Violenza assistita come trauma infantile Riferimenti teorici

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1 PERCORSI DISTINTI E PARALLELI NEI PROCEDIMENTI CIVILI E PENALI GdL Violenza nelle Relazioni Intime GdL Psicologia Forense Violenza assistita come trauma infantile Riferimenti teorici

2 «Sono un bambino da battaglia senza scudo e senza armi» Matteo, 5 anni Il trauma per un bambino è come un aggressione in piena notte: la persona che dorme tranquilla è del tutto impreparata e non può difendersi dal pericolo (S. Ferenczi, Diario Clinico, 1932)

3 La relazione intima in cui si esprime la violenza NON è paragonabile ad un conflitto di coppia Lo scontro è alla pari; Nel conflitto Non ci sono ruoli rigidi che perdurano nel tempo; La violenza può essere presente ed elevata tanto da condurre a reati criminosi ma circoscritta ed episodica (fatti di cronaca). Nella IPV Lo scontro NON è alla pari, uno dei due partner esercita il potere sull altro; I due attori della scena sono la vittima ed il maltrattante. I ruoli sono rigidi e non vengono mai invertiti; Nella coppia si alternano periodi di quiete a periodi in cui esplode la violenza; La violenza può condurre a reati criminosi; Il maltrattante ha nella maggior parte dei casi - una psicopatologia diagnosticabile.

4 Come può sopravvivere un bambino che cresce in un contesto relazionale connotato da IPV?

5 L uomo è un mammifero. Lo sviluppo del bambino Per sopravvivere dopo la nascita e diventare un individuo autonomo, ha bisogno di uno profondo legame con il suo caregiver. Altri mammiferi nascono sprovvisti dei requisiti necessari per la sopravvivenza ma nell arco di un anno compiono il processo di maturazione e sono in grado di procreare.

6 E la famiglia che deve adattarsi al bambino e non viceversa Ferenczi (1927) Nell essere umano, a prescindere dalle culture, il processo maturativo si conclude intorno ai 10 anni. Per tutti questi anni il bambino crea un legame di dipendenza con coloro che lo allevano e lo accudiscono (inizialmente la madre); da loro si dovrebbe sentire protetto e rassicurato e loro, dovrebbero tutelarlo dai pericoli del mondo esterno.

7 S. Ferenczi (1932) spiega cosa sia per il bambino la tenerezza. La descrive come una specifica attività di accudimento primario della madre, rappresentata da quei momenti in cui il bambino viene ascoltato e riconosciuto. D. Winnicott (1974): durante tutto il periodo successivo alla nascita, una madre sufficientemente buona sarà in grado di fungere da contenitore delle angosce del bambino. Attraverso questa condizione, la madre permetterà al figlio di interpretare il mondo esterno evitando di esporlo a stimolazioni ambientali eccessive che il piccolo non sarebbe in grado di gestire. J. Bowlby (1988): Il bambino, nei primi mesi di vita, non riceve solo il nutrimento dalla madre, riceve anche protezione, calore, affetto. La madre diventa per lui una base sicura.

8 CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DELLA VIOLENZA ASSISTITA Più il bambino sarà piccolo e bisognoso di cure e di attenzioni da parte delle figure di riferimento, più saranno gravi le conseguenze psichiche che subirà nel caso in cui dovesse assistere alla violenza perché non sarà in grado di comprendere i diversi sentimenti e stati d animo che affollano la sua mente. Da un lato infatti noterà un genitore amato che diviene fragile e oggetto di aggressione, mentre l altro genitore altrettanto amato, sarà sentito come maltrattante e persecutore.

9 Per S. Ferenczi, l ambiente che accoglie il bambino segna e forma in modo prioritario e fondamentale (Borgogno, 1999) la nascita psicologica dell individuo. Se il bambino assiste alla violenza quando non ha ancora imparato a distinguere il Sé dall altro, si sentirà lui stesso oggetto della violenza confondendo ciò che capita al genitore/vittima e ciò capita a se stesso.

10 Quando successivamente imparerà a discriminare, l altra contraddizione intollerabile sarà quella legata alla confusione di avere un legame affettivo con entrambi i genitori sìa con la vittima che con il maltrattante.

11 In che modo quindi il bambino potrà salvarsi dal trauma subito? - Meccanismi di difesa necessari a controllare l angoscia: - Identificazione con l aggressore. - Scissione: Da un lato il bambino regredisce e permane ad uno stadio infantile. Attraverso il diniego allontana da sè il ricordo traumatico e salva la relazione affettiva con il genitore maltrattante. Dall altro lato il bambino tende ad una adultizzazione attraverso il meccanismo che S. Ferenzi definisce progressione traumatica.

12 Identificazione con l aggressore Il bambino non sarà capace di reagire ma tenderà a sottomettersi alla volontà dell aggressore. Potrà arrivare così ad anticiparne le mosse, per minimizzare il danno ed avere maggiori possibilità di sopravvivenza. Nel tentativo di mantenere buono l'oggetto d amore, sia l evento traumatico che i suoi attori, verranno introiettati, scompariranno come realtà esterna diventando elementi intrapsichici e inconsci.

13 In questo modo si assiste ad un processo di dissociazione, caratterizzato da uno svuotamento della mente della vittima per far posto alle percezioni dell aggressore. L evento traumatico a quel punto, viene percepito dall esterno e questa condizione può portare fino a negare completamente la realtà.

14 Progressione traumatica Vien fatto di pensare ai frutti beccati dagli uccelli, che maturano più rapidamente o diventano più dolci, e così pure al precoce maturare dei frutti bacati S. Ferenczi (1932). In seguito a uno shock, un bambino potrà maturare improvvisamente in una sua parte non solo a livello emozionale, ma anche intellettuale. In questo caso il bambino si sentirà dunque costretto ad assumere competenze intellettuali ed emotive dell adulto come auto-protezione.

15 Atteggiamento del bambino nei confronti del genitore vittima Quanto sarà difficile distinguere il vissuto della vittima che subisce direttamente la violenza del partner dal vissuto del figlio che assiste alla violenza? Che tipo di relazione si strutturerà fra i due? CHI difende CHI? LA MADRE difende il figlio ma anche IL FIGLIO è portato a difendere la madre

16 CTU: Rischio di seguire stereotipi nel valutare le capacità genitoriali di due partner che hanno vissuto una IPV E STATO VIOLENTO CON IL PARTNER MA NON HA MAI TOCCATO IL BAMBINO E PUR SEMPRE IL GENITORE LA VITTIMA MANTIENE VALIDE CAPACITA GENITORIALI SE SI ALLONTANA IL MALTRATTANTE

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