12 PROGRAMMAZIONE PER LE SPECIE DI INTERESSE GESTIONALE

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1 12 PROGRAMMAZIONE PER LE SPECIE DI INTERESSE GESTIONALE La normativa vigente prevede che il controllo della fauna selvatica può essere attuato per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche (art. 41 L.R. 26/93). Tale controllo deve essere esercitato di norma per mezzo di metodi ecologici o, in caso di inefficacia, attraverso piani di prelievo. Le azioni di controllo della fauna selvatica non rientrano nell ambito dell attività venatoria e devono essere svolte da personale incaricato sulla base di piani programmati e coordinati dalla Provincia. I piani di prelievo della fauna sono attuabili esclusivamente dopo che sia stata verificata, da parte dell'i.n.f.s., l'inefficacia dei metodi "ecologici" applicati. Come strumenti di intervento impiegabili per il contenimento dei danni sulle attività produttive e/o al patrimonio faunistico si individuano: Metodi "ecologici": - eliminazione delle discariche abusive di rifiuti e recinzione a prova di animale di quelle autorizzate; - eliminazione delle operazioni di ripopolamento intese come massiccio rilascio di selvaggina allevata; - controllo ed eliminazione delle discariche di rifiuti provenienti da allevamenti avicunicoli; - interventi di prevenzione del danno; - risarcimento monetario del danno; - eventuale cattura e traslocazione dei capi in zone non soggette a rischio di danno. Piani di prelievo: - valutazione di inefficacia dei metodi "ecologici" da parte dell'i.n.f.s. nei termini stabiliti dallo stesso Istituto; - impiego di tecniche di cattura o abbattimento aventi massima selettività ed efficacia e disturbo minimo per le altre specie selvatiche. Per alcune specie (nutria, cinghiale) sono in elaborazione dei piani di azione regionali, per uniformare le azioni delle varie province Indirizzi di programmazione e realizzazione dei piani di controllo della fauna selvatica I piani di controllo sono programmabili e attuabili nei seguenti casi: 1.popolazioni selvatiche di specie provocanti danni alle attività produttive e/o al patrimonio faunistico; 2.popolazioni o individui di specie estranee alla fauna locale. Nel primo caso l obiettivo non può essere l eradicazione ma deve essere la diminuzione localizzata della densità e/o dell areale di distribuzione, salvaguardando il ruolo ecologico di queste componenti della zoocenosi. Nel secondo caso l obiettivo può essere l eradicazione dal territorio della provincia. Nel caso di individui fuggiti da allevamenti l obiettivo iniziale è la cattura e il conferimento presso centri di allevamento e/o recupero. Se invece la specie alloctona è presente in popolamenti distribuiti sul territorio, l obiettivo può essere l eradicazione mediante piani di abbattimento o di cattura e soppressione o la limitazione dell areale di distribuzione entro limiti programmati. Nel caso di interventi riferibili a popolazioni, il programma di intervento deve obbligatoriamente prevedere un analisi delle cause da cui derivano le problematiche, nonché indicatori di monitoraggio per verificare gli effetti delle azioni e la loro eventuale correzione. Condizione necessaria per l intervento risulta l'accertamento e la quantificazione dei danni alle attività produttive e/o al patrimonio faunistico. 449

2 La predisposizione dei piani di controllo è subordinata ad una analisi della situazione faunistica e ambientale comprendente: - indagine sulla consistenza e le caratteristiche della popolazione oggetto di intervento; - indagine sull'entità dei danni provocati; - indagine sulla situazione del territorio dell'area di intervento. Nel piano di controllo devono essere previsti strumenti di monitoraggio per verificare il raggiungimento degli obiettivi preposti e dell efficacia delle soluzioni proposte SPECIE AUTOCTONE Lo schema di intervento per le specie autoctone può essere schematizzato nel seguente diagramma di flusso, che esemplifica il processo decisionale per le azioni da intraprendere. Cinghiale Il controllo dei popolamenti di ungulati è attualmente previsto per il Cinghiale, ad esclusione del limitato territorio in Penisola Lariana dove è regolarmente cacciato in selezione. In questo Comprensorio l'obiettivo prioritario del controllo del Cinghiale è il contenimento dell'impatto che esso esercita sulle attività agricole, tenendo conto della diversa gestione attuata nella confinante provincia di Como. Le eventuali immissioni clandestine, tipiche per questa specie, devono essere controllate dal personale della Polizia provinciale, per evitarne l incentivazione. Il piano di controllo della specie è stato autorizzato in base alle prescrizioni ISPRA, con un piano triennale. Le azioni e le metodologie per gli anni successivi andranno previste sulla base dei risultati ottenuti con il piano attuale. 450

3 Il monitoraggio dei risultati del piano di controllo e di riduzione dei danni verrà attuato mediante i seguenti indici: Obiettivo Indicatore Unità di misura Frequenza di monitoraggio Riduzione dei N di richieste di risarcimento N Annuale danni Superficie interessata ha Annuale N di interventi con recinzioni / filo pastore / ecc. N Annuale Interventi indiretti Superficie interessata ha Annuale % di richieste di risarcimento in cui si è % Annuale N totale capi abbattuti N Annuale N di giornate / uomo con N Annuale appostamento con carabina Piano di Controllo N di giornate / intervento con girata N Annuale % di interventi per tecnica di controllo % Annuale % di richieste di risarcimento in cui si è % Annuale L eventuale autorizzazione di selecontrollori andrà prevista sulla base dei risultati del piano in corso. Daino Il daino è presente in alcuni allevamenti privati da dove riesce talvolta a fuggire. La cattura degli animali fuggiti è compito principale del proprietario, che può essere coadiuvato dal personale della Polizia Provinciale. Le spese dell intervento saranno a carico del proprietario. Non si ritiene necessaria nessuna variazione a queste strategie nei prossimi anni. Volpe Per molte specie carnivore, la determinazione della densità è spesso difficile da ottenere se non con sforzi di campionamento elevati, in particolare se vengono utilizzati i cosiddetti censimenti diretti, basati sull avvistamento. Per la volpe, uno dei censimenti diretti più utilizzati è il campionamento notturno su transetto, con l ausilio di fari o della termocamera. Questi censimenti possono essere effettuati in contemporanea a quelli delle lepri. Tra i metodi indiretti i più sperimentati sono: 1) Conta del numero di tane occupate. Viene suddiviso in due fasi: durante la stagione di inutilizzo, si individuano e mappano tutte le tane presenti in una certa area; nella stagione riproduttiva si effettua il conteggio delle tane effettivamente utilizzate. Questo parametro rappresenta un indice di abbondanza, non potendo estrapolare senza la conoscenza di altri parametri di popolazione, il numero assoluto di individui presenti. 2) II conteggio delle tracce e/o delle feci su transetti definiti. Viene effettuato su transetti prestabiliti, con terreno umido o preferibilmente innevato per il conteggio delle tracce, o in qualsiasi condizione per il conteggio delle feci. Fornisce un indice di abbondanza. 3) II ritmo di frequentazione di stazioni odorifere. Viene stimato il numero di individui presenti attraverso il conteggio delle tracce rilevate nei pressi di stazioni predisposte con esche odorose lungo percorsi casuali di lunghezza proporzionale all'area da indagare. Le esche vengono poste a distanza di alcune centinaia di metri, al centro di una piccola superficie di terreno approntato in modo da facilitare la lettura delle tracce; successivamente, per alcuni giorni, si procede al conteggio giornaliero delle tracce, avendo cura di ripristinare il terreno attorno alle esche. Dopo un sufficiente numero di conteggi è possibile, con semplici formule, calcolare il numero di individui presenti nell'area. 4) II numero di capi abbattuti Rappresenta un indice della popolazione totale presente nell'area campione nel momento in cui è stato effettuato il prelievo (Indice Cinegetico d'abbondanza). È utile soprattutto per valutare la dinamica di una popolazione, se viene mantenuto costante nel tempo lo sforzo di caccia. La raccolta e l'esame sanitario e biometrico delle volpi abbattute possono inoltre fornire informazioni accessorie sulla biologia della specie e sulle caratteristiche della popolazione in un determinato ambito territoriale (rapporto sessi e classi di età, regime alimentare, ecc.), che sono di grande interesse per orientare le scelte gestionali. L efficacia dei piani di controllo è un aspetto che va valutato con attenzione: osservando i dati disponibili relativi alle campagne di abbattimento e controllo delle volpi, è emerso infatti che il numero di volpi abbattute rimane stabile per molti 451

4 anni nelle stesse aree a parità di sforzo (Boitani e Vinditti 1988). Questo significa che la maggior parte dei piani non porta ad una riduzione di densità per questo carnivoro. In base allo schema proposto per le specie autoctone, la prima verifica va effettuata sulla base degli animali abbattuti durante il periodo venatorio, in particolare andando a verificare lo sforzo compiuto. Quasi sempre, infatti, il numero di animali è in funzione esclusivamente dello sforzo di caccia (giornate di caccia dedicate alla volpe), ma non della densità di questo predatore. Questi aspetti sono stati messi in evidenza in maniera eclatante dal fallimento delle operazioni di controllo effettuate in tutta Europa per contenere la diffusione della rabbia silvestre. Nell ottica dell adaptive management (vedi capitolo 4) e in base allo schema sopra proposto, le indicazioni gestionali per queste specie si possono riassumere nei seguenti punti: - effettuazione di monitoraggi annuali su zone campione, con i metodi indicati sopra; - valutazione degli abbattimenti effettuati durante la stagione venatoria; - incentivazione di intervento durante il periodo venatorio nelle aree dove sono stimati i maggiori danni o in aree con alta densità di prede; - eliminazione dei lanci di selvaggina (lepri, fagiani) nelle aree di intervento per il controllo della volpe; - valutazione annuale (mediante monitoraggio) delle variazioni di densità nelle aree dove avvengono gli abbattimenti. Il piano di controllo può essere effettuato nel caso di situazioni locali di evidente pregio naturalistico, che possano giustificare uno sforzo supplementare di abbattimento. Anche in questo caso, comunque, deve essere affiancato al piano di controllo un sistema di monitoraggio dei risultati, atto a verificare il raggiungimento degli obiettivi preposti (aumento delle specie preda, diminuzione dei danni segnalati, diminuzione della densità del predatore, ecc.) Dove sono segnalati casi eccessivi di predazione andrà effettuato un monitoraggio della situazione ambientale, intervenendo con miglioramenti ambientali atti ad aumentare la copertura arbustiva del territorio (per esempio, aumento dei roveti o mantenimento di una fascia di incolti a margine dei coltivi). Corvidi Come per la Volpe, anche i corvidi sono oggetto di campagne di controllo in varie zone d Italia. Le poche analisi effettuate su questi interventi non sembrano averne confermata l efficacia, rispetto agli obiettivi ecologici preposti (Bogliani, XXXX). Come per la volpe, infatti, il sistema sociale di queste specie, con la conpresenza nella popolazioni di coppie territoriali e di gruppi di individui non riproduttori che possono supplire all uccisione dei riproduttori, porta ad un estrema resilienza della popolazione agli interventi di controllo, vanificando nella maggior parte dei casi i risultati che si vogliono ottenere, se non in presenza di uno sforzo elevatissimo. In Provincia di Lecco è in fase di attuazione un primo piano triennale di controllo, effettuato mediante abbattimento ai dormitori (solo il primo anno) e posizionamento di gabbie Larsen. La mancanza di dati raccolti in maniera scientifica rende comunque opinabili le affrettate conclusioni raggiunte sul ruolo ecologico di queste specie. La prima verifica riguarda il numero di individui presenti sul territorio, che spesso viene desunto erroneamente in base ai dormitori invernali. I censimenti della Cornacchia grigia e della Gazza sono effettuabili secondo le seguenti modalità: - la valutazione della densità dei nidificanti è ottenuta mediante il conteggio dei nidi, ottenibile in inverno (alberi senza foglie) e con la successiva verifica dell occupazione del territorio in primavera; - la valutazione dell uso del territorio da parte delle specie può essere fatta mediante transetti lineari (indici chilometrici d abbondanza), sia in estate che in inverno; - vanno poi individuati i dormitori invernali (spesso di grandi dimensioni), nonché le dinamiche di dispersione verso le aree di pastura giornaliere. Nell ottica dell adaptive management (vedi capitolo 4) e in base allo schema sopra proposto, le indicazioni gestionali per queste specie si possono riassumere nei seguenti punti: - effettuazione di monitoraggi annuali su zone campione (estivi ed invernali); - monitoraggio annuale dei danni provocati dai corvidi; - individuazione delle zone di maggior impatto, su cui intervenire; - sperimentazione di modalità idonee di dissuasione o di altri metodi indiretti di limitazione dei danni; - eliminazione dei lanci di selvaggina (lepri, fagiani) nelle aree di intervento per il controllo della cornacchia grigia; 452

5 - valutazione degli abbattimenti effettuati durante la stagione venatoria, con verifica dei risultati ottenuti; - incentivazione di intervento durante il periodo venatorio nelle aree dove sono rilevati i danni. Come per la volpe, il piano di controllo può essere effettuato nel caso di situazioni locali di evidente situazione di squilibrio, che possano giustificare uno sforzo supplementare di cattura (mediante trappola Larsen), al di fuori del periodo venatorio. Anche in questo caso, comunque, deve essere affiancato al piano di controllo un sistema di monitoraggio dei risultati, atto a verificare il raggiungimento degli obiettivi preposti (aumento delle specie preda, diminuzione dei danni segnalati, diminuzione della densità del predatore, ecc.). Il monitoraggio dei risultati del piano di controllo e di riduzione dei danni verrà attuato mediante i seguenti indici: Obiettivo Indicatore Unità di misura Frequenza di monitoraggio Riduzione dei N di richieste di risarcimento N Annuale danni Superficie interessata ha Annuale N di interventi con uso di sostanze repellenti N Annuale Interventi indiretti Superficie interessata ha Annuale % di richieste di risarcimento in cui si è % Annuale N totale capi abbattuti N Annuale N di giornate / uomo per controllo su N Annuale dormitori Piano di Controllo N di giornate / gabbia per controllo N Annuale % di interventi per tecnica di controllo % Annuale % di richieste di risarcimento in cui si è % Annuale Nelle attività di controllo non potrà essere utilizzato l abbattimento dei soggetti al nido e l uso di esche avvelenate. Dove sono segnalati casi eccessivi di predazione andrà effettuato un monitoraggio della situazione ambientale, intervenendo con miglioramenti ambientali atti ad aumentare la copertura arbustiva del territorio (per esempio, aumento dei roveti o dei pruneti). Uccelli ittiofagi L aumento di alcune specie di uccelli ittiofagi (Svasso maggiore, Cormorano, Airone cenerino) ha portato a situazioni conflittuali con i pescatori. L effetto della predazione, come per gli altri casi indicati sopra, è tutt altro che definibile e spesso si sovrappone ad altre situazioni causate da una gestione ambientale impropria, particolarmente diffusa sui corsi d acqua. Inoltre, i miglioramenti ambientali in questi casi (come la creazione di strutture atte al rifugio del pesce), sono difficilmente realizzabili. La diffusione geografica degli ittiofagi e la facilità di spostamento (specialmente durante il periodo invernale) rende del tutto inefficace un piano di controllo locale. Come detto sopra, per le altre specie predatrici, è più efficace limitare i danni in maniera puntiforme, individuando le zone di pregio, per concentrare gli interventi ed ottenere un maggior rapporto costi/benefici, sia economico che ecologico. In base allo schema sopra proposto, le indicazioni gestionali per queste specie si possono riassumere nei seguenti punti: - continuazione dei monitoraggio annuali (International Waterbirds Census); - individuazione delle aree di maggior impatto; - sperimentazione di modalità idonee di dissuasione o di altri metodi indiretti di limitazione dei danni (compresi i miglioramenti ambientali finalizzati a creare zone di rifugio per il pesce); - verifica dell efficacia degli interventi effettuati. Un piano di controllo per questa specie è in fase di attuazione da alcuni anni. 453

6 12.2 SPECIE ALLOCTONE Lo schema di intervento per le specie alloctone può essere schematizzato nel seguente diagramma di flusso. Scoiattolo grigio L attuale distribuzione dello Scoiattolo grigio si restringe alla zona meridionale della provincia. Dagli anni delle prime immissioni, la specie non ha mostrato una tendenza all espansione, forse a causa della frammentazione delle aree boschive e dei giardini privati della zona di rilascio. Negli ultimi anni, la reintroduzione dello Scoiattolo rosso nelle stesse zone ha mostrato un successo notevole, con espansione della popolazione in aree nuove e con buone densità. Nel 2012 è iniziato un programma di monitoraggio e controllo regionale su questa specie. Gli obiettivi gestionali per questa specie si possono riassumere nei seguenti punti: - monitoraggio di dettaglio delle presenze; - analisi delle possibili linee di espansione e previsione della futura dinamica della popolazione; - assistenza ai programmi regionali di eradicazione o di altri metodi di intervento atti a limitare la possibilità di espansione della popolazione e i possibili danni alle popolazioni di Scoiattolo rosso. Nutria La distribuzione della Nutria deriva dalla fuga, accidentale o voluta, di esemplari dagli allevamenti impiantati per lo sfruttamento della pelliccia (il castorino). La presenza in provincia di Lecco è limitata a pochi esemplari, anche se è già stato rilevato qualche nucleo riproduttivo. La Nutria può provocare danni alle coltivazioni agricole e alle canalizzazioni. Le popolazioni possono essere limitate da inverni particolarmente rigidi e dai predatori, quali la Volpe, che può predare gli esemplari giovani. Vista la scarsa presenza sul nostro territorio, una limitazione di questa specie è fattibile, anche se è probabile che l arrivo di nuovi esemplari in dispersione dalla pianura renda impossibile l eradicazione di questa specie. Gli obiettivi gestionali per questa specie si limitano quindi ai seguenti tre punti: 454

7 - monitoraggio delle presenze e, in particolare, dei nuclei riproduttivi; - posa, rifornimento e controllo delle gabbie-trappola nelle aree di presenza di nuclei riproduttivi; - analisi dei costi/benefici delle azioni di controllo, in base ai danni segnalati e/o monitorati. Sulla base di questi principi è in fase di elaborazione un piano di controllo della specie, in collaborazione con il Parco Regionale Adda Nord, in accordo con le linee guida regionali sulla specie MONITORAGGIO E GESTIONE DELLE POPOLAZIONI DI SPECIE DOMESTICHE RINSELVATICHITE Animali di affezione La legge regionale 16 del 20 luglio 2006 incarica i Comuni e le Unità sanitarie locali della gestione degli animali di affezione. Alcune specie possono creare nuclei o individui con caratteristiche selvatiche, che possono provocare impatti sull ecosistema. Per queste specie, obiettivo prioritario agli interventi, in collaborazione con i Comuni, le ASL e le associazioni di protezione della natura e venatorie è il monitoraggio e la conoscenza della dimensione del fenomeno. In questa categoria può essere inserito il monitoraggio e delle colonie feline e dei cani randagi, in collaborazione con i comuni. Il monitoraggio dovrà anche verificare lo status dell animale in riferimento allo stadio di rinselvatichimento: - cani e gatti randagi (stray dogs & cats), cioè animali abbandonati o che stanno per periodi, più o meno lunghi, lontano dal contatto con l uomo. Sono stati comunque gatti domestici, almeno nelle prime fasi della loro vita, e poi abbandonati. Possono essere facilmente riaddomesticati e adottati dall uomo; - cani e gatti inselvatichiti (feral dogs & cats), cioè animali che sono ritornati allo stato selvatico, oppure nati in natura (oppure appartenenti alla seconda generazione di gatti randagi). Non sono domestici (anzi, generalmente sono difficilmente riaddomesticabili) e non idonei alla convivenza stretta con l uomo. Vivono spesso in colonie o in gruppi indipendenti. Il programma di intervento prevede: - individuazione delle popolazioni di specie domestiche rinselvatichite presenti sul territorio provinciale; - individuazione di modalità di monitoraggio, per verificare lo status e la dinamica; - valutazione di impatto sulle altre specie di fauna selvatica e/o sulle attività produttive. Nei casi in cui vengano rilevate situazioni tali da rendere opportuni interventi specifici di controllo si prevede: - delimitazione delle aree di intervento; - interventi di controllo e contenimento, in particolare attraverso campagne di sterilizzazione; - verifica dei risultati dell'intervento. Piccione domestico Le problematiche connesse alla gestione del Piccione domestico sono particolarmente complesse, vista la contiguità nel tempo di questa specie all interno dell ecosistema umano, allevata anche a scopo ornamentale ed alimentare nelle aree agricole. Anche per questa specie, comunque, vanno valutate le dinamiche e, in particolare, i complessi movimenti effettuati tra le zone urbanizzate e quelle agricole. Spesso, infatti, l abbattimento o la dissuasione effettuate in un area vanno a peggiorare gli impatti sull altra. Gli interventi di controllo sono spesso difficili, in quanto si situano quasi sempre nelle vicinanze se non all interno di aree urbanizzate. Inoltre, la notevole mobilità e facilità di spostamento di questa specie non permette un intervento efficace su grandi aree; una possibile mitigazione è l intervento mirato sulle aree problematiche, da effettuare mediante catture con trappole. Sulla base di questi principi è in fase di elaborazione un piano di controllo da sottoporre all autorizzazione dell ISPRA. Il programma di intervento prevede: - individuazione delle zone di maggior impatto, sia all interno delle zone urbanizzate che in quelle agricole; - individuazione di modalità di monitoraggio, in particolare per verificare gli spostamenti di questa specie tra le varie aree di attrazione; - valutazione della fattibilità degli interventi di dissuasione, degli interventi di ostacolo alla posa e nidificazione, con valutazione degli effetti sulle altre specie; - verifica e sperimentazione di metodi di intervento in zone urbanizzate, in collaborazione con i comuni interessati; - valutazione dell efficacia dei piani di controllo effettuati in zona agricola. 455

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