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1 k ò v i a g g i o i n M y a n m a r d u e s e t t i m a n e i n B i r m a n i a a c u r a d i S a n d r o I o v i n e f o t o d i G i a c i n t o C o s e n z a t e s t i d i D a v i d e F e r r a r i o KO.indd 1 20/01/2006, 16.49

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5 - 5 - l F r o m M e - z a m o u n t a i n s j u n g l e f o o t h i l l s, Wa s h e d b y t h e c i r c l i n g r i v e r c o n s t a n t l y, M y h e a r t, a g a i n s t m y w i l l, y e a r n s f o r t h e G o l d e n C i t y b y L e t - w è T h o n d a r á ( ) KO.indd 5 20/01/2006, 16.49

6 Kò è la parola con cui il popolo birmano indica il numero nove e che letteralmente significa chiedere protezione agli Dei. Non è dunque un caso che le offerte in M y a n m a r v e n g o n o spesso tributate in relazione a questo numero e che praticamente tutti venerino il nove, al quale viene attribuita una valenza mistica. Durante il nostro viaggio il nove lo abbiamo incontrato sia nei rituali hinduisti che si mescolano al buddhismo theravada che nella storia di questo paese che vide cadere in miseria, nel 1987, molti dei suoi abitanti solo perché l imperatore di quel tempo, Ne Win, ossessionato dalla numerologia, decise di sostituire le ban- conote correnti con altre nuovissime, ma le cui cifre fossero divisibili per il suo numero prediletto: il nove. KO.indd 6 20/01/2006, 16.49

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9 Per noi, prima di vivere questa avventura, il nove rappresentava più di tutto i mesi della gestazione necessari per dare alla luce una nuova vita. Un esperienza emozionale molto profonda che comporta una regressione alle sensazioni più semplici e primitive dell uomo. Un esperienza, scopriremo al nostro rientro in Italia, per certi versi paragonabile a quella scandita da queste nove tappe di viaggio, oggetto di questo libro, che ci hanno consentito di conoscere più a fondo il popolo invisibile del Myanmar KO.indd 9 20/01/2006, 16.50

10 Il punto di partenza e di arrivo coincidono con la Shwedagon Pagoda a Yangon, simbolo del buddhismo e sacro collante di una nazione tra le dieci più pove- re al mondo Negli anni passati, di ritorno da altri viaggi, non ci siamo mai voltati indietro neanche per un secondo, tanto eravamo indaffarati a vivere il futuro. Questa volta abbiamo deciso di riprender fiato, di non dimenticare, di rivivere e scrivere. In queste pagine oggi capiamo tanti perché, ritroviamo le strade e i volti che ci hanno portato ad essere quello che siamo e che ci auguriamo possano essere uno spunto affascinante per chi vuole avvicinarsi a questo popolo. KO.indd 10 20/01/2006, 16.50

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13 Kò è la parola con cui il popolo birmano indica il numero nove e che letteralmente significa chiedere protezione agli Dei. Non è dunque un caso che le offerte in M y a n m a r v e n g o n o spesso tributate in relazione a questo numero e che praticamente tutti venerino il nove, al quale viene attribuita una valenza mistica. Durante il nostro viaggio il nove lo abbiamo incontrato sia nei rituali hinduisti che si mescolano al buddhismo theravada che nella storia di questo paese che vide cadere in miseria, nel 1987, molti dei suoi abitanti solo perché l imperatore di quel tempo, Ne Win, ossessionato dalla numerologia, decise di sostituire le ban- conote correnti con altre nuovissime, ma le cui cifre fossero divisibili per il suo numero prediletto: il nove KO.indd 13 20/01/2006, 16.50

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16 Un ponte Un ponte rappresenta un bisogno, una necessità di comunicazione. Talvolta un ponte può essere sinonimo di volontà, talvolta di sacrificio, altre volte di libertà ed altre volte ancora di comunione. Due sagome, teste rasate e le vesti maltrattate da un vento irrispettoso, percorrono un ponte di tek mentre il giorno sta volgendo al termine. Nei loro movimenti dolci ed appena accennati traspare la stanchezza di fine giornata I colori all orizzonte cambiano velocemente cosi come la luce sull acqua del lago Taungthaman, tutt intorno calma.. Manca poco all oscurità, ma loro non sembrano badarci, il loro passo è sempre tranquillo e sicuro. Il ponte è lunghissimo e la sua forma curva resiste al vento e ai flutti da oltre due secoli. Collega il monastero alla loro casa. Il loro incedere è costante, sono sospesi sul lago e sembra appartengano ad un altra dimensione, una dimensione antica, più vicina all uomo. Il ponte per loro è comunione tra vita e religione. Dalla vita alla religione ogni mattina ai primi chiarori e dalla religione alla vita la sera, quando gli ultimi barlumi di luce accompagnano centinaia di monaci che come loro, ritornano a casa. KO.indd 16 20/01/2006, 16.51

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19 Filo Spinato Tum Tum Saing abbassa consapevolmente il cartello sul quale è esposto il suo nome ed il numero di matricola. Il taxi avanza nella pioggia, ci stiamo avvicinando e lui non può rischiare di essere identificato. Non sappiamo bene cosa andiamo cercando, però abbiamo trovato in Tum Tum terreno fertile, lui ci vuole aiutare, ci ha conquistato poco lontano dal Mingalaba Market mentre giravamo a vuoto. Solo lui ha acconsentito a portarci in un luogo che non esiste, al 56 di University Avenue. Il suo sguardo fisso sulla strada malridotta tradisce per un attimo malinconia e pare consumato così come il volante di bambù che impugna con rispetto. Reagisce con un sorriso faticoso. Proseguiamo finchè l indice stanco di Tum Tum disegna una direzione, è il momento, i nostri sguardi subito rapiti lo seguono, un brivido corre lungo la schiena, mentre il tempo pare fermarsi, l immagine della casa di Suu Kyi e il colore verde militare sono un tutt uno. Stop... Filo Spinato... Non è più possibile andare avanti, lei è lontana, rraggiungibile, il taxi è fermo e noi immobili, impotenti. Per un attimo, solo per un attimo, percepiamo come può sentirsi Tum Tum ogni singologiorno, con una laurea da ingegnere ed un taxi non di sua proprietà che gli consente di sopravvivere qui, a Yangon KO.indd 19 20/01/2006, 16.51

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