INIZIATIVE CATECHISTICHE PER LA CELEBRAZIONE DELLA PRIMA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

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1 INIZIATIVE CATECHISTICHE PER LA CELEBRAZIONE DELLA PRIMA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI 19 Novembre 2017 Presentiamo alcune iniziative per celebrare adeguatamente la Giornata mondiale dei poveri sia personalmente che nei gruppi di catechesi. 1. La preghiera. Messaggio di Papa Francesco, n.8: A fondamento delle tante iniziative concrete che si potranno realizzare in questa Giornata ci sia sempre la preghiera. Non dimentichiamo che il Padre nostro è la preghiera dei poveri. La richiesta del pane, infatti, esprime l affidamento a Dio per i bisogni primari della nostra vita. Quanto Gesù ci ha insegnato con questa preghiera esprime e raccoglie il grido di chi soffre per la precarietà dell esistenza e per la mancanza del necessario. Ai discepoli che chiedevano a Gesù di insegnare loro a pregare, Egli ha risposto con le parole dei poveri che si rivolgono all unico Padre in cui tutti si riconoscono come fratelli. Suggerimento. Nei gruppi di catechesi si potrebbe preparare un incontro con l obiettivo di approfondire la preghiera del Padre nostro, cercando di concentrare le attenzioni su questa osservazione di Papa Francesco: Il Padre nostro è una preghiera che si esprime al plurale: il pane che si chiede è nostro, e ciò comporta condivisione, partecipazione e responsabilità comune. In questa preghiera tutti riconosciamo l esigenza di superare ogni forma di egoismo per accedere alla gioia dell accoglienza reciproca. Si abbia cura di adeguare l obiettivo dell incontro all età dei ragazzi. 1

2 2. Proposta per la comunità con il coinvolgimento delle famiglie con i loro figli. Scrive Papa Francesco nel Messaggio per questa Giornata, n.7: In questa domenica, se nel nostro quartiere vivono dei poveri che cercano protezione e aiuto,avviciniamoci a loro: sarà un momento propizio per incontrare il Dio che cerchiamo. Secondo l insegnamento delle Scritture (cfr Gen 18,3-5; Eb 13,2), accogliamoli come ospiti privilegiati alla nostra mensa; potranno essere dei maestri che ci aiutano a vivere la fede in maniera più coerente. Con la loro fiducia e disponibilità ad accettare aiuto, ci mostrano in modo sobrio, e spesso gioioso, quanto sia decisivo vivere dell essenziale e abbandonarci alla provvidenza del Padre. Suggerimento. Con la guida del parroco, del diacono, dei catechisti e degli operatori della Caritas, individuare, insieme ai genitori e ai ragazzi, le persone povere presenti nel territorio della nostra parrocchia e invitarle alla nostra mensa domenicale con discrezione e con l attenzione particolare alla cura delle relazioni. Non si tratta semplicemente di offrire un pasto, ma di più, tramite questa esperienza, di entrare in dialogo con queste persone. Anche se si riesce a coinvolgere una sola persona, abbiamo già smosso qualcosa. 3. La povertà mondiale. Dal Messaggio del Papa, n 5: Ai nostri giorni, purtroppo, mentre emerge sempre più la ricchezza sfacciata che si accumula nelle mani di pochi privilegiati, e spesso si accompagna all illegalità e allo sfruttamento offensivo della dignità umana, fa scandalo l estendersi della povertà a grandi settori della società in tutto il mondo. Dinanzi a questo scenario, non si può restare inerti e tanto meno rassegnati. Alla povertà che inibisce lo spirito di iniziativa di tanti giovani, impedendo loro di trovare un lavoro; alla povertà che anestetizza il senso di responsabilità inducendo a preferire la delega e la ricerca di favoritismi; alla povertà che avvelena i pozzi della partecipazione e restringe gli spazi della professionalità umiliando così il merito di chi lavora e produce; a tutto questo occorre rispondere con una nuova visione della vita e della società. 2

3 Suggerimento. Si può proporre ai ragazzi di digiunare limitandosi a mangiare un pugno di riso, ad un pasto di un giorno prestabilito, come segno concreto per vivere la condivisione con i poveri e per esprimere che ci interessiamo a loro e che la loro situazione non ci lascia indifferenti. Tutti i ragazzi della catechesi preparano per la Domenica dei poveri un piccolo sacchetto con un pugno di riso, da donare a tutte le persone che si recheranno a Messa, con l invito a mangiare solo quel pugno di riso in un venerdì prima del Santo Natale. Si può inserire dentro al sacchetto un biglietto con una breve spiegazione del senso del digiuno e della carità. Con il digiuno si partecipa con il corpo alla condivisione, sapendo che quel pugno di riso per tante persone nel mondo, anche per tanti bambini, è l unico pasto di un intera giornata. Se si spiega bene ai ragazzi l obiettivo dell impegno, normalmente lo assumono volentieri, con l aiuto dei genitori. Con i ragazzi degli anni della Cresima si può fare una ricerca, magari multimediale, sulla povertà nel mondo, facendosi eventualmente aiutare dagli operatori della Caritas o consultando le pagine web cattoliche, a cominciare da quella della Conferenza Episcopale italiana: 4. Il servizio ai più poveri come elemento essenziale della vita della Chiesa. Scrive Papa Francesco nel Messaggio per questa Giornata, n.3: Ci sono stati momenti, tuttavia, in cui i cristiani non hanno ascoltato fino in fondo questo appello, lasciandosi contagiare dalla mentalità mondana. Ma lo Spirito Santo non ha mancato di richiamarli a tenere fisso lo sguardo sull essenziale. Ha fatto sorgere, infatti, uomini e donne che in diversi modi hanno offerto la loro vita a servizio dei poveri. Quante pagine di storia, in questi duemila anni, sono state scritte da cristiani che, in tutta semplicità e umiltà, e con la generosa fantasia della carità, hanno servito i loro fratelli più poveri! Suggerimento. Individuare un personaggio che in certi momenti storici ha risposto alla chiamata del Signore ad offrire la propria vita per il servizio dei poveri. Il Papa nel suo Messaggio cita espressamente San Francesco d Assisi come esempio luminoso della forza trasformatrice della carità e dello stile cristiano (Messaggio, n.3). Potrebbe essere utile scegliere un santo che appartiene alla storia e alla vita della parrocchia, così come sarebbe educativo individuare le persone che nella nostra 3

4 comunità si prendono cura dei poveri, al di là di ogni assistenzialismo, con autentico spirito cristiano. 5. Momento formativo per i catechisti. Questa Giornata intende stimolare in primo luogo i credenti perché reagiscano alla cultura dello scarto e dello spreco, facendo propria la cultura dell incontro. Al tempo stesso l invito è rivolto a tutti, indipendentemente dall appartenenza religiosa, perché si aprano alla condivisione con i poveri in ogni forma di solidarietà, come segno concreto di fratellanza. Dio ha creato il cielo e la terra per tutti; sono gli uomini, purtroppo, che hanno innalzato confini, mura e recinti, tradendo il dono originario destinato all umanità senza alcuna esclusione. Suggerimento. Si propone di organizzare con l aiuto del parroco un incontro di studio sul Messaggio di Papa Francesco nella settimana precedente la domenica 19 Novembre. 6. Momento liturgico. Dedicare un incontro di catechesi ad una celebrazione di ascolto dell Inno alla Carità (1 Cor 13). Vedi allegato. Ogni cristiano ha ricevuto da Dio dei doni particolari molto belli, ma tra tutti il più bello è la carità, perché ci consente di trasformare tutti i talenti in un dono agli altri che crea la propria e altrui felicità. Tutti siamo chiamati ad amare e ad essere amati. 4

5 RITO DI ASCOLTO DELL INNO DELLA CARITÀ Ogni cristiano ha ricevuto da Dio dei doni particolari molto belli. Ma tra tutti il più bello è la carità. Da preparare: al centro l icona di Cristo, la Bibbia e una lampada da accendere al momento della proclamazione dell inno della carità. Se lo si ritiene opportuno si possono predisporre tante piccole lampade quanti sono i ragazzi. Spunti di vita da cui partire e da approfondire: si possono richiamare alcune esperienze fatte dai ragazzi; ricerca di come ognuno sta utilizzando le doti che Dio gli ha dato. INIZIO DEL RITO Canto P.: Nel nome del Padre. P.: La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito santo siano sempre nei nostri cuori. T.: Ora e sempre. P.: Preghiamo. O Dio, Padre buono, facci comprendere come tu ci ami. Donaci di campire che ciò che più vale nella nostra vita è di saper amare. Mostraci tutte le esigenze della carità, perché non tentiamo di restringerle a piccoli gesti ma sappiamo amare come Gesù che ha dato la sua vita per noi. Egli ora vive presso di Te nell unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli T. Amen Mentre si compie l acclamazione il lettore prende il libro e un altro ragazzo la lampada spenta; si recano dal Celebrante che accende la lampada. Alleluia. Beati quelli che ascoltano la parola di Dio, dice il Signore, e la mettono in pratica. Alleluia. Quando sta per iniziare la lettura, il celebrante dice: State attenti, ascoltiamo l inno della carità. Piazza G. Pantanelli, Palestrina (Rm) Tel Fax catechesi@diocesipalestrina.it

6 Lettore Dalla prima lettera dell apostolo Paolo ai Corinzi (1Cor 12,31-13,1-13) Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime. Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! Il lettore depone il libro e, accanto, la lampada. Chi presiede nell omelia sottolinea la concretezza della carità in relazione al Messaggio del Papa per la Prima Giornata Mondiale dei poveri. Tutti i ragazzi vanno singolarmente ad accendere la loro piccola lampada da quella centrale (l amore di Dio) e passano davanti al celebrante che consegna il testo dell inno della carità. Il celebrante nel consegnarla, dice: P.: Fa così e vivrai. Piazza G. Pantanelli, Palestrina (Rm) Tel Fax catechesi@diocesipalestrina.it

7 PREGHIERA L inno della carità viene ora tradotto in preghiera; P.: Chiediamo al Signore di donarci il suo Spirito perché ci insegni ogni giorno che cosa vuol dire concretamente amare. Diciamo: T.: Insegnaci, Signore, insegnaci ad amare. 1L.Insegnaci ad essere pazienti e generosi. 2L.Insegnaci a vincere l invidia e l orgoglio, e a non vantarci. T.: Insegnaci, Signore, insegnaci ad amare. 1L.Insegnaci ad essere rispettosi e a non cercare il nostro interesse. 2L.Insegnaci a non cedere alla collera e a dimenticare i torti. T.: Insegnaci, Signore, insegnaci ad amare. 1L.Insegnaci a non godere dell ingiustizia, e la nostra gioia sia essere sinceri e leali. 2L Insegnaci a scusare e ad avere fiducia nelle persone. T.: Insegnaci, Signore, insegnaci ad amare. 1L.Insegnaci a sopportare ogni cosa per gli altri e a non perde mai la speranza. 2L.Insegnaci che la carità vale più di molta scienza ed è il vero miracolo che anche noi possiamo fare con il tuo aiuto. T.: Insegnaci, Signore, insegnaci ad amare P.: Insegnaci, Signore, che sono tre le cose che contano: fede, speranza, amore, ma la più grande di tutte è l amore. Quando alla fine saremo davanti a te fa che ti possiamo vedere non più come in un specchio ma così come sei e possiamo essere felici per sempre. Per Cristo nostro Signore T.: Amen. Canto Piazza G. Pantanelli, Palestrina (Rm) Tel Fax catechesi@diocesipalestrina.it

8 INNO ALLA CARITA Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime. Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! Piazza G. Pantanelli, Palestrina (Rm) Tel Fax catechesi@diocesipalestrina.it

9 La Santa Sede MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO I GIORNATA MONDIALE DEI POVERI Domenica XXXIII del Tempo Ordinario 19 novembre 2017 Non amiamo a parole ma con i fatti 1. «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3,18). Queste parole dell apostolo Giovanni esprimono un imperativo da cui nessun cristiano può prescindere. La serietà con cui il discepolo amato trasmette fino ai nostri giorni il comando di Gesù è resa ancora più accentuata per l opposizione che rileva tra le parole vuote che spesso sono sulla nostra bocca e i fatti concreti con i quali siamo invece chiamati a misurarci. L amore non ammette alibi: chi intende amare come Gesù ha amato, deve fare proprio il suo esempio; soprattutto quando si è chiamati ad amare i poveri. Il modo di amare del Figlio di Dio, d altronde, è ben conosciuto, e Giovanni lo ricorda a chiare lettere. Esso si fonda su due colonne portanti: Dio ha amato per primo (cfr 1 Gv 4,10.19); e ha amato dando tutto sé stesso, anche la propria vita (cfr 1 Gv 3,16). Un tale amore non può rimanere senza risposta. Pur essendo donato in maniera unilaterale, senza richiedere cioè nulla in cambio, esso tuttavia accende talmente il cuore che chiunque si sente portato a ricambiarlo nonostante i propri limiti e peccati. E questo è possibile se la grazia di Dio, la sua carità misericordiosa viene accolta, per quanto possibile, nel nostro cuore, così da muovere la nostra volontà e anche i nostri affetti all amore per Dio stesso e per il prossimo. In tal modo la misericordia che sgorga, per così dire, dal cuore della Trinità può arrivare a mettere in movimento la nostra vita e generare compassione e opere di misericordia per i fratelli e le sorelle che si trovano in necessità.

10 2 2. «Questo povero grida e il Signore lo ascolta» (Sal 34,7). Da sempre la Chiesa ha compreso l importanza di un tale grido. Possediamo una grande testimonianza fin dalle prime pagine degli Atti degli Apostoli, là dove Pietro chiede di scegliere sette uomini «pieni di Spirito e di sapienza» (6,3) perché assumessero il servizio dell assistenza ai poveri. È certamente questo uno dei primi segni con i quali la comunità cristiana si presentò sulla scena del mondo: il servizio ai più poveri. Tutto ciò le era possibile perché aveva compreso che la vita dei discepoli di Gesù doveva esprimersi in una fraternità e solidarietà tali, da corrispondere all insegnamento principale del Maestro che aveva proclamato i poveri beati ed eredi del Regno dei cieli (cfr Mt 5,3). «Vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno» (At 2,45). Questa espressione mostra con evidenza la viva preoccupazione dei primi cristiani. L evangelista Luca, l autore sacro che più di ogni altro ha dato spazio alla misericordia, non fa nessuna retorica quando descrive la prassi di condivisione della prima comunità. Al contrario, raccontandola intende parlare ai credenti di ogni generazione, e quindi anche a noi, per sostenerci nella testimonianza e provocare la nostra azione a favore dei più bisognosi. Lo stesso insegnamento viene dato con altrettanta convinzione dall apostolo Giacomo, che, nella sua Lettera, usa espressioni forti ed incisive: «Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? Voi invece avete disonorato il povero! Non sono forse i ricchi che vi opprimono e vi trascinano davanti ai tribunali? [...] A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta» (2, ). 3. Ci sono stati momenti, tuttavia, in cui i cristiani non hanno ascoltato fino in fondo questo appello, lasciandosi contagiare dalla mentalità mondana. Ma lo Spirito Santo non ha mancato di richiamarli a tenere fisso lo sguardo sull essenziale. Ha fatto sorgere, infatti, uomini e donne che in diversi modi hanno offerto la loro vita a servizio dei poveri. Quante pagine di storia, in questi duemila anni, sono state scritte da cristiani che, in tutta semplicità e umiltà, e con la generosa fantasia della carità, hanno servito i loro fratelli più poveri! Tra tutti spicca l esempio di Francesco d Assisi, che è stato seguito da numerosi altri uomini e donne santi nel corso dei secoli. Egli non si accontentò di abbracciare e dare l elemosina ai lebbrosi, ma decise di andare a Gubbio per stare insieme con loro. Lui stesso vide in questo incontro la svolta della sua conversione: «Quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo» (Test 1-3: FF 110). Questa testimonianza manifesta la forza trasformatrice della carità e lo stile di vita dei cristiani.

11 3 Non pensiamo ai poveri solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e alle ingiustizie che spesso ne sono causa, dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita. Infatti, la preghiera, il cammino del discepolato e la conversione trovano nella carità che si fa condivisione la verifica della loro autenticità evangelica. E da questo modo di vivere derivano gioia e serenità d animo, perché si tocca con mano la carne di Cristo. Se vogliamo incontrare realmente Cristo, è necessario che ne tocchiamo il corpo in quello piagato dei poveri, come riscontro della comunione sacramentale ricevuta nell Eucaristia. Il Corpo di Cristo, spezzato nella sacra liturgia, si lascia ritrovare dalla carità condivisa nei volti e nelle persone dei fratelli e delle sorelle più deboli. Sempre attuali risuonano le parole del santo vescovo Crisostomo: «Se volete onorare il corpo di Cristo, non disdegnatelo quando è nudo; non onorate il Cristo eucaristico con paramenti di seta, mentre fuori del tempio trascurate quest altro Cristo che è afflitto dal freddo e dalla nudità» (Hom. in Matthaeum, 50, 3: PG 58). Siamo chiamati, pertanto, a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell amore che spezza il cerchio della solitudine. La loro mano tesa verso di noi è anche un invito ad uscire dalle nostre certezze e comodità, e a riconoscere il valore che la povertà in sé stessa costituisce. 4. Non dimentichiamo che per i discepoli di Cristo la povertà è anzitutto una vocazione a seguire Gesù povero. È un cammino dietro a Lui e con Lui, un cammino che conduce alla beatitudine del Regno dei cieli (cfr Mt 5,3; Lc 6,20). Povertà significa un cuore umile che sa accogliere la propria condizione di creatura limitata e peccatrice per superare la tentazione di onnipotenza, che illude di essere immortali. La povertà è un atteggiamento del cuore che impedisce di pensare al denaro, alla carriera, al lusso come obiettivo di vita e condizione per la felicità. E la povertà, piuttosto, che crea le condizioni per assumere liberamente le responsabilità personali e sociali, nonostante i propri limiti, confidando nella vicinanza di Dio e sostenuti dalla sua grazia. La povertà, così intesa, è il metro che permette di valutare l uso corretto dei beni materiali, e anche di vivere in modo non egoistico e possessivo i legami e gli affetti (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, nn ). Facciamo nostro, pertanto, l esempio di san Francesco, testimone della genuina povertà. Egli, proprio perché teneva fissi gli occhi su Cristo, seppe riconoscerlo e servirlo nei poveri. Se, pertanto, desideriamo offrire il nostro contributo efficace per il cambiamento della storia, generando vero sviluppo, è necessario che ascoltiamo il grido dei poveri e ci impegniamo a sollevarli dalla loro condizione di emarginazione. Nello stesso tempo, ai poveri che vivono nelle nostre città e nelle nostre comunità ricordo di non perdere il senso della povertà evangelica che portano impresso nella loro vita. 5. Conosciamo la grande difficoltà che emerge nel mondo contemporaneo di poter identificare in

12 4 maniera chiara la povertà. Eppure, essa ci interpella ogni giorno con i suoi mille volti segnati dal dolore, dall emarginazione, dal sopruso, dalla violenza, dalle torture e dalla prigionia, dalla guerra, dalla privazione della libertà e della dignità, dall ignoranza e dall analfabetismo, dall emergenza sanitaria e dalla mancanza di lavoro, dalle tratte e dalle schiavitù, dall esilio e dalla miseria, dalla migrazione forzata. La povertà ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro. Quale elenco impietoso e mai completo si è costretti a comporre dinanzi alla povertà frutto dell ingiustizia sociale, della miseria morale, dell avidità di pochi e dell indifferenza generalizzata! Ai nostri giorni, purtroppo, mentre emerge sempre più la ricchezza sfacciata che si accumula nelle mani di pochi privilegiati, e spesso si accompagna all illegalità e allo sfruttamento offensivo della dignità umana, fa scandalo l estendersi della povertà a grandi settori della società in tutto il mondo. Dinanzi a questo scenario, non si può restare inerti e tanto meno rassegnati. Alla povertà che inibisce lo spirito di iniziativa di tanti giovani, impedendo loro di trovare un lavoro; alla povertà che anestetizza il senso di responsabilità inducendo a preferire la delega e la ricerca di favoritismi; alla povertà che avvelena i pozzi della partecipazione e restringe gli spazi della professionalità umiliando così il merito di chi lavora e produce; a tutto questo occorre rispondere con una nuova visione della vita e della società. Tutti questi poveri come amava dire il Beato Paolo VI appartengono alla Chiesa per «diritto evangelico» (Discorso di apertura della II sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II, 29 settembre 1963) e obbligano all opzione fondamentale per loro. Benedette, pertanto, le mani che si aprono ad accogliere i poveri e a soccorrerli: sono mani che portano speranza. Benedette le mani che superano ogni barriera di cultura, di religione e di nazionalità versando olio di consolazione sulle piaghe dell umanità. Benedette le mani che si aprono senza chiedere nulla in cambio, senza se, senza però e senza forse : sono mani che fanno scendere sui fratelli la benedizione di Dio. 6. Al termine del Giubileo della Misericordia ho voluto offrire alla Chiesa la Giornata Mondiale dei Poveri, perché in tutto il mondo le comunità cristiane diventino sempre più e meglio segno concreto della carità di Cristo per gli ultimi e i più bisognosi. Alle altre Giornate mondiali istituite dai miei Predecessori, che sono ormai una tradizione nella vita delle nostre comunità, desidero che si aggiunga questa, che apporta al loro insieme un elemento di completamento squisitamente evangelico, cioè la predilezione di Gesù per i poveri. Invito la Chiesa intera e gli uomini e le donne di buona volontà a tenere fisso lo sguardo, in questo giorno, su quanti tendono le loro mani gridando aiuto e chiedendo la nostra solidarietà. Sono nostri fratelli e sorelle, creati e amati dall unico Padre celeste. Questa Giornata intende stimolare in primo luogo i credenti perché reagiscano alla cultura dello scarto e dello spreco, facendo propria la cultura dell incontro. Al tempo stesso l invito è rivolto a tutti, indipendentemente dall appartenenza religiosa, perché si aprano alla condivisione con i poveri in ogni forma di

13 5 solidarietà, come segno concreto di fratellanza. Dio ha creato il cielo e la terra per tutti; sono gli uomini, purtroppo, che hanno innalzato confini, mura e recinti, tradendo il dono originario destinato all umanità senza alcuna esclusione. 7. Desidero che le comunità cristiane, nella settimana precedente la Giornata Mondiale dei Poveri, che quest anno sarà il 19 novembre, XXXIII domenica del Tempo Ordinario, si impegnino a creare tanti momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto. Potranno poi invitare i poveri e i volontari a partecipare insieme all Eucaristia di questa domenica, in modo tale che risulti ancora più autentica la celebrazione della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell universo, la domenica successiva. La regalità di Cristo, infatti, emerge in tutto il suo significato proprio sul Golgota, quando l Innocente inchiodato sulla croce, povero, nudo e privo di tutto, incarna e rivela la pienezza dell amore di Dio. Il suo abbandonarsi completamente al Padre, mentre esprime la sua povertà totale, rende evidente la potenza di questo Amore, che lo risuscita a vita nuova nel giorno di Pasqua. In questa domenica, se nel nostro quartiere vivono dei poveri che cercano protezione e aiuto, avviciniamoci a loro: sarà un momento propizio per incontrare il Dio che cerchiamo. Secondo l insegnamento delle Scritture (cfr Gen 18,3-5; Eb 13,2), accogliamoli come ospiti privilegiati alla nostra mensa; potranno essere dei maestri che ci aiutano a vivere la fede in maniera più coerente. Con la loro fiducia e disponibilità ad accettare aiuto, ci mostrano in modo sobrio, e spesso gioioso, quanto sia decisivo vivere dell essenziale e abbandonarci alla provvidenza del Padre. 8. A fondamento delle tante iniziative concrete che si potranno realizzare in questa Giornata ci sia sempre la preghiera. Non dimentichiamo che il Padre nostro è la preghiera dei poveri. La richiesta del pane, infatti, esprime l affidamento a Dio per i bisogni primari della nostra vita. Quanto Gesù ci ha insegnato con questa preghiera esprime e raccoglie il grido di chi soffre per la precarietà dell esistenza e per la mancanza del necessario. Ai discepoli che chiedevano a Gesù di insegnare loro a pregare, Egli ha risposto con le parole dei poveri che si rivolgono all unico Padre in cui tutti si riconoscono come fratelli. Il Padre nostro è una preghiera che si esprime al plurale: il pane che si chiede è nostro, e ciò comporta condivisione, partecipazione e responsabilità comune. In questa preghiera tutti riconosciamo l esigenza di superare ogni forma di egoismo per accedere alla gioia dell accoglienza reciproca. 9. Chiedo ai confratelli vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi che per vocazione hanno la missione del sostegno ai poveri, alle persone consacrate, alle associazioni, ai movimenti e al vasto mondo del volontariato di impegnarsi perché con questa Giornata Mondiale dei Poveri si instauri una tradizione che sia contributo concreto all evangelizzazione nel mondo contemporaneo. Questa nuova Giornata Mondiale, pertanto, diventi un richiamo forte alla nostra coscienza credente affinché siamo sempre più convinti che condividere con i poveri ci permette di comprendere il Vangelo nella sua verità più profonda. I poveri non sono un problema: sono una

14 risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l essenza del Vangelo. 6 Dal Vaticano, 13 giugno 2017 Memoria di Sant Antonio di Padova Francesco Copyright - Libreria Editrice Vaticana

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