescita ulteriore ed eventuali recuperi nei prossimi anni potrebbero essere molto limitati. Anche per tali regioni si pone la necessità di una riflessione dell attuale modello turistico e di avvio di politiche di sviluppo correttive, soprattutto sotto il profilo della sostenibilità ambientale, prima che inizi la fase del declino. Nella fase del consolidamento sono collocate le regioni che nel 1998 avevano un tasso di turisticità più elevato o prossimo alla media nazionale, che nel periodo 1998-2009 hanno registrato una crescita di presenze turistiche a tassi relativamente elevati e comunque superiori alla media nazionale. Si tratta di regioni che evidentemente hanno terminato la fase del loro forte sviluppo e che ora continuano a crescere al fine di consolidare i risultati sin qui raggiunti, anche se iniziano a registrare -negli anni più recenti- i primi segnali di rallentamento. Questo sembra particolarmente vero per: Veneto, Umbria e Lazio, e, in termini più contenuti, Sardegna. Il gruppo più numeroso è quello delle regioni collocate nella fase dello sviluppo, ben sette regioni, di cui due del Centro Nord (Piemonte e Lombardia) e cinque del Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Basilicata e Puglia). Si tratta di regioni che nel 1998 registravano un livello del tasso di turisticità sensibilmente sotto il valore medio nazionale, ma che nel periodo 1998-2009 hanno manifestato trend di crescita molto elevati. In particolare Puglia e Basilicata, che sono le regioni che nel 1998 avevano il più basso livello del tasso di turisticità, ma anche quelle che sono cresciute di più nel periodo successivo. Una conferma del principio di convergenza prima richiamato. Un caso a parte è quello della Campania, che ha registrato un valore negativo nel trend di crescita, ma generalmente questo è stato associato in molte analisi a difficoltà congiunturali legate alla crisi dei rifiuti, fatto che ha deteriorato l immagine della regione. Tutte le regioni di questo gruppo, proprio perché hanno un livello del tasso di turisticità molto basso, dovrebbero continuare a veder crescere nel prossimo futuro le presenze turstiche in termini molto sostenuti. Per queste regioni si pone il problema di conciliare la crescita turistica con politiche tese a prevenire il degrado ambientale. Il Molise, infine, che solitariamente è stato collocato nel gruppo del coinvolgimento. Tale regione, in effetti, non solo è quella che nel 1998 aveva il più basso livello del tasso di turisticità, ma ha avuto nel periodo successivo una progressione di presenze turistiche molto lenta, anzi dopo una fase di relativa crescita, soprattutto nella prima metà degli anni 2000, ha poi conosciuto -negli anni successivi- una sensibile contrazione. In questo caso le politiche turistiche dovrebbero puntare a definire un modello da seguire e da promuovere. Un ultima considerazione di carattere generale: la stasi complessiva del turismo italiano (in molti contesti si è parlato negli ultimi anni di crisi del turismo italiano), salvo le regioni che hanno iniziato più recentemente la fase di sviluppo del loro ciclo di evoluzione turistica, è testimoniata dal fatto che le regioni che manifestano segnali di declino o stagnazione rappresentano attualmente il 45% dell intero flusso turistico italiano. Da questo dato occorrerà partire per ridisegnare il modello complessivo del nuovo turismo italiano. 14

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Numeri indici EuroIDEES- Le fasi evolutive del turismo nelle regioni italiane 5. Focus sul turismo pugliese Nello scenario sopra descritto, la Puglia si distingue per un duplice ordine di ragioni: da un lato, è la regione che registra fra il 1998 e il 2009 il maggior tasso di crescita a livello nazionale (+75%); dall altro lato, ha continuato a crescere -anche nel periodo della crisi economica internazionale del 2008-2009- a fronte della contrazione complessiva nazionale (+9%, contro -1,6%), manifestando, tra l altro, il tasso di crescita più elevato fra le regioni che -in tale congiuntura negativa- hanno mantenuto un segno positivo. La Puglia si è dunque distinta, in quest ultimo decennio, quale regione italiana più dinamica nell intercettare i flussi turistici nazionali ed esteri. Attualmente può essere considerata nella sua fase di crescita esponenziale del suo ciclo evolutivo turistico, considerato che il suo tasso di turisticità è pari a circa il 50% di quello medio nazionale, per cui può essere fissato in circa 12 milioni di presenze annue il suo potenziale di crescita futura. Nell attuale ciclo evolutivo la Puglia potrebbe puntare a un risultato che va dritto verso 25 milioni di presenze annue. Nel successivo grafico sono riportate le tendenze evolutive al 2015 di Puglia, Mezzogiorno e Italia, derivanti dalle tendenze manifestate nel corso del periodo 1998-2009, da cui emerge che la Puglia dovrebbe continuare la sua sostenuta crescita di presenze turistiche, a fronte di tendenze più contenute sia del Mezzogiorno che dell Italia nel suo insieme. Fig. 5.1 Presenze turistiche in Italia, Mezzogiorno e Puglia: andamento storico e linee tendenziali future 250,0 200,0 150,0 100,0 50,0 0,0 15

L evoluzione delle presenze turistiche della Puglia sta interessando tutte le province. La provincia di Foggia è quella con il più alto tasso di turisticità, superiore alla media nazionale, anche se pare essere entrata nella fase di maturità del suo ciclo evolutivo, registrando il più basso tasso di crescita (+54,9%) fra le province pugliesi nel periodo 1998-2009. La provincia di Lecce è quella che ha registrato il tasso di crescita di presenze turistiche più consistente (+111,4%). Si trova, attualmente, in piena crescita esponenziale del suo ciclo evolutivo. Considerato che il suo tasso di turisticità è pari al 76% della media nazionale, il suo potenziale di crescita può essere stimato in circa 1 milione di presenze in più rispetto a quelle attuali. Potrebbe quindi raggiungere nei prossimi anni oltre 5 milioni di presenze turistiche annue. Anche la provincia di Taranto può considerarsi entrata nella fase di crescita esponenziale del suo ciclo di sviluppo. Ha registrato un incremento dell 84,2%. Le altre province, quella di Bari (comprendente anche i comuni più rilevanti demograficamente della neonata provincia di Barletta-Andria-Trani) e quella di Brindisi, paiono essere ancora nella fase iniziale di lenta crescita del loro ciclo evolutivo. Le due province hanno registrato tassi di crescita inferiori alla media regionale. Fig. 5.2 16

Fig. 5.3 Turisticità delle province pugliesi, 2008. Italia=100 111,7 120,0 100,0 76,0 80,0 54,6 60,0 40,0 9,9 17,0 26,3 20,0 Foggia Barletta Andria Trani Bari Taranto Brindisi Lecce 0,0 17

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