Problematiche fitopatologiche del castagno in Italia

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1 Il Castagno, Re della montagna ottobre 2002 Problematiche fitopatologiche del castagno in Italia Naldo dott. Anselmi ordinario patologia forestale Università della Tuscia in rappresentanza dell Istituto Nazionale Ricerca Scientifica e Tecnologica sulla Montagna Buon giorno a tutti. Io sono qui poiché mi hanno mandato, più che in rappresentanza di un Università, in rappresentanza dell Istituto Nazionale della Ricerca Scientifica e Tecnologica sulla Montagna. Per cui porto il ringraziamento del prof. Mottana e anche del prof. Giordano che non è potuto intervenire. Hanno ritenuto opportuno di farmi intervenire, e siccome sono un fitopatologo, l unica cosa su cui potevo intervenire con cognizione di causa erano le avversità, le malattie del castagno. In realtà io non sviluppo l argomento perché poi ci sarà la relazione del dott. Maresi dell Istituto Sperimentale di S. Michele all Adige che approfondirà tutto l argomento con specifiche per quanto riguarda la lotta. Quindi introduco questo argomento dicendo che, in realtà ho sentito che qui i castagni, tutto sommato, stanno bene. Ma io penso che dopo il melo, dopo la vite e dopo il pioppo, il castagno è una delle colture che più è minacciata da avversità di vario tipo, castagno sia da legno che da frutto. I nemici sono tantissimi. Ma poi fondamentalmente di tutte queste avversità, i nemici veri si riducono a pochi e fondamentalmente si riducono al cancro, che peraltro per un miracolo della natura sta fortemente regredendo e sta a noi mantenerlo a bada con le tecniche colturali, la potatura in particolare. C è il mal dell inchiostro, che è un altra minaccia molto forte. Quest anno c è stata la ruggine. Non è giusto chiamarla ruggine, non è la ruggine. È la Fersa del castagno, che ha colpito le foglie e di cui tutti voi siete testimoni, perché ha provocato delle situazioni e delle perdite di produzione notevoli, in qualche zona perfino al 40% della produzione.

2 E poi ci sono gli insetti. Il balanino che qui non mi sembra tra i parassiti più importanti in Trentino. Mentre invece da noi, per esempio, sui Cimini è proprio il nemico numero uno, perché riesce ad abbattere la qualità della produzione colpendo le castagne anche del 50%. E poi ci sono le tre Cydie, la Pammene Fasciana, la Cydia Fagiglandana e la Cydia Splendana che qui conoscete molto bene e che qualche volta possono colpire e provocare danni anche molto forti. Poi ci sono le muffe delle castagne che però sono saltuarie. Avvengono durante le raccolte piovose, quando piove moltissimo. Voi raccogliete le castagne bagnate e molte volte le castagne vanno incontro alle muffe di diverso tipo. Qui mi soffermerei, quasi salterei il cancro perché l affronterà in maniera molto più precisa e determinata il dott. Maresi. Dicendo semplicemente soltanto che, non tanto per meriti dell uomo, ma merito proprio della natura fa sì che questo fungo, che è la Endothia parasictica, che è un parassita del castagno si ammalasse. Cioè un fungo che si ammala, perché è colpito da un virus e quindi si è indebolito. Questo ha permesso a noi negli anni di poter diffondere questo ceppo ipovirulento e allora ci sono delle difficoltà, aiutando il ceppo ipovirulento per diffondersi e per neutralizzare il ceppo virulento occorre che ci sia la compatibilità. Ci sono studi notevoli, ci sono 84 gruppi in tutta Europa, è uno studio molto approfondito. Però la natura ci è venuta in aiuto e direi che il cancro è sotto controllo, salvo rare eccezioni. Per esempio i Cimini sono a rischio perché nei Cimini si sono incontrati i ceppi virulenti del nord Italia e i ceppi virulenti del sud d Italia e hanno creato una variabilità notevole per cui potrebbe riesplodere da un momento all altro se noi non stiamo molto attenti. Ma in genere c è un equilibrio tra ceppo virulento e ipovirulento quindi non c è bisogno di fare grossi interventi di lotta biologica oggi, in passato c era bisogno, e soltanto con la potatura forse si riesce a mantenere in buone condizioni i nostri castagneti. Questo è un ceppo virulento. Certo è che la potatura costa. Anche perché, se dovessimo mettere in moto tutte le regole della sicurezza non poteremmo nemmeno più i nostri castagneti, sarebbe veramente difficoltoso. Per fortuna ancora c è una certa tolleranza, ma in effetti arriverà la mazzaia anche della sicurezza, per cui noi dovremmo salire sul castagno muniti di tutta la struttura per non entrare in pericolo, probabilmente ci saranno gli stessi incidenti di oggi. Però ancora ci sono dei castagneti con delle zone morte della pianta. Ci sono ancora cancri virulenti che uccidono branche o rami, ma con una adeguata potatura noi possiamo superrare questa malattia

3 Nella potatura potrebbe essere importante anche, per esempio, passando da una pianta all altra, disinfettare i mezzi di potatura. Ma soprattutto sarebbe importante distruggere il materiale infetto ed eliminare il più possibile i cancri virulenti. Una malattia che quest anno è esplosa, ed è esplosa in una maniera che io non ricordo, sono 30 anni che sono in sperimentazione, sempre in mezzo a zone castanicole, ma un danno così forte non l avevo mai visto, da quella che si chiama la Fersa del castagno, provocata appunto da una mycrosphaerella che è un fungo che attacca le foglie. Perché quest anno, ad onta del fatto che noi diciamo che il clima sta cambiando, e forse sta cambiando sul serio, però quest estate ha piovuto dalla primavera all estate continuamente. Questa è una malattia che si diffonde con le piogge e quindi quest anno ha avuto una diffusione veramente eccezionale, anche se non in tutte le zone nella maniera univoca. Ho letto su di un pezzo di giornale che si parlava di siccità. In Trentino c è stato danno da siccità. No. Non è stato danno da siccità, quest anno non c è stata tanto la siccità. Quest anno c è stato danno di questa malattia che ha colpito più alcune zone che altre, che però può colpire anche alcune varietà di castagno rispetto ad altre. Voi vedete questa malattia che colpisce le foglie, quando queste macchie superano un certo numero sulle foglie, le foglie cadono. Perché è una malattia procurata da un fungo che produce tossine e quindi la pianta si difende buttando via delle foglie più colpite, perché peraltro esaspera anche la traspirazione. Poi le foglie necrotizzano e cadono a terra. A un certo punto al chioma compare imbrunita, abbronzata. Addirittura intere vallate completamente abbronzate. Naturalmente le foglie cadendo non mandano le proprie sostanze di riserva nel frutto e molte volte il frutto, soprattutto quello di più scarse qualità, cade. Ma molte volte si riduce la pezzatura anche di quello che resta sulla pianta e quindi c è un danno notevole. Ci sono proprio delle zone in cui il prodotto, nei monti Cimini e su di una certa varietà, si è ridotto proprio del %. Per fortuna non di tutte le varietà. La marrone o è una tra le varietà più resistente. Peraltro questo fungo attacca non solo le foglie ma attacca anche i ricci, che quindi colpiti cadono a terra e vanno a male.

4 Contro questa malattia, ovviamente, per quanto danno possa provocare, non è che c è da far niente, c è soltanto da sperare che non si ripetano annate così piovose perché anche quando il danno è stato fatto ci dovrebbero essere degli interventi chimici, ma immaginate intervenire chimicamente contro una malattia che compare una volta ogni 10 anni. Quindi direi che la dobbiamo subire semplicemente. Peraltro appunto anche in Trentino ho sentito dire che ci sono 3 o 4 zone colpite e altre no. Questa è la zona ad esempio poco colpita. Il danno quest anno è stato notevole, ci sono dei castanicoltori che si mettono proprio le mani nei capelli, si dice. Adesso però mi vorrei soffermare invece su un altra malattia che ho sentito che in Alto Adige non c è, qualche dubbio ce l ho. Perché viaggiando in Alto Adige ho visto qualche pianta che poteva avere questi sintomi, e forse può darsi che anche in quelle 250 piante abbattute, qualche pianta non è stata abbattuta soltanto per il cancro ma perché malata e morta senza poterne vedere i sintomi. Non c è, non risulta esserci anche se recentemente è stata segnalata in Sicilia ma in tutte le altre regioni è presente, è una vecchia malattia. È la malattia del mal dell inchiostro. C è stata sempre, ma che negli ultimi 20 anni ha avuto una forte recrudescenza. Si chiama mal dell inchiostro perché crea delle macchie nere lungo il fusto. È causato da varie specie di Phytophthorae, e una più importante è la cambivora che colpisce il cambio, si chiama cambivora per questo. Quindi basta scortecciare quando la pianta sta male perché si vedono al di sotto queste macchie brune, brune scure quasi color inchiostro, allora ecco perché si chiama mal dell inchiostro. È una malattia, credo che sarà la malattia degli anni prossimi, chi non ce l ha è fortunato ma stia attento e cominci a stare attento anche dai vivaisti. Io ho molto ammirato i frutticoltori che dicono che facciamo noi il vivaismo per i castagni, veramente ammirevole la proposta, ma bisogna stare molto attenti perché questa malattia spesse volte viene portata dal vivaio e noi non abbiamo ancora una garanzia fitosanitaria sufficiente per prevenirla. Adesso si stanno mettendo a punto delle tecniche per valutare la presenza del fungo anche nel terreno oltre che sulla pianta, però questa è una cosa molto importante perché una volta che la malattia l avete importata, sradicarla è molto difficile. In Trentino ce l avete in diverse zone, abbiamo detto prima, che in ben 4 zone del Trentino, e comprese nelle zone vicino Trento, questa malattia è presente in zone di castagno incolto e in cedui. Al secondo Congresso Nazionale Forestale che si è svolto a Venezia tra i problemi fitopatologici in campo forestale di questo millennio io, in nome anche di altri colleghi

5 di fama internazionale, dicevo che tra le malattie contro cui dovremo lottare in maniera molto energica in questo millennio c è proprio il mal dell inchiostro, la recrudescenza del mal dell inchiostro del castagno, questo per farvi comprendere come noi consideriamo importante questa malattia. Uno dei punti fondamentali per la difesa è la ripulitura del bosco, per esempio e così via. La malattia compare come un ingiallimento, un impallidimento della chioma, una microfillia della chioma sia su piante giovani che su piante vecchie. Poi pian piano le piante deperiscono, e poi finiscono per morire. In alcune zone le piante morte possono raggiungere anche il 30 40% nei cedui, ma anche nei frutteti possono raggiungere il 15 20% il che significa su un ettaro abbattere 15, 20 piante e se sono secolari significa perdita di prodotto ma veramente in maniera importante. Naturalmente su piante giovani voi alla base delle piante gia dall esterno guardando potete vedere delle screpolature e degli avvallamenti che sono le zone morte, che poi se andate a scorticare all interno vedete delle macchie brunastre sulle piante. Nel ceduo ci sono le ceppaie, quindi basta una pianta morta che significa che la ceppaia sta molto male. Sulle piante anche secolari la chioma ugualmente che si impallida e poi in anni le piante finiscono per morire, e muoiono inesorabilmente. In genere non c è molto da fare quando le piante stanno veramente male. Il pericolo non è soltanto economico. In alcune zone la morte delle piante è stata drammatica. In alcune pendici montane oggi manca completamente il castagno. In aree del Reatino è scomparso completamente il castagno in 20 anni. Quelle superficie erano sane, poi è incominciata la malattia nel 1984, nel 1994 si stava estendendo. È ambientale, ma è anche idrogeologico perché in alcune zone di quelle pendici ci sono stati smottamenti. E quindi ci sono proprio dei problemi grossi per reggere alcune zone. Immaginiamo, appunto, in alcuni tipi di castagneto che stanno in montagna dove il castagno è proprio l elemento principe che tiene a bada il terreno. Quindi è veramente una malattia particolarmente grave. Sono stati fatti degli studi.

6 Abbiamo visto che ci sono diverse specie di Phytophthorae e quindi la malattia può arrivare anche da vivai di diversa origine, comprese le fruttifere, perché c è la cinnamomi e ci sono tanti altri tipi. Tanto è vero che si sta pensando anche che, forse, l origine è un complesso di patogene che attaccano la pianta nell apparato radicale, per poi qualcuna, tra cui in particolare la cambivora e la cinnamomi risalgono lungo la superficie. Le specie che colpiscono il castagno sono tutte Phytophthorae presenti, tra l altro presenti in castagneti sani quindi molte volte basta spostarli, basta facilitare il loro sviluppo, perché ci sia recrudescenza. Le teorie sono diverse. Certamente uno perché queste Phytophthorae sono tutte labili al freddo. E negli ultimi 30 anni annate particolarmente fredde non ne abbiamo avute e quindi è probabile che si siano rinvigorite proprio perché non c è più il rigore invernale di tanti anni fa. Un altro motivo è perché alcuni nostri castagneti si sono indeboliti e quindi la sostanza organica, certi antifungini sono scomparsi. Un altro motivo è questo, che è centrato con l argomento del convegno, è venuto a mancare il presidio della montagna. La migrazione delle persone, dei nostri agricoltori che vivevano in montagna, la maggior parte ha lasciato abbandonati i castagneti e quindi è stato visto un aumento di questa malattia che è diffusa dall acqua, dal ruscellamento dell acqua, ed in realtà si può diffondere anche con la fanghiglia infetta. Ma nel passato ogni vostro campo era ben circondato dalla scolina quindi se una pianta era infettata, l infezione andava della scolina che poi veniva a valle senza andare a infettare altri castagneti. Negli ultimi tempi abbandonando i castagneti la infezione di una pianta ipotetica che si trova in mezzo al castagneto va dove, se l acqua non va nella scolina, in genere scorre nelle strade. E quindi la fanghiglia delle strade raccolta nei primi momenti dopo la pioggia può essere trasportata da un trattore, da una macchina, dagli stivali, da qualcuno che passa e che va da un castagneto infetto a un castagneto sano. Ecco che significa l abbandono della montagna, ecco che significa l abbandono dei campi e l abbandono, appunto, dei castagneti. Significa poter fare regredire una recrudescenza anche di questa malattia che è micidiale. Ecco perché è pericoloso, la dove non c è adesso è pericoloso che arrivi, perché se arriva e non ci accorgiamo potrebbe diffondersi proprio non tanto per incuria, quanto perché inavvertitamente

7 noi possiamo essere anche mezzi di trasporto. Noi e anche gli animali. Basti pensare un cinghiale che mangia le castagne, che si porta il grugno va nel vicino e porta il fango infetto. Non è un fungo che vive molte ore fuori dell acqua, per altro fruttifica soltanto nelle piogge primaverili e nelle piogge autunnali, quindi noi sappiamo perfettamente quando ci sono le infezioni, però bisogna stare molto attenti e soprattutto bisogna prevenire che questa malattia si diffonda e soprattutto bisogna ritornare a regimare le acque così come si faceva un tempo in modo da migliorare la situazione generale. Ho consumato il mio tempo, anche perché voglio lasciare il tempo al dott. Maresi che sarà molto più approfondito sia sulle malattie sia per il resto, quindi io concludo qui ringraziandovi enormemente ma volevo dare proprio un flash per capire come una malattia anche se non presente possa rappresentare una minaccia, minaccia legata proprio alla nostra assenza sul territorio. Vi ringrazio.