MODULO 1. Psicoanalisi ed educazione. Contenuti. Unità 1 Psicoanalisi ed educazione La psicopedagogia: sviluppo cognitivo e teorie dell apprendimento

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MODULO 1 Contenuti Unità 1 Unità 2 La psicopedagogia: sviluppo cognitivo e teorie dell apprendimento

Unità 1 Contenuti 1 2 Freud e la nascita della psicoanalisi Sviluppi della psicoanalisi infantile 1. Freud e la nascita della psicoanalisi La psicoanalisi è ormai da tempo riconosciuta come una delle espressioni fondamentali del XX secolo. Nonostante sia stata avversata sin dall inizio, come ogni rivoluzione di pensiero, e lo sia a tratti anche oggi, essa ha avuto un enorme influenza sulla nostra cultura quasi a tutti i livelli, sottraendosi così, progressivamente, allo status di pura teoria medico-scientifica o di pratica esclusivamente terapeutica. Ben al di là degli scritti più dichiara tamente teorici, infatti, tutta l opera di Sigmund Freud, anche quella clinica, possiede un autonomo e imprescindibile valore filosofico, antropologico e pedagogico generale. Non è certo un caso che Freud stesso abbia sempre tentato di trarre conseguenze più vaste rispetto al significato iniziale della psicoanalisi come teoria delle nevrosi e dei disturbi psichici. Da questo punto di vista, gli sviluppi della sua opera (e di quella dei suoi allievi) hanno nel tempo generato un allargamento impressionante e multiforme delle tematiche psicoanalitiche verso altri aspetti della cultura contemporanea. Elementi tratti dalla psicoanalisi, oltre a vere e proprie applicazioni di essa, si trovano infatti tuttora in psichiatria, sociologia, antropologia culturale, oltre che, naturalmente, all interno di nuove ipotesi cliniche sui disturbi psichici. Da Freud in poi, in altre parole, si può tranquillamente affermare che gli studi sull origine dello sviluppo della personalità umana, delle sue patologie, dei suoi lati inconsci, gli studi sulla sessualità, il rapporto individuo-società, il senso della dimensione religiosa, non possano quasi più prescindere dalle acquisizioni fondamentali della sua teoria, al di là dei giudizi di merito su singole parti di essa o sulla sua generale validità scientifica. 1/1 Cenni biografici Freud nasce a Freiberg in Moravia nel 1856, da famiglia ebrea. Studia a Vienna (facoltà di Scienze) sotto la guida dello psicologo Brücke. Costretto a lasciare la facoltà per problemi economici, si iscrive a Medicina, laureandosi nel 1881. Nel 1885 ottiene la libera docenza, oltre ad una borsa di studio grazie alla quale può frequentare i corsi del neurologo e psichiatra J.M. Charcot presso la clinica Salpêtrière di Parigi. Tornato a Vienna, conosce e collabora con lo psichiatra Joseph Breuer, assieme al quale pubblica, nel 1895, gli Studi sull isteria. Nel 95 comincia l autoanalisi, un percorso di lì a poco lo avrebbe condotto ad una prima formulazione della teoria psicoanalitica. Nel 1899 pubblica L interpretazione dei sogni. Del 1905 sono i Tre saggi sulla teoria della sessualità. Nel frattempo, in un ciclo di anni che va dal 1901 al 1914, comincia la raccolta dei Casi clinici. Dal 1902 aveva intanto ottenuto la 2

Unità 1 carica di professore straordinario all Università di Vienna, di cui in seguito (nel 1920) diventa professore ordinario. Nel 1907 stringe rapporti con la clinica psichiatrica di Zurigo e conosce Carl Gustav Jung, che diventa suo assistente. Nel 1909, proprio assieme a Jung, tiene importanti conferenze in America («Clark University of Worcester» di Boston). Nel 1910, al Congresso di Norimberga, dà vita alla prima Associazione Ufficiale di Psicoanalisi (Jung viene eletto presidente). Con i successivi congressi (Weimar 1911; Monaco 1913) la psicoanalisi si diffonde notevolmente anche al di fuori del circuito accademico. Nel 1913 esce Totem e Tabù. Negli anni successivi, Freud si impegna in un complesso tentativo di sistemazione delle sue ipotesi teoriche, esposte nei lavori Al di là del principio del piacere (1920) e L Io e l Es (1923). La sua fama si allarga rapidamente, e la sua teoria conosce una straordinaria diffusione, soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra. Nel 1930 è insignito del premio Goethe a Francoforte; tre anni più tardi, con l avvento del nazismo, i suoi libri vengono pubblicamente messi al rogo. Freud lascia Vienna solo cinque anni più tardi e, nel 38, si trasferisce a Londra con la famiglia. La sua ultima opera, incompiuta, è il Compendio di psicoanalisi. Muore a Londra nel 1939. 1/2 Tra neurologia e psicologia: l ipnosi e lo studio dei sintomi isterici L avventura intellettuale di Freud comincia nel 1885, anno in cui, dopo la laurea in medicina a Vienna, ottiene una borsa di studio presso la prestigiosa scuola europea di Salpêtriere a Parigi, ove può seguire i corsi del neurologo e psichiatra J.M. Charcot (1825-1893). È durante questo soggiorno che Freud apprende l uso dell ipnosi come strumento curativo, una tecnica che si sarebbe rivelata molto importante per la sue successive ipotesi terapeuti che. Charcot stava conducendo in quel periodo studi sull origine dell isteria. Grazie a questa tecnica innovativa egli intuisce l importanza che nella genesi della malattia mentale riveste il lato emozionale e psichico del paziente. Freud, profondamente colpito dall intuizione di Charcot, studia intensamente le tecniche ipnotiche e le applica lui stesso su alcuni pazienti. Si accorge, però, quasi subito dei limiti terapeutici di questa tecnica: l ipnosi gli appare ben presto insufficiente a chiarire il senso profondo dei sintomi nevrotici, rivelandosi sostanzialmente una tecnica che produce soltanto effetti di suggestione. Risale a questo periodo il secondo incontro decisivo per il giovane Freud, quello con Joseph Breuer (18421925) lo psichiatra che aveva teorizzato una altrettanto innovativa tecnica di cura, il cosiddetto metodo «catartico». Breuer faceva narrare ai suoi pazienti ipnotizzati le emozioni, i ricordi e gli avvenimenti legati all origine della loro malattia, ottenendo e questa è la novità una temporanea scomparsa dei sintomi. Secondo Breuer, che assieme a Freud curerà più tardi un volume di Studi sull isteria (1895), il sintomo nevrotico, cioè il disturbo psichico, deriva da una quantità di energia utilizzata in modo deviato e innaturale, vale a dire spostata sul piano organico secondo il principio della conversione del sintomo: un impulso psichico malato si «traveste» da sintomo organico. Il famoso caso di Anna O. ad esempio, una giovane affetta da un complesso di sintomi affiorati dopo la morte del padre (sintomi non spiegabili soltanto organicamente) chiarisce, infatti, come la narrazione sotto ipnosi del suo passato producesse proprio una notevole riduzione dei sintomi. Nel corso di quelle sedute emerge, però, anche una chiara resistenza da parte della paziente a far riaffiorare i punti più controversi della sua vita, cioè una sorta di protezione, superata dall ipnosi solo in minima parte. Dallo studio di questa resistenza, cioè del fatto che per far riemergere alcuni contenuti psichici si rendesse necessario un notevole dispen3

Modulo 1 dio energetico, Freud ipotizza che sotto quella copertura si celasse qualcosa di più misterioso: precisamente una rimozione, cioè l esistenza di un contenuto psichico, spesso di origine sessuale, relegato in una zona nascosta della psiche. Tale luogo della psiche viene, per la prima volta in questo senso, denominato inconscio. A partire da questi dati, emerge progressivamente la constatazione che l ipnosi non fosse più utilizzabile efficacemente contro i poteri della rimozione. La via d uscita ipotizzata da Freud è, infatti, di tipo completamente diverso: ciò di cui c è bisogno per far riaffiorare i materiali rimossi è un diverso livello del rapporto di dialogo tra medico e paziente. In altri termini, lo scopo della terapia diventa, secondo Freud, quello di far parlare di sé il paziente, stimolandolo a produrre «libere associazioni» mentali; di farlo, cioè, regredire all infanzia, sino al presunto luogo d origine dei suoi problemi, ai suoi traumi (che a quel tempo Freud riteneva esclusivamente di natura sessuale). Analizzando poi il suo stesso passato, Freud giunge all intuizione fondamentale che i sintomi nevrotici non dipendessero tanto da traumi reali rimossi quanto da desideri inconsci insoddisfatti, che si esprimono in maniera incontrollabile nelle fantasie, nei deliri e soprattutto nei sogni. La strada della psicoanalisi è, a questo punto, aperta: L interpretazione dei sogni (1900) costituirà a partire da ciò, il pilastro teorico per tutto l edificio psicoanalitico. 1/3 La nascita della psicoanalisi: L interpretazione dei sogni In quest opera Freud raccoglie i risultati di quasi un quindicennio di lavoro. Si tratta di un testo fondamentale, che getta le basi di tutto il metodo psicoanalitico. L analisi del sogno che Freud definisce «la via regia verso l inconscio» fornisce una pratica esemplare per svelare sia il meccanismo dell inconscio sia la struttura della nostra personalità. Il sogno non è un fenomeno irrilevante della nostra vita psichica, come aveva ritenuto la tradizione scientifica prima di Freud; l attività onirica sembra anzi condividere, con i sintomi nevrotici, un elemento fondamentale: l essere un tentativo mascherato di soddisfazione di una pulsione rimossa; «Il sogno scrive Freud è un appagamento di desiderio». Soprattutto, esso può essere interpretato dall analista. Secondo Freud, infatti, il contenuto onirico generalmente ricordato al risveglio fa semplicemente parte di un contenuto manifesto costituito da simboli e fantasie notoriamente irrazionali. Ciò che invece deve interessare l analisi è la decodifica e la lettura del cosiddetto contenuto latente, cioè del significato profondo che i sogni trattengono al di là dei travestimenti grazie a cui li ricordiamo. Secondo Freud accade che, durante il sonno, un lavoro onirico trasformi il contenuto latente dei sogni in contenuto manifesto, che traduca cioè un insieme di pulsioni e desideri repressi in simboli e immagini spesso incomprensibili. Questo travestimento è, per Freud, opera di una censura attuata sul contenuto latente dei sogni. L attività onirica rielabora il deposito di desideri inappagati dell inconscio, in cui confluiscono ansie, ossessioni e fantasie sessuali che, se manifestate, produrrebbero angoscia; ecco perché, nel sogno, tali contenuti vengono deformati progressivamente, sino all irriconoscibilità. In questo senso, tutta L interpretazione dei sogni di Freud può essere letta come un affascinante viaggio del lavoro notturno della psiche. Attraverso le minuzio sissime analisi dei sogni di alcuni suoi pazienti, Freud chiarisce come il lavoro onirico riveli delle affinità con alcuni principi linguistici. Il sogno analizzato e scomposto nei suoi elementi-base, mostra come l attività onirica utilizzi alcuni procedimenti correlati molto affini a quelli naturali con cui funziona il linguaggio. Uno di essi è la condensazione, che 4

Unità 1 consiste nel saldare in un unica rappresentazione molti nuclei diversi di significato: un insieme di pensieri e di desideri viene, in altre parole, «compresso» in un unica immagine, come nel caso a tutti noto in cui in un unica figura del sogno riconosciamo tratti di persone diverse. La condensazione è un modo di traduzione del contenuto latente in contenuto manifesto. L altra forma fondamentale con cui opera il lavoro notturno della nostra psiche è lo spostamento. Si tratta di un procedimento che consiste nel trasferire l interesse o l intensità emotiva da un immagine ad un altra apparentemente secondaria, attraverso un «rovesciamento» che toglie importanza proprio agli elementi fondamentali del contenuto latente. Lo spostamento è profondamente legato al terzo aspetto fondamentale della psicologia dei processi onirici, quello appunto della censura e del simbolismo che la costituisce. La censura è quella funzione psichica che, travestendo il contenuto latente di simboli, figure e fantasie, e originando condensazioni e spostamenti di significati, impedisce che il materiale traumatico passi così com è nella coscienza. In questo senso, Freud afferma che il sogno ha la funzione fondamentale di preservare il riposo psico-fisico dell individuo, garantendo una temporanea soddisfazione di desiderio ed eliminando elementi di conflitto derivati dalla rimozione di desideri infantili. brani d autore Il sogno come appagamento di desiderio Il brano che segue, tratto da L Interpretazione dei sogni, è uno dei testi in cui più chiaramente Freud teorizza il nesso tra contenuto onirico e desiderio rimosso. È facile dimostrare che spesso i sogni si rivelano, senza alcuna maschera, come appagamenti di desideri; cosicché ci si può meravigliare che il linguaggio dei sogni non sia stato già compreso da lungo tempo. Per esempio, c è un sogno che io posso produrre in me quando voglio, per così dire sperimentalmente. Se la sera mangio sardine, olive o qualsiasi altro cibo molto salato durante la notte mi viene sete e mi sveglio. Ma il mio risveglio è preceduto da un sogno che ha sempre lo stesso contenuto cioè che sto bevendo. Sogno che sto già bevendo a grandi sorsi dell acqua, che ha quel sapore delizioso delle bevande fredde per chi è arso dalla sete. Poi mi sveglio e devo bere veramente. Questo semplice sogno è causato dalla sete ed io me ne rendo conto quando mi sveglio. La sete dà vita al desiderio di bere ed il sogno mi mostra quel desiderio soddisfatto compiendo una funzione, che è facile indovinare: io dormo profondamente e non sono solito farmi svegliare da qualsiasi bisogno fisico. Se posso calmare la mia sete sognando di bere, allora non ho bisogno di svegliarmi per soddisfarla. Questo, dunque, è un sogno di comodità. Il sognare ha preso il posto dell azione, come succede spesso in altri casi della vita. Sfortunatamente il mio bisogno di acqua per calmare la sete non viene soddisfatto dal sogno allo stesso modo della mia sete di vendetta sull amico Otto e sul Dr. M.; ma l intenzione è analoga in entrambi i casi. Non molto tempo fa, questo stesso mio sogno mostrò qualche cambiamento. Avevo avuto sete anche prima di addormentarmi ed avevo vuotato il bicchiere d acqua che era sul comodino. Poche ore più tardi, durante la notte, ebbi di nuovo sete, ma ciò comportava delle conseguenze scomode: per procurarmi dell acqua avrei dovuto alzarmi a prendere il bicchiere che si trovava sul comodino di mia moglie. Allora feci un sogno adatto, che cioè mia moglie mi faceva bere da un vaso; questo vaso era un urna cineraria etrusca che avevo portato da un viaggio in Italia e che avevo subito regalato. L acqua che conteneva era però così salata (evidentemente a causa della cenere che era nell urna) che mi svegliai. Si può notare quanto ogni cosa fosse disposta convenientemente in questo sogno. Poiché il suo unico scopo è quello di esaudire un desiderio, esso può essere completamente egoistico. In realtà l amore per la comodità non è compatibile con il riguardo per le altre persone. L introduzione nel sogno dell urna cineraria era probabilmente un altra soddisfazione di desiderio: mi dispiaceva non possedere più quel vaso, proprio come non poter raggiungere il bicchiere d acqua che era sul comodino di mia moglie. Anche l urna con le ceneri si accordava bene con il sapore salato della mia bocca, che diventava sempre più intenso, e che sapevo che mi avrebbe svegliato. S. Freud, L interpretazione dei sogni, Newton Compton 5

Modulo 1 1/4 La teoria dello sviluppo: gli stadi psico-sessuali Nel quindicennio che va dal 1900 (data di pubblicazione dell Interpretazione dei sogni) al 1915, l anno in cui appare la Metapsicologia, la teoria psicoanalitica si estende e approfondisce in molti sensi. È un altro periodo intenso, che vede pure la nascita istituzionale e il successo crescente della «Società Psicoanalitica di Vienna» (di cui faranno parte alcuni tra i maggiori discepoli di Freud, tra cui Otto Rank, Sandor Ferenczi, Karl Abraham, Alfred Adler, l inglese Ernest Jones, più tardi suo biografo ufficiale, e soprattutto l assistente e futuro antagonista, lo svizzero Carl Gustav Jung, oltre allo psichiatra Ludwig Binswanger: un insieme forse unico, per l epoca, di ricercatori e studiosi). È anche il periodo in cui si consolida la fama personale di Freud e in cui la psicoanalisi cessa di essere relegata nella zona tutto sommato oscura delle terapie psichiatriche e comincia davvero a configurarsi come interpretazione generale della natura umana. Alla luce delle nuove acquisizioni, l infanzia assume, secondo Freud, un ruolo assolutamente fondamentale. I primi anni di vita sono ricostruiti sulla base della terapia psicoanalitica condotta con pazienti adulti. Secondo Freud, alla nascita il bambino è mosso principalmente dall istinto libidico, nel quale sono compresi i cosiddetti istinti o pulsioni vitali che riguardano sia i bisogni fisiologici legati alla sopravvivenza sia quelli aggressivi che, successivamente, assumeranno la dizione di istinto di morte. Il bambino, secondo Freud, è per un lungo periodo totalmente narcisista e agisce solamente per ottenere la gratificazione degli istinti vitali: è il principio del nirvana, ovvero la tendenza al mantenimento dello stato omeostatico di piacere. L istinto libidico tenderà successivamente ad investire particolari zone del corpo chiamate zone erogene. A seconda delle diverse zone interessate, si distinguono cinque stadi detti stadi «psicosessuali»: stadio orale (dalla nascita ad 1 anno). I primi contatti del bambino con il mondo avvengono tramite la bocca, pertanto, la regione orale diventa il mezzo privilegiato di rapporto con la madre vissuta come oggetto che gratifica il bambino tramite l alimentazione. Questo stadio termina con lo svezzamento: il bambino deve ora abituarsi ad un tipo diverso di alimentazione il che vuol dire anche ad un rapporto diverso con la madre; stadio anale (da 1 a 3 anni). Man mano che il bambino cresce comincia a spostare l interesse nella zona anale e uretrale: inizia il controllo degli sfinteri collegato al piacere di trattenere o di emettere. Spesso in questa fase i genitori possono diventare ossessivi circa il controllo degli sfinteri, nel senso di pretendere che il figlio acquisti al più presto questa capacità. È in questo stadio che spesso può sorgere un conflitto tra autonomia del bambino e tendenza dei genitori ad imporre propri tempi e bisogni; stadio fallico (dai 3 ai 5 anni). Verso i 3-4 anni, il bambino comincia a provare piacere nella manipolazione dei propri genitali: spesso è in questa fase che può iniziare la masturbazione. L investimento sui genitali dà luogo a quello che, secondo Freud, è il nodo centrale dello sviluppo umano: il conflitto edipico. Il bambino comincia a presentare un forte attaccamento erotico nei confronti della madre e ovviamente considera il padre come rivale nel possesso della madre. Ma il padre è vissuto anche come minaccioso e forte, tale comunque da poterlo, simbolicamente, castrare: insorge così l ansia di castrazione. Per riuscire a superarla, egli tenderà ad identificarsi con il padre: interiorizzando la figura paterna, egli ne 6

Unità 1 assumerà il potere. Questo processo di identificazione è dovuto a quello che Freud considera il tabù più importante, perché fonda il genere umano: il tabù dell incesto. Lo stesso processo, ma con i ruoli inversi avviene per la bambina; solo che questa avrà meno angoscia, perché la conformazione dei suoi genitali rappresenta, simbolicamente, una castrazione già avvenuta. Pertanto, in questo periodo il bambino avrà costituito, come abbiamo già visto, le tre strutture fondamentali della personalità: l Es, l Io e il Super-Io; fase di latenza (dai 5 ai 12 anni). A questo punto il bambino è ormai un essere completo. La fine della conflittualità edipica lo porterà ad impegnare le proprie energie nella ricerca, nello studio, nel rapporto con i coetanei; stadio genitale. Con la pubertà, si risvegliano le cariche libidiche ed aggressive che dovranno trovare una modalità espressiva sempre più matura per giungere ad un identità sessuale tanto più valida, quanto più sono stati superati gli stadi precedenti. Se questo non avviene, l adolescenza da crisi passeggera può trasformarsi in situazione di patologia più o meno grave. brani d autore La sessualità infantile per Freud Il brano qui presentato è tratto dal secondo dei Tre saggi sulla teoria sessuale, pubblicati da S. Freud nel 1905: in esso viene affrontato il tema della sessualità infantile partendo dalla constatazione della censura (amnesia) che nell adulto nasconde le esperienze dei primi cinque-sei anni di vita. Dall analisi condotta sull adulto, risulta che queste esperienze sono state dimenticate perché connesse a desideri e impulsi inaccettabili all Io, e che costituiscono la prima manifestazione della vita sessuale. È opinione popolare, a proposito della pulsione sessuale, che essa manchi nell infanzia e che si risvegli soltanto nel periodo di vita che va sotto il nome di pubertà. Ma questo non soltanto è un puro e semplice errore, bensì anche un errore gravido di conseguenze, perché è il principale responsabile della nostra attuale ignoranza a proposito delle condizioni fondamentali nella vita sessuale. Uno studio approfondito delle manifestazioni sessuali nell infanzia probabilmente ci mostrerebbe i tratti essenziali della pulsione sessuale, ce ne rivelerebbe lo sviluppo e ci farebbe vedere come essa venga composta da varie fonti. È notevole che gli autori i quali si occupano di spiegare le proprietà e le reazioni dell individuo adulto abbiano dedicato assai più attenzione a quell epoca antecedente che è costituita dalla vita degli antenati, dunque abbiano attribuito all ereditarietà un influsso assai più grande che all altra epoca anteriore, che già ricade nell esistenza individuale della persona, cioè all infanzia. Si dovrebbe credere che l influsso di questo periodo della vita fosse più facilmente comprensibile e avesse il diritto di essere tenuto in maggior conto dell ereditarietà [Nota aggiunta nel 1914. Non è neppure possibile conoscere esattamente la parte che spetta in tutto ciò all ereditarietà, prima di aver valutato quella che appartiene all infanzia]. Nella letteratura si trovano, invero, annotazioni occasionali su di una precoce attività sessuale dei bambini piccoli, su erezioni, masturbazione e persino condotte analoghe al coito, ma sempre solamente come fatti eccezionali, come curiosità o come esempi terribili di corruzione inconsiderata. Nessun autore, per quel che ne so, ha riconosciuto chiaramente la regolarità, la normalità di una pulsione sessuale nell infanzia, e nei volumi ormai numerosi sullo sviluppo del bambino il capitolo «Sviluppo sessuale» viene perlopiù trascurato. La ragione di questa strana negligenza io la cerco in parte nei riguardi convenzionali, dei quali gli autori tengono conto in seguito alla loro stessa educazione, e d altra parte in un fenomeno psichico che finora si è sottratto a ogni spiegazione. Intendo alludere alla caratteristica amnesia che alla maggior parte degli uomini (non a tutti!) nasconde gli anni della loro infanzia, fino al sesto od ottavo anno di vita. Finora a nessuno è passato per la testa di meravigliarsi di questa amnesia; eppure ne avremmo tutti i motivi. Infatti ci raccontano che in quegli anni, dei quali più tardi non abbiamo mantenuto nella memoria se non taluni frammenti di ricordi incomprensibili, avremmo reagito vivacemente a impressioni; che sapevamo esprimere dolore e gioia in modo umano; che avremmo mostrato amore, gelosia e altre passioni, le quali allora ci commovevano violentemente, anzi che avremmo detto cose che dagli adulti furono notate come buone prove di intelligenza e di incipiente capacità di giudizio. E di tutto ciò noi in quanto adulti non sappiamo, per parte nostra, nulla. Come 7

Modulo 1 mai la nostra memoria è così indietro rispetto a tutte le altre attività della nostra psiche? Abbiamo ragioni per credere che essa non sia stata in nessun altro periodo della vita più capace di ricevere e di riprodurre che, per l appunto, negli anni dell infanzia. D altro canto siamo costretti a supporre, o ce ne possiamo convincere mediante l indagine psicologica su altri individui, che le stesse impressioni che abbiamo dimenticato hanno cionondimeno lasciato dietro di sé le tracce più profonde della nostra vita psichica e sono diventate determinanti per tutto il nostro sviluppo ulteriore. Dunque non può trattarsi affatto di una fine effettiva delle impressioni d infanzia, bensì di un amnesia, simile a quella determinata da esperienze posteriori che osserviamo nei nevrotici, e l essenza della quale consiste in un puro e semplice allontanamento dalla coscienza (rimozione). Ma quali forze producono questa rimozione delle impressioni d infanzia? Chi risolvesse questo enigma, avrebbe chiarito anche l amnesia isterica. Per intanto, non vogliamo trascurare di sottolineare che l esistenza dell amnesia infantile stabilisce un nuovo punto di confronto tra lo stato psichico del bambino e quello dello psiconevrotico. L altro l abbiamo incontrato prima, quando siamo giunti a precisare che la sessualità degli psiconevrotici è rimasta allo stadio infantile o ad esso è stata ricondotta. Ma allora può darsi che anche l amnesia infantile, a sua volta, sia da porre in relazione con gli impulsi sessuali dell infanzia! Del resto, collegare l amnesia infantile a quella isterica è più che una mera battuta di spirito. L amnesia isterica, che serve alla rimozione, si spiega soltanto con la circostanza che l individuo possiede già un patrimonio di tracce mnestiche, le quali sono sottratte a una disponibilità cosciente, e che ora attirano a sé per collegamento associativo il materiale su cui, dalla sfera cosciente, agiscono le forze repulsive della rimozione. Senza amnesia infantile, si può dire, non vi sarebbe amnesia isterica. Concludendo, io ritengo che l amnesia infantile, la quale fa dell infanzia di ciascun individuo per così dire una specie di epoca preistorica e vi nasconde i primordi della sua vita sessuale, è responsabile del fatto che in generale all età infantile non si attribuisca valore per lo sviluppo della vita sessuale. Un ricercatore da solo non può riempire la lacuna formatasi in tal modo nella nostra scienza. Fin dal 1896, io ho sottolineato il significato degli anni dell infanzia per l insorgere di importanti fenomeni dipendenti dalla vita sessuale, e da allora non ho mai smesso di porre in primo piano per la sessualità il momento infantile. (S. Freud, Opere, Boringhieri, Torino, 1989, vol. IV) 1/5 L ultimo Freud: «coazione a ripetere» e «istinto di morte» Negli anni successivi, Freud propone un ulteriore approfondimento della sua teoria. Siamo nell immediato primo dopoguerra, precisamente tra il 1920 e il 1923, gli anni in cui appaiono rispettivamente Al di là del principio di piacere e L Io e l Es. Il fatto nuovo è rappresentato dall esperienza di cura che Freud ha con alcuni reduci di guerra, nei quali osserva un fenomeno estremamente singolare, tanto da spingerlo ad una profonda revisione delle sue precedenti ipotesi. Egli nota, infatti, che i sogni di alcuni giovani segnati da eventi particolarmente traumatici in guerra (scene di morte, mutilazioni, panico intenso) non solo non sembravano «appagamenti di de siderio» secondo la proposta dell Interpretazione di sogni ma, al contrario, in essi riaffioravano incessantemente quelle stesse angosciose situazioni traumatiche realmente vissute dal soggetto. Parallelamente a queste scoperte sul piano clinico, Freud è in quel periodo molto attratto dallo strano gioco di un bambino, suo nipote Ernst: il gioco consisteva nel lanciare lontano da sé, fino a farlo sparire e poi ricomparire, un rocchetto di legno legato a un filo. La stranezza consisteva non tanto nel gioco in sé, quanto nelle reazioni del bambino alle sue varie fasi. Il comportamento emotivo di Ernst di fronte alla sparizione/riapparizione del rocchetto era infatti analogo a quello provato nei confronti dell abbandono e successivo ritorno della mamma. Freud ipotizza che il gioco del rocchetto simbolizzasse, per il piccolo, l allontanamento e il riavvicinamento della figura materna, come se, riproducendo quella situazione, egli la potesse in qualche modo controllare o esorcizzare. Il piccolo Ernst, inoltre, riproduceva quasi sempre la scena più dolorosa, quella della sparizione del rocchetto e quindi l allontanamento della mamma. Ebbene, dall analisi di esperienze molto di- 8

Unità 1 verse tra loro, come possono essere i sogni dei reduci di guerra e il gioco di un bambino, Freud deduce l esistenza di una tendenza profonda della nostra psiche alla ripetizione di fatti ed eventi spiacevoli o luttuosi, un impulso che chiama coazione a ripetere e che si mostra in chiaro contrasto con la precedente dottrina del primato di un principio di piacere come centro dinamico della vita psichica. La novità assoluta di questa scoperta porta dunque Freud a rivedere le sue più salde posizioni. Egli interpreta, infatti, questa spinta a ripetere gli eventi più angosciosi come espressione di una tendenza arcaica, ancestrale e comune a tutti i soggetti, di ritornare allo stato inorganico originario, alla situazione precedente la nascita o alla morte stessa. Secondo Freud accanto alla libido cioè alla forza di vita, all energia legata all Eros che mira alla conservazione della nostra esistenza va accostata anche una «pulsione di morte» o Thanatos, una volontà di dissoluzione che agisce in maniera silenziosa e inaspettata e che emerge angosciosamente in certi sogni o nel complesso fenomeno dell aggressività umana. 1/6 Io, Es, Super-Io: la scissione della personalità umana La lunga esperienza di analisi e la scoperta inquietante di una pulsione di morte nella parte più profonda del soggetto spinge poi Freud ad un ultima revisione delle sue ipotesi. In un altro testo fondamentale, L Io e l Es, egli propone una nuova immagine della personalità umana per introdurre una vera e propria scissione della psiche in tre istanze diverse: l Es, l Io e il Super-Io. L Es (in tedesco, pronome neutro di terza persona) designa ora ciò che prima era l inconscio, ed esprime la nostra parte oscura/ primordiale da cui derivano sia gli istinti di vita, l Eros, sia quelli di morte, Thanatos. Nell Es non v è logica, né tempo, né morale, ma solo un gioco costante di pulsioni contrastanti, di forze antagoniste. L Io non è più concepito come dimensione nettamente separata dall Es. Secondo Freud, proprio l Io deriva dall Es, anzi è la parte di esso modificatasi nel processo millenario di civilizzazione umana, la zona della psiche maturata lentamente a contatto con il mondo esterno: è la parte che ha dovuto censurare, a fini di sopravvivenza, il principio di piacere irrazionale sostituendolo con un principio di realtà, di concretezza e praticità. La caratteristica dell Io è, infatti, la sintesi e la ricerca di equilibrio. Ma a rendere difficile questa sintesi è la terza istanza ipotizzata da Freud, il cosiddetto Super-Io: il «censore» degli impulsi profondi, il livello della nostra personalità che giudica e inquisisce, la coscienza morale e, in altre parole, la matrice dei sensi di colpa e della punizione. Il Super-Io deriva a sua volta dall Io: si forma molto presto (attorno ai cinque anni di vita) come riflesso di insegnamenti e precetti o costrizioni morali subiti dal bambino. E con ciò esso è anche veicolo di inconsci sensi di colpa ed è, in fondo, altrettanto irrazionale dell Es. Qual è a questo punto lo statuto dell Io, quale la sua tenuta come garante del principio di realtà? Il pensiero dell ultimo Freud, testimoniato in seguito in opere filosofiche più che psicoanalitiche tra cui L avvenire di un illusione (1927) e Il disagio della civiltà (1929) assume tratti negativi e pessimisti: la continua tensione tra impulsi irrazionali dell Es e volontà censoria del Super-Io nevrotizza costantemente l Io, ingabbiato in un sistema di spinte che lo sovrastano e che lo fanno vacillare pericolosamente. 9

Modulo 1 2. Sviluppi della psicoanalisi infantile 2/1 Anna Freud e Melanie Klein Già con l opera di Anna Freud (Vienna 1895 - Londra 1982), continuatrice ideale del lavoro paterno oltre che instancabile coordinatrice del movimento psicoanalitico (a lei si deve l organizzazione della Hampstead Child Therapy Clinic di Londra, la prima grande clinica per i disturbi psichici dei bambini) la psicoanalisi aveva cominciato ad affrontare direttamente la cura delle nevrosi dell età infantile. Il suo principale scritto, L io e i meccanismi di difesa del 1936, base teorica della sua terapia rivolta ai bambini, riprende alcune tesi del testo paterno Inibizione, sintomo, angoscia (1925) e pone l accento sulle vie di fuga dell Io, così come si manifestano a partire dai primi anni di vita, di fronte all angoscia causata dalle repressioni della morale, della realtà e dalle pulsioni stesse. Ma è con il contributo fondamentale di Melanie Klein (Vienna 1882 - Londra 1960) che lo studio delle nevrosi precoci assume un ruolo di primissimo piano dal punto di vista dell elaborazione teorica generale della struttura della psiche. Già l indagine condotta da Freud per comprendere il significato dei sintomi nevrotici aveva fornito importanti nozioni sullo sviluppo psicologico del bambino, derivanti da ricordi e fantasie di adulti in terapia psicoanalitica. Era ovvio, dunque, che l interesse da parte della comunità psicoanalitica fosse quello di studiare direttamente i bambini per verificare le ipotesi sul loro sviluppo mentale, psichico, sessuale. Bisognava cercare però un metodo diverso da quello adoperato da Freud con gli adulti: non era possibile, infatti, utilizzare le libere associazioni, poiché i bambini sono più propensi ad agire che a parlare, e pertanto la Klein ritiene che l unica possibilità fosse l osservazione delle modalità ludiche. Il gioco diventa, quindi, lo strumento fondamentale di ricerca per comprendere le fantasie o le angosce più profonde del bambino. In questo senso la Klein, mutando profondamente il tradizionale setting (le modalità esteriori) della terapia (faceva giocare i bambini in sua presenza) immette nella psicoanalisi classica un modello teorico decisamente originale e suggestivo, molto utile per tutti gli studi successivi sulla psicologia dell infanzia. In opere ormai classiche come La psicoanalisi dei bambini (1923), Contributi alla psicoanalisi (1921-45), Invidia e gratitudine (1957) emerge un idea dell inconscio infantile come luogo delle «produzioni fantasmatiche»: il bambino che prima di addormentarsi simula o immagina la suzione del seno materno, svela come ogni pulsione sia accompagnata da una relativa fantasia. Tutto il mondo «interno» del neonato è abitato da fantasmi, simulazioni, fantasie originarie che strutturano l inconscio. Queste produzioni fantasmatiche ecco la novità dell ipotesi kleiniana sono però sempre dirette verso oggetti parziali (bocca, seno, organi genitali), cioè verso frammenti di corpo, e mai alla totalità della persona (la madre, ovviamente). Il bambino, secondo la Klein, si trova in questo senso sin dall inizio in una condizione di frammentazione e scissione dei suoi desideri e delle sue pulsioni. In preda all istinto di morte è drammaticamente diviso tra ricerca degli «oggetti buoni» (quelli che lo gratificano) e la paura degli «oggetti cattivi» (quelli che lo minacciano). L unità del soggetto, in altre parole, si forma solo in una fase successiva. A questo livello, la Klein introduce l importante nozione di posizione per indicare le modalità attraverso cui il bambino si relaziona agli oggetti. La «posizione» iniziale (prima del quarto mese di vita) è definita «schizoparanoide», ed è appunto quella in cui si manifesta la frammentazione originaria (legame tra pulsione e oggetto parziale) in cui, cioè, affiora un profondo sentimento 10

Unità 1 d angoscia derivante dalla divisione tra oggetti buoni e cattivi. Solo più tardi, dopo il quarto mese di vita, con la posizione cosiddetta «depressiva» il bambino è in condizione di percepire la totalità (di intendere ad esempio la mamma come oggetto d amore unitario, non più scisso in parti buone e cattive). Approfondiamo questi aspetti, che hanno avuto una larga eco nella psicoanalisi contemporanea. Posizione schizoparanoide Si evidenzia, come già anticipato, nei primi 4-6 mesi di vita del bambino, ma può comunque ripresentarsi nel corso della vita dando luogo ad una specifica patologia: la paranoia e la schizofrenia. In questa fase il bambino, secondo la Klein, è portatore di una forte carica aggressiva che supera di gran lunga quella libidica, tanto che si trova costretto, proprio a causa dell intensa angoscia, a proiettare sull oggetto primario questa forza distruttiva. L oggetto primario è il seno materno, che viene scisso in oggetto buono e cattivo: si tratta di vissuto che non dipende tanto dalle qualità reali dell oggetto, quanto piuttosto dall intensità delle pulsioni. Comincia così un gioco di introiezioni e proiezioni mediato da alcuni meccanismi difensivi fondamentali, tra cui: l idealizzazione, per cui il seno è vissuto come fonte di gratificazione illimitata e immediata; la scissione, il diniego ed il controllo che mirano a scindere l oggetto, a negare o manipolare la realtà, per evitare le gravi angosce persecutorie. Se il bambino riesce a superare questa fase carica di grande angoscia, si avvia alla seconda fase: la posizione depressiva appunto. Posizione depressiva Il bambino è ormai capace (dopo i 6 mesi) di recepire la madre come oggetto unico, contemporaneamente buono e cattivo. Si determina così una situazione di ambivalenza, intesa come dinamica di amore-odio. Pertanto, permane una parte di sadismo, che suscita in lui una nuova angoscia: quella depressiva. Non essendo però più possibile la scissione totale, distruggere una parte dell oggetto ritenuto cattivo significherebbe perderlo nella sua totalità. Pertanto il bambino dovrà innescare ulteriori strategie difensive, talvolta maniacali, o ritrovare meccanismi più primitivi, tipici della fase precedente. Se riesce invece ad inibire l aggressività, il piccolo giunge al meccanismo della riparazione, accettando l unità e la validità dell oggetto, che ha resistito agli attacchi delle sue fantasticherie sadiche. Questo meccanismo di difesa spinge l Io ad un processo di identificazione stabile con un oggetto divenuto gratificante, perché riparato. La posizione depressi va, se non completamente superata, potrà ripetersi successivamente come sintomatologia depressiva. Come risulta da questi elementi, il quadro che la Klein offre del bambino nel suo normale sviluppo è di gran lunga più negativo di quello offerto da Freud. Ad un bambino «perverso polimor fo», viene sostituito un bambino che è profondamente distruttivo, malato e per giunta completamente in balia dei propri istinti. Il superamento di queste fasi non dipende, infatti, tanto dall oggetto esterno, quanto dalla potenza delle pulsioni: solo se le pulsioni di vita avranno il sopravvento su quelle di morte, il bambino potrà essere salvo da una grave disintegrazione psichica. Su queste base, le ipotesi teoriche ed i progetti terapeutici kleiniani prevedono un azione di aiuto costante verso il bambino, finalizzata alla ricomposizione dell unità della sua psiche strutturalmente 11

Modulo 1 frantumata: lo scopo finale della terapia kleiniana, che ha delle interessanti ricadute anche a livello psicoeducativo, è quello di far assorbire le posizioni della scissione schizoparanoide in quelle della successiva conciliazione depressiva, stimolando un incessante elaborazione simbolica del lutto originario, cioè dell assenza e della frammentazione della madre. Nonostante la notevole problematicità di queste proposte, la teoria kleiniana ebbe, come abbiamo ricordato, un largo seguito nella psicoanalisi, forse proprio perché quest ultima, a differenza di Freud, aveva osservato sul campo i bambini: nel caso delle sue ipotesi teoriche, anche le più sconcertanti, non si trattava più, come in Freud, solo di incerte e talora arbitrarie ricostruzioni di ricordi, magari deformati, degli adulti circa la propria infanzia, ma di un materiale clinico direttamente osservato. Questa visione della Klein, di un bambino pieno di odio e gravemente disturbato, susciterà una serie di reazioni negative, sia nel campo psicoanalitico che in quello più vasto della psicologia. Un modello di visione del mondo psichico del bambino meno «drammatico» di quello offerto dalla Klein viene proposto dallo psicoanalista inglese Donald Winnicott. brani d autore Melanie Klein e il senso del gioco nella psicoanalisi infantile [ ] Ho spiegato come l uso dei giocattoli, che io tenevo specificamente per i miei piccoli pazienti nella scatola dove li portai la prima volta, si dimostrasse essenziale per l analisi. Tale esperienza, come molte altre, mi aiutò a stabilire quali giocattoli sono più adatti per la tecnica psicoanalitica del gioco. Trovai essenziale avere giocattoli piccoli, perché il loro numero e varietà mette il bambino in grado di esprimere una vasta serie di fantasie ed esperienze. È importante, per tale scopo, che questi giocattoli non siano meccanici e che le figure umane, diverse solo per colore e misura, non indichino alcuna particolare occupazione. La loro grande semplicità mette il bambino in grado di usarle in molte situazioni differenti, secondo il materiale che vien fuori dal suo gioco. Il fatto che egli possa, così, presentare simultaneamente una varietà di esperienze e situazioni immaginarie o reali ci rende, inoltre, possibile tracciare un quadro più coerente del lavoro della sua mente. In armonia con la semplicità dei giocattoli, anche l attrezzatura della camera da gioco è semplice: non comprende se non ciò che è necessario all analisi. I giocattoli di ciascun bambino son tenuti chiusi in un particolare cassetto, ed egli perciò sa che i suoi giocattoli e i giochi a cui gli servono, che sono l equivalente delle associazioni degli adulti, sono conosciuti solo dall analista e da lui. La scatola in cui presentai per la prima volta i giocattoli alla bambina summenzionata risultò il prototipo del cassetto individuale, che è parte della relazione intima e privata tra analista e paziente, caratteristica della situazione del transfert psicoanalitico. Io non affermo che la tecnica del gioco dipenda interamente dalla mia particolare selezione del materiale di gioco. In ogni caso, i bambini spesso portano spontaneamente con sé le loro cose, e il gioco che fanno con queste entra come una cosa naturale nel lavoro analitico. Ma credo che i giocattoli forniti dall analista dovrebbero essere, nel complesso, del tipo da me descritto, cioè semplici, piccoli e non meccanici. Comunque, i giocattoli non sono i soli mezzi per l analisi fondata sul gioco. Molte delle attività del bambino sono a volte esercitate intorno al lavabo, che è fornito di una o due bottigliette, bicchieri e cucchiai. Spesso egli disegna, scrive, dipinge, taglia, ripara giocattoli, e così via. Di tanto in tanto, fa alcuni giochi in cui assegna all analista e a se stesso le parti: il negozio di giocattoli, il dottore e l ammalato, la scuola, la madre e il bambino. In tali giochi spesso il bambino assume per sé la parte dell adulto, non solo esprimendo con ciò il suo desiderio di rovesciare i compiti, ma anche dimostrando come egli sente che i suoi genitori o altre persone autorevoli si comportano verso di lui, o dovrebbero comportarsi. Qualche volta egli dà sfogo alla sua aggressività e al risentimento, mostrandosi, nella parte di genitore, sadico verso il bambino, rappresentato dall analista. Il principio dell interpretazione rimane lo stesso se le fantasie sono espresse mediante i giocattoli o con una finzione scenica. Poiché, qualunque materiale si usi, l essenziale è che i principi base della tecnica vengano applicati. Nel gioco infantile l aggressività è espressa in vari modi, direttamente o indirettamente. Spesso vien rotto un giocattolo o, quando il bambino è più aggressivo, capita che assalga con un coltello o con le forbici la tavola o pezzi di legno, spruzzi intorno l acquaio i colori, e la camera, in genere, diventi un campo di battaglia. È essenziale 12

Unità 1 mettere il bambino in grado di manifestare la sua aggressività, ma quel che più conta è capire perché, in quel particolare momento, nella situazione di transfert affiorino impulsi distruttivi e osservare le loro conseguenze nella mente del bambino. Sentimenti di colpa possono manifestarsi subito dopo che il bambino ha rotto, per esempio, una figurina. Tale colpa si riferisce non solo al danno fatto, ma anche a ciò che il giocattolo rappresenta nell inconscio del bambino, per esempio un fratellino, una sorellina o un genitore; perciò l interpretazione deve spingersi anche a questi strati più profondi. A volte possiamo dedurre dal comportamento del bambino verso l analista che non solo la colpa ma anche l ansia per timore di persecuzione è stata la conseguenza dei suoi impulsi distruttivi e che egli è spaventato dalla rappresaglia. Ho potuto quasi sempre far capire al bambino che non avrei tollerato attacchi fisici contro me stessa. Questo atteggiamento non solo protegge la psicoanalista ma è altresì importante per l analisi, poiché tali assalti, se non vengono contenuti entro certi limiti, possono ingenerare nel bambino un eccessivo senso di colpa e un ansia persecutoria, e perciò si aggiungono alle difficoltà del trattamento. Varie volte mi è stato chiesto con quale metodo io prevenissi le aggressioni fisiche, e credo che la risposta sia questa: ero molto attenta a non inibire le fantasie aggressive del bambino; infatti gli veniva data l opportunità di attuarle in altri modi, non esclusi gli attacchi verbali a me stessa. Quanto più potevo interpretare a tempo i motivi dell aggressione del bambino, tanto più la situazione poteva essere tenuta sotto controllo. Ma con alcuni bambini psicotici a volte è stato difficile proteggermi dalla loro aggressività. [ ] Ho notato che l atteggiamento del bambino verso un giocattolo da lui danneggiato è molto rivelatore. Spesso egli accantona tale giocattolo, che rappresenta, per esempio, un fratellino o un genitore, e lo ignora per qualche tempo. Ciò indica l avversione per l oggetto, dovuta alla paura d essere perseguitato, cioè che la persona assalita (rappresentata dal giocattolo) sia divenuta vendicativa e pericolosa. Il senso di persecuzione può essere così forte da coprire sentimenti di colpa e di depressione, anche essi suscitati dal danno prodotto. Oppure la colpa e la depressione possono essere così forti da portare a un rafforzamento dei sentimenti persecutori. Comunque, un bel giorno il bambino può cercare nel suo cassetto il giocattolo danneggiato: ciò suggerisce allora che noi abbiamo potuto analizzare alcune importanti difese, diminuendo così i sentimenti persecutori e rendendo il paziente consapevole del suo senso di colpa e del desiderio di riparazione. Quando ciò accade, possiamo anche notare che è avvenuto un cambiamento nei rapporti del bambino con quel particolare fratellino rappresentato dal giocattolo, o nelle sue relazioni in generale. Tale mutamento conferma la nostra impressione che l ansia dovuta a timori di persecuzione è diminuita e che, insieme con il senso di colpa e il desiderio di ripararvi, hanno assunto una parte pre ponderante sentimenti d amore che erano stati attutiti dall eccessiva angoscia. Con un altro bambino, o con lo stesso bambino in uno stadio analitico più avanzato, il senso di colpa e il desiderio di riparazione possono venire subito dopo l atto aggressivo, e si manifesta la tenerezza verso il fratello o la sorella eventualmente danneggiati. L importanza di tali cambiamenti per la formazione del carattere e i rapporti oggettuali, come anche per la stabilità mentale, non può essere sopravvalutata. È una parte essenziale del lavoro interpretativo che deve accompagnare e assecondare la fluttuazioni fra l amore e l odio, fra la felicità e la soddisfazione da una lato e l ansia persecutoria e la depressione dall altro. Ciò implica che l analista non deve mostrare disapprovazione per il bambino che ha rotto un giocattolo: egli non deve, comunque, incoraggiare il bambino ad esprimere la sua aggressività o suggerirgli che il giocattolo può essere riparato. In altri termini, egli dovrebbe mettere il bambino in grado di sperimentare le sue emozioni e fantasie come vengono fuori. Fu norma costante della mia tecnica non esercitare un influsso educativo o morale, ma attenermi unicamente al procedimento psicoanalitico, che, in poche parole, consiste nel comprendere il pensiero del paziente e nel comunicargli ciò che avviene in lui. La varietà delle situazioni emotive che possono essere espresse con le attività del gioco è illimitata: per esempio, senso di frustrazione e di essere ripudiato; gelosia del padre o della madre, dei fratelli o delle sorelle, accompagnata o non da aggressività; piacere di avere un compagno di giochi alleato contro i genitori; sentimenti d amore e odio verso un bimbo neonato o atteso, e conseguente angoscia, colpa e desiderio di riparare. Nel gioco infantile si trova anche la ripetizione di esperienze reali e di particolari della vita quotidiana, spesso intrecciati con fantasie. È rivelante l osservare che, talvolta, fatti reali molto importanti nella vita del bambino non riescono ad entrare né nel suo gioco né nelle sue associazioni e che il massimo rilievo sia invece dato ad avvenimenti di minor conto. Ma questi sono di grande importanza per lui, perché hanno provocato le sue emozioni e fantasie. (M. Klein, La tecnica psicoanalitica del gioco: sua storia e suo significato, II-III; in R. Fornaca-R. S. Di Pol, Dalla certezza alla complessità. La pedagogia scientifica del 900, Principato, Milano, 1997) 13

Modulo 1 2/2 Donald Winnicott Idealmente collocabile tra Anna Freud e Melanie Klein, l opera di Donald Winnicott (Plymouth, Devon, 1896 - Londra 1971), figura di grande rilievo della psicoanalisi europea, mantiene tuttavia una precisa autonomia e una certa indipendenza, grazie ad una stretta connessione tra pratica clinica ed elaborazione concettuale. Nella sua teoria, esposta principalmente in scritti come Il bambino e il mondo esterno (1957), Dal luogo delle origini (1965), Gioco e realtà (1971), centrale è lo studio dell influenza dell ambiente nello sviluppo del soggetto che si esprime nella relazione di legame e di separazione tra madre e bambino. Vengono introdotte, per chiarire queste proble matiche, le nozioni molto importanti di continuità dell essere, di gioco e soprattutto di oggetto transizionale. Il punto di partenza è la prima immagine materna che il bambino si procura successivamente allo stadio affettivo-simbiotico della gestazione. Il neonato percepisce una sorta di mamma-ambiente empaticamente protettiva. È il cosiddetto holding, termine intra ducibile che indica il complesso della gestualità materna: cullare, sostenere, proteggere affettivamente. La «continuità d essere» è, per Winnicott, la possibilità che l Io del bambino possa strutturarsi senza soffrire l urto dell ambiente. Per garantire che nel delicatissimo passaggio dalla condizione di onnipotenza in cui il bambino protetto nell holding immagina di vivere i primi mesi di vita, alla condizione di separazione dunque alla prima strutturazione della soggettività c è bisogno che si instauri tra mamma e bambino uno spazio simbolico, ludico/creativo. È lo spazio del gioco, in cui si inseriscono i cosiddetti «oggetti transizionali»: animali di peluche, pezzi di stoffa (si pensi alla famosa, davvero archetipica, copertina di Linus) che il bimbo tiene con sé nei momenti d angoscia, nelle situazioni di distacco. Secondo Winnicott nel percorso dell individuazione, nel passaggio cioè dalla fase fusionale a quella soggettiva, il bambino scopre l esistenza del mondo esterno. Se dapprima riteneva gli oggetti esterni una sua creazione o il frutto di una allucinazione (oggetti soggettivi li definisce significativamente Winnicott), nell impatto con l ambiente il bimbo si disillude, ed è costretto a riconoscere l esistenza dell alterità a costo di perdere la precedente condizione di onnipotenza. La figura materna avrà allora il compito dapprima di stimolare l illusione del bambino, e in seguito quella di favorire il disincanto. Proprio in questa seconda fase, l area transizionale attiva le potenzialità simboliche del bambino, originando quella dimensione di «prassi ludica» che negli adulti diventerà arte, lavoro, cultura. 2/3 Heinz Kohut Come già per la Klein e per Winnicott, anche per lo psicoanalista statunitense di origine austriaca Heinz Kohut (Vienna 1913 - Chicago, 1981), principale esponente della psicologia del sé, il neonato possiede un unità frammentaria. Tutta la teoria di Kohut che, partito da posizioni psicoanaliti che classiche, è approdato successivamente a risultati di forte originalità (Narcisismo e analisi del Sé, del 1971 e La ricerca del Sé, del 1978), si propone come indagine sui processi di strutturazione della soggettività. Kohut chiama «Sé» l apparato psichico originario. Il Sé primitivo del bambino è disunito. Per giungere alla «coesione» ha bisogno del rapporto con l Altro. Ciò avviene attraverso due particolari funzioni: una definita come «funzione speculare», l altra come «funzione idealizzante». Nella prima, il passaggio dalla frammentazione alla coesione è reso possibile da un investimento libidico proveniente dalla madre. Ciò vuol dire che la prima sensazione di unità del proprio essere è un risulta- 14