1. Percorsi d apprendimento

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1 Corso di laurea in Scienze dell Educazione A. A / 2011 Istituzioni di Linguistica (M-Z) Dr. Giorgio Francesco Arcodia (giorgio.arcodia@unimib.it) 1. Percorsi d apprendimento L interesse per l apprendimento di una seconda lingua c è sempre stato, ma gli studi moderni hanno una storia abbastanza breve. Iniziano nel corso degli anni Settanta, per varie ragioni: da una parte, preoccupano i problemi dell inserimento linguistico dei lavoratori immigrati nei paesi più industrializzati, e deludono i risultati dell insegnamento della lingua straniera nella scuola di massa; e dall altra, i linguisti imparano ad analizzare sistematicamente, oltre ai sistemi standard delle lingue e dei dialetti, anche numerose altre manifestazioni linguistiche anomale, quali quelle miste del contatto tra due o più lingue, quelle incomplete dei bambini che imparano la prima lingua, o quelle patologiche degli afasici. Lo sviluppo degli studi è quindi determinato da due fattori principali: le questioni pratiche, e il clima culturale che porta alla ribalta minoranze di ogni genere. (adattato da: Bettoni, Camilla, 2001, Imparare un altra lingua, Bari, Laterza)

2 riconoscimento dell importanza degli errori come prova delle ipotesi dell apprendente sul sistema in costruzione; elaborazione del concetto di interlingua i primi centri di ricerca sono stati quelli del mondo anglofono e, in misura minore, germanofono; l Italia arriva negli anni 80 Nozioni fondamentali: (a) dati naturalistici vs. dati elicitati metodi osservativi vs. sperimentali (b) dati longitudinali vs. dati trasversali (c) produzioni vs. giudizi intuitivi (d) analisi qualitative vs. analisi quantitative i dati qualitativi e i dati quantitativi sono complementari, servono a rispondere a interrogativi di tipo differente (formulare ipotesi vs. verificare ipotesi) 2

3 Progetto ESF (Fondazione Europea della Scienza): studio longitudinale di 40 apprendenti spontanei di varie L2 europee con sei diverse L1 per ogni L2, due L1 genealogicamente distanti e tipologicamente diverse L2 inglese tedesco nederlandese francese svedese L1 panjabi italiano turco arabo spagnolo finnico risultato fondamentale: stesse fasi acquisizionali indipendentemente dalla L1, dalla pragmatica alla sintassi (prima principi universali, poi regole specifiche della L2) silent period, varietà pre-basica, varietà di base, varietà post-basiche (si veda: Klein, Wolfgang & Perdue, Clive, 1992, Utterance Structure: Developing Grammars Again. Amsterdam: John Benjamins) 3

4 Principi pragmatici e semantici nelle varietà pre-basiche e basiche: Enunciato strutturato sulla base delle funzioni pragmatiche di topic e comment Es.: IT: e sei? La tua famiglia? MK: sì mio mam/madre sì c è qua TOPIC COMMENT IT: aha e poi? MK: diciassett anni fa in Italia IT: ah lei è venuta diciassette anni fa in Italia mantenimento del topic principio focus last: la parte più informativa dell enunciato (focus o comment) si colloca alla fine dello stesso Ordine preferenziale SETTING TOPIC COMMENT / FOCUS: Es.: WZ: mmh sentito fredo perché fuoli fleddo in casa no fleddo SETTING COMMENT SETTING COMMENT (ess. adattati da: Andorno, C. et al., 2003, Sintassi, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l Italiano, Roma, Carocci) 4

5 Enunciato strutturato su principi semantici CONTROLLORE VERBO ALTRI ATTANTI: Es.: CH: quesso signore mangiato poi guardale eh lui guardare eh giornale sua moglie va sa cucina lavor(o) sua moglie guarda eh suo marito che guardare giornale (es. adattato da: Andorno, C. et al., 2003, Sintassi, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l Italiano, Roma, Carocci) principio controller first; l oggetto diretto viene raramente anteposto al verbo, di solito perché è un topic: Es.: CH: lolo vedono eh vedono pane eh eh è loro visto è sula cane IT: loro vedono che cosa? che il pane? CH: eh pane eh non c era pane e quest(ë) è è questi pani è tutti eh eh mangia eh la cane TOPIC 5

6 Varietà post-basiche Stadi intermedi: morfologia e subordinazione sistematiche, ma con zone di fragilità, soprattutto per gli elementi più marcati di L2; abbondanza di paratassi Varietà avanzate: morfosintassi corretta, deviazioni occasionali rispetto alla lingua target, soprattutto nella pronuncia, nel lessico e nell uso di connettivi Es.: abbiamo visto Charlie Chaplin che camminava: è andato in giro per la citta e a un certo punto ha visto che da un camione è caduto una banderola (...) la manifestazione viene interrotta da la polizia/ dalla gendarmeria che arriva e ehm sembra che lui facesse parte di questo gruppo (...) prima cade per terra in un buco e poi eh i poliziotti eh lo tengono e arrestano (...) Varietà quasi native: quasi indistinguibili dalla varietà dei parlanti nativi, pressoché nessun errore grammaticale o lessicale, organizzazione del discorso talvolta anomala Es.: (...) e gli dà trionfando queste banane che ha rubato (Ess. adattati da: Chini, Marina, Che cos è la linguistica acquisizionale. Roma: Carocci) molti apprendenti non arrivano a questo stadio fossilizzazione 6

7 2. L italiano L2 Cenni storici: 1525: Prima edizione delle Prose nelle quali si ragiona della volgar lingua (Pietro Bembo) 1583: Costituzione dell Accademia della Crusca 1589: istituzione della prima cattedra universitaria di italiano a Siena (per studenti tedeschi) lingua su base toscana, modello fiorentino letterario (bembiano) tensione tra modello purista e normativo, scritto e letterario e modello variazionista, attento all uso apprendente straniero come punto di riferimento nella riflessione sulla lingua italiana 1889: fondazione della Società Dante Alighieri, che ha tra i suoi compiti lo sviluppo dell italiano (e dell alfabetizzazione) tra le comunità di italiani all estero 7

8 Anni 20 del XX secolo: fondazione dell Università per stranieri di Perugia, sviluppo dell insegnamento dell italiano/l2 all Università di Siena Fino agli anni recentissimi, infatti, le istituzioni formative di Siena e di Perugia sono stati gli unici due centri istituzionalmente preposti a trasmettere la lingua e la cultura italiana fra gli stranieri, sostanzialmente svincolando la disseminazione dell italiano dalle tensioni legate alle questioni linguistiche della nostra emigrazione, considerato soggetto dell azione di altri canali istituzionali e di altre agenzie culturali, quali ad esempio la Società Dante Alighieri (Vedovelli, Massimo, 2002, L italiano degli stranieri, Roma, Carocci) 1967: fondazione della Società di Linguistica Italiana 1982: presentazione dei risultati delle indagini sull apprendimento dell italiano nel mondo (Istituto per l Enciclopedia Italiana); creazione di una Commissione nazionale per la diffusione della lingua e della cultura italiana, incarico di realizzare una Certificazione dell Italiano L2 alla fine degli anni 70, oltre 2 milioni di persone studiavano l italiano L2 8

9 Alcuni dati sulla situazione recente: Aumento dei flussi migratori verso l Italia: da meno di mezzo milione nel 1990 a oltre (inclusi i regolari non iscritti all'anagrafe; quasi un quinto in Lombardia; circa nella provincia di Milano) a inizio abitante su 12 ha cittadinanza straniera presenza straniera quasi triplicata negli ultimi dieci anni (Dati dal Dossier statistico Immigrazione Caritas-Migrantes 2010"; scheda di sintesi: grande crescita del pubblico interno degli appredenti crescita dell interesse strumentale per l italiano, sviluppo della didattica dell italiano per fini specifici (economia, industria, finanza), organizzati anche dalle camere di commercio italiane all estero italiano come lingua della formazione specialistica nel sistema universitario; sviluppo di corsi di italiano per stranieri presso i Centri linguistici di molti atenei italiani 9

10 Indagine Italiano 2000: aumento del 40% (in cinque anni) dei corsisti degli Istituti italiani di cultura all estero (45.699); gli immigrati in Italia costituiscono quasi la metà degli apprendenti di Italiano L2 (per approfondimenti: Indagine Italiano 2010: dati provenienti sia dagli Istituti Italiani di Cultura e dalle università straniere ove fossero presenti lettori italiani con mandato ministeriale grande aumento dei corsi negli IIC (da a 6.429) il 56% dei corsisti studia l'italiano per motivazioni non strumentali (in Italiano 2000, il 33%) "In questo caso la lettura dei dati del 2010 in parallelo con quelli del 2000 mette in luce una chiara tendenza dell'italiano a riposizionarsi proficuamente nelle sue salde roccaforti tradizionali: oggi più di ieri, la crescita dell'interesse per la lingua italiana nel mondo è in stretta relazione con la crescita dell'interesse per la cultura italiana." (Giovanardi C., Trifone P., 2010, L inchiesta Anteprima di alcuni risultati, in "Italiano LinguaDue", 2, pp ; 10

11 2.1 La ricerca sull italiano L2: il Progetto di Pavia Il progetto di Pavia è nato nel 1986 come tentativo di raccogliere un corpus di dati sull'italiano L2 appreso da parlanti L1 tipologicamente diverse, allo scopo di sopperire alla carenza di dati sull'apprendimento della nostra lingua in quel periodo (Giacalone Ramat, A., 1990, Presentazione del progetto di Pavia sull'acquisizione di lingue seconde. Lo sviluppo di strutture temporali, in Bernini, G. e Giacalone Ramat, A. (a cura di), La temporalità nell'acquisizione di lingue seconde, Milano, Franco Angeli) Raccolta di dati di italiano L2 parlato raccolti in un periodo di quasi vent anni; dati elicitati in conversazioni con intervistatori nativi, redazione di schede biografiche indagine di tipo prevalentemente qualitativo raccolta di dati sia trasversali (1-3 mesi) che longitudinali (fino a due anni) registrazioni variano tra 2 e 10 ore, a seconda dell apprendente; trascrizione integrale dei dati di 20 apprendenti (Andorno, C. & Bernini,G., 2003, Premesse teoriche e metodologiche, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l Italiano, Roma, Carocci) 11

12 Principali risultati in ambito morfosintattico: La morfologia flessiva in italiano/l2 emerge in anticipo rispetto a tedesco, francese ed inglese L2 (con condizioni socio-culturali di apprendimento simili) Sequenza di apprendimento di tempi e modi del verbo italiano: Presente (e Infinito) > (Ausiliare) Participio Passato > Imperfetto > Futuro > Condizionale > Congiuntivo (Giacalone Ramat, Anna, 2003, Il quadro teorico, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l Italiano, Roma, Carocci) Sequenza di apprendimento dell accordo di genere Pronome tonico di 3 sg. > art. det. > art. indet. > aggett. attr. > aggett. pred. (>) part. pass. (adattato da: Chini, M. & Ferraris, S., 2003, Morfologia del nome, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l Italiano, Roma, Carocci) 12

13 sequenza di apprendimento di tempi e modi del verbo italiano presso alcuni apprendenti del Progetto di Pavia: presente/inf. participio pass. imperf. futuro condiz. congiunt. Hagos (tigrino, 15) Chu (cinese, 17) Markos (tigrino, 20) ? - - John (inglese, 20) /- - Antje (tedesco, 20) Matthias (tedesco, 22) (Adattato da: Chini, Marina, Che cos è la linguistica acquisizionale. Roma: Carocci) scala con valore implicazionale 13

14 Sviluppo dell espressione delle categorie di aspetto, tempo e modo: aspetto > tempo > modo Es.: lava quest(e) eh lava eh pentola eh la/ eh lavato eh pentola eh eh guarda come eh eh specchio participio passato come forma marcata (aspetto perfettivo) Enunciato 1 Enunciato 2 Enunciato 3 lava pentola lavato pentola guarda come specchio Situazione lavare la pentola essere pulita (la pentola) Asserzione tempo di validità 14

15 opposizione presente/participio in contesto di futuro MK: io non lasciato tu qua io prende tu Italia perché tua mamma c è la Italia, mh? ah dopo io vado America imperfetto (essere) come prima forma verbale con valore temporale PE: mh ah non possibile per Sam ah ah sciare perché ah mo ah perché ero molto diffiscil/ difficile ah perché tanti neve in Bario + sì e non possibile *to walk to walk* (ess.adattati da: Banfi, E. & Bernini, G., 2003, Il verbo, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l Italiano, Roma, Carocci) ritardo nella comparsa di distinzioni morfologiche di modo, percepite come non necessarie al successo della comunicazione (marche lessicali) Sequenza di apprendimento dei verbi modali: volere > potere > dovere 15

16 prima usi deontici (permessi, comandi), poi epistemici (probabilità, possibilità) Sviluppo della categoria del genere nel nome Alcuni soggetti non riconoscono correttamente il genere nel nome (ad es., persianofoni), nemmeno dopo un anno e mezzo di esposizione all italiano la loro interlingua gli consente comunque di comunicare con italofoni Errori / imprecisioni nelle desinenze nominali: forme prive di vocale finale (pròblem, ànimal, giorn, mel) sovraestensione di a senza valore di genere (uoma, filma, corpa, agosta, specchia) sovraestensione di o (bicchiero, zuppo, polvero) sovraestensione di e (soprattutto persianofoni; salade, telefòne) scarsa salienza fonica delle desinenze vocaliche italiane 16

17 Principi nella scelta delle terminazioni: ipercaratterizzazione di genere (problemo, moglia, meso, madla, collego) interferenza di L1 (limona < Zitrone, piazzo < Platz, barco < Boot) tendenza verso il paradigma dominante (M o, F a) Incidenza degli errori nell assegnazione del genere (I e II classe, scelta dell articolo singolare appropriato): Persianofoni (69%) > anglofoni (60%) > tedescofoni (51%) > francofoni (37%) gli apprendenti con L1 priva di genere (o con genere meno pervasivo) commettono più errori di assegnazione con i nomi facili, più trasparenti per genere (Chini, M. & Ferraris, S., 2003, Morfologia del nome, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l Italiano, Roma, Carocci) 17

18 Regola di base di assegnazione del genere nell interlingua (italiano L2): o = maschile; -a = femminile estensioni devianti : le cane, lo gatto (persianofoni) Confronto con italofoni (preadolescenti) sull assegnazione del genere a nomi inesistenti: gli apprendenti sbagliano più frequentemente, ma la graduatoria di affidabilità delle terminazioni, interpretate come indizi di genere, è simile a quella dei nativi italofoni (a) -o M, -essa F, -ina F (2-4% di errori nei nativi, 0% negli apprendenti!!) (b) -tà F, -tore M, -one M (4-7% vs %) (c) iere M, -trice F (9-10% vs %) la terminazione a causa, in proporzione, meno errori negli apprendenti (cf. Regola di base ) 18

19 debolezza del criterio semantico di assegnazione del genere nelle interlingue (soprattutto anglofoni e persianofoni): il donna, una uomo, il moglie Sequenza di produttività dei criteri di assegnazione: criteri fonologici > criteri semantici > criteri di morfologia derivazionale (Chini, M. & Ferraris, S., 2003, Morfologia del nome, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l Italiano, Roma, Carocci) cf. italiano/l1 19

20 Sviluppo della categoria del numero nel nome La categoria del numero è più diffusa rispetto a quella del genere nelle lingue del mondo (meno marcata): Se una lingua ha la categoria del genere, ha sempre la categoria del numero (Universale 36 di Greenberg) nomi marcati per il plurale attestati sin dalle prime registrazioni Aspetti dell acquisizione del numero: utilizzo di plurali inanalizzati (memorizzati dall input): un mesi, quetto piatti, pom anni nova (sinofoni) strategie lessicali: due settimana, due o tre ola, due amica interferenza negativa di L1 cinese e persiano prevalenza del morfo i semplificazione del paradigma 20

21 problemi di codificazione sovrapposta numero-genere: personi donni, ponte differenze tra i vari gruppi di apprendenti: incertezza nella flessione presso i persianofoni, discreta padronanza di anglofoni e tedescofoni (dopo 4-6 mesi) la flessione di numero comincia a strutturarsi in periodi diversi a seconda della L1 e dell età (da un mese a un anno dall inizio dell esposizione) 21

22 Fasi dello sviluppo della morfologia nominale: (1) Fase pragmatica (2) Fase lessicale (3) Fase (proto-)morfologica (4) Fase morfosintattica pronome tonico di 3 sg. > art. det. > art. indet. > aggett. attr. > aggett. pred. (>) part. pass. (adattato da: Chini, M. & Ferraris, S., 2003, Morfologia del nome, in Giacalone Ramat, Anna (a cura di), Verso l Italiano, Roma, Carocci) 22

23 3. Strategie di apprendimento Strategie di apprendimento: procedure per formulare delle ipotesi sulla struttura della L2 e per stabilire regole dell interlingua sulla base di queste ipotesi (Schmid, S., L italiano degli spagnoli. Interlingue di immigrati nella Svizzera tedesca. Milano: Franco Angeli) (a) ricorso al modello di L1 (transfer) (b) strategia delle parole chiave nella varietà prebasica, utilizzo di pochi elementi lessicali e routines per la comprensione, con scarsa attenzione per per gli elementi funzionali (c) strategie lessicali (soprattutto) nella varietà basica, utilizzo di morfemi liberi per esprimere valori grammaticali affidati a morfemi grammaticali legati nella lingua target (es. numerali in luogo di flessione di plurale) (d) strategie isolanti lessemi di L2 trattati tutti come forme invariabili (come in una lingua isolante tipica), non vengono flessi (e) strategie agglutinanti nelle varietà postbasiche, aggiunta di morfi grammaticali a catena, come nelle lingue agglutinanti, mantenendo il confine tra base e affissi (es. arrivarà, caderò, interrompazione) 23

24 (f) strategie analitiche utilizzo di forme perifrastiche / analitiche in luogo di forme sintetiche della L2 (avevo credo < credevo, erano andando < andavano, cose per amici < regali) (g) strategie flessive nelle varietà postbasiche, applicazione delle opportune marche di flessione ai lessemi, con eventuale allomorfia (h) analogia sovraestensioni analogiche e/o regolarizzazioni (dicio < dico, imperatoressa < imperatrice, cf. professoressa) (i) semplificazione omissione o semplificazione di forme marcate (a livello fonologico, morfologico o sintattico) della L2 (consonanti semplici < consonanti doppie, riduzione di paradigmi complessi a una o più forme di base, bello in luogo di bella, belle, belli) (j) evitamento strutture marcate che l apprendente non produce, spesso in fase di elaborazione (es. frasi relative) 24

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