LA GESTIONE INFERMIERISTICA DEL PAZIENTE DIABETICO: DAL TRIAGE ALLA DIMISSIONE 13 OTTOBRE 2018
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1 LA GESTIONE INFERMIERISTICA DEL PAZIENTE DIABETICO: DAL TRIAGE ALLA DIMISSIONE 13 OTTOBRE 2018
2 2 DICHIARO di NON aver ricevuto negli ultimi due anni compensi o finanziamenti da Aziende Farmaceutiche e/o Diagnostiche Dichiaro altresì il mio impegno ad astenersi, nell ambito dell evento, dal nominare, in qualsivoglia modo o forma, aziende farmaceutiche e/o denominazione commerciale e di non fare pubblicità di qualsiasi tipo relativamente a specifici prodotti di interesse sanitario (farmaci, strumenti, dispositivi medico-chirurgici, ecc.).
3 3 A proposito di diabete Il diabete mellito di tipo 1 (T1DM) ha un esordio soprattutto in età pediatrica, anche se le nuove diagnosi nei giovani adulti sono sempre più frequenti. (SID 2017) L incidenza più elevata è nel genere maschile e ad oggi, in Italia, sono circa le persone affette dat1dm. (MINISTERO DELLLA SALUTE)
4 4 Di cosa parleremo? Valutazione al triage del paziente con segni e sintomi sospetti Inquadramento, terapia e gestione delle complicanze Monitoraggio e stabilizzazione
5 5 L arrivo del paziente Esistono due modalità di accesso al pronto soccorso per i pazienti Accesso Primario Accesso Secondario Es. dal proprio domicilio e senza sospetto diagnostico all ingresso Es. trasferimento inter-struttura con sospetto diagnostico all ingresso
6 6 La valutazione all arrivo del paziente Breve anamnesi Sintomi (poliuria, polidipsia, astenia) Valutazione alla porta (ABCDE) Segni (tachicardia) Condizioni generali
7 7 Il triage Infermieristico
8 8 Rischio di chetoacidosi Si stima che circa bambini di età inferiore ai 15 anni sviluppino il diabete tipo 1 ogni anno nel mondo e fino all 80% di loro possono esordire con una DKA (SIEDP 2015)
9 9 Diagnosi di chetoacidosi diabetica HCO3 < 15 mmol/l La chetoacidosi diabetica rappresenta un grave stato di scompenso metabolico ed elettrolitico, ed è la causa principale di morbilità e mortalità nei bambini con diabete mellito di tipo 1. ph < 7,3 GLICEMIA > 200 mg/dl (Wolfsdorf, et al. 2014)
10 10 Paziente stabile o instabile?
11 11 Protocollo per la gestione del paziente diabetico o Monitorare i parametri vitali (monitor a permanenza) e lo stato di coscienza (GCS); o Valutare il grado di disidratazione; o Posizionare sempre 2 accessi venosi; o Eseguire prelievo per emogasanalisi, glicemia, azotemia, creatininemia, emocromo, PCR, protidemia, elettroliti, chetonemia, esame urine; o Appena possibile rilevare il peso del paziente; o Iniziare un bilancio idrico; o Eseguire sempre un ECG per escludere la presenza di aritmie di base (utile per controllo post infusione di potassio). (SIEDP 2015)
12 12 Terapia Nelle prime 2 ore, deve essere infusa esclusivamente soluzione fisiologica a 5-7 ml/kg/h (massimo 300 ml/h). L obiettivo non è correggere l iperglicemia, ma ristabilire l equilibrio metabolico. Più la chetoacidosi è severa, più deve essere lento il riequilibrio.
13 13 Monitoraggio durante la terapia Ogni ora: glicemia, GCS Ogni 2 ore: elettroliti, chetonemia Ogni 4 ore: EAB Ogni 6 ore: emocromo, azotemia (SIEDP 2015) Importante è non limitare il monitoraggio al semplice valore, ma vedere se vi è un evoluzione continua del quadro clinico
14 14 Dimissione dal PS UO DEA TERAPIA INTENSIVA
15 15 Non dimentichiamoci dei genitori! Mantenere un ascolto attivo Rispondere in modo chiaro alle domande Adottare un approccio empatico Farli partecipi di tutto il percorso diagnostico-terapeutico
16 16 Take-Home messages Al triage adottare sempre un pensiero critico per ogni paziente valutando attentamente segni e sintomi sospetti Non sottovalutare le parole dei genitori riguardo il comportamento del proprio figlio Monitorare continuamente il paziente e ricercare eventuali segni di deterioramento neurologico
17 GRAZIE
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