Il mondo dopo Wall Street



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n 10 - novembre 2008 Poste Italiane spa - spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB Trento +archimede.nu Rivista per amministratori e dipendenti della Cooperazione trentina - www.cooperazionetrentina.it carta ecologica Il mondo dopo Wall Street Una crisi globale

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Cop_N10_novembre_08_v7.ai 3-12-2008 11:34:40 Una crisi globale Poste Italiane spa - spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB Trento +archimede.nu Rivista per amministratori e dipendenti della Cooperazione trentina - www.cooperazionetrentina.it carta ecologica COOPERAZIONE TRENTINA n 10 - novembre 2008 - Anno 95 Periodico della Federazione Trentina della Cooperazione Trento, Via Segantini, 10 - Tel. 0461.898111 www.cooperazionetrentina.it - ufficio.stampa@ftcoop.it Direttore responsabile Walter Liber Coordinatore Corrado Corradini n 10 - novembre 2008 Il mondo dopo Wall Street In copertina: Il crack partito da Wall Street si è trasformato in crisi globale. Solo l adozione di nuove regole per il sistema finanziario mondiale ci porrà al riparo da catastrofi anche peggiori di quella attuale. Comitato di Redazione Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella, Corrado Corradini Franco de Battaglia, Cesare Dossi, Michele Dorigatti, Paolo Tonelli, Cristina Galassi, Silvia De Vogli, Sergio Ferrari, Umberto Folena Hanno collaborato Carlo Borzaga, Fabio Lucchi, Annalisa Borghese Art director Gabriele Dalla Costa - www.archimede.nu Progettazione grafica Cooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu Stampa tipografica Cooperativa NUOVE ARTI GRAFICHE Abbonamenti Costo singola copia: 3 euro Abbonamento annuale (11 numeri): 30 euro Abbonamento semestrale (5 numeri): 15 euro 11 15 39 COOPERAZIONE TRENTINA n 10 - novembre 2008 EDITORIALE 03 Essere sistema - di Diego Schelfi IN PRIMO PIANO Crisi globale 04 In un mondo di debiti 05 Il mondo dopo Wall Street 07 Il vocabolario della crisi finanziaria 08 I dubbi dei risparmiatori 09 Sapelli: Nuove regole e più trasparenza 10 Bogni: Quando le norme sono inadeguate ATTUALITÀ Elezioni provinciali 11 Nelle urne ha vinto il principio di realtà Cassa Centrale Banca 15 Dalle Casse Rurali segnali di fiducia Disagio 17 Eliodoro, una leggenda diventa realtà Calceranica 19 Mamma, io vado in miniera! Ica Conference 2008 20 Tra sviluppo e responsabilità sociale CULTURA COOPERATIVA Progetti internazionali 23 Una risposta alla povertà 23 Formazione per i soci Rendicontazione 24 Nuove prospettive per il bilancio sociale RUBRICHE Storia 26 Una cinquantenne che guarda al futuro Pubblicazioni 29 Mori, una storia per immagini 29 Caderzone, il nostro antico mestiere Educazione cooperativa 30 Che cosa c è da mangiare? Economia 31 La crisi esalta la specificità cooperativa di Carlo Borzaga Recensioni 33 Colorio e l equità Finestra sul mondo 34 La regina della stampa rosa trova pace fra gli ulivi Testimoni dei valori /5 36 Profitto cooperativo e intergenerazionalità Racconti di cooperazione 39 La coprativa la me speta Fotocronaca 42 Foto e volti del mese OPINIONI Orizzonti 47 Amici cercansi disperatamente di Umberto Folena La porta aperta 48 Obama, il ritorno del bene comune di Franco de Battaglia Promozione 2008 Sconto speciale del 50% per chi sottoscrive più di 10 abbonamenti Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950

+ archimede.nu Tassi massimi applicabili ai rapporti garantiti da Cooperfidi al 01/11/2008 CREDITO IN SALVO ANTICIPO ANTICIPO CREDITI ANTICIPO MUTUO CONTO CORRENTE BUON FINE CONTRATTI PUBBLICHE AMMIN. SU FATTURE CHIROGRAFARIO CASSA CENTRALE E CASSE RURALI TRENTINE 6,40% 5,70% 5,70% 5,70% 5,70% 6,00% UNICREDIT BANCA 7,226% + 1/8 6,226% 6,726% 6,476% 6,476% 6,126% BNL 6,949% 6,449% 6,449% 6,449% 6,449% 6,696% BANCA POPOLARE A/A 6,75% + 1/8 6,25% 6,25% 6,25% 6,25% 6,50% B.T.B. 6,476% 5,726% 5,976% 5,976% 5,976% 6,226% BANCA SELLA NORD EST - BOVIO CALDERARI 6,25% 5,50% 5,75% 5,75% 5,75% 6,55% BANCA COOP. LA VALSABBINA 6,855% 6,155% 6,155% 6,855% 6,155% 6,155% BANCA POP. SONDRIO 6,726% 6,226% 6,526% 6,526% 6,226% 6,326% MEDIOCREDITO TRENTINO AA 7,60% (SE FISSO DA 6,60% A 7,60% - SE VARIABILE 7,60%) FACILITA IL RAPPORTO CON LE BANCHE I SERVIZI PER I SOCI Cooperfidi, cooperativa provinciale di garanzia fidi, migliora il rapporto banca-utente, garantendo i finanziamenti e le linee di credito aperte dai soci presso gli Istituti di Credito convenzionati. La presenza della garanzia Cooperfidi agevola l accesso al credito, e le relative operazioni di finanziamento vengono trattate a tassi particolarmente convenienti. COOPERFIDI OFFRE AI PROPRI SOCI ULTERIORI SERVIZI - consulenza ed assistenza finanziaria; - finanziamenti tramite Fondo di Solidarietà Sait; - copertura rischio cambio; - anticipo contributi ai sensi L.P. 6/99; - prestiti partecipativi ai sensi L.P. 6/99; - operazioni speciali per gli allevatori e per i caseifici sociali. CHI PUÒ ACCEDERE AI SERVIZI DI COOPERFIDI Cooperfidi è aperta alle cooperative, ai contadini, alle società ed agli Enti operanti nell agricoltura. Possono associarsi al consorzio le cooperative di produzione lavoro, quelle di servizio, di consumo, edilizie, le cooperative agricole e tutti i contadini iscritti all albo provinciale, siano essi allevatori, apicoltori, frutticoltori, coltivatori di piccoli frutti ecc. ORARI E NUMERI UTILI Il personale del Consorzio è a disposizione dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle 12.30 e dalle ore 14.30 alle 17.00, per offrire tutte le informazioni desiderate. Trento - Via Vannetti, 1 Tel 0461.260417 - Fax 0461.267663 info@cooperfidi.it - www.cooperfidi.it N QUALITÀ 2000/14533

EDITORIALE di Diego Schelfi Essere sistema Viviamo un momento storico di svolta nel quale la responsabilità di tutti è chiamata a esercitarsi. Faremmo un cattivo servizio ai nostri soci e alla comunità se cedessimo alla tentazione, facile nei momenti di difficoltà, di ritirarci dentro il fortino o se addirittura ci mettessimo a litigare fra cooperative. Non possiamo correre il rischio di sprecare un capitale che a nostra volta abbiamo ereditato La grande sfida rappresentata dalle elezioni provinciali è stata risolta. Abbiamo un nuovo Consiglio provinciale, abbiamo un nuovo Governo della Autonomia. Al lavoro! Auguriamo a tutti, maggioranza e opposizione, di adoperarsi per il bene comune secondo i valori cooperativi che non ci stanchiamo di ricordare. Siccome siamo attenti alle culture degli uomini chiamati alle massime cariche istituzionali della Provincia, in queste ultime settimane, abbiamo raccomandato loro quali, a nostro parere, sono gli orientamenti da assumere rispetto al credo dell essere cooperatori. Ma contemporaneamente la crisi finanziaria, che diventa rapidamente crisi dell economia reale e dei mercati, avanza anche in Trentino e investirà tutti i settori produttivi, i segnali preoccupanti ci sono già. Chiusa la parentesi elettorale dobbiamo tornare a essere i protagonisti del nostro destino. Che significato ha la lettura dei bisogni del territorio alla luce della crisi? Abbiamo l urgenza di guardare al futuro con occhi liberi. Ci vuole il coraggio di dirsi le cose come effettivamente stanno. Ci vuole il coraggio di innovare. Ci vuole il coraggio di tornare su decisioni che anni fa sono state giuste ma che oggi mostrano lacune e debolezze. Ci vuole il coraggio per dirci che abbiamo bisogno di conoscenza e per organizzare i modi e i luoghi di confronto e di apprendimento. Insomma quei compiti che, nel periodo elettorale, abbiamo indicato anche ad altri adesso sono nuovamente li davanti a noi. Prima di tutto, il lavoro. Quanti saranno i posti di lavoro che andranno perduti? Di fronte a ciò la cooperazione non ha la bacchetta magica ma dobbiamo fare tutto quello che è nelle nostre disponibilità per cercare di rispondere alla crisi della manifattura che si fa già sentire in modo pesantissimo. La recente nascita della cooperativa che associa parte dei lavoratori della Nicolini di Pieve di Bono è un tentativo che va in questa direzione. Mai come adesso, dobbiamo essere SISTEMA. Ragionare, ogni cooperativa per conto proprio, non solo è sbagliato è anche un intollerabile spreco di energie. Abbiamo nel nostro movimento persone capaci di vedere oltre, dotate della necessaria esperienza e relazioni internazionali. Faremmo un cattivo servizio ai nostri soci e alla comunità se cedessimo alla tentazione (facile nei momenti di difficoltà) di ritirarci dentro il fortino o se addirittura ci mettessimo a litigare fra cooperative. Chi verrà dopo di noi non ce lo perdonerebbe. Non potrebbero perdonarci perché commetteremmo il peccato più grande: sprecare un capitale che a nostra volta abbiamo ereditato e che non abbiamo alcun diritto di intaccare. Come è evidente, non si tratta solo di soldi bensì di un patrimonio di capacità di ascolto e di lavoro comune, in particolare davanti alle difficoltà, che è l essenza stessa della nostra ragione di essere. Non ce lo perdonerebbero perché, impoverendo noi, contribuiremmo all impoverimento del Trentino. Questo è probabilmente un altro di quei momenti di svolta o di imbuto della storia nei quali la responsabilità di tutti è chiamata a esercitarsi. La nostra responsabilità è maggiore, è enorme. diego.schelfi@ftcoop.it

IN PRIMO PIANO crisi globale In un mondo DI DEBITI La recessione dovrà servire ad un urgente riposizionamento dell economia verso i valori del lavoro, della produzione, dell ambiente: valori di civiltà, non di speculazione. Si impone un mutamento anche di scelte personali. In Trentino le misure saranno meno aspre perché il sistema locale è sempre rimasto fedele all economia reale di Franco de Battaglia La crisi finanziaria globale, partita da Wall Street e sfociata nella recessione europea (titoli della stampa del 15 novembre 2008), ha due cause. La prima è politicoeconomia, la seconda tecnico-finanziaria. La prima è strategica, la seconda tattica. Conoscerle è importante anche per il cooperatore, perché questa crisi non è provvisoria, ma segna la fine di un mondo economico ventennale e impone un mutamento di scelte anche personali. Finisce il sistema privo di regole e aperto ai flussi di denaro senza controllo (anche mafioso, in misura crescente) avviato dalla presidenza americana di Reagan negli anni Ottanta, dopo la caduta del Muro di Berlino del 1989, che aveva dato all Occidente la presunzione di essere invincibile. Peraltro, per chi vive e lavora nel Trentino le scelte saranno meno aspre, perché il sistema locale è sempre rimasto fedele all economia reale. Il giorno prima dell annuncio della recessione (che deve significare riflessione, riposizionamento) il Corriere della Sera intitolava un intervento del grande sociologo Richard Sennet, insegnante alla London School of Economics: La riscoperta dell uomo artigiano, il lavoro torna ai modelli tradizionali. Ma guarda. È la scoperta dell acqua calda per tanti cooperatori trentini che non hanno mai abbandonato il riferimento al lavoro vero. La novità sta nel fatto che ora questo modello viene nuovamente assunto dal pensiero economico delle università e dei centri internazionali, mentre prima il buon senso veniva considerato retaggio di tempi arretrati. Del resto già gli antichi Greci avevano capito, nelle loro tragedie, che il destino colpisce come una vendetta chi si sente onnipotente, al di sopra del bene e del male. Gli dei accecano, privandoli di ogni senso del limite, coloro che vogliono perdere. Così è avvenuto. 4 > I palazzi della City di Londra, capitale della finanza internazionale

Tutti contro tutti Le origini della crisi derivano da due scelte di politica economica a monte, dopo che l America ha tradito l equilibrio di Roosvelt e Kennedy e ha sposato il reaganismo, e poi il bushismo. I presidenti cow-boy non le hanno giovato. Le due scelte sono state la deregulation e l imperialismo. La deregulation di Ronald Reagan ha creato una lotta di tutti contro tutti al livello più basso (vedere il caos in cui è piombato il trasporto aereo internazionale), la precarizzazione del lavoro (quindi la crisi del sistema sociale della famiglia), l esplosione dell inquinamento con i ben noti riflessi climatici. L imperialismo è coinciso con la presunzione Usa (che si è cercato di imporre anche al modello europeo) di poter vivere di rendita sul capitale di sistema e sulla potenza militare ed economica accumulata, lasciando la produzione dei beni di consumo ai paesi minori emergenti, e le materie prime (dal petrolio in avanti) al saccheggio delle multinazionali. La pretesa di fare i soldi con la rendita finanziaria e di pagare con i suoi interessi le merci prodotte a basso prezzo, sfruttando il lavoro dei paesi emergenti, ha portato però inevitabilmente, in pochi anni, ad un ribaltamento di ricchezza. L Occidente s è trovato a vivere di pezzi di carta, mentre i paesi produttori incassavano denari veri. I vecchi contadini del Trentino conoscono bene la situazione. È quella del fattore IL MONDO DOPO WALL STREET Wall Street era e resta il simbolo della finanza americana. Fino a quest autunno era anche sinonimo della supremazia globale degli Stati Uniti d America, fondata sulla religione del dollaro. Non più oggi. Il collasso dello shadow banking è molto più di una catastrofe finanziaria. È la pietra tombale sul progetto di centrare il mondo su un polo unico. È la crisi dell impero a credito. La nuova amministrazione Usa, a meno di non cedere alla tentazione di nuove guerre, dovrà aprire un periodo di austerità (Lucio Caracciolo su Limes). Un certo numero di trilioni di dollari di derivati non registrati dal mercato borsistico e quindi invisibili alle autorità di sorveglianza sono stati presumibilmente acquistati anche da istituti finanziari della Ue, Italia compresa, per essere poi scambiati e rivenduti attraverso mille canali. Fino a ieri sono stati glorificati quali capolavori di gestione del rischio, parti geniali della matematica finanziaria. V' è da sperare che il loro peso di mele marce non si riveli eccessivo per gli istituti finanziari e i risparmiatori. Ma forse potrebbe bastare per convincere qualche attore in più, in sede politica ed economica, che solo una radicale reimpostazione delle regole del sistema finanziario mondiale ci porranno al riparo da catastrofi anche peggiori di quella attuale (Luciano Gallino su Repubblica). Torno al quesito che è la madre di tutti gli altri: perché gli economisti non hanno adeguatamente previsto e denunciato la follia dei subprime, dei mutui senza sufficiente copertura? Sono quei prestiti che hanno scavato la voragine nella quale stiamo ora affondando. Eppure tutti zitti e pronti a bere la favola (all' oppio) dei «derivati», e cioè che il rischio veniva minimizzato distribuendolo a tutti in tutto il mondo. Ovviamente (al solito, elementare buon senso) può essere così solo se il «debito cattivo» non diventa gigantesco. Invece nessuno lo ha controllato, è diventato gigantesco, e così siamo tutti a rischio (Giovanni Sartori sul Corriere della Sera). > Operatori della Borsa di Wall Street a New York 5

IN PRIMO PIANO crisi globale che subentra nella proprietà della terra al padrone (indebitato, non più in grado di vivere di rendita) di cui era l interlocutore. Di fatto, con gli incassi delle esportazioni, Cina, India e Paesi Arabi si stanno comperando l Occidente, gli immobili, le imprese, le banche, con un trasferimento di ricchezza impressionante e un conseguente impoverimento degli ex paesi ricchi dove ormai ci si è abituati a consumare senza produrre. Questa è la crisi. Nel 1989, quando cadde il Muro di Berlino e finì il comunismo, gli Usa avevano la possibilità di imporre i loro standard rigorosi al mondo. Avrebbero potuto gestire uno sviluppo equilibrato, salvaguardando le risorse ecologiche e climatiche del pianeta. Si sono invece gettati avidamente sull arricchimento immediato, hanno inseguito le scorciatoie delle guerre, con l illusione, poiché disponevano di un enorme patrimonio, di poter vivere indebitandosi, come i nobili russi prima che la rivoluzione li travolgesse. Indebitati fino al collo L altra origine della crisi sta nella deregulation finanziaria, un peccato altrettanto grave di quello politico, perché l America ha fatto violenza non solo al mondo, ma a se stessa. Il principio generale su cui gli Stati Uniti, con tutte le loro potenzialità si sono sviluppati, è sempre stato che l uomo deve essere libero, ma deve anche rispondere ad un etica superiore (il rigore dei protestanti) e a un bilanciamento sociale. La comunità (e tutta la letteratura americana, prima degli sballi drogati e solitari, si basa su questa dialettica) costituisce il necessario limite all individualità. Ecco il rigoroso, costruttivo spirito degli Amish, l anima profonda del paese che si ritrova nei piccoli villaggi. Ed ecco la norma che sorregge tutta la democrazia Usa, quella dei poteri bilanciati, dei countervailing powers. Nessuno si aspetta un presidente buono, si sa che un uomo di potere ha mille tentazioni ( il potere corrompe, il potere assoluto corrompe assolutamente ) e allora si limita il potere presidenziale con il Senato, quello dei senatori con la Corte di Giustizia, ecc. Ebbene, questi criteri di bilanciamento sono stati eliminati dall attività finanziaria a partire dal 1999 (legge Gramm, il consulente di McCain in questi ultimi mesi) che ha tolto ogni distinzione fra banche commerciali (con gli sportelli) e banche di investimento (sostanzialmente speculative). Con una ulteriore deregulation del 2000 (quando la presidenza Clinton era ormai in zona Cesarini) i prodotti finanziari derivati e i future venivano poi sottratti quasi per intero ai controlli della Sec, la Commissione Titoli e Borsa, aprendo la strada ad una moltiplicazione davvero impressionate. Dal 2000 al 2007 ha scritto Luciano Gallino su Repubblica (22 ottobre) riportando dati Usa i derivati finanziari fuori della Borsa sono balzati da un valore nominale di 100 trilioni di dollari a 600 trilioni, equivalente ad 11 volte il Pil mondiale. Il che significa che per un dollaro prodotto dal lavoro dell economia reale, nel mondo, ne circolavano 11 non solo virtuali, ma di scommessa, di azzardo fuori dalle Borse. È chiaro che questo castello di carte, all impatto con il costo delle guerre e l impoverimento delle industrie (perché tutto si compera in Cina) doveva sfasciarsi. Ancora più pesante l indebitamento parallelo sul fronte interno per i mutui delle case, i consumi a rate, le tre o quattro carte di credito che ogni famiglia possiede in rosso costante nel fido. Nel Trentino i fidi bancari vengono usati al 17 per cento, come una recente indagine delle Casse Rurali ha rilevato, negli Usa i fidi delle carte di credito sono al 90 per cento e ben due terzi dell economia poggia sui consumi. In soli tre anni, dal 2005 al 2008, il debito delle famiglie è aumentato del 20 per cento. Questo meccanismo perverso ha un nome (Time, Bill Powell, 3 novembre 2008) ed è leverage. È stata la parola magica di questo ventennio ed è ora la sua condanna. Leverage è il rapporto fra il capitale e i prestiti che esso consente, è la leva, il moltiplicatore di moneta attraverso i prestiti. La crisi è esplosa con un leverage, un moltiplicatore capitale-prestiti di 1 a 30. Un dollaro di capitale ne metteva in moto 30 con i prestiti: una catena di Sant Antonio che ora le autorità cercano di ridurre ad un rapporto di 1 a 12, sempre molto alto. Ecco la situazione che si è creata. Ecco perché la recessione dovrà servire ad un urgente riposizionamento dell economia verso i valori reali del lavoro, della produzione, dell ambiente. Valori di civiltà, non di speculazione. 6

IN PRIMO PIANO crisi globale Il vocabolario della crisi finanziaria La caduta delle piazze finanziarie di tutto il mondo ha portato con sé parole che fino a poche settimane fa conoscevano solo gli addetti ai lavori, come subprime, euribor, rating. Ecco, dalla A alla Z, i termini che sono entrati nella nostra quotidianità. BANCA D'AFFARI: è un istituto di credito che, diversamente delle banche commerciali, non raccoglie depositi, ma offre servizi di alto livello e specula con elevato rischio. Le banche d affari come Lehman Brothers, Goldman Sachs e Morgan Stanley, sono considerate fra le maggiori responsabili del tracollo di settembre per avere venduto titoli collegati ai subprime e derivati (vedi sotto). BCE: Banca centrale europea, che ha sede a Francoforte. Definisce e attua la politica economica e monetaria dell Unione europea e fissa il tasso ufficiale di sconto che vale per tutti i Paesi membri. BRETTON WOODS: con gli accordi di Bretton Woods si fa riferimento alla conferenza che si tenne nel 1944 tra i delegati di 44 Nazioni, in cui furono stabilite nuove regole per le relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo. CARTOLARIZZAZIONE: nel caso dei mutui si tratta di un'operazione attraverso la quale una banca vende i propri mutui a una società specializzata che, attraverso la garanzia di questi crediti con la banca, emette titoli sul mercato finanziario. CREDIT CRUNCH: vuol dire 'stretta creditizia', cioè un calo significativo o un inasprimento improvviso delle condizioni dell'offerta di credito. DERIVATI: sono titoli il cui valore è basato sul valore di mercato di altri beni, come immobili, azioni, petrolio e perfino il vino. Una particolare categoria di derivati, i cosiddetti Otc over the counter (letteralmente: da banco ), non soggetti ad alcuna regolamentazione, rappresenta lo strumento finanziario più speculativo e rischioso presente nei mercati finanziari. ECOFIN: l insieme dei ministri dell economia e delle finanze dei 27 Stati membri dell'ue. Si riunisce una volta al mese a Bruxelles o a Lussemburgo. EURIBOR: è il tasso medio a cui avvengono le transazioni finanziarie in euro tra le grandi banche europee. È utilizzato come parametro per il calcolo del tasso variabile sui mutui. FED (FEDERAL RESERVE): è la Banca Centrale degli Stati Uniti. La rapidità e l'intensità della crisi ha spinto la banca centrale a un'altrettanto rapida azione di riduzione del costo del denaro e a frequenti e consistenti immissioni di liquidità. FANNIE E FREDDIE: colossi dei mutui Usa. Comprano i mutui, li assicurano, li impacchettano e li cartolarizzano per poi rivenderli agli investitori sotto forma di titoli. Con la crisi innescata dai subprime hanno rischiato il fallimento e sono state nazionalizzate: garantiscono infatti circa la metà dei prestiti immobiliari Usa. FONDI SOVRANI: sono fondi di investimento controllati direttamente dai governi di alcuni Paesi. Molto attivi sono quelli dei Paesi forti esportatori di petrolio, ma anche quelli cinesi. La crisi dei mutui subprime ha fatto emergere il peso di questi fondi, intervenuti con i loro capitali per soccorrere istituti come Citigroup, Merrill Lynch, Ubs e Barclays. HEDGE FUND: fondi di investimento ad alto rendimento e ad alto rischio. Si contraddistinguono per il numero ristretto di soci partecipanti e per l'elevato investimento minimo richiesto. RATING: è un metodo di valutazione usato da parte di agenzie specializzate che misura il grado di solvibilità attribuito all emittente di titoli (ad es. uno Stato o un impresa). Si traduce in un giudizio sintetico (ad esempio AAA). Come si è visto un buon rating non equivale sempre a un titolo garantito: spesso gli istituti hanno un buon voto perchè le agenzie sono vicine alle banche e operano in conflitto di interessi. SUBPRIME: sono prestiti immobiliari concessi a soggetti che non offrono garanzie. Dato anche il loro alto tasso di interesse, comportano un rischio molto elevato. Negli Stati Uniti pesano per il 10% del mercato. (c.c.) 7

IN PRIMO PIANO crisi globale I dubbi dei risparmiatori Dieci risposte sulla crisi. A colloquio con Enrico Salvetta Nei giorni della crisi le banche sono state assaltate dai clienti preoccupati di perdere i loro risparmi. Anche i giornali, i promotori finanziari, chiunque si occupi di denaro sono stati inondati da richieste di informazioni. Abbiamo girato le domande più frequenti dei risparmiatori a Enrico Salvetta, responsabile dell area finanza di Cassa Centrale Banca. Come muoversi se si sono effettuati investimenti in azioni, obbligazioni o fondi comuni? Se l investimento in attività rischiose è stato effettuato in proporzioni corrette rispetto al proprio profilo di rischio ed orizzonte temporale, non è secondo me il momento opportuno per liquidare. E chi si trova in bisogno di liquidità e ha necessità di vendere? Venda in proporzione a quanto investito, mantenendo costanti i pesi di azioni ed obbligazioni all interno del proprio portafoglio. I conti di deposito pubblicizzati da varie banche italiane e straniere hanno la stessa tutela dei conti correnti? Sono garantiti dal Fondo interbancario conti correnti, depositi (anche vincolati), assegni circolari e certificati di deposito nominativi per un importo massimo di 103.291,38 euro. Gli istituti non comunitari autorizzati ad operare in Italia sono obbligati ad aderire al Fondo di garanzia se non partecipano ad altro sistema equivalente. Le banche comunitarie possono invece avvalersi anche solamente del sistema di garanzia dello Stato di appartenenza; l adesione al fondo italiano è volontaria. E se ho stipulato un assicurazione sulla vita, corro dei rischi? Prima di esprimere un giudizio bisogna valutare le caratteristiche dei singoli prodotti vita, ogni prodotto esprime rischi diversi (vedi ad esempio le polizze index con sottostante obbligazioni della Lehman). Inoltre è di estrema importanza valutare la garanzia offerta dalle varie compagnie assicurative. Se il titolo in cui ho investito in Borsa va a zero si può recuperare almeno una parte del capitale perso? Gli azionisti sono i creditori meno tutelati in caso di fallimento, a loro viene liquidato il rimanente dopo aver soddisfatto le richieste degli obbligazionisti e degli altri creditori. I prezzi delle case scenderanno? Conviene comprare ora? In Italia il mercato immobiliare ha sicuramente delle peculiarità rispetto ad altri Paesi europei e rispetto a quello statunitense. In una fase di profondo rallentamento economico è comunque probabile che i prezzi degli immobili tendano a decrescere. Se devo accendere un mutuo, tasso fisso o variabile? Il problema non è tasso fisso o variabile, ma quanto il compratore di un immobile è in grado di sostenere in termini di rata mensile rapportato alla capacità di reddito della famiglia. Se possiedo un conto corrente con più di 103 mila euro, è meglio spostare l eccedenza su altre banche? La somma riguarda ciascun cliente e se si hanno conti su più banche la garanzia vale per ciascuna banca. Le Casse Rurali non aderiscono al Fondo interbancario di tutela dei depositi. Sono più a rischio? Le banche di credito cooperativo aderiscono al Fondo di garanzia dei depositanti del credito cooperativo. Il governo italiano ha istituito inoltre una garanzia statale, per un periodo di 36 mesi, ad ulteriore garanzia dei depositanti sullo stesso importo. Il Fondo interbancario copre solo depositi e conti correnti. In caso di fallimento di una banca che mi ha venduto titoli di Stato o azioni cosa succede? Il titolare dei titoli di Stato, delle azioni e di altri strumenti finanziari è il cliente della banca e c è netta separazione tra patrimonio della banca e titoli dei clienti. Quindi in caso di fallimento dell intermediario i titoli rimarranno nella piena disponibilità del legittimo proprietario. (c.c.) 8

IN PRIMO PIANO crisi globale Nuove regole e più trasparenza Intervista a Giulio Sapelli di Corrado Corradini Giulio Sapelli, figura molto nota ai cooperatori trentini, insegna storia economica all Università Statale di Milano. Nei giorni più drammatici della crisi finanziaria ha dato alle stampe il libro La crisi economica mondiale, uscito nelle librerie il 20 novembre. Se negli ultimi vent anni spiega il professore il progressivo, colossale trasferimento di ricchezza dal profitto alla rendita finanziaria ha provocato una gravissima distorsione dell economia su scala planetaria, occorre ripartire dal riequilibrio tra risparmio e investimento. Solo il rischio d impresa, produttore di innovazione all interno di un mercato globale autoregolato, può ridare fiato a un economia finora esposta drammaticamente a una diversa concezione del rischio: la spericolatezza di chi ha manovrato ingenti capitali per far crescere il valore delle proprie stock options le quote elevatissime della retribuzione collegate al valore delle azioni, determinando irrazionali rialzi borsistici e vendendo gli stessi debiti attraverso veicoli finanziari privi di trasparenza. Lotta alla corruzione e nuovo modello di rischio sono oggi inscindibili. Nelle pagine del suo libro si ripetono i richiami all etica, alla questione morale. L etica degli affari dovrebbe imporre di non vendere più strumenti finanziari insicuri e pericolosi per gli acquirenti, e di non far sottoscrivere mutui non pagabili perché non si hanno garanzie da impegnare. Ma se non faccio sottoscrivere o se non vendo più quei prodotti, ragionano i top manager, i miei indicatori di premio scendono, le mie stock options diminuiscono di valore perché il titolo perde. Che fare? Vendere e continuare a vendere. Viene poi l ora della verità: i creditori e i debitori in ultima istanza non riescono a rendere solvibili i loro beni e le loro attese, i valori borsistici e immobiliari crollano. Si deve assolutamente cambiare per evitare che lo scenario di questi mesi si riproduca, con conseguenze devastanti sull economia reale. Dietro al fallimento di alcuni grandi colossi della finanza americana c è anche una carenza di trasparenza e di controlli. La normativa nordamericana permette di non consolidare a bilancio i debiti via via accumulati. Si usano a tal fine le famose special purpose entities, ossia società satellite in cui si ammassano le sofferenze, i debiti, occultandoli quindi agli azionisti. Si agisce, insomma, a termini di legge, ma si carpisce la buona fede degli investitori. È questo il punto. Il tracollo attuale, l improvviso cambiamento di scenario, da guadagni vertiginosi a immani perdite, segnalano quantomeno che qualcosa non ha funzionato nei sistemi di controllo interni. E rende imperativa, a mio parere, la revisione delle norme che consentono di non fornire informazioni corrette. A cominciare da quelle spiacevoli che aumentano la consapevolezza dei rischi. La soluzione della crisi, è la tesi sviluppata nelle pagine del suo libro, non potrà essere solo economica, ma dovrà passare attraverso una rivoluzione liberale. A uno Stato infeudato dai partiti e dalle lobby va sostituito uno Stato della buona amministrazione, che proceda con legislazioni leggere e trasparenza gestionale, riformi i sistemi di welfare, incrementi risorse e competenze su linee più competitive. Il nuovo principio informatore delle politiche pubbliche non può che essere la sussidiarietà liberistica. Dobbiamo decidere tutti insieme, forze sociali, imprenditoriali, culturali, quale direzione imboccare per affrontare un futuro che non vogliamo meno globalizzato, ma più globalizzato: più regolato, più cosmopolita, più includente a qualsiasi livello, insomma più libero. All interno di una visione strategica, vanno poste le basi di un patto per la crescita mondiale, senza timori e catastrofismi, e senza pregiudizi, altresì, sulle liberalizzazioni che si rendono necessarie. 9

IN PRIMO PIANO crisi globale Quando le norme sono inadeguate Abbiamo incontrato Rudi Bogni al convegno delle banche cooperative a Madrid. L economista che siede nei consigli di amministrazione delle più importanti istituzioni finanziarie internazionali, analizza questa crisi e punta il dito contro Basilea II, il sistema che disciplina l assunzione dei rischi delle banche. Colloquio con Rudi Bogni di Walter Liber Dott. Bogni, com è che dai mutui subprime degli Stati Uniti ci troviamo a fare i conti con la crisi anche in Italia? I mutui subprime sono stati solo la punta dell iceberg. Essi hanno favorito un fenomeno di democratizzazione del credito, che da una parte è stato utile, dall altra però ha portato le banche ad indebitarsi a loro volta in maniera eccessiva. Cosa non ha funzionato? Direi che il criterio di Basilea II (il documento voluto dalle banche centrali che definisce i requisiti patrimoniali degli istituti di credito in relazione ai rischi assunti dagli stessi, ndr), ha riflettuto un mondo ideale che si è scontrato con la complessità del mondo reale. Si è voluto allentare i freni inibitori che esistevano nella precedente regolamentazione senza che le autorità competenti percepissero il pericolo. Per cui il subprime è stata la scintilla che ha dato fuoco alla miccia, non è stato il problema nella sua completezza. Cosa determina il passaggio da una crisi finanziaria ad una crisi di economia reale? La finanza è l olio che fa circolare i cuscinetti dell economia reale. Abbiamo vissuto anni di benessere, ma in un periodo come questo di inquietudine generale, l efficienza del sistema finanziario si riduce e questo si traduce in perdita di diversi punti del prodotto interno lordo. Vuol dire che vivevamo al di sopra delle nostre possibilità? Il mondo occidentale viveva al di sopra delle proprie capacità produttive. Siamo riusciti a fare da cuscinetto negli ultimi undici anni con varie misure finanza ad alta leva, ma alla fine non si può andare contro la forza di gravità. Le risorse di questo pianeta sono limitate, siamo in competizione con altre nazioni che lavorano più di noi e hanno una produttività più elevata. La nostra risposta è stata la finanza dopata. In queste condizioni il ritorno alla realtà, se pur traumatico, potrebbe anche essere salutare Certo che sì, ma solo se si dice la verità. Purtroppo i politici non amano raccontare agli elettori che il nostro sistema non è competitivo, oppure che dobbiamo spartire meglio e in modo più equo le risorse con il resto del mondo. E molto più semplice coniare slogan inneggianti al protezionismo, alla paura, alla caccia all immigrato perché sulla paura ci si gioca molto meglio politicamente. Ma io confido che il cittadino dell occidente sia abbastanza maturo per capire queste realtà anche quando vengono nascoste. È andato in crisi anche un modello di capitalismo iperliberista e senza regole? Non era un capitalismo senza regole, ma con regole ben precise che per quanto riguarda il sistema bancario sono state concentrate nel documento di Basilea II, nato come compromesso tra autorità di supervisione e addetti ai lavori. Non è una crisi di capitalismo, è una crisi di regolamentazione del capitalismo. Cosa possiamo imparare? Che ci sono leggi dalle conseguenze non previste. Quando si fa una riforma del sistema bancario come Basilea II bisogna fare delle simulazioni effettive, capire come il sistema funziona, testarlo nel bene e nel male e non gettarsi a corpo morto salvo poi dare la colpa a poche categorie di addetti ai lavori quando invece è stata una colpa collettiva. Quando finirà questa crisi? Non presto, perché c è un clima di confusione e vulnerabilità sui mercati. Senz altro almeno due anni. 10 > Rudi Bogni

ATTUALITÀ elezioni provinciali Nelle urne ha vinto il principio di realtà La maggioranza degli elettori si è riconosciuta in un'idea di comunità incompatibile con la divisione dei bambini in classi separate, con la ricetta privatistica per la sanità, con la marginalizzazione e criminalizzazione degli immigrati, con l'intolleranza nei confronti del diverso. Sconfitto chi pensava che bastasse premere sul senso di allarme sociale per assimilare il Trentino ad un generico "nord" padano di Gianluca Salvatori* www.gianlucasalvatori.nova100.ilsole24ore.com Sull esito delle elezioni (quello che è stato risparmiato al Trentino con la vittoria di Lorenzo Dellai al 57 per cento dei voti), sul quale non molti avrebbero scommesso (io tra questi), vista una campagna elettorale, lunga e a tratti ruvida, in cui si sono affacciate tutte le questioni più inclini a scatenare la reazione popolare: da una storia di tangenti e malaffare alla minaccia di tagliare i viveri all'autonomia trentina, dalla stanchezza per una classe dirigente al potere da dieci anni, alle paure scatenate da immigrazione e percezione di un nuovo senso di insicurezza. Insomma un terreno fertile per risposte sbrigative da tagliare con l'accetta. Eppure, contrariamente a quanto si sarebbe potuto credere, l'accetta in Trentino è rimasta nella legnaia. Il centro-sinistra, con il Pd primo partito con il 22 per cento, ha vinto le elezioni e i giornali hanno approfondito la composizione e i numeri dell'alleanza che ha portato al risultato. Su questo non devo dire molto, salvo che Dellai - ancora una volta - di fronte ad una situazione incerta ha preferito non percorrere le vie sperimentate, tentando qualcosa di nuovo. In questo caso la creazione dell'upt, una lista territoriale che si è affiancata all'offerta politica del PD, e un patto politico con l'udc, inedito a livello nazionale. Due scelte che hanno fatto la differenza tra successo e sconfitta. Il rischio è stato ripagato. Il centro-destra - raccolto attorno ad un candidato della Lega Nord per l'indipendenza della Padania - non ha superato il 36 per cento. All'interno della coalizione ora cresce la tensione tra Pdl e Lega: venti punti di distacco pesano, soprattutto perché i sondaggi da settimane ripetevano che la distanza tra i due candidati sarebbe stata molto ridotta, se non addirittura nulla. In realtà il punto è proprio questo: nessuno degli addetti ai lavori - sondaggisti, giornalisti, politici di ogni schieramento - aveva previsto questo risultato. L'umore profondo dell'elettorato, che tutti presumono di saper interpretare, si è mosso lungo linee sotterranee. Dopo una serie di elezioni nazionali in cui il Trentino si era spostato verso il centro-destra, ci si aspettava che l'onda non fosse terminata e che, anzi, il senso di incertezza nei confronti del futuro, che marca il clima del paese, anche questa volta avrebbe portato gli elettori a ripetere quella scelta. Invece sono intervenuti altri elementi, in larga parte sottostimati. * assessore alla ricerca e innovazione della Provincia di Trento dal 2003 al 2008 11

ATTUALITÀ elezioni provinciali Il primo, a mio avviso, è di ordine geo-psicologico. Alberto da Giussano cavalcava nelle pianure padane, che dalle valli alpine sono sempre apparse lontane e incomprensibilmente piatte. La simbologia e l'armamentario ideologico della Lega cozza frontalmente con l'identità della gente di montagna, comunque la si voglia definire. Non fosse altro per l'abitudine a moderare i toni e guardare con sospetto i tribuni, che da queste parti non hanno mai avuto grande seguito. Nelle valli alpine in fondo prevale ancora il principio di realtà, che è quello che permette di riconoscere al volo chi le spara grosse. L'understatement non è una qualità solo anglosassone, anzi da queste parti è radicata nella cultura di genti che nei secoli hanno dovuto imparare a risparmiare il fiato per sopravvivere in un ambiente duro. Con la candidatura di un leghista il centro-destra ha ignorato questa realtà, pensando che bastasse premere sul senso di allarme sociale per assimilare il Trentino ad un generico "nord" padano. Non è stato così. I risultati delle precedenti elezioni, trainate dall'icona berlusconiana, non si sono ripetuti. Ma va detto che neppure il centro-sinistra ha intuito la riluttanza trentina a salire sul Carroccio e, in fondo, temeva che l'elettorato si sarebbe omogeneizzato alla tendenza nazionale. La scelta "territoriale" è stata più l'intuizione politica di un leader che il risultato di un'analisi ponderata e articolata. Qui sta il secondo elemento, d'ordine sociale. Il Trentino oggi non è più quello di don Guetti, il mitico fondatore della cooperazione e del modello di solidarismo territoriale che per un secolo ha cementato la società trentina. La tenuta in termini di coesione sociale non si misura più negli stessi termini del passato, quando la si poteva dare per scontata. La secolarizzazione è passata anche da queste valli, attivando un processo di frammentazione del tessuto sociale di cui non è facile calcolare profondità e velocità. Quindi nessuno sa bene, oggi, quanto sia resistente quel senso di comunità al quale si guarda per bilanciare, almeno in parte, gli effetti di una modernizzazione che ha reso il Trentino meno insulare, e dunque meno diverso rispetto al resto del Paese. In questa lunga transizione la società trentina non si lascia sintetizzare in uno schema. Hanno torto gli apocalittici che la rappresentano come ormai del tutto "normalizzata", ovvero indistinguibile dalle società urbane dove prevale la folla solitaria e globalizzata. Ma non hanno neppure ragione i cantori di Il nuovo Consiglio provinciale MAGGIORANZA 6 U.P.T. 1 U.A.L. 1 VERDI LEGA NORD 6 MINORANZA LORENZO DELLAI 8 P. DEMOCRATICO POPOLO DELLE LIBERTÀ 5 1 ITALIA DEI VALORI 3 P.A.T.T. CIVICA PER DIVINA 2 AMMINISTRARE IL T. 1 12

un'epoca idealizzata, in cui il senso di comunità si diffondeva nell'aria insieme ai rintocchi delle campane delle parrocchie e all'odore della legna bruciata nel focolare. Non si tratta di fare della sociologia d'accatto: qui la questione è riconoscere che la società trentina contiene l'una e l'altra identità, dentro gli stessi confini e talvolta dentro le stesse persone. Il risultato più evidente della modernizzazione è proprio questa identità a strati, complessa, che rende il Trentino meno diverso e tuttavia non del tutto assimilabile ad altri territori. Detta così appare più comprensibile la difficoltà incontrata nel prevedere gli esiti di quest'elezione. Non c'è una sola anima, lineare e trasparente. A tratti prevale la dimensione individuale del consumatoreproduttore vulnerabile, a tratti quella del membro di una comunità che confida nella protezione di legami sociali meno usurati che altrove. Il vento di crisi - che in queste ultime settimane è soffiato sempre più forte - ha spinto una maggioranza di elettori a riconoscersi in un'idea (forse bisognerebbe dire un bisogno) di comunità, incompatibile con la divisione dei bambini in classi separate, con la ricetta privatistica per la sanità, con la marginalizzazione e criminalizzazione degli immigrati, con l'intolleranza nei confronti del diverso. Come già è accaduto altre volte nel passato, il senso di vulnerabilità anziché tradursi in puro riflesso di difesa individualizzata ha accentuato la ricerca di condivisione e di socializzazione del rischio. Quando incombe una minaccia chi è solo si sente più esposto: questa è la lezione severa della montagna. E questa resta un'esperienza ancora viva, nonostante tutto, come si poteva vedere guardando la gente raccolta attorno a Dellai, per festeggiarlo: uno spaccato di società plurale, dai vecchi democristiani con i capelli bianchi ai ragazzi dei centri sociali, dagli agricoltori con il vestito della domenica agli internettari di facebook. Su questo bisogno di socialità poggia un terzo elemento che nessuno forse aveva stimato a sufficienza. Il sentimento di appartenenza - per quanto discontinuo rispetto ad un passato, meno uniforme e più complesso - è la premessa per un rapporto positivo con il futuro, appunto perché funziona da antidoto alla paralisi da paura che prende chi deve vedersela con la solitudine. Anche qui non mi interessa fare della psicologia spicciola, ma constatare come il Trentino abbia saputo affrontare impegni apparentemente più grandi delle sue dimensioni - ad esempio nei settori della ricerca scientifica e dell'innovazione - per una sorta di responsabilità collettiva che ha reso possibile iniziative ed investimenti altrimenti impensabili. Questo stesso spirito, a mio avviso, sta alla base del risultato del voto. Dinanzi all'incertezza e ai due possibili modi per affrontarla, chiudendosi in difesa o aprendosi ad una prospettiva nuova, è prevalso il secondo atteggiamento. La traduzione è stata una domanda di politica che non si limita alla gestione regressiva delle emergenze, magari impugnando l'accetta, ma che al contrario si orienta in direzione dello sviluppo, con strumenti meno grossolani della semplificazione demagogica. Nessuno ci avrebbe scommesso, perché continuiamo a ripeterci che le classi dirigenti sono lo specchio della società che governano. Invece a volte può capitare che la società sia migliore.è un segno che la politica dovrà darsi da fare per rimettersi in sintonia con la realtà. Dovranno essere riletti con attenzione tutti i segnali, accumulati nel corso del tempo, dello scarto tra un bisogno "alto" di politica (che queste elezioni hanno sorprendentemente esplicitato) e pratica effettiva. Le vicende che hanno fatto vacillare la fiducia nel sistema di governo trentino non si possono cancellare solo perché Dellai ha vinto. Va affrontato il tema di un potere che, se troppo concentrato, rischia lo snaturamento. Soprattutto, occorre non disperdere questa straordinaria condizione che permette di pensare al futuro in termini di innovazione anziché di timorosa conservazione. * 2 dicembre 2008: insediamento del nuovo Consiglio provinciale (foto Rensi) 13

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ATTUALITÀ cassa centrale Dalle Casse Rurali segnali di fiducia Al meeting annuale di Cassa Centrale Banca svoltosi a Madrid esperti a confronto per analizzare la crisi che ha coinvolto il sistema bancario. Le Casse Rurali - Bcc sono solide e meglio patrimonializzate rispetto alla media del sistema. Vince l organizzazione a rete e la relazione con il territorio. Prestiti in crescita di Walter Liber Le banche di credito cooperativo alla prova della crisi. Il meeting annuale delle Casse Rurali e Bcc del Nord Est svoltosi a Madrid l 8 novembre scorso si è interrogato a lungo sulle cause della crisi dei mercati finanziari. E il messaggio uscito dall incontro tra oltre trecento direttori e presidenti del Nord Est (ma non solo) è di prudente fiducia sulla capacità del sistema cooperativo di affrontare questo ciclone partito dagli Stati Uniti ma arrivato ben presto a coinvolgere anche l Europa. Anche se questa, dopo undici anni di benessere, sarà una crisi lunga e difficile, ha avvertito l economista Rudi Bogni, dalla quale si potrà uscire solo con attenzione e pensiero strutturato. Mediamente le crisi finanziarie durano 23 mesi - ha affermato Hans Jörg Schreiweis, gestore del Fondo Union Investment -. Quella del 1929 è durata 41 mesi con una perdita del 59%, l ultima del 2003 ha registrato una perdita del 58% ed è durata 31 mesi. Da ciò si deduce che abbiamo davanti a noi una recessione. Venendo a casa nostra, le banche cooperative con un patrimonio di 17 miliardi di euro sono considerate molto solide. Il coefficiente di patrimonializzazione delle Bcc italiane è pari al 16%, che è largamente al di sopra del limite stabilito dalla Banca d Italia e significativamente maggiore rispetto alla media delle banche, pari a circa il 10%. La crescita degli impieghi delle Bcc negli ultimi dodici mesi è mediamente del 12% rispetto all 8% circa del sistema bancario in generale. La leva finanziaria (ovvero l indebitamento delle banche sul mercato) è del 10,4% nelle banche cooperative, contro il 13% del sistema bancario. Il rapporto impieghi/depositi è più basso, la base di raccolta più solida, la sostenibilità degli impieghi più elevata, migliore, ha affermato il vicepresidente di Prometeia e ordinario di economia a Bologna Giuseppe Lusignani. Punto di forza è l organizzazione a rete, di recente messa in evidenza anche dal Governatore della Banca d Italia Mario Draghi. Banche cooperative che trovano nel localismo, autonomia, spirito cooperativo, radicamento sul territorio e continuità di relazione con la clientela i loro punti di forza. Per Franco Senesi, presidente di Cassa Centrale Banca, questo è un sistema fatto di tante piccole banche che conoscono bene il loro territorio di riferimento, ma anche di forti alleanze nazionali e internazionali. In Italia la collaborazione fra banche e organismi di rappresentanza del sistema (in particolare le Casse Centrali di Trento e Bolzano e Iccrea Holding) ha permesso l istituzione di un fondo di garanzia istituzionale che preserva i clienti e i soci dai rischi di default. Sono finite le guerre di religione ha detto Senesi ora dobbiamo essere competitivi come credito cooperativo nel suo complesso. Una opinione condivisa dal presidente di Iccrea Holding Giulio Magagni, secondo cui non ci può essere competizione tra società del gruppo ma semmai > I partecipanti alla convention di Madrid e il direttore generale di Cassa Centrale Banca, Mario Sartori 15

ATTUALITÀ cassa centrale sempre maggiore complementarietà nei prodotti e servizi a favore delle banche sul territorio. Una presenza, la sua, significativa anche per la ritrovata armonia tra i due enti nel mettere a punto il fondo di garanzia. E che in futuro potrebbe portare ulteriori collaborazioni. Nel Nord Est Cassa Centrale Banca ha stretto una forte sinergia con il gruppo tedesco Dz Bank, ribadita con forza e convinzione dal consigliere dal rappresentante di Dz Thomas Duhnkrack. Molte le iniziative nata da questa partnership. L ultima in ordine di tempo è la nascita, il 3 luglio scorso, di una società di leasing, Centrale Leasing Nord Est. Almeno inizialmente - ha affermato il neo presidente Ilario Novella - sarà una società di brokeraggio, e nasce per presidiare il mercato non completamente servito dal movimento cooperativo. Senesi ha annunciato collaborazioni con Agrileasing, altra società del movimento in questo settore. Segnali di fiducia Senesi non nega che la crisi sia certamente profonda, ma le banche cooperative hanno ancora tutti i numeri per superarla in maniera più che dignitosa, o per lo meno attenuare l impatto. Di ragionevole fiducia nel futuro, in virtù della nostra storia che è il modo di fare banca parla anche Andrea Bologna presidente di Nord Est Asset Management, società che gestisce il fondo di investimento Nord Est Fund. Giuseppe Graffi Brunoro, fresco presidente della Federazione del Friuli Venezia Giulia, ha lanciato l idea di individuare nuovi indicatori per marcare la differenza con le altre banche, misurando l onesta sostenibile d impresa. Una specificità rimarcata anche da Amedeo Piva, presidente della Federazione veneta. E di fiducia ha parlato Diego Schelfi, che ha citato Il piccolo principe affermando che per fare una barca bisogna amare il mare, prima che procurarsi gli attrezzi giusti. Le Casse Rurali conoscono il proprio territorio, e i propri clienti. Quella è la loro forza. Il movimento non si nasconde difficoltà e punti deboli. Senesi ha affermato che dovremmo prima o poi interrogarci su quale modello di sviluppo vogliamo seguire, perché tante piccole banche sono cresciute troppo perdendo di vista la loro missione e allentando il legame con la comunità di riferimento. Attente a non cedere all ambizione di una crescita fine a se stessa o volta ad appagare personali protagonismi, ha concluso. Ma i fondamentali dicono che le Bcc possono continuare ad erogare credito e rappresentare per i clienti un solido sostegno alle loro aspettative, anche se non è il caso di mettersi sul pulpito. Mario Sartori, direttore di Cassa Centrale Banca, nel suo intervento conclusivo ha messo in guardia contro i pericoli causati dalla crisi. Serve la massima attenzione e prudenza nell erogare i crediti, ma non solo. Il fondo di garanzie istituzionali è importante perché obbliga in un certo senso le banche (che aderiscono in maniera volontaria) alla solidarietà tra di loro. E collaborazione Sartori la invoca anche sulla liquidità del sistema, che rappresenta oggi una vera emergenza. Usciremo a testa alta da questa crisi se ci impegniamo fino in fondo nella collaborazione tra di noi, ha ripetuto Sartori. C È CHI SI DISTINGUE Il credito cooperativo del Nord Est si prende qualche significativa soddisfazione in settori che sono stati molto penalizzati dalla crisi come le gestioni patrimoniali e gli investimenti azionari. Nel primo caso la linea di gestione obbligazionaria globale di Cassa Centrale Banca è in testa alla classifica per rendimento nel terzo trimestre dell anno con il 7,32%, fra 300 linee di gestione analizzate dal giornale economico Milano Finanza. Anche il fondo di investimento Nord Est Fund Flessibile (con un ombrello che garantisce il capitale investito quando il rendimento scende sotto una certa soglia) ha mostrato migliori risultati rispetto ad altri fondi azionari. 16 > Il presidente di Cassa Centrale Banca, Franco Senesi

ATTUALITÀ disagio ELIODORO, una leggenda diventa realtà La cooperativa, con sede a Riva del Garda, assiste 70 persone con disabilità fisica o psichica. Gli interventi sono individualizzati. Festeggiati i primi 10 anni di attività di Silvia De Vogli Sta tutto racchiuso nel nome Eliodoro - lo scopo della cooperativa sociale di Riva del Garda che ha festeggiato in questi giorni il suo decennale. Un nome ispirato alla leggenda che narra come il piccolo fiore giallo del tarassaco abbia deciso di cedere il suo color oro per trasformarsi in soffione e poter così volare liberamente nell aria. L obiettivo della cooperativa è, infatti, permettere a persone con disabilità fisica o psichica di volare verso una vita autonoma e soddisfacente, mettendo loro a disposizione l oro rappresentato dalla passione e dalle competenze di soci, volontari e dipendenti. All inizio - spiega la presidente Maria Grazia Pellegrini - eravamo un piccolo gruppo di genitori e volontari; oggi la cooperativa conta più di 40 soci, 30 volontari e circa 20 operatori. Il lavoro comune ha reso possibile seguire 70 persone in difficoltà. Servizi personalizzati Per offrire un aiuto efficace - spiega la direttrice Silvana Comperini - occorre partire dai bisogni personali di ogni utente, tenendo conto delle sue potenzialità, ma anche dei sui limiti. Per questo la cooperativa ha sviluppato diversi servizi che consentono interventi specifici e individualizzati. Alcuni sono di carattere socio-educativo come il centro Intreccio dove i ragazzi hanno l opportunità di trascorre del tempo fuori casa partecipando a laboratori creativi (ad esempio creta e pittura), corsi di musicoterapia, cucina, ginnastica, igiene e cura personale. Al Centro si svolgono anche semplici attività occupazionali come la creazione di biglietti d auguri e bomboniere e si organizzano poi uscite sul territorio, come le visite a musei, giardini e mostre. Di carattere educativo sono anche gli interenti domiciliari (ad esempio sostegno nei compiti, nel gioco) e territoriali; in questo caso gli educatori insegnano a minori disabili come muoversi utilizzando i mezzi pubblici o li aiutano a comprendere il valore del denaro e come usarlo correttamente. Eliodoro gestisce anche un Centro formativo in cui si svolgono attività di assemblaggio su commissione di aziende. Gli obiettivi sono differenziati a seconda delle potenzialità di ciascun allievo: preparare all inserimento nel mondo del lavoro o più semplicemente offrire un contesto in cui le persone con difficoltà manuali e spesso anche di relazione possono trascorrere la giornata. Impresa sociale di comunità Dieci anni fa non si parlava ancora di impresa sociale di comunità, ma è a questo modello organizzativo che si può ricondurre Eliodoro. Spiega la presidente: Per realizzare la nostra missione era fondamentale coinvolgere il territorio in cui operiamo; certamente le persone e le istituzioni, ma anche le imprese. E in questi 10 anni sono più di 50 le aziende che hanno accolto il nostro invito a collaborare. Tra queste la Cassa Rurale e la Coop Consumatori Alto Garda. Il coinvolgimento del tessuto economico-produttivo è particolarmente rilevante nella prospettiva dell avviamento al lavoro. Ogni anno - spiega infatti la direttrice Comperino - il 25-30% degli allievi del centro formativo raggiunge un livello di autonomia personale e di capacità lavorative che consente il passaggio ad una formazione professionale in normali ambienti di lavoro, pur mantenendo il supporto dei tutor della cooperativa. Dal 99 ad oggi 31 persone in difficoltà hanno sperimentato esperienze lavorative nelle aziende della zona, attraverso i tirocini co-finanziati dal Fondo sociale europeo e i distacchi assistiti. In 18 casi ne sono seguite vere e proprie assunzioni. > Da sinistra: operatori ed allievi del Centro formativo e attività di musicoterapia al Centro Intreccio 17

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