Forum: ostacoli al commercio internazionale dei prodotti biologici A cura di: Michela Coli



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Forum: ostacoli al commercio internazionale dei prodotti biologici A cura di: Michela Coli

Il sotto titolo di questo forum era possono piccole differenze di standard e criteri di controllo ostacolare il commercio internazionale dei prodotti biologici L argomento del forum èstato scelto perchégiornalmente ci troviamo a interagire con aziende che producono in un paese e vendono in molti altri, e spesso sono palesi le difficoltàche queste incontrano nel veder riconosciuta la loro certificazione sui diversi mercati.

Non sono poche attualmente le aziende che sono costrette ad essere certificate secondo diversi schemi (esempio tipico EU, NOP e JAS), schemi che si differenziano tra di loro per piccoli ed a volte quasi insignificanti particolari; ma sono proprio queste differenze che comportano, come minimo, un aggravio di costi sia per le aziende stesse (vedi costi di certificazione) che pergli Organismi di Controllo (vedi costi di accreditamento). Lo scopo di questo forum era quello di approfondire la tematica delle differenti certificazioni nei mercati di riferimento (sono realmente necessarie? Perché?), quanto queste differenze tutelino veramente il consumatore e quanto invece creino incertezze e confusione.

Certamente la convivenza di diversi standard e sistemi di certificazione regolamentati e volontari non agevola il lavoro delle aziende e degli enti di certificazione. Per gli enti di certificazione può costituire una fonte di lavoro e reddito, anche se i costi di riconoscimento e accreditamento pesano molto e rendono comunque poco economica la gestione di questi schemi. Questa diversitànon èsempre motivo di business per gli organismi di certificazione, visto che i costi per ottenere e mantenere gli accreditamenti governativi sono rilevanti e non sempre sono bilanciati da entrate sufficienti in termini di quote di certificazione.

La coesistenza di sistemi di certificazione regolamentati e volontari che prevedono disciplinari tecnici diversificati (magari per aspetti piuttosto marginali) crea certamente problemi agli operatori che commercializzano i loro prodotti in un circuito internazionale. Sono pochi i casi in cui le differenze nei disciplinari di produzione sono significative e sostanziali, vedi il rigido divieto di impiego degli antibiotici nell'allevamento nel caso del NOP o i limiti sull'uso del rame e azoto dei disciplinari Bio Suisse e Naturland. In generale, però, i produttori e gli stessi Organismi di Controllo si scontrano con sistemi di certificazione che esprimono diversità motivate da vincoli "politici", culturali o piùsemplicemente commerciali. Servirebbe un po' piùdi rispetto per le differenze e accordi di equivalenza tra i diversi Paesi.

I consumatori poi non sono affatto consapevoli di queste differenze che rimangono oggetto di contenzioso e discussione solo tra gli addetti ai lavori. Normalmente, i problemi maggiori li creano le differenze esistenti tra i sistemi regolamentati (EU, NOP, JAS, COR, ecc), che sono quelli che condizionano veramente i mercati. Ci sono anche dei lati positivi, perchéper certi versi un po di Biodiversitàe concorrenza nel settore volontario incentiva la ricerca e sviluppo di nuovi valori del biologico e, in diversi casi, èservita a coprire mancanze e/o dare importanti spunti di miglioramento ai sistemi regolamentati (vedi futuro regolamento sul vino biologico)

Nonostante il sotto titolo di questo forum fosse possono piccole differenze di standard e criteri di controllo ostacolare il commercio internazionale dei prodotti biologici, i commenti degli ospiti del forum si sono poi orientati verso criteri differenti (non piùdifferenze di standard e/o criteri di controllo), chiedendo maggiore trasparenza ed uniformità, su argomenti quali presenza di ogm e residui di pesticidi. Un aspetto continua ad essere trascurato e soggetto a notevole aleatorietàin tutti gli standard e sistemi di certificazione: i limiti analitici di riferimentoper quanto attiene eventuali contaminazioni accidentali o tecnicamente inevitabili, non solo per gli ogm ma anche per i pesticidi in generale.

Solo recentemente, ed a seguito di molte discussioni, la normativa comunitaria ha fissato un limite di contaminazione accidentale tecnicamente inevitabile per gli ogm (l'unico problema sta nel fatto che èuguale a quello dei prodotti convenzionali...). Per quanto riguarda i pesticidi, solo il sistema americano NOP ha fissato una "soglia" massima non superiore al 5% del limite massimo di sicurezza imposto dalla normativa generale per la commercializzazione. Il limite normalmente adottato dagli organismi di controllo italiani (0,01 ppm) viene spesso messo in discussione delle autoritàpubbliche di vigilanza. In Germania analogo approccio èstato deciso dal BNN (www.n-bnn.de), l'associazione dei principali distributori tedeschi.

Non èchiara la situazione nei restanti paesi UE, figuriamoci nei rimanenti altri Paesi extra UE!!! Un'armonizzazione dei requisiti analitici a livello nazionale ed internazionale è quanto mai necessaria e renderebbe molto più agevole il lavoro delle aziende cosìcome degli organismi di controllo. Un operatore del biologico che vende il suo prodotto all'interno dell'ue non èin grado di sapere quali sono i parametri analitici di riferimenti nei diversi Paesi membri, figuriamoci poi se vende fuori dall'ue. In futuro, il persistere di questa "incertezza del diritto" potrebbe costituire un grosso ostacolo allo sviluppo del biologico, forse superiore alle diversità degli standard.

Il problema degli ogm e dei residui di pesticidi nel biologico, e la non chiarezza sul come gestirli, possono essere alla base anche della possibile perdita di credibilitàdi tutto il mondo del biologico nei confronti dei consumatori e quindi si rivelano un sicuro ostacolo al commercio internazionale di prodotti biologici. Tutto questo incide sfavorevolmente sulla fiducia dei consumatori nel nostro sistema, che non riesce a "parlare" con un'unica voce ed a dare risposte chiare e semplici.

C èla necessitàdi avere, su alcune problematiche fondamentali, una uniformitàdi valutazione e giudizio, o comunque una maggiore chiarezza sui comportamenti a livello di mercato (vedi interpretazione ed accettazione dei residui di pesticidi nei prodotti biologici, per esempio), che possano tutelare i consumatori ma nello stesso tempo garantire a tutti i portatori di interesse (produttori, commercianti, organismi di controllo, ecc) di poter lavorare in un mercato che sia internazionale ma comunque comune.

Michela Coli International Office Manager fo@icea.info ICEA -Bologna -Italy Via Nazario Sauro, 2-40121 - Tel +39 051272986 Fax +39 051232011 www.icea.info