La Scienza ovvero Beatrice

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1 La Scienza ovvero Beatrice ANTONIO GAGLIARDI Università di Torino Un indagine sulla lingua del Duecento e sulla formazione del lessico intellettuale ha bisogno di una ragione critica in grado di discriminare nelle forme del linguaggio e di scoprirne le radici del mutamento in sintonia con un mondo che sta cambiando velocemente. Una ragione storicizzante e non soltanto formalistica permette di sondare la tridimensionalità di una lingua intellettuale e poetica attraversata da forze centrifughe in grado di produrre movimenti che sfuggono alla sua apparente unicità sistematica. Non sempre la dinamica linguistica è visibile e rimane anche incomprensibile la trasformazione culturale. Lingua e cultura sono dinamicamente fuse e nel tempo in questione soltanto la reciproca illuminazione può rendere conto di come si formano nuovi spazi di azione intellettuale. Nel secolo XIII un vistoso campo di tensioni si produce entro la testualità culturale a livello filosofico-scientifico, da cui poi si genererà un cambio di significati entro campi semantici dell intera cultura. A partire pressapoco dalla metà del secolo, i modelli tradizionali del sapere entrano in crisi per la diffusione nell Occidente di opere scientifiche e filosofiche greche e arabe, presto tradotte, in Spagna, Germania, Sicilia (Corti 2003:63). Quel campo di tensioni giunge alla rottura per la reciproca incompatibilità di contenuto intellettuale nel momento in cui due totalità, quella filosofica e quella cristiana si assumono il compito di indicare il cammino e il fine dell uomo. La lingua di queste tensioni e dei conflitti conseguenti non sempre appare nella superficie delle scritture e soltanto rendendo evidenti le radici dottrinali si individuano le frontiere e le incompatibilità tra universi in contesa. 85

2 Tenzone nº [ ] in filosofia e nelle scienze umane si verifica un coassiale spostamento di significati in alcune aree della cultura per parole tecniche già in uso. L operazione del linguista o del semiologo si fa stimolante in quanto rivolta, come si diceva, a intendere in che modo <<parla>> una cultura. Poiché essa parla come pensa e come pensano le sue auctoritates, se è cresciuta per influsso aristotelico la riflessione sulle virtù e attività dell uomo, i vocaboli già tecnici diventeranno polisemici, soggetti a stratificazioni semantiche (ivi, p. 65). Per comprendere la molteplicità dei problemi che il lessico intellettuale comporta nell età di Dante proprio il termine scienza offre interessanti opportunità di indagine. La polisemia entra nella storia e mostra il modo di funzionamento di una biblioteca appena giunta dal mondo arabo nella quale è compresa anche quella della filosofia greca e, in particolare, Aristotele. C è un problema di lingua che può essere risolto soltanto entrando nell ordine critico di questo ritorno che ha prodotto il proprio linguaggio intellettuale. Non soltanto si crea polisemia nel medesimo ambito tecnico, filosofico o scientifico, ma la polisemia si muta in ambiguità quando una medesima lingua copre territori intellettuali diversi e in competizione tra loro. La filosofia e la dottrina cristiana parlano la medesima lingua ma propongono universi culturali in contesa, diverse e opposte immagini dell uomo e dei fini che gli competono. Il miraggio della lingua comune può far perdere il senso della differenza unificando ordinamenti dottrinali differenti e diverse opzioni intellettuali. Il ritorno in Occidente di Aristotele in compagnia dei commenti averroisti soprattutto comporta una svolta complessa nei confronti della sapienza cristiana e della sua escatologia di salvezza e beatitudine. In questa svolta proprio la scienza determina la più clamorosa rottura dell ordine cristiano producendo un alternativa radicale ai fondamenti medesimi del cristianesimo. Per questo motivo è necessario individuare quel lessico intellettuale che innova i significati e produce conflitto, comprendere come il linguaggio univoco del cristianesimo diventa 86

3 Antonio GAGLIARDI La Scienza ovvero Beatrice equivoco. Se c è una qualche coscienza intellettuale che traduce nella propria identità quei significati e produce le scritture in grado di gestirli si ha la testimonianza di come la lingua diventa storia o permette di leggere una storia altrimenti inaccessibile. Dante è dentro questo campo di tensioni e sulla frontiera dei conflitti. La sua biografia intellettuale è incomprensibile senza i conflitti prodotti dalla filosofia nei confronti della sua coscienza cristiana. Le alterne vicende della sua produzione poetica e filosofica hanno in questa storia collettiva la ragione personale. Ma anche la diversità dei tempi e delle sue posizioni intellettuali è comprensibile soltanto sulla doppiezza delle dottrine e dei linguaggi altrimenti rimane un intellettuale sempre uguale a se stesso dai primi componimenti fino alla Commedia. Se nei testi poetici e nella Vita Nova, per la natura metaforica di queste scritture, è difficile comprendere i modi della sua identità intellettuale, nel momento in cui tenta in forma diretta il progetto filosofico, come nel Convivio, è più facile rendersi conto di come una lingua filosofica produce una frontiera di diversità rispetto a un universo cristiano diventato totalità autosufficiente. All inizio del Convivio si trova immediatamente una proposizione sorprendente la cui alterità può essere completamente compresa soltanto se si svolge tutto il potenziale dottrinale in essa contenuto. Sì come dice lo Filosofo nel principio de la Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere. La ragione di che puote essere ed è che ciascuna cosa, da provvidenza di prima natura impinta, è inclinabile a la sua propria perfezione: onde, acciò che la scienza è ultima perfezione de la nostra anima, ne la quale sta la nostra ultima felicitade, tutti naturalmente al suo desiderio semo subietti (Conv. I i 1). Vi sono alcuni concetti che è necessario porre immediatamente in rilievo. Il rapporto tra la scienza e la perfezione ultima, tra la scienza e la felicità ultima dell uomo. Ciò che è ultimo nell ordine temporale è anche tale nell ordine dei fini e comporta un itinerario tra uno stato primo e 87

4 Tenzone nº uno ultimo secondo durata e mutamento. Ciò che sta prima è imperfetto e carente e manca di felicità e beatitudine mentre è possibile giungere a una condizione ultima, dopo la quale non c è più nulla da desiderare e ottenere, che si può chiamare perfezione e beatitudine. La scienza porta a compimento l itinerario di perfezione e felicità salvando l uomo dal suo stato originario di infelicità e imperfezione. L uomo non è fisso nella sua natura ma una dinamica interna, guidata dal desiderio di conoscenza, lo porta a cercare un fine ultimo. Quando si sono raggiunte la perfezione e la felicità cessa anche il desiderio. Un ontologia del desiderio determina i confini entro i quali si svolge l itinerario dell uomo verso i fini ultimi. Scienza, perfezione, felicità, desiderio compongono questa biblioteca di emblemi linguistici in grado di fornire un quadro intero di prospettive intellettuali, di costituire un escatologia dell uomo tutta interna alla sua natura. E necessario trovare la biblioteca vera nella quale tutto questo è detto e comprendere come la scienza può portare alla perfezione ciò che è imperfetto, portare all atto ciò che è in potenza, secondo il vero significato di perfezione. Poi formulare un idea di felicità, o beatitudine, una felicità che è ultima, secondo un escatologia tutta umana e terrena nella quale la scienza ha capacità produttiva determinante. Assieme alla felicità e alla perfezione anche il desiderio svolge una funzione fondamentale perché ne misura l effettualità e il compimento. E evidente che nel momento in cui si sono raggiunte la perfezione e la felicità il desiderio non c è più perché il desiderio è movimento. Nel momento in cui il desiderio ha raggiunto il proprio fine e oggetto, il movimento cessa. Nel momento in cui Dante scrive, questi vocaboli sono ancora totalmente saturi di sapienza cristiana e soltanto per un qualche evento traumatico è stato possibile il trasferimento in un altra dimensione intellettuale. Questo trauma non appare nella scrittura ed è necessario riformularne la genesi e la fondazione dottrinale. Le parole apparentemente si assomigliano ma è necessario scoprire ciò che le rende storicamente nuove, portatrici di un altra prospettiva intellettuale e per un uomo in grado di gestirne il significato. Le parole rinascono e si 88

5 Antonio GAGLIARDI La Scienza ovvero Beatrice rigenerano in una diversa sintassi di razionalità. Beatitudine e perfezione prodotte dalla scienza, investendo la natura dell uomo, offrono una strada e un fine che segnano una frontiera con la storia cristiana della salvezza. Nella pienezza storica del nostro presente è quasi impossibile comprendere il gesto aurorale di chi pone una perfezione ultima e una felicità ultima in terra come fine massimo dell uomo e suo sommo bene. L opacità del tempo e una storicizzazione carente impediscono di comprendere la soglia di un evento sismico che sconvolge l Occidente cristiano. Ma questa soglia deve essere sempre ricostruita e pensata ogni qual volta ci si approssima a questi tempi pieni di domande inquietanti. C è un inizio della secolarizzazione della beatitudine, attraverso il principio della perfezione, e questo inizio comporta la genesi di una nuova storia. La terra diventa luogo di fini ultimi nella realizzazione della natura umana e nella possibilità che l uomo consegua uno stato massimo delle sue condizioni di bene. Felicità è conferma di un ontologia della condizione dell uomo secondo una natura intellettuale, portata alla realizzazione massima di sé, nella quale la pienezza del proprio statuto le permette di trovare il fine che porta a compimento il bene implicito. Il fine è iscritto in quella natura e sta a ogni uomo realizzarlo. La funzione perfezionatrice della scienza e l ottenimento di un ultima felicità pone una prospettiva totale e assoluta all azione della conoscenza umana. La conoscenza diventa il momento genetico di un divenire dell uomo in grado di portare a termine quel progetto di perfezione e felicità implicito nella natura umana. In particolare il rapporto tra la perfezione e la felicità ultima ha bisogno di trovare il suo fondamento dottrinale nell ambito di una filosofia che pone un escatologia nella conoscenza, escatologia di beatitudine così come non può essere per la dottrina cristiana che ha un fine certo di beatitudine nella visione di Dio nell altra vita. Questo fine, però, nel cristianesimo è acquisibile soltanto tramite Cristo. Cristo riapre quella via alla beatitudine e alla perfezione che il primo uomo aveva distrutto. E 89

6 Tenzone nº evidente, quindi, che questa relazione tra perfezione intellettuale e felicità ha una sua fondazione filosofica estranea alla sapienza cristiana. E necessario ricostruire la storia di questi concetti per comprendere come Dante li adatta al proprio progetto. E Averroè il filosofo che pone direttamente una connessione necessaria tra la perfezione intellettuale e la felicità nel Proemio alla Fisica di Aristotele e, prima ancora, nei commenti al De Anima di Aristotele, pone lo statuto dell intelletto e della scienza. Si compone un paradigma filosofico complesso nel quale l uomo appena nato è simile all animale senza ragione, al bruto, poi, assimilando sempre più scienza con virtù, raggiunge la propria perfezione intellettuale la cui conseguenza ultima è la conoscenza delle sostanze separate, le intelligenze che muovono i cieli, fino ad assimilarsi con Dio, conoscere intellettualmente Dio. Questa è la mistica averroistica, così come viene ricostruita da Bruno Nardi (1958). Il compito della presente scrittura consiste proprio nello svolgere la dottrina averroista della perfezione e beatitudine e dimostrare che Beatrice è soltanto la personificazione di questa scienza che porta alla visione di Dio. Tutta la biografia intellettuale di Dante ne viene condizionata, in alterne vicende. C è un tempo di giovanile adesione alla dottrina di Averroè. Poi, nella Vita Nova, viene ricostruita la crisi e il ritorno di una coscienza cristiana che mostra l impossibilità di coniugare escatologia filosofica e cristiana. Nel Convivio la precedente negazione della visione di Dio diventa teorema alternativo a quello di Averroè. Nella Commedia si rovescia tutta la prospettiva intellettuale e Dante costruisce una sintesi assoluta tra averroismo e cristianesimo. Beatrice, la scienza che porta alla perfezione intellettuale e alla beatitudine della visione di Dio, segue necessariamente la vicenda intellettuale di Dante. Sparisce nella Vita nova. Nel Convivio viene sostituita dalla Donna gentile. Ritorna nella Commedia per sancire l assimilazione tra la scienza e la grazia, nell azione salvifica di Cristo (Gagliardi 1992, 1998 e 2003). 90

7 Antonio GAGLIARDI La Scienza ovvero Beatrice Per comprendere il fondamento dottrinale è necessario passare ai testi di Averroè, i commenti al De Anima di Aristotele dove tutta l azione perfezionatrice della scienza viene descritta analiticamente. E necessario ricostruire lo statuto della scienza e dell intelletto. Le dottrine più note del filosofo di Cordova riguardano l unicità dell intelletto per tutta la specie umana e la sua separatezza, l essere non corpo né facoltà corporea. L intelletto non è parte dell anima la quale sorge dalla potenza della materia ed è mortale. Già questo dualismo mostra la totale estraneità al cristianesimo di quelle dottrine. Per lo più rimane incompresa la condizione più importante, quella che è all origine di tutta la dinamica della natura umana e si conclude con il raggiungimento della perfezione intellettuale. L intelletto è originariamente soltanto potenza, analogo alla materia prima e la scienza, la forma conosciuta dei singoli enti, diventa la sostanza dell intelletto. Nella dinamica tra la materia, o potenza dell intelletto, e la forma, forma o species intelligibilis, si ha la perfezione dell intelletto. Idest, necesse est igitur, si comprehendit omnia existentia extra animam, ut ante comprehensionem sit nominatus ex hoc modo in genere virtutum passivarum, non activarum, et ut sit non mixtus cum corporibus, scilicet neque corpus neque virtus in corpore naturalis aut animalis, sicut dixit Anaxagoras. [ ] Idest, et necesse est ut sit non mixtus, ut comprehendat omnia et recipiat ea. Si enim fuerit mixtus, tunc erit aut corpus aut virtus in corpore. Et si fuerit alterum istorum, habebit formam propriam, que forma impediet eum recipere aliquam formam alienam (Averrois Cordubensis 1953: e Illuminati 1996). Niente può giungere nell intelletto se prima non passa attraverso i sensi. Il senso privilegiato è la vista e la forma della cosa la attraversa e giunge nell intelletto apportandovi la propria sostanza universale. Alla recettività e passività dell intelletto corrisponde l attività delle forme ricevute dalle cose esterne. Et quia res non movet nisi secundum quod est in actu, et movetur secundum quod est in potentia, necesse est, inquantum 91

8 Tenzone nº forme rerum sunt in actu extra animam, ut moveant animam rationalem secundum quod comprehendit eas, quemadmodum sensibilia, inquantum sunt entia in actu, necesse est ut moveant sensus et ut sensus moveantur ab eis. Et ideo anima rationalis indiget considerare intentiones que sunt in virtute ymaginativa, sicut sensus indiget inspicere sensibilia (Averrois Cordubensis 1953: 384). La cosa (e non la parola) è il principio della conoscenza. Qui c è già tutto il processo della conoscenza dalla cosa all intelletto passando per gli occhi, i sensi propri della conoscenza, e l immaginazione. Le forme estratte dalla materia, forme materiali, sono il principio dell intellezione. Quarum una est quod ista substantia recipit omnes formas materiales [ ]. Et quia forme materiales sunt corpus aut forme in corpore, manifestum est quod ista substantia que dicitur intellectus materialis neque est corpus neque forma in corpore [ ] (ivi). Soprattutto nel quinto commento del terzo libro la dinamica della conoscenza mostra la natura di questa forma e dell intelletto e come si genera un intelletto personale, essendoci originariamente soltanto un intelletto unico per tutta la specie umana. L intelletto possiede soltanto la natura della possibilità ed è privo di una propria essenza. Idest, illud igitur ex anima quod dicitur intellectus materialis nullam habet naturam et essentiam qua constituatur secundum quod est materialis nisi naturam possibilitatis, cum denudatur ab omnibus formis materialibus et intelligibilibus (p.387). Da questa condizione segue la definizione dell intelletto materiale o possibile. Idest, diffinitio igitur intellectus materialis est illud quod est in potentia omnes intentiones formarum materialium universalium, et non est in actu aliquod entium antequam intelligat ipsum (p.387). 92

9 Antonio GAGLIARDI La Scienza ovvero Beatrice Ne consegue che l intelletto non è ente in atto prima dell intellezione. Si propone l analogia e la differenza con la materia prima. Et cum ista est diffinitio intellectus materialis manifestum est quod differt apud ipsum a prima materia in hoc quod iste est in potentia omnes intentiones formarum universalium materialium, prima materia est in potentia omnes iste forme sensibiles non cognoscens neque comprehendens (pp ). Se c è soltanto un intelletto per tutta l umanità viene a mancare l individualità. Per sopperire a questa mancanza si forma un intelletto personale, intelletto speculativo o in abito, attraverso il medesimo processo di conoscenza. Questo intelletto costituisce l ultima perfezione dell uomo nominata da Dante. Et est quod, si intellectus materialis est prima perfectio hominis, ut declaratur de diffinitione anime, et intellectus speculativus est postrema perfectio [ ] (p. 392). Senza questo intelletto l individuo umano è soltanto animale, il bruto senza razionalità. L intelletto possibile non ha alcuna sostanza propria e non è in atto. Et iam declaratum est quod intellectus materialis impossible est ut habeat formam in actu, cum substantia et natura eius est ut recipiat formas secundum quod sunt forme (p. 398). Il bambino appena nato è intelligente soltanto in potenza perché l intelletto unico è congiunto a lui soltanto in potenza. Et ideo dicere puerum esse intelligentem in potentia potest intelligi duobus modis, quorum unus est quia forme ymaginate que sunt in eo sunt intellecte in potentia, secundus autem et quia intellectus materialis, qui innatus est recipere intellectum illius forme ymaginate, est recipiens in potentia et continuatus nobis in potentia (p. 405). 93

10 Tenzone nº Fino a quando l intelletto universale non sarà congiunto con l individuo formando un intelletto personale vi sarà soltanto un uomo in potenza, un bruto che diventerà uomo soltanto se acquisirà le forme universali delle cose, le specie. Queste forme universali cedono la loro sostanza all intelletto attuandolo, portandolo alla perfezione. Così il bruto diventa uomo. Soltanto la scienza permette all animale senza ragione di diventare uomo. Ma la perfezione intellettuale non è il solo fine dell uomo. Il suo intelletto può conoscere anche le intelligenze celesti. «Cum enim intellexerit formas materiales, dignior est ut intelligat formas non materiales» (p. 410). Per tutta l opera viene affermata la sostanzialità della scienza, l essere la forma conosciuta. La scienza è la cosa nel modo in cui viene conosciuta. «T.27: Et scientia que est in actu est ipsa res [ ]. Comm.: Et scientia que est in actu est ipsum scitum» (ivi). Il primo stadio che conduce l uomo alla conoscenza intellettuale di Dio consiste nell adeptio, la copulazione (copulatio) tra l intelletto individuale (in abito, speculativo) e l intelletto agente. Il commento 36 spiega come si può giungere a questo fine. E necessario che prima si raggiunga la perfezione intellettuale. Appena l intelletto individuale avrà conosciuto le forme universali di tutte le cose si salderà con l intelletto agente. A queste condizioni l uomo sarà simile a Dio. L avvicinamento è progressivo. Et manifestum est quod, cum omnia intellecta speculativa fuerint existentia in nobis in potentia, quod ipse erit copulatus nobiscum in potentia. Et cum omnia intellecta speculativa fuerint existentia in nobis in actu, erit ipse tunc copulatus nobis in actu. Et cum quedam fuerint potentia et quedam actu, tunc erit ipse copulatus secundum partem et secundum partem non; et tunc dicimur moveri ad continuationem (p. 500). 94

11 Antonio GAGLIARDI La Scienza ovvero Beatrice Soltanto nel completamento della conoscenza avverrà la saldatura. Soltanto la conoscenza delle forme universali di tutti gli enti permette la copulazione con l intelletto agente. Bisogna conoscere tutto, vedere tutto. Et manifestum est quod, cum iste motus complebitur, quod statim iste intellectus copulabitur nobiscum omnibus modis. Et tunc manifestum est quod proportio eius ad nos in illa dispositione est sicut proportio intellectus qui est in habitu ad nos. Et cum ita sit, necesse est ut homo intelligat per intellectum sibi proprium omnia entia, et ut agat actionem sibi propriam in omnibus entibus, sicut intelligit per intellectum qui est in habitu, quando fuerit continuatus cum formis ymaginabilibus, omnia entia intellectione propria (p. 500). L uomo in questo modo diventa simile a Dio. Homo igitur secundum hunc modum, ut dicit Themistius, assimilatur Deo in hoc quod est omnia entia quoquo modo, et sciens ea quoquo modo; entia enim nichil sunt nisi scientia eius, neque causa entium est aliud nisi scientia eius. Et quam mirabilis est iste ordo, et quam extraneus est iste modus essendi! (p. 501). La copulazione con l intelletto agente può avvenire soltanto verso la fine della vita. Et est manifestum ex hoc quare non continuamur cum hoc intellectu in principio, sed in postremo (ivi). Anche la conoscenza teorica deve essere analoga a quella degli enti reali. Et ex hoc apparet quod sua intellectio non est aliquid scientiarum speculativarum, sed est aliquid currens cursu rei generate naturaliter a disciplina scientiarum speculativarum (pp ). 95

12 Tenzone nº Si completa in questo modo il cammino della forma dagli occhi all intelletto portandolo dalla potenza all atto e mettendolo in grado di copulare con l intelletto agente. Nel Proemio alla Fisica si ripete in modo sintetico la necessità della perfezione intellettuale, accompagnata dalle virtù morali, se l uomo vuole essere diverso dalla statua di marmo o dal corpo morto, analogamente al bruto (Bianchi 1990). [...]et declaratum est in scientia consyderante in operationibus voluntariis quod esse hominis secundum ultimam perfectionem ipsius, et substantia eius perfecta est ipsum esse perfectum per scientiam speculativam: et ista dispositio est sibi felicitas et sempiterna vita. Et in hac scientia manifestum est quod praedicatio nominis perfecti a scientia speculativa, et non perfecti sive non habentis aptitudinem quod perfici possit est aequivoca: sicut nomen hominis, quod praedicatur de homine vivo, et de homine mortuo: sive praedicatio hominis de rationali et de lapideo 1. La sola scienza non è sufficiente ma è necessaria la pratica di tutte le virtù. Et cum hoc consequitur cognitionem scientiae speculativae scientia de moralitate virtuosa, quoniam scientes istam scientia, cum erunt secundum ordinem naturalem, oportet eos de necessitate esse virtuosos in omnibus specibus virtutum moralium, quae sunt Iustitia, Temperantia, Fortitudo, Magnanimitas, Liberalitas, Veritas, Fiducia, Mansuetudo, et aliae de virtutibus hominun (ivi). Virtù e scienza permettono all uomo di navigare per i mari del mondo fino all estremo limite. Ogni filosofo è Ulisse per una promessa di beatitudine che si può cogliere soltanto oltre il confine dell umano e del terreno. La promessa della felicità e della vita eterna come quella della somiglianza con Dio aprono lo scenario più conflittuale della tradizione biblico-cristiana, quello di Adamo e del primo peccato per opera della scienza nel giardino delle delizie. Un altro serpente invita a mangiare la mela della scienza. Su questa premessa è da misurare la vera radice dello scontro tra la dottrina di Averroè e la teologia cristiana. 96

13 Antonio GAGLIARDI La Scienza ovvero Beatrice Il primo commento al secondo libro della Metafisica porta l uomo alla conoscenza di Dio. E un testo essenziale per comprendere l ascesa dell uomo fino a diventare Dio. Soprattutto su questo testo si comprende la lingua della storia. [... ] quia comprehensio veritatis non est impossibilis in multis rebus credimus enim necessario nos scire veritatem in multis rebus. Et signum eius est quod habemus desyderium ad sciendam veritatem quoniam si comprehensio esset impossibilis tunc desyderium esset ociosum et concessum est ab omnibus quod nulla res est ociosa in fundamento naturae et creaturae[...]. Et signum facilitatis eius est hoc, quod non ignoraverunt eam omnes homines, quoniam, si inveniremus quos omnes homines, de quibus audivimus loqui, nihil scirent de veritate, tunc iudicaremus ipsam esse difficilem et non impossibilem propter longitudinem temporis quod est necessarium in sciendo veritatem et quasi brevitas temporis in quo scita fuit veritas, aut tota aut aliqua quantitas, indicat facilitatem eius[...]. Et quasi innuit se comprehendere veritatem simpliciter aut im maiori parte, secundum quod est possibile in humana natura[...]. Et, quia dispositio intellectus de re intelligibili est sicut dispositio sensus de re sensibili, assimilavit virtutem intellectus in comprehendendo intellecta abstracta a materia modo debilissimo visui in sentiendo, sicut vespertilionis, non comprehendendo maximum sensibilium, sicut Solem. Sed hoc non demostrat res abstractas intelligere esse impossibile nobis: sicut inspicere Solem est impossibile vespertilioni, quia fecit illud, quod est in se naturaliter intelligibilem, non intellectum ab alio: sicut si fecisset Solem non comprehensum ab aliquo visu. C è, nella natura umana, un desiderio che indica il fine dell uomo. Il pipistrello diventa storicamente il simbolo di questa possibilità di visione di Dio, come guardare il sole. Si rimane abbagliati ma un raggio della luce divina penetra nell intelletto dell uomo facendolo partecipare del divino in modo sostanziale. 97

14 Tenzone nº C è un altro testo che conferma la possibilità della conoscenza delle sostanze separate alla fine del nono libro della Metafisica. L analogia con la cecità dimostra ancora la possibilità naturale di giungere alla visione della trascendenza. 98 Et hoc intendebat cum dicit: intelligere eas non est verum idest cum dicimus quod apud nos non est verum de substantiis simplicibus, non intendimus quod accidit nobis error, qui est ignorantia secundum habitum, sed accidit privatio veritatis quae est ignorantia tantum et hoc est in virtute rationali sicut caecitas in oculo. Et innuit per hoc quod non intelligere res separatas per intellectum humanum est in intellectu nostro in primo simile caecitati in oculo antequam perficiatur intellectus. Hoc enim non sollummodo reperitur in hac virtute in suo primo esse sed in suo esse ultimo et hoc iam declarabimus in alio loco. Et declarabimus quod fortunitas maxima quae est inspicere intellectum separatum est per potentiam quae fit in intellectu speculativo apud suam ultimam perfectionem[...]. Et intendebat per omnia ista, quod scire ea quae sunt in actu est nobilius quam scire ea quae sunt in potentia. Et illud cuius est scientia nobilior, est nobilius. La perfezione intellettuale libera l uomo dalla cecità e permette di congiungersi con l intelletto agente, l intelletto separato. Questa è la massima felicità dell uomo. Alla fine è possibile la congiunzione con Dio, il principio dal quale dipende il cielo. Intelligentia agens in quantum est abstracta est principum nobis, necesse est ut moveat nos secundum quod amatum amans. Et si omnis motus necesse est ut continuetur cum eo, a quo sit secundum finem, necesse est ut in postremo continuetur cum hoc intellectu abstracto, ita quod erimus dependentes a tali principio a quo coelum dependet, quanvis hoc sit in nobis modico tempore, sicut dixit Aristoteles (L. XII, comm. 38). Il cammino dell uomo è stabilito da quello della scienza e l uomo può diventare Dio assimilandosi intellettualmente con lui. La scienza porta l uomo alla beatitudine. Il cristianesimo viene scardinato dalle radici. La scienza e non Cristo porta alla beatitudine della visione di Dio.

15 Antonio GAGLIARDI La Scienza ovvero Beatrice Non solo. Tutto questo avviene durante la vita terrena. Si ripete il gesto di Adamo che lo condannò alla morte e all esilio da Dio. L uomo ancora attraverso la scienza può diventare simile a Dio. Una meditazione su questa contraddizione è necessaria per comprendere il senso di un antagonismo che allarma tutte le coscienze cristiane. Senza la misura dell escatologia cristiana, l incarnazione, la passione e la morte di Cristo per ricondurre l uomo peccatore alla visione di Dio nell altra vita, non appare la necessità storica ed intellettuale di formulare un paradigma dottrinale averroista. Si ha averroismo soltanto in conflitto con il cristianesimo. La testimonianza di Tommaso d Aquino è essenziale per comprendere la forma storica di questo conflitto e la lingua più interna. Per tutta la sua vita combatte il paradigma averroista e in particolare afferma che neanche nell utero della madre il bambino è assimilabile al bruto (Contra gentiles, L. III, c. LIX) (Gagliardi 2002). Tutto il suo lavoro consiste nel negare la possibilità per l uomo di giungere alla visione di Dio in questa vita. Se Tommaso nega che ci sia uno stadio originario di pura condizione animale, per altri filosofi contemporanei c è la certezza di questo inizio e la necessità del suo superamento. Abbracciando la totalità del sapere, possedendo ogni virtù intellettuale e morale, il filosofo rappresentava il massimo della perfezione raggiungibile sulla terra. Innalzandosi fino alla visione degli enti metafisici più elevati -le sostanze separate e Dio- egli portava infatti a piena realizzazione ciò che vi è di più specificamente umano, la razionalità. [...] Chi non è filosofo -scriveva senza mezzi termini Alberico di Reims- «non est homo nisi equivoce»; il sommo bene cui un mortale può e deve aspirare -chiariva Boezio di Dacia- consiste nel piacere ricavabile dall esercizio della virtù e dalla conoscenza del vero, e chiunque non lo raggiunga «non habet rectam vitam» e deve sapere di essere «imperfectum individuum in specie sua, nec habet actiones humanas». Quanti rinunciano a realizzarsi intellettualmente -faceva eco Giacomo di Douai nella chiusa delle sue inedite questioni sul De anima- non si distinguono dai bruti, e non 99

16 Tenzone nº meritano pienamente la definizione di uomini, essendo tali solo in potenza [...] (Bianchi 1990:156-7). Sigieri di Brabante più volte afferma che la scienza è forma sostanziale. Arguitur autem quod cadat in praedicamentum substantiae, quia scientia non est nisi quidditas sciti separata a materia.[ ] Unde secundum Commentatorem, sicut materia prima nihil entium est in actu in genere sensibilis naturae, ita nec intellectus possibilis in genere intellectualis naturae. Et hoc apparet, quia secundum se non est intelligibilis antequam actu intelligat. Scientia igitur forma substantialis est (Maurer 1983:275). Il cammino di Ulisse, tra il bruto e il confine con il divino, rimane il modello di questo oltraggio. Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. (Inf. XXVI, ) L uomo nasce simile al seme in natura, potenza naturale che deve essere portata all atto, alla perfezione. Il seme e l uomo ancora bruto sono analoghi nell essere soltanto potenza rispetto al frutto e all uomo perfetto. Da questa premessa deriva la necessità di una riflessione fondamentale su di sé per comprendere quel è il fine ultimo da conseguire. C è una considerazione, una forma di coscienza originaria che separa dall incoscienza dell animale, pensando la differenza segnata dal «ma» che oppone il bruto al fine conseguibile tramite virtù e conoscenza. Anche se l uomo nasce simile al bruto, all animale senza ragione, non è condannato a restare tale per tutta la vita. Il bruto vero non può uscire dal suo stato permanente di animalità mentre per l uomo si tratta di uno stadio iniziale e transitorio. Come il seme non rimane tale ma è destinato a diventare frutto maturo. Soltanto la scienza può operare questo miracolo. Il viaggio di conoscenza fino all estremo limite tra l umano e il divino, per conoscere tutto, porta a compimento 100

17 Antonio GAGLIARDI La Scienza ovvero Beatrice completamente quel seme, il seme dell uomo, facendolo diventare uomo perfetto fino ad attraversare la frontiera vietata che lo separa da Dio. L uomo appena nato di per sé non è un bruto destinato a rimanere tale ma l analogia spiega fino in fondo la mancanza della sua natura vera, l intelletto. Quell intelletto gli viene donato dalla scienza, attraverso l assimilazione della sostanza della species intelligibilis estratta dalle cose conosciute. Come il seme svolge il proprio potenziale per via naturale, fino a diventare frutto così il bambino, seme dell uomo, attraverso la scienza diventa uomo perfetto. Il divenire della natura si trasforma in dover essere, in un imperativo morale ed intellettuale per realizzare l uomo latente nel seme e nel bruto. Ulisse ripete, in modo sintetico, l incipit del Convivio. Anche per lui la scienza, accompagnata dalla virtù, è perfezione sostanziale del seme dell uomo, del bruto originario. La dottrina averroista ha trovato il mito in grado di rappresentare il cammino umano della conoscenza, il divenire dell uomo per le strade della terra, praticando le virtù che liberano dalle passioni e dagli impedimenti per l acquisizione della scienza. Così la coscienza cristiana di Dante si pone come forma storica di una dottrina altrimenti incomprensibile. Il dialogo tra le forme mitiche e poetiche e le formule propriamente filosofiche permette di estrarre il senso complessivo di una vicenda che ormai è diventata storia e coscienza collettiva. Viene formulata nella Commedia sia la contraddizione tra la scienza e Cristo, tra il conoscere tutto di Averroè e la venuta di Cristo, sia la conciliazione. Il poema dantesco è il luogo di tutti i conflitti e nello stesso tempo il massimo progetto di conciliazione. Matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrer la infinita via che tiene una sostanza in tre persone. State contenti, umana gente al quia; ché, se potuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria; (Purg. III, 34-39) 101

18 Tenzone nº E folle chi spera che l intelletto umano possa, con le sue sole forze, attraversare la via infinita che separa l uomo dalla Trinità. Bisogna contenersi (ma anche accontentarsi, essere contento e appagato), mentre si è ancora in vita, di ciò che viene dato alla comprensione immediata, perché la conoscenza (nell identità di conoscere e vedere) del tutto non può sostituire Maria e il suo parto di salvezza e beatitudine, Cristo. Ma questo non basta. Dante non si ferma all enunciazione del limite e del negativo. E necessario superare l alternativa tra la scienza e Cristo. Le frontiere sono disegnate, ora è necessario eliminarle in una sintesi superiore. Nel momento in cui è concesso a qualcuno di varcare la soglia vietata tra l umano e il divino è necessario mostrare come la strada dell ascesa passa necessariamente per Cristo. La scienza e Cristo devono ritrovarsi in un appuntamento senza alternative affinché sia produttiva la storia della redenzione e, nello stesso tempo, l acquisizione mondana della scienza. Ormai l uomo non può fare a meno della scienza e il cristiano non può venire meno ai propri principi. La commedia è tale perché appresta un lieto fine al più drammatico conflitto del tempo per tutti quelli che credono in un cristianesimo che non può rinunciare a un intelligenza completa dell uomo e del mondo. Per comprendere nella Commedia il modo in cui avviene la conciliazione tra la scienza e Cristo e identificare la scienza in Beatrice è necessario trovare quel linguaggio proprio in grado di superare tutte le forme metaforiche e prima di tutto il principio di personificazione che ha tradotto un ente astratto nell immagine della donna. Il passaggio dalla scienza a Beatrice è senza testimonianze dirette mentre per il processo inverso è possibile trovare la formula di commutazione. Dalla lingua dei poeti si passa a quella della filosofia così come anche Guido Cavalcanti nel momento critico dello scontro in Donna me prega. Non soltanto per quel che riguarda il concetto di scienza ma anche per l identità tra conoscenza e amore. Il cammino attraverso questo linguaggio dà la possibilità di identificare, oltre la lingua poetica, i nodi intellettuali. Sciogliere i nodi della personificazione, fino a oltrepassare anche i 102

19 Antonio GAGLIARDI La Scienza ovvero Beatrice simboli personificati, è possibile se si apre un adito oltre il piano illusorio degli emblemi intellettuali diventati persone. In Guido Cavalcanti c è un raro momento in cui la lingua poetica si dissolve e lascia intravedere i fondamenti dottrinali di questa poesia. Donna me prega è il testo che parla direttamente la lingua della filosofia e della scienza medica ed espone il modo in cui si genera l amore. Vèn da veduta forma che s intende, che prende- nel possibile intelletto, come in subietto,- loco e dimoranza. (vv ) C è una forma che passa per gli occhi e, diventando intentio (intendere, in una forma ambigua tra il tendere e l essere portatrice di conoscenza), giunge nell intelletto la cui condizione ontologica è come quella della materia prima, il subietto. Qui quella forma si colloca diventando habitus stabile (dimoranza). Si tratta, come abbiamo visto, della dottrina averroista dell intelletto e della forma intelligibilis, fino alla formazione dell intellectus in habitu o abito di scienza. Guido fornisce la dottrina dell intelletto e della forma, dotata di sostanza, per la perfezione intellettuale. Questa forma che attraversa gli occhi diventando visione e giunge all intelletto è proprio la forma intelligibilis, la scienza, e l amore per questa forma, personificata nell immagine di una donna, è l archetipo dell amore cantato da tutti questi poeti. Dopo le traversie della Vita Nova e del Convivio Dante tenta la grande sintesi tra la dottrina di Averroè e quella di Cristo, tra la scienza e la grazia. La Commedia rovescia il cammino intellettuale di Dante e propone un progetto nuovo. La negazione della possibilità di giungere alla visione di Dio e delle sostanze separate della Vita Nova viene cancellata. Viene annullato il teorema del Convivio con il quale era stata negata l originarietà del desiderio di vedere Dio (Gagliardi 2002). Beatrice ritorna per fornire la guida al cammino più alto. Il suo ritorno sancisce la possibilità di unificare il cammino del filosofo e quello del cristiano. Tra le pieghe della scrittura è possibile trovare la medesima 103

20 Tenzone nº proposizione cavalcantiana, anche se in modo più sintetico, come attributo proprio di Beatrice. se quella nol ti dice che lume fia tra l vero e l intelletto. Non so se ntendi: io dico di Beatrice; (Purg. VI, 44-46) Virgilio annuncia Beatrice in modo quasi enigmatico e ne dispiega il significato essenziale, dubitando anche della capacità di Dante di comprenderlo. Si tratta di un invito alla riflessione sulla difficoltà e sulla formula sintetica usata. Svolgendo gli estremi del processo di conoscenza si recupera tutto lo spazio teorico. Beatrice è colei che illumina il cammino (nell immagine fondamentale della donna di luce di tutti questi poeti) tra l essere materiale (nell identità tra essere e vero), la cosa esistente all esterno dell anima, e l intelletto. Tra la forma vera, congiunta alla materia, e l intelletto. Questo è il cammino della conoscenza attraverso una forma che passa per gli occhi e giunge fino all intelletto possibile. Chi produce conoscenza tra l ente materiale e l intelletto è ancora una volta la forma intelligibilis, la scienza di Averroè. Beatrice è la scienza che porta alla perfezione e alla felicità. Questa teoria della conoscenza viene ripresentata altrove. Vostra apprensiva da essere verace tragge intenzione, e dentro a voi la spiega, sì che l animo ad essa volger face; e se, rivolto, inver di lei si piega, quel piegare è amor, quell è natura che per piacer di novo in voi si lega. Poi, come l foco movesi in altura per la sua forma ch è nata a salire là dove più in sua matera dura, così l animo preso entra in disire, ch è moto spiritale, e mai non posa fin che la cosa amata il fa gioire. (ivi, XVIII, 22-23) 104

21 Antonio GAGLIARDI La Scienza ovvero Beatrice Intenzione (intentio) vale forma: «intentio, idest forma» ( De Anima, p. 421). La forma che viene estratta dall essere materiale (essere verace), per la conoscenza, diventa anche oggetto d amore. Si spiega in questo modo l identità di amore e conoscenza per quella forma personificata che si chiama Beatrice. Così anche il nome di lei mostra il fine massimo dell uomo, la beatitudine, secondo il principio aristotelico già presente nella Vita Nova per il quale nomina sunt consequentia rerum. L etimo della parola diventa la sostanza del significato, oltre ogni ipotesi realistica, perché si parte dalla parola per giungere alla costruzione della persona. Dalla beatitudine si giunge a Beatrice per poterla rappresentare poeticamente. Beatrice dovrebbe essere portatrice di beatitudine o, sempre nella Vita Nova, di salute. Ma non sempre è così o non sempre è accettabile nella sua funzione. Ogni donna amata da questi poeti è la scienza che porta alla perfezione intellettuale e alla visione di Dio. Dopo gli anni del conflitto arriva, con la Commedia, il tempo della conciliazione. E possibile e necessario ricomporre Beatrice e Cristo, la scienza e la grazia, riportare Beatrice nella storia della redenzione. Nel ritorno di Beatrice (Bologna 1998) c è la possibilità di superare tutti i conflitti storici tra filosofia e cristianesimo e di risanare anche la diaspora personale dal gruppo dei poeti fiorentini. Così è possibile giungere alla visione di Dio durante il tempo dell uomo vivente. La differenza con Guido Cavalcanti è tutta qui. Nell incontro infernale con il padre di Guido Dante precisa questa differenza e prende le distanze dal tempo in cui i due giovani poeti pensavano di poter oltrepassare il confine tra l umano e il divino. Ora non è più così. Non per altezza d ingegno si oltrepassa il confine tra il terreno e la trascendenza, come pretendono i filosofi, ma è necessario il parto di Maria, Cristo. Nell apparizione di Beatrice amore e conoscenza si ritrovano e Cristo diventa il primo oggetto di conoscenza di lei. 105

22 Tenzone nº Mille desiri più che fiamma caldi strinsermi li occhi a li occhi rilucenti, che pur sopra l grifone stavan saldi. Come in lo specchio il sol, non altrimenti la doppia fiera dentro vi raggiava, or con altri, or con altri reggimenti. Pensa, lettor, s io mi maravigliava, quando vedea la cosa in sé star queta, e ne l idolo suo si trasmutava. (ivi, ) Tutti i desideri si ricompongono in un atto d amore e di conoscenza. Gli occhi di Dante contro gli occhi di Beatrice sono l atto originario che fonde amore e conoscenza. Ma negli occhi di Beatrice si specchia il grifone Cristo. L incontro a due diventa a tre. Cristo che si specchia negli occhi di Beatrice salda non soltanto scienza filosofica e teologia cristiana, sapienza profana e sapienza cristiana, ma connatura, trasforma in un unica sostanza i due nell atto della conoscenza. La trasmutazione della natura di Cristo negli occhi di Beatrice mostra come in lei il mistero dell incarnazione, la coesistenza della natura umana e quella divina, può essere conosciuto perché in quell atto di conoscenza Beatrice è diventata Cristo. Nella scienza il conoscente e il conosciuto si assimilano e la scienza dei filosofi diventa la sapienza incarnata. Ora la scienza e Cristo si incontrano fino all identificazione. Viene scongiurato l avvento di un anticristo in grado di annichilire l azione salvifica del figlio di Dio. Questo è l evento che trasforma la Commedia in un poema storico, trasformando un conflitto in progetto. Si giunge a Cristo attraverso Beatrice ma Beatrice, nella visione di Cristo, ha assimilato la sua natura ed è stata rigenerata nella sapienza incarnata. Dalla sapienza si passa all azione di redenzione. In conseguenza di questa assimilazione tra Cristo e Beatrice lei può anche assumere la funzione sacerdotale e riportare Dante nell innocenza originaria. La confessione e il battesimo manifestano la capacità salvifica propria di Cristo ormai integrata nella natura di Beatrice. 106

23 Antonio GAGLIARDI La Scienza ovvero Beatrice Così si può attraversare il confine tra la terra e il cielo perché si è compiuta sia la perfezione intellettuale sia quella cristiana secondo il principio della redenzione. Non ci sarà la fine di Ulisse anche se la sua memoria accompagnerà fino alla fine il cammino di Dante quale ammonimento di un altro modo di compiere il viaggio, per virtù e conoscenza soltanto. Beatrice illuminata da Dio può, a sua volta, illuminare il viandante portandolo a livelli sempre più alti di conoscenza. Fino a guardare il sole, simbolo di Dio, senza rimanere abbagliato. quando Beatrice in sul sinistro fianco vidi rivolta e riguardar nel sole: aquila sì non li s affisse unquanquo. E sì come secondo raggio suole uscir del primo e risalire in suso, pur come pelegrin che tornar vuole, così de l atto suo, per li occhi infuso ne l imagine mia, il mio si fece, e fissi li occhi al sole oltre nostr uso.... Beatrice tutta ne l etterne rote fissa con li occhi stava; e io in lei le luci fissi, di là su rimote. (Par. I, 46-54; 64-66) Questa scienza non è autonoma. Non può da sé ascendere alla conoscenza più alta se non è aiutata dal lume divino. Da Dio a Beatrice, da Beatrice a Dante per giungere a Dio in una circolarità perfetta. L assimilazione tra Cristo e Beatrice cancella tutte le antitesi e permette al filosofo di salire fino alla visione di Dio perché anche il cristiano si è assimilato nello statuto della sua conoscenza. Non vi sono più conflitti. Il filosofo cristiano può ottenere quella perfezione intellettuale che gli permette di ascendere alla visione di Dio e alla beatitudine purché la strada sia aperta da Cristo, componendo sapienza filosofica e sapienza biblico-cristiana. La scienza porta alla beatitudine e alla perfezione purché l azione salvifica di Cristo rinnovi come pianta 107

24 Tenzone nº novella quell uomo oberato dal peccato. Il bruto e il peccatore sono all origine della selva oscura e il cammino penitenziale si trasforma in cammino di conoscenza dimostrando che tutte le antitesi si sono dissolte. Per avere un idea chiara dell averroismo, nella sua forma storica, è necessario estrarre dalle parole il senso dell alternativa tra la filosofia e il cristianesimo nel modo in cui la scienza porta l uomo alla perfezione e alla felicità. La frontiera passa attraverso le parole e la loro radice storica. Se il cristianesimo ha Cristo per proprio principio, per il filosofo la scienza, quasi simbolo dell anticristo. Ambedue perseguono il medesimo fine, la beatitudine della visione di Dio. La filosofia sulla terra, dentro la vita dell uomo. Cristo dopo la vita terrena. Ma per Averroè una vita dopo quella terrena non esiste perché l anima dell uomo è mortale e sopravvive soltanto l intelletto unico. La proposizione condannata nel 1277, «Quod felicitas habetur in hac vita e non in alia» (Hissette, 1977) costituisce l'essenza dell averroismo. Tommaso d Aquino, sull ultimo fine dei filosofi, costruisce l alternativa cristiana mostrando le frontiere del conflitto tra due prospettive di perfezione e di beatitudine. Il conoscere tutto, l iscrizione di tutto l universo nell anima intellettiva dell uomo, si contrappone a una visione di Dio promessa per un tempo futuro, dopo la morte. Unde haec est ultima perfectio ad quam anima potest pervenire, secundum philosophos, ut in ea describatur totus ordo universi, et causarum eius; in quo etiam finem ultimum hominis posuerunt, qui secundum nos erit in visione Dei [ ] (S.Thomae Aquinatis, 1964). Così è anche possibile comprendere l ardimento del progetto di Dante nel trasformare le antitesi, diventate ormai anche sostanza storica, in un progetto di conciliazione. Non c è più differenza tra il Dio cristiano e il Dio dei filosofi, tra la beatitudine del cristiano e quella del filosofo. Un unica via permette di ascendere per i cieli e di giungere a Dio purché attraversi la traccia disegnata da Cristo. Nel momento in cui una coscienza cristiana, come quella di Dante, si rende conto dell alternativa tra la scienza e Cristo cerca un risposta che salvi il bisogno di 108

25 Antonio GAGLIARDI La Scienza ovvero Beatrice conoscenza e l escatologia della salvezza cristiana. Questa è la Commedia, cammino verso la visione di Dio da essere vivente prima in compagnia di Virgilio e la sapienza filosofica precristiana. Poi Beatrice coniuga scienza divina dei filosofi e sapienza cristiana. Fino al limite in cui è necessario fare ricorso a colei che ha partorito Cristo permettendo la storia della redenzione. Soltanto Maria può permettere di salire fino alla visione di Dio. supplica a te, per grazia, di virtute tanto, che possa con li occhi levarsi più alto verso l ultima salute. (Par. XXXIII, 25-27) Gli occhi possono levarsi fino all ultima fonte della beatitudine soltanto tramite Maria. Questo rimane il limite della scienza. Quegli occhi che sono l inizio della conoscenza e dell amore ora, dinanzi a Dio, devono fare ricorso a una mediazione esterna al loro medesimo sapere e potere. La perfezione ultima e l ultima felicità non sono a disposizione dell uomo per via naturale. In questo punto estremo del cammino di Dante la parola incontra l altra opera, iniziata con la pretesa di giungere al fine ultimo tramite la scienza. Bisogna rileggere il testo precedente per comprendere la dialettica della biografia intellettuale di Dante, i silenzi e gli scarti, come le convenienze. Il Convivio viene negato nella sua pretesa di giungere a una perfezione ultima e a una beatitudine ultima tramite la scienza. Maria e Cristo erano assenti in quell opera e ora si scopre il limite del filosofo nei confronti del cristiano. Il confronto tra le due opere mostra il lavoro di Dante per formulare il cammino a Dio senza dover sottostare alle scissioni e alle contrapposizioni del tempo, offrendo quell unità progettuale in grado di non sacrificare il filosofo al cristiano. La tragedia del filosofo, dell opera precedente, si trasforma nella commedia del cristiano unificando in Cristo l azione perfezionatrice della scienza. Beatrice ritorna alla testa della sapienza cristiana e non soltanto trasforma il bruto in uomo ma restituisce al peccatore la santità originaria. 109

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