Un materiale del passato per rifare la copertura del Duomo di Siena

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1 Un materiale del passato per rifare la copertura del Duomo di Siena Per restituire alla Cattedrale il suo antico splendore moderne tecnologie si intrecciano a tecniche tradizionali In questa pagina il Duomo di Siena dal 1850 circa ai giorni attuali dei lavori di restauro (la foto in b/n datata 1850 proviene dall'archivio Alinari - Firenze). Nella pagina di dx il Duomo come appariva durante il ripristino della facciata La campagna di lavori del 2005 A 115 anni dall intervento dell architetto Partini, il progressivo deterioramento della copertura e di altre parti del Duomo di Siena, ha reso necessario un nuovo e accurato restauro. L opera, il cui costo è stato quantificato in circa 4,5 milioni di euro, in parte sovvenzionati dalla Fondazione Monte dei Paschi, richiederà almeno tre anni e mezzo di lavoro. L edificio, pur inscatolato in un involucro di ponteggi simili a una realizzazione post-moderna, rimarrà comunque regolarmente aperto al pubblico ed al culto. La campagna fa parte di un ampio programma di intervento, che include anche il materiale lapideo, iniziato con il restauro della grande vetrata circolare di Duccio; l'opera domina l abside del Duomo in una suggestione di luci con i suoi 6 m di diametro e costituisce una delle più importanti testimonianze dell arte medioevale italiana. Le operazioni sugli esterni (coperture e facciate) sono state suddivise in tre stralci di intervento che interesseranno, in successione, le due navate centrali e la cupola. I lavori per la copertura della navata centrale, lato San Giovanni, sono iniziati nel settembre del 2005 e hanno richiesto circa un anno per il loro completamento. Le origini del Duomo di Siena appaiono avvolte nel mistero. Nuovi stili architettonici si affacciavano in Italia nel XIII secolo, i primi esempi di un gotico che nel nostro paese avrebbe assunto caratteristiche proprie, e l' edificazione della Cattedrale si colloca in quest epoca di passaggio. Realizzata su iniziativa laica, nel 1257 subentrarono ai capi operai laici i monaci cistercensi provenienti da San Galgano. La documentazione storica comincia da qui. In origine il Duomo appariva molto diverso da come lo vediamo oggi. La struttura originaria tra il 1325 e il 1366, fu ampliata di tutto il corpo posto al di là della cupola. Altri elementi della struttura furono successivamente modificati o costruiti ex novo, a seguito dei danni causati da eventi tellurici e incendi e dai successivi interventi di recupero della struttura. Interventi e restauri ottocenteschi Sin dalle sue origini si ritiene come certo che il Duomo presentasse una copertura in piombo, sebbene localizzata solo sulla prima navata e sopra il camminamento della seconda. I contrafforti in mattoni sulla navata centrale, invece, furono aggiunti successivamene in seguito agli interventi per far fronte ai danni provocati dai continui terremoti. I primi quattro furono realizzati intorno alla seconda metà del XVII sec. Gli altri furono aggiunti dopo il violento terremoto del 26 maggio 1798, raggiungendo 34

2 un totale di dieci contrafforti poggianti sui pilastri delle navate laterali, a spingere sulle costolature esterne della navata centrale per contrastarne la spinta della volta. Un intervento complesso e importante, che modificò profondamente l assetto esterno dell edificio. Restava invece inalterata la copertura della navata centrale, con il tetto a due livelli, per il rialzo in corrispondenza del colmo. (ndr: vedi foto in b/n pag. precedente) La Cattedrale venne riaperta al culto il 2 agosto Interventi del Partini Il 17 ottobre 1890, durante normali lavori di manutenzione della copertura, scoppiò un violento incendio che distrusse la struttura della cupola e gran parte della copertura della navata centrale, incenerendo le parti in legno e trasformando le lamine di piombo in rivoli di metallo fuso. Ci vollero ben cinque ore per domare l immane rogo. I danni apparirono da subito pesanti. Nel luglio dell anno successivo il rettore dell Opera della Metropolitana presentò alla commissione conservatrice di Belle Arti il progetto di restauro ideato dall architetto Giuseppe Partini. Il progetto fu interamente approvato e già nel 1892 i lavori erano ormai a buon punto. Dai documenti d epoca risulta che per la sola cupola del Duomo furono impiegati kg di piombo, posati in 92 giornate di lavoro per due uomini. Quando nel 1895 Partini morì, la carica di Architetto dell Opera del Duomo fu assegnata ad Agenore Socini, che già era subentrato a Partini qualche mese prima della sua morte. Questo fa pensare che il primo titolare dei lavori abbia comunque seguito fino in fondo il progetto e che Socini abbia solo terminato il lavoro, occupandosi del completamento del tetto della navata centrale. Sono stati gli interventi progettati dal Parti- 35

3 In senso orario: uno degli schizzi rinvenuti durante i lavori nel sottotetto della navata laterale e attribuiti al Partini, probabilmente realizzati nel luogo usato per le riunioni con le maestranze del cantiere. La facciata, fronte battistero lato San Giovanni, dopo la pulizia. Riproduzione di un disegno originale relativo ai lavori di consolidamento della navata centrale dopo l'incendio del Nella prima riga può leggere "...si mostrano gli sproni e catene fatte apporre dai sigg. arcchitetti..." ni a conferire al Duomo l attuale configurazione. Prima di questi la copertura, rivestita solo parzialmente con il piombo, presentava all altezza del colmo della navata centrale un camminamento rialzato, che veniva a creare una copertura a quattro falde. Nell intento di eliminare tutti i fattori che avevano generato e alimentato il rovinoso incendio del 1890, cioè l utilizzo delle saldature e la struttura lignea, fu scartata l idea di costruire per tutto il complesso una serie di strutture portanti in ferro, optando invece per una semplificazione del disegno della navata centrale e per realizzare elementi in laterizio, eliminando il camminamento e riconducendo la copertura ad una linea a due falde. In luogo del fissaggio a saldatura, sul sottofondo in calce e laterizio furono posati una serie di profili di ferro a T, ai quali le lamine furono fissate con bulloni e dadi. Suggestive tracce dei progetti sono ancora visibili nel sottotetto della navata laterale, probabilmente divenuto quartier generale del cantiere. Sulle sue pareti, infatti, è ancora possibile vedere i numerosi schizzi realizzati dal Partini durante i lavori. Piombo aggraffato con tecnica errata Gli attuali interventi hanno lasciato inalterata la struttura dell edificio e della copertura, senza apportare stravolgimenti nell'uso dei materiali. Ciò è stato possibile grazie ad una accurata opera di smontaggio e rimontaggio delle parti in muratura e laterizio, unitamente all impiego di nuove tecnologie per il rinforzo e il consolidamento. Il grave stato di degrado della copertura in piombo, al contrario, ne ha richiesto la completa rimozione e sostituzione. Gran parte dei problemi erano derivati proprio dalla tecnica di aggraffatura del piombo voluta dal Partini. A seguito delle forti escursioni termiche, tra estate (+70 ) ed inverno (-20 ), si può raggiungere uno sbalzo di quasi 100, e di conseguenza il metallo è soggetto a notevoli dilatazioni longitudinali. Soprattutto in corrispondenza delle costolature e delle bullonature, là dove le lastre hanno incontrato maggiore resistenza, le continue forzature nel corso degli anni hanno generato rotture del manto e, persino, la sconnessione della bullonatura. Di fatto l aderenza tra le parti del manto e della struttura in muratura, specie in zone difficili come il punto di contatto tra la fine della copertura della navata e la cupola, risultava così compromessa da non poter più mantenere la necessaria impermeabilità. E anzi divenuta a sua volta veicolo di infiltrazioni d acqua, arrivate ad attraversare non solo il solaio di appoggio della copertura ma anche la volta della navata centrale. Smontare per ricostruire Approntato con non poca difficoltà l allestimento di gru e ponteggi, la prima fase delle operazioni è stata la demolizione della copertura in piombo. Si è quindi passati allo smontaggio delle sue parti strutturali, nonché del sottostante strato di calce. 36

4 Con alcune immagini non è facile rendere al massimo lo stato in cui era ridotta la copertura in piombo realizzata nel L'incendio del 1890, distruggendo buona parte del tetto, era stato causato dagli stagnini durante i lavori di manutenzione della copertura, che già allora era in piombo. L'architetto Partini, dovendo eseguire i lavori di restauro, progettò la nuova copertura tenendo presente le cause che avevano generato l'incendio. Quindi, dopo uno studio sulle tecniche di fissaggio, decise per una copertura senza saldature, eseguita con lastre aggraffate e imbullonate ai profili di ferro a T, disposti longitudinalmente alla pendenza e fissati sul colmo e sul massetto di calce e laterizio. In alto a dx di questa pagina sezione del particolare del fissaggio originale delle lastre ideato dal Partini. In basso a dx ciò che rimane di un bullone in seguito alle dilatazioni (in senso longitudinale) del metallo causate dalle escursioni termiche che vanno dai +70 dell'estate ai -20 dell'inverno. Il piombo, non potendo muoversi liberamente, ha forzato sulle parti resistenti generando nel tempo questi risultati 37

5 Lo stato di degrado della copertura e fasi dello smontaggio delle parti strutturali. Nella ricostruzione e consolidamento, con la tecnica cuci e scuci dei muretti, è stato usato il laterizio interamente recuperato. Dopo il ripristino dei muretti si è passati alla posa delle tavelle e ai sistemi di ventilazione sottotetto con reti anti intrusione volatili Sono state poi rimosse le tavelle di collegamento ai muretti, a loro volta parzialmente smontati. Consolidati questi ultimi con la tecnica del scuci e cuci, si è proceduto alla nuova posa di tavelle in cotto, provvedendo anche a ripristinare i sistemi di ventilazione interni al sottotetto, con protezione antivolatile. Il laterizio utilizzato proviene quasi interamente dal recupero in loco. Il passo successivo è stata la realizzazione di un massetto strutturale, spessore di 3 cm, in calce pozzolanica priva di cemento tipo Albaria struttura, armato con rete in acciaio inox. La rete è stata ancorata sia ai muretti che alle tavelle. La perfetta realizzazione del massetto strutturale è importante. La malta, oltre a essere in grado di resistere a sbalzi termici di circa 100, deve anche poter garantire un ottimale adesione a tavelle e muretti, al fine di costituire un corpo unico su cui fissare il manto in piombo e assicurare una resistenza al vento pari a 500 kg/m 2. La planarità del massetto è indispensabile inoltre affinché il piombo, che nel 38

6 Oltre agli interventi sulla copertura, sono state realizzate opere di consolidamento e restauaro dei contrafforti, anche qui con la tecnica del cuci e scuci e riuso dei materiali recuperati. Una serie di perniature di grosso calibro, realizzate con barre di acciaio inox e resina, sono state utilizzate per ripristinare i collegamenti della muratura superficiale a quella interna. Infatti, con gli anni, la forma stessa dei contrafforti aveva generato dei movimenti con scivolamento della parte esterna del complesso 39

7 Da sx in senso orario: riposizionamento delle tavelle; ripristino delle prese d'aria per il sistema di ventilazione con rete antivolatili; spillatura di ancoraggio della rete di acciaio inox; massetto strutturale a calce, tipo Albaria struttura, dello spessore di 3 cm. La superficie è perfettamente liscia e piana affinchè le lastre di piombo, nel tempo e per le conseguenze dell'irraggiamento solare, non evidenziassero rugosità e/o irregolarità del massetto stesso. Sopra il massetto è stato posato il telo traspirante (vedi foto pag. a dx) 40 tempo tende ad adagiarsi al sottofondo, non finisca con evidenziarne le eventuali irregolarità. Ad ulteriore garanzia di impermeabilizzazione all acqua meteorica, sul massetto è stato applicato un telo traspirante al vapore acqueo, onde assicurare nel contempo l'evacuazione dell umidità passante. Come una cattedrale gotica del nord Tecniche antiche e complesse, che richiedono la perizia data dall esperienza e dalla manualità. Per ovviare ai problemi gene- rati dal precedente sistema di copertura, in sede di restauro si è fatto ricorso ad una tecnica che consentisse alle grandi lastre di piombo (3 m di spessore e 1,5 m di larghezza) di dilatarsi liberamente. L aggraffatura, tecnica usata sin dalla fine del 1700 per grandi coperture metalliche nel nord Europa, viene eseguita completamente a mano da coperturisti esperti, capaci di affrontare le specifiche problematiche presentate dalle diverse zone di montaggio. Per quanto riguarda lo schema di posa, ci

8 Posa sul massetto del DELTA-FOXX PLUS, prodotto e fornito dalla Dörken. Le sue caratteristiche principali: telo sottotetto aperto alla diffusione del vapore in tessuto non tessuto in poliestere con strato altamente traspirante e banda autoadesiva integrata, peso ca 270 gr/m 2, resistenza allo strappo ca 300 N/5 cm, comportamento al fuoco B2, valore S d di ca 0,02 m 41

9 Le foto di questa pagina e seguente, da leggersi da sx a dx, visualizzano la sequenza delle operazioni (la più impegnativa) di ricopertura di un contrafforte con la stessa tecnica impiegata per la copertura, l'aggraffatura diritta. Le linguette di scorrimento in rame consentono alle lastre di piombo di muoversi sia longitudinalmente che lateralmente ed assorbire le dilatazioni termiche quotidiane senza generare fenomeni di rottura si è attenuti a qualcosa di simile a quanto predisposto oltre un secolo fa da Partini. Le aggraffature delle lastre, poste a una distanza di circa 137 cm una dall altra, sono disposte perpendicolarmente alla linea di gronda e terminano con l aggraffatura doppia del colmo. Il movimento longitudinale è garantito da linguette scorrevoli in rame, poste all interno dell'aggraffatura stessa e fissate al piano di posa. Le aggraffature di falda, parallele alla linea di gronda, distano l una dall altra circa 90 cm. In questo caso il lato superiore della lastra viene fissato direttamente al sottofondo insieme alla linguetta, sulla quale si inserirà l aggraffatura della lastra successiva. Per la realizzazione della linea di colmo, le due lastre terminali sono state fissate con una doppia linguetta e chiuse da un cappello di piombo. Ciò che si ottiene è quindi una copertura che, pur essendo completamente fissata al sottofondo portante, mantiene libertà di movimento sia lateralmente che longitudinalmente. Quindi in grado di assorbire le di- 42

10 latazioni termiche senza il manifestarsi di fenomeni di rottura. Un fragile abito di marmo L involucro esterno del Duomo di Siena è una sinfonia di marmi preziosi, un merletto di pietra in cui colori ed elementi architettonici scandiscono le geometrie di un gotico riletto secondo un gusto tutto italiano. Proprio questa fine trama decorativa di lesene istoriate, strombature scolpite in colonnine tortili ed eleganti mondanature, giocata su un ordito di materiali tanto dissimili quanto lo possono essere travertino, serpentino verde e gerfalco rosso, ha creato una struttura unica, ma fatalmente delicata. Se nelle zone dei paramenti verticali con faccia liscia, il naturale dilavamento meteorico non ha permesso il crearsi di gravi alterazioni, le diverse caratteristiche fisicomeccaniche dei marmi e ancora di più le forme complesse e la loro disposizione ed esposizione sul corpo del complesso architettonico, hanno di volta in volta dato luo- Segue in questa pagina la sequenza delle operazioni, da leggersi da sx a dx, necessarie alla realizzazione del colmo della copertura di protezione di un contrafforte. Le lastre di piombo, impiegate per eseguire la copertura, sono state posate con interasse di circa 137 cm e fissate ad un supporto trasversale in inox (parallelo alla linea di gronda) direttamente sul massetto, mentre ad ogni 90 cm circa è stata eseguita l'aggraffatura verticale (perpendicolare alla linea di gronda) 43

11 In queste due pagina le fasi della realizzazione del rivestimento degli aggetti e degli sporti davanti alle prese d'aria per la ventilazione del sottotetto. In pratica sono state realizzate delle scatole, i cui lati sono stati ottenuti per piega del piombo e non per taglio con stagnatura go al ristagno della pioggia, favorendo l insediarsi di formazioni algali, muschi e licheni. Dove invece l esposizione al dilavamento è minore, sono le polveri da combustione a creare depositi nerastri e collosi, tenacemente legati al rivestimento di marmo, diffusamente danneggiato da fenomeni di polverizzazione e microfratture. Una situazione di partenza alquanto complessa, che ha richiesto specifiche risposte manutentive e conservative per ogni categoria di lavoro. La riscoperta delle antiche vestigia Gli interventi hanno interessato le facciate laterali della navata centrale del Duomo, quindi quella di Via dei Fusari, la principale del Battistero e quella lato scalinata di Santa Caterina. Spolverato a secco il paramento esterno per rimuovere depositi di polveri e accumuli di sostanze organiche, si è proceduto con un lavaggio superficiale con prodotti a base di tensioattivi non ionici e biodegradabili. Dopo la spazzolatura manuale con spaz- 44

12 zole in fibra vegetale, i paramenti sono stati risciacquati con acqua e nebulizzati a bassa pressione con biocidi a base di sali quaternari di ammonio, per prevenire il riformarsi di biodeteriogeni. Le parti distaccate o pericolanti sono state consolidate con incollaggi, a seconda dei casi previa imperniatura con barre in vetroresina o acciaio inox ad aderenza incrementata affogate in resina epossidica. Lesioni, fratturazioni e fori di trapanatura sono stati poi stuccati con un impasto di polvere di pietra macinata, calci desalinizzate e resina acrilica in emulsione acquosa. Il lavaggio non si è rivelato sufficiente in aree particolarmente problematiche, quali quelle decorate o meno esposte al dilavamento meteorico. Sono stati perciò applicati impacchi di polpa di carta e carbonmetilcellulosa imbevuta di EDTA bisodico. L impasto è stato quindi rimosso con accurato risciacquo per eliminare ogni traccia dei prodotti utilizzati. Solfatazioni e ossalati sono stati asportati dalle zone decorate con Dalle immagini si possono apprezzare le qualità professionali, nella tecnica e nella manualità, che hanno saputo esprimere le maestranze della SIENA GRONDE in questo lavoro molto impegnativo. Va ricordato che lo schema di posa della copertura era simile a quello fatto eseguire oltre 100 anni fa dal Partini, con la differenza che l'aggraffatura odierna non è stata bloccata con bulloni e dadi 45

13 I lavori sono ultimati e con soddisfazione, dal comittente al progettista, dai lattonieri alle maestranze varie, si può vedere Siena con un altro panorama di fondo: la nuova copertura del Duomo impacchi di carbonato di ammonio e successivo risciacquo con acqua deionizzata. In presenza di localizzate manifestazioni di polverizzazione e decoesione superficiale o similari, è stato applicato un apposito prodotto consolidante. Le vecchie stuccature, ormai deteriorate e incoerenti, sono state rimosse e sostituite da un impasto a base di inerti o pietre selezionate e macinate, unito a calci desalinizzate e terre naturali. In presenza di elementi metallici a vista, quali zanche, grappe e catene, sono stati eseguiti trattamenti anticorrosivi. Si è inoltre provveduto alla velatura dell intonaco nella zona della grande vetrata di Duccio, utilizzando tinta a calce e terre per omogeneizzare la cromia di fondo. Rifiniture d alta quota Il paramento marmoreo superiore ha richiesto la consueta procedura di pulitura, lavaggio e consolidamento. Un operazione senza precedenti è stata invece quella del consolidamento dei contrafforti. Per bloccare lo scivolamento della struttura, si è proceduto con un intervento di scuci e cuci sulla parte muraria, quindi a una serie di perniature di grosso diametro con barre in acciaio inox di circa 150 cm di lunghezza e resina, per ripristinare il collegamento tra muratura superficiale e interna. I mattoni utilizzati sono stati recuperati dalle operazioni di smontaggio, oppure fatti a mano ricreandone le caratteristiche tipologiche. In attesa della ricollocazione della vetrata di Duccio, si è provveduto al restauro del paramento marmoreo che circonda l occhio absidale, sostituendo anche l infisso di protezione. Licia Fiorentini Gianni Cecchinato [ info@tettoepareti.com ] 46

14 Intervento: Committenza: Rettore: SCHEDA TECNICA DELL INTERVENTO Restauro della copertura e dei contrafforti della navata centrale del Duomo di Siena Primo stralcio - lato S. Giovanni OPERA DELLA METROPOLITANA DI SIENA Dott. Mario Lorenzoni Progetto architettonico: Arch. Roberto Fineschi Collaboratori: P.E. Mauro Bisconti Direttore dei lavori: Arch. Roberto Fineschi Assistenza all D.L.: P.E. Mauro Bisconti Consolid. statico e dir. dei lavori strutturali: Ing. Rodolfo Casini Collaboratori: Ing. Simone Pesi, Ing. Cinzia Ciupi Coordinatore sicurezza: Ing. Simone Pesi Responsabile dei lavori per l Opera della Metropolitana: Geom. Claudio Pistolozzi Impresa appaltatrice: E.A.CO.S. Edili Artigiani Consorziati - Siena Ditta associata esecutrice dei lavori: NUOVA SAMAT di Vasco Fagiani - Siena Direttore di cantiere: Capo cantiere: Per. Edile Emanuele Vegni Sig. Enzo Pro Inizio lavori: 16 settembre 2005 Fine dei lavori: 15 settembre 2006 Opera realizzata con il contributo di: IMPRESE COINVOLTE Assegnataria dei lavori: Esecutrice: Posa in opera del piombo: Infisso occhio di Duccio: Montaggio ponteggi: Progett. ponteggi e assistenza in cantiere in fase di montaggio: Noleggio ponteggi: GIUSEPPE PARTINI ( ) Formatosi a Siena come autodidatta e, successivamente, seguendo i corsi di Lorenzo Doveri presso il locale Istituto di Belle Arti, diventa il principale esponente dell architettura del Purismo, giungendo ai più alti vertici professionali come Architetto dell Opera del Duomo, docente di Architettura nella locale Accademia e Accademico di San Luca. Specie nei casi di interventi su strutture preesistenti, le sue opere appaiono come sospese tra restauro in stile e falso storico, un linguaggio espressivo che attinge dal Trecento e Quattrocento per ricreare le forme di una mitica età medioeval-umanistica. Tra le sue opere ricordiamo a Siena il rinnovamento di Piazza e Palazzo Salimbeni, il restauro della Cattedrale, quello del cortile del Palazzo Pubblico, il nuovo ingresso dell Università, il restauro della chiesa di San Giacomo e dell Altare del Nazareno. Fondazione M.P.S. Legge Speciale per Siena n 75/76 art. 2 Opera della Metropolitana E.A.CO.S. NUOVA SAMAT di Fabiani Vasco SIENA GRONDE ALBERTI EUROEDILE PROGEIN MARCEGAGLIA BUILDING OPERA DELLA METROPOLITANA La Fabbriceria della Cattedrale di Siena, già Magistratura dell antico Stato Senese, ha il compito di amministrare il patrimonio storico, artistico e monumentale del Duomo. L Ente è una ONLUS che provvede alla tutela, conservazione, manutenzione, restauro e promozione culturale di tutti i beni storico-artistici di proprietà. Risalgono all'ultimo decennio del XII secolo le più antiche attestazioni di un opera di Santa Maria, a testimonianza di un cantiere attivo nei lavori di costruzione e manutenzione dell'antica cattedrale. Dalla metà del secolo successivo l Opera è ormai definita sul piano istituzionale, con una propria struttura burocratica, un notevole patrimonio immobiliare ed una sede amministrativa. Nel Duecento l Opera è inserita a pieno titolo nell orbita del Comune di Siena, che ne regola l assetto istituzionale, ne disciplina i finanziamenti e ne fissa gli obiettivi. Al vertice dell amministrazione viene posto un operaio, diretta espressione della parte politica al governo di Siena, affiancato da un gruppo di consiglieri e da uno scrittore, poi sostituito nel 1362 da un vero tesoriere, il camerlengo. Profondi cambiamenti si ebbero quindi con la redazione statutaria comunale del Al vertice dell Opera venne posto un rettore ed un consiglio di nove savi, mentre ad occuparsi del maneggio del denaro fu confermato il camerlengo. Le norme del 500 furono applicate sostanzialmente per tutta l età moderna. L ufficio dei savi fu soppresso nel Ogni responsabilità amministrativa passò quindi al rettore, coadiuvato da un bilancere per la cura degli affari contabili, da un cancelliere per le incombenze burocratiche e da un fattore per la gestione ordinaria. L Impero francese e il restaurato governo granducale non apportarono particolari cambiamenti. Con l Unità d Italia, l Opera fu sottoposta alla legislazione dello stato unitario. 47

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