Michele Liistro è docente di Urbanistica presso l'università Roma Tre e membro del Dipartimento di Studi Urbani. Ha scritto, fra l'altro: "L'Idea di

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1 Michele Liistro è docente di Urbanistica presso l'università Roma Tre e membro del Dipartimento di Studi Urbani. Ha scritto, fra l'altro: "L'Idea di città - Rassegna critica di Teorie urbanistiche" (Roma, Kappa 1988), "Il Recupero del Ghetto di Roma", con Marcello Vittorini ed altri (Roma, Nuova Grafica Edizioni 1989 ). Neil' ambito delle ricerche sul riuso, per il turismo culturale, delle ferrovie storiche dismesse, ha scritto: "La Ferrovia Civitavecchia-Orte" (Roma, Dedalo 2001), "C'era una volta un treno"(siracusa, Multigrafica Edizioni, 2002). Ha redatto insieme a Vincenzo Cabianca e Concetto Santuccio il RR.G. di Siracusa (1970). Attualmente coordina un gruppo di lavoro per la redazione del Piano Particolareggiato di Ortigia, Centro Storico di Siracusa..

2 Michele Liistro ORTIGIA MEMORIA E FUTURO

3 A volte si guardano tante cose, ogni giorno, pertanto tempo. Si guardano ma non si vedono. Il nostro tempo, il nostro modo di vivere non ti consente di fermarti, osservare, capire. La velocità intorpidisce la memoria. Forse per questo, a volte, si dice che il tempo è tiranno. Può succedere, però, che, improvvisamente e casualmente, un bel giorno, il tempo cominci a scorrere al contrario o, per un breve periodo, sembri fermarsi. Ciò può accadere, per esempio, quando viene rimandata una riunione di lavoro o un appuntamento e ci si trova a gestire, con tranquillità, alcune ore della giornata e riempire un vuoto. Allora, girando per la città, senza ansie e senza una meta precisa, il contatto con i luoghi che si attraversano si arricchisce di significati diversi e può produrre emozioni alle quali non si è più abituati. Se si tratta, poi, come in questo caso, della propria città, quella lasciata tanto tempo fa, nella quale, di tanto in tanto, si ritorna, gli ingredienti che costituiscono quei luoghi, nel proprio immaginario, possono anche animarsi: le finestre, i portoni, i "cagnoli" dei balconi, i portali, i cortili finiscono col diventare soggetti vivi di una scena che trasmette emozioni. Il pensiero, allora, va alla poesia del Carducci (mi si perdoni l'accostamento) e ai "cipressettidibolgheri". Gli elementi dell'architettura che definiscono quei luoghi, quindi, possono diventare attori che si affiancano ai personaggi di un tempo che sfilano davanti ai propri occhi. Allora comincia un viaggio a ritroso nel tempo, un viaggio che sembra non finire mai ma che, stranamente, consente di tornare continuamente al presente per leggere i cambiamenti e le trasformazioni, fare le proprie riflessioni, esprimere giudizi e pensare di poter progettare il futuro, un futuro diverso, migliore, per la propria città: perché se sei un architetto non puoi rinunciare a questo sogno. Allora i personaggi che incontri oggi, nell'immaginario, assumono le sembianze di quelli di una volta; anche l'ambiente ed i luoghi cambiano configurazione: il silenzio prende il posto del rumore, la gente comune quello dei turisti, le carrozze e le biciclette quello delle automobili. Dai tavolini dei caffè, una volta salotti della città, scompaiono la pizza, le patatine fritte e la maionese, dalle facciate dei palazzi nobiliari le insegne delle paninerie, dei fast food e di Me Donald ed ogni cosa sembra tornare al suo posto, nelle strade, nelle piazze, nei negozi, nei caffè; il fast perde protagonismo a favore dello slow. L'dea di questo libro nasce così, da un'esperienza come quella sopra descritta. A monte di questo racconto, infatti, non c'è un osservatorio scientifico da utilizzare per un'elaborazione metodologica e lo stesso non è, e non vuole essere, il risultato di una linea di ricerca, strutturata e finalizzata anche a portare nuovi contributi disciplinari. L'idea è solo quella di raccontare una piccola storia mai scritta che ha per protagonista non il patrimonio monumentale e la retorica dei personaggi famosi, del passato e del presente, ma il popolo di Ortigia, dopo l'unità d'italia, il suo vissuto ed il suo modo di usare la città; una storia ricca di avvenimenti, tradizioni, modi di vivere, personaggi della gente comune, luoghi, trasformazioni, speranze e delusioni, problemi e progetti per il futuro; una storia semplice, per la quale mi auguro un lieto fine, come nelle più belle favole.

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