territorio riesce a mettere in gioco per questo progetto, la Regione raddoppia, con un budget massimo di 3,5 milioni di Euro. La mia impressione è

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1 Le politiche regionali per il commercio nei comuni montani e nei piccoli Comuni di pianura: esperienze, risultati e prospettive Camera di Commercio di Brescia 30 novembre 2009 LIVIO RUFFINONI UNCEM Lombardia A questo punto della mattinata sono già state dette tante e tali cose e tutte interessanti, che si corre il rischio di ripeterne qualcuna. Innanzitutto rivolgo un sentito ringraziamento all'assessore Franco Nicoli Cristiani, perché se oggi siamo qui a dibattere di commercio nelle aree marginali, è proprio grazie alle iniziative da lui messe in campo nel corso di questi ultimi anni. Ringrazio l'assessore per la sensibilità, per la concreta attenzione a territori montani, per il suo pragmatismo e per la fiducia che ha riposto nelle Comunità Montane. Con i tempi che corrono è un fatto di non poco conto e gliene siamo veramente grati perché di persone che amano la montagna e credono nell'importante ruolo delle Comunità Montane, ne abbiamo e ne avremo sempre più bisogno. Per sottolineare il pragmatismo dell'assessore Nicoli, vi racconto come è nata questa iniziativa. Eravamo all'inizio del 2006 e con una lettera molto informale: venite che parliamo di un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Ragionando in ordine all attuazione del Programma Regionale di Sviluppo, dopo l'esperienza dello scorso anno con i PIC (Piani Integrati del Commercio), adesso stiamo pensando ai PICS (Piani Integrati per la Competitività di Sistema). Accanto a questa iniziativa vorremmo farne una specifica a favore del commercio di vicinato nelle zone di montagna, soprattutto le più marginali, quelle realtà che fanno più fatica. Abbiamo pensato a questo perché crediamo che senza un aiuto pubblico, in certe zone si rischia la desertificazione commerciale pressoché totale. La forma che vi propongo è quella del cofinanziamento a progetti per l'adeguamento di miglioria dei locali, delle attrezzature eccetera. Il modello procedurale che abbiamo in mente è molto semplice. Dal punto di vista operativo e in chiave autenticamente sussidiaria, la Regione pensa di delegare tutto alle rispettive Comunità Montane a mezzo di un'apposita convenzione. Per quanto riguarda le risorse: per ogni euro che il 1

2 territorio riesce a mettere in gioco per questo progetto, la Regione raddoppia, con un budget massimo di 3,5 milioni di Euro. La mia impressione è stata subito molto positiva, anche perché nella mia lunga esperienza di amministratore, in tema di commercio era la prima volta che sentivo avanzare un iniziative concreta del genere. Gli ho risposto che con me sfondava una porta aperta poiché anni fa, da Sindaco in un piccolo Comune montano, mi ero già cimentato in qualcosa di simile per tenere in piedi una mini struttura commerciale: la proposta al Consiglio Comunale di approvare un intervento a sostegno di un privato che si cimentava nell impresa di tenere aperto l unico negozio di generi alimentari del paese. Contributo che sarebbe servito a pagare il canone d affitto dei locali: oggi si parlerebbe di start-up incentivato. Aldo Bonomi ci ha spiegato molto bene cosa significhi in certi Comuni della nostra montagna l'unico negozio / emporio, l'unico bar / edicola, il concetto di comunità ; ce l'ha spiegato con la sua esperienza di vita e quella della sua mamma e - aldilà di ogni retorica - credo che abbia sottolineato molto efficacemente la realtà di quegli anni. Aldo ha detto anche una cosa - che mi ha fatto tornare indietro ai tempi in cui ero ragazzo e anche mia madre mi mandava a fare la spesa al negozio del paese con il libretto di famiglia, sul quale il bottegaio registrava l importo della spesa giornaliera. Alla fine del mese poi si tiravano le somme e si pagava il conto (in certi periodi non senza difficoltà e questo sta a significare il rapporto speciale che c era tra negoziante e cliente). Aldo Bonomi ci ha anche ricordato che, dal momento che stiamo andando verso lo spaesamento, queste iniziative non ci sono più o sono rare. Al mio paese, ad esempio, non c'è più il libretto della spesa, ma c'è la scheda mensile delle famiglie, con le quali, di fatto, si stabilisce una forma di microcredito basata sul rapporto di fiducia negoziante/famiglie, che aiuta a tenere in piedi un piccolo emporio (lì si trova di tutto) in un paese dove ci vivono 120 persone. Attorno al salvataggio di questo piccolo negozio e del bar/trattoria negli anni, grazie al passaggio e ad un certo turismo stagionale, si sono sviluppati un agriturismo e altri due esercizi pubblici tra cui un ostello della gioventù/ristorante 2

3 che ovviamente stentano un po ma che costituiscono una base irrinunciabile per frenare lo spopolamento e per promuovere sempre di più l attività turistica. Senza ripetere la sequela di dati che è stata già ben spiegata da chi mi ha preceduto vorrei riassumere brevemente quello che hanno determinato i tre bandi regionali: - il primo nel 2006: 19 Comunità Montane, 208 Comuni partecipanti, la Regione, 1 milione e rotti i Comuni. Rapporto di cofinanziamento: 2/1; - il secondo nel 2008: 22 Comunità Montane, 211 Comuni partecipanti, 3 milioni e mezzo di euro la Regione, il territorio. Rapporto di cofinanziamento 2/1; - il terzo bando è in corso: 18 Comunità Montane, 347 Comuni, quasi 5 milioni di euro la Regione Lombardia, intorno a il territorio. Rapporto di cofinanziamento 3/1. Per un totale complessivo di quasi 17 milioni di euro di contributi. Mi scuso di aver snocciolato velocemente questi dati, ma l ho voluto fare per sottolineare come nel terzo bando - a fronte di uno sforzo ulteriore di Regione Lombardia, chiesto noi nell'incontro preliminare convocato dall'assessore - il territorio non ha risposto secondo le nostre aspettative. Ad esempio nella mia Comunità Montana, col primo bando siamo riusciti a creare una straordinaria sinergia con la Provincia, la Camera di Commercio e il Consorzio BIM, facendo un ottimo gioco di squadra. Nel secondo bando la precedente azione sinergica e solidale si è un po stemperata. Nel terzo bando poi, se si esclude il Consorzio BIM (Bacino Imbrifero Montano), non siamo riusciti a convincere altri soggetti. Faccio questa constatazione con una certa amarezza, essendo tuttora amministratore di un piccolo Comune. Infatti, pur ammettendo che eravamo alla vigilia delle elezioni amministrative di giugno, con un rapporto di cofinanziamento 3/1 erano proprio i Comuni che dovevano capire l importanza di mettersi in gioco. Alcuni di quelli più piccoli, per la verità, sarebbero stati anche disponibili, sono 3

4 stati quelli da una certa dimensione demografica che non hanno capito o voluto capire l importanza del momento. Da parte del dottor Merigo sono state sollevate alcune perplessità sul ruolo delle Comunità Montane e sulle loro possibili competenze a fare Grande Pianificazione anche in materia commerciale e per promuovere Marketing territoriale. A tale proposito e senza alcuno spirito polemico, desidero fare alcune considerazioni.dopo la querelle nazionale che, come tutti sanno si è scatenata a seguito della pubblicazione del libro La casta e della campagna mediatica che ne è seguita, voglio ricordare che negli ultimi due anni, magari anche sotto silenzio dei media, le Comunità Montane sono state l unico livello istituzionale ad essere stato profondamente riformato da parte delle rispettive Regioni: il numero è passato dalle 367 di 10 anni fa alle 185 attuali e, sicuramente, quelle con i piedi nel mare sono state eliminate. La Corte Costituzionale nel corso degli ultimi cinque anni ha più volte ribadito che la competenza esclusiva in materia è delle Regioni, sarebbe pertanto ora che Governo e Parlamento si mettessero il cuore in pace e si dedicassero a risolvere i problemi veri del Paese anziché coprirsi con continui attacchi all anello debole della catena. Per quanto riguarda la nostra Regione, che ha ridotto le Comunità Montane da 30 a 23, dopo un serrato dibattito, in cui ci siamo battuti strenuamente per l inserimento di alcuni principi fondamentali, nel nuovo Statuto d Autonomia, è stato previsto il riconoscimento della specificità del territorio montano e la previsione di politiche di sostegno per promuoverne lo sviluppo, anche attraverso la valorizzazione delle Comunità Montane, per incentivare e disciplinare l'esercizio in forma associata delle funzioni di più enti e più in particolare dei Comuni di piccole dimensioni, situati in zone montane economicamente svantaggiate.. Con riferimento allo Statuto regionale, l'iniziativa dell Assessore Nicoli, che è partita nel 2006, ne ha anticipato il principio della sussidiarietà, a cominciare dal titolo delle convenzioni che abbiamo sottoscritto. Infatti le stesse sono 4

5 sempre state così titolate: La Regione Lombardia e le Comunità Montane: i programmi di intervento a favore del commercio nelle zone montane. In quanto all eventuale programmazione commerciale di area vasta, è fuor di dubbio che la competenza dovrebbe essere posta in capo alle Province, dal momento che le medesime già la fanno in diversi settori: si pensi ai PTCP, Piani Cave, Piani Rifiuti, ecc. Piuttosto in tema di programmazione commerciale noi crediamo che Regione e Province dovrebbero dire con estrema chiarezza cosa intendono fare in materia di autorizzazioni di grandi/medie strutture di vendita nelle zone montane, poiché negli ultimi tempi abbiamo assistito a posizioni quantomeno altalenanti, con netti dinieghi in certe zone e, viceversa, con autorizzazioni alquanto discutibili in altre realtà, e conseguente grande irritazione degli operatori commerciali di vicinato. Quali, in futuro, le prospettive commerciali nei piccoli comuni montani? Ne abbiamo parlato anche nell ultima riunione dell'osservatorio. E evidente che accanto agli interventi regionali sin qui considerati sarebbero necessarie anche alcune misure di carattere fiscale, in quanto queste realtà, oltre a quelli strutturali, hanno anche problemi di compatibilità economica. Il prof. Bramanti ha sollevato due questioni molto importanti che dovranno essere prese in considerazione per eventuali altre iniziative: cioè valutare se si deve intervenire solo per lo start-up, solo per gli investimenti sulle strutture, o se bisogna pensare anche ad un discorso di gestione. Lo sappiamo che quando si considera l aspetto gestionale si tocca un nervo scoperto, lo abbiamo visto anche con l'ultimo bando. La questione fiscale però esiste, eccome (si pensi anche solo all impatto degli studi di settore sulle piccole realtà considerate). Da questo punto di vista una soluzione efficace e stabile sarebbe quella prevista nella Legge nazionale della montagna (legge 97/1994), dove - mi sembra all'articolo 16 - si parla di contabilità semplificata, di reddito forfetario da concordare con l'agenzia delle Entrate. Come sappiamo questa norma non è mai stata applicata e anzi, successivamente alla modifica del Titolo V della 5

6 Costituzione, sono subentrate anche questioni di competenza tra lo Stato e le Regioni. Da parte di qualcuno è stata evocata anche la Legge regionale n. 11/2004 che prevede la riduzione dell'irap dell 1,5% per un certo periodo a favore delle nuove imprese commerciali: come UNCEM da alcuni anni stiamo chiedendo una rivisitazione di questa importante legge per i piccoli Comuni, per eventualmente aggiungere qualche ulteriore incentivo. Altre iniziative da mettere in campo potrebbero essere quelle finalizzate alla lotta contro lo spopolamento dei piccoli paesi, anche mediante un efficace sostegno all insediamento di giovani coppie, alla natalità ma anche alla scolarità: non possiamo infatti ignorare che tra i problemi che angustiano i piccoli esercizi commerciali delle zone marginali è costituito dal calo della popolazione locale. In conclusione nel confermare il nostro giudizio positivo sulle iniziative per il sostegno al commercio di vicinato nelle zone marginali, messe in campo nel corso di questi anni da Regione Lombardia, auspichiamo una loro continuità con eventuali correttivi che, così come hanno ben spiegato sia Aldo Bonomi che il professor Bramanti, dovrebbero definire interventi più mirati. Grazie. 6