INDAGINE CPAC PARROCCHIALI 2017

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1 INDAGINE CPAC PARROCCHIALI 2017 LUGLIO 2018

2 a cura di Marco Zucchelli collaboratore della Caritas Diocesana Bergamasca 0

3 L attività dei Centri di Primo Ascolto e Coinvolgimento parrocchiali nella Diocesi di Bergamo Indagine 2017 PREFAZIONE I poveri sono i primi abilitati a riconoscere la presenza di Dio e a dare testimonianza della sua vicinanza nella loro vita. Tuttavia, per superare l opprimente condizione di povertà, è necessario che essi percepiscano la presenza dei fratelli e delle sorelle che si preoccupano di loro e che, aprendo la porta del cuore e della vita, li fanno sentire amici e famigliari (II giornata mondiale dei poveri ) Papa Francesco Nel 1977 solo a distanza di due anni dalla istituzione della Caritas Diocesana, nasceva il primo Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento a Bergamo: Porta del cocci, il Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento Diocesano. È il primo servizio segno della Caritas Diocesana. Fin da subito, per fare memoria di Gesù Cristo e promuovere la testimonianza della carità nella vita delle comunità, la Caritas Diocesana cerca di promuovere servizi segno che aiutino all incontro con Gesù. L attenzione alla persona in qualsiasi situazione, l armonia tra il pensare e il comportamento quotidiano, la tenerezza nel chinarsi anche e soprattutto su chi ha perduto la dignità, sono modalità che anche oggi portano le persone a incontrare Gesù, a rimanerne colpiti, attratti, spiazzati È il tema della testimonianza della carità, con quella particolare attenzione agli esclusi, ai deboli, emarginati: nei loro confronti si sente lo stupore dell incontro, la responsabilità dell aiuto e la solidarietà. Ma per fare questo bisogna mettersi in ascolto di questi fratelli, senza ovviamente dimenticare il resto della comunità. Qui si fonda il senso del Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento: un luogo ed un tempo per ascoltare l altro: l ascolto è la prima fase del riconoscimento e di aiuto dell altro. È il desiderio di vivere una relazione con l altro. Solo in una seconda fase si costruirà una possibile risposta strutturata. Quanto belle risorse di persone; quante Parrocchie sono state gradualmente coinvolte da questa esperienza di servizio al povero. Alla fine del 2017 nella Diocesi di Bergamo sono presenti 71 Centri di Primo Ascolto e Coinvolgimento, riconosciuti dalla Caritas Diocesana (compreso quello Diocesano), che coinvolgono circa mille persone. Sono servizi segno che nel 2017 hanno avvicinato circa persone/famiglie. Nel corso di questi decenni ci si è resi conto di come sono cambiate le povertà anche nella nostra Diocesi. A volte facciamo fatica ad avere memoria dei cambiamenti sociali in atto, di come si è cercato di avvicinare persone in difficoltà nel corso degli ultimi decenni, di come sono cambiate le richieste di aiuto. Un Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento è molto di più di un servizio che pensa di risolvere i problemi semplicemente con l erogazione di un bene, di una informazione, di una prestazione. È sempre più opportuno richiamare il valore e la dignità delle persone che s incontrano e del fatto che anch esse sono portatrici di ricerca di senso per sé e per le loro famiglie. 1

4 Nel corso di questi anni il livello di competenza è decisamente aumentato. E questo è un bene anche per le nostre comunità parrocchiali che sempre di più hanno ricevuto stimoli e occasioni per moltiplicare e belle relazioni sul territorio verso non solo le persone in difficoltà ma anche con i gruppi caritativi delle comunità e con le istituzioni pubbliche. Mi piace ricordare come fin dalla prima costituzione, il Centro non è solo chiamato Centro di Ascolto, come avviene nella maggior parte della Chiesa Italiana, ma Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento. E il Primo, ascolto, aggancio del povero ma con l intenzione di accompagnarlo nel territorio, Coinvolgendo i gruppi e le istituzioni in modo che quanto a lui sarà dato non è per pura beneficenza ma per giustizia. Il report prosegue la lettura biennale dei dati che aiutano a leggere, seppure in modo ovviamente parziale, i cambiamenti della povertà e quindi i cambiamenti sociali in atto anche nella nostra terra bergamasca. Stiamo gradualmente uscendo da quella fortissima crisi socio- economica che ha trovato forme di risposta non solo di prima emergenza, anche grazie ai servizi promossi direttamente dalla Caritas Diocesana, ma anche dai diversi CPAC dislocati sul territorio. Il report mette in luce i cambiamenti in atto anche nelle povertà: stanno ritornando alla ribalta (non che fossero scomparse) forme di povertà soprattutto legata alle relazioni personali, al senso stesso della vita. Colpisce in particolare il continuo incremento di persone/famiglie italiane che si rivolgono ai CPAC, espressione evidente dell allargamento di quella forbice sociale tra chi ha e si può permettere tutto, e chi vive il tempo della vulnerabilità sociale sempre più marcata. Il report mette in luce le tante positività ma anche le fatiche di molti Centri nel cercare di essere sempre più e meglio un servizio segno per la comunità, un segno che richiama la comunità vivere pienamente la propria dimensione di fede. Non è allora solo un opera di prossimità come l ascolto del povero, ma luogo dove si annuncia la fede e si costruisce la Chiesa. I poveri non sono del Centro di Ascolto, o del gruppo caritativo ma sono della comunità cristiana: Gesù dice alla comunità cristiana: "I poveri sono sempre con voi": quel voi è la comunità cristiana e non un gruppo caritativo a cui si delega l attenzione. I poveri non sono un servizio da fare sbrigare ad un gruppo caritativo ma il tesoro prezioso che Gesù affida alla Chiesa, come affida il suo corpo: l Eucarestia. Non sempre avete me, ma avete sempre pane e poveri: mio corpo". Per questo il servizio alla mensa del povero ed alla mensa dell'altare ci mette in comunione con lo stesso Dio. Il futuro dei CPAC è allora anche quello di sapere gradualmente leggere i cambiamenti nelle povertà, restituendo alle Caritas parrocchiali e/o ai Consigli Pastorali, alcune chiavi di lettura che aiutino a comprendere i cambiamenti in atto. Per fare questo c è bisogno probabilmente di uscire dai luoghi di ascolto e vivere di più sul territorio, nell incontro con le persone in difficoltà direttamente nelle case delle persone, nella comunità. È lo sperimentare il senso della Chiesa in uscita continuamente richiamato da papa Francesco. Ho avuto la fortuna di incontrare nel mio servizio alla Caritas Diocesana tanti volontari dei CPAC del territorio che hanno cercato e continuano a svolgere questo servizio pastorale con passione e competenza. A loro un grazie di cuore ed un ricordo nella preghiera sia per il servizio offerto gratuitamente ai poveri sia perché cercano di animare la comunità ad essere sempre più solidale e fraterna. Infine una pensiero speciale ai volontari che sono defunti per i quali avrò sempre una preghiera: essi sono per me sono il volto più bello che mi fanno credere ancora nella Chiesa ed ai quali chiederò sempre di accompagnarmi sulle strade del mondo. Don Claudio Visconti Direttore Caritas Diocesana Bergamasca 2

5 INTRODUZIONE È consuetudine della Caritas Diocesana, procedere ogni due anni ad una rilevazione dell attività svolta dai singoli Centri di Primo Ascolto e Coinvolgimento (di seguito CPAC) tramite un questionario. Ciò al fine di avere uno strumento di conoscenza diretta di come la povertà si è modificata nel corso degli anni in Bergamasca. È uno degli strumenti di lettura, sicuramente parziale, come lo sono tutte le ricerche. La rilevazione non è costruita su un campione rappresentativo di persone avvicinate, ma sul totale dei dati disponibili forniti dai CPAC. Nella lettura complessiva dei risultati non emergeranno le specificità dei singoli territori (le povertà presenti nella città di Bergamo sono certamente diverse rispetto ad esempio da quelle nelle Valli). Si potranno però esaminare alcuni cambiamenti sulle tipologie di povertà presenti nella nostra Provincia. Questo report, attraverso gli incontri e i percorsi che una grande quantità di persone/famiglie hanno compiuto con i volontari dei CPAC, intende offrire una testimonianza che apre uno sguardo, anche quantitativo, sulle nostre realtà locali, nelle quali sono presenti situazioni e processi che costringono ancora tante persone in una condizione di sofferenza e fragilità. Tutto ruota attorno ad una parola che abbondantemente sarà utilizzata nelle pagine seguenti ed è il termine povertà. La povertà, oltre che un esperienza di vita è anche una categoria concettuale dentro la quale precipitano un insieme molto differenziato di dimensioni e situazioni. Non è un termine univoco ed è ampiamente logoro. Tuttavia ha il pregio di individuare sinteticamente, in un linguaggio universalmente comprensibile, ciò di cui si parla [..]. La povertà incontrata coinvolge un insieme ampio di persone e di situazioni, difficilmente categorizzabili e circoscrivibili. L esperienza ci ha indicato che più che una condizione statica, uno stato, assistiamo ad una realtà dinamica, in divenire, che assume i contorni di un vero e proprio processo 1. Ed è un processo che non è solo economico ma anche sociale e culturale, frutto di un progressivo indebolimento del livello personale/relazionale e di quello sociale/comunitario. La presenza della Chiesa cerca di contribuire a costruire quel tessuto di relazioni che struttura e irrobustisce la comunità locale rendendola più capace di includere le persone escluse e di prevenire i fenomeni di emarginazione sociale. In questo contesto si può capire la vocazione dei Centri di Primo Ascolto e Coinvolgimento: non meri erogatori di beni e servizi ma tessitori di collegamenti e di nuovi legami tra la persona e la comunità. Al termine dell anno 2017 i coordinatori dei CPAC, in stretta collaborazione con la Caritas Diocesana, hanno definito le linee guida per i CPAC della Diocesi di Bergamo. Esse saranno un riferimento importante per definire il ruolo e l attività dei CPAC. Che cosa è un CPAC nella Diocesi di Bergamo? Il riferimento iniziale è ai decreti emanati sulla scorta del 37 Sinodo della Chiesa di Bergamo. Al paragrafo 419 così si legge: In ogni parrocchia, più parrocchie insieme o in vicariato, venga costituito il centro di primo ascolto e di coinvolgimento per accogliere e ascoltare le persone in difficoltà e orientarle verso strutture ecclesiali o civili competenti a dare il servizio richiesto. È strumento prezioso per rendere visibile l'attenzione e la sollecitudine verso i poveri, ma è anche "luogo" che aiuta a osservare, a conoscere e a farsi prossimo dei poveri e che stimola i gruppi, le istituzioni e anche l'ente pubblico ad attivarsi sempre più con servizi in risposta alle povertà 2. 1 CARITAS DI MANTOVA, Ricordàti, rapporto 2016, manoscritto, pag 11 e seguenti 2 AMADEI MONS. ROBERTO, 37 Sinodo della Chiesa di Bergamo. Decreto di promulgazione, Litostampa Istituto grafico di Bergamo, 30 settembre

6 Le linee guida richiamano l identità del CPAC. Il CPAC, espressione della Caritas della Parrocchia, è: un "servizio segno", espressione della carità della comunità cristiana parrocchiale, che si propone di offrire attenzione, ascolto e risposta ai variegati bisogni del territorio; un "luogo" in cui le persone in difficoltà possono sperimentare la presenza e la condivisione della comunità cristiana attraverso l'ascolto, la relazione e la risposta al bisogno; una antenna", un punto di osservazione privilegiato, che permette alla comunità cristiana di osservare, conoscere e "condividere" i bisogni concreti delle persone in difficoltà; l "espressione" del lavoro di un gruppo di persone che vivono l'ascolto come attenzione e servizio reso ad ogni persona in difficoltà. I. L identità del CPAC Quali sono le finalità di un CPAC? Sempre le linee guida ricordano che il CPAC è un segno visibile dell impegno della Caritas parrocchiale che è al servizio della pastorale della carità. In esso la comunità cristiana attraverso l impegno di alcuni operatori rende quotidianamente visibile l attenzione e la sollecitudine per i poveri. Il CPAeC è allora: una "porta aperta" per ascoltare e dare attenzione a persone in difficoltà secondo lo spirito evangelico, attraverso un'azione costante di coinvolgimento dell'interessato, della famiglia e della realtà ecclesiale e civile per contribuire al superamento di situazioni di bisogno e al ripristino dell'autonomia del soggetto stesso; uno "strumento" per diffondere una cultura della solidarietà nei confronti: ü delle persone in difficoltà, per dar loro voce e per aiutarle ad essere protagoniste e soggetti attivi nel superamento della loro condizione di disagio e nella ricerca di se stesse; ü dei volontari e degli operatori che vi trovano uno spazio di confronto per crescere come uomini e come cristiani, nella prossimità e nel servizio ai fratelli; ü della comunità cristiana perché viva il proprio essere "comunione" in una continua tensione missionaria, percorrendo i cammini di sofferenza e di disagio delle persone, perché al di là dei bisogni che le opprimono, emerga sempre la grandezza della loro dignità; ü della comunità civile, perché si mantenga costantemente attenta alle povertà del proprio territorio, facendosene carico concretamente e impegnandosi in un cammino di corresponsabilità. Sono finalità grandi, soprattutto perché si propongono di contribuire a far crescere nella comunità cristiana uno stile di prossimità, attento alla persona, capace di valorizzare le relazioni umane. A fianco di queste sue specificità pastorali il CPAC ha anche una sua identità sociale. È una identità che lo contraddistingue dagli altri soggetti presenti sul territorio ed ha implicazioni anche sul suo modello organizzativo. Come tutte le organizzazioni, anche la identità sociale dei CPAC fa emergere quattro punti: a. le credenze di riferimento che per i volontari si identificano nella fede e quindi, come abbiamo già visto, in un servizio che è espressione dell amore di Gesù per gli uomini, per i poveri in particolare. Come vedremo in seguito a proposito dei volontari, questo non vuol dire che i non credenti non possono vivere l esperienza di questo servizio di gratuità e solidarietà. Ma l identità del CPAC si radica in una scelta di fede proposta dalla Chiesa. b. È una identità che nasce anche da specifiche competenze, non solo di umanità ma anche con aspetti educativi e tecnici. La quasi totalità degli operatori dei CPAC sono volontari, è il suo 4

7 elemento specifico. Si deve però ricordare come si possa essere professionali senza necessariamente essere professionisti. c. Un terzo elemento dell identità sociale è legato ai cosiddetti simboli espressivi, cioè da come viene svolto il servizio. I CPAC non sono gli unici luoghi e strumenti di ascolto sia civile che ecclesiale del territorio. L ascolto è però al centro della sua identità: l ascolto non è perdere del tempo ma prendersi del tempo per costruire relazioni, per aumentare il cosiddetto capitale sociale. L obiettivo del CPAC non è un aumento del capitale economico, dei servizi, dei beni erogati, ma è costruire relazioni, incontri, fraternità. d. E questo avviene, è il quarto punto, alla luce di valori che indentificano il CPAC e che dovrebbero diventare uno dei criteri di valutazione del lavoro svolto. Tra i valori che si potrebbero ricordare, pensiamo subito al tema della persona, al senso della vita propria e della famiglia, al ruolo della comunità, all impegno e alla corresponsabilità, al gesto e via dicendo. Da questo punto di vista il questionario non offre elementi per una valutazione sociale di tipo qualitativo. Potrebbe essere l obiettivo di un lavoro per i prossimi anni, proprio per la sua valenza non solo sociale ma anche pastorale. II. Gli obiettivi della ricerca Come nel passato, si è cercato di utilizzare una scheda molto simile alle indicazioni di Caritas Italiana, integrandola con alcune notizie più locali. Nella lettura dei dati si sono inseriti anche alcuni elementi di lettura estrapolati dal programma informatico Dati della Associazione Diakonia onlus. Come si vedrà in seguito una parte dei dati di diversi CPAC sono infatti trattati in modo informatico. Da un punto di vista metodologico, il questionario è stato compilato direttamente da ciascun CPAC. Nella compilazione essi potevano contare sull apporto tecnico della Caritas Diocesana. Si segnala come nel corso degli anni è molto migliorata la competenza tecnica necessaria per la compilazione del questionario. Ciò ha aiutato ad avere dati precisi, con un margine di errore sempre più ridotto. Hanno partecipato all indagine 67 CPAC parrocchiali sui 70 esistenti 3, pari al 96%. Per scelta sono state escluse alcune realtà di servizio che non svolgono un attività di ascolto e sono unicamente indirizzate ad un momento distributivo e/o di esclusivo segretariato sociale. L indagine ha cercato di approfondire alcuni aspetti attorno a sei aree tematiche: la diffusione territoriale, gli operatori volontari del CPAC, l organizzazione interna, i servizi offerti, la gestione economica e i rapporti con le realtà del territorio, sia ecclesiale che civile. Ovviamente questo studio aiuta a cogliere le tendenze sociali in atto solo se si integra con le altre analisi sullo stesso tema proposte da altri soggetti del territorio provinciale 4. É un campione ovviamente non rappresentativo di tutto il mondo della povertà sociale nel suo complesso: chi va al CPAC spera di ottenere risposte a certi bisogni (soprattutto primari) e non ad altri. Di solito sono persone che hanno risorse sociali e psicologiche sufficienti per avere la voglia di esplicitare la propria situazione di bisogno e condividerla con alcune persone non necessariamente operatori sociali. 3 Non hanno partecipato all indagine i CPAC di Brembate Sopra, Lurano e Terno d Isola 4 Come ad esempio gli studi trimestrali a cura della Camera di Commercio, dei Sindacati, della Università, ed anche sui report relativi all attività del fondo famiglia lavoro della Caritas Diocesana Bergamasca e più in generale del Bilancio Sociale della Caritas/Associazione Diakonia - onlus. 5

8 Oltre a contribuire ad una conoscenza più profonda di alcune povertà presenti sul territorio che si offre a tutta la comunità, il lavoro svolto vuole avere altri due obiettivi: ü per i CPAC parrocchiali essere uno dei momenti di verifica e valutazione del lavoro svolto sia in ordine alle modalità di lavoro che di programmazione sociale attivata per rispondere ai bisogni dei poveri; ü per la Caritas Diocesana un modo per capire alcuni cambiamenti sociali in atto e per restituire alla comunità ecclesiale e civile alcuni spunti di riflessione e di lettura delle nuove povertà che sempre più spesso incrociano i nostri luoghi di ascolto e che non sempre sono intercettate o intercettabili da parte delle Istituzioni pubbliche. Si rileva come l indagine sia riferita solo ai CPAC parrocchiali. Non è presa in considerazione l attività del CPAC diocesano porta dei cocci che ha già trovato una sua sintetica lettura nel Bilancio sociale della Caritas Diocesana Bergamasca Associazione Diakonia- onlus. Si ringraziano i tanti volontari dei CPAC che con passione e fatica hanno reso possibile questo report grazie alla compilazione esatta e completa dei dati richiesti. Essi, mettendosi a servizio delle persone fragili, cercano in fraternità di fare insieme un tratto della propria vita, testimoniando che c è un Dio che ama e che vuole la felicità di ogni persona. 6

9 1. DISTRIBUZIONE TERRITORIALE La stabilità e la continuità del servizio sono due elementi essenziali per un CPAC. Gli permettono infatti di assumere nel tempo un progressivo riconoscimento da tutti (dalle istituzioni pubbliche, dai servizi sociali e/o del territorio, dalle comunità ecclesiali, dalle stesse famiglie in difficoltà ). Se funzionano bene, nel tempo i CPAC sono percepiti come luoghi dove le persone possono trovare ascolto, accoglienza, orientamento e accompagnamento; luoghi considerati seri e competenti anche da parte delle istituzioni pubbliche e della stessa realtà ecclesiale. Ciò è straordinario se si considera la distanza tra risorse umane ed economiche di cui dispongono rispetto alle problematiche che avvicinano. Se non funzionano bene a lungo andare iniziano a fare fatica, a ridursi in termini di volontari e a essere sempre più percepiti unicamente come distributore di risposte, soprattutto materiali, rafforzando la dimensione di luogo per un esclusivo intervento assistenzialistico. Se poi non hanno alle spalle delle Caritas realmente funzionanti, non riescono a fare diventare le storie delle povertà incontrate, veramente un momento di condivisione per tutta la comunità: diventa difficile lavorare in un ottica di prevenzione e di solidarietà diffusa. La Caritas Diocesana non ha mai voluto dare criteri obbligatori per la creazione di un CPAC. Ha posto come indicazione che i CPAC avvicinino esclusivamente persone della propria comunità, suggerendo inoltre che sempre più i CPAC siano espressione di diverse comunità parrocchiali (inter- parrocchiali e/o Vicariali). Una indicazione non solo per razionalizzare meglio le risorse, ma soprattutto come testimonianza di comunione tra Parrocchie diverse, che sanno ritrovarsi per lavorare insieme. Nella Diocesi di Bergamo esistono CPAC che sono a servizio di Parrocchie piccole (sei Parrocchie hanno meno di abitanti), altri CPAC con un territorio di riferimento di oltre 10 mila persone 5. Tabella n. 01: Tipologia di CPAC Parrocchiale % 62,9% 63,4% 70,3% 72,7% 73,3% Interparrocchiale % 27,1% 26,8% 20,3% 20,5% 23,3% Vicariale % 10,0% 9,9% 9,4% 6,8% 3,3% Totale Fonte: Osservatorio delle povertà e delle risorse Caritas Diocesana Bergamasca Negli ultimi anni la crescita dei CPAC è stata più contenuta. Rispetto alla precedente rilevazione dell anno 2015 un CPAC operante nel Vicariato di Spirano - Verdello, pur essendo ancora formalmente aperto, ha smesso di essere operativo, per cui non è stato considerato nell indagine. In questi anni si sta assistendo ad una positiva scelta di diversi CPAC di riorganizzarsi, sia in termini di senso che da un punto di vista operativo. Diversi CPAC hanno richiesto infatti l accompagnamento in un percorso formativo, costruito spesso tra CPAC dello stesso Vicariato, con la prospettiva di arrivare gradualmente a probabili fusioni tra CPAC stessi, soprattutto quelli più piccoli e fragili (in termini di volontari e di popolazione di riferimento). 5 Alla fine dell anno 2017 il CPAC più piccolo era quello di Ghiaie di Bonate con una popolazione di poco più di abitanti. Il CPAC interparrocchiale più ampio è quello che unisce le Parrocchie di Azzano Stezzano e Zanica con abitanti. Il Vicariato più popoloso era quello di Villa d Almè con abitanti.. 7

10 Il puro dato statistico non da conto di questo fermento che anima molti CPAC, alimentato anche da un bisogno di dare risposte sempre più competenti e positive alle persone avvicinate. La stabilità dei CPAC è data anche dagli anni di servizio offerto alle comunità: 22 CPAC su 70 sono nati prima del nuovo millennio; 36 sono nati nei primi dieci anni del 2000 e 12 nati nel periodo tra il 2011 e il Come già detto diversi CPAC negli ultimi anni si sono riorganizzati. Di fatto l ultimo CPAC nato è quello di Ghisalba che ha iniziato ad essere operativo nei primi mesi dell anno Verso la fine dell anno 2018 dovrebbe diventare operativo anche il nuovo CPAC della Parrocchia di Santa Caterina in Bergamo. Tabella n. 02: Anno di costituzione dei CPAC % 2,9% 2,8% 4,7% 6,8% 13,0% % 12,9% 12,7% 15,6% 22,7% 40,0% % 15,7% 15,5% 17,2% 22,7% 46,7% % 20,0% 21,1% 25,0% 36,4% % 31,4% 31,0% 32,8% 11,4% % 17,1% 16,9% 4,7% Totale Fonte: Osservatorio delle povertà e delle risorse Caritas Diocesana Bergamasca I CPAC sono nati dal basso, normalmente dal lavoro delle Caritas parrocchiali che sentono il bisogno di farsi prossimo alle persone nei luoghi della loro vita. Non esiste quindi un modello di CPAC fotocopia degli altri: sono unici proprio perché ciascuno ha valorizzato le belle risorse presenti sui territori, con l attenzione particolare alla promozione della persona e alla restituzione alla comunità delle povertà avvicinate. I i tempi attuali, come abbiamo già visto, richiedono sempre più un attenzione formativa ed un impegno sempre più qualificato e qualificante. Non è un caso che negli ultimi dieci anni la Caritas Diocesana abbia sentito il bisogno di qualificare meglio i percorsi formativi per le Caritas parrocchiali che intendono aprire un CPAC. Il percorso preparatorio proposto ai volontari è sempre più complesso e articolato, comprensivo anche di momenti di tirocinio presso altri CPAC. Siamo nella logica di un detto che afferma che se vuoi fare il bene devi far bene e fare bene vuole dire avere competenze CPAC e Parrocchie I 70 CPAC operativi alla fine dell anno 2017, sono espressione di 226 Parrocchie sul totale delle 389 presenti in Diocesi (il 58% delle Parrocchie della Diocesi). In realtà diversi CPAC svolgono anche informalmente servizi presso altre Parrocchie. Complessivamente si stimano in circa 250 le Parrocchie coinvolte da questa esperienza. Utilizzando i Vicariati tradizionali, i CPAC sono presenti in 22 Vicariati su 28. Fatto salvo alcune Parrocchie relativamente grosse, la maggior parte dei Vicariati senza CPAC sono formati da Parrocchie piccole, dove la figura del Parroco e/o dell animatore Caritas diventano decisivi per la soluzione di eventuali problemi. 6 Dopo la nascita nel 1977 del CPAC Diocesano, negli anni ottanta nacquero i primi CPAC parrocchiali. Attualmente tra quelli ancora operativi si ricorda il CPAC di Seriate, nato nel 1985 e il CPAC della Parrocchia di San Tommaso in Bergamo nato nel

11 Complessivamente nel territorio di pertinenza dei vari CPAC vive il 70,0% della popolazione della Diocesi di Bergamo (stimata in persone al termine dell anno 2017), contro il 40,2% dell anno In media esiste un CPAC ogni persone (a Milano c è un CPAC ogni persone). Tabella 03: Parrocchie coinvolte nei CPAC v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % Vicariato 01 - Urbano Nord Ovest 3 33,3 3 33,3 2 22,2 6 66,7 Vicariato 02 - Urbano Est 6 50,0 6 50,0 5 41,7 4 33,3 Vicariato 03 - Urbano Sud Ovest 5 50,0 5 50,0 4 36,4 4 36,4 Vicariato 04 - Albino Nembro 12 85, ,7 2 14,3 2 14,3 Vicariato 05 - Almenno S.S. Ponte R., Villa d.almè , ,0 2 12,5 1 6,3 Vicariato 06 - Alzano 7 87,5 7 87,5 7 87,5 5 62,5 Vicariato 07 - Ardesio Gromo 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Vicariato 08 - Borgo di Terzo Casazza , ,0 0 0,0 0 0,0 Vicariato 09 - Branzi S. Brigida S. Martino , ,0 0 0,0 0 0,0 Vicariato 10 - Brembilla Zogno ,0 8 66,7 0 0,0 0 0,0 Vicariato 11 - Calepio Telgate 6 75,0 6 75,0 1 12,5 3 37,5 Vicariato 12 - Calolzio Caprino 9 45,0 9 45,0 2 10,0 4 20,0 Vicariato 13 - Capriate Chignolo Terno 11 55, ,0 8 42,1 5 26,3 Vicariato 14 - Clusone Ponte Nossa 12 60, ,0 6 30,0 1 5,0 Vicariato 15 - Dalmine Stezzano 11 55, ,0 8 40,0 7 35,0 Vicariato 16 - Gandino 7 100, , ,0 0 0,0 Vicariato 17 - Gazzaniga 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Vicariato 18 - Ghisalba Romano 8 53,3 5 33,3 5 33,3 3 20,0 Vicariato 19 - Mapello Ponte San Pietro 8 36,4 8 36, , ,0 Vicariato 20 - Predore , ,0 3 21,4 2 14,3 Vicariato 21 - Rota Imagna , , ,0 0 0,0 Vicariato 22 - S. Giovanni Bianco Sottochiesa 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Vicariato 23 - Scanzo Seriate 7 46,7 7 46,7 1 6,7 1 6,7 Vicariato 24 - Selvino Serina 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Vicariato 25 - Solto Sovere 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Vicariato 26 - Spirano Verdello 9 75, ,3 2 16,7 0 0,0 Vicariato 27 - Trescore , ,0 0 0,0 0 0,0 Vicariato 28 - Vilminore 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Totale , , , ,3 Fonte: Osservatorio delle povertà e delle risorse Caritas Diocesana Bergamasca Utilizzando il criterio delle nuove Comunità ecclesiali territoriali, la distribuzione dei CPAC avviene nel seguente modo: Tabella 04: Distribuzione dei CPAC nelle nuove Comunità Ecclesiali Territoriali ANNO 2017 Parrocchiali Interparr. Vicariali Totale Cet I Bergamo città Cet II - Alta Valle Seriana Cet III - Bassa Valle Seriana Cet IV - Valle Brembana Cet V Sebino - Valle Calepio

12 Cet VI - Valle Cavallina Cet VII Ponte Valle San Martino Cet VIII - Isola Bergamasca Cet IX - Valle Imagna - Villa d'almè Cet X Scanzo - Seriate Cet XI Ghisalba - Romano - Spirano Cet XII - Dalmine Cet XIII Stezzano - Verdello TOTALE Si tenga conto che appena saranno pienamente operative le Cet, non si parlerà più di CPAC interparrocchiali e Vicariali, ma di CPAC interparrocchiali e espressione di Unità pastorali parrocchiali. Si rileva come nella Cet I di Bergamo sono operativi 14 CPAC parrocchiali a fronte delle 29 Parrocchie ufficialmente presenti 7. Diversi sono i CPAC anche nella Cet VIII Isola Bergamasca con 9 CPAC parrocchiali. La stabilità e continuità del servizio è evidenziata anche da alcuni aspetti di carattere giuridico. I CPAC sono espressione di comunità parrocchiali dalle quali ricevono un mandato per ascoltare i poveri. Sono dei gruppi informali nel senso che la titolarità giuridica del loro servizio è comunque del Parroco. Nel corso degli anni diversi CPAC si sono dotati di linee guida per definire le modalità del loro servizio e in diversi casi anche di uno specifico Regolamento operativo. Alla fine dell anno 2017, il 52% dei CPAC si era dotato di linee guida o di un regolamento 8. In particolare 10 avevano sia le linee guida che il Regolamento, 13 avevano solo delle Linee guida e 10 solo il Regolamento. Come già accennato in precedenza, durante l anno 2017 i coordinatori dei CPAC, in accordo con la Caritas Diocesana, hanno definito un modello di linee guida condiviso che sarà proposto a tutti i CPAC della Diocesi nel corso dell anno Nel contempo, si lavorerà alla stesura di una bozza di Regolamento operativo. Sintesi capitolo 1 Alla fine dell anno 2017 nella Diocesi di Bergamo erano presenti 70 Centri di Primo Ascolto e Coinvolgimento (CPAC), di cui 44 Parrocchiali, 19 Interparrocchiali e 7 Vicariali. Alla indagine hanno partecipato 67 CPAC. I 71 CPAC svolgono la propria attività in 226 Parrocchie della Diocesi. Solo in 6 Vicariati non esistono CPAC. Esiste un CPAC ogni persone residenti nella Diocesi di Bergamo. Il CPAC parrocchiale più vecchio attualmente operante è quello di Seriate, nato nel 1985 (in assoluto il primo CPAC nato in Diocesi è quello Diocesano Porta dei Cocci, fondato nel 1977). Utilizzando i criteri delle nuove Comunità ecclesiali territoriali, nella Cet I di Bergamo sono operativi 14 CPAC; nella Cet n. VIII ci sono 9 CPAC. 36 CPAC su 70 sono nati a partire dal primo gennaio Il 52% dei CPAC è dotato di Linee guida oppure un Regolamento oppure di entrambi gli strumenti 7 Come già evidenziato in precedenza, è in svolgimento un corso di formazione per un nuovo CPAC nella Parrocchia di Santa Caterina. 8 Hanno risposto a questa domanda 66 CPAC su 67 che hanno partecipato all indagine. 10

13 2. GLI OPERATORI DEI CPAC Tutti gli operatori dei CPAC sono volontari. In tre differenti realtà territoriali è presente un coordinatore cui è riconosciuto un compenso economico per il servizio offerto: nell ambito dell Isola Bergamasca da anni è presente un operatore assunto dalla Fondazione Diakonia dell Isola Bergamasca che svolge un ruolo di accompagnamento dei CPAC della zona; a Bergamo da due anni è presente un coordinatore educativo dei 14 CPAC assunto dalle Parrocchie della città; a Nembro il coordinatore del CPAC è assunto dalla Parrocchia. I 67 CPAC su 70 che hanno risposto a questa parte del questionario, hanno segnalato la presenza di 924 operatori. Una realistica proiezione dei risultati su tutti i 70 CPAC, ci porta ad un totale di 960 persone operanti alla fine dell anno 2017 (nell indagine dell anno 2008 le persone coinvolte nei CPAC erano 641). 9 Il numero dei volontari per ogni CPAC è in linea con le rilevazioni precedenti: nell anno 2017 sono state 12,7 persone, nel 2015 di 12,8 persone per ogni CPAC, contro i 12 del 2011 e i 13 del I processi di riorganizzazione e di ripensamento, hanno ridotto i CPAC che avevano un limitatissimo numero di volontari: nella rilevazione dell anno 2015 erano ben 11 i CPAC che avevano un esiguo numero di operatori per svolgere il servizio, pari o inferiore a cinque. Nella attuale rilevazione i CPAC con un limitato numero di operatori sono scesi a cinque. Sono realtà per le quali il futuro è incerto, visto il ristretto numero di persone. Normalmente sono CPAC che aprono il servizio una volta la settimana. Difficilmente sono in grado di poter costruire progetti di aiuto che vadano oltre la distribuzione di alimenti e/o materiale vario. Tabella 05: Numero di operatori in ogni CPAC Fino a 5 persone 5 7,5% 11 16,7% 7 11,3% 7 12,1% Da 6 a 10 persone 24 35,8% 18 27,3% 19 30,6% 25 43,1% Da 11 a 20 persone 29 43,3% 28 42,4% 26 41,9% 21 36,2% Da 21 a 30 persone 6 9,0% 6 9,1% 8 12,9% 2 3,4% Da 31 a 50 persone 2 3,0% 2 3,0% 1 1,6% 2 3,4% Da 51 e oltre 1 1,5% 1 1,5% 1 1,6% 1 1,7% % % % % Non risposto Fonte: Osservatorio delle povertà e delle risorse Caritas Diocesana Bergamasca Se la media è di 12,7 operatori per CPAC, è opportuno fare notare come negli ultimi anni ben il 14% ha un numero di volontari uguale o superiore alle 21 presenze. Il questionario ha chiesto se era possibile sapere quanti volontari svolgono ruoli di accoglienza e ascolto delle persone e/o famiglie avvicinate. Hanno risposto a questa domanda solo 59 CPAC su 70. Complessivamente dei 482 volontari di cui abbiamo informazioni certe, solo 132 (il 27%) svolgono questa mansione. Detto in modo diverso solo un operatore su quattro del CPAC ha la capacità e/o competenza di vivere il tempo della relazione e l ascolto con le persone avvicinate. 9 Per arrivare alla stima del totale dei volontari, al numero di 924 si sono aggiunti tre CPAC, con una media di volontari per servizi di 12,7 persone. 10 Per fare il calcolo della media per CPAC, si è deciso di non considerare il CPAC di Villongo che dichiara di avere 84 volontari, un numero decisamente non comune rispetto agli altri servizi. 11

14 È un numero non molto alto, rispetto a chi si preoccupa di altri compiti (preparare le borse, distribuire alimenti e/o indumenti, ecc.). È un tema da approfondire proprio perché l ascolto è il cuore del servizio dei CPAC. Certamente all interno dei CPAC i volontari svolgono servizi anche diversi, in base alle proprie sensibilità. In generale, proprio per la delicatezza del servizio che si fonda su una bella relazione tra i vari operatori della équipe, di solito è il Parroco che fa la proposta ad alcuni volontari di operare nel CPAC. Ricevono cioè un vero e proprio mandato pastorale. Tabella n. 06: Età degli operatori dei CPAC anni 1,3% 1,7% 1,6% 2,0% 2,2% anni 4,4% 5,2% 7,7% 11,2% 10,1% anni 54,1% 57,8% 65,2% 68,0% 70,4% 66 anni e oltre 40,2% 35,3% 25,5% 18,7% 17,3% non risposto Fonte: Osservatorio delle povertà e delle risorse Caritas Diocesana Bergamasca La tabella 06 evidenzia come l età degli operatori volontari tende ad aumentare in modo significativo. Se è pur vero che la fascia di età più numerosa è ancora quella tra i 41 e 65 anni, per la prima volta il numero dei volontari che hanno almeno 66 anni è pari al 40%, cioè 371 persone sulle 924 censite. Tabella n. 07: Professione degli operatori dei CPAC Casalinga 16,8% 22,4% 26,2% 25,1% 36,2% Pensionato 58,9% 52,7% 42,0% 42,7% 38,7% Studente 0,9% 1,5% 2,0% 3,2% 2,5% Insegnante 3,9% 3,5% 7,1% 6,3% 5,0% Educatore 1,4% 1,1% 0,7% 0,9% 0,3% Medico 0,2% 0,2% 0,2% 0,9% 0,6% Infermiere 0,6% 0,9% 3,4% 2,8% 1,9% Assistente sociale 0,1% 0,2% 0,3% 1,4% 0,9% A.S.A. 0,6% 0,5% 0,7% 0,5% 0,6% Impiegato 7,1% 8,3% 6,6% 5,7% 5,0% Commerciante 0,3% 0,2% 0,9% 0,5% 0,0% Artigiano 0,8% 0,4% 0,3% 0,5% 0,3% Operaio 2,5% 2,1% 1,7% 4,6% 2,8% Libero Professionista 1,8% 1,4% 1,4% 1,1% 0,0% Sacerdote 2,6% 2,5% 3,7% 2,4% 3,5% Religioso/a 0,1% 0,7% 1,0% 0,9% 0,9% Diacono 0,1% 0,1% Altro 1,2% 1,2% 1,7% 0,5% 0,6% non risposto Fonte: Osservatorio delle povertà e delle risorse Caritas Diocesana Bergamasca La tabella 07 conferma come anche nell anno 2017 oltre il 75% dei volontari che operano nei CPAC sia un pensionato o una casalinga. La percentuale dei pensionati è in continuo aumento. Tale evidenza è anche comprensibile: essere pensionati in primis permette di avere tempo per svolgere al meglio l attività di volontariato nei CPAC, non solo nella relazione con le persone avvicinate ma anche negli incontri con i responsabili delle istituzioni pubbliche e di altre realtà del territorio. Inoltre favorisce un apertura dei CPAC nelle diverse ore della giornata Un dato che probabilmente meriterà di essere indagato meglio sono gli anni di servizio degli attuali volontari operanti nei CPAC. 12

15 Le altre tipologie di professioni non rivelano scostamenti significativi rispetto alle precedenti rilevazioni. Interessante osservare come 6 CPAC abbiano segnalato la presenza di professionisti come psicologi e/o avvocati. Sono figure su cui sempre più spesso possono contare i CPAC parrocchiali I ruoli dei volontari Nel corso degli anni anche nei CPAC si sta sempre di più consolidando l organizzazione del servizio e la chiara definizione dei ruoli (non è un caso che, come già richiamato, si sia giunti a definire in modo unitario alcune linee guida comuni per tutti i CPAC della Diocesi. Linee guida che indicano con precisione ruoli e responsabilità dei vari soggetti che operano nel CPAC). Tutti i CPAC dichiarano di avere un coordinatore tecnico (a volte anche più di uno se il CPAC è strutturato in differenti servizi): è oramai consolidato che è una figura chiave per il buon andamento del servizio, non tanto e solo per le sue competenze professionali, ma soprattutto per la sua capacità di tenere unito il gruppo, lavorando molto con l équipe del CPAC stesso. Tabella n. 08: Ruolo delle persone operanti nei CPAC Responsabile - Presidente 28,4% 40,9% 34,5% 42,5% 40,9% 65,4% Coordinatore Tecnico 100,0% 90,9% 93,1% 95,0% 97,7% 80,8% Segretario 46,3% 47,0% 43,1% 40,0% 38,6% 34,6% Tesoriere 47,8% 50,0% 32,8% 25,0% 20,5% 30,8% Operatori dipendenti 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% Operatori volontari Serv. Civile volontario 6,0% 4,5% 10,3% 5,0% 4,5% 7,7% Sacerdoti/religiosi 26,9% 33,3% 43,1% 52,5% 31,8% 26,9% Religiose 3,0% 7,6% 1,7% 32,5% 15,9% 7,7% Diaconi 1,5% 1,5% Altro (avvocati, psicol, ecc.) 13,5% 21,2% 37,9% 0,0% 9,1% 0,0% Non Risposto Fonte: Osservatorio delle povertà e delle risorse Caritas Diocesana Bergamasca In diminuzione rispetto al passato la presenza del Presidente (normalmente il Parroco che è anche il responsabile formale del CPAC). In quasi il 50% si consolida la presenza anche delle figure di tesorieri e di segretari. Le nuove linee guida hanno dato precise indicazioni sui loro compiti nella organizzazione dei CPAC. Ancora alta è la presenza di sacerdoti e/o religiosi/e. Complessivamente queste figure religiose sono presenti in un CPAC su tre. Sintesi capitolo 2 Alla fine dell anno 2017 si stimano 960 operatori volontari impegnati attivamente nella gestione dei CPAC. In media ogni CPAC è formato da 13 volontari, una media rimasta invariata nel corso degli anni. Solo il 21% dei 960 volontari stimati, all interno dei CPAC svolge un ruolo di accoglienza e soprattutto di ascolto delle persone e/o famiglie avvicinate. Il resto dei volontari opera nella gestione del magazzeno e nella preparazione delle borse alimentari. Alcuni volontari si preoccupano della parte amministrativa e/o burocratica che accompagna l attività del Centro stesso. Il 40% dei volontari ha più di 65 anni. La fascia di età più consistente è comunque quella tra i anni, pari al 54% del totale dei volontari. Il 75% degli operatori volontari è pensionato o casalinga. Tale opportunità favorisce l apertura dei CPAC nel corso della giornata e gli incontri con le realtà del territorio. Sono in numero consistente anche volontari che di professione lavorano come impiegati o insegnanti. Tutti i CPAC dichiarano di avere la presenza di un coordinatore laico. Circa il 50% hanno anche le figure istituzionalizzate del tesoriere e segretario. In un CPAC su tre operano anche sacerdoti/religiosi/e o diaconi. 13

16 3. L ORGANIZZAZIONE DEL CPAC Rispetto alla precedente rilevazione, il totale delle aperture dei CPAC è in calo: dalle 167 dell anno 2015, si è scesi alle 155 dell anno Nel 2008 le aperture erano state 122, ma i CPAC erano solo 44, contro i 70 del La distribuzione delle aperture settimanali è molto omogenea tra tutti i giorni della settimana. 65 aperture sono fatte al mattino, 87 al pomeriggio e 3 alla sera. Nessun CPAC è aperto di domenica. Le giornate con le maggiori aperture sono venerdì pomeriggio con 18 aperture, mercoledì pomeriggio con 15 ore e martedì e giovedì pomeriggio con 14. Non si deve dimenticare che le aperture si riferiscono ai momenti di ascolto delle persone e/o di distribuzione dei generi alimentari o indumenti. Esiste poi tutto un lavoro di analisi delle situazioni e di accompagnamento sul territorio (soprattutto nei CPAC meglio strutturati) che ovviamente non risultano nel questionario ma sono prassi comune, sottolineata dagli stessi volontari. Tabella n. 09 Numero di aperture settimanali v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % Una volta 27 38,6% 29 40,8% 12 27,9% 17 38,6% Due volte 20 28,6% 22 31,0% 16 37,2% 12 27,3% Tre volte 11 15,7% 7 9,9% 5 11,6% 6 13,6% Quattro volte 9 12,9% 4 5,6% 3 7,0% 3 6,8% Cinque volte e oltre 3 4,3% 9 12,6% 7 16,3% 6 13,6% TOTALE Non risposto Fonte: Osservatorio delle povertà e delle risorse Caritas Diocesana Bergamasca Rispetto all ultima rilevazione, nell anno 2017 diversi CPAC hanno aumentato il numero delle aperture. Più nel dettaglio 20 CPAC aprono tre o quattro volte la settimana. Se è vero che la maggior parte di loro apre solo una o due volte la settimana, sembra che ci si stia spostando verso un numero maggiore, alla luce anche delle modalità operative costruire dalle équipe dei singoli CPAC. Alcuni Centri hanno diminuito le aperture per potenziare il lavoro d équipe; quelli più fragili, non riescono a garantire un apertura maggiore per ridotto numero di volontari. L apertura è un indicatore della tipologia di CPAC. Tabella n. 10: Numero complessivo impegno di aperture settimanali v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % fino a 2,5 ore 23 32,49% 22 31,0% 9 20,5% 11 27,3% 03-05,5 ore 29 41,4% 27 38,0% 17 38,6% 17 8,6% 06-10,5 ore 14 20,0% 15 21,2% 14 31,8% 9 20,5% 11-15,5 ore 1 1,4% 3 4,2% 2 4,5% 4 9,1% 16-20,5 ore 3 4,3% 4 5,6% 2 4,5% 1 2,3% oltre 21 ore 0 0,0% 0 0,0% 0 0,0% 1 2,3% TOTALE Non risposto Fonte: Osservatorio delle povertà e delle risorse Caritas Diocesana Bergamasca Anche nella rilevazione dell anno 2017 in media ogni CPAC è aperto per i momenti di ascolto e incontro con le persone cinque ore la settimana. Diminuendo le aperture, sono pure calate le ore del servizio al pubblico da parte dei CPAC: sono state 317 ore settimanali nell anno 2017 contro le 362 dell anno

17 Ancora 23, come nell anno 2015, sono stati i CPAC piccoli, dove cioè esiste una bassa affluenza di persone e una organizzazione poco strutturata anche perché non necessaria. Le loro aperture settimanali sono pari ad un massimo di 2,5 ore. Tre CPAC aprono solo un ora la settimana ed altrettanti due volte al mese. È evidente che sono CPAC più rivolti a garantire una continuità di erogazione di generi alimentari piuttosto che a dare risposte più strutturate al bisogno. Al contrario, come si vedrà in seguito, altri CPAC sono luoghi di pluriservizi, dove a fianco dell ascolto e distribuzione, si promuovono altri servizi alla propria comunità. Nel loro caso l ascolto è la porta d accesso alle diverse tipologie di risposta che essi riescono a garantire alle persone avvicinate. Ciò è reso possibile anche dall elevato numero di volontari coinvolti nei vari servizi. In aumento sono le ore di apertura settimanale: nell anno 2017 sono stati 18 i CPAC aperti per almeno sei ore settimanali (contro i 14 CPAC dell anno 2015). Tabella n. 11: Operatori presenti in media ad ogni apertura settimanale v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % una persona 2 3,1% 2 3,0% 1 2,6% 1 2,3% due persone 18 27,7% 13 19,7% 15 38,5% 16 37,2% tre persone 17 26,2% 14 21,2% 5 12,8% 9 20,9% quattro persone 7 10,8% 8 12,1% 7 17,9% 6 14,0% cinque persone 5 7,7% 7 10,6% 3 7,7% 6 14,0% sei persone 4 6,2% 9 13,6% 8 20,5% 5 11,6% sette e oltre persone 12 18,5% 13 19,7% 8 20,5% 5 11,6% TOTALE Non risposto Fonte: Osservatorio delle povertà e delle risorse Caritas Diocesana Bergamasca I CPAC con diverse aperture settimanali, garantiscono in modo particolare una presenza molto elevata. In media sono presenti quattro persone. In realtà in 16 CPAC sono presenti o sei o più persone contemporaneamente. Come abbiamo già notato sono realmente pochi i volontari presenti nei CPAC che svolgono attività di incontro e ascolto con le persone avvicinate. La maggior parte di loro svolgano ruoli diversi e complementari, come predisporre le borse e/o indumenti, le attività di supporto amministrativo, ecc. Il programma Dati 40 sono i CPAC parrocchiali sui 70 operativi che utilizzano il programma Dati di proprietà dell Associazione Diakonia-onlus, lo strumento giuridico operativo della Caritas Diocesana. In aumento il numero dei CPAC che lo utilizza in modo sistematico e completo: sono 27 contro i 20 della rilevazione del 2015 (superiore al 90% del totale dei dati), 9 CPAC lo fanno in modo saltuario (tra il 40% e il 90% dei dati inseriti) e 9 raramente (meno del 40% dei dati inseriti). Nelle prossime pagine saranno presi in considerazione alcuni dati estrapolati dalle statistiche del programma Dati, utili per completare la lettura soprattutto delle povertà delle persone avvicinate. Sintesi capitolo 3 Alla fine dell anno 2017 i CPAC garantiscono 155 aperture settimanali per un totale complessivo di 317 ore: una media di quattro ore per servizio. Oltre a questo tempo vi è tutto il lavoro di équipe e di costruzione di risposta ai progetti di aiuto. Ad ogni apertura al pubblico sono in media presenti quattro operatori volontari. Nei CPAC più strutturati e che svolgono pluriservizi, la presenza giunge anche a sei e più persone. Quaranta CPAC usano il programma informatico Dati della Associazione Diakonia onlus. In realtà però solo ventisette lo utilizzano in modo sistematico (il 39% del totale dei CPAC). È un dato comunque in aumento rispetto alla precedente rilevazione. 15

18 4. L ATTIVITÁ DEI CPAC Quante persone si sono rivolte ai CPAC parrocchiali? Chi sono e che tipo di problematiche hanno? Stanno diminuendo i poveri? Tre osservazioni preliminari: ü rispetto al CPAC Diocesano Porta dei cocci che avvicina soprattutto persone in situazioni di grave marginalità sociale, ai CPAC parrocchiali (fatto salvo alcuni della città ed hinterland di Bergamo) giungono di solito persone e soprattutto famiglie della cosiddetta fascia di normalità, che attraversano situazioni di bisogno contingenti oppure si sono improvvisamente impoverite. Utilizzando terminologie più generali potremmo parlare di famiglie fragili, vulnerabili, spesso in situazione d indigenza non solo per mancanza di beni materiali, ma anche spesso per limiti socio- culturali; ü non esistono orientamenti operativi differenti tra i vari CPAC parrocchiali e/o interparrocchiali: tutti i CPAC, diocesano e parrocchiali/zonali, svolgono le stesse funzioni di ascolto, accoglienza senza distinzioni di sorta tra di esse e senza una specializzazione nelle diverse tipologie di persone avvicinate. A seconda del loro contesto storico e sociale, i CPAC hanno saputo sviluppare una particolare attenzione al coinvolgimento del territorio per dare risposte sempre più mirate alle situazioni delle famiglie incontrate. Non si dimentichi infatti che l obiettivo di ogni CPAC è il sostegno delle potenzialità espresse ed inespresse della persona, affinchè sia possibile la ricerca di un autonomia materiale, relazionale, cognitiva e spirituale. Sono obiettivi che investono le persone accolte e che accolgono, i luoghi di servizio dentro i quali l azione di aiuto si esplica e le comunità nelle quali opera il Centro; ü la costanza nel raccogliere i dati e la pazienza dei CPAC nel riassumerli, permette di avere una conoscenza sempre più approfondita, pur nella parzialità, di come stanno cambiando le povertà sul nostro territorio. La graduale messa in rete di tutte le informazioni relative alle persone avvicinate aiuta a superare le forme di vagabondaggio di alcune persone da un Centro all altro. Il costante collegamento tra CPAC e Caritas parrocchiali aiuta queste ultime ad essere sempre più e meglio strumenti di animazione delle comunità ecclesiali per promuovere in esse la testimonianza della carità e la giustizia sociale Le persone avvicinate dai CPAC La tabella 12 ci dice che nei 67 CPAC (sul totale dei 70 CPAC ) che hanno risposto alla domanda, nell anno 2017 sono state avvicinate persone (a fronte delle dell anno 2008). Non abbiamo informazioni da tre CPAC. La tabella conferma il costante calo soprattutto delle persone straniere. Stabile il numero delle persone italiane avvicinate rispetto alla precedente rilevazione del Si evidenzia che le persone italiane sono sempre più vicine al 30% del totale, quasi il doppio rispetto all anno Tabella n. 12: Persone ascoltate dai CPAC Persone italiane % 27,5% 23,9% 11,9% 10,4% 14,0% Persone straniere % 72,5% 76,1% 88,1% 89,6% 86,0% Totale % 100% 100% 100% 100% 100% 16

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