PROVINCIA DI VITERBO Assessorato Ambiente Servizio Energia Gestione Ambientale Verificata N. Registro I
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1 PROVINCIA DI VITERBO Assessorato Ambiente Servizio Energia Gestione Ambientale Verificata N. Registro I (Allegato alla deliberazione del Consiglio Provinciale del 06 / 02 / 2008, n. ) Linee guida in materia di produzione di energia elettrica in cogenerazione da biomasse Indirizzi per la formazione del parere provinciale nell ambito dell Autorizzazione ex art. 12 del D.Lgs. 387/03
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3 Sommario 1. Premesse 2. Ambito di applicazione 3. Definizioni e principali riferimenti normativi nazionali,regionali e provinciali 4. Promozione e sviluppo dell utilizzo energetico delle biomasse 5. Criteri di localizzazione e caratteristiche degli impianti Allegato A Emissioni in atmosfera 3
4 1. PREMESSE Il Decreto Legislativo n. 112/98 ha trasferito alle Province importanti funzioni in campo energetico. In particolare, le Province provvedono, anche ai sensi delle LL.RR 18 del 23 Nov 2006 : - all attuazione del Piano Regionale Energetico-Ambientale (PEAR), osservando le linee di indirizzo e di coordinamento dallo stesso previste; - alla redazione e l adozione dei programmi di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, allo scopo di promuovere una corretta gestione delle risorse energetiche locali; - al rilascio dell autorizzazione alla costruzione ed all esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica di potenza inferiore a 300 MW termici. Secondo le indicazioni fornite dalla Regione Lazio in applicazione della LLRR 18/2006, le Province provvedono inoltre al rilascio dell autorizzazione unica ex art. 12 del D.Lgs. 387/03 per la costruzione e l esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, nonché delle opere connesse e delle infrastrutture indispensabili agli impianti stessi. Il decreto 387/03, attraverso una serie di incentivi e norme per la semplificazione delle procedure autorizzative, promuove un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili alla produzione di elettricità nel relativo mercato italiano e comunitario. Queste condizioni favorevoli hanno indotto il mercato ad aumentare considerevolmente le richieste di realizzazione di impianti che utilizzano le risorse proprie del territorio in cui vengono collocati: per la Provincia di Viterbo la maggiore richiesta riguarda attualmente gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da biomasse legnose. Questi impianti, se da un lato rispondono alla necessità di diversificare il mix energetico incrementando l uso delle fonti rinnovabili, dall altro pongono alcuni interrogativi sulla loro sostenibilità ambientale, in particolare in termini di approvvigionamento della materia prima e di emissioni in atmosfera di polveri, ossidi di azoto, monossido di carbonio e microinquinanti. Le presenti linee guida sono finalizzate a fornire primi indirizzi agli uffici provinciali per l espressione dei pareri di competenza nell ambito della Conferenza di Servizi di cui all art. 12 del D.Lgs. 387/03. Al proposito la Provincia di Viterbo: - definisce i criteri tecnici e i parametri ambientali al fine di assicurare la salvaguardia dell ambiente ed il corretto insediamento degli impianti sul territorio; - definisce, attraverso la redazione di studi specifici, le specie vegetali che meglio si prestano nei diversi agroecosistemi presenti nella nostra provincia alla produzione di biomassa a fini energetici, anche in considerazione delle limitazioni imposte dai diversi fattori naturali di produzione, in primo luogo di acqua; - favorisce, fatto salvo quanto sopra, il perseguimento degli obiettivi comunitari e nazionali di sviluppo delle fonti rinnovabili, nel rispetto del principio di priorità di dispacciamento dell energia prodotta da tali fonti e della sicurezza del sistema elettrico; - promuove gli impianti per i quali sia dimostrata la disponibilità di risorse locali, anche attraverso la creazione di apposite filiere, orientando le scelte verso forme di utilizzo che realizzino le migliori convenienze economiche per le imprese agricole, nel rispetto della sostenibilità economica, ambientale e sociale; - promuove l uso produttivo, per fini civili o industriali, del calore residuo associato alla produzione di energia elettrica. - riconosce la necessità di valorizzare per quanto possibile le biomasse nel ciclo naturale agricolo, visto il quadro complessivo di graduale e costante impoverimento della fertilità naturale del suolo; - promuove tutte quelle iniziative che, ferme restando le condizioni di sostenibilità ambientale, favoriscono la maggior ricaduta economica positiva, derivante dal riconoscimento dei certificati verdi, sul sistema delle aziende agricole. Si ritiene che tale proposito possa essere raggiunto solo se gli agricoltori, già produttori di materia prima, divengono anche produttori di energia, gestendo direttamente, in forma singola o associata (ad esempio tramite cooperative o consorzi), l intera filiera di produzione energetica. - rimuove quelle pratiche di distruzione in campo delle potature e degli scarti di lavorazione agricola che rappresentano per la loro distribuzione sul territorio una potenzialità di inquinamento del territorio e dell ambiente perché effettuate in condizioni non controllate. La promozione di 4
5 intere filiere di raccolta, economicamente convenienti, possono contribuire nei distretti agroenergetici alla definizione della potenza di impianto a biomasse in filiera corta. -tutela e valorizza nel quadro generale della sostenibilità i beni locali e le produzioni protette e di origine controllata (maggiormente delle filiere dell olivicoltura, della viticoltura,della castanicoltura e nocciolicoltura) attraverso anche la verifica della autosufficienza energetica a partire dalla vocazione agricola del territorio viterbese e dell uso delle risorse prodotte localmente in chiave endogena. I contenuti delle linee guida saranno verificati annualmente al fine di valutarne l efficacia e la coerenza rispetto all evoluzione del quadro tecnico, normativo ed ambientale. In ogni caso, le linee guida costituiranno parte integrante del futuro Piano Energetico Provinciale. 2. AMBITO DI APPLICAZIONE Le presenti linee guida si applicano agli impianti di produzione di energia elettrica alimentati dalle biomasse di cui par. 3.1, lett. c), per i quali è previsto il rilascio dell autorizzazione unica ex art. 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 e non si applicano agli impianti di cui alla tabella A aggiunta dal comma 161 dell art. 2 della L n. 244 (modifica DLg. 387/03). Tabella A Fonte Soglie 1 Eolica 2 Solare fotovoltaica 3 Idraulica 4 Biomasse 5 Gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas * tabella A comma 161 art.2 L. 244/07 60 kwe 20 kwe 100 kwe 200 kwe 250 kwe Gli indirizzi contenuti nel presente documento si applicano anche alle centrali ibride, così come definite al par. 3, inclusi gli impianti in co-combustione, di potenza termica inferiore a 300 MW, qualora il produttore fornisca documentazione atta a dimostrare che la producibilità imputabile di cui all art. 2, comma 1, lettera g), del D.Lgs. 387/03, sia superiore al 50% della producibilità complessiva di energia elettrica della centrale per il quinquennio successivo alla data prevista di entrata in esercizio dell impianto. Ai sensi dell articolo 12, comma 5, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, per la costruzione e l esercizio di impianti per i quali non è necessaria alcuna autorizzazione, nulla osta, parere o altri atti di assenso comunque denominati, non si dà luogo al procedimento unico previsto dallo stesso decreto. Le presenti linee guida non si applicano agli impianti per la conversione energetica dei combustibili di cui al Par. 3, lett. d). 3. DEFINIZIONI E PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI 3.1 Definizioni Ai fini della corretta applicazione delle presenti linee guida si assumono le seguenti definizioni: a) fonti energetiche rinnovabili o fonti rinnovabili: le fonti energetiche rinnovabili non fossili, quali la fonte eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica, le biomasse, il gas di discarica, i gas residuati dai processi di depurazione ed il biogas, l idrogeno e il syngas prodotti dai processi di scomposizione molecolare nella gassificazione a zero inquinamento; b) biomassa: la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall'agricoltura e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani; c) biomassa legnosa combustibile e biofuel: - materiale vegetale prodotto da coltivazioni dedicate; - materiale vegetale prodotto da trattamento esclusivamente meccanico di coltivazioni agricole non dedicate; 5
6 - materiale vegetale prodotto da intereventi selviculturali, da manutenzioni forestali e da potatura; - materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica del legno vergine e costituito da cortecce, segatura, trucioli, refili, chips e tondelli di legno vergine, granulati e cascami di legno vergine, granulati e cascami di sughero vergine, tondelli, non contaminati da inquinanti; - materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di prodotti agricoli; d) rifiuto: qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell Allegato A alla parte quarta del D.Lgs. 152/06 e di cui il detentore si disfi o abbia l obbligo di disfarsi. e) centrali ibride: centrali che producono energia elettrica utilizzando sia fonti non rinnovabili, sia fonti rinnovabili, ivi inclusi gli impianti di co-combustione, vale a dire gli impianti che producono energia elettrica mediante combustione di fonti non rinnovabili e di fonti rinnovabili; - centrali che producono energia elettrica utilizzando diverse fonti rinnovabili integrabili in un unico impianto (p.e. Biomasse e solare a concentrazione parabolica lineare) f) La Generazione Distribuita (GD) di energia consiste nel sistema di produzione dell energia elettrica composto da unità di produzione con taglia di potenza medio piccola ( da qualche decina/centinaio di kw a qualche MW) che alimentano carichi elettrici e termici dislocati per lo più nella prossimità del sito di produzione in assetto cogenerativo e normalmente sono collegate alla rete elettrica di distribuzione. Gli impianti di generazione elettrica con potenza nominale minore di 10 MWe vengono definiti di Generazione Distribuita (GD) ( rif. Art 13,commi 3 e 4, D.L. 387/03 e comma 41 Legge 239/04). Un sottoinsieme della GD è la Microgenerazione (MG) che comprende l insieme degli impianti per la produzione di energia elettrica, anche in assetto cogenerativo, con potenza nominale non superiore a 1 MW( rif art 1 comma 85 della legge 239/04) sempre alimentati dalle fonti di cui alla lettera a); g) impianto di cogenerazione: sistema integrato che converte l energia primaria nella produzione congiunta di energia elettrica e di energia termica (calore), entrambe considerate effetti utili, conseguendo, in generale, un risparmio di energia primaria e un beneficio ambientale rispetto alla produzione separata delle stesse quantità di energia elettrica e termica. La produzione di energia elettrica e di calore deve avvenire in modo sostanzialmente interconnesso, implicando un legame tecnico e di mutua dipendenza tra produzione elettrica e utilizzo in forma utile del calore; h) il Distretto Agro Energetico ( DAE ) come bacino di approvvigionamento della biomassa relativo alla porzione di territorio ritenuta idonea ad accogliere, per estensione territoriale ed accordo tra le amministrazioni comunali interessate, caratteristiche insediative, infrastrutturali ed agricoloforestali, la potenza totale massima in MWth utili alla definizione di uno o più impianti di produzione di energia elettrica e calore alimentati a biomasse. Ai fini di una corretta applicazione delle linee guida delle Biomasse alla realtà viterbese, si dovranno individuare i distretti DAE nel territorio della provincia Viterbo aggregando i comuni e le Comunità Montane a seconda dell estensione territoriale e/o della baricentricità dell impianto rispetto all area di approvvigionamento della biomassa. La definizione dei distretti DAE in prima approssimazione potrà tener conto degli ambiti territoriali definiti dalla provincia di Viterbo con delibera di giunta provinciale 311 del 28 Agosto 2001 e di seguito riportati. Ambito Alta Tuscia Lago di Bolsena Comune di Acquapendente Comune di Gradoli Comune di Grotte di Castro Comune di Latera 6
7 Ambito Cimini e Lago di Vico Ambito Valle del Tevere e Calanchi Ambito Industriale Viterbese Ambito Bassa Tuscia Ambito Viterbese Interno Ambito Costa e Maremma Ambito Viterbo Capoluogo Comune di Onano Comune di Procedo Comune di Valentano Comune di Bolsena Comune di Marta Comune di Montefiascone Comune di S.Lorenzo Comune di Capodimonte Comune di Canepina Comune di Capranica Comune di Caprarola Comune di Carbognano Comune di Ronciglione Comune di Soriano nel Cimino Comune di Vallerano Comune di Vignanello Comune di Vitorchiano Comune di Vetralla Comune di Bomarzo Comune di Castiglione in Teverina Comune di Celleno Comune di Civitella d Agliano Comune di Graffignano Comune di Bagnoregio Comune di Lubriano Comune di Bassano in Teverina Comune di Castel San Elia Comune di Civita Castellana Comune di Corchiano Comune di Fabbrica di Roma Comune di Faleria Comune digallese Comune di Nepi Comune di Orte Comune di Vasanello Comune di Barbarano Romano Comune di Bassano Romano Comune di Blera Comune di Monterosi Comune di Oriolo Romano Comune di Sutri Comune di Vejano Comune di Villa S. Giovanni in Tuscia Comune di Arlena di Castro Comune di Canino Comune di Cellere Comune di Farnese Comune di Ischia di Castro Comune di Piansano Comune di Tessennano Comune di Tuscanica Comune di Monteromano Comune di Montalto di Castro Comune di Tarquinia Comune di Viterbo 7
8 i) bacino di approvvigionamento della biomassa: area, riferita al singolo impianto di produzione di energia elettrica, di ricerca e reperimento della biomassa. Il bacino, a seconda dell estensione territoriale e/o della baricentricità dell impianto rispetto all area di approvvigionamento, viene definito: - ottimale, se la biomassa proviene esclusivamente dal territorio del Distretto Agro energetico dell ambito interessato dall intervento; - locale, se l area di approvvigionamento si estende per un raggio di 20 km dall impianto, privilegiando i territori della provincia e le aree servite da una buona rete stradale; - esteso, se la biomassa viene reperita - tutta o in parte - al di fuori dei bacini sopra definiti in un raggio comunque inferiore a 70 km; l) piano di approvvigionamento: documento, predisposto dal proponente dell impianto, contenente almeno le seguenti informazioni: - disponibilità in loco e modalità di approvvigionamento della biomassa, con indicazione dei bacini interessati secondo la classificazione di cui alla lettera i). In tale fase devono essere valutati i costi, i consumi e le emissioni legati al trasporto del combustibile; - presenza di eventuali habitat di cui alla direttiva 92/43/CE all interno dei bacini di approvvigionamento interessati; - eventuale utilizzo e quantificazione di fonti energetiche di origine fossile; - potere calorifico della biomassa impiegata e contenuto in acqua (%); - indicazione di coltivazione in proprio o acquisto c/o coltivazioni dedicate, ettari di superficie necessari nel caso di utilizzo di boschi o di coltivazioni ad hoc ( biofuel, SRF ecc.); - indicazione, nel caso di utilizzo di biomassa da coltivazione ad hoc, dell eventuale ricorso a pratiche irrigue, rimanendo inteso che il ricorso all irrigazione di colture finalizzate alla produzione di biomassa a fini energetici è una pratica da valutare specificamente, anche ricorrendo ad eventuali penalizzazioni nella valutazione degli impianti proposti; - valutazione delle potenziali interazioni tra le colture energetiche con le specifiche colture praticate nel bacino ottimale di approvvigionamento dichiarate DOP, DOC ecc. - modalità di preparazione delle biomasse (es. cippatura); - modalità di stoccaggio ed essiccazione (nel caso di biomasse costituite da rifiuti di lavorazione agricola, i criteri dovranno essere conformi alla normativa di settore); - copia dei contratti di approvvigionamento, coperti da garanzia fideiussoria bancaria, validi per almeno 5 anni dalla data di rilascio dell autorizzazione. Il piano ha una validità temporale di 5 anni e può essere modificato o integrato in modo non sostanziale e previo nulla osta da parte della Provincia prima della scadenza dal titolare dell autorizzazione a fronte di comprovate ed impreviste esigenze di carattere tecnico-gestionale. Prima della scadenza del piano il gestore formula alla Provincia una nuova proposta di piano o conferma il piano esistente. m) valutazione energetica: analisi quantitativa relativa al bilancio energetico dell intero ciclo dell impianto proposto. Prende in esame l energia elettrica prodotta ed immessa in rete e l energia termica utilizzata per processi esterni all impianto come energia attiva, da confrontare con l energia necessaria nelle varie fasi dei cicli necessari per alimentare l impianto composta da: Energia necessaria per le colture dedicate ( lavorazione terreni, concimazioni, irrigazioni, raccolto, trasformazione,ecc..) Energia necessaria per la raccolta dei materiali residui da lavorazioni agricole e loro trasformazione Energia per i trasporti della biomassa 8
9 3.2 Principali riferimenti normativi I principali riferimenti normativi applicabili alla materia oggetto delle presenti linee guida sono: DIRETTIVE EUROPEE Direttiva 2001/77/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 settembre 2001 Promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità Comunicazione della Commissione della Comunità Europea del 7 dicembre 2005 Piano d azione per la biomassa NORMATIVA NAZIONALE Legge 9 gennaio 1991, n. 10 Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia Decreto Ministeriale 5 febbraio 1998 Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 Decreto Legislativo 16 marzo 1999, n. 79 Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 228 Legge di orientamento e modernizzazione in agricoltura Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 "Attuazione integrale della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell elettricità Decreto Legislativo 18 febbraio 2005, n. 59 "Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell inquinamento Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia ambientale" Legge 296/2006, commi 1117,1120, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato ( Finanziaria 2007) NORMATIVA REGIONALE La regione Lazio: - si è dotata di un piano energetico regionale, in fase di revisione, come strumento per la programmazione di interventi mirati a conseguire livelli elevati di efficienza, competitività, flessibilità e sicurezza nell ambito delle azioni a sostegno del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili, in cui sono stati individuati anche il potenziale energetico da biomasse vegetali e i relativi bacini energetici ad alta vocazione colturale; - con la Legge Regionale n. 4 del 28 aprile 2006 Legge Finanziaria Regionale per l esercizio 2006 all art. 36 Disposizioni concernenti le energie intelligenti e l idrogeno. Costituzione del Consorzio Agenzia regionale per le energie intelligenti ha previsto di sostenere e favorire in particolare l uso di biocarburanti nell ambito del trasporto pubblico regionale e, attraverso specifici accordi con comuni e province, del trasporto pubblico locale, nella misura minima obbligatoria del 30 per cento del parco motori entro il 2008 e la produzione di materie prime di origine agricola come fonte per produrre energia combustibile in impianti dedicati e la riduzione dei consumi agricoli di energia di origine fossile a livello di azienda attraverso appropriate tecnologie; - con la Delibera della Giunta Regionale n. 686 del 20 ottobre 2006 Programma attuativo degli interventi relativi all energia da fonti rinnovabili, all efficienza energetica ed alla utilizzazione dell idrogeno, ai sensi dell articolo 36 della Legge Regionale del 28 aprile 2006 n. 4 - Legge Finanziaria Regionale 2006 ha previsto in particolare per le agro-energie lo stanziamento di 1 milione di euro per incentivare la diffusione e la produzione dei biocarburanti, biocombustibili e biomasse, anche attraverso l utilizzazione di materie di origine agricola; - nel PSR , che la Regione Lazio ha elaborato ed approvato e che costituirà il quadro della politica regionale di sviluppo rurale per il prossimo settennio, punta fortemente sulla 9
10 dimensione multifunzionale delle aziende agricole come elemento rilevante per lo sviluppo del settore primario ed in particolare prevedrà uno specifico pacchetto di misure destinato a sostenere le aziende e le filiere che vorranno investire per la produzione energetica a partire da biomassa di origine agricola; - nella legge regionale 27 del 28 dicembre 2006, la regione Lazio intende promuovere l acquisto di beni e servizi ecosostenibili e l utilizzo di materiali e tecnologie finalizzate al risparmio energetico e all efficienza energetica oltre le fonti rinnovabili per il raggiungimento minimo del risparmio dei consumi negli edifici pubblici pari al 20 % nel triennio rispetto ai consumi del 2006; -L.R n. 18. Delega alle province di funzioni e compiti amministrativi in materia di energia. Modifiche alla legge regionale 6 agosto 1999, n. 14 (Organizzazione delle funzioni a livello regionale e locale per la realizzazione del decentramento amministrativo) e successive modifiche. Pubblicata nel B.U. Lazio 9 dicembre 2006, n ha sottoscritto, con il Ministero dell Ambiente, un protocollo per la sperimentazione del solare termodinamico. PIANI E PROGRAMMI PROVINCIALI La Provincia di Viterbo: -si è dotata di un piano energetico provinciale Pianificazione territoriale urbanistica ai fini Energetico-Ambientali della Provincia di Viterbo deliberato nel Luglio 2002 dove sono indicati i grandi linee le potenzialità delle fonti rinnovabili; - che lo stesso piano, superato dall evoluzione normativa e legislativa in materia, sarà integrato dai Piani di Azione delle tecnologie da fonte rinnovabile e dall uso razionale ed intelligente dell energia e dalla definizione di progetti cantierabili nel breve termine; -si è dotata di un piano ambientale Dichiarazione ambientale Provincia di Viterbo Edizione 1 Giugno si è dotata di uno studio Analisi delle potenzialità dell impiego energetico delle biomasse ligno cellulosiche nel territorio della provincia di Viterbo ( pubblicato nel 2006 Enea - Provincia di Viterbo) -si è dotata di un Piano di Azione Locale del FORUM di Agenda 21 con indicate le linee di intervento in alcuni settori energetici delle fonti rinnovabili e delle energia intelligenti -ha definito le linee di priorità strategica nel settore delle energie rinnovabili approvate con delibera di G. P. n. 216 del si è impegnata mettere in campo una serie di azioni che portino alla riduzione delle emissioni climalteranti prodotte all interno del proprio territorio; - ha sottoscritto una convenzione quadro con l Università della Tuscia approvata con deliberazione G. P. n. 51 del e sottoscritta il ha determinato, con delibera 311 del 28 Agosto 2001, gli ambiti territoriali nel contesto della programmazione economica e della pianificazione territoriale. - ha approvato con Delibera di Consiglio Provinciale n. 105 del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Viterbo 10
11 4. PROMOZIONE E SVILUPPO DELL UTILIZZO ENERGETICO DELLE BIOMASSE 4.1 Generalità La biomassa, dopo l energia solare, rappresenta la più consistente e matura tra le fonti di energia rinnovabile disponibile in natura, anche se esistono molteplici difficoltà di impiego dovute all'ampiezza e all'articolazione delle fasi che costituiscono le singole filiere. La biomassa utilizzabile ai fini energetici comprende in tutti quei materiali organici che possono essere utilizzati direttamente come combustibili, ovvero trasformati in altre sostanze (combustibili solidi, liquidi o gassosi) di più facile utilizzo negli impianti di conversione. Le presenti linee guida si applicano in modo specifico alle biomasse legnose di cui al Par. 3, lett. c). La conversione della biomassa in energia può avvenire, in base alla tipologia di materiale trattato, tramite: - processi di conversione biochimica: tali processi permettono di ricavare energia per reazione chimica dovuta al contributo di enzimi, funghi e micro-organismi, che si formano nella biomassa sotto particolari condizioni. Risultano idonei alla conversione biochimica le colture acquatiche, alcuni sottoprodotti colturali (foglie e steli di barbabietola, ortive, patata, ecc.), I reflui zootecnici e alcuni scarti di lavorazione (borlande, acqua di vegetazione, ecc.), nonché la biomassa eterogenea immagazzinata nelle discariche controllate. - processi di conversione termochimica: tali processi sono basati sull'azione del calore che permette le reazioni chimiche necessarie a trasformare la materia in energia. Le biomasse più adatte a subire processi di conversione termochimica sono la legna e tutti i suoi derivati (segatura, trucioli, ecc.), i più comuni sottoprodotti colturali di tipo ligno-cellulosico (paglia di cereali, residui di potatura della vite e dei fruttiferi, ecc.) e taluni scarti di lavorazione (lolla, pula, gusci, noccioli, ecc.). processi di piroscissione o gassificazione: tali processi sono basati sulla decomposizione chimica generata esclusivamente dall'intervento di energia termica. In assenza di aria (e di ossigeno in eccesso), e quindi in ambiente riducente, la gassificazione provoca la decomposizione termochimica della materia organica. Il processo, per sua natura endotermico, provoca la scissione delle molecole complesse che costituiscono la materia prima alimentata, trasformandola in una fase gassosa in condensabile (syngas) composta principalmente da idrogeno, monossido di carbonio, azoto, anidride carbonica e secondariamente, in percentuali molto basse, da cloro, zolfo, fluoro e da metalli eventualmente presenti nelle materie prime alimentate. (Fonte: Energia da conversione di biomasse linee guida, Ministero dell Ambiente) 11
12 In Europa l'utilizzo di biomasse a scopo energetico sia come combustibili primari che come biofuel ammonta a circa 65 Mtep/anno, pari al 3-4 per cento dei consumi primari; consumi decisamente superiori alla media si riscontrano in Svezia e Finlandia (17 e 18 per cento circa) e in Austria (13 per cento), dovuti principalmente all esistente filiera produttiva del legname legata o alla produzione di cellulosa e carta o all uso come materiale da costruzione. I consumi percentuali dell'italia sono invece decisamente inferiori alla media (pari a circa il 2 per cento del fabbisogno complessivo). Si stima che un corretto sfruttamento delle biomasse sia come combustibili primari che come biofuel in Europa potrebbe offrire un potenziale pari al 10% del consumo globale di energia. N.B. Nei Paesi OCSE le rinnovabili sono solo il 5,6% Il fabbisogno energetico mondiale è cresciuto del 1,6% all anno dal 1990 al 2003 Le energie rinnovabili sono cresciute solo al ritmo del 1,8% Si ritiene opportuno evidenziare che l utilizzo di biomasse è molto più diffuso nei paesi in via di sviluppo che in quelli industrializzati. Esse rappresentano infatti il 10,53% delle fonti energetiche a livello mondiale e soltanto il 2,8% a livello dei paesi OCSE. Inoltre appare evidente dai dati degli ultimi anni che la maggior parte dei Paesi industrializzati sta affrontando le tematiche delle biomasse più nella direzione della produzione di biocombustibili che in quella della combustione tal quale, principalmente non tanto a fini di bilancio energetico quanto di riduzione dell impatto dovuto alle emissioni in atmosfera causate dall uso di combustibili fossili. N.B. La media mondiale è il 13,3% Il fabbisogno energetico OCSE è cresciuto del 1,4% all anno dal 1990 al 2003 Le energie rinnovabili OCSE sono cresciute solo al ritmo del 1,1% 12
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15 In Italia, nel 2004, il consumo complessivo di biomassa è stato di circa 3,6 Mtep1, di cui circa 0,5 Mtep riguarda il consumo di biomasse legnose per la produzione termoelettrica. Il 90% delle biomasse ad uso energetico è convertito in energia termica, il 9% in energia elettrica e l 1% vengono utilizzate come biocombustibili (biodiesel e biogas). Dal 1997 al 2005 la produzione lorda di energia elettrica da biomassa legnosa è cresciuta in modo sensibile passando dagli 0,25 TWh2 del 1997 ai 2,3 TWh del
16 Sempre nel 2005 il GSE (Gestore Servizi Elettrici) ha emesso, a favore dei produttori di energia elettrica da fonte rinnovabile o dai rifiuti ammessi, Certificati Verdi3. I certificati emessi per impianti alimentati da biomasse sono stati 6.165, pari a circa il 7% del totale. Attualmente, in Italia la potenza totale installata sugli impianti alimentati a biomassa e collegati alla rete di trasmissione nazionale è di circa 225 MWe. La maggior parte degli impianti producono in maniera combinata energia elettrica e calore; si tratta cioè di impianti cogenerativi. Il loro consumo di biomassa e assimilati è stimato intorno alle tonnellate annue. Dalla analisi del documento della Autorità dell Energia se ne deduce che complessivamente in Italia al 2004 il 72% della produzione di energia elettrica da impianti sotto i 10 MW è dovuta ad impianti alimentati da fonti rinnovabili ( di cui il 76 % da fonte idrica,eolico 3%, biomasse 4,2%, geotermia 8.6%, rifiuti 4,4%). Il 70 % degli impianti GD è di tipo cogenerativo ( elettricità + calore). Il 24 % dell energia elettrica da impianti a GD è consumata in loco, il 2% è consumata dai servizi ausiliari per la produzione, il rimanente 74% è immesso in rete. La distribuzione delle sezioni con turbine a vapore in contro pressione per la produzione combinata di energia elettrica e calore tra le varie classi di potenza nell ambito della Generazione Distribuita è: Fino a 1MW = 22%; da1 a 2 MW = 40%; da 2 a 3 MW = 21%; da 3 a 4 MW = 9%; da 4 a 5 MW= 4.5%; da 5 a 7 MW = 4%. 16
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19 Nel Lazio la produzione elettrica lorda degli impianti alimentati da fonti rinnovabili è stata, nel 2006, pari a 1526,6 GWh, corrispondente all 2,9% del totale nazionale. Di questa produzione, 1135,8 GWh derivano dalla fonte idroelettrica mentre i restanti 390,8 GWh derivano dalle altre fonti rinnovabili di cui 381 GWh dalla conversione energetica delle biomasse o rifiuti. La produzione solare, eolica o geotermica è percentualmente non rilevante. 19
20 Per l'anno 2006, il valore della domanda, pari a 5,9 TWh, è stato interamente soddisfatto dall'offerta dei privati. Il prezzo di riferimento individuato dal GSE per i certificati verdi per l'anno 2007 è stato pari a 137,49 /MWh (al netto dell'iva del 20%). 4.2 Disponibilità di biomassa legnosa Ad oggi non si dispone di molti studi specifici ed approfonditi sulla disponibilità di biomassa legnosa, proveniente sia da manutenzione del bosco sia dalla gestione di aree verdi, coltivazioni dedicate, frutteti, ecc., utilizzabile per la produzione di energia elettrica nella provincia di Viterbo. Sebbene non si è in possesso di dati aggiornati sulla consistenza del patrimonio boschivo, sulla entità delle utilizzazioni, sulla suddivisione in assortimenti e sul loro commercio in provincia di Viterbo, è comunque possibile fare una valutazione attendibile sia del peso del sistema boschivo provinciale che degli scarti vegetali e delle colture arboree e forestali facendo riferimento ai dati ISTAT del 5 Censimento Generale dell Agricoltura del Il potenziale energetico da biomasse vegetali nel Lazio è stato calcolato complessivamente in 336 ktep/anno ( pari a 762 kton/anno di sostanza secca). Per il patrimonio boschivo in tutto il Lazio si fa riferimento ad oggi solo a 77 kton /anno (eventualmente estendibile a 307 kton/anno con una programmazione di gestione dei boschi). La distribuzione delle aziende per classi di superficie agricola utilizzata (SAU) mostra come il settore agricolo, nel Lazio, sia tuttora caratterizzato dalla massiccia presenza di micro-aziende. Se si considerano tutte le aziende con meno di 10 ettari, la quota del numero di aziende è pari a 95,5% del totale regionale, cui corrispondono una quota del 35,8% della superficie totale e del 38,8% della SAU. Le aziende con oltre 100 ettari di SAU sono 712 e, pur rappresentando solo lo 0,3% del totale, coprono il 37,9% della superficie totale e il 31% della SAU. Continuano a prevalere largamente, nel 2000, le aziende a conduzione diretta del coltivatore (97,9% del totale), e, tra queste, quelle condotte con manodopera esclusivamente familiare. Nel Lazio la quasi totalità delle aziende con terreni ha superficie agricola utilizzata (SAU) pari al 99,3%. La forma di utilizzazione dei terreni più importante, in termini di superficie investita, è quella dei seminativi, praticata dal 55,1% delle aziende con SAU. I seminativi coprono il 48,1% della SAU e il 32,6% della superficie totale delle aziende. Rispetto al 1990, tuttavia, il numero delle aziende con seminativi è diminuito del 19,2%, molto più della variazione relativa al complesso delle aziende (-9,8%). La superficie a seminativi si è ridotta in misura minore (-16%), cosicché il suo valore medio è, seppur lievemente, aumentato da 2,85 a 2,97 ettari per azienda coltivatrice. 20
21 In base ai dati ISTAT del 5 Censimento Generale dell Agricoltura riguardanti la Regione Lazio, in parte recentemente pubblicati (22 novembre 2002) e riportati nel supplemento speciale a Tuscia Economia dalla Camera di Commercio di Viterbo (Dicembre 2005), in provincia di Viterbo predominano in maniera spiccata i seminativi con circa il 52% della superficie agricola totale, occupando la maggiore estensione in termini assoluti tra tutte le provincie del Lazio; seguono i boschi, che occupano circa il 20% e le coltivazioni legnose agrarie, con circa il 15%, ed. Il coefficiente di boscosità (% della superficie boscata sulla superficie agraria e forestale) della provincia di Viterbo è pari al 20% circa; tra i boschi del viterbese predominano largamente i cedui, mentre meno significative sono le estensioni delle fustaie e dei cedui composti. Viterbo Viterbo Var. % Lazio 1990 Lazio 2000 Var. % N Aziende agricole , ,9 Sup agricola tot. (ha) , ,1 SAU (ha) ,2 Seminativi (ha) , Colture legnose agr. (ha) , Prati perm. e pascoli (ha) Colture Boschive , Altra superficie , Fonte: Istat 2002 Come già evidenziato in precedenza, la biomassa legnosa utilizzabile per la conversione energetica può e deve essere reperita non solo dalla gestione del patrimonio boschivo ma anche da: - gestione del verde urbano; - recupero materiale vegetale agricolo coltivato e di scarto; - recupero scarti delle segherie e altre industrie del legno; - potature; - coltivazioni dedicate (es. selvicoltura a turno breve o Short Rotation Forestry); - ecc. Vengono di seguito indicate le disponibilità totali di Biomasse nella Provincia di Viterbo con i dati ricavati dall Analisi delle potenzialità dell impiego energetico delle biomasse nella provincia di Viterbo ( Doc ENEA Prov.Viterbo 2006) : Biomassa di origine forestale media annua 112 kton/anno ( sostanza secca). Scarti agricoli colture erbacee media annua circa 55 kton/anno Scarti agricoli colture arboree media annua circa 48 kton/anno SanseVergini/Vinacce/Noccioleti 18 kton/anno Il totale delle disponibilità teoriche e reali sono 233 kton/anno ( sostanza secca) Contributo medio di disponibilità per tipo di colture sugli scarti di colture nella provincia di Viterbo: Frumento 25% Mais 14% Vite 8% Olivo 15% Nocciolo 34 % Altro 4% E importante rilevare che l utilizzo del suddetto materiale per la produzione di energia elettrica può entrare in competizione con usi alternativi della risorsa, già presenti e radicati sul territorio provinciale, quali ad esempio l utilizzo della biomassa per il riscaldamento civile, l industria del legno, il conferimento agli impianti di compostaggio, ecc. 21
22 Al fine di garantire un corretto utilizzo delle risorse è necessario procedere al monitoraggio delle fonti di biomassa presenti sul territorio. Tale azione è di fondamentale importanza per le scelte pianificatorie in quanto la piena conoscenza della quantità e qualità delle fonti e loro dislocazione sul territorio può permettere una programmazione consapevole e attendibile. In via preliminare utilizzando i dati messi a disposizione dall ISTAT sulle superfici coltivate a vario titolo nella provincia di Viterbo e incrociandoli con i dati di ENEA Analisi delle potenzialità dell impiego energetico di biomasse ligno cellulosiche nel territorio della Provincia di Viterbo si è potuto ottenere una quantificazione delle disponibilità reali, comune per comune nella provincia di Viterbo, delle biomasse prodotte realmente sul territorio e potenzialmente disponibili. I dati dei distretti Agro Energetici, coincidenti con gli ambiti territoriali riferiti nel sono riportati nelle tabelle 1, 2, 3, 4. I dati preliminari ottenuti confermano che si è in presenza di disponibilità totali di biomasse abbastanza distribuiti sul territorio della provincia di Viterbo e nei distretti agroenergetici ottenuti dalla sovrapposizione agli ambiti territoriali esistenti. Infatti con esclusione del terzo distretto tutti gli altri si attestano su di una disponibilità di biomassa da scarti compresa tra i e i tonnellate annue con una punta massima di circa ton/anno nel secondo distretto, comunque limitrofo al terzo. 22
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