Reimo Lunz Tracce misteriose della preistoria e della protostoria a Trodena e dintorni Sintesi

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1 Reimo Lunz Tracce misteriose della preistoria e della protostoria a Trodena e dintorni La zona di Anterivo e di Trodena è una delle aree archeologicamente meno studiate del Sudtirolo. Nella sua "Südtiroler Wallburgstatistik" Georg Innerebner sostiene l'ipotesi che sul Forchwaldspitz presso Trodena e sul Burgstall di Anterivo sorgevano un tempo dei Wallburgen [castellieri, n.d.t.], ma questo non può essere sostenuto con chiare evidenze archeologiche. Forchwaldspitz (1285 m), un colle al centro di un'estesa zona boscosa che, dall'ampio avvallamento prativo di Rungganö sale gradualmente verso nord- ovest, a causa della strana conformazione e di una gettata di pietre di 150 m², fittamente ricoperta di vegetazione, solleva numerosi interrogativi, che solo attraverso estesi scavi sistematici possono essere chiariti. Strani resti di muri si sono conservati sul terrazzo del versante detto "Katzenschrot" nella zona boscosa a sud- est di Trodena. Si tratta di un impianto largo approssimativamente 30 metri, fittamente ricoperto di vegetazione. Dato che fino ad oggi non è stata effettuata alcuna indagine sull'andamento dei muri e sul sito, non è possibile fare alcuna asserzione sull'antica funzione di questo impianto. Non sono chiari neanche gli antichi resti di rocca e di torre presso "Oansiedl" (Il Romito) sul bordo del pianoro a sud- est di Trodena, situato a circa 400 metri sopra il Passo di San Lugano. I resti di muri parzialmente scavati indicano una struttura architettonica a forma di torre, dovrebbero però appartenere all'impianto di un castello medievale. Nemmeno di un insediamento preistorico sul Burgstall si è riusciti fino ad oggi ad avere una prova archeologica. La cupola del colle, situata a 1411 m di quota, si presenta inconfondibile sul margine della superficie prativa a sud- ovest di Anterivo. Benché la denominazione del luogo sembri fare riferimento all'esistenza di un insediamento o di un luogo di culto preistorici, non è stato rinvenuto alcun frammento ceramico inequivocabilmente preistorico, malgrado accurate ispezioni della zona. Maggiore attenzione in vista di possibili tracce preistoriche meriterebbero anche le alture dei dintorni di Trodena, come Monte Cislon, Mittasgsspitz e Corno di Trodena. Sul versante sud- occidentale del Monte Cislon sono già stati individuati alcuni terrazzi boscosi con possibili tracce di muri. Josef Riedmann Rapporti di vicinato fra Trodena e Montagna nel Medioevo e all'inizio dell'età moderna Il confine fra Trodena e Montagna una volta era una specie di "confine di stato". Le due località appartenevano infatti a due diversi principati del Sacro Romano Impero: Trodena, come componente dell'antica Comunità Generale di Fiemme (sede delgiudizio: Castello), apparteneva alla Diocesi e al Principato di Trento, su cui il principe- vescovo esercitava il potere temporale; e Montagna apparteneva al Giudizio distrettuale Enn e Caldiff che, dalla nascita del "Land Tirol" sotto Mainardo II, era inglobato nella Contea di Tirolo. La definizione di "confine di stato" è da considerarsi in senso relativo, perché il principe territoriale tirolese riuscì ad ottenere anche sul territorio del principe- vescovo di Trento importanti competenze (esazione delle tasse, organizzazione militare). Anche dal punto di vista ecclesiastico Trodena e Montagna erano legate a differenti organizzazioni. Entrambe le località appartenevano alla Diocesi di Trento; ma mentre

2 Montagna da sempre faceva parte della parrocchia di Egna- Enna, Trodena era parte del distretto di Fiemme (sede a Cavalese). Nel XII e XIII secolo i signori di Enna costituivano un legame tra le due località. Questa casata non nobile aveva nel territorio di Montagna, nel castello da cui prese il nome, il proprio centro di potere e disponeva anche di beni a Trodena, che infine perse a vantaggio del conte Mainardo II con tutti gli altri diritti e proprietà. Nelle fonti scritte del tardo Medioevo e dell'inizio dell'età moderna, nei rapporti fra Trodena e Montagna dominano due tematiche: da un lato dalla condizione di vicinato sorgevano sempre nuovi litigi sull'esatto andamento del confine tra i due comuni e problemi riguardo all'utilizzo comune di grandi zone boschive (legname, esercizio del pascolo), soprattutto sul Monte Cislon; dall'altro lato gli abitanti di una località disponevano spesso anche di diritti nel comune vicino. Ciò riguardava soprattutto gli abitanti di Trodena che, non così favoriti dal clima come quelli di Montagna, spesso acquistavano dei vigneti a Gleno. Già all'inizio del XV secolo c'è testimonianza di un concentrato complesso di poderi a Gleno, che notoriamente già da lungo tempo appartenevano agli abitanti di Trodena. In conseguenza di ciò aumentarono da parte del Comune di Montagna le pretese di partecipazione dei proprietari fondiari esterni alle tasse e agli oneri fiscali comunali. I succitati contrasti rispecchiano tuttavia solo una parte delle relazioni di vicinato fra Trodena e Montagna e distorcono il quadro generale, in quanto nel tardo Medioevo e all'inizio dell'età moderna la scrittura era ancora poco utilizzata: per lo svolgimento dei processi serviva infatti molta carta e molta pergamena, i rapporti non conflittuali venivano invece trattati oralmente. Inoltre tra le due località c'era un vivace scambio economico così come numerose relazioni personali ed anche matrimoni, che divengono però conoscibili nel dettaglio solo a partire dall'introduzione dei registri anagrafici (Trodena dal 1637, Montagna dal 1597). Johann Mayr Storia della chiesa La storia della chiesa di Trodena ha inizio a Cavalese, la pieve originaria della Val di Fiemme. La filiale di Trodena, a circa 3 ore di cammino, in primo tempo era assistita dalla chiesa madre, ma nel 1315 ottenne il permesso di mantenere un proprio sacerdote. Allora in paese esisteva già una chiesa dedicata ai santi Biagio e Sigismondo. Il collegamento con Cavalese rimase intatto per secoli, nonostante la differenza linguistica: solo nel 1949 le curazie di lingua tedesca Trodena e Anterivo divennero prodecanato di Ora (decanato di Egna) e, dopo la sua chiusura, direttamente decanato di Egna. Donazioni devote e indulgenze assicurarono alla piccola chiesa della curazia di Trodena la sicurezza materiale nel tardo Medioevo. Nel 1505 una donna di Trodena, Ursula Strumechera, fu messa al rogo come strega. Nel XVI secolo la vita religiosa toccò il suo punto più basso. Come altrove anche a Trodena i religiosi dovevano continuamente essere esortati ad una degna condotta sacerdotale e all'espletamento dei loro doveri pastorali. La situazione migliorò dopo il Concilio di Trento, soprattutto anche grazie alla fondazione di un seminario a Trento (1593), che ebbe come conseguenza una migliore formazione dei sacerdoti. A partire dal XVII secolo regolari visite pastorali nelle curazie, la fondazione di conventi e l'attività missionaria dei Gesuiti portarono alla rifioritura della vita ecclesiastica. Nel XVIII e XIX secolo a Trodena furono fondate numerose confraternite. Di particolare importanza per il piccolo paese era il fatto che da secoli il

3 sacerdote del luogo veniva scelto dai capifamiglia che pagavano le tasse. Il decano di Cavalese confermava la scelta e la comunicava all'ordinariato di Trento, che poi insediava formalmente il curato. Nel 1729 fu fondato il beneficio di una messa prima; poiché il celebrante sin dall'inizio svolgeva i compiti di un cooperatore, nel 1846 il Comune affittò le pertinenze del beneficio e, con il ricavato ed una somma aggiuntiva, pagò un cooperatore. Già dal 1841 anche il curato percepiva il suo stipendio dal Comune. Anche questo veniva ottenuto dall'affitto di beni della chiesa. Fino al 1923 il curato e il cooperatore furono stipendiati dal Comune. La chiesa di Trodena nella sua forma odierna fu costruita all'inizio del XVI secolo e fu più volte rinnovata. Il cimitero fu ampliato, in parte nel 1946 e ancor più nel Nel 1964 tutta la parte di lingua tedesca della Diocesi di Trento fu riunita con Bressanone nella Diocesi di Bolzano- Bressanone. La casa dell'officiante della messa prima di Trodena fu trasformata in canonica a metà degli anni Ottanta; la precedente canonica è da allora utilizzata come municipio. La prima testimonianza certa di una chiesa a San Lugano risale al Nel 1411, in occasione di una riconsacrazione della chiesa, è citato anche un cimitero. Nel XV secolo avvenne la ricostruzione in stile tardogotico. La zona del passo intorno a San Lugano una volta dipendeva amministrativamente da Carano, ecclesiasticamente da Castello, da dove la piccola località veniva assistita religiosamente, prima di ottenere nel 1798 un proprio esposito (curato). Nel 1913 San Lugano fu per breve tempo Comune a sé; nel 1926 divenne frazione di Trodena. Nel XIX e agli inizi del XX secolo la chiesa e il campanile furono più volte restaurati. Negli anni Trenta del XX secolo il proprietario dell'hotel a Fontanefredde, Josef Gallmetzer, progettò la costruzione di una chiesa a Fontanefredde. Dopo la sua morte in un incidente automobilistico nel 1937, la sua famiglia e gli amici proseguirono nel proposito. Fu comprato un fondo della Comunità Generale. La chiesa, progettata in stile neogotico, fu invece costruita, su intervento del senatore Ettore Tolomei, in "forma romanizzata" e fu consacrata nel Il patrono della chiesa è San Giuseppe. Nel 1988 fu realizzato un cimitero; nel 1999/2000 seguì un risanamento generale della chiesa con un ampliamento tramite una cappella cimiteriale. Nel maso a Pausa è conservato ancora oggi un quadro mariano, su cui nel 1735 erano state viste delle gocce, che furono interpretate come le lacrime della madre di Dio. Secondo le fonti, la bella cappella barocca a Pausa nel 1749 era dedicata ai santi Pietro e Paolo e lo era ancora nel 1826; più tardi viene indicata come chiesa intitolata a Maria Ausiliatrice. Leo Andergassen Arte sacra a Trodena La chiesa di S. Biagio a Trodena, che in base alle evidenze archeologiche si può far risalire fino al secolo XI, acquista la sua forma attuale nel XV/XVI secolo. Mancano informazioni precise, tuttavia il confronto con altre chiese delle più immediate vicinanze consente una collocazione temporale approssimativa. Degni di nota appaiono il diverso sistema di articolazione ed il diverso linguaggio formale tra coro e navata, che fanno pensare ad un periodo di costruzione differenziato. Nel coro poligonale l'impiego del modellato plastico si richiama al tardo Gotico della Bassa Atesina (coro della chiesa di Nostra Signora a Villa, S. Antonio a Caldaro). Ciò rientra in un'evoluzione iniziata da

4 maestri svevi con lo sviluppo del coro della chiesa parrocchiale di Bolzano intorno al 1400 e proseguita nella bottega di Konrad von Neumarkt nella Bassa Atesina. L'articolazione esterna della navata è affine a quella del santuario molto frequentato di Villa e a quella dell'antica chiesa parrocchiale di Ora; la struttura della volta corrisponde alla tipologia delle volte eseguite da maestri della zona del Lago di Como nella Bassa Atesina ed è analogamente da datare intorno al Il restauro più recente della chiesa parrocchiale fu eseguito nel All'interno il fonte battesimale risale ancora al XIV secolo ed è in relazione con l'istituzione della curazia (1314) e del conseguente diritto di tributo per il battesimo. Artisticamente significativa è la pala d'altare del maestro barocco Orazio Giovanelli, di Cavalese, che fa riferimento al patrono della chiesa. Al posto del corrispondente altare, nel corso del grande restauro della chiesa del 1866, fu eretto un nuovo altare maggiore, costruito nella bottega di Anton Kob a Bolzano. L'altare corrisponde al concetto preferito da Kob di una struttura semplice nello stile del primo Gotico con la rinuncia ad un vera e propria struttura elevata. Gli altari laterali, secondo l'evidenza stilistica, risalgono ad un periodo intorno al L'altare di sinistra è dedicato a Maria Regina del Rosario e dovrebbe risalire alla Confraternita del Rosario, istituita a Trodena nel La pregevole pala d'altare potrebbe essere opera del più notevole pittore della Val di Fiemme del pieno Barocco, Giuseppe Alberti, che ha lavorato, tra l'altro, nel Castello del Buonconsiglio e che fu il primo maestro di Paul Troger. La pala dell'altare di destra, dedicata a S. Antonio, è opera del pittore Francesco Furlanell di Tesero, morto giovane nel Anche le stazioni della Via Crucis sono pregevoli lavori di artisti della Val di Fiemme, probabilmente di Valentino Rovisi (morto nel 1783) e di sua figlia Vincenza, con tre eccezioni di mano diversa. Dell'arredo storico della chiesa di Trodena fanno parte entrambi i confessionali incassati nella parete sud, il pavimento e le vetrate delle finestre. Nel 1854 il maestro organaro Josef Sies da Schann, presso Landeck, restaurò l'organo quasi totalmente. Tra i tesori della chiesa si sono conservati quattro calici, un ciborio, tre ostensori per reliquie ed un ostensorio del periodo barocco, che per la maggior parte sono da ascrivere al XVIII secolo e provengono per lo più da orefici di Bolzano (Johann Wild e Christoph I. Milser; Jakob Rappl, Schwaz). La cappella del cimitero, costruita ad est della chiesa di S. Biagio, risale nella sua struttura al XVI secolo; essa fu radicalmente risanata nel 1991/92. In questa cappella si trovava per lungo tempo la Pietà ora collocata nella navata della chiesa di S. Biagio, che risale alla fine del XIV secolo. Il modesto altare della cappella cimiteriale risale al XVIII secolo. La cappella di Maria Ausiliatrice a Pausa, dedicata alla Madonna, è una costruzione semplice della metà del XVIII secolo, con una navata a pianta rettangolare, alla quale si addossa un coro di poco più stretto. L'altare della cappella mostra una rappresentazione un po' grossolana e recentemente ridipinta dell'assunzione al cielo di Maria, secondo un modello di Bartolomè Esteban Murillo ( 1682). Notevoli sono le stazioni barocche della Via crucis del XVIII secolo, che però sono state installate solo nel Di modesto valore artistico è anche l'arredo della chiesa di S. Giuseppe a Fontanefredde, eretta nel 1938/39 e benedetta nel Il dipinto parietale del vano dell'altare fu realizzato dal padre eucaristino Franz Sellemond di Velturno, un fratello del parroco di allora, Georg Sellemond. La sua vasta produzione, oggi distribuita in particolare tra le varie case della Congregazione degli Eucaristini, è del tutto legata all'orientamento spirituale dell'ordine. La vetrata con la raffigurazione del santo Josef Freinademetz è opera dell'artista di Trodena Gotthard Bonell. Una chiesetta sul Passo di San Lugano è attestata già nel XIII secolo. Secondo la leggenda il patrono della chiesa, il santo vescovo di Sabiona Lucanus, deve essersi rifugiato in Val

5 di Fiemme nel corso della fuga dai suoi persecutori. Dal punto di vista architettonico la chiesa costituisce un'unità conclusa e nelle sue forme attuali risale al XVI secolo. L'architetto fu forse Michael, che alla fine del XV secolo si era stabilito a Cavalese e che era figlio dell'architetto gardenese Franz. Diverse chiese in Val di Fiemme vengono a lui attribuite. Il dipinto parietale con la raffigurazione di S. Cristoforo, fortemente rovinato dalle intemperie, fu riportato alla luce nel 1990 e risale alla prima metà del XVI secolo. Il dipinto dell'altare, che fa riferimento al santo patrono della chiesa, fu realizzato nel 1801 dal pittore Antonio Longo, nativo di Varena, che si era formato artisticamente a Roma presso il pittore fiemmano Cristoforo Unterperger. L'altare maggiore di una volta era stato realizzato nel 1902 dal maestro scalpellino Pietro Demartin di Predazzo. Ai due altari laterali del primo Barocco, intagliati e dorati, probabilmente realizzati dal fiemmano Giovanni Battista Grober il Vecchio, mancano le pale originali. Al loro posto sono state collocate una Madonna di Lourdes ed una statua di S. Giuseppe. Negli ultimi anni la chiesa è stata ampiamente restaurata. Il nuovo organo è stato costruito da Paolo Ciresa nel Nel campanile furono installate, in aggiunta alle due campane del XVI secolo, altre due campane della fonderia Grassmayr di Innsbruck. Nel corso dei più recenti lavori di restauro anche il cimitero è stato ampliato e completato con la costruzione della cappella di Lourdes. Hans Nothdurfter La chiesa parrocchiale di S. Biagio a Trodena. Relazione degli scavi La prima chiesa con pavimento in argilla è costruita sopra un leggero livellamento del pendio, nel quale è incassato il lato nord. Il vano dell'altare, forse un'abside, non è stato scavato. Sulla base della struttura muraria delle fondamenta del muro sud, dello spessore di 0,60 m, e del muro ovest, dello spessore di 0,55 m, l'edificio è databile al secolo XI, ma l'intitolazione sposta il periodo di costruzione un po' più in avanti. S. Biagio è il santo titolare della cappella vescovile palatina a Trento, consacrata nel Per questo la chiesa di Trodena è difficile che risalga a prima della fine del secolo XI. Con il prolungamento della navata il cimitero è stato sopredificato ad ovest; ne sortisce una navata lunga e stretta con pavimento di malta di calce; il vano dell'altare è tuttora non indagato. Se si ipotizza per la prima costruzione, con il suo scarso resto di muro ovest, una breve vita, è pensabile che il prolungamento risalga al primo quarto del XII secolo. Il pavimento di malta, fortemente consumato dall'uso, secondo l'indicazione delle monete rinvenute fu sostituito da un pavimento di legno intorno al 1200, al più tardi prima della metà del XIII secolo. La torre campanaria (esterna al limite dello scavo, ma nel dicembre 1994 per breve tempo in vista) incontra obliquamente l'odierno muro nord della chiesa, ed è quindi allineata con il più antico muro nord, che qui non è più stato individuato. La torre potrebbe essere stata accostata poco dopo il prolungamento della navata, circa alla metà del XII secolo. Se tuttavia nei singoli conci murati vogliamo vedere del materiale di spoglio, allora in un altro luogo dovrebbe essere stato demolito un altro edificio sconosciuto del XII secolo, e la torre sarebbe posteriore. Per far posto alla torre il pendio è stato sbancato ed il muro nord della navata è stato sventrato. Forse è stata questa l'occasione per demolire completamente il muro nord esistente della chiesa e per ricostruirlo ex novo. Il muro nord odierno, rispetto a quello precedente, è un po' più fortemente orientato verso est, ed è accertato come muro romanico solo nel suo tratto centrale. Al nuovo muro nord è allineata l'abside, anche questa attribuibile solo

6 genericamente al Romanico. Quando Trodena, nel 1315, ottiene un proprio cappellano, la chiesa è lunga 17,80 m (misura esterna), larga 6,80 m e, con la torre, 10 m; l'abside è voltata, la navata ha il pavimento di legno e il soffitto piatto sotto il tetto a due falde, la torre è accessibile dalla navata. Forse esisteva già l'annesso sul lato sud. La breve navata laterale, secondo le monete rinvenute, è presente dal XIV secolo. Intorno al 1400 l'abside viene affrescata. A metà del XV secolo, come attestano le ultime monete trovate nella navata e nella navata laterale, potrebbe essere stato sostituito il pavimento di legno con uno di malta. Nel primo quarto del XVI secolo compare la navata nella sua odierna larghezza e con il pavimento di malta di calce ormai completo. Sopra questo vengono eretti i pilastri rotondi per la volta ed il rinforzo per il muro sud. Di conseguenza la trasformazione gotica della navata (innalzamento e copertura a volta) avvenne in un secondo momento, i muri lunghi vennero mantenuti. Dei numerosi piccoli reperti rinvenuti si deve rendere grazie al lungo periodo di utilizzo del pavimento di legno. Le monete sono importanti aiuti per la datazione, e rivelano per la seconda metà del XIII secolo e per la prima metà del secolo XIV un elevato introito di offerte e lo sforzo della popolazione per realizzare una degna chiesa. Sulla base della datazione delle monete del pavimento in legno nella navata, si deduce che la maggior parte dei grani di rosario, degli ornamenti di metallo, dei bottoni e di altri elementi di abbigliamento perduti risale al tardo Medioevo. I piccoli dischi di osso indicano la diffusione in questo periodo delle antiche coroncine per preghiere. Grazie agli anelli di osso sul pavimento d'argilla della prima chiesa si può far risalire la corona per preghiere di grossi anelli al XII secolo. Perle di vetro sono spesso presenti, che sono invece molto rare altrove. Le perle di legno, di cui non è stato identificato lo strato di provenienza, si sono potute identificare come elementi di un rosario del XVII secolo, che probabilmente è finito sotto il pavimento durante un più tardo intervento, così come è successo per alcuni pendenti a croce e forse per le medaglie votive. Tra gli oggetti da mettere in relazione con pellegrinaggi, la figura di S. Paolo costituisce una preziosità. La piccola conchiglia di S. Giacomo, in base alla posizione stratigrafica, va annoverata tra le più antiche conchiglie da pellegrino di ritorno da Santiago. Helmut Rizzolli L'importanza storica delle monete smarrite nella chiesa di S. Biagio a Trodena Quando nel 1994, nel corso di lavori di ristrutturazione, venne tolto il pavimento della chiesa parrocchiale di S. Biagio, oltre a tracce di chiese antecedenti, sepolture ed altri importanti reperti, vennero alla luce anche 200 monete, risalenti per la maggior parte al tardo Medioevo. Si trattava di denaro spicciolo smarrito per disattenzione dai visitatori e probabilmente destinato alle offerte per la chiesa. In questo ritrovamento si rispecchia in modo palese anche la storia di Trodena che - nell'ambito della "Magnifica Comunità di Fiemme - faceva parte del Giudizio vescovile trentino di Fiemme. A differenza di altri ritrovamenti nelle chiese del Sudtirolo, a Trodena colpisce la compresenza di monete trentine e meranesi. Inoltre si manifesta chiaramente la graduale sostituzione della potestà religiosa con quella laica nel diritto di battere moneta, fatto che viene comprovato anche dalle fonti scritte: nel 1434 vengono indicate le "bone monete de Merano" come "nunc usualis in dicta valle Flemmarum". La zecca vescovile di Trento già

7 dai tempi di Mainardo II aveva perso importanza e, per il boicottaggio dell'argento tirolese, dovette infine cessare completamente la sua attività; seguì una breve ripresa dal Le monete ritrovate a Trodena, che per la metà risalgono al periodo precedente l'anno della morte di Mainardo II, fanno luce anche sulla politica mainardina circa le monete di piccolo conio. Il Principe territoriale abbandona il conio non redditizio dei "Berner" [marco veronese, poi marco della zecca di Merano, n.d.t] e lascia circolare liberamente monete di piccolo conio di Verona, Venezia, Mantova, Padova ed Aquileia, tanto più che tutte queste appartengono all'area economica del "Berner", che aveva corso anche nel Tirolo. Quindi non fa meraviglia che quasi il 94% delle monete più antiche trovate (fino al 1295) siano giunte da quelle zone vicine e che monete di Trento e Merano compaiano appena. Solo dopo la morte di Mainardo si inverte la proporzione: ora entrano in circolazione in modo crescente monete di piccolo conio della zecca di Merano, che cercava - rispetto agli "Zwanziger" [grossi tirolini, n.d.t] - di compensare gli alti costi di coniatura con una lega di qualità inferiore. Tra il 1295 ed il 1363 (passaggio del Tirolo alla casa d'asburgo) la percentuale delle monete piccole tirolesi ammonta già a oltre l'80%, tutte provenienti dalla zecca di Merano, fatta eccezione per un "Berner" da Trento. Questa tendenza si rafforza ancor più nel periodo successivo: 30 delle 32 monete ritrovate, che possono essere datate tra il 1363 ed il 1500 (ora per la maggior parte "Vierer" [quattrini, n.d.t], che si sostituiscono in maniera crescente ai "Berner", sono monete tirolesi, 25 delle quali da Merano, le altre da Lienz. Le monete straniere sono solo due (da Bologna e da Verona). La serie delle monete si interrompe poco dopo il 1500, cosa certo da mettere in collegamento con la ristrutturazione gotica della chiesa parrocchiale di S. Biagio. Josef Fontana Trodena al tempo dei Francesi ( ) Per quanto riguarda la difesa del Paese, Trodena apparteneva, unico comune tedesco del Tirolo, alla Comunità Generale di Fiemme. Le compagnie di Trodena erano incorporate nelle formazioni di difesa di Fiemme. La Val di Fiemme sottostava alla diocesi di Trento che, per diritto statuale, era indipendente dal Tirolo ma che, per la difesa del Paese, era inglobata nel sistema difensivo tirolese. Il potere principesco- vescovile in Val di Fiemme era esercitato da un vicario con sede a Cavalese. Capo o presidente della Comunità Generale era lo scario, che era eletto ogni anno dai delegati dei Comuni. La Comunità Generale di Fiemme godeva di vasti diritti speciali, per esempio l'organizzazione della chiamata alle armi, che in prima linea spettava allo scario. A questi sottostavano nelle singole Regole (comunità con propri statuti, le Carte di regola) diversi regolani eletti annualmente; a Trodena erano tre. Quando nel 1796 le truppe napoleoniche si avvicinarono al confine meridionale del Tirolo, anche la Comunità Generale di Fiemme dovette prendere provvedimenti per la difesa del Paese. Già nella primavera del 1796 dovette reclutare una compagnia di 120 uomini, a fine settembre seguirono altre unità. Infine scesero in campo quattro compagnie, che furono dislocate in Val di Cembra. Trodena doveva fornire in tutto otto uomini. All'inizio di novembre del 1796 i contingenti fiemmesi difesero con successo le loro posizioni al Monte Sover e a Bedollo. La maggior parte degli "Schützen" delle quattro compagnie presero parte anche alla battaglia presso Calliano del 6/7 novembre, che terminò con la ritirata dei Francesi.

8 I Fiemmesi furono poi dislocati alla difesa del confine sul Monte Baldo e, alla fine di dicembre, nella Vallarsa. Per l'offensiva del gennaio 1797, ordinata dall'imperatore Francesco II, la Comunità Generale di Fiemme doveva fornire tre compagnie; questa volta Trodena fornì dieci uomini, San Lugano uno. Le compagnie avanzarono nella Vallarsa ma, dopo la sconfitta delle truppe austriache a Rivoli, dovettero ritirarsi e, insieme con le compagnie del Welschtirol [Tirolo italiano, n.d.t] e con reparti dell'esercito regolare, dovettero approntare le posizioni presso Bedollo, dove si verificarono parecchie scaramucce. Alla fine di marzo il fronte in Val di Cembra cedette; le compagnie fiemmesi, abbandonate a se stesse, si rifugiarono in Carinzia e a Salisburgo attraverso la Val Pusteria. Solo a metà aprile poterono rimpatriare. In Val di Fiemme i Francesi si comportarono tutto sommato disciplinatamente; essi lasciarono il Tirolo in seguito ai preliminari di Pace di Leoben ( ; pace di Campoformio del ). Nel complesso i Fiemmesi si mobilitarono 27 volte nell'anno di guerra 1796/97, in genere era presente anche un contingente di Trodena. Per il paese montano gli anni di guerra furono collegati con pesanti incombenze (servizi di assistenza, approvvigionamento delle truppe imperiali di passaggio, partecipazione al pagamento del soldo degli "Schützen" e ai costi di acquartieramento e così via). Quando il Tirolo, nell'estate del 1798, fu nuovamente minacciato dalla guerra, come base per l'arruolamento dei rispettivi contingenti furono usati i ruoli delle imposte. In conseguenza di questo Trodena era obbligata a mettere a disposizione otto uomini. Dei 78 uomini tra i 18 e i 60 anni abili alle armi, a fine marzo 1799 furono quindi sorteggiati otto uomini sia per la prima che per la seconda chiamata, e due uomini per la terza e la quarta. I due contingenti, che la Comunità Generale dovette fornire all'inizio di maggio, non ebbero però alcun contatto con il nemico, perché i Francesi questa volta avevano concentrato le loro forze nell'alta Valle dell'inn e in Val Venosta. Nel dicembre 1800 le truppe napoleoniche avanzarono nuovamente da sud e all'inizio di gennaio del 1801 raggiunsero Trento. In Val di Fiemme il vicario e lo scario invitarono la popolazione alla calma e alla consegna delle armi agli occupanti. Questi pretesero dai comuni, economicamente deboli, generi alimentari, foraggio, acquartieramento e molto denaro, che venne pagato ratealmente con aiuti privati. In seguito alla pace di Lunèville ( ) le truppe francesi lasciarono il Tirolo. Dalla Val di Fiemme si ritirarono il 29 marzo. In virtù delle decisioni del trattato di pace di Lunèville l'austria, in cambio dei propri territori perduti sulla riva sinistra del Reno, ottenne l'assegnazione dei principati immediati dell'impero, i vescovati di Bressanone e di Trento, che vennero uniti al Tirolo nel La Val di Fiemme venne allora incorporata, dal punto di vista amministrativo, nel Circolo di nuova creazione di Trento, lo statuto della Comunità Generale e le sue istituzioni rimasero intatte. Nel 1805 le truppe napoleoniche marciarono nuovamente da nord verso il Tirolo. Esse occuparono però solo i centri maggiori lungo la strada del Brennero, cosicché Trodena ebbe solo l'onere della spedizione di legname verso Egna, ma non di acquartieramenti di truppe. Dopo la vittoria di Napoleone ad Austerliz nel dicembre del 1805 ed in base al trattato di Pace di Presburgo l'austria dovette cedere il Tirolo al Regno di Baviera. In seguito alla nuova organizzazione dei distretti giudiziali Fiemme, Castello, Primiero e (dal 1807) Fassa vennero uniti al Giudizio di Cavalese. Nel 1807 il re di Baviera sciolse i regolani. Questa violazione degli statuti segnò l'inizio della fine dell'antica Comunità Generale di Fiemme. Come negli altri comuni, anche a Trodena al posto dei regolani subentrò un cosiddetto sindaco o capo comune. La Comunità Generale perse tutti i propri privilegi

9 politici e giuridici. Anche il titolo di scario venne abolito. Le radicali innovazioni e le imposizioni del governo, in particolare l'introduzione della coscrizione obbligatoria nel 1808/09, suscitarono indignazione ovunque. Durante i reclutamenti per il servizio militare all'inizio di marzo del 1809 a Predazzo si verificò un tumulto, che si estese ad altre località e dovette essere sedato dalla forza militare. Emissari austriaci vennero anche in Val di Fiemme e concordarono con uomini di fiducia i piani per l'insurrezione. Dopo l'arrivo degli Austriaci nell'aprile del 1809 anche in Val di Fiemme e a Fassa fu organizzata la mobilitazione di massa, alla quale dovevano rispondere tutti gli uomini abili alle armi; solo a Trodena erano 63 uomini. Alla fine di aprile truppe austriache e compagnie di "Schützen" tirolesi riuscirono a respingere i Francesi oltre il confine meridionale del Paese. Anche in maggio e in giugno, quando i Francesi assediarono Trento per breve tempo, gli "Schützen" di Trodena, inquadrati nei contingenti delle valli di Fiemme e di Fassa, furono impiegati nella parte meridionale del Paese. Subito dopo l'arrivo degli Austriaci l'antica Comunità Generale di Fiemme fu ristabilita con tutti i suoi organi. A Cavalese, sotto la presidenza dello scario, fu istituita una Deputazione di difesa in seduta permanente. Per iniziativa di questa, nell'aprile 1809 gli abitanti di Trodena elessero tre nuovi regolani. In base alle decisioni dell'armistizio di Znaim l'austria si impegnò a sgomberare il Tirolo ed il Vorarlberg. Alla fine di luglio le truppe francesi entrarono in Innsbruck. A metà agosto contingenti tirolesi, sotto la guida di Andreas Hofer, riuscirono ancora una volta a cacciare i Francesi dal Nordtirolo. Poco dopo alcune compagnie dalla parte meridionale del paese, tra cui 400 uomini della Val di Fassa, nei cui ranghi militavano anche 19 uomini di Trodena, attaccarono il nemico a Trento e riuscirono a respingerlo oltre il confine del Tirolo. Tuttavia poche settimane dopo i Francesi avanzarono nuovamente verso Trento. La drammatica situazione impose l'intervento delle compagnie della Val di Fiemme. Dalla Regola di Trodena marciarono 67 uomini sull'altopiano di Pinè. Il 30 settembre tuttavia le truppe nemiche riuscirono a sfondare, benché fossero state rinforzate le difese. Il successivo periodo di occupazione durò nella Val di Fiemme sino alla fine di dicembre 1809 e fu straordinariamente oneroso. I Francesi, per garantire la quiete pubblica, avevano disposto l'istituzione di una Guardia Nazionale di 60 uomini, per la quale anche Trodena fornì 5 uomini. Essa fu sciolta nel luglio del Con la patente del 28 maggio 1810 Napoleone dispose l'annessione all'italia della parte meridionale del Tirolo fino alla linea Chiusa- Gargazzone. Il territorio venne indicato come "Dipartimento dell'alto Adige" e fu diviso in cinque distretti, che erano diretti da giudici di pace, e che erano suddivisi in cantoni e municipalità. Trodena fu unificata con Anterivo nella municipalità di Trodena, San Lugano fu assegnata alla municipalità di Castello. Esse sottostavano al cantone di Cavalese, che faceva parte del distretto di Bolzano. Il consiglio comunale della municipalità di Trodena contava sedici membri, il capo del Comune si chiamava ora sindaco ed era coadiuvato da due o tre anziani. Come norma serviva il codice napoleonico, l'italiano doveva essere l'unica lingua ufficiale. Oltre alla conversione della valuta nella lira, nel 1811 fu introdotto il sistema decimale di pesi e misure; numerose imposte gravavano sulla popolazione. Nel 1811 vennero obbligate al servizio militare le classi Trodena e Anterivo dovevano fornire due reclute, scelte per sorteggio. Due uomini di Trodena non tornarono più a casa dalle campagne napoleoniche del In seguito alla sconfitta di Napoleone in Russia, nella tarda estate del 1813 truppe austriache entrarono di nuovo nel Tirolo e il giorno 11 ottobre poterono fare il loro ingresso in Bolzano. Numerosi volontari, tra cui anche parecchi uomini della Val di Fiemme, si unirono alle truppe imperiali. A fine ottobre le ultime truppe franco- italiane abbandonarono il "Dipartimento dell'alto Adige", che ritornò all'austria.

10 L'amministrazione comunale introdotta dal regime italiano, con sindaco, anziani e consiglieri comunali, rimase in vigore fino al 1819: le municipalità furono però soppresse e vennero ripristinate le antiche unità. Trodena fu assegnata al Giudizio di Cavalese, che sottostava, come entità amministrativa, al Circolo di Trento e, dal punto di vista giudiziario, al Tribunale civile e penale e al collegio giudicante di Rovereto. In base alla nuova costituzione del 1816 gli abitanti di Trodena potevano nominare due delegati che, insieme con gli altri rappresentanti dei comuni della Val di Fiemme, sceglievano la Giunta giudiziaria a Cavalese; questa nominava due delegati per la Conferenza dei Quartieri, la quale a sua volta poté inviare un rappresentante alla Dieta Tirolese. Nel 1818 la Comunità Generale di Fiemme riprese la sua attività, che era stata abrogata dal governo italiano. Come prima i delegati della Regola tornarono ad eleggere lo scario. La pressione fiscale però non diminuì sotto il governo austriaco, con conseguenze negative nei periodi di carestia a partire dal 1814 e specialmente nell'anno della fame, il Trodena, a differenza di molte altre località, poté estinguere rapidamente gli ingenti debiti di guerra. Le autorità di Innsbruck invece pagarono solo nel 1848 il soldo arretrato del 1809 dovuto agli "Schützen"! Nell'archivio comunale di Trodena sono custodite anche le liste con i nomi di tutti gli "Schützen" e gli uomini della milizia territoriale che nel 1848/49, nel 1859 e nel 1866 erano stati mobilitati per la difesa dei confini meridionali del Tirolo. Esse riportano per il 1848 (zona d'impiego Val di Ledro) 13 "Schützen", per il 1849 uno "Schütze", per il 1859 (zona d'impiego le Giudicarie) 8 "Schützen" e per il 1866 (zona d'impiego la Val di Fiemme) 58 uomini, prevalentemente della milizia territoriale. Josef Fontana Storia della scuola Considerando il generale sviluppo della scuola in Tirolo e specialmente nella Bassa Atesina e nell'oltradige, a Trodena doveva esserci stata una scuola già a cavallo tra il XVI ed XVII secolo. È dimostrato che dalla metà del XVIII secolo nel luogo c'era un sagrestano e organista. Questi fungeva anche da direttore del coro e da maestro di scuola, secondo l'usanza dell'epoca. Un accordo del 1793 tra il Comune di Trodena e il nuovo sagrestano, organista e maestro di scuola, Joseph Hainz, documenta tuttavia che il Comune classificava come primario il servizio prestato per la chiesa. Hainz ottenne, oltre alla retribuzione economica, un alloggio di servizio, legna da ardere e diversi prodotti naturali. Egli doveva insegnare ai bambini tra i 6 e i 12 anni, oltre alla religione, a leggere, scrivere e fare di conto. Le piccole scuole nei paesi venivano chiamate "Trivialschulen" [scuole elementari, n.d.t]; le lezioni iniziavano all'inizio di novembre e terminavano a fine aprile. La frequenza scolastica era però approssimativa, perché i genitori spesso impiegavano i bambini per diversi lavori. Dopo che nel 1853 a Trodena fu assunta la prima maestra, a partire dal 1854 bambine e bambini facevano lezione separati. La riforma scolastica dell'epoca liberale sostituì nel 1868/69 la sovrintendenza ecclesiastica con quella statale, introdusse l'obbligo di frequenza per otto anni e aumentò il numero delle materie di insegnamento. Nell'anno scolastico 1890/91 a Trodena si raggiunse per la prima volta il numero completo nella frequenza della scuola invernale: tutti e 64 i ragazzi in obbligo scolastico tra i 6 e i 12 anni e tutti i 19 scolari fra i 13 e i 14 anni frequentarono la scuola. Al contrario la scuola estiva (dall'inizio di

11 maggio fino a metà di luglio) conobbe un'affluenza regolare appena dal 1908/09. Il "Deutsche Schulverein", fondato a Vienna nel 1880 in difesa dei territori di confine di lingua tedesca contro l'inforestierimento, appoggiò più volte la scuola di Trodena negli anni successivi, anche se a quell'epoca non sussisteva nessuna "minaccia nazionale". Col suo aiuto poterono essere create una biblioteca per insegnanti ed alunni e furono comprate diverse apparecchiature. L'i.r. impiegato dell'ufficio minerario di Chiusa, Michael Junger, donò alla scuola una preziosa raccolta di minerali. Nel 1910, per il forte incremento del numero degli scolari (1906/07: 114 alunni), iniziò la costruzione di una nuova scuola, che fu inaugurata nel L'insoddisfacente condizione economica e giuridica dei maestri tirolesi e soprattutto delle maestre fu considerevolmente migliorata solo nel 1910 con una legge della Dieta tirolese ed equiparata a quella di altri Länder della monarchia. A partire dal 1912/13 tre maestri insegnavano agli scolari di Trodena in altrettante classi miste. Nel 1913 fu aperto anche il giardino d'infanzia, allora denominato asilo infantile. Esso si fondava su una donazione della sarta nativa di Trodena, Maria Amplatz (1903), e sulle sovvenzioni dei fratelli Ludwig di Runggen (1906). Gestito da una suora dell'ordine Terziario, l'istituto per i bambini fra i 3 e i 6 anni rimaneva aperto da fine agosto a fine dicembre e da inizio marzo a metà luglio. La prima guerra mondiale gettò le sue ombre anche sulla scuola. Come altrove nel Tirolo le lezioni a Trodena erano completamente in mano a maestre e a suore. A partire dal 1915 aumentarono sempre più le assenze, soprattutto dei bambini del settimo e dell'ottavo anno di scuola, che venivano impiegati dalla i.r. Amministrazione militare, tra le altre cose, per la costruzione della linea ferroviaria della Val di Fiemme; gli scolari venivano utilizzati anche per altre mansioni estranee alla scuola (azioni di raccolta). Nell'inverno 1916/17 la mancanza di combustibile rese necessaria la chiusura temporanea della scuola di Trodena. Dopo la fine della guerra, nel 1918, furono chiuse le scuole tedesche a Trodena e ad Anterivo e nelle isole linguistiche tedesche del Tirolo occidentale. Le lezioni ripresero in lingua italiana nel gennaio del 1919; dopo una protesta del consiglio comunale di Trodena presso il Commissario generale civile della Venezia Tridentina, Credaro, con la quale gli si faceva osservare che a Trodena non c'era neanche una famiglia italiana, a partire dall'anno scolastico 1919/20 si poté insegnare di nuovo in tedesco. Materie come canto, geografia e storia dovevano però ora adattarsi completamente, nelle intenzioni del nuovo regime, ai contenuti politico- ideologici da questo imposti. Negli anni scolastici successivi si profilò l'italianizzazione delle lezioni con un numero sempre crescente di ore di italiano e infine con lezioni obbligatorie di diverse materie in lingua italiana. A partire dall'anno scolastico 1923/24 nelle elementari di Trodena e di Anterivo si poteva insegnare solo in italiano; anche nell'asilo infantile di Trodena fu imposta una maestra italiana. I comuni tedeschi limitrofi della Val di Fiemme e della Val di Non furono i primi nei quali le scuole di lingua tedesca vennero eliminate; poco dopo, sulla base della Legge Gentile dell'ottobre 1923, furono creati i fondamenti giuridici per l'italianizzazione della scuola in tutto l'alto Adige (1925). Gli insegnanti di lingua tedesca di Trodena furono trasferiti e sostituiti da tre (poi quattro) insegnanti di lingua italiana. Questi provenivano dalle zone limitrofe, erano profondamente convinti ed estremamente impegnati nel compito politico- culturale che svolgevano per lo stato fascista. Riuscirono a reclutare quasi tutti gli scolari per l'organizzazione giovanile dei "Balilla" e le scolare per quella delle "Piccole Italiane"; in cambio gli scolari venivano premiati con materiale didattico gratuito, con regali o con la possibilità di partecipare a gare sportive e viaggi. Meno entusiasti erano invece dei molteplici obblighi che questa appartenenza comportava, in modo particolare delle

12 tante manifestazioni alle quali bisognava presentarsi in uniforme. Inoltre le quote d'iscrizione, soprattutto per i genitori che avevano più figli, spesso non erano facili da racimolare. Nel 1934/35 a Trodena si contavano 121 alunni, di cui 16 provenienti da Fontanefredde e 2 da Pausa. Anche a Molini nel 1934 venne istituita una scuola, frequentata il primo anno da 11 bambini. I corsi serali di italiano per i giovani che avevano già terminato il ciclo scolastico, tenuti dalla "Opera Nazionale di Assistenza all'italia Redenta", trovarono riscontro solo tra le ragazze, alle quali una maestra d'italiano offrì corsi di economia domestica. Nel 1923 due ragazze del Comune di Trodena frequentarono a Bolzano un corso straordinario per maestre supplenti, mascherato come corso di cucito, per poter insegnare privatamente in lingua tedesca ai bambini del loro paese ("Katakombenschule"). Quando il prefetto Guadagnini vietò queste lezioni e il brigadiere dei Carabinieri a Fontanefredde minacciò le ragazze di pesanti punizioni nel caso avessero proseguito, queste all'inizio del 1926 rinunciarono alla loro attività d'insegnamento. A partire dall'anno scolastico 1928/29, su indicazione del Ministro dell'istruzione, in Alto Adige vennero introdotte alcune facilitazioni nell'insegnamento della religione: i catechisti che negli anni precedenti avevano insegnato nelle scuole pubbliche in lingua italiana, ora, in chiesa o in canonica, prima o dopo la scuola così come nei giorni di vacanza, potevano usare la propria madrelingua. Questa regola non era in effetti stata pensata per le comunità marginali tedesche della Val di Fiemme e della Val di Non, venne però adottata anche da queste. Da allora l'insegnamento in italiano della religione nelle scuole fu svolto dagli insegnanti italiani. Dopo che con l'opzione del 1939 circa il 95% degli aventi diritto aveva optato per la cittadinanza tedesca, i loro bambini furono esclusi dalla scuola statale italiana. Dall'inizio del 1940, dei 117 scolari iscritti, solamente 14, quelli delle famiglie dei "Dableiber" [optanti per la cittadinanza italiana, n.d.t.], frequentavano la "scuola elementare". Gli altri invece potevano frequentare nei giorni feriali due ore di lezione di tedesco, dal 1941 queste lezioni vennero integrate con quelle di matematica. Durante l'anno 1942/43 agli scolari di Trodena facevano lezione due insegnanti di madrelingua tedesca, tre a partire da marzo del Un'altra maestra impartiva, ai ragazzi ed alle ragazze che già avevano terminato il ciclo scolastico, lezioni di tedesco, matematica e materie professionali nei corsi serali. La scuola elementare italiana di Trodena, ormai molto piccola, resistette come "classe unica mista" fino alla fine dell'anno scolastico 1943/44 e contava nove alunni, la maggior parte dei quali proveniente da famiglie di profughi immigrati. La scuola a Molini venne chiusa già nel 1940, quella a Fontanefredde nella primavera del Anche l'asilo italiano di Trodena venne chiuso nel Dopo l'entrata delle truppe tedesche in Alto Adige e la costituzione della Zona di operazioni delle Prealpi", i corsi di lingua tedesca diventarono una scuola regolare, che accoglieva anche i bambini delle famiglie dei "Dableiber". Inizialmente a Trodena ci furono problemi a causa dello scarso numero di insegnanti: dall'autunno 1944 due sole maestre insegnavano a quasi 100 alunni. A Fontanefredde frequentavano le lezioni 22 scolari. Gli eventi bellici ebbero un effetto negativo sulla scuola, soprattutto per le frequenti assenze degli scolari, forzatamente impegnati durante il raccolto e nelle attività di raccolta. Nell'ottobre del 1945, dopo la fine della guerra, le autorità inviarono a Trodena una maestra per i cinque scolari di lingua italiana. Anche la scuola italiana di San Lugano riprese le lezioni. La scuola in lingua tedesca a Trodena dovrebbe essere stata aperta a cavallo tra il 1945 ed il 1946 e veniva gestita da tre, in seguito da quattro insegnanti. Nel 1947 anche l'asilo tedesco riaprì le porte. L'attività scolastica a Fontanefredde iniziò nel 1945/46 in locali in affitto; in seguito venne costruito un edificio scolastico, che poté

13 essere utilizzato dal Grazie all'inglobamento della scuola monoclasse di Redagno di Sotto, dal 1975 la scuola di Fontanefredde fu condotta con due classi e così momentaneamente ne fu assicurata l'esistenza. L'asilo di Fontanefredde, aperto nel 1979, si trasferì nel 1983 in una costruzione annessa alla scuola elementare. Dalla metà degli anni novanta la flessione del numero degli scolari minacciò l'esistenza della scuola di Fontanefredde, che nel 2003 dovette essere chiusa. L'edificio scolastico di Trodena venne rinnovato nel 1961, quello di San Lugano nel Dal momento dell'introduzione della scuola media unificata, nel 1962, la maggior parte degli alunni di Trodena tra gli 11 e i 14 anni frequentava la scuola media a Egna, quelli di San Lugano la scuola di Cavalese. Mentre il numero degli alunni delle scuole medie negli ultimi anni tende a calare, quello degli studenti delle superiori tende ad aumentare. Nel 1992/93 ventidue ragazze e dieci ragazzi di Trodena frequentavano una scuola superiore, la maggior parte ad indirizzo professionale. Josef Fontana Storia contemporanea Gli anni della guerra furono per il Comune di Trodena, come per tutto il Tirolo, un periodo estremamente difficile. Gli uomini idonei al servizio militare furono impiegati nelle formazioni dei "Kaiserjäger", dei "Landesschützen" e dei "Landstürmer" soprattutto in Galizia e in Serbia; di quelli rimasti molti furono reclutati come "Standschützen" e, dopo la dichiarazione di guerra dell'italia nel maggio del 1915, furono mandati sul fronte delle valli di Fiemme e di Fassa. Nel ristretto teatro di guerra, in cui rientrava anche Trodena, la libertà di movimento durante gli anni della guerra era estremamente limitata: per i viaggi, ma per esempio anche per poter coltivare i campi situati nei comuni vicini, agli abitanti di Trodena occorreva un'autorizzazione. A causa delle difficoltà di approvvigionamento e della scarsità di materie prime per l'industria bellica, dovettero essere consegnati anche attrezzi contadini come pure il ferro vecchio e, tra il 1916 ed il 1917, addirittura cinque campane del campanile della chiesa. Per velocizzare l'avanzata ed il rifornimento del fronte fassano fu prima costruita una teleferica che portava dalla stazione di Egna fino a San Lugano; gli abitanti di Trodena contribuirono con la fornitura di legname e con manodopera. Nel 1916 seguì la costruzione della ferrovia della Val di Fiemme. Numerosi lavoratori dovettero essere alloggiati presso i privati e furono utilizzati anche prigionieri di guerra. Nella primavera del 1917 fu aperta la tratta tra Ora e Castello, nel febbraio del 1918 quella tra Castello e Predazzo. Nei quattro anni di guerra caddero 21 uomini del territorio del Comune di Trodena, per lo più sul fronte orientale. Dopo la fine della guerra le truppe italiane occuparono il Tirolo a sud del Brennero e fu introdotta un'amministrazione militare italiana. Il problema più urgente del dopoguerra era l'approvvigionamento alimentare della popolazione. Il divieto dell'uso della lingua tedesca nella vita pubblica e nella scuola, per Trodena e Anterivo imposto ancora dal governatorato militare, fu revocato dal governo civile, introdotto dall'estate del 1919 sotto il vice commissario generale Luigi Credaro, ma poco dopo tale divieto venne esteso a tutto l'alto Adige. L'alto Adige e il Trentino furono riuniti nella "Venezia Tridentina". L'annessione formale all'italia avvenne il 10 ottobre In un clima di forte emozione per la divisione del Tirolo e con la comparsa delle prime violenze fasciste, che nell'aprile 1921 causarono la prima vittima a Bolzano, la popolazione di lingua tedesca si schierò quasi compattamente dietro al "Deutscher Verband" [Alleanza tedesca, n.d.t], nel quale erano confluite la

14 "Tiroler Volkspartei" [il partito popolare cattolico, n.d.t] e la "Deutschfreiheitliche Partei" [il partito liberal- nazionale, n.d.t]. Il "Deutscher Verband" si assicurò anche a Trodena il 98% dei voti alle elezioni del maggio Le elezioni comunali di Trodena del 1922 furono vinte da Peter Pernter, e durante il suo mandato il Comune, dopo l'ingresso nel Consorzio Elettrico di Fiemme e di Fassa, ottenne nel 1924 la luce elettrica. Dopo la presa di potere dei fascisti nell'ottobre 1922, fu intrapresa l'italianizzazione del Sudtirolo sotto il prefetto della Venezia Tridentina Giuseppe Guadagnini. A differenza che nella maggior parte delle località del Sudtirolo, gli interventi sulla libertà del Comune colpirono nella loro totalità gli abitanti di Trodena solo negli anni Trenta: il segretario comunale Josef Gabrielli, in servizio da molti anni, fu sostituito nel 1932 da segretari italiani, che si sforzarono però di creare un buon clima. Il sindaco Peter Pernter, dopo la nomina d'ufficio dei sindaci, prevista per legge nel 1926, divenne podestà in base ad un Regio Decreto e mantenne questa carica fino al Grazie a ciò la popolazione poté presentare le proprie richieste in Comune nella propria madrelingua fino a metà degli anni Trenta. Impiegati comunali, osti e artigiani dovettero iscriversi al partito fascista per poter mantenere il proprio lavoro. Nel 1928 il Partito Nazionale Fascista contava a Trodena 18 iscritti e nel 1939 quasi 40, che dovevano indossare l'uniforme in occasione di determinate festività. La vita culturale nella propria madrelingua, che era vietata, avveniva segretamente, soprattutto in ambito privato ed ecclesiastico e in mezzo alla natura (Leger, Hornalm, Cisloner Alm). In seguito all'unificazione dei comuni più piccoli in unità amministrative più grandi nonostante l'opposizione del Consiglio comunale di Trodena nel 1926 la piccola località di San Lugano, a maggioranza di lingua italiana, entrò a far parte del Comune di Trodena. In precedenza essa era appartenuta a Carano, solo dal 1913 fece Comune a sé e si aspettava, dai diritti d'uso e di pascolo del Comune di Trodena, un miglioramento della sua precaria posizione economica. Mentre alle elezioni parlamentari del 1924 il "Deutscher Verband" a Trodena aveva di nuovo conquistato oltre l'80% dei voti, a quelle del 1929 ci fu solo una lista unica fascista. Le conseguenze del crollo della borsa di New York del 1929 investirono l'europa nel giro di pochi mesi ed ebbero i loro effetti anche a Trodena: il commercio ristagnò, i prezzi precipitarono. Le importanti entrate derivanti dal commercio del legname scesero al minimo, tanto che il Comune poté fronteggiare i propri esborsi solo con l'accensione di un prestito e con l'introduzione di una tassa comunale. Per fortuna il turismo non cessò del tutto; nel 1932 a Trodena, accanto agli esercizi alberghieri, c'erano anche 57 affittacamere privati, che potevano affittare agli ospiti una o due stanze. A partire dal 1935 l'economia si riprese. Politicamente invece si stava andando incontro a tempi peggiori, perché si verificò un inasprimento del clima nazionalistico. Quando nel 1935 otto giovani di Trodena ricevettero l'ordine di chiamata alle armi nella guerra d'abissinia voluta da Mussolini, tre di loro fuggirono in Austria e in Germania; e in tutto il Sudtirolo giovani uomini rifiutarono il servizio militare in guerra. Alla guida del Comune si succedettero dal 1935 numerosi podestà o commissari: Ottone Tommasini di Pergine, che tagliò i contributi a diverse istituzioni e associazioni, Rodolfo Briccio di Cavalese, ovunque stimato e uomo moderato, poi Antonino Migliore, in carica per pochi mesi, ed il fanatico siciliano Salvatore Di Bernardo, durante il cui mandato nel 1939 fu inaugurata la Casa del Fascio. Gli succedette nel 1940 Vincenzo Bardi, un commissario prefetto equilibrato, prima che nel 1942, con Josef Gabrielli, subentrasse addirittura un commissario originario del luogo. Negli anni Trenta i nomi delle strade di Trodena furono cambiati con quelli di personaggi, città, regioni e date significative italiani. Le denominazioni storiche di luoghi e terreni del Sudtirolo dovettero essere convertite nella forma italiana in base al

15 "Prontuario" di Ettore Tolomei, che nel 1940 divenne strumento di legge; persino per i cognomi familiari Tolomei elaborò delle varianti italianizzate. Nell'ambito dell'accordo del 1939tra Germania e Italia per il trasferimento dei Sudtirolesi, a Trodena come in tutto il Sudtirolo ci fu un'aspra divisione tra la grande maggioranza degli optanti per la Germania e le poche famiglie che scelsero di restare ("Dableiberfamilien"). Nel paese di Trodena le pressioni fasciste da una parte e la propaganda dell'organizzazione segreta pantedesca "Völkischer Kampfring Südtirols" dall'altra nonostante l'impegno del parroco Georg Sellemond contro l'opzione per la Germania avevano portato ad una massiccia opzione per la cittadinanza tedesca. Delle quasi 700 persone che optarono, fino al sovvertimento politico dell'estate del 1943 con cui questo trasferimento cessò, quasi 195 erano emigrate (inclusi gli arruolati nell'esercito tedesco). Dopo l'arrivo nel Sudtirolo delle truppe tedesche verso la fine dell'estate del 1943, le province di Bolzano, di Trento e di Belluno furono riunite in una nuova unità amministrativa, la "Operationszone Alpenvorland" [Zona di operazioni delle Prealpi, n.d.t.], e sottoposte al Gauleiter Franz Hofer. Questi riunì la Bassa Atesina, i comuni di lingua tedesca delle Valli di Fiemme e di Fassa e i territori ladini di Ampezzo e di Livinallongo con la provincia di Bolzano. Anche Trodena fu scorporata dal distretto della Pretura di Cavalese e incorporata nella Pretura di Egna, dipendente dal Tribunale di Bolzano. Alla guida del Comune Nikolaus Pernter subentrò al commissario prefetto Josef Gabrielli, accanto al quale egli aveva operato per breve tempo come commissario. Il tedesco e l'italiano furono equiparati come lingue ufficiali. La tradizionale vita culturale conobbe una ripresa sicuramente non esente da ideologie e si svolgeva di nuovo alla luce del sole. Gli uomini nati tra il 1894 e il 1926 furono chiamati in guerra ancora a cavallo tra il 1943 ed il L'impiego di italiani, di non optanti e optanti per l'italia infrangeva il diritto internazionale, ma fu comunque attuato. Il rifiuto ad andare in guerra era punito con la pena di morte o almeno con una lunga reclusione o con la deportazione in un campo di concentramento. Gli uomini non arruolati in grado di lavorare e persino le donne furono impiegati per svolgere lavori importanti per la guerra. Parecchi abitanti di Trodena furono arruolati nei quattro reggimenti di polizia creati in Sudtirolo, impiegati fuori dal Sudtirolo come scorta ai trasporti, nella guardia a impianti militari e nella lotta antipartigiana. In totale nella seconda guerra mondiale circa 65 persone di Trodena prestarono servizio in quasi tutte le armi; quasi la metà di loro, 31 uomini, caddero o furono dati dispersi, la maggior parte negli ultimi due anni di guerra sui fronti orientale e occidentale e in Italia Settentrionale. Dopo la fine della guerra nel maggio del 1945 la Bassa Atesina ed i comuni marginali di lingua tedesca delle Valli di Fiemme e di Non prima tornarono a far parte della provincia di Trento poi, nel 1948, questi territori passarono alla provincia di Bolzano. Con l'abolizione dei commissari comunali del periodo di Hofer, a Trodena Andreas Stuppner sostituì Nikolaus Pernter. Alle elezioni comunali del 1947 Simon Thaler subentrò a Stuppner, che nel 1952 ridiventò sindaco. Poi fu la volta del sindaco Michael Bonell, che diede la sua impronta ad un lungo periodo dal 1956 al Gli succedette Simon Thaler dal 1969 al 1972 e dal 1974 al 1980, con l'intermezzo, dal 1972 al 1974, del sindaco Hansjörg Finatzer. Si susseguirono poi alla guida del Comune, ciascuno per un decennio, Luis Amplatz ( ) e Josef Stuppner ( ), prima che nel 2000 fosse eletto Edmund Lanziner. Alle elezioni per la Camera dei Deputati e del Senato la "Südtiroler Volkspartei", fondata dopo la fine della guerra nel 1945, a Trodena conquistò il primato fino dalle prime elezioni nella primavera del 1948; analogo fu anche il risultato delle elezioni provinciali. Nel periodo preso in esame ( ) la maggior

16 parte della popolazione italiana, residente soprattutto a San Lugano, votò per la Democrazia Cristiana. In confronto ad altri comuni Trodena, grazie al suo patrimonio boschivo, godette sempre di una buona situazione economica. Alla realizzazione di alcuni progetti contribuì anche il denaro della Comunità Generale di Fiemme e più tardi quello della Provincia, quando l'autonomia sudtirolese entrò in essere. Solo agli inizi degli anni Sessanta anche a Trodena fu introdotta una tassa comunale. Poco dopo la fine della seconda guerra mondiale si diede mano al miglioramento della rete viaria e alla canalizzazione, portate a termine negli anni Cinquanta. Negli anni Settanta, come in tutta la Provincia, si registrò una crescita economica. Tra i progetti che il Comune si accingeva a realizzare c'erano la costruzione di un nuovo acquedotto e il rinnovo delle prese delle sorgenti, l'ampliamento e l'asfaltatura della strada Trodena Molini, la costruzione di una fognatura, di un campo sportivo e la trasformazione della Casa del Fascio in un edificio polifunzionale per le associazioni, così come l'ampliamento della zona artigianale e la destinazione di alcune zone all'edilizia abitativa. Trodena è essenzialmente rimasto un paese rurale di montagna, anche se il numero delle aziende agricole è in diminuzione (nel 1961: 147 aziende; nel 1990: 114). Il Comune vedeva con favore l'insediamento di nuove aziende, considerando la scomparsa di molti posti di lavoro a causa della meccanizzazione dell'agricoltura; in località "Luganer Böden" sorse una piccola zona industriale - artigianale. Circa 100 abitanti di Trodena fanno giornalmente i pendolari a Bolzano, nella Val di Fiemme o nella Bassa Atesina. Il settore alberghiero anche a Trodena, come quasi dappertutto, oggi si affida a lavoratori stagionali stranieri. Negli anni Novanta anche due banche hanno aperto una filiale in paese. All'auspicato turismo di qualità è venuta incontro la creazione del Parco naturale del Monte Corno, che si estende per quasi ettari. Uno sguardo alla durata dei soggiorni e ai pernottamenti degli ospiti tra il 1997 e il 2002 mostra un continuo aumento di presenze, e la stagione estiva appare la più gradita agli ospiti più anziani ora come un tempo. La popolazione del Comune di Trodena dal 1981 (938) è di nuovo in crescita. Nel 2003 nel Comune abitavano 986 persone, quasi il 79% di madrelingua tedesca e il 21% di madrelingua italiana. Cristian Kollmann Toponimi pretedeschi a Trodena Il toponimo Truden è stato fino ad oggi interpretato dagli studiosi come una derivazione da un sostantivo latino trogiu 'sentiero, strada, tratturo', motivo per cui a questo nome si attribuisce il significato di 'zona con vie e sentieri'. Ma, se si analizza più accuratamente questa derivazione, si deve giungere, per motivi morfologici e fonetici, alla conclusione che il termine sia stato coniato non dai Romani per primi, bensì dalle popolazioni retiche. La lingua retica è la prima lingua dell'arco alpino di cui ci siano giunte delle iscrizioni ed appartiene, come l'etrusco, alle lingue non indoeuropee. Benché della lingua retica si abbiano poche conoscenze, grazie alle iscrizioni conservate e attraverso il confronto con le iscrizioni etrusche, si può risalire, in particolare per Truden, ad una forma originaria *Trútena o *Trúθena. Il significato sarebbe all'incirca 'territorio di un *Trute o Truθe', e il portatore del nome era probabilmente una persona di rango elevato. Nella Bassa Atesina Trodena non è l'unica località il cui nome è probabilmente retico. Anche altre lingue preromane hanno lasciato le loro tracce in questa zona. Lo strato linguistico riconoscibile come il più antico è il resto di una lingua mediterranea che

17 risale fino al neolitico. Anche l'indoeuropeo delle Alpi Orientali ha lasciato delle tracce in alcune località a partire dall'età del bronzo. Dopo la romanizzazione delle Alpi, a partire da circa il 15 a.c., il latino assimilò in misura crescente questi più antichi strati linguistici e, intorno al 500, si formarono gradualmente a nord- ovest e a nord- est del futuro Tirolo zone linguistiche di impronta ladina, e a sud di impronta italiana lombardo- veneziana. La germanizzazione iniziò gradualmente già intorno al 600, ma in singole zone si affermò appena nell'età moderna. Il presente articolo riporta i toponimi pretedeschi di Trodena in ordine alfabetico con l'indicazione di fonti documentarie e fornisce possibili interpretazioni. Anche i toponimi dell'urbario di Trodena del 1435, che per una gran parte non sono più in uso, sono catalogati e vengono sottoposti ad un tentativo di interpretazione. Sulla denominazione delle località hanno influito essenzialmente: morfologia e posizione della zona, tipologia del paesaggio, patrimonio naturale, tipo di sfruttamento, appartenenza del territorio. Le prime germanizzazioni dei toponimi di Trodena avvengono intorno al 1100, il processo di germanizzazione continua però fino agli inizi dell'età moderna. Anche il nome stesso di Truden è stato germanizzato dopo il La fase di germanizzazione, perdurante per più di mezzo millennio, è un indizio del fatto che la zona di Trodena per un lungo lasso di tempo era bilingue, sebbene con una chiara prevalenza tedesca dall'alto Medioevo. Christian Kollmann Nomi di famiglia a Trodena Nella parrocchia di Trodena la compilazione dei registri dei battezzati iniziò nel Fino al 1927 vennero tenuti complessivamente quattro di tali registri, ciascuno dei quali dispone di propri elenchi di nomi, che rendono possibili una classificazione di tutti i cognomi e l'accertamento della loro frequenza. I cognomi familiari erano originariamente degli appellativi che venivano dati per evitare scambi di persona. Questi soprannomi potevano fare riferimento al mestiere o ad una caratteristica della persona oppure davano un'indicazione sulla sua provenienza geografica o familiare. Circa 600 anni fa, quando prese rapidamente piede l'uso della scrittura nell'amministrazione, questi soprannomi si trasformarono in cognomi. Nel presente contributo vengono presi in esame i cognomi più frequenti a Trodena in base alla provenienza ed al significato. Trodena sin dall'alto Medioevo era stato un paese sostanzialmente tedesco ma, a causa della sua vicinanza con il confine linguistico, da sempre c'erano stati contatti con i "Welschen", cioè i vicini italiani o ladini; si ebbero anche matrimoni misti e molti immigravano dalla parte italiana del Tirolo un fenomeno ben riconoscibile in alcuni cognomi di cui si ha testimonianza già molto presto (Bonelli, Franzelin, Saltuari, Varesco). Dai risultati dei censimenti avvenuti tra il 1880 ed il 1910 Trodena contava tra i 501 e i 619 abitanti, di cui solo il 5% era rappresentato da popolazione italiana e ladina. A San Lugano, che inizialmente apparteneva ancora al Comune di Carano e che nel censimento del 1910 costituiva esso stesso un comune, il rapporto era invertito: il numero degli abitanti oscillava tra i 152 e i 208, il numero di quelli che indicarono il tedesco come madrelingua oscillava tra 0 (1880) e 12 (1890). Sfogliando l'elenco telefonico della Telecom Italia (2004), si nota che dei 115 cognomi familiari riportati nel più antico registro dei battezzati di Trodena ( ) oggi ne

18 esistono ancora 19 in paese. Molti cognomi una volta tipici di Trodena oggi compaiono invece altrove, generalmente nei comuni più prossimi. Quali cognomi rimarranno ancorati al luogo anche in futuro, dipenderà dalla futura evoluzione genealogica e dalla mobilità delle famiglie. Johannes Ortner Toponimi tedeschi L'intenzione dell'autore è quella di spiegare le denominazioni di determinate zone e siti sul territorio: un luogo ben determinato deve essere denominato con la massima precisione possibile. Dietro ogni nome c'è una motivazione, che può riferirsi ad una caratteristica evidente della località, ma anche all'antico proprietario. Gli esperti di toponomastica suddividono le denominazioni in nomi che derivano dalla natura ed in nomi che derivano dalla cultura. I nomi provenienti dalla natura indicano molto spesso la posizione, la forma, l'estensione o i confini. Anche l'aspetto geologico, le acque e i nomi di piante spesso compaiono come cause delle denominazioni dei luoghi. Ai nomi provenienti dalla cultura appartengono i frequenti nomi dei dissodamenti così come i riferimenti all'allevamento del bestiame, al pascolo, all'utilizzo del bosco e all'alpicoltura. Inoltre compaiono le denominazioni usate in agricoltura, viticoltura e frutticoltura, nel lavoro del contadino e nella sua attività produttiva, nomi di proprietari, ma anche nomi dal campo dei trasporti, delle comunicazioni e del commercio, e denominazioni derivanti dalla vita religiosa o che si riferiscono alla tematica complessa del potere, delle imposte e dell'amministrazione, così anche al mondo delle leggende. La toponomastica rispecchia nel suo complesso la vita contadina della popolazione di Trodena. Johannes Ortner nel suo contributo presenta i toponimi tedeschi della zona di Trodena. Egli ci presenta, nelle due ampie sezioni dei toponimi naturali e dei toponimi culturali, una chiara suddivisione e riporta prima la forma che compare nell'espressione orale e quindi, tra parentesi, ne propone la forma scritta. Fa seguire poi indicazioni sulla posizione e la descrizione del rispettivo sito e infine indaga sulla provenienza e sul significato del nome riportato. Johannes Ortner Schugl und Tufl. Il dialetto di Trodena Per quanto riguarda melodia della lingua e patrimonio lessicale, il dialetto di Trodena è un idioma locale particolare ed autonomo. Le vocali brevi allungate (per esempio per "Tal" la pronuncia strascicata "Tåål") colpiscono immediatamente il visitatore residente a nord di Bolzano. Si tratta di una caratteristica della parte più meridionale del Sudtirolo. Tipicamente locale è il diminutivo in -ala (come per esempio per un piccolo bambino di nome Hans la forma "Hansala"). Le secolari e strette relazioni con i vicini della Val di Fiemme di lingua italiana hanno infine avuto come conseguenza il fatto che nel dialetto di Trodena sono penetrati parecchi italianismi nei diversi ambiti della vita. Così nel lavoro dei boschi e dei giardini vengono usate espressioni dialettali come

19 "Zappin" (dall'it. "zappa"), "Faschin" (fascio di rami, dall'it. "fascina"), "Runggon" (falcino o roncola, dall'it. "roncare"). Persino giochi di bambini ("Puntame" dall'it. "Punta me") e giochi di carte ("Treschetten" dall'it. "tre" + "sette"; "Schggopa" dall'it. "scopa") sono stati ripresi dall'ambito linguistico italiano. Trodena ha conservato, oltre al suo paesaggio rurale suddiviso in piccoli appezzamenti e a molti attrezzi da lavoro tradizionali, anche peculiarità linguistiche. Johannes Ortner presenta nella prima parte del suo lavoro, quasi in una sorta di grammatica, alcune regole che sono tipiche del dialetto di Trodena e le illustra con diversi esempi. Segue - ordinata secondo gli ambiti di vita - una breve presentazione di espressioni dialettali tipiche di Trodena, di nomi propri di persona, di modi di dire, di proverbi e di affermazioni canzonatorie degli abitanti del luogo e dei loro vicini su Trodena. Rosa Stocker-Bassi Storia delle case e dei masi La storia delle case e dei masi della maggior parte delle località in terra tirolese può essere ricostruita a partire dal XVI e XVII secolo sulla base dei "Verfachbücher" [libri di archiviazione fondiaria, n.d.t.]. Fiemme però faceva parte di uno di quei pochi territori del Paese che non tenevano dei libri di archiviazione fondiaria. Per questo le ricostruzioni della storia delle case e dei masi a Trodena devono limitarsi principalmente al periodo meglio documentato, cioè quello tra il 1780 (istituzione del catasto di Maria Teresa) ed il 1939 (apertura del Libro fondiario a Trodena). Di particolare importanza sono in questo contesto anche le più antiche mappe catastali di Trodena del 1857, che costituiscono un prezioso anello di congiunzione tra le due sopraccitate date. Con le misurazioni del 1857 venne redatto un verbale dettagliato con liste dei proprietari e delle particelle. Il catasto di Maria Teresa del 1780/83 (due libri catastali abbastanza concordanti) cita 76 proprietà con edifici, di cui 75 appartengono a persone residenti. Per ogni proprietà è indicata una casa, anche se in alcuni casi doveva certamente trattarsi solo di una parte di casa. A parte le dieci case di villeggiatura estiva ed alcuni pochi altri edifici, le stalle e i fienili sono indicati come annessi. Nell'estate del 1857, in seguito al rilevamento catastale generale, anche il Comune di Trodena fu lottizzato e riprodotto su mappe. Allora si contavano 144 particelle edificiali; tuttavia di queste solo 97 erano focolari, che derivavano in parte da frazionamenti. Il resto era suddiviso in edifici aziendali, corti e passaggi tra le case. Al Libro fondiario, che a Trodena fu aperto appena nel 1939, erano intavolate già 187 particelle edificiali, il cui incremento per una considerevole parte era dovuto alle ambizioni turistiche di Fontanefredde e alla costruzione della strada e della ferrovia. Le case aggiunte dopo il 1939 sono elencate alla fine del presente contributo in una tabella riassuntiva, in cui sono indicati la rispettiva particella edificiale, la via con il numero civico e gli attuali proprietari.

20 Rosa Stocker-Bassi Buone maniere e pacatezza nell'aula consiliare Un regolamento comunale del 1798 per Trodena Nell'archivio comunale Trodena si è conservato un regolamento comunale del 1798, in forma di libro e comprendente 96 pagine. Il protocollo fu deliberato il 22 febbraio 1797 durante l'assemblea generale della comunità (chiamata anche Regola fondamentale). Dopo la ratifica da parte delle autorità di Cavalese, questo regolamento comunale è stato messo in vigore all'inizio del Il contenuto si occupa soprattutto della procedura dettagliata durante l'assemblea comunale, alla quale dovevano partecipare tutti i vicini con pieni diritti (proprietari di case e masi), della votazione e dei compiti dei vari impiegati (regolani di villaggio, regolani della comunità, guardiani delle vigne, giurati del Giudizio. Altri punti si occupano dei boschi e dei pascoli di proprietà comunale. Essi riguardano per esempio le sanzioni emesse contro il pascolo del bestiame in periodi in cui questo era vietato, ma anche le norme per la prevenzione degli incendi e il diritto di legnatico. Secondo un elenco ufficiale del 1780, a Trodena esistevano in totale 39 vicini, ai quali spettava il diritto di vicinanza e il diritto di voto nell'assemblea comunale, e 26 cosiddetti "camerlini" (abitanti in una casupola senza terreno e affittuari di un appartamento), che discendevano da vicini residenti e che perciò godevano anche loro del diritto di legnatico nei boschi della comunità. Se qui si parla di comune, bisogna tuttavia rendersi conto che, a quel tempo, Trodena era un comune facente parte della più ampia comunità. Il comune vero e proprio era la Comunità di valle di Fiemme, la "Magnifica Comunità di Fiemme". Perciò durante le assemblee comunali non venivano votati solo tre cosiddetti regolani di villaggio, ma anche un regolano della comunità (Regolan de Comun o Scaririgler), che Trodena inviava come rappresentante di giunta nell'amministrazione della Magnifica Comunità a Cavalese. Hanspeter Franzelin Andamento demografico di Trodena Intorno alla metà del XVII secolo i curati di Trodena iniziarono a compilare i registri dei battesimi, dei decessi e dei matrimoni (i cosiddetti registri matricolari o anagrafici), prescritti dal Concilio di Trento ( ). Questi forniscono preziose informazioni statistiche sulla popolazione e offrono anche chiarimenti storico- sociologici sulla vita di un tempo a Trodena. Hanspeter Franzelin analizza i registri matricolari che vanno dal 1637 al 1923 e allega alle sue osservazioni anche una tabella dettagliata. Nel periodo tra il 1826 e il 1923, dunque in un arco di tempo di quasi cento anni, il numero di abitanti di Trodena è più che raddoppiato, salendo da 328 a 717 persone. Tra le nascite registrate dal 1637, che aumentano con il crescere della popolazione, predomina il numero dei maschi (2.318 contro 2.187). Il numero dei bambini in media non era molto alto, per il fatto che ci si sposava tardi e a causa dell'alta mortalità dei neonati. Nel periodo esaminato la maggior parte delle coppie aveva da 1 a 4 bambini, anche se, soprattutto nel XIX secolo, c'erano pur sempre famiglie con bambini. Oltre a numerosi parti gemellari Trodena poteva anche vantare due coppie di trigemini, dei quali sopravvisse solo una bambina. Qui diedero alla luce i loro figli anche signore benestanti della Bassa Atesina, che trascorrevano le ferie a Trodena, così come straniere

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