Sw Dhyan Nirman Yoga & Massage Trainer Dispensa non in vendita.
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- Gennara Grasso
- 5 anni fa
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1 Sw Dhyan Nirman Yoga & Massage Trainer Dispensa non in vendita. II lezione - I anno Corso Insegnanti Hatha Yoga. Come respirare: Durante tutta la pratica dello yoga bisogna assolutamente respirare con il naso sia durante l'inspirazione che durante l'espirazione per due motivi: il primo è quello fisiologico; quando inspiriamo con il naso inmmettiamo aria fresca e secca. Quest'aria viene riscaldata e umidificata dalle narici e dal setto nasale. In questo modo arriva nella trachea e nei bronchi con la corretta umidità e temperatura, oltre ad essere filtrata dai peli che si trovano nelle narici e nel setto nasale, non danneggiando così gli organi addetti alla respirazione. Durante l'espirazione l'aria riscaldata e umidificata dai polmoni, passando nuovamente dalle narici e dal setto nasale, preparerà nuovamente tutto il percorso dell'aria per la prossima inspirazione. Sappiamo benissimo, però, che durante alcuni sport aerobici, durante i quali c'è bisogno di un rapporto di ossigeno di un certo tipo, è bene respirare con la bocca. Questo ci dice che non è del tutto sbagliato respirare con la bocca, ma qui iniziamo a parlare di prana ed energia e del secondo motivo per cui si respira con il naso. Il secondo motivo è quello dell'energia. Infatti all'interno del setto nasale ci sono migliaia di cellule e ricettori nervosi che servono a percepire gli odori. Saranno proprio questi ricettori che potranno assorbire il prana dell'universo permettendo poi al complesso percorso di nadi (le nadi sono i circuiti energetici che avvolgono e nutrono tutto il nostro corpo) di convogliare questo prana in ogni distretto del corpo. In questo modo quando la pratica sarà avanzata e la respirazione corretta, ogni movimento, dinamismo, mobilità, pensiero e immaginazione saranno nutriti dalla prana e non dalla forza muscolare. Vedremo anche che sarà il respiro a comandare tutti i movimenti del corpo. Bisognerà infatti sincronizzare ogni movimento con l'atto di inspirazione o di espirazione seguendo le seguenti regole: ogni volta che si inspira ogni articolazione tenderà ad aprirsi e i muscoli a contrarsi (tranne in alcuni movimenti che si vedranno volta per volta, ma che avranno comunque una logica ben precisa). Ogni volta che si espira ogni articolazione tenderà a chiudersi e i muscoli ad allungarsi e rilassarsi (tranne in alcuni movimenti che si vedranno volta per volta, ma che avranno comunque la logica ben precisa).
2 Fase statica e fase dinamica: Durante la pratica e insegnamento useremo come standard prima una fase dinamica, poi la fase statica del asana. Fase dinamica: la fase dinamica prevede che ogni asana venga effettuata in modo continuo e in perfetto sincronismo con il respiro. Ad esempio inspirando sollevo le braccia ed espirando le abbasso. Effettuo una piccola pausa e poi ripeto il movimento dalle tre alle cinque volte. Fase statica: la fase statica prevede che ogni asana, dopo avere effettuato la fase dinamica, venga mantenuta a lungo (dai 10 ai 30 secondi) respirando. Ad esempio dopo avere portato le braccia in alto inspirando, le mantengo in posizione per il tempo necessario e intanto respiro con il naso profondamente. È bene effettuare queste due fasi per due motivi: nella fase dinamica sarà la consapevolezza delle sinergie dei muscoli a farci prendere l asana. Quindi è tutto l'insieme della muscolatura che viene stimolata per raggiungere la posizione. Ci saranno per ogni asana moltissimi aspetti e regole da rispettare, imparando così ad avere consapevolezza del proprio corpo durante i dinamismi. La asana dinamica si può dire che diventa anche una meditazione dinamica. La pausa fra una fase dinamica e l'altra dovrà essere di pochi secondi tre o quattro, il tempo di un paio di respiri. Durante una fase dinamica e l'altra non bisogna permettere alla mente di divagare in pensieri inutili, ma bisogna volontariamente condurre la mente stessa a contatto di ogni parte del corpo cercando di prendere consapevolezza di eventuali messaggi che il corpo stesso ci vuole dare. Si può ascoltare una tensione, il respiro, il cuore, sensazioni o emozioni particolari, ma non si permetterà mai alla mente di pensare ad esempio a cosa devo fare dopo la lezione o domani o a qualche problema che ci assilla in particolare. Se questa pausa fosse più lunga i messaggi che il corpo ci dà potrebbero essere elaborati in modo sbagliato dalla mente stessa. E la prima sensazione è quella che conta e sulla quale bisogna identificarsi. La fase statica invece ci aiuta a prendere consapevolezza del corpo durante l'immobilità ed è in questa fase che si hanno i maggiori benefici che la pratica yogica può donare. Finite le fasi dinamiche, prima di effettuare la fase statica, la pausa sarà più lunga, sempre comunque qualche secondo (cinque o 10 secondi). Durante questa pausa personalmente consiglio di immaginarsi già nell asana finale. Incoraggiando ed educando l'allievo fin dalla prima lezione ad avere questo atteggiamento durante la pratica, si mette in atto non solo l'aspetto fisico e fisiologico del corpo, ma anche quello energetico, mentale e in un certo senso l'aspetto emozionale. La pratica è dunque completa in dall'inizio: asana, pranayama, ascolto del corpo e immaginazione. Ujjai pranayama. Anche se ai vostri allievi inizierete ad insegnare il pranayama dalle basi e dalle pratiche più semplici, voi dovrete respirare in ujjai mentre dimostrate le asana. In questo modo farete a ascoltare il respiro nel migliore dei modi potendo così far capire l'importanza della respirazione fin dalla prima lezione. La pratica del ujjai consiste in questo: l'epiglottide è una valvola che permette di chiudere la trachea quando si ingoia un boccone, non permettendogli così di entrare nel canale della respirazione, ma andando nell'esofago direttamente.
3 Se noi riusciamo a chiudere leggermente l'epiglottide durante la respirazione accadrà che l'immissione e l'uscita dell'aria verranno ridotte, come se chiudessimo una valvola. Questa azione farà sì che si emetta un suono, che è quello tipico del respiro profondo, più o meno udibile dall'esterno. Noi dovremo fare in modo di farlo sentire a tutta la classe. Chiaramente questo ujjai non ha come scopo principale quello sopra descritto, ma altre finalità molto più importanti delle quali parleremo meglio durante le prossime elezioni. Durante queste prime lezioni oltre ad insegnamenti teorici ci sarà moltissima pratica, durante la quale studieremo, praticheremo, proveremo le varie asana in tutti i loro aspetti: in questo primo anno le affronteremo in modo grossolano, il prossimo anno oltre ad aggiungerne altre, riprenderemo quelle viste quest'anno migliorandone la conoscenza e approfondendo tutti gli aspetti sia dello yoga sia a livello fisiologico, anatomico e patologico. Si può dire che quest'anno sarà un lavoro grossolano, il prossimo anno sarà un lavoro più fine e accurato, quando ormai conoscerete bene tutte le asana e avrete più consapevolezza dei vostri corpi. Ogni volta darò a tutti voi una serie di lezioni. Queste lezioni partono dalla più semplice incrementando volta per volta le asana e le difficoltà. Sono lezioni che potrete poi proporre ai vostri allievi quando insegnerete. Saranno 36 lezioni da distribuire nell'arco di due o tre anni accademici, seguendo quindi i vostri allievi dall'inizio sino ad un livello di consapevolezza abbastanza avanzato. Con il passare degli anni e in base alla vostra volontà di apprendimento potrete migliorare le vostre conoscenze imparando a elaborare una lezione di yoga in base alle reali esigenze dei vostri allievi o della classe che avrete davanti. Fin dalla prima lezione vi chiederò provare a "insegnare" ad una vostra ipotetica classe una delle asana viste durante la lezione. Dovrete infatti praticare ogni asana, movimento di riscaldamento o respiro cercando di spiegare a voce alta tutti passaggi che state facendo, proprio come se aveste dei vostri allievi davanti. Come ho già spiegato dovete imparare ad Insegnare, oltre che a saper prendere le asana nel migliore dei modi. Questo per abituarvi fin da subito ad insegnare. La difficoltà infatti sta proprio nel trasmettere le proprie conoscenze agli allievi. Bisogna avere un certo ritmo non bisogna annoiare bisogna guardare gli allievi notando se si stanno annoiando e quindi, magari, cambiare il ritmo La voce deve essere forte e chiara bisogna imparare a parlare mentre si pratica bisogna imparare a far sentire il respiro in sincronia con il movimento, mentre si parla bisogna imparare ad osservare tutti gli allievi e vedere se stanno facendo degli errori, di conseguenza correggere. Bisogna guardare negli occhi i allievi quando si corregge bisogna toccare l'allievo nella parte del corpo dove egli dovrà portare la propria consapevolezza
4 PAWANAMUKTASANA II Vedremo oggi anche la serie di Pawanmuktasana II. Questa serie, che segue dalla precedente, serve a irrobustire il corpo per effettuare le asana più complesse, come shirshasana. Infatti nelle asana più avanzate bisogna avere una zona addominale e lombare molto forte ed elastica, per supportare tutto il resto del corpo. Questa zona è infatti la zona centrale da cui si espandono tutti i movimenti. Inoltre con questa serie di esercizi si inizia a stimolare moltissimo Shakti Prana che verrà stimolata poi direttamente con la serie delle Shakti Bandha che vedremo più avanti. Come sempre scaricate il video e con gli appunti cercate di imparare alla perfezione tutta la serie. Vedremo comunque nelle lezioni pratiche future che molti movimenti delle pawanmuktasana vengono inseriti, in una sequenza assolutamente logica e ben fatta e non tutte insieme, all interno delle lezioni stesse. Questo per poter comunque stimolare ogni aspetto fisico ed energetico durante ciascuna delle proprie sedute di Yoga. La serie di Pawanmuktasana II sono ottime per rimuovere anche aria e ristagni nell intestino migliorandone così il suo funzionamento, alleviando stitichezza o cattiva digestione. Ogni movimento dovrà essere ripetuto 10 volte in modo molto lento e armonioso seguendo il respiro: Ad esempio la gamba sale inspirando e scende espirando senza toccare terra. Più il respiro sarà lento e più il movimento sarà lento di conseguenza. Ricordate: è il respiro che guida i movimenti e non il contrario!!! Di seguito la tabella dei vari movimenti nel corretto ordine. Per i dettagli vedere il video. Sollevare le gambe assieme Sollevare gambe una alla volta Padotthanasana Sollevare gambe assieme con tre step Rotazione anca nei due versi Padachakrasana Pedalata a gamba singola Pada Sanchalanasana Pedalata a gambe alterne e poi assieme
5 Pawanmuktasana Singola Pawanmuktasana Rollare lateralmente Jhulana Lurhakanasana Dondolo Jhulana Lurhakanasana Supta udarakashasana Shava Udarakarshasana Naukasana Compito per le prossime due settimane: Scaricate i riscaldamenti 3 e 4 e il video della serie delle Pawanmuktadana II. Imparateli alla perfezione ripetendoli più volte. Mentre li praticate respirate in Ujjai Pranayama, emettendo quindi il suono dalla gola sia in inspirazione che durante l espirazione. Quando li saprete, mentre li praticate, parlate come se doveste farli fare ai vostri allievi. La pratica dovrà essere fluente e regolare, dovrete quindi fare in modo che le vostre spiegazioni non interrompano il flusso armonioso dei movimenti, esattamente come li vedete nei video. Roberto Boschini Sw Dhyan Nirman Massage & Yoga Trainer Via P. Gaona, 22 Martina Franca (TA) Cell P.I Attività professionale di cui la Legge 14 gennaio 2013, N 4 Iscritto al Registro Nazionale SIAF - PU1110T-OP
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