La gestione del lavoratore con disagio psichico nell ASL Salerno
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- Sibilla Manca
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1 MEDICINA del LAVORO AZIENDALE Struttura di Staff alla DIREZIONE GENERALE Sede Istituzionale : via Nizza 146 Salerno, via G. Falcone 50 Nocera Inferiore Sede Operativa: D.E.A. III livello - P.O. Umberto I Nocera Inferiore medlavoroaziendale@pec.aslsalerno.it medlavoroaziendale@aslsalerno.it fax Direttore: Dr Ferdinando Crescenzi Medico Competente Coordinatore f.crescenzi@aslsalerno.it Tel Coordinatore Inf. - Carmine Ceglia c.ceglia@aslsalerno.it Tel La gestione del lavoratore con disagio psichico nell ASL Salerno Autori Ferdinando Crescenzi Direttore SC Medicina del Lavoro Aziendale e Medico Competente Coordinatore Luisa Cannavacciuolo Medico del Lavoro Competente Ferdinando Scarpati Medico del Lavoro Competente Giovanni Giordano Medico del Lavoro Giuseppe Cioffi Medico Psichiatra Carmine Ceglia Coordinatore Infermieristico SC Medicina del Lavoro Aziendale Introduzione: Negli ultimi anni, anche in considerazione della nuova normativa (D. Lgs. 81/08), vi è stata una crescente afferenza alla nostra U.O.C. M. C. di soggetti con problemi a livello emozionale, relazionale e motivazionale. Tali condizioni psicologiche, se non adeguatamente riconosciute, prese in considerazione e trattate, possono divenire prodromi di veri e propri disturbi come ansia, attacchi di panico e depressione. Spesso, nella nostra attività di sorveglianza sanitaria, noi medici competenti ci siamo ritrovati da soli ad affrontare il problema senza strumenti operativi efficaci, procedure efficienti e, soprattutto, senza la possibilità di poter confrontare le proprie esperienze con altri colleghi e di ottenere un appropriato supporto specialistico. Si è per questo deciso di costituire un gruppo di lavoro multidisciplinare, costituito dagli operatori della nostra UOC e dell ambulatorio dedicato Clinica del disadattamento lavorativo, con l obiettivo di valutare la dimensione del fenomeno, i quadri clinici prevalenti e il peso dei fattori lavorativi rispetto a quelli non lavorativi, definire le modalità per la gestione dei lavoratori con disagio psichico e delle idoneità specifiche, fino ad individuare il percorso terapeutico-riabilitativo e il successivo reinserimento lavorativo.
2 Materiali e metodi: Dall insieme dei soggetti che sono afferiti ai nostri ambulatori nel periodo compreso tra il 01/01/2007 e il 31/12/2011 è stato filtrato un campione di 44 soggetti, addetti al settore sanitario e non, portatori di un disagio psicologico clinicamente diagnosticato. I disturbi sono di natura diversa e vanno dall ansia, alla depressione, fino a patologie psichiatriche più gravi. Nell indagine condotta dal gruppo di lavoro, utilizzando una scheda condivisa per la raccolta delle informazioni e come strumento di analisi del problema, sono stati analizzati i seguenti dati: - Tipologia dei lavoratori visitati per età, sesso, stato civile, anzianità di servizio e profilo lavorativo; - Disagio psichico presentato; - Eventuali comorbilità; - Condizioni lavorative (contesto, contenuto, avversità lavorative, ecc.); - Fattori extralavorativi (criticità familiari, abuso di alcol, problemi giudiziari, ecc.); - Giudizio di idoneità espresso dal Medico Competente; - Reinserimento lavorativo. Nel presente lavoro vengono illustrati i risultati dell indagine, evidenziando le criticità e le problematiche emerse nella gestione del lavoratore con disagio psichico. Risultati: Durante i 5 anni considerati sono stati raccolti e analizzati 44 casi clinici di lavoratori con disagio mentale clinicamente diagnosticato, di cui 17 femmine e 27 maschi, di età compresa tra i 30 e i 68 anni, con un età media di 52,9 anni (M 53,6 F 51,8). Distribuzione degli infortuni per area: In relazione all area di appartenenza dell operatore, le aree che si sono rivelate a maggior rischio di infortunio biologico sono la Sala Operatoria, il Pronto Soccorso e la Rianimazione, rispettivamente con una frequenza percentuale di infortuni pari al 24,46%, 14,24% e 11,45% (vedi figura 1).
3 Totali Nefrologia/Dialisi Urologia Sala Operatoria Rianimazione Ortopedia Lab. Analisi Ostetricia e Ginecol. Chirurgia Medicina Cardiologia/Utic Pediatria/TIN Odontostomatologia Pronto Soccorso Sevizi vari Figura 1: Infortuni del triennio ordinati per reparto Distribuzione degli infortuni per qualifica: Analizzando la distribuzione degli infortuni per qualifica professionale, si nota che i 323 infortuni a rischio biologico interessano prevalentemente gli infermieri (53,25%) e i medici (28,79%), in particolare i chirurghi. Subito dopo, gli ausiliari (personale OTA, OSA, OSS) con una frequenza percentuale di infortuni pari al 12,69% (vedi figura 2). Figura 2: Infortuni del triennio ordinati per qualifica Modalità di accadimento degli infortuni: Per quanto concerne le modalità di accadimento, sono state analizzate le procedure in atto in occasione dell'incidente e si è visto che la maggior
4 parte degli infortuni si sono verificati durante terapia iniettoria (30,35%), durante prelievo ematico (21,05%), durante intervento chirurgico (19,50%) e durante la manipolazione dei rifiuti speciali (15,48%). Altri infortuni, meno frequenti, si sono verificati durante assistenza al letto del paziente (6,19%), durante analisi del sangue (2,16%), durante medicazione (1,86%), durante pulizia dei ferri chirurgici (1,55 %), durante esecuzione FAV (1,24%), durante iniezione di m.d.c. (0,62%) (vedi figura 3). Figura 3: Infortuni del triennio ordinati per modalità Danno subito: Analizzando il danno subìto dall'operatore sanitario a seguito dell'incidente, emerge che il danno riportato più frequentemente è la puntura d'ago di iniezione (55,66%) seguito dalla puntura d'ago chirurgico (17,03%). L'85,14% degli incidenti biologici sono dovuti ad esposizioni percutanee (puntura o ferita), mentre il restante 14,86% sono dovuti ad esposizioni muco-cutanee (schizzo di sangue o di altri liquidi biologici). Figura 4: Infortuni del triennio ordinati per danno subito
5 Sede del contatto: Dall'analisi delle sedi interessate dai contatti accidentali, sia di tipo percutaneo che muco - cutaneo, emerge che nella maggior parte dei casi (56,03%) la lesione interessa le mani, soprattutto la sinistra e, in particolare il secondo e il primo dito. Questo dato è conforme alla distribuzione percentuale delle procedure a maggior rischio dalla quale risultano, come situazioni più frequentemente implicate, l'atto di stabilire un accesso vascolare, l'esecuzione di iniezioni o suture, ecc. Tasso di siero conversione: Nel triennio considerato, su 323 esposizioni, è stato registrato un solo caso documentato di sviluppo di epatopatia HCV correlata secondaria ad infortunio occupazionale, con un tasso di sieroconversione pari allo 0,3%. Dati non disponibili o incompleti: Secondo la procedura attualmente in uso, il lavoratore che riporta un infortunio a rischio biologico si reca direttamente al PS per le eventuali misure di primo intervento e per ottenere il certificato medico di infortunio da inviare all'inail. Nella U.O. dove è avvenuto l'incidente invece non viene compilato alcun modulo per la registrazione dello stesso e la raccolta delle notizie ad esso relative. Quindi, gli unici dati disponibili sull'infortunio sono quelli raccolti dal Medico di PS, dove però non si tiene conto delle informazioni richieste dallo Studio SIROH - EPINET. Dall'analisi dei dati raccolti, abbiamo potuto rilevare come nella maggior parte dei casi manchi una descrizione dettagliata della modalità di accadimento e del tipo di presidio utilizzato, non sia specificato se l'operatore era l'originario utilizzatore del presidio e se indossava i DPI al momento dell'incidente. Per quanto riguarda, infine, la sierologia dei pazienti "fonte", si è rilevato che nella quasi totalità dei casi la determinazione sierologica non viene effettuata e gli unici dati disponibili riguardano i pazienti chirurgici, ai quali viene praticata di prassi prima dell'intervento chirurgico, e i pazienti che afferiscono al laboratorio di analisi, per i quali si dispone già di un campione ematico. Considerazioni conclusive Per una migliore gestione del lavoratore con disagio psichico sarà necessario:
6 a) Una sempre più attenta valutazione dei rischi, di concerto con l RSPP, Datore di Lavoro, RLS con indicazione dei rischi connessi con le disfunzioni organizzative e le possibili ripercussioni sulla salute psichica e fisica provocate dalle aggressioni morali; b) Un ascolto qualificato del lavoratore in difficoltà, acquisendo la capacità di fare diagnosi ed eventualmente indirizzare il paziente verso ulteriori centri specialistici; d) Svolgere programmi sanitari che riguardino gli aspetti della salute dell uomo, sia dal punto di vista fisico che mentale (cc 2087, D. L gs. 81/08); d) Gestire dal punto di vista sanitario il problema (approccio multidisciplinare nella fase pre e post diagnosi); e) Evitare che il giudizio di idoneità possa essere utilizzato per favorire o aggravare la condizione di discriminazione o le vessazioni nei confronti del lavoratore; f) Segnalare all INAIL, all Organo di Vigilanza e alla Magistratura i casi con patologie riconducibili a violenze morali nei luoghi di lavoro; g) Contribuire alla creazione e alla diffusione di una cultura della prevenzione; h) Contribuire all elaborazione di un codice di comportamento interno; i) Ribadire il ruolo indipendente del medico competente. E nostra convinzione che problematiche di tale complessità si possono affrontare solo in termini di collaborazione e di coinvolgimento multiplo, intervenendo in modo globale sul luogo di lavoro per migliorarne le condizioni e far tutto il possibile affinché problemi di salute mentale non portino alla perdita del lavoro. Bibliografia G Ital Med Lav Erg 2006; 28:4, M. Daglio, M. Sacchi, T. Feletti, M. Lanave, C. Marena, L. Zambianchi, M. Strosselli: "Infortuni a rischio biologico nel personale sanitario: analisi epidemiologica descrittiva nel decennio ".
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