S.FREUD. L appagamento di un desiderio. I livelli del sogno. Il lavoro onirico

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1 1 S.FREUD L appagamento di un desiderio Prima di descrivere la struttura della psiche umana, dobbiamo soffermarci sulla concezione del sogno, che Freud considera la via privilegiata di accesso all inconscio: «La psicoanalisi scriveva Freud in un saggio del 1913 sull inconscio si fonda sull analisi dei sogni; l interpretazione dei sogni costituisce la parte più completa del lavoro svolto da questa giovane scienza» (in G. Lauzun, Freud, cit., p. 197). La nostra vita notturna è costellata di sogni: ricerche recenti hanno dimostrato che noi sogniamo in media due-tre ore per notte, quando il nostro sonno è profondo e soddisfacente. Sognare ci fa bene. Ma che cos è il sogno? e perché va tenuto in grande considerazione? Secondo Freud, il sogno è l appagamento di un desiderio. Potremmo dire che se un bambino sogna la befana, desidera avere dei giocattoli. Non sempre i sogni, però, si prestano a una interpretazione così lineare. Anzi, durante il sogno i desideri vengono camuffati. Il sogno è frutto di un intensa attività psichica, il lavoro onirico, che potremmo paragonare al processo di produzione di un opera d arte. Quando sogniamo, tutti noi siamo in qualche modo degli artisti, capaci di creare un film a volte seducente, a volte terribile e pauroso. In breve, un artista è l uomo quando sogna, e proprio come le opere d arte i sogni hanno bisogno di essere interpretati. Essi non si prestano a una lettura superficiale e scontata ma hanno un significato nascosto che occorre ricostruire. Soltanto se riusciremo a superare il contenuto manifesto del sogno per attingere i significati latenti, che ne sono alla base, potremo accedere al nostro inconscio. I livelli del sogno Vediamo, dunque, più analiticamente come stanno le cose. Freud scopri l esistenza di due livelli nel sogno: uno manifesto, l altro nascosto o latente. Il livello manifesto è dato dalle scene del film mentale che rappresentiamo durante l attività onirica e di cui, sia pure parte, ci ricordiamo al risveglio. Ma il lìvello manifesto non coincide con il contenuto nascosto; ed è a quest ultimo che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione se vogliamo scoprire di quale desiderio inappagato il sogno è espressione. Per questo il sogno deve essere interpretato. Facciamo un altro passo avanti, per dire che mentre il contenuto manifesto prende le sue irnmagim in genere da avvenimenti della nostra vita recente (ad esempio il giorno precedente il sogno), il contenuto nascosto può riferirsi a un tempo molto lontano nel passato, ad esempio al periodo della prima infanzia. Tale considerazione ci avverte che interpretare i sogni non è una cosa facile, soprattutto perché, come diremo in seguito, per accedere a tali materiali rimossi bisogna superare una serie di barriere e di difese che il meccanismo psichico ha messo in atto: per affrontare questo compito è necessaria la figura dell analista, che coopera con il paziente in un rapporto di reciprocità. Il lavoro onirico Ma perché si deve ammettere questo doppio livello? da che cosa dipende? Per capirlo bisogna rifarsi a quanto abbiamo detto in precedenza: il sogno è un sintomo (segno) di desideri non realizzati. Freud ritiene che si tratti di desideri rimossi, cioè allontanati dalla scena della coscienza, perché percepiti come inaccettabili e immorali dal soggetto, attinenti, in genere, la sfera della sessualità. Per fare un esempio tipico, se sogno di essere preoccupato per aver dimenticato l ombrello dall analista, probabilmente sto vivendo un sentimento di transfert affettivo nei suoi confronti cioè di trasposizione sulla sua persona di sentimenti rimossi e proibiti e desidero, inconsciamente, avere una relazione con lei (l ombrello è un simbolo fallico). Infatti, osserva Freud, i sogni amano il rivestimento simbolico, proprio come l attività letteraria: essi non riproducono direttamente il materiale che vive e ribolle dentro di noi, ma lo rielaborano, lo rivestono di simboli allusivi, lo inseriscono in un altro contesto, lo sostituiscono con qualcos altro. Tutto questo si giustifica sulla base del fatto che il soggetto prova vergogna dei propri desideri più scabrosi e allora li sottopone a censura: è grazie al lavoro onirico, che tali desideri possono esprimersi, cioè possono venire alla luce adeguatamente trasfigurati in una forma accettabile. E non è casuale che ciò si verifichi nel sonno: infatti, in questo stato, la sorveglianza da parte della ragione è

2 2 ridotta e, di conseguenza, i sentimenti dell infanzia possono riemergere con maggiore facilità. Secondo Freud, nella vita psichica mai nulla si distrugge: l energia repressa come i desideri rifiutati ritornano, anche a distanza di tempo, sotto altre vesti. Per liberarci dei fantasmi del passato e scaricare così la nostra energia psichica è, dunque, necessario rifare il cammino a ritroso: dal sogno manifesto risalire al contenuto latente e nascosto. Ciò facendo apriamo una finestra sul nostro inconscio, sfera della psiche in cui, appunto, è conservato tale materiale. Conoscendo elementi del nostro inconscio, facendoli affiorare alla coscienza, possiamo comprendere meglio noi stessi e, in definitiva, stare meglio. Lapsus e piccole disattenzioni quotidiane Un altra via di accesso all inconscio è rappresentata da alcuni piccoli atti quotidiani, che le persone giudicano insignificanti: si tratta di lapsus e di atti mancati (amnesie, dimenticanze, falsi ricordi, disattenzioni varie...). Freud li considera come segnali importanti che rinviano, nel loro significato latente, alla rimozione di eventi spiacevoli o mnaccettablli. Anche il comportamento da svegli dunque specialmente quando siamo stanchi, distratti o sbadati, cioè quando le difese della coscienza si allentano ci riserva delle sorprese, che è bene non trascurare. In Psicopatologia della vita quotidiana, l opera in cui l autore analizza i disturbi di siffatta natura, Freud racconta il caso di un dipendente che, durante una cerimonia ufficiale, doveva fare un brindisi al suo capo, tutt altro che benvoluto. Ecco che cosa disse, solievando il calice: «Vi invito a ruttare alla salute del vostro capo», anziché «...a bere alla salute del vostro capo». Questo involontario scambio di parole un lapsus era certo favorito dalla rassomiglianza tra i due verbi: in tedesco anstossen ( bere alla salute ) è simile ad aufstossen ( ruttare ). Ma il motivo vero dello scambio involontario di parole va ricercato, per Freud, nel sentimento di disprezzo (rimosso) verso il capo. Ecco la descrizione di un altro caso di lapsus di una paziente del dottor Freud: «essa vuole riprodurre scrive l autore un lontano ricordo d infanzia, ma è improvvisamente colta da amnesia, le è impossiblle ricordare la parte del corpo su cui si è allungata la mano prepotente e desiderosa di un tale. Poco dopo, si trova in visita da un amica e parla con lei delle vacanze. Interrogata sulla posizione del suo villino a M., risponde: sul fianco della montagna [Berglehne] anziché sul versante della montagna [Berglehne] e]» (5. Freud, Psicopatologia della vita quotidiana, trad. it. di C. Galassi, Newton Compton, Milano 1974, pp ). A volte, i lapsus (come i doppi sensi) possono essere divertenti, come il seguente: «Un uomo sposato da poco e al quale la moglie, preoccupatissima di conservare la freschezza e l aspetto di una ragazzina, rifiuta rapporti sessuali molto frequenti, mi ha raccontato dice Freud questa storia, che li ha divertiti molto entrambi: la mattina dopo una notte nel corso della quale aveva contravvenuto al regime di continenza della moglie, si stava facendo la barba nella camera da letto comune e, come aveva già fatto altre volte, si serviva del piumino da cipria trovato nella toilette della moglie, che era rimasta a letto. La donna, preoccupatissima per la propria carnagione, gli aveva già più volte impedito di usarlo a questo scopo e gli disse con irritazione: Ecco, tu mi incipri un altra volta con il tuo piumino!. Il marito scoppiò a ridere, ed essa si accorse di avere commesso un lapsus ( incipriare è un termine volgare viennese per l attività sessuale)» (ivi, pp ). In conseguenza di questi e di molti altri esempi, Freud conclude che in tutte le perturbazioni verbali che si possono classificare come lapsus non si deve ricercare la causa nella somiglianza del suono delle parole, ma in idee esterne ai motivi che provocano il discorso. In altri termini, le motivazioni dei lapsus sono estremamente complesse e vanno molto al di là del contatto dei suoni: sono cause inconsce. Ancora una volta, in essi, come negli altri atti mancati che capita di osservare nella vita quotidiana, si può cogliere un processo simile a quello operante nella formazione della scena onirica: là alcuni elementi rimossi tendono a venire alla luce e incontrano, per la loro inaccettabilità, l opposizione della censura che ne trasfigura, in vari modi, le sembianze, rendendoli tollerabili per la coscienza; negli atti mancati si tratta di improprietà delle azioni o del linguaggio che si compiono per l intervento di una tendenza inconsapevole la quale, vincendo le barriere della censura, turba il comportamento normale. Anche gli errori possono dipendere dalle pulsioni inconsce che, a volte, sorprendono ed eludono le difese a esse contrapposte. Sulla base della sua lunga esperienza di analista, Freud racconta il seguente caso, molto illuminante: «Avevo proibito egli riferisce a un mio paziente, che aveva deciso di rompere con la sua amante, di telefonarle, dato che una conversazione non poteva che rendere difficile la lotta contro l abitudine che egli aveva nei suoi riguardi. Gli consigliai di comunicarle la sua decisione per lettera, malgrado la

3 3 difficoltà di fargliela pervenire. All una, egli mi venne ad annunciare di aver trovato un modo per ovviare a questa difficoltà e mi domandò, tra l altro, se poteva invocare la mia autorità di medico. Verso le due, occupato a redigere la lettera di rottura, si interruppe bruscamente e disse a sua madre che gli stava vicino: Ho dimenticato di domandare al professore se devo parlare di lui. Corse al telefono, chiese la comunicazione e disse: Per favore, il professore ha già mangiato?. Sei matto, Adoifo? gli rispose, con tono meravigliato, proprio la voce che per mio consiglio non doveva più sentire. Egli aveva semplicemente sbagliato e aveva domandato il numero dell amante anziché il mio» (ivi, p. 220). In conclusione, come i nostri sogni, anche i lapsus e tante altre disattenzioni quotidiane sono le spie di un energia psichica nascosta alla nostra coscienza. Capire le cause che hanno originato tutte queste piccole (o, in taluni casi, serie) psicopatologie significa aprire la via che conduce al nostro inconscio, al buio dei desideri, delle pulsioni, dei complessi rimossi, ma non cancellati, che possono provocare sofferenza e, in alcuni casi, nevrosi e disturbi più gravi della personalità. La complessità della psiche Finora abbiamo accennato spesso alla coscienza e all inconscio, lasciando intuire come la psiche umana si presenti come una realtà complessa e articolata. A differenza della psicologia precedente, Freud non considera l lo come un entità semplice e trasparente, riconducibile alla sola vita cosciente come hanno detto molti filosofi, tra cui ad esempio Cartesio. La psiche è una unità composta da un certo numero di sottosistemi e si struttura in modo topologico: essa, cioè, presenta dei luoghi o delle zone distinte al proprio interno. Anzi, secondo Freud, la coscienza costituisce soltanto una piccola parte della psiche dell uomo, paragonabile alla punta di un iceberg che affiora alla superficie dell acqua. Sotto di essa, ovvero sotto la soglia della nostra sfera di cosapevolezza, c è l inconscio, questo grande sotterraneo in cui abbiamo sepolto Freud dice: rimosso tutte quelle cose che dovevamo dimenticare, perché sconvenienti e immorali Dall inconscio si deve distinguere il pre -conscio, che si riferisce ai contenuti psichici che non sono attualmente coscienti, ma che possono diventarlo facilmente. La differenza tra l inconscio e ll preconscio consiste nel fatto che nel primo ci sono elementi psichici che sono stati rimossi, dunque allontanati in modo permanente dalla coscienza, mentre nel secondo vi sono elementi dimenticati solo momentaneamente. Per spiegare il meccanismo della rimozione al suo pubblico americano, Freud nel 1909 adoperò la seguente metafora, che riproduciamo perché illuminante; il padre della psicoanalisi, infatti, usava parlare in un linguaggio semplice, asciutto e molto efficace. Egli disse pressappoco così: immaginate che nel pubblico ci sia una persona maleducata che disturbi la mia conferenza; io non riesco a continuare il mio discorso e, dunque, invito alcuni robusti signori a buttare fuori l importuno. Lui viene rimosso e io posso continuare la mia relazione. Per evitare che egli ritorni a disturbare, però, ordino ai signori che l hanno cacciato di prendere le loro sedie e sistemarsi davanti alla porta di ingresso, a guardia o, come dice Freud, come «guarnigione di resistenza» contro l indesiderato. La metafora è molto chiara. La sala dove si tiene la conferenza è la coscienza e l andito è l inconscio. L importuno rappresenta i desideri inaccettabili, gli uomini della guardia la rimozione. C è da aggiungere, inoltre, per completare il quadro della rimozione, che i desideri inaccettabili non si rassegnano, ma tentano sempre di scappare dall inconscio e ritornare sulla scena. Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, essi si fanno sentire quando le difese della coscienza si attenuano, durante il sonno o quando siamo distratti e sbadati. Le tre istanze della psiche A questo punto potremmo chiederci da dove derivino desideri così inaccettabili e perché siano considerati sconvenienti al punto da dover essere eliminati. Per rispondere a tali domande dobbiamo seguire Freud nella rappresentazione della psiche umana. Egli distingue nella psiche tre istanze, che denomina Es, Io e Super-lo. L Es, terza persona del pronome neutro singolare tedesco, rappresenta le nostre pulsioni e i nostri istinti. Freud dice che è «un calderone di impulsi ribollenti>. Per avere un idea di che cosa esso sia dobbiamo guardare i neonati: essi vivono i loro bisogni in modo immediato e diretto senza censura. Se hanno fame urlano finché non sono accontentati, se devono fare i loro bisogni, non si curano se sono in pubblico o davanti al dottore che li sta visitando. L Es non conosce né il bene né il male, ma ubbidisce soltanto al principio del piacere. L Es ignora le leggi della logica, non conosce il principio di non-contraddizione (si tratta di un coacervo di impulsi contrastanti), né rispetta i rapporti di spazio e tempo (le pulsioni rimosse

4 4 possono ripresentarsi in qualsiasi momento e in contesti dissimili dalla scena primaria). Senza dubbio, l Es così delineato in tutta la sua carica aggressiva, si identifica con l inconscio. Il Super-lo è la coscienza morale, vale a dire l insieme dei divieti e delle prescrizioni che fin da bambini ci sono stati impartiti dai genitori e dal mondo circostante e che noi abbiamo introiettato assumendoli come modello ideale di comportamento. Riprendendo l esempio del neonato, possiamo dire che egli imparerà gradualmente, a mano a mano che crescerà, a controllare i suoi desideri spontanei, perché sarà educato a mangiare a ore determinate, a non fare i bisogni davanti a tutti, a censurare i desideri sconvenienti, specie se riferibili alla sfera sessuale. Il desiderio sessuale, infatti, a giudizio di Freud, è presente già nella prima infanzia. L Io, infine, è la parte organizzata della nostra personalità psichica ed è il luogo della mediazione e della sintesi delle altre due parti che si contrappongono, l Es e il Super-lo. L lo controlla normalmente la sfera delle azioni per cui l Es non può appagare i propri bisogni e pulsioni senza superare le barriere che questo gli pone: molto spesso, dunque, l Io si trova in balia delle forze sconosciute che cercano di emergere alla coscienza, aggirando la censura. Anzi, Freud dice che l Io deve fare i conti con tre severi padroni, poiché all Es e al Super-lo si deve aggiungere un terzo tiranno, il mondo esterno. Il poveretto, dice Freud, è accerchiato da tre parti, si sente minacciato da tre pericoli ai quali reagisce, in caso estremo, sviluppando angoscia. Non è difficile scorgere in tale vivace descrizione la difficile situazione dell uomo moderno che nel migliore dei casi riesce a tenersi in equilibrio, seppure precario, tra le esigenze della realtà, le difficoltà dell esistenza e le proprie personali pulsioni: un uomo, apparentemente forte e civilizzato, ma profondamente insicuro e debole. La pulsione sessuale L analisi della vita psichica e la sua interpretazione in termini di conflitto tra spinte energetiche contrastanti, tra cui emergeva per importanza e forza la pulsione sessuale, portò Freud a delineare una nuova teoria della vita sessuale, in contrasto con quella tradizionale. La psicoanalisi implica, infatti, una rivoluzione anche nel modo di guardare a questa sfera dell esistenza, che per secoli la civiltà aveva dissimulato e sottovalutato. In breve, secondo Freud, la sessualità riveste un ruolo fondamentale nella vita umana: di questo egli èfermamente convinto. E proprio tale enfasi sull origine sessuale della malattia nervosa portò alcuni illustri psicoanalisti, ad esempio Adler, a rompere con il maestro. A questo punto, si impone però una precisazione. Quando Freud parla di sessualità non intende riferirsi soltanto alla sfera genitale o all attività procreativa, ma a un fenomeno più complesso e ampio, che possiamo identificare come sfera dell eros, che in generale riguarda la dimensione della ricerca del piacere. Questo è un punto importante per capire il discorso di Freud sui confini tra normalità e patologia. Il padre della psicoanalisi non condivide la tesi della psicologia e della morale tradizionali, le quali identificavano il fine della sessualità nella riproduzione e soltanto in quest ottica accettavano il perseguimento del piacere come lecito e normale. Agli occhi di Freud, tale concezione comportava una grave conseguenza: ritenere tutte le forme di piacere erotico, che non fossero finalizzate alla riproduzione, come qualcosa di anormale. Egli ritiene che l origine dell idea di perversione sessuale (ad esempio, l omosessualità) dipenda da questa visione ristretta della pulsione sessuale, come avente, cioè, una lìnalità univocamente determinata. Se, al contrario, si ammnette che il piacere sessuale possa essere un fine in sé, indipendentemente dall oggetto che lo può provocare, allora mnevitabilmente si elimina la distinzione tra comportamento normale e perversione. La pulsione sessuale viene concepita da Freud dinamicamente e per questo indicata con il termine libido. Essa è intesa, cioè, come energia che può essere esplicata in direzioni diverse, o attivare meccanismi psicosessuali differenti e orientati verso molteplici oggetti; un energia che ha dunque i caratteri della plasticità e del polimorfismo, cioè che può rivolgersi a oggetti diversi, spostarsi da un oggetto all altro e subire modifiche nel suo sviluppo. La sessualità infantile L allargamento del concetto di sessualità, inteso come piacere erotico, permetteva di comprendere un aspetto di questa mai prima esplorato dalla psicologia: la sessualità dei bambini. Freud ritiene che anche nell infanzia, prima considerata come l età della spensierata innocenza e purezza, siano attive le pulsioni erotiche. Il bambino è un essere che vive una complessa vita sessuale la quale si esprime già in gesti semplici e istintivi

5 5 come la suzione del latte materno. Tali idee suscitano scandalo e disgusto presso l opinione benpensante cli tutta l Europa, ma Freud prosegue per la strada imboccata, avendo modo di sperimentare personalmente che molte forme di nevrosi dei suoi pazienti sono riconducibili alla sessualità repressa dei primi anni di vita. Freud definisce provocatoriamente il bambino come un essere perverso polimorfo. In che senso lo capiremo subito. Un essere perverso, poiché la sua pulsione sessuale non tende alla procreazione e neppure al soddisfacimento della genitalità, come negli adulti. Il neonato, infatti, prova piacere erotico nella suzione della mammella e nel contatto con il calore del corpo materno: di qui la sua perversione, cioè deviazione rispetto al fine che la vecchia psicologia attribuiva alla sfera sessuale. Il polimorlìsmo, invece, si riferisce al fatto che il bambino, nei primi anni di vita, prova piacere attraverso varie parti del corpo che caratterizzano le diverse fasi del suo sviluppo pscosessuale. Dalla predetta fase orale il cui piacere è rappresentato dalla suzione e la zona erogena si identifica con la bocca il piccolo passa alla fase anale che va da uno a tre anni circa, e che ha nell ano la sua zona erogena con le connesse funzioni corporali per raggiungere, alla fine del terzo anno, la fase genitale che ha come zona erogena gli organi sessuali. Essa si distingue ulteriormente in una fase fallica e in una genitale in senso stretto. Nella fase fallica il bambino diviene consapevole del possesso del pene e questo costituisce per lui oggetto di attrazione, ma al tempo stesso provoca la paura per la sua perdita (= complesso di castrazione). Secondo Freud, anche la bambina subisce una forma del complesso di castrazione, perché è attratta dal pene (prova invidia per il fratello) e ne vi-ve la mancanza come una colpa. Dopo la fase fallica, segue un periodo di latenza che va dai cinque-sei anni fino alla pubertà in cui si assiste a un interruzione o inibizione della sessualità. Con la pubertà la sessualità ritorna a esplodere nelle forme che anche la letteratura descrive come una tempesta dei sensi e si consolida definitivamente il primato erogeno della sfera genitale. Il complesso di Edipo Durante la fase fallica, tra i tre e i cinque anni, si registra un attaccamento erotico del bambino verso il genitore di sesso opposto. Il maschietto sviluppa sentimenti ostili verso il padre, considerato come un rivale, e desidera avere la madre tutta per sé. Pretende di dormire nel suo stesso letto e, spesso, promette di sposarla o di non abbandonarla mai. Anche la bambina si sente attratta verso il padre da un analogo sentimento (li amore che tende a escludere la madre e manifesta una civetteria che prefigura il comportamento della futura femminilità. Freud aggiunge che, molto spesso, questi sentimenti sono incoraggiati dagli stessi genitori, che anch essi si abbandonano a preferenze dello stesso tipo. Freud che era un attento lettore delle opere letterarie e spesso in esse ricercava spunti e motivi per esprimere le sue idee denomina complesso di Edipo la costellazione erotica che abbiamo descritto. Egli si ispirava in tale dlefinizione alla celebre tragedia del poeta Sofocle, vissuto nel V secolo a.c.,il quale aveva narrato le sventure dell eroe greco a cui il destino aveva riservato la triste sorte di sposare ia madre e uccidere il padre. Secondo Freud, l orrore che l uomo di tutti i tempi prova per tale tragedia deriva dal fatto che in ognuno di noi c è un analogo desiderio infantile. In altre parole. il terrore per l uccisione del padre e il possesso della madre è una minaccia costante nella fantasia di ciascuno. Tuttavia, Freud attribuisce una funzione essenziale a tale complesso. Ogni uomo deve superare il complesso di Edipo per poter maturare, cioè pervenire a uno stato adulto e a una sessualità serena e consapevole: questo implica lo spostamento dell attrazione dalla madre verso una meta esterna, e la riconciliazione con il padre. Coloro che non riescono a superare pienamente tale complesso e a liberarsi dall attaccamento materno, si portano dietro per tutta la vita un ambiguo sentimento di colpa e oscure nostalgie che impediscono di vivere una sessualità matura e soddisfacente. Il tabù Le ultime opere di Freud, in particolare L avvenire di un illusione (1927) e fì disagio della civiltà (1929), sono dedicate allo studio della società, dell antropologia e della religione. Ditali argomenti egli si era già interessato all epoca di Totem e tabù ( ). Ora si dedica a estendere in modo sistematico l indirizzo del nuovo sistema di pensiero, ia psicoanalisi, ai problemi della società. Così egli riconduce l origine della religione e della morale alla figura del padre, o, meglio, alla codifica dei due tabù che vietano rispettivamente l uccisione del padre (la religione) e l incesto ovvero il possesso della madre (la morale). In breve, per Freud, ia religione e ia morale nacquero quando gli uomini regolamentarono l impulso a uccidere il padre e possedere ia madre attraverso il divieto: in questo consiste il tabù (ovvero, non toccare ). Il tabù è il più

6 6 antico codice dileggi non scritte che ci sia stato nella storia, anteriore a ogni forma di cultura e religione. Esso aveva un duplice significato: da una parte sanciva come sacro l oggetto del tabù (persone o cose), dall altra lo rendeva intoccabile, proibito. Ecco come Freud racconta in Totem e tabù l origine della civiltà. All inizio della storia, gli uomini vivevano in piccole tribù denominate orde primitive, in cui un maschio aveva la prevalenza su tutti, possedeva tutte le donne e aveva molti figli. A questi era vietato accoppiarsi con le donne della tribù del padre. Ma un giorno, i figli, mnsofferenti del giogo paterno, uccisero il padre e lo mangiarono, ponendo così fine al suo imperio. Da allora i rapporti sessuali subirono un processo di liberalizzazione, ma i fratelli sentirono un senso di colpa per il parricidio. Perché un crimine simile non si ripetesse essi stabilirono un codice di norme che regolasse i rapporti sociali. Nacquero allora ia morale e ia religione, con il significato di giustificare i divieti che gli uomini erano tenuti a rispettare. E dalla medesima esigenza derivò anche la creazione del totem, in genere un animale, che rappresentava la figura sostitutiva del padre ucciso, il simbolo visibile dell autorità. Da allora gli uomini non hanno più smesso di venerare un dio (il quale sostituisce l autorità paterna) e di stabilire regole morali che vietano determinati comnportamenti, ad esempio l uccisione e l incesto. Secondo Freud, il senso di colpa dell orda primitiva per l uccisione del padre si è trasmesso di generazione in generazione, conservandosi ancora oggi nella psiche di ognuno di noi, Il complesso di Edipo, presente nel bambino, ne sarebbe il riflesso. La ricerca della felicità Se quella appena descritta è l origine della civiltà, domandiamoci ora quali sono i caratteri delle nostre società moderne e progredite. Per Freud gli uomini ricercano la felicità, sia come assenza di dolore sia come soddisfacimento dei propri desideri. Il principio dei piacere cioè la tendenza a realizzare immnediatamente i propri desideri muove, dunque, l attività dell uomo sin da quando è bambino. Ma esso si scontra con il principio della realtà, che esige spesso un differimento dell appagamento, ia sua subordinazione a determinate azioni o anche ia rinuncia della soddisfazione di alcune tendenze per soddisfarne altre: esso, cioè, implica un esame della realtà della nostra fragilità, delle forze distruttive della natura, delle esigenze degli altri che spesso può essere causa di sforzo, di sacrificio e quindi anche di infelicità. Il principio di realtà ci limita e ci procura più sofferenze che piacere. Quanto più ia società è progredita e civilizzata, aggiunge Freud, tanto più siamo destinati all infelicità. Ecco le sue parole: «L uomo delle origini stava meglio perché non conosceva alcuna limitazione pulsionale. In compenso la sua sicurezza di godere a lungo ditale felicità era molto ridotta. L uomo civile Ia barattato un po della sua possibilità di essere felice con un po di sicurezza» (5. Freud, Il disagio della civiltà, a cura di 5. Moser, Loffredo, Napoli 1996, p. 89).

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