CAPITOLO 4: INTEGRAZIONE SCOLASTICA
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- Lelio Stefano Castelli
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1 CAPITOLO 4: INTEGRAZIONE SCOLASTICA Premessa L integrazione scolastica degli alunni con disabilità o svantaggio è perseguita nel rispetto della diversità di ciascuno, nella ricerca dello sviluppo delle potenzialità di tutti e delle loro valorizzazioni. In presenza di casi problematici per focalizzare l attenzione sulle esigenze e le modalità per soddisfarle, vengono costruiti progetti mirati con cui, attraverso l integrazione delle diverse competenze in campo, si possa meglio rispondere ai bisogni. La Direttiva Ministeriale del 27/12/12 ha introdotto la figura dei B.E.S. (Bisogni Educativi Speciali, riferita a tre categorie principali: disabilità, disturbi evolutivi specifici e svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale) in riferimento al modello I.C.F. - International Classification of Functioning, disability and health -, fondato sul profilo di funzionamento e sull analisi del contesto, come definito dall Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2001), prevedendo un Piano Annuale per l'inclusività (P.A.I.) che tiene conto anche della Legge 170/2010 e del DM 5669/2011 riguardanti il P.D.P. (Piano Didattico Personalizzato), documento importante che prende spunto delle linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con DSA. Anche la CM 8 del 6/03/13 e la Nota 2563 del 22/11/2013 sottolineano l'impegno prezioso del Gruppo di Lavoro per l'inclusione (G.L.I) a favore delle situazioni di svantaggio. Affrontare il tema dei Bisogni Educativi Speciali nella scuola è certamente un processo complesso; la nozione di BES, di uso comune nei paesi anglosassoni, non è univocamente definita. Sebbene relativamente simili, a seconda degli autori, dei paesi e dei momenti storici, le varie definizioni presentano alcune differenze. In linea di massima e semplificando, tutte descrivono situazioni in cui la proposta educativa scolastica quotidiana, standard - pur considerando una fisiologica fascia di variabilità individuale - non consente allo studente un apprendimento e uno sviluppo efficace, a causa delle difficoltà dovute a situazioni di varia natura. A ben guardare, non si tratta di un concetto innovativo, dato che il riconoscimento di situazioni di difficoltà non dovrebbe essere estraneo alla professionalità docente. L'aspetto di novità è invece l approccio, riferito all'uso dell'espressione "bisogni": esso infatti sposta la prospettiva dell educatore da una posizione statica/esterna - constatare le difficoltà presentate dallo studente nel raggiungimento degli standard - ad una posizione più dinamica/coinvolta: rispondere alle necessità della persona in formazione. Nel momento in cui uno studente vive una condizione che gli rende difficile o impossibile rispondere adeguatamente e produttivamente, è necessario che anche la scuola attui degli adattamenti alla propria proposta, in funzione del maggiore successo formativo possibile dello studente. Non è sufficiente, quindi, preoccuparsi di definire chi sono gli studenti in situazione di BES; importante invece è cambiare il modo di insegnare e di valutare, affinché ogni studente in relazione alla sua condizione e alla sua manifesta difficoltà trovi la giusta risposta. Per comodità di comprensione, l'espressione BES è utilizzata per definire tutte le situazioni in cui gli studenti incontrano importanti difficoltà nel percorso scolastico; tali situazioni possono essere ricondotte a due gruppi principali: 1. le condizioni già oggetto di interventi regolati da una normativa (L.104/ L. 170/2010); 2. le altre situazioni citate dalla Direttiva o previste dalla L. 53/2003. Nel primo caso si collocano tutte le situazioni certificate in base alla normativa specifica; nel secondo, invece, si trovano tutte le altre situazioni di studenti con difficoltà scolastica effettiva, dovute a vari motivi, comprese anche le situazioni di difficoltà diagnosticate ma non certificate o quelle al limite della patologia. Sono tali situazioni, non evidenziate e non tutelate da normative specifiche, che la Direttiva vuole richiamare all attenzione delle scuole con rinnovato vigore. Capitolo 4 - Pagina 1
2 Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che la scuola offra adeguata e personalizzata risposta. La logica complessiva è quella di lavorare nella direzione di un miglioramento continuo del grado di inclusività, sulla base di una riflessione approfondita (che rimanda ad un processo di autovalutazione) e di una progettazione funzionale alle esigenze con crete degli studenti e alle risorse professionali e di esperienze della scuola. Il nodo fondamentale è quello di una didattica davvero inclusiva, centrata sui bisogni e sulle risorse personali, che riesca a rendere ciascun alunno protagonista dell apprendimento qualunque siano le sue capacità, le sue potenzialità e i suoi limiti. Va favorita, pertanto, la costruzione attiva della conoscenza, attivando le personali strategie di approccio al sapere, rispettando i ritmi e gli stili di apprendimento e assecondando i meccanismi di autoregolazione. L integrazione scolastica, infatti, persegue i seguenti obiettivi: favorire l integrazione sociale dei minori disabili o generalmente a rischio di emarginazione; realizzare interventi in un ottica il più possibile preventiva; lavorare in un ottica di collaborazione e integrazione tra i diversi servizi e le diverse competenze. L integrazione scolastica si avvale delle seguenti figure: Educatori Assistenti all autonomia personale Personale specializzato in disabilità. L'inclusività richiama quindi 7 concetti chiave: 1) Equità nella lettura dei bisogni; 2) Responsabilità pedagogico - didattica contro la delega biomedica; 3) Corresponsabilizzazioni curricolari contro la delega al sostegno; 4) Adattamento, flessibilità, personalizzazione e individualizzazione; 5) Coinvolgimento forte dell'istituzione scolastica tramite G.L.I e P.A.I.; 6) Rilevazione, monitoraggio e valutazione; 7) Intelligenza territoriale. ALUNNI CON DISABILITÀ INSEGNANTE DI SOSTEGNO La figura dell insegnante di sostegno trae la sua origine legislativa dagli Artt. 2 e 7 della L. 517/77, dall art. 12 della L. 270/82, dalle C.M. 199 del 28/07/79, C.M. del 03/09/85 e rappresenta un punto di riferimento per la scuola aperta all integrazione degli alunni disabili, ai quali secondo l ordinamento scolastico si riconosce il diritto-dovere all educazione e all istruzione nelle scuole comuni. L insegnante di sostegno assume la contitolarità della classe in cui opera, è corresponsabile dell attività educativo-didattica e partecipa alla valutazione di tutti gli alunni della classe cui è stato/a assegnato/a. Il suo intervento mira a: privilegiare l inserimento del bambino disabile in piccoli gruppi con gli opportuni adattamenti rispetto alle difficoltà, potenzialità, autonomia dell alunno, alla situazione della classe; variare le proposte educative-didattiche; programmare e valutare collegialmente l organizzazione del tempo scuola dell alunno nel modulo nella classe e nel plesso. Capitolo 4 - Pagina 2
3 Realizzazione Protocollo d intesa tra le Scuole Primarie e Secondarie 1 della Valtrompia e ASL Area disabilità - Certificazioni ASL e NPI Area disabilità Accordo modulo PEI ASSISTENTE ALL AUTONOMIA PERSONALE L assistente all autonomia personale assolve a funzioni assistenziali ed educative finalizzate all autonomia e alla comunicazione personale dell alunno in difficoltà. La sua azione educativa si articola in diversi modi: intervento diretto verso l alunno assistito per recuperare le sue risorse; intervento indiretto inteso come lettura dei bisogni individuali e della classe per l inserimento nel gruppo; interventi congiunti con tutti i docenti della classe per una partecipazione attiva alla realizzazione di obiettivi e progetti. Funzioni e competenze 1) Collabora per l effettiva partecipazione dell alunno a tutte le attività (aula laboratori) come supporto funzionale, ma anche socio-relazionale. 2) Svolge prestazioni igienico-assistenziali. 3) Promuove l apprendimento di abilità necessarie alla conquista dell autonomia. 4) Interviene nella conduzione di piccoli gruppi per l integrazione sociale e l educazione alla diversità. 5) Collabora con i terapisti. 6) Partecipa ai viaggi di istruzione, collaborando alla loro preparazione. 7) Svolge assistenza fisica in acqua. 8) Partecipa alla stesura del Piano Educativo Individualizzato. 9) Interviene alle riunioni di modulo e può partecipare a colloqui e assemblee di classe. 10) Partecipa alle Commissioni H e Gruppi di Lavoro Disabilità. 11) Redige una relazione finale sull alunno assistito. 12) Partecipa ai corsi di formazione/aggiornamento programmati dalla Cooperativa CVL. PROGETTO SPORTELLO D'ASCOLTO PSICOLOGICO DOTTORESSA PISONI MARINA Introduzione La scuola, insieme alla famiglia, è la principale agenzia di formazione e di socializzazione dell individuo, uno dei perni su cui far leva per promuovere il benessere integrale (fisico, psicologico, relazionale) dei nostri ragazzi. La scuola, infatti, non è e non può essere il luogo dove avviene la pura e semplice trasmissione delle nozioni, dove ci si limiti a fornire informazioni rispetto a questa o quella materia. Al contrario, la scuola è un luogo di vita, dove si sperimentano molteplici incontri tra coetanei, dove si impara la convivenza civile e a relazionarsi con gli adulti. Alcune di queste esperienze si tramutano in importanti occasioni di crescita che verranno ricordate negli anni, altre si risolveranno con il ciclo di studi, altre, infine, potrebbero produrre contrasti, disagi, sofferenza. Sta di fatto che tutti dalla scuola si aspettano molto, sia sotto il profilo umano, dello sviluppo personale, sia sotto il profilo dell apprendimento e della preparazione al futuro professionale. L iniziativa di istituire lo Sportello d Ascolto Psicologico sempre più spesso presso scuole sia pubbliche che private si inserisce in un progetto più ampio teso a valorizzare l individuo nella sua interezza e a stimolarne una crescita tanto cognitiva quanto emozionale. Capitolo 4 - Pagina 3
4 La scuola rappresenta sicuramente l ambito privilegiato di un intervento psicologico che possa contribuire ad affrontare le problematiche sempre presenti in tutte le fasi della crescita individuale e a prevenire il disagio giovanile. A questo proposito è importante definire che cosa è uno Psicologo e che tipo di attività svolge. Chi è lo Psicologo e cosa fa nella Scuola In base all art. 1 della Legge n. 56/1989 che ha istituito e regolamentato questa figura professionale, la professione di psicologo comprende l uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito. Vengono individuate le seguenti attività: costituire un opportunità per favorire delle riflessioni costituire un momento qualificante di educazione alla salute e prevenzione del disagio, per il benessere psicofisico degli studenti e degli insegnanti promuovere negli studenti la motivazione allo studio e la fiducia in se stessi costituire un momento qualificante di ascolto e di sviluppo di una relazione di aiuto costituire un momento qualificante per la prevenzione del disagio evolutivo collaborare con le famiglie per la prevenzione del disagio e dell abbandono scolastico rappresentare uno strumento per la formazione e la riqualificazione del personale docente rappresentare uno strumento, una modalità ed un occasione per la formazione dei genitori. La presenza di uno Sportello di Ascolto Psicologico all interno della scuola è una grande opportunità per affrontare e risolvere problematiche inerenti la crescita, oppure legate all insuccesso, alla dispersione scolastica, al bullismo, o ancora tipicamente connesse al periodo dell adolescenza. Lo Sportello di Ascolto è uno spazio dedicato prioritariamente ai ragazzi, ai loro problemi, alle loro difficoltà con il mondo della scuola, la famiglia, i pari, ecc., ma è anche un possibile spazio di incontro e confronto per i genitori per capire e contribuire a risolvere le difficoltà che naturalmente possono sorgere nel rapporto con un figlio che cresce. Lo Psicologo Scolastico, dunque, è a disposizione degli studenti, dei genitori, degli insegnanti che desiderino un confronto con un esperto di relazioni e comunicazione tenuto al segreto professionale. Il colloquio che si svolge all interno dello Sportello d Ascolto non ha fini terapeutici ma di counseling, per aiutare il ragazzo a individuare i problemi e le possibili soluzioni, collaborando con gli insegnanti in un area psicopedagogia di intervento integrato. Lo Sportello d Ascolto Psicologico (SAP) Lo Sportello d Ascolto Psicologico è un servizio di promozione della salute intesa nel senso più ampio che ne dà l Organizzazione Mondiale della Sanità: benessere fisico, psichico, sociorelazionale, con obiettivi di prevenzione del disagio e delle devianze, oltre che di educazione alla gestione del proprio equilibrio mentale nel rispetto della propria individualità. Tale Sportello, in genere attivo nell orario scolastico e gratuito per gli utenti (studenti, genitori, insegnanti) rappresenta un occasione di avvicinamento ad una preziosa figura di aiuto, lo Psicologo appunto, offrendo nel corso dell anno scolastico ad ogni studente la possibilità di sperimentare il valore della riflessione guidata dall esperto, preferibilmente esterno all Istituzione scolastica. Il Servizio offre una consultazione psicologica breve finalizzata a ri-orientare l adolescente in Capitolo 4 - Pagina 4
5 difficoltà. La riflessione con l esperto permette di ridurre la confusione, ristabilire ordini di priorità sulla base dei valori del ragazzo, focalizzare le proprie esigenze tenendole separate dalle pressioni di tipo sociale cui l adolescente è sensibile. La tutela offerta dalla segretezza professionale e il clima di non giudizio che contraddistinguono la professione dello Psicologo, favoriscono una profonda riflessione sulla propria esperienza. La rielaborazione nella relazione con la psicologa, attraverso un ascolto attento, empatico e non giudicante, e l attenzione agli aspetti meno manifesti del parlare e dell agire, permettono una reale comprensione delle vicende del proprio mondo interiore, delle risonanze emotive che esse hanno per l adolescente, promuovendo l instaurarsi di una relazione privilegiata e significativa, sede di reale ascolto ed apprendimento. Lo Sportello d Ascolto non si delinea, quindi, come un percorso psicoterapico e prevede incontri al bisogno per studente, in genere sufficienti per consentirgli di focalizzare le soluzioni attuabili, a riscoprire le proprie potenzialità inespresse, ad uscire dall impasse che in alcuni momenti della vita causa passività e sofferenza. Destinatari In senso stretto, lo Sportello d Ascolto Psicologico è pensato per gli studenti della scuola primaria e secondaria di 1 grado ed è aperto anche a tutti gli adulti che sentano l esigenza di confrontarsi sulle problematiche vissute a scuola nel rapporto con i bambini e gli adolescenti. Lo psicologo si rende quindi disponibile al confronto anche con insegnanti e genitori, al fine di considerare e sperimentare modalità di relazione più funzionali al benessere degli allievi. Contenuti e Segretezza I contenuti di ogni colloquio sono strettamente coperti dal segreto professionale. Tuttavia, se dovessero emergere delle aree-problema su cui fosse importante intervenire dal punto di vista educativo-preventivo, lo psicologo fornirà alla Scuola opportune indicazioni per promuovere in seguito nuove iniziative di prevenzione-intervento. Metodologia e interventi Le attività di ascolto rivolte agli alunni sono effettuate seguendo il metodo del colloquio psicologico, accogliendo il richiedente in spirito di non-giudizio, indirizzandolo nell analisi del problema e nella comprensione del suo vissuto. In sintesi, l attivazione di questo Servizio sarà un occasione per i ragazzi: di ascolto, di accoglienza e accettazione; di sostegno alla crescita di orientamento e di informazione; di gestione e risoluzione di problemi/conflitti. Rispetto ai genitori, si privilegia il potenziamento delle capacità genitoriali e delle abilità comunicativo-relazionali con i figli, affinché essi possano trovare ascolto e supporto: nell esercizio di una genitorialità piena e consapevole nell empowerment delle proprie competenze educative. Nei confronti dei docenti, infine, vengono fornite specifiche indicazioni psicopedagogiche da integrare nelle attività curriculari. Capitolo 4 - Pagina 5
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