Il coraggio di testimoniare la necessità di una risposta

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1 CONVEGNO / DIBATTITO ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE WANDA VECCHI Il coraggio di testimoniare la necessità di una risposta Latina, 14 maggio 2012 Ringrazio per l invito e saluto tutti a nome di Padre Massimo Rastrelli e del Direttivo della Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II. È noto che essa opera da 17 anni su tutto il territorio nazionale e che associa 28 Fondazioni Antiusura con riconoscimento giuridico regionale ed altre con riconoscimento giuridico locale o provinciale - tra cui la Fondazione Wanda Vecchi -, iscritte nell apposito Elenco tenuto dal Ministero dell Economia e Finanze. Per statuto esse promuovono la solidarietà alle vittime dell usura, la prevenzione del fenomeno dell usura, la cultura della legalità e il tutoraggio o accompagnamento delle vittime dal momento in cui si sono liberate dei loro debiti. Il tema di questo Convegno rimanda senz altro all impegno delle Fondazioni nel testimoniare la vicinanza alle persone e alle famiglie vittime di usura o comunque gravemente indebitate e dunque a rischio di usura. Nel corso della loro esperienza ventennale, le Fondazioni Antiusura, coordinate dalla Consulta Nazionale, hanno realizzato un modello efficace di sostegno alle famiglie in condizioni di indebitamento cronico, anche nella sua forma estrema e illegale che è l usura. Ogni anno circa ottomila nuclei familiari vengono presi in carico dalle Fondazioni che operano con due strumenti: - con i fondi di garanzia trasferiti dallo Stato in virtù dell art. 15 della legge 108/96 (peraltro non più alimentati dal 2008 in poi); - con fondi propri (derivanti dall 8 per mille alla Chiesa Cattolica e da donazioni o aiuti provenienti da istituzioni locali con cui esse hanno stipulato convenzioni). Questi fondi sono finalizzati ad assicurare aiuti alle famiglie indebitate per usura o non rientranti nei parametri obbligatori per l accesso alle misure di cui all art. 15 della citata legge 108 del 1996.

2 La funzione sociale e sostitutiva svolta dalle Fondazioni richiede oggi la necessità di risposte che il mondo istituzionale non sempre assicura. Accenno per brevità solo a un problema che mi sembra in sintonia con il tema generale del Convegno: il coraggio di testimoniare: la necessità di una risposta. È da diversi anni che la Consulta, facendo proprie le istanze delle Fondazioni associate, richiama l attenzione su questa tematica fondamentale per la lotta all usura e al sovraindebitamento per le famiglie e le persone. Essa finora è rimasta insoluta nonostante i diversi interventi effettuati nel corso degli anni. Mi riferisco all accesso delle famiglie al Fondo di Solidarietà per le Vittime dell Estorsione e dell Usura ai sensi dell art.14 della legge 108/96. Noi riteniamo non solo necessario ed indispensabile questo accesso, quanto anche in armonia con il dettato costituzionale. Per le vittime dell usura, com è noto, la legge 108/96 (art.14), nel disporre la concessione di un mutuo senza interessi (da restituire in dieci anni per un importo pari al danno da interessi e altri vantaggi usurari corrisposti all autore del reato, oltre all eventuale maggior danno per perdite o mancati guadagni), richiede il requisito soggettivo dell essere esercenti un «attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o comunque economica, ovvero una libera arte o professione», escludendo dal Fondo di Solidarietà le famiglie con reddito da lavoro dipendente le quali, non potendo trovare accesso ai circuiti ufficiali del credito, sono tentate di rivolgersi al prestito usurario e tante volte lo fanno. Al contempo, com è altrettanto noto, la stessa legge 108/96 ha istituito il «Fondo per la prevenzione del fenomeno dell usura» attribuendone le risorse ai Confidi (nella misura del 70%) ed alle Fondazioni ed Associazioni antiusura (nella misura del 30%) con lo scopo, per queste ultime, di prestare garanzie alle banche e intermediari finanziari per la concessione di finanziamenti «a soggetti che incontrano difficoltà di accesso al credito» (art. 15 legge 108/96). Per un verso, dunque, la finalità della legislazione in argomento, si manifesta chiara nella fase patologica del fenomeno (art.14 legge 108/96), spezzando il rapporto di sottomissione materiale e psicologica che lega la vittima (esercente attività economica) all usuraio, mediante l intervento di un sostegno economico che mira al reinserimento nell economia legale della persona offesa dal reato; per un altro verso la stessa normativa (art.15 legge 108/96) è finalizzata a prevenire il ricorso al prestito usurario sostenendo finanziariamente i soggetti indebitati, siano essi indifferentemente esercenti attività economiche o persone fisiche, lavoratori dipendenti o pensionati. C è dunque una contraddizione interna al sistema: lo Stato sostiene le famiglie (non esercenti attività economiche) e le imprese nella prevenzione all usura (art.15 legge 108/96), riconoscendo dunque il potenziale coinvolgimento di ampi strati sociali nel fenomeno usurario, ma esclude le prime dagli interventi di solidarietà (art.14 legge 108/96). 2

3 Tale illogico andamento normativo ha indubbiamente ingenerato una evidente disparità di trattamento, laddove non è dato comprendere la ratio della esclusione delle famiglie dalla solidarietà in quanto vittime di usura, se poi le stesse famiglie (al pari degli imprenditori) possono usufruire degli interventi diretti a prevenire il ricorso al debito usurario. La stessa disciplina costituzionale sulla famiglia, come confermato da un parere reso da illustri docenti di diritto costituzionale, richiede (art.31 Cost.) che il legislatore sia attento a non perdere le occasioni in cui i compiti costituzionali spettanti alla famiglia possano essere sostenuti o agevolati. L esplicito riferimento costituzionale permette di cogliere l esistenza di un vuoto nella legge vigente, purtroppo non colmato dalla recentissima legge n.3/2012 che ha apportato alcune modifiche alle leggi 108/96 e 44/99 ma che ha confermato l esclusione delle famiglie dal beneficio dell accesso al Fondo di solidarietà. Tale esclusione manifesta lo scarso apprezzamento per il ruolo imperativo e sollecitatorio della Carta Costituzionale nella direzione della solidarietà che non può essere negata a chi versa in stato di bisogno. L omissione di una norma, che consenta anche alle famiglie l accesso ai benefici della legge antiusura, è dunque in stridente contrasto con il dettato costituzionale. La conseguenza pratica di tale persistente omissione è che il soggetto-famiglia non esercente attività economica se per disgrazia cade in usura, non può godere dell aiuto dello Stato, ma può solo affidarsi agli interventi di solidarietà che le Fondazioni, a fatica e con fondi propri, cercano di procurarsi e assicurare (ad esempio il contributo spese legali per la costituzione di parte civile nel relativo processo per usura, ovvero erogazioni a titolo di beneficenza per sostenere le esigenze primarie di vita della famiglia prostrata anche dal debito usurario e, al contempo, priva delle condizioni soggettive per l accesso ai canali ufficiali del credito). Da queste premesse nascono alcuni interrogativi: - Con l esclusione di qualsiasi previsione di ristoro, com è possibile chiedere alle vittime di usura di sporgere denuncia, sostenere le spese legali di un processo, sopravvivere per anni finchè le indagini, peraltro non facili perché legate al sommerso e a volte al mondo della malavita organizzata, non siano concluse? - Quale vantaggio può ottenere una famiglia dalla denuncia? Nessuno! O meglio, l eventuale denuncia può solo aggravare la situazione del nucleo familiare e dei suoi membri più esposti ad estorsioni e a vendette, emarginati e sotto schiaffo, costretti a vivere ai margini della società e a serio rischio di scelte di vita di manovalanza. Può lo Stato chiedere questo ai suoi cittadini? Infatti la denuncia, che pur viene sollecitata, diventa un vero e proprio atto di coraggio che la vittima, persona fisica, si trova ad affrontare spesso in solitudine e senza il sostegno finanziario indispensabile sia per rimediare alle ragioni che l hanno indotta al 3

4 debito usurario (e che sono le stesse che le avrebbero potuto consentire l accesso al Fondo di prevenzione), sia per contrastare efficacemente, mediante la costituzione di parte civile, la difesa di cui ha la possibilità di godere l usuraio in sede processuale. Dal punto di vista della vittima viene meno la convenienza alla denuncia; dal punto di vista dello Stato viene fortemente ridimensionata la prospettiva di ottenere il risultato che la legislazione antiusura si propone di conseguire, e cioè l emersione del fenomeno criminoso. L usura non è certamente presente nel solo segmento degli esercenti attività di tipo economico-imprenditoriale, ma coinvolge ampi strati sociali incidendo sull economia nazionale nella sua più ampia accezione piuttosto che nella parte più ristretta dell economia delle aziende. Abbiamo tante volte richiesto (sulla base dell esperienza delle Fondazioni antiusura e della Consulta Nazionale Antiusura, nell utilizzo del Fondo per la prevenzione - art.15 legge 108/96 -) che anche per i soggetti privati (le famiglie), non esercenti attività economiche di tipo imprenditoriale, si può prevedere, quali vittime di usura, l accesso al Fondo di solidarietà (che gode di un costante gettito derivante dalla percentuale sui premi assicurativi) mediante la concessione di un mutuo a tasso zero, sempre di importo non superiore al danno derivante dagli interessi e altri vantaggi usurari versati all autore del reato. Questo, sulla base dei dati relativi alle escussioni delle somme poste a garanzia dei finanziamenti concessi ai soggetti privati che evidenziano che la percentuale dei rientri è comunque elevata, a differenza delle insolvenze dei mutui ex art. 14 legge 108/96 concessi ai soggetti esercenti attività economiche di tipo imprenditoriale, secondo i dati pubblici relativi a questa esperienza. Questo avviene soprattutto e anche in considerazione della continua opera di accompagnamento dei tanti volontari delle Fondazioni in favore delle famiglie sovraindebitate che vengono seguite sia nella fase dell ascolto, sia nella fase tecnica della elaborazione del piano di intervento finanziario per il risanamento dell economia familiare, sia nell ultima fase, quella di esecuzione del piano. Nell ottica sopra delineata, la legislazione premiale antiusura estesa anche alle famiglie usurate - con la garanzia di un competente tutoraggio - non costituirebbe una misura puramente socio-assistenziale, ma uno strumento, oltre che di solidarietà, di effettivo contrasto al fenomeno dell usura. Tali considerazioni dovrebbero, da sole, motivare le Istituzioni a scelte innovative e dirompenti anche e soprattutto nel presente momento storico, segnato da una crisi economica senza precedenti (sono oltre tre milioni le famiglie a rischio di usura e circa 900 mila le persone usurate) e nel quale il ricorso al debito usurario per la contemporanea difficoltà di accesso al credito legale è, purtroppo, più concreto e attuale. Abbiamo ampiamente espresso e motivato le nostre proposte di modifica normativa sia in incontri con i membri del Governo Berlusconi, sia con i membri dell attuale Governo e sia alla Commissione Parlamentare Antimafia e alle Commissioni Giustizia del 4

5 Senato e della Camera nell ambito del disegno di legge riguardante Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento, supportati dal citato parere sui profili di costituzionalità a firma di autorevoli docenti di diritto costituzionale. La legge è stata approvata ma purtroppo nulla è stato fatto sul fronte dell ampliamento della platea dei beneficiari del mutuo ex lege 108/96; nessuna risposta viene ancora data alle famiglie che hanno avuto il coraggio di testimoniare, denunciando i loro usurai. Concludo augurando a tutti i convegnisti un proficuo lavoro: un lavoro che la Consulta Nazionale Antiusura apprezza perché anche questa esperienza è il frutto di una strategia che testimonia il lavoro in rete che tutte le Fondazioni Antiusura in Italia vanno realizzando da anni, dando vita ad una nuova cultura: di attenzione concreta alle persone e alle famiglie. Ci sarà sull argomento trattato una risposta dall attuale Governo? Mi auguro di si! Noi, che siamo affacciati sempre alla finestra della speranza, vogliamo e dobbiamo crederlo operando perché ciò che viene chiesto anche in ossequio ai dettami costituzionali, trovi riscontro sul fronte operativo e legislativo. Intanto raccogliamo la notizia su un altro argomento sul quale lavoriamo in trincea e che merita attenzione: l azzardo. È dei giorni scorsi la notizia che è in arrivo un decreto contro l azzardo, secondo un affermazione del Ministro della Sanità, Balduzzi. Speriamo non ci deluda, sapendo che su 15 milioni di giocatori il 20% è a rischio di dipendenza e che nel 2010 sono stati spesi per il gioco d azzardo dagli italiani quasi 80 miliardi di euro. Ma questo è un altro argomento sul quale il mondo politico-istituzionale deve interrogarsi ascoltando le voci di chi opera a contatto con le persone che sono vittime di questo malessere alimentato dalla pubblicità ingannevole che continua a generare conseguenze disastrose sull economia, sulle famiglie e sulle persone, fino al suicidio. È meglio non gridare allo scandalo quando ciò accade: sarebbe meglio prevenire, migliorando i tanti messaggi delle persone di buona volontà : tali sono i volontari delle nostre Fondazioni che parlano poco ma operano molto. Grazie per l ascolto e buon lavoro a tutti. Il Segretario Nazionale Mons. Alberto D Urso 5

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