Nella definizione degli obiettivi gestionali per la pernice rossa, si considerano prioritariamente i seguenti elementi:
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- Bartolommeo Milani
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1 2. PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI GESTIONALI PER LA FAUNA PERNICE ROSSA 2.1. PERNICE ROSSA Obiettivi Nella definizione degli obiettivi gestionali per la pernice rossa, si considerano prioritariamente i seguenti elementi: lo stato giuridico della specie (Allegato III della Convenzione di Berna, Allegati II e III della Direttiva Uccelli) lo stato di conservazione (specie SPEC 2, stato di conservazione sfavorevole) Italia e il Portogallo vengono segnalati come unici Paesi in Europa ad ospitare popolazioni con trend stabile nel periodo (BirdLife International, 2004). la specie, di recente introduzione sul territorio regionale, ha esteso nell ultimo decennio il proprio areale, seppur a seguito di continuativi ripopolamenti (Franzetti & Toso, 2009), dimostrandosi adatta a colonizzare ambienti tipici della fascia collinare. L interesse conservazionistico e venatorio che la specie riveste, unito alle potenzialità derivanti dalle sue caratteristiche ecologiche, che inducono ad ipotizzare un incremento ed una stabilizzazione dei nuclei presenti, se supportati da adeguate strategie gestionali, impongono un approccio basato sui criteri della sostenibilità del prelievo, sul monitoraggio standardizzato delle popolazioni, sull individuazione di aree vocate dove programmare interventi di reintroduzione finalizzati ad un consolidamento e ad un incremento dei nuclei già presenti sul territorio Azioni Di seguito sono descritte le soluzioni che saranno messe in pratica nel periodo di validità del presente Piano faunistico-venatorio regionale. Programmazione delle presenze nei comprensori faunistici Non solo la Carta delle Vocazioni (figura F1), ma anche i dati conoscitivi disponibili ( Cap e figura F8), seppur lacunosi, individuano nel Comprensorio Faunistico 2, caratterizzato da un alternanza tra spazi naturali e territori agricoli a conduzione tradizionale, il comparto a maggior vocazionalità per la specie. Oltre agli elementi di idoneità ambientali, hanno probabilmente contribuito all espansione dell areale della pernice rossa in questo comparto anche la presenza di un estesa rete di zone di protezione (Franzetti & Toso, 2009). Nel Comprensorio 2, pertanto, si concentreranno le attività gestionali, finalizzate, prima di tutto, al consolidamento e se possibile all incremento dei nuclei già presenti su territorio. Facendo riferimento alla classe media di vocazionalità proposta da Toso et al. (1998), le aspettative primaverili di densità in questo comparto sono comprese tra 3 e 8 coppie/kmq. Nel Comprensorio 1 attualmente la specie risulta presente solo in conseguenza di routinari interventi di immissione a scopo venatorio (molti ATC di pianura hanno da tempo rinunciato alla gestione attiva della specie). Se in seguito alla sospensione delle immissioni è altamente probabile la definitiva scomparsa della pernice rossa da questo comparto, caratterizzato da un agricoltura intensiva in rapida evoluzione, risulta poco sensato ipotizzare di investire al suo interno risorse in programmi di reintroduzione o sperimentazione di modelli gestionali alternativi. 8
2 2. PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI GESTIONALI PER LA FAUNA PERNICE ROSSA F1 Vocazionalità biotica della pernice rossa a confronto con i Comprensori Faunistici Omogenei. Risulterà invece prioritaria l individuazione all interno del Comprensorio Faunistico 2 delle aree effettivamente idonee alla specie, nelle quali focalizzare le risorse per una sua stabilizzazione attraverso una reale programmazione delle presenze in assenza di interventi di immissione a scopo venatorio attraverso l applicazione delle linee gestionali proposte. Modello gestionale di previsione La strategia di conservazione e gestione della pernice rossa, finalizzata alla stabilizzazione delle presenze e al raggiungimento di densità sufficienti a consentirne una soddisfacente fruizione venatoria, prevede obbligatoriamente il passaggio ad un modello gestionale ecologicamente sostenibile fondato sulla produttività naturale e sull incremento della presenza di nuclei autosufficienti, caratterizzato da: monitoraggio demografico delle popolazioni con metodiche standardizzate e dettagliate in specifiche disposizioni attuative della Regione; calcolo dell incremento utile annuo sulla base dei dati di censimento; redazione di piani di prelievo sostenibili; controllo dei prelievi realizzati attraverso l applicazione di contrassegni inamovibili e rendicontazione giornaliera dei capi abbattuti; divieto di immissioni tranne in casi particolari da valutare ed autorizzare subordinandoli in ogni caso alla temporanea sospensione del prelievo; realizzazione di interventi di miglioramento ambientale e rendicontazione dell esistente; organizzazione del territorio in distretti di gestione. 9
3 2. PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI GESTIONALI PER LA FAUNA PERNICE ROSSA La suddivisione degli ATC in distretti di gestione, che è opportuno fungano da unità territoriale di riferimento per tutte le attività connesse alla gestione delle specie di selvaggina stanziale, ha lo scopo di facilitare ed efficientare l organizzazione delle attività gestionali, la rendicontazione di dati faunistici e gestionali, la pianificazione del prelievo. All interno dei distretti di gestione, dovrà essere verificata la distribuzione e la morfologia delle zone di tutela (ZRC, ZR, Oasi, Aree di rispetto) e se necessario apportate le modifiche necessarie a garantire l esistenza di una rete ecologica di aree protette utili a tutelare i nuclei presenti, incrementarne le consistenze e favorirne la dispersione naturale sul territorio. Risulta di primaria importanza per il raggiungimento degli obiettivi connessi al modello gestionale descritto la puntuale e rigida vigilanza sulla rendicontazione degli abbattimenti, pertanto nel periodo di validità del presente Piano saranno testati metodi di controllo del prelievo, dall applicazione di contrassegni inamovibili, all obbligo di conferimento del capo abbattuto presso punti di controllo, allo scopo di valutarne la reale efficacia ed applicabilità. Gli istituti faunistici che non si doteranno di un piano di gestione con le caratteristiche descritte non avranno accesso alla gestione venatoria della specie. In alcune zone a divieto di caccia opportunamente selezionate si prevede l avvio di programmi di restocking finalizzati alla costituzione o stabilizzazione di nuclei autosufficienti. La selezione delle zone di tutela avverrà a seguito di ricognizioni del territorio del Comprensorio 2 finalizzate all individuazione di aree a maggiore vocazionalità per la specie le cui caratteristiche ambientali e di conduzione delle pratiche agricole non rappresentino fattori limitanti ai piani di reintroduzione programmati. Per ciascuna zona destinata a interventi di re-stocking, dovrà essere redatto un piano poliennale di gestione che contempli e quantifichi gli interventi di miglioramento ambientali, la realizzazione di adeguate strutture di ambientamento dove non pre-esistenti, gli accordi con agricoltori e proprietari dei terreni, gli interventi per il controllo dei predatori, oltre alla puntuale rendicontazione dei risultati delle attività di stima delle consistenze e delle operazioni di immissione effettuate. Riguardo al rilascio di esemplari nell ambito di piani di reintroduzione, il ricorso obbligato a capi provenienti da allevamenti nazionali impone di esercitare un rigido controllo sia sulle caratteristiche sanitarie degli esemplari destinati al rilascio, sia sulla purezza genetica dei soggetti utilizzati, dal momento che ibridi di Pernice rossa x Chukar (Alectoris chukar) sono stati in passato e sono tuttora frequentemente utilizzati dagli allevatori per la facilità di allevamento e per la maggiore produzione di uova che li caratterizza, ed il loro utilizzo espone le popolazioni di pernice rossa al rischio di introgressione genetica (Barbanera et al., 2005). Sarà quindi prioritario per qualsiasi programma di reintroduzione la selezione di fornitori in grado di garantire uno standard qualitativo da un punto di vista genetico, igienico-sanitario e delle pratiche di gestione dell allevamento. Con i medesimi criteri, gli istituti venatori (ATC, AFV) che ricadono in aree vocate per la specie e hanno le risorse necessarie, possono avviare programmi di reintroduzione a medio-lungo termine per la costituzione o la stabilizzazione di nuclei vitali nella totalità o in porzioni del territorio di propria competenza (distretti). Per tutta la durata dei piani di reintroduzione è sospeso il prelievo venatorio della specie. 10
4 2. PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI GESTIONALI PER LA FAUNA PERNICE ROSSA Miglioramenti ambientali Prioritariamente nelle zone destinate alle reintroduzioni, ma anche su tutto l areale vocato, dove possibile, è opportuno intervenire sull ambiente in modo da aumentare la disponibilità alimentare, soprattutto nel periodo invernale, attraverso diverse tipologie di intervento: Realizzazione di appezzamenti di cereali (frumento, orzo e avena) da lasciare a disposizione delle pernici per tutto l autunno e l inverno; incentivazione della semina di erba medica nei cereali in modo che le stoppie non vengono arate e rimane quindi una maggiore disponibilità di semi e dei loro germogli; semina di appezzamenti incolti con diverse essenze a maturazione differenziata nel corso dell anno; foraggiamento invernale con granaglie, da effettuarsi nei periodi di gelo (quando il fabbisogno energetico diventa maggiore) e in caso di innevamento persistente. Raccolta e archiviazione dei dati di interesse gestionale Nel Quadro Conoscitivo emerge con chiarezza come uno degli ostacoli maggiori all impostazione di un modello gestionale adeguato per la pernice rossa è rappresentato dalla lacunosità delle informazioni su distribuzione e consistenza dei nuclei esistenti. In particolar modo, i dati demografici, alla base di qualsiasi programmazione, risultano raccolti con metodiche di stima non standardizzate e non dichiarate, e disponibili solo per gli istituti che effettuano una fruizione venatoria della specie, totalmente assenti altrove. Estremamente frammentari e spesso privi di un riferimento territoriale risultano anche i dati relativi alle operazioni di immissione, routinarie su gran parte del territorio regionale, ma frequentemente non rendicontate. Quasi nulle inoltre, le informazioni relative alla provenienza degli esemplari immessi, indispensabili ad operare i necessari controlli su criteri di management ed igienico-sanitari delle fonti di approvvigionamento dei soggetti destinati al rilascio. La suddivisione degli ATC in distretti di gestione univoci per le specie di selvaggina stanziale di interesse gestionale, riconosce come finalità prioritaria proprio un efficiente organizzazione nella raccolta, rendicontazione e archiviazione dei dati relativi a censimenti, immissioni e prelievi. Riguardo ai prelievi, è già stato sottolineato il modello gestionale proposto per la pernice rossa non possa prescindere da una puntuale e veritiera rendicontazione dei prelievi effettuati. Con queste premesse, l unica scelta in grado di garantire non solo l acquisizione, ma anche la corretta rendicontazione e trasmissione dei dati faunistici e gestionali da parte dei diversi operatori preposti alla gestione della specie, è l allestimento di uno strumento in grado di garantire l archiviazione in formato digitale dei dati, la loro organizzazione in serie storiche indispensabili alla comprensione di fenomeni e tendenze nel medio-lungo periodo, ed il loro efficiente trasferimento in flussi informativi, interfacciato con i GIS (sistemi informativi territoriali). Per la pernice rossa, si ritiene prioritaria la raccolta dei seguenti dati gestionali: cartografia digitale delle unità di gestione (distretti, istituti faunistici sede di programmi di reintroduzione); georeferenziazione e caratteristiche degli interventi di miglioramento ambientale realizzati e programmati; 11
5 2. PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI GESTIONALI PER LA FAUNA PERNICE ROSSA georeferenziazione delle strutture adibite ad alimentazione suppletiva; dati di stima delle popolazioni e metodiche utilizzate; dati relativi agli interventi di immissione nell ambito di piani di reintroduzione-restocking (numero, caratteristiche e provenienza degli esemplari rilasciati, località e modalità di rilascio) anagrafe dei fornitori selezionati per il reperimento di esemplari destinati ai programmi di reintroduzione-restocking; georeferenziazione delle strutture per l ambientamento e il rilascio dei capi immessi. 12
6 2. PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI GESTIONALI PER LA FAUNA STARNA 2.2 STARNA Obiettivi Nella definizione degli obiettivi per la gestione della starna, è necessario riportare all attenzione alcuni elementi emersi nel Quadro Conoscitivo ( Cap e Cap ): la presenza della starna in Emilia-Romagna è limitata a nuclei disgiunti di piccole o piccolissime dimensioni, quando non da singole coppie o brigate isolate, e condizionata dalle routinarie e massicce operazioni di ripopolamento a scopo venatorio, in assenza delle quali sarebbe alto in rischio di estinzione totale della specie (De Leo et al., 2004); le popolazioni attualmente presenti sul territorio regionale non rappresentano con tutta probabilità nuclei autoctoni residui della sottospecie Starna italica (Perdix p. italica), ma derivano in toto dalle recenti e continuative operazioni di ripopolamento con individui genericamente appartenenti alla specie Perdix perdix; la specie riveste tradizionalmente un forte interesse cinegetico; la specie è oggetto di un Piano d Azione Nazionale di recente pubblicazione (Trocchi et al., 2016bis). Viste queste premesse, in considerazione dell attuale stato di conservazione della specie sul territorio regionale e del suo status giuridico (Convenzione di Berna, Direttiva Uccelli), obiettivo primario rimane l avvio di tutte le azioni finalizzate al suo recupero sulla base delle indicazioni fornite dal Piano d Azione Nazionale, e la definizione di linee gestionali alternative dove ciò non fosse possibile Azioni Di seguito sono descritte le soluzioni che saranno messe in pratica nel periodo di validità del presente Piano faunistico-venatorio regionale. Programmazione delle presenze nei comprensori faunistici La Carta delle Vocazioni individua una buona vocazione biotica in tutto il Comprensorio 1 (figura F1), dove in realtà la starna sulla base delle informazioni riportate nel Quadro Conoscitivo appare assente o presente a basse densità solo a seguito di interventi di ripopolamento a scopo venatorio ( Cap , figura F6), mentre la vocazionalità per i Comprensori 2 e 3, dove si registra comunque una gestione venatoria attiva della specie (ripopolamenti, prelievi), presentano una vocazione biotica bassa o nulla. Il Piano d Azione Nazionale classifica ad idoneità media circa il 40% del territorio regionale, bassa il 37%, nulla il restante 23% (Trocchi et al., 2016 bis; figura F10). 13
7 2. PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI GESTIONALI PER LA FAUNA STARNA F1 Vocazionalità biotica della starna a confronto con i Comprensori Faunistici Omogenei. In base a quanto detto, risulta difficoltosa l interpretazione degli strumenti di pianificazione e tecnici a disposizione allo scopo di indicare densità obiettivo per la specie nei tre Comprensori. Inoltre, non disponendo di stime attendibili relative all attuale consistenza delle popolazioni presenti ( Cap e Cap ), e comunque constatando che consistenze e distribuzione risultano artificiali poiché determinate da entità e localizzazione delle operazioni di immissioni a scopo venatorio, non è possibile ad oggi una reale programmazione delle presenze nei tre Comprensori regionali. Considerata l importanza rivestita dalle trasformazioni dell ambiente nel declino delle popolazioni di starna, diventa invece prioritaria negli anni di validità del presente piano, l individuazione di territori realmente idonei alla specie, nei quali abbia un senso focalizzare le risorse per un suo recupero ed impostare una programmazione delle presenze. Tali territori, con tutta probabilità, non corrisponderanno comunque alle aree planiziali, dove l intensificazione delle tecniche agricole ha indotto nell ambiente modificazioni profonde e non reversibili, ma potranno con maggiore probabilità corrispondere ad aree dove sia ancora possibile la coesistenza di spazi naturali e pratiche agricole tradizionali, localizzate prevalentemente in regione nel comparto collinare. Modello gestionale di previsione Nel delineare i tratti di un modello gestionale per la starna si dispone attualmente di uno strumento tecnico-scientifico quale il Piano d Azione Nazionale di recente pubblicazione (Trocchi et al. 2016bis), a cui va riconosciuto il merito di declinare obiettivi e azioni volti a garantire il recupero della specie. In particolar modo, considerato lo stato di estrema vulnerabilità della starna in Emilia- Romagna, si rivela utile da un punto di vista pianificatorio la trattazione delle azioni finalizzate alla 14
8 2. PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI GESTIONALI PER LA FAUNA STARNA conservazione ed all incremento delle popolazioni (Cap. 4.6 del Piano d Azione) e le linee guida per i progetti di reintroduzione (Appendice II del Piano d Azione), fino ad oggi oggetto di singole iniziative su base provinciale che, se riconoscevano un intento comune, differivano fra loro per modalità di esecuzione, rivelandosi nella quasi totalità fallimentari nel raggiungere l obiettivo prefissato, cioè la ricostituzione sul territorio di nuclei vitali stabili del galliforme (cfr ). La gestione della starna sarà finalizzata prioritariamente alla ricostituzione di popolazioni vitali sul territorio regionale ed alla loro conservazione nel tempo attraverso Piani di Reintroduzione che contemplino le seguenti fasi come previste dal Piano d Azione (Trocchi et al., 2016bis): piano di fattibilità: valutazione dell idoneità del territorio, rimozione delle cause di declino/scomparsa della specie, previsione di sviluppo ed espansione della popolazione reintrodotta, individuazione di fonti di approvvigionamento di esemplari idonei per la reintroduzione, analisi strutture di ambientamento pre-esistenti, definizione degli interventi di controllo dei predatori e degli interventi ambientali necessari, definizione del piano di monitoraggio annuale della popolazione; identificazione delle aree interessate dal piano di reintroduzione sulla base dell idoneità del territorio. L area minima deve avere un estensione di almeno ettari, al cui interno devono essere distribuite aree protette (di estensione minima di 500 ettari) non distanti fra loro ( metri); sospensione temporanea del prelievo venatorio e della fruizione cinofila; ripartizione dei punti di rilascio e realizzazione delle strutture di ambientamento dove non pre-esistenti; miglioramenti ambientali finalizzati a favorire l insediamento delle popolazioni immesse aumentandone la sopravvivenza e riducendone la dispersione, da concentrarsi all interno delle aree protette ed in prossimità dei punti di rilascio (foraggiamento intensivo, incolti, aree a maggese, uso ridotto dei pesticidi, siepi e cespugli); controllo dei predatori (es. volpe, cornacchia grigia, gazza); selezione dei fondatori sulla base delle caratteristiche genetiche e delle condizioni di allevamento (strutture, alimentazione, aspetti sanitari); rilascio attraverso idonee tecniche e strutture di ambientamento di almeno esemplari all anno per un comprensorio di ettari (almeno 300 starne/anno per ciascuna area protetta inclusa nel comprensorio); trascorsi i primi 3-5 anni, sospensione delle immissioni; monitoraggi/censimenti (telemetria, conteggi con la tecnica playback, conteggi a vista delle coppie, conteggi del numero di giovani per gruppo familiare, censimenti su aree campione con l impiego di cani da ferma); avvio del prelievo venatorio pianificato sulla base dei censimenti primaverili ed estivi in presenza di densità autunnali superiori ai 20 capi/kmq e densità primaverili superiori a 6-8 coppie per kmq, limitato a 2 giorni/settimana per un periodo ridotto (15 ottobre-15 novembre). 15
9 2. PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI GESTIONALI PER LA FAUNA STARNA Pur non potendo che condividere appieno finalità e modalità declinate nel Piano d Azione e qui sintetizzate, è evidente come un singolo Piano di reintroduzione comporti un ingente investimento sia in termini economici (costi preventivati: euro per ogni intervento realizzato secondo gli standard proposti per ogni ettari) sia in termini di risorse umane, oltre ad una amplissima condivisione di obiettivi e azioni da parte di tutti i portatori di interesse a livello locale (enti di gestione delle aree protette, ATC, AFV, associazioni venatorie, associazioni agricole e consorzi agrari, singoli agricoltori). In base a queste considerazioni, se la scelta prioritaria a livello regionale rimane la conservazione della starna attraverso programmi di reintroduzione in tutti i casi in cui le risorse lo consentano, è indispensabile in questa sede declinare anche le linee gestionali da applicarsi nella porzione di territorio esclusa da interventi di recupero della specie, dove senza alcun tipo di intervento essa è destinata a raggiungere la soglia dell estinzione in tempi relativamente brevi, anche in assenza di prelievo venatorio (De Leo et al., 2004). Pertanto, solo laddove non sussistano le condizioni per la programmazione di Piani di reintroduzione come standardizzati dal Piano d Azione Nazionale, considerato l elevato interesse venatorio e cinofilo che la starna tradizionalmente riveste, si ritiene opportuno pianificare la sua gestione attraverso operazioni di immissione a scopo cinegetico e prelievo venatorio degli individui rilasciati, con la consapevolezza che l immissione in natura di soggetti allevati, routinaria fino ad oggi, non rappresenta una fonte di inquinamento genetico non essendo presenti sul territorio regionale nuclei autoctoni vitali (Trocchi et al., 2016bis). Riguardo alle modalità di immissione sul territorio, sarà da privilegiare il ricorso a individui giovani previo idoneo ambientamento, ritenendo congruo un quantitativo non superiore ai 20 soggetti/kmq. Inoltre, è opportuno sottolineare la necessità di operare un controllo sulle caratteristiche sanitarie degli esemplari destinati al ripopolamento, per minimizzare il rischio di introduzione nell area di rilascio di agenti patogeni potenzialmente dannosi per altre specie di galliformi presenti (pernice rossa in primis), controllo da attuarsi preferibilmente presso gli allevamenti di origine, così da poter operare una selezione dei fornitori sulla base di criteri igienicosanitari, quali la bio-sicurezza delle strutture di allevamento, l applicazione di adeguati controlli veterinari e programmi di profilassi contro le principali patologie virali (pseudo-peste, diftero-vaiolo aviare, ecc.), l esecuzione di trattamenti periodici contro le parassitosi. Raccolta e archiviazione dei dati di interesse gestionale La starna e la pernice rossa, malgrado l interesse conservazionistico che rivestono, sono tra quelle trattate le specie per le quali i dati conoscitivi relativi a distribuzione e consistenze risultano maggiormente carenti e lacunosi, come sottolineato nei paragrafi 1.4 e In particolar modo, i dati demografici, raccolti con metodiche non standardizzate, risultano disponibili solo per gli ATC che effettuano una fruizione venatoria della specie, totalmente assenti altrove. Estremamente frammentari e spesso privi di un riferimento territoriale risultano anche i dati relativi alle operazioni di immissione, routinarie su gran parte del territorio regionale, ma frequentemente non rendicontate. Quasi nulle inoltre, le informazioni relative alla provenienza degli esemplari immessi, indispensabili ad operare i necessari controlli su criteri di management ed igienico-sanitari delle fonti di approvvigionamento dei soggetti destinati al rilascio. Utile alla standardizzazione di metodiche di raccolta, rendicontazione e archiviazione dei dati relativi a censimenti, immissioni e prelievi risulta senza dubbio l organizzazione degli ATC in unità territoriali 16
10 2. PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI GESTIONALI PER LA FAUNA STARNA di riferimento quali i distretti per la gestione della selvaggina stanziale già descritti nel paragrafo Con queste premesse, il ricorso ad uno strumento in grado di garantire l archiviazione in formato digitale dei dati, la loro organizzazione in serie storiche indispensabili alla comprensione di fenomeni e tendenze nel medio-lungo periodo, ed il loro efficiente trasferimento in flussi informativi, interfacciato con i GIS (sistemi informativi territoriali) rappresenta una scelta obbligata. Di seguito, i dati gestionali dei quali si ritiene prioritaria la raccolta per la starna: cartografia digitale delle unità di gestione (ZRC, ARS, ZR, distretti, comprensori sede di programmi di reintroduzione); georeferenziazione e caratteristiche degli interventi di miglioramento ambientale realizzati e programmati; georeferenziazione delle strutture adibite ad alimentazione suppletiva; dati di stima delle popolazioni e metodiche utilizzate; dati relativi agli interventi di ripopolamento nell ambito di programmi di reintroduzione; dati relativi agli interventi di ripopolamento con finalità venatorie; provenienza dei capi destinati al rilascio; georeferenziazione delle strutture per l ambientamento e il rilascio dei capi immessi; prelievo realizzato. 17
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