NEL QUADRO DELLE STAZIONI PREISTORICHE COEVE



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VNCENZO FUSCO L'NSEDAMENTO D VDOLASCO NEL QUADRO DELLE STAZON PRESTORCHE COEVE L'esame del materiale derivante dagli scavi condotti nel 1960 a cura della Soprintendenza alle Antichità della Lombardia a Vidolasco, consentì a suo tempo di pubblicare alcune notizie preliminari che permisero di avere una prima idea globale di questo interessante insediamento, o meglio della zona oggetto delle ricerche, che sicuramente rappresenta soltanto una parte di una più grande zona, la cui vastità per ora ci è sconosciuta, A tale proposito non bisogna anzi proprio trascurare tale particolare e cioè che le notizie che si hanno possono costituire la descrizione di un solo aspetto di una più ampia realtà. Un ulteriore esame più approfondito di tutto il maleriale, anche di seconda scelta, uscito da tale campagna di scavi ha permesso ora di poter dare maggiori dettagli di quella stazione preistorica, che venne assegnata alla cultura protovillanoviana della fase finale dell'età del bronzo. La ripresa di questo studio ci ha dato anche l'occasione per esaminare il materiale di altri insediamenti, che possono essere considerati eoevi, dell'talia Settentrionale. n realtà in questi ultimi anni il numero delle scoperte di stazioni preistoriche di questo tipo è andato sempre crescendo e ha permesso di avere un'idea complessiva piuttosto chiara,. anche se ogni località presenta talune peculiarità costituenti punti interrogativi che attendono ancora una risposta. Come si è già avuto modo di osservare, siamo di fronte a un complesso di cui si conoscono entrambi gli aspetti più tipici, cioè sia quello domestico che quello funerario, cosa peraltro non frequente in paletnologia, essendo frequente il caso inverso in cui di molte culture si conosce solo uno dei due aspetti. l

Mentre una parte di questi ritrovamenti riguarda dunque delle tombe isolate o intere necropoli, alcuni di essi costituiscono invece i resti di insediamenti domestici. Come è noto tra questi trovasi il nostro insediamento di Vidolasco, che torna pertanto alla ribalta offrendo agli studiosi, con i suoi aspetti plurimi, nuovi motivi di interesse e di riconsiderazione. ndubbiamente uno dei problemi più singolari è costituito dalla presenza, accanto alla ceramica di tipo domestico, di vasi a forma di urne, del tutto simili a quelle che sono presenti nelle tombe rinvenute in altre località. Diciamo subito che questa commistione non è esclusiva di Vidolasco, come ho potuto appurare di persona esaminando il materiale di altre località. Se trovassimo la necropoli dell'insediamento di Vidolasco dovremmo attenderei perciò il rinvenimento di urne del medesimo tipo dei vasi simili a urne che si trovano tra la sua ceramica domestica. n una precedente nota avevo già messo in evidenza le numerose affinità, ricordando le analogie dei vasi a forma di urna di Vidolasco con quelli di Ascona, di Canegrate, di Galliate, di Bissone Pavese, di Pianello di Genga, di Bismantova, di Timmari, di Fontanella Mantovana, di Allumiere, a cui possiamo aggiungere altri paralleli anche c n complessi non funerari, tra cui quelli di Mariconda presso Melara, sola Rizza di Verona, M. Summano presso Schio, Fratta Polesine, della Calbana e altre località emiliano-romagnole. n ciascuna di queste stazioni preistoriche sembra poter individuare il frutto di varie componenti, ora di tipo appenninico, ora subappenninico, ora terramaricolo, ora villanoviano, ora atestino e così via. Tuttavia il discorso non può essere impostato nella stessa misura a seconda che si tratti di resti di capanne o di resti di sepolcreti. Ogni necropoli, o meglio ogni tomba, può infatti essere considerata a sè stante, in quanto rappresenta un momento di una cultura; in un certo senso ogni sepoltura si può dire abbia cristallizzato un determinato istante nella vita di un insediamento e il suo contenuto si presta perciò piuttosto agevolmente, nella generalità dei casi, a raffronti con il contenuto di altre sepolture perchè di norma è piuttosto uniforme dal punto di vista tipologico nell'ambito di una stessa necropoli. Se mai in un unico sepolcreto si possono seguire le varie fasi attraverso l'analisi delle varie tombe, a volte cronologicamente non vicme l'una all'altra. Non così per quel che riguarda i resti di insediamenti di carattere non funerario, nei quali si ravvisa una continuità di vita alla cui dinamica hanno recato il loro contributo elementi diversi, con convergenze di influssi culturali talvolta diretti e trasparenti, tal altra mediati e di meno facile interpretazione; un quadro quindi complesso nel quale giocano talvolta un ruolo non secondario tradizioni tipologiche, persistenze ambientali o accessi d'altra natura. Pronunciarsi in modo definitivo sugli aspetti che sotto questo punto di vista offrono i ritrovamenti finora compiuti sembra cosa ardua, anche perchè molto materiale trovasi ancora inedito e una visione completa potrà farsi quindi solo più avanti; l'opinione di vari studiosi si trova già espressa nella copiosa bibliografia apparsa finora, ma gli autori trattano zone a volte grandemente differenti l'una dall'altra e pertanto le loro definizioni non possono avere universale applicazione. l termine protovillanoviano ad esempio venne introdotto dal Patroni, ma con riferimento particolare ai sepolcreti a incinerazione peninsulari che presentavano aspetti di maggior arcaicità rispetto a quelli tipicamente villanoviani. L'accrescersi delle ricerche e dei ritrovamenti anche in zone molto diverse da quelle centro-meridionali ha reso forse necessaria ora l'adozione di un termine che venne preso a prestito temporaneamente da fenomeni solo parzialmente analoghi. Alla luce di quanto si va constatando con le varie indagini nel Veneto, in Lombardia e in Emilia-Romagna sembra che tale termine non possa essere assunto come definizione avente valore cronologico e in una certa misura nemmeno culturale, data appunto la commistione dei reperti che in queste stazioni preistoriche si vanno raccogliendo. *** E' evidente che il discorso, molto suggestivo, su questo argomento Cl ha portato lontano dall'argomento che ci interessa più direttamente e cioè l'esame più approfondito dell'insediamento di Vidolasco, ma l'apparente evasione dal tema principale non è stata fatta a caso. 2 3

Come ho accennato, anche a Vidolasco è certa la presenza di materiali attribuibili ad aspetti cronologicamente diversi tra cui possiamo ricordare profili di vasi tipo urne di Canegrate, di Galliate, di Ascona, di Lozzo, per citare solo quelle settentrionali; tra i reperti più arcaici d'uso domestico si possono menzionare i frammenti di grosse scodelle con ansa verticale a gomito impostata sulla parete a filo dell'orlo con prolungamento a costolatura verso il basso, come S rileva in qualche esemplare inedito di Bande di Cavriana, frammenti di vasi a piede traforato, anse a gomito del tipo detto comunemente di Polada, utensili in corno di cervo tanto frequenti nel l'ambiente terramaricolo e del pieno bronzo, frammenti con motivo a foglioline, ed altri ancora. Molto più abbondante invece il materiale che trova numerosi riscontri nella prima età del ferro tra la ceramica domestica, con vasi più O meno situliformi o leggermente globosi con tacche lungo la spalla O lungo il labbro esterno dell'orlo. Ma per Vidolasco è anche possibile fare alcune considerazioni apposite, cedendo alla tentazione di sopravalutare forse le stazioni preistoriche che si hanno più a cuore perchè si sono più studiate. dosso di Vidolasco venne occupato da un gruppo di capanne. delle quali si sono trovati fra l'altro anche vari fori dei pali di sostegno' delle pareti e del letto: certamente proseguendo le ricerche se ne metterebbero in luce altri, così da delimitare la zona delle varie abitazioni ma in realtà per il momento non conosciamo l'estensione di tutto l'abitato, tuttavia una certa valutazione della sua fisionomia può già esser data sulla base di quanto venuto alla luce. Come già si ebbe modo di render noto, una parte basale dello scavo, e precisamente nel saggio praticato nella parte meridionale (quadrati CG, CN, CO, CE, CL, CM, CH, C, CP) si è messo in evidenza un cumulo ormai consolidato di ceneri, carboni, terracotta e altro materiale più o meno coerente, che probabilmente costituiva la parte destinata al fuoco per varie utilizzazioni, una delle quali è molto probabile che fosse la cottura di recipienti di ceramica d'impasto. Oltre ai numerosi frammenti, di vasi ormai ben cotti e resi in pezzi dall'uso o da altre cause non a noi note, si son raccolti vari frammenti di ceramica di singolare aspetto, cioè presentanti evidenti azioni del fuoco nella loro fase preparatoria: taluni sono parzialmente contorti, spesso screpolati in superfice, con zone irregolari dovute al diverso effetto del calore sulla diversa natura dell'impasto; molti ono leggerissimi e spugnosi e l'analisi compiuta con grande cortesia dall'amico dottor Guerreschi ha dimostrato che doveva trattarsi di prove di cottura su impasti di diverso tipo, contenenti talvolta pomice o polveri di sostanze organiche bruciatesi o alteratesi col calore. La consistenza di questo complesso di concotto e altro materiale è tale da far pensare ad una lunga utilizzazione. E' piuttosto attendibile l'ipotesi che si foggiassero qu l vasi sia di uso domestico, che di uso funerario per questo ed eventualmente altri insediamenti coevi. Tale ipotesi trova appoggio nella presenza di alcuni oggetti del tutto singolari venuti alla luce insieme al resto del materiale: trattasi dei due «alari» o «corni di cc C8 'CG, C.R, ~ cp Fig. l - La zona col cumulo di ceneri. A destra la paletta di bronzo. N 4 5

consacrazione» che abbiamo già descritto a suo tempo, formati da pezzi di terracotta della grossezza grosso modo di mezzo mattone che presentano sulle due superfici motivi a solcature spiraliformi e a circoli concentrici, nonchè alcune coppelle ed un tubercolo spor- Fig. 2 - Alari o corni di consacrazione. gente per alcuni millimetri. l rresame del materiale di seconda scelta ha dato la possibilità di rinvenire altri frammenti di reperti dello stesso tipo e appartenenti ad altri esemplari, il che fa pensare alla esistenza di oggetti rituali, che gettano una luce del tutto particolare su queste stazioni preistoriche: non si può escludere che il centro di Vidolasco abbia cioè giocato un ruolo di eccezionale importanza come centro di culto legato alla preparazione delle urne funerarie. La presenza dei suddetti «alari», della paletta rituale di bronzo, del materiale fittile residuo di cottura, della massa di concotto e ceneri di una parte dell'insediamento, tutto fa supporre che Vidolasco abbia potuto costituire un polo di attrazione nei confronti delle zone circostanti di non breve durata, certamente di alcuni secoli, se così dobbiamo interpretare la presenza di reperti attribuibili ad un arco di tempo che dall'età del bronzo recente giunge alla prima età del ferro, od anche per più breve tempo se i reperti qui giunti costituirono la coda di insediamenti più arcaici e le anticipazioni di quelli più recenti. Da ciò a considerare Vidolasco qualche cosa di più il passo è breve, cioè a vedere in esso uno dei centri di irradiazione della nuova tradizione dei campi d'urne, probabilmente di estrazione centro-europea o dell'alto bacino del Danubio. Ma su questo cammino, che potrebbe chiamare in gioco anche considerazioni di carattere etnico, gli ostacoli sono certo numerosi e peraltro non avevamo in programma di affrontarli per ora. Per questa volta il nostro scopo era più modesto, quello di lasciar intendere come uno studio sempre più approfondito dei reperti di una stazione preistorica possa aprire sempre più larghe prospettive. Su altri aspetti di Vidolasco, pur interessanti ma forse secondari rispetto a quelli trattati, si era già fatto un cenno a suo tempo. Possiamo aggiungere che i numerosi resti di fauna domestica, essenzialmente suini, ovini e bovini, danno modo di pensare ad una predominante economia di carattere pastorale, mentre può considerarsi complementare un'attività venatoria, attestata dalla presenza di ossa di cervo, le cui corna servirono egregiamente per trarne utensili, di cinghiale, di capriolo, di orso. La presenza dei resti di castoro, peraltro rari, consente infine considerazioni attinenti le condizioni climatiche e ambientali. Fig. 3 - Frammenti di altri alari. 6 7

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