RACCONTAMI UNA FIABA

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1 SCUOLA DI FORMAZIONE IN TEATROTERAPIA Associazione Politeama RACCONTAMI UNA FIABA Narrare, ascoltare e giocare con le fiabe in Teatroterapia Tesi di Chiara Forgillo Docente relatore Dott. Roberto Motta Anno 2010/2011 1

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3 3 A chi osa cambiare. Sempre.

4 Le fiabe non dicono ai bambini che esistono i draghi: i bambini sanno già che esistono. Le fiabe dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. G. K. CHESTERTON 4

5 INDICE 0. Introduzione pag La fiaba pag Alle origini pag Una panoramica sull evoluzione degli studi della fiaba nella Storia pag La struttura della fiaba pag La fiaba nello sviluppo del bambino pag La natura culturale dello sviluppo e la fiaba pag Gli archetipi nelle fiabe pag Il mondo incantato: da Freud a Bettelheim pag Uso della fiaba in Teatroterapia pag La crescita umana e il cambiamento pag Il gruppo pag Pre espressivo pag Espressivo pag Post espressivo pag Conclusione pag Bibliografia pag. 42 5

6 INTRODUZIONE La migliore spiegazione di una fiaba è la fiaba stessa. La migliore spiegazione di noi stessi siamo noi stessi e noi siamo fiabe. La fiaba è il materiale di cui siamo fatti: il nostro corpo è fiaba, la nostra immaginazione, i nostri pensieri, i nostri percorsi, le nostre vite sono fiabe. E fiabe sono l odio e l amore, gli incontri e gli addii. Fiabe sono i rapporti sentimentali, familiari, amicali. Fiaba è il tema, come motivo musica e conduttore delle nostre vite. E ogni fiaba è tutte le fiabe. Le fiabe, sono, infatti, la trama e il tessuto. Sono il Dna dell anima [ ] Le fiabe sono parole dell inconscio. Esse contengono i segreti, gli insegnamenti, le strategie, i rituali, gli obiettivi, i fini e le indicazioni dei mezzi per realizzarli. Ogni fiaba e l atto di inventare fiabe prevedono, rivelano, consentono la scoperta, l indagine, l approfondimento e, spesso, la soluzione di ogni particolare e peculiare situazione che il soggetto, di volta in volta, di fiaba in fiaba, intende affrontare nel (col) proprio inconscio che è tassello dell inconscio collettivo Con queste parole Maria Rita Parsi, nell introduzione al libro di L. Gioppato (2008, pagg. 5-6), descrive la fiaba, facendo emergere la complessità, la ricchezza, la potenza di quella che viene considerata, con l obiettivo di banalizzarla, una storia da bambini. Ma non c è niente di banale. Né nella fiaba. Né in un bambino. La fiaba è un linguaggio antico e archetipico intrinseco in ogni essere umano. La fiaba conduce ad un mondo parallelo che non è tanto quello delle fate, dei re e delle magie ma è quello della nostra interiorità. Il mondo profondo del Sé. La fiaba è un modo di vedere le cose e di provare sentimenti autentici, anche molto forti. E un bambino, quando ascolta o gioca con una fiaba, vive tutto ciò che accade nel suo mondo interiore, percorre le strade dell inconscio e trova soluzioni ai propri conflitti. La storia, infatti, non è fine a se stessa. Le fiabe hanno il potere di cambiare. Scrive G. Carofiglio (2010, pag.15) Le parole cariche di significato e dunque di forza nascondono in sé un potere diverso e superiore rispetto a quello di comunicare, trasmettere messaggi, raccontare storie. L idea, cioè, che abbiano il potere di produrre trasformazioni, che possano essere, letteralmente, lo strumento per cambiare il mondo Le parole non sono entità volatili e prive di consistenza ma sono meccanismi potenti e complessi, modelli di interpretazione della realtà. Le parole, in realtà, sono atti e, come scrive sempre Carofiglio (2010, pag, 27), citando Paul Watslawick La narrazione dei fatti non è un operazione neutra: la comunicazione spesso letteralmente crea quella che noi chiamiamo realtà, come ha affermato, con toni solo in apparenza paradossali, Paul Watslawick 6

7 Raccontare fiabe, allora, non significa soltanto descrivere fatti e vicende ma è qualcosa d altro. Raccontare una fiaba mette in moto tantissimi meccanismi interiori e dinamiche sociali. Rodari a questo proposito (1997, pag. 15) Una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l esperienza e la memoria, la fantasia e l inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere In questo lavoro di tesi l obiettivo sarà quello di andare oltre le parole ad indagare il significato profondo delle fiabe e come, visto il loro valore nello sviluppo del bambino, possano essere utilizzate in Teatroterapia con l infanzia. Nel primo capitolo tratterò la storia della fiaba, andando alle sue origini e presentando i diversi studi che sono stati fatti in epoca moderna rispetto a questa. Poi mi occuperò di presentare la struttura della fiaba, secondo la prospettiva di Vladimir Propp. Nel secondo capitolo, invece, si procederà con un analisi della fiaba rispetto allo sviluppo del bambino. Si adotterà una visione culturale, junghiana (archetipi) e poi freudiana (Freud e Bettelheim). Il terzo capitolo, a partire dagli approfondimenti dei due precedenti, svilupperà l applicazione e l uso della fiaba in Teatroterapia, in riferimento a progetti per utenti bambini. Per il mio lavoro di ricerca, ho utilizzato come metodo la ricerca bibliografica e ho fatto poi alcuni confronti con l esperienza diretta di progettazione e conduzione di un percorso di Teatroterapia sulla fiaba, svolto per il tirocinio di conduzione della Scuola di Formazione in Teatroterapia. [ ] 7

8 CONCLUSIONE Fare Teatroterapia con le fiabe significa servirsi di due strumenti e linguaggi: il teatro e la fiaba. Entrambi, abbiamo potuto dimostrarlo, costituiscono delle vie per arrivare alle profondità del mondo interiore, nel nostro caso, del bambino. Il teatro e la fiaba permettono di scavare nell ombra e portare alla luce contenuti psichici, emozioni e vissuti interiori. Raccontare una fiaba, così come fare teatro, non significa descrivere con la parola, nel primo caso, e con il corpo, nel secondo, alcuni fatti. Non solo. Significa andare a scoprire cosa sta dietro ciò che viene descritto. Gli elementi principali per raggiungere questo scopo sono comuni alla fiaba e al teatro. Il primo elemento è la relazione, cioè la dimensione sociale in cui fiaba e teatro sono inseriti. Senza la relazione non c è apprendimento di strumenti materiali e simbolici. Nella fiaba tale apprendimento utile allo sviluppo del bambino avviene, in particolare, nel momento della narrazione. Nel teatro, invece, esso si sviluppa nel gruppo, nei fenomeni di identificazione e rispecchiamento tra i componenti, nello scambio tra sistema gruppo e sistema individuo e sistema ambiente. Il secondo elemento, invece, è l identificazione con il personaggio. In Teatroterapia l ingranamento conduce al riconoscimento di parti di Sé da parte dell attore che poi fissa in una forma questa esperienza, distaccandosi dal personaggio ma comunque integrando. Nella fiaba, invece, il bambino si identifica con l eroe che lo conduce a risolvere i propri conflitti interiori. Attraverso la relazione e l identificazione individuo-personaggio, la Teatroterapia e la fiaba procedono verso il medesimo scopo, cioè l evoluzione, la crescita e lo sviluppo della persona nella sua globalità. 41

9 BIBLIOGRAFIA Albanese O., Peserico M., Educare alle emozioni con le arti terapie o le tecniche espressive, 2008, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (BG). Anolli L., Psicologia della comunicazione, 2002, Il Mulino, Bologna. Anolli L., Psicologia della cultura, 2004, Il Mulino, Bologna. Barba E., La canoa di carta, 2003, Il Mulino, Bologna. Bettelheim B., Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, 2008, Feltrinelli, Milano. Birkenbihl V. F., Segnali del corpo. Come interpretare il linguaggio corporeo, 2010, Franco Angeli, Milano. Bonomi I., Masini A., Morgana S., Piotti M., Elementi di linguistica italiana, 2005, Carocci, Roma. Bove C., Le idee degli adulti sui piccoli. Ricerche per una pedagogia culturale, 2004, Edizioni Junior, Azzano San Paolo (BG). Brenner C., Breve corso di psicoanalisi, 1967, Martinelli, Firenze Cardona G. R., I sei lati del mondo. Linguaggio ed esperienza, 2001, Editori Laterza, Roma-Bari Carmagnola F., Senaldi M., Synopsis, Introduzione all educazione estetica, 2005, Guerini Studio, Milano. Carofiglio G., La manomissione delle parole, 2010, Rizzoli, Milano. Fabietti U., Elementi di antropologia culturale, 2008, Mondadori, Milano. Freud, L interpretazione dei sogni, 2010, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma. Gamelli I., Sensibili al corpo, 2005, Universale Meltemi, Roma. Gioppato L., Noi siamo favole, 2008, Salani Editore, Milano. Goethe J. W., Fiaba, 1987, Arnoldo Mondadori Editore, Milano. 42

10 Goleman D., Intelligenza emotiva. Che cos è, perché può renderci felici, 1995, Bur, Milano Grimm J., Grimm W., Tra le fiabe dei Grimm, 1992, Atlas, Bergamo Jung C., L uomo e i suoi simboli, 2007, Tea, Milano Mugnaini F., La storia della fiaba e delle altre storie, Bullettino senese di storia patria, anno CXVI, 2009, pp Orioli W., Il gioco serio del teatro, 2007, Macro Edizioni, Diegaro di Cesena (FC) Propp V., Morfologia della fiaba, 1988, Einaudi, Torino Rodari G., Grammatica della fantasia. Introduzione all arte di inventare storie, 1997, Einaudi Ragazzi, San Dorligo della Valle (TR) Rogoff B., La natura culturale dello sviluppo, 2004, Raffaello Cortina Editore, Milano Ruggieri V., L identità in psicologia e teatro, 2007, Edizioni Magi, Roma Tolja J., Speciani F., Pensare col corpo, 2003, Zelig Editore, Milano Zipes, J., Inventare e raccontare storie. Scrittura e drammatizzazione, 2005, Erickson, Gardolo (TN) 43

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