LA PROTEZIONE CIVILE

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1 ASSOCIAZIONE DI PROTEZIONE ED EMERGENZE CIVILI ORDINE DEGLI INGEGNERI PALERMO LA PROTEZIONE CIVILE 1 INCONTRO 18 Ottobre 2011

2 Belice Gennaio 1968 Quando giunsero i primi soccorsi in prossimità dell'epicentro tra Gibellina, Salaparuta e Poggioreale il sistema viario ordinario era stato reso inservibile dal sisma. In conseguenza di ciò molti collegamenti con i paesi colpiti erano ancora estremamente difficoltosi, in alcuni casi impossibili, ventiquattro ore dopo il violento sisma. Ciò rese ancora più confusa l'opera dei soccorritori già poco coordinati e gli interventi furono del tutto frammentati. Tra i 14 centri colpiti dal sisma vi furono paesi che rimasero completamente distrutti: Gibellina, Poggioreale, Salaparuta, Montevago. Le vittime furono 370, un migliaio i feriti e circa i senzatetto.

3 Lo Stato non era preparato... Con la legge all'epoca vigente (nº 473 del 1925) il soccorso alle popolazioni colpite da eventi calamitosi era delegato al Ministero dei Lavori Pubblici, ed al suo braccio operativo rappresentato dal Genio Civile, con il concorso delle strutture sanitarie. Negli anni 1950, 1962 e 1967 vengono infruttuosamente presentati progetti di legge specifici. La prima vera svolta si ha nel 1970: infatti vede la luce la legge nº996 dal titolo «Norme sul soccorso e l'assistenza alle popolazioni colpite da calamità». Si hanno, così, per la prima volta, disposizioni di carattere generale che prevedono un'articolata organizzazione di protezione civile; ancora però non si parla di previsione e prevenzione. Le funzioni operative sono del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e tutta l attività resta sotto il controllo del Ministero degli Interni.

4 Friuli 1976 Alle ore 21:06 del 6 maggio 1976 il Friuli fu devastato da un terremoto di Magnitudo 6,4 con ulteriori importanti scosse l'11 e 15 settembre dello stesso anno. La scossa, avvertita in tutto il Nord Italia, investì principalmente 77 comuni italiani, per una popolazione totale di circa abitanti, provocando 989 morti e oltre senza tetto. Il 15 settembre Giuseppe Zamberletti fu nominato Commissario straordinario del Governo incaricato del coordinamento dei soccorsi. Gli fu concessa carta bianca ed in collaborazione con le Amministrazioni locali, i fondi statali destinati alla ricostruzione furono gestiti direttamente da Zamberletti assieme al governo regionale del Friuli Venezia Giulia. Finito il mandato di Zamberletti, il governo regionale del Friuli Venezia Giulia, grazie ad un'attenta ed efficiente gestione delle risorse, poté, nell'arco di circa dieci anni ricostruire interi paesi.

5 Irpinia Novembre 1980 Il terremoto colpì alle 19:34 di domenica 23 novembre Una forte scossa di magnitudo 6,5 sulla scala Richter, della durata di circa 90 secondi e le successive repliche causarono oltre morti ed oltre feriti, senzatetto, cancellarono oltre costruzioni in 686 comuni danneggiandone gravemente altre Anche in tale occasione il Governo, per far fronte all'emergenza, nominò Giuseppe Zamberletti Commissario Straordinario. I motivi principali furono due: la difficoltà di accesso dei mezzi di soccorso nelle zone dell'entroterra, per il cattivo stato della maggior parte delle infrastrutture, e la mancanza di un'organizzazione che fosse capace di coordinare risorse e mezzi in maniera tempestiva e ottimale.

6 Di ritorno dall'irpinia, in un discorso in tv rivolto agli italiani, Pertini denunciò con forza il ritardo e le inadempienze dei soccorsi, che arriveranno in tutte le zone colpite solo dopo cinque giorni. «Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi» (Sandro Pertini, edizione straord. Tg2, 27/11/80). La promulgazione della Legge 24 febbraio 1992 n 225 Istituzione del Servizio Nazionale della protezione civile ha portato alla nascita di una entità definita per affrontare i temi legati alla protezione civile che viene chiamata sistema nazionale della protezione civile.

7 (Legge 225/92) Con il termine protezione civile si intendono le attività messe in campo dallo Stato per tutelare l integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi

8 Umbria e Marche 1997 Il terremoto di Umbria e Marche fu il forte sisma che interessò le due regioni dell'italia centrale nel settembre-ottobre Esso ebbe una magnitudo momento di 6,1 e un'intensità massima del IX grado Mercalli. La scossa notturna del 26 settembre lesionò gravemente gli edifici dei centri appenninici causando la morte di una coppia di anziani coniugi sepolti dalle macerie. Quella del mattino determinò il crollo di alcuni edifici o parti di essi, già lesionati dalle scosse precedenti, fra cui la volta giottesca della Basilica Superiore della chiesa di San Francesco ad Assisi. I danni vi furono anche nelle Marche, e in particolare nelle zone più vicine al confine con l'umbria e quindi più vicine all'epicentro. Complessivamente il terremoto umbro-marchigiano causò, direttamente o indirettamente, il decesso di undici persone e ingenti danni a monumenti e opere d'arte. Solo per il restauro della volta della basilica assisiate, in particolare, occorsero circa 35 milioni di euro. Per i circa interventi di soccorso furono previsti approssimativamente 8 miliardi di euro di spesa. Molti abitanti delle zone terremotate (Sellano, Foligno, Serravalle di Chienti) vivono ancora nelle case in legno strutturale. Queste case hanno sostituito gli iniziali container in lamiera forniti dalla Protezione Civile. Secondo i dati del'osservatorio sulla Ricostruzione della Regione Umbria, al dicembre 2008, risultava rientrata nelle case lesionate dal sisma il 93% della popolazione colpita dai danni, con una spesa di 4.4 miliardi di Euro.

9 La protezione civile è un organizzazione composta da diversi soggetti (ciascuno con un ruolo diverso) che rappresentano le componenti e le strutture operative del Sistema. Grazie ad una regia comune ciascuna parte svolge la propria attività in modo coordinato partecipando coerentemente al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

10 ATTIVITA' DI PROTEZIONE CIVILE Attività di previsione Attivita che hanno lo scopo di determinare le cause dei fenomeni calamitosi, individuare i rischi e il territorio esposto ai rischi individuati. Attività di prevenzione Attività volte ad eliminare o ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni in seguito al verificarsi di un evento calamitoso. Attività di soccorso Interventi diretti ad assicurare alla popolazione colpita ogni forma di prima assistenza. Ripristino della normalità Attività volte a rimuovere tutti gli ostacoli alla ripresa delle normali attività precedenti l evento.

11 OPERAZIONI DI PROTEZIONE CIVILE Un operazione è definibile di Protezione Civile quando nelle attività sono coinvolte, a seguito di un'emergenza, un alto numero di specializzazioni e quando tali specializzazioni necessitano di essere coordinate. Al variare della tipologia di emergenza e dell intensità dell evento, corrisponde un diverso coinvolgimento delle diverse specializzazioni in campo.

12 L.225/92 Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile Vengono definite: Tipologie degli eventi e gli ambiti di competenze Attività e compiti di protezione civile Componenti del servizio nazionale della protezione civile Organi centrali del Servizio nazionale della protezione civile Le strutture operative nazionali del Servizio

13 D.L.Bassanini n 112/98 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo Stato alle Regioni ed agli enti locali. Con tale decreto sono state operate concrete modifiche all impianto normativo della L. n 225/92, variando l assetto della ripartizione delle competenze amministrative tra Stato, Regioni ed enti locali e trasferendo alle regioni ed enti locali tutte le funzioni che non siano riservate espressamente allo Stato. Si tratta, come appare evidente dell applicazione della politica del decentramento anche al campo della protezione civile

14 Legge 225/92 Art. 6 Componenti del Servizio nazionale della protezione civile 1. All attuazione delle attività di protezione civile provvedono, secondo le rispettive competenze, le amministrazioni dello stato, le regioni, le province, i comuni e le comunità montane, e vi concorrono gli enti pubblici, gli istituti ed i gruppi di ricerca scientifica, nonché, ogni altra istituzione ed organizzazione anche privata. 2. Concorrono, altresì, all attività di protezione civile i cittadini ed i gruppi associati di volontari civili, nonché gli ordini ed i collegi professionali.

15 Legge 225/92 Art. 11 Strutture operative nazionali a) il Corpo nazionale dei VVF quale componente fondamentale della p.c.; b) le Forze armate; c) le Forze di polizia; d) il Corpo forestale dello Stato; e) i Servizi tecnici nazionali; f) i gruppi nazionali di ricerca scientifica di cui all'articolo 17, l'istituto nazionale di geofisica ed altre istituzioni di ricerca; g) la Croce rossa italiana; h) le strutture del Servizio sanitario nazionale; i) le organizzazioni di volontariato; l) il Corpo nazionale soccorso alpino-cnsa (CAI).

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17 RIEPILOGANDO... COSA E' E' un Servizio organizzato livelli di competenza COSA FA Tutela l integrità della vita, dei per beni degli insediamenti e dell ambiente; Composto da Componenti politico-istituzionali (Stato, Regioni, Province, Comuni) Attraverso 4 attività che sono la previsione, la prevenzione, il soccorso e il ripristino delle condizioni di normalità; Che si avvale del contributo Contrastando eventi naturali o di tecnico-scientifico delle origine antropica che vanno Strutture operative fronteggiati dalle componenti (VVF, CFS, SSN, FF.AA., Volontariato, ecc.)

18 Nella maggioranza dei Paesi europei, la protezione civile è un compito assegnato ad una sola istituzione o a poche strutture pubbliche. In Italia, invece, è coinvolta in questa funzione tutta l'organizzazione dello Stato, al centro ed in periferia, dai Ministeri al più piccolo Comune, ed anche la società civile partecipa a pieno titolo al Servizio Nazionale della Protezione Civile, soprattutto attraverso le organizzazioni di volontariato.

19 IL SERVIZIO NAZIONALE DI PROTEZIONE CIVILE Il sistema è basato sul principio di sussidiarietà. Il primo responsabile della protezione civile in ogni Comune è il Sindaco, che organizza le risorse comunali secondo piani prestabiliti per fronteggiare i rischi specifici del suo territorio. Se necessario si mobilitano immediatamente i livelli provinciali, regionali e, nelle situazioni più gravi, anche il livello nazionale, integrando le forze disponibili in loco con gli uomini e i mezzi necessari.

20 PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA' CATENA DI MOBILITAZIONE

21 L.225/92: Tipologie degli eventi e gli ambiti di competenze Tipo a) livello comunale Eventi naturali o connessi con l attività dell uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti ed amministrazioni competenti in via ordinaria Tipo b) livello sovra comunale Eventi naturali o connessi con l attività dell uomo che, per la loro natura ed estensione comportano l intervento ordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria Tipo c) livello nazionale Calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità ed estensione debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari

22 L'INTERVENTO DEL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE Quando le Strutture Comunali da sole non riescono a fronteggiare l'emergenza, per il Principio di sussidiarietà sono chiamati ad intervenire Provincia e Regione. L intervento del Dipartimento della Protezione Civile avviene solo quando Comune, Provincia e Regione non riescono da sole a fronteggiare un emergenza!

23 D.Lgs 112/98 Compiti conferiti allo Stato indirizzo, promozione, coordinamento Compiti conferiti alla Regione - attuazione di interventi urgenti in caso di crisi determinata dal verificarsi o dall imminenza di eventi di tipo b, avvalendosi anche del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco - organizzazione ed utilizzo del volontariato - Indirizzi per la pianificazione comunale e provinciale d emergenza

24 D.Lgs 112/98 Compiti conferiti alla Provincia - previsione e prevenzione in ambito provinciale - pianificazione provinciale - vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di P.C. di servizi urgenti da attivare in caso di emergenza Compiti conferiti al Comune - attività di previsione dei rischi - provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi - predisposizione di piani comunali - attivazione dei primi soccorsi - utilizzo del volontariato di protezione civile comunale

25 Le Strutture Operative concorrono insieme a tutte le componenti del Sistema alle attività di: - Previsione dei rischi e analisi del territorio - Prevenzione dei rischi - Soccorso a seguito di eventi calamitosi - Ripristino delle normali condizioni di vita

26 La più numerosa tra le Strutture Operative è il Volontariato con più di Organizzazioni censite e più di di volontari. Tra le competenze del volontariato rientrano anche la PREVISIONE E PREVENZIONE, in quanto il volontariato spesso collabora con le Istituzioni per la redazione dei piani di protezione civile, aiutando i cittadini ad adottare comportamenti corretti in caso di emergenza, ma anche studiando ed attuando le strategie per salvaguardare l ambiente e mantenere sicuro il territorio.

27 LE EMERGENZE Le emergenze si caratterizzano a seconda del livello di competenza EMERGENZA DI TIPO A - COMUNE Si riferisce ad emergenze locali gestibili su scala comunale in via ordinaria. EMERGENZA DI TIPO B PROVINCIA / REGIONE Richiede una risposta e risorse su scala provinciale o regionale, con provvedimenti ordinari. EMERGENZA DI TIPO C -STATO / D.P.C. Assume rilievo nazionale per estensione e/o intensità; richiede l'intervento di mezzi e poteri straordinari.

28 ORGANIZZAZIONE OPERATIVA DEL SISTEMA DI PROTEZIONE CIVILE LIVELLO NAZIONALE COMITATO OPERATIVO COMMISSIONE GRANDI RISCHI SALA SITUAZIONE ITALIA DI.COMA.C. LIVELLO REGIONALE SALA OPERATIVA UNICA REGIONALE C LIVELLO PROVINCIALE C.C.S. B C.O.M. A C.O.M. C.O.C C.O.M. C.O.I. C.O.C. C.O.I. C.O.C.

29 Glossario: - C.O.C. Centro Operativo Comunale - C.O.I. Centro Operativo Intercomunale - C.O.M. Centro Operativo Misto - C.C.S. Centro Coordinamento Soccorsi - S.O.U.R. Sala Operativa Unica Regionale - DI.COMA.C. Direzione Comando e Controllo

30 L.225/92 - Stato di emergenza Al verificarsi di un evento di tipo C il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, ovvero, per sua delega del Ministro per il coordinamento della protezione civile, delibera lo stato di emergenza, determinandone durata ed estensione territoriale in stretto riferimento alla qualità ed alla natura degli eventi. Con le medesime modalità si procede alla eventuale revoca dello stato di emergenza al venire meno dei relativi presupposti. Per l attuazione degli interventi di emergenza conseguenti alla dichiarazione dello stato di emergenza, possono essere emanate ordinanze in deroga ad ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi generali dell ordinamento giuridico, che verranno pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale e trasmesse ai sindaci interessati. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, per l attuazione degli interventi di emergenza può avvalersi di commissari delegati.

31 LA GESTIONE DELL'EMERGENZA LIVELLO NAZIONALE

32 Organizzazione e funzionamento di Sistema Sala Situazione Italia del Dipartimento Nazionale (DPCM e Direttiva 3 dicembre 2008) Sistema è un centro di coordinamento nazionale nella Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione civile, che ha il compito di: - monitorare e sorvegliare il territorio nazionale per individuare le emergenze previste o in atto e seguirne l'evoluzione; - allertare e attivare le diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile che concorrono alla gestione delle emergenza. Opera 24 ore su 24 tutti i giorni dell'anno e vi partecipano, con una propria postazione, il personale del Dipartimento della Protezione civile ed un rappresentante per ognuna delle seguenti strutture operative: Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, Forze Armate, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Capitanerie di Porto - Guardia Costiera, Croce Rossa.

33 Organizzazione e funzionamento di Sistema Sala Situazione Italia del Dipartimento Nazionale (DPCM e Direttiva 3 dicembre 2008) In tempo ordinario Riceve, richiede, raccoglie, elabora e verifica le notizie sulle emergenze, previste o in atto, sul territorio nazionale ed estero. Inoltre acquisisce ogni informazione utile sugli interventi e sulle misure adottate a livello locale e regionale, mantenendo il necessario raccordo con: le sale operative nazionali delle forze istituzionali preposte al soccorso e/o di pubblica utilità; le sale operative di protezione civile delle Regioni e delle Province autonome; le sale operative delle amministrazioni provinciali e degli Uffici Territoriali del Governo-Prefetture; le sale operative nazionali o le strutture di controllo centrale degli enti e amministrazioni che gestiscono le reti e le infrastrutture di servizi. Sistema opera in stretto raccordo con i diversi uffici e servizi del Dipartimento della Protezione Civile e mantiene un collegamento informativo e operativo costante con il Cfc - Centro Funzionale Centrale, il Coemm - Centro operativo per le emergenze marittime e il Coau - Centro operativo aereo unificato

34 Organizzazione e funzionamento di Sistema Sala Situazione Italia del Dipartimento Nazionale (DPCM e Direttiva 3 dicembre 2008) In emergenza Oltre a svolgere la propria attività di monitoraggio e sorveglianza del territorio, ha il compito di allertare e, se necessario, attivare le diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile. In emergenza Sistema si configura in Unità di crisi - S3, che è lo stato di configurazione previsto dalle procedure di attivazione interna del Dipartimento. L'attività dell'unità di crisi è organizzata per settori di intervento, le Funzioni di supporto, a cui partecipano i diversi uffici e servizi competenti del Dipartimento e i rappresentanti di altre amministrazioni ed enti competenti per l attività della Funzione. Ogni funzione ha una propria postazione nella Sala Situazione Italia e Sistema si configura come funzione "Strutture operative".

35 NUOVO ARGOMENTO

36 DISASTER MANAGEMENT La gestione delle catastrofi è una complessa serie di attività che comprende la valutazione dei rischi, la conoscenza delle misure di prevenzione, la preparazione per affrontare le catastrofi future, la risposta urgente per il soccorso in emergenza, ed il ritorno allo stato quo-ante. Una buona consapevolezza e preparazione della comunità possono ridurre l'impatto di un disastro soprattutto per le persone più vulnerabili, come quelle che vivono in zone soggette a rischio.

37 IL CICLO DEI DISASTRI

38 MITIGATION = PREVENZIONE Riduzione dei danni Tutte le attività di prevenzione rivolte alla riduzione die danni provocati da disastri naturali o di origine antropica costituiscono la migliore difesa rispetto alle conseguenze dei disastri. In tal senso bisognerebbe: - cambiare le priorità della politica ambientale, mettendo al primo posto la difesa dai disastri naturali; - mettere in sicurezza le grandi reti infrastrutturali, le aree più esposte, i centri storici, il patrimonio culturale, stabilendo priorità, tempi e modalità; - formulare indirizzi progettuali per la ricostruzione di aree ed opere a rischio. - avviare una politica di razionalizzazione della spesa pubblica, prevedendo la copertura finanziaria dei danni causati da calamità naturali.

39 PREPAREDNESS = PREPARAZIONE Prepariamoci ad affrontare gli eventi futuri - Aumentando la capacità di risposta delle strutture operative del Sistema Protezione Civile ; - Mediante lo sviluppo di reti di sistemi di allarme precoce (early alarm early warning); - Pianificando la risposta agli eventi identificando ruoli e responsabilità degli attori; - Formando gli operatori ed effettuando esercitazioni; - Educando la popolazione ad affrontare le emergenze.

40 RESPONSE = REAZIONE Individuazione die bisogni e delle priorità - Search and rescue - ricerca e soccorso - Valutazione delle condizioni di salute della popolazione colpita - Individuazione delle strutture di ricovero per la popolazione sfollata - Analisi di composizione ed esigenze della popolazione assistita - Valutazione dello stato delle infrastrutture e degli edifici strategici Qualsiasi risposta all emergenza deve essere coordinata ed intesa ad assicurare la sopravvivenza del massimo numero possibile di vittime.

41 RECOVERY = RICOSTRUZIONE Ricostruzione della quotidianità E' sempre necessario ristabilire al più presto le condizioni di vita precedenti all'evento. A seconda della gravità dell'evento può essere necessario ricostruire le infrastrutture sociali e fisiche di un'intera comunità e rivitalizzarne l'economia. Le strutture danneggiate ed i servizi devono essere ripristinati valutando l'opportunità di apportare miglioramenti. Devono essere sempre considerati i fattori stagionali nella scelta del tipo di riparo temporaneo da utilizzare.

42 EVENTO DATA LOCALITA' VITTIME Frana 01/10/2009 Giampilieri (Me) 37 Terremoto 06/04/2009 L'Aquila 308 Terremoto 31/10/2002 San Giuliano di Puglia 30 Frana 05/05/1998 Sarno 160 Terremoto 26/09/1997 Umbria - Marche Terremoto 23/11/1980 Irpinia Terremoto 06/05/1976 Friuli 989 Terremoto 15/01/1968 Belice 370 Frana 09/10/1963 Vajont Alluvione 01/10/1954 Salernitano Terremoto 23/07/1930 Irpinia Terremoto 13/01/1915 Marsica Terremoto 28/12/1908 Messina Eruzione vulcanica 18/04/1906 Napoli Terremoto 08/09/1905 Calabria Temperature estreme 16/07/

43 I più forti Terremoti in Italia Val di Noto, Sicilia orientale (11 gennaio 1693) 7,41 Mw morti Messina e Reggio Calabria (28 dicembre 1908) 7,24 Mw morti Lamezia Terme, Calabria (8 settembre 1905) 7,06 Mw 557 morti Lamezia Terme, Calabria (27 marzo 1638) 7,00 Mw morti Avezzano, Abruzzo (13 gennaio 1915) 6,99 Mw morti Sannio e Molise (5 dicembre 1456) 6,96 Mw morti Montemurro, Basilicata (16 dicembre 1857) 6,96 Mw morti Calabria e Messina (5 febbraio 1783) 6,91 Mw morti Irpinia e Basilicata (23 novembre 1980) 6,89 Mw morti Irpinia e Basilicata (8 settembre 1694) morti 6,87 Mw

44 I più disastrosi Terremoti in Italia Messina e Reggio Calabria (28 dicembre 1908) 7,24 Mw morti Val di Noto, Sicilia orientale (11 gennaio 1693) 7,41 Mw morti Messina e Reggio Calabria (5 febbraio 1783) 6,91 Mw morti Avezzano, Abruzzo (13 gennaio 1915) 6,99 Mw morti Verona (3 gennaio 1117) 6,49 Mw morti Sannio e Molise (5 dicembre 1456) 6,96 Mw morti Catania (4 febbraio 1169) 6,60 Mw morti Montemurro, Basilicata (16 dicembre 1857) 6,96 Mw morti Nicastro (Lamezia Terme) (27 marzo 1638) 7,00 Mw morti Carinzia e Friuli (25 gennaio 1348) 6,66 Mw morti

45 Uragani, frane, eruzioni e terremoti per la natura, non sono catastrofi. Sono eventi naturali ben noti all'uomo, governati da leggi fisiche non del tutto svelate. Uragani, frane, eruzioni e terremoti continueranno ad accadere. La natura non ha coscienza. L'uomo si!

46 Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione. Albert Einstein

47 Strategie di prevenzione più efficaci farebbero non solo risparmiare decine di miliardi di dollari, ma salverebbero decine di migliaia di vite. Costruire una cultura di prevenzione non è facile. Mentre i costi della prevenzione debbono essere pagati nel presente, i suoi benefici si avvertono in un futuro distante. Per di più, i benefici non sono tangibili: essi sono i disastri che non sono mai accaduti. Kofi Annan, WSSD 2002

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