I tracciati ICAR di interoperabilità - Il ruolo di EAD3 e EAC-CPF

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1 I tracciati ICAR di interoperabilità - Il ruolo di EAD3 e EAC-CPF Stella Di Fazio Istituto centrale per gli archivi 1

2 Obiettivi dell intervento Esposizione sintetica degli standard EAD (si farà riferimento in particolare alla versione EAD3, ultima release del modello) ed EAC-CPF, funzionale ad una più agevole comprensione dei tracciati di interoperabilità Inquadramento teorico e operativo di alcune scelte effettuate nella mappatura dei tracciati, con anticipazione degli aspetti maggiormente problematici incontrati in tale attività 2

3 Encoded Archival Description - EAD È uno schema di metadati formalizzato in XML (DTD e successivamente anche XSD) utilizzato a livello internazionale per codificare inventari archivistici, o più generalmente per descrivere complessi archivistici a qualunque livello. Ideato nel corso degli anni Novanta da un gruppo di lavoro sorto nell ambito della comunità archivistica statunitense, mantenuto dalla SAA sotto l egida della Library of Congress, si è posto un duplice obiettivo: - consentire il recupero in formato elettronico e la pubblicazione in rete di inventari ed altri strumenti di ricerca archivistici nati su supporto analogico (legacy data) - rappresentare un modello normativo di riferimento per strumenti di ricerca elaborati direttamente in formato digitale, tenendosi al passo con le contemporanee riflessioni portate avanti dall ICA nell elaborazione delle norme ISAD. 3

4 EAD: le tre versioni (1998, 2002, 2015) La prima versione del modello EAD risale al 1998: fu formalizzata come DTD SGML (precedette di poco l avvento di XML) e si caratterizzava per una particolare attenzione alla disponibilità di elementi unicamente destinati a gestire la resa grafica di determinate componenti informative, in non lieve contraddizione con la filosofia dei linguaggi di markup; La seconda versione del modello è dell anno 2002: registra principalmente il passaggio dalla formalizzazione SGML a quella XML, senza significativi cambiamenti del modello dati se non un certo numero di elementi e attributi dichiarati deprecati, la maggior parte dei quali finalizzati alla formattazione (es. tabellare) dello strumento di ricerca, e l incremento della possibilità di introdurre collegamenti ( xlink ) 4

5 ead2002: la struttura logica La struttura gerarchica del modello prevede(va), come primi livelli subordinati di un elemento radice <ead>: Un segmento che fornisce informazioni per l identificazione dello strumento di ricerca Un segmento opzionale contenente un frontespizio generato a mano Un segmento contenente l effettiva descrizione archivistica, che fornisce informazioni strutturate gerarchicamente, dal livello di descrizione più alto ai livelli inferiori, sui complessi documentari 5

6 ead2002: la struttura logica <ead> - root element <eadheader> - segmento che fornisce informazioni sul finding aid in sé e per sé <frontmatter> - segmento opzionale contenente informazioni tipiche di un frontespizio <archdesc> - la descrizione del complesso archivistico </ead> 6

7 ead/eadheader <eadheader> Intestazione EAD: elemento contenitore obbligatorio che fornisce complessivamente informazioni atte a rappresentare un vero e proprio frontespizio elettronico dello strumento di ricerca, indispensabili per una sua corretta individuazione in ambito digitale. Ha 4 sottoelementi, i primi due dei quali obbligatori: <eadid> Identificatore EAD, codice identificativo univoco che identifica l oggetto testuale (e l istanza EAD) <filedesc> Descrizione del mezzo di corredo, racchiude il complesso della informazione bibliografica essenziale relativa a titolo (reso tramite i sottoelementi obbigatori /titlestmt/titleproper), autore, edizione, pubblicazione, etc. dello strumento di ricerca precedentemente edito. <profiledesc> Descrizione del profilo <revisiondesc> Descrizione degli aggiornamenti 7

8 ead/archdesc La descrizione vera e propria della documentazione, si raggiunge col terzo elemento high level proposto dal modello dati EAD, <archdesc> Descrizione archivistica. In una rappresentazione dell informazione che procede dal generale al particolare, <archdesc> corrisponde al livello di descrizione più alto del corpus documentario descritto dallo strumento di ricerca, contenente l intera informazione riguardante l identificazione e la descrizione della documentazione archivistica, e molte delle informazioni supplementari che possono facilitarne l accesso e l utilizzo da parte degli utenti. L attibuto ne definisce il livello di descrizione (collection, class, fonds, subfonds, series, subseries, file, recordgrp, item). Inserendo un ulteriore valore possibile, otherlevel, possono essere introdotti valori diversi da quelli predefiniti. 8

9 ead/archdesc/dsc Il sottoelemento <dsc> Descrizione delle componenti, segnala e al tempo consente il passaggio alla descrizione più analitica delle componenti del complesso archivistico descritto, introdotte quali elementi subordinati gerarchicamente ed ulteriormente annidabili con meccanismo a scatole cinesi. L attributo rende possibile dichiarare il livello di dettaglio descrittivo e le modalità di presentazione delle componenti subordinate: lista semichiusa di valori possibili: analyticover, combined, in-depth, othertype. 9

10 ead/archdesc/dsc/c L elemento <c> Componente codifica ripetendosi ed annidandosi senza un limite di occorrenze stabilito i diversi livelli strutturali in cui si articola il corpus archivistico. In conformità ai principi della descrizione multilivello i data elements disponibili all interno di <archdesc> si ripetono inalterati all interno dei livelli descrittivi inferiori <c>, per cui analizzando la struttura di <c> si illustreranno al contempo le componenti informative di <archdesc>.. Tra le esigue differenze riscontrabili si segnala che in <c> l è opzionale e il suo uso viene solo raccomandato nelle linee guida associate allo standard. 10

11 ead//did <archdesc> e <c> condividono una articolazione strutturale che prevede la presenza obbligatoria di un primo blocco di informazioni essenziali per la corretta individuazione e rappresentazione della documentazione archivistica cui si riferiscono, denominato complessivamente <did> Identificazione e descrizione. <did> si presenta organizzato come una successione non ordinata (ovvero priva di un ordine di sequenza formalmente definito) di fondamentali elementi identificativi e descrittivi, che all occorrenza possono anche ripetersi più volte. 11

12 ead//did <unitid> Identificatore dell unità, corrispondente al codice identificativo dell unità di descrizione; <unittitle> Denominazione o titolo, denominazione, originale o attribuita, dell unità di descrizione; <unitdate> Date, estremi cronologici dell unità di descrizione espressi in forma testuale o numerica. Alcuni importanti attributi ne specializzano l uso; se ne vedranno più nel dettaglio le caratteristiche parlando di EAD3, che ha introdotto numerose modifiche nell espressione delle date; <physdesc> Descrizione fisica, vi vengono fornite, a testo libero o segmentate in specifici sottoelementi, informazioni relative alla consistenza o alle caratteristiche fisiche dei materiali descritti; vale quanto detto sopra per <unitdate> 12

13 ead//did <origination> Provenienza, che individua il soggetto responsabile della produzione o della raccolta della documentazione descritta; <repository> Ente responsabile dell accesso intellettuale, tag attraverso cui viene indicato l istituto di conservazione del materiale archivistico descritto; <physloc> Localizzazione fisica, identifica il luogo (edificio, stanza, scaffale, palchetto, etc.) in cui la documentazione descritta risulta collocata; <container> Unità di condizionamento, indica il numero seriale assegnato al contenitore del materiale descritto e, attraverso l la sua tipologia (busta, scatola, filza; etc.) 13

14 ead//did <materialspec> Caratteri specifici della documentazione, individua informazioni relative ad una determinata tipologia di materiale documentario (es. la scala nelle cartografie); <langmaterial> Lingua della documentazione, elemento attraverso cui risulta possibile inserire in testo piano indicazione della/delle lingue rappresentate nel materiale documentario; <abstract> Abstract, breve riassunto di notizie di carattere storico, biografico o archivistico relative al materiale descritto; <note> Note, codifica informazioni per le quali il modello non offra elementi descrittivi maggiormente specifici (ma in EAD3 diventerà <didnote>); 14

15 ead//did <dao> Oggetto archivistico digitalizzato, consente di inserire un collegamento tra l unità di descrizione e la rappresentazione digitale (immagini, filmati, trascrizioni digitali, etc.) del materiale archivistico ad essa correlato facendo ricorso a due specifici <daogrp> Gruppo di localizzazioni dell oggetto archivistico digitalizzato, consente di raggruppare e descrivere insieme più elementi <daoloc> Localizzazione dell oggetto archivistico digitalizzato cui si riconosce un carattere unitario. [ATTENZIONE: entrambi gli elementi sono stati dichiarati deprecati in EAD3, resta <dao>, raggruppabile in un nuovo elemento <daoset>] 15

16 <archdesc> e <c>: i sottolementi diretti A seguire <did>, tanto <archdesc> quanto <c> offrono un nutrito numero di elementi descrittivi aggiuntivi non raggruppati (come invece avviene in ISAD) in specifiche aree di pertinenza, i quali possono essere richiamati anche più volte, secondo puntuali esigenze descrittive, senza che lo standard ne prescriva formalmente posizione o numero di occorrenze possibili. L elenco che segue propone direttamente i sottoelementi diretti di <c> secondo EAD3; ci si limita a segnalare che non compaiono più tra essi <dao>, <daogrp>, <descgrp>, <dsc> e <note>, che <legalstatus> era precedentemente incardinato in <accessrestrict> e che l elemento <relations> costituisce novità dell ultima release. 16

17 <archdesc> e <c>: i sottolementi diretti <accessrestrict> Condizioni d accesso <accruals>incrementi previsti <acqinfo> Modalità di acquisizione <altformavail> Esistenza e localizzazione di copie <appraisal> Procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto <arrangement> Criteri di ordinamento <bibliography> Bibliografia <bioghist> Storia istituzionale / amministrativa o biografia <controlaccess> Chiavi d accesso controllato 17

18 <archdesc> e <c>: i sottolementi diretti <custodhist> Storia archivistica <fileplan> Sistema di classificazione e fascicolazione <head> Intestazione <index> Indice <legastatus> Natura giuridica [nuova posizione!] <odd> Altri dati descrittivi <originalsloc> Esistenza e localizzazione degli originali <otherfindaid> Mezzi di corredo <phystech> Caratteristiche materiali e requisiti tecnici 18

19 <archdesc> e <c>: i sottolementi diretti <prefercite> Citazione consigliata <processinfo> Informazioni sul trattamento <relatedmaterial> Documentazione collegata <relations> [new!!!] <scopecontent> Ambiti e contenuto <separatedmaterial> Documentazione separata <userestrict> Condizioni di utilizzazione 19

20 Considerazioni su ead2002 Doppia valenza originaria assegnata allo standard: nonostante gli autori abbiano più volte evidenziata l opportunità di ottimizzare la definizione del modello optando per un singolo obiettivo funzionale, in realtà non è mai stata fatta una scelta di campo tra codifica di nuove descrizioni archivistiche vs recupero e diffusione sul web degli strumenti di ricerca già editi. Ciò ha portato ad uno sviluppo del modello meno rigoroso del dovuto, dal punto di vista formale: pochissimi risultano essere gli elementi (e gli attributi) obbligatori, rari i vincoli prescrittivi rispetto al loro ordine di presentazione. Persistono inoltre elementi destinati esclusivamente alla formattazione del testo (per lo più resi attraverso tag mutuati dalla DTD HTML), che contaminano il modello di codifica descrittiva con elementi di codifica procedurale. 20

21 EAD3. I perché della nuova release Il Technical Subcommittee for Encoded Archival Description della Society of American Archivists (team di sviluppo di EAD3) ha sottolineato diverse motivazioni, come ad es. l inadeguatezza del modello ead2002 a confrontarsi con l evoluzione datacentrica del web e con le nuove tecnologie semantiche (es. i Linked Open Data): il profilato passaggio da un web popolato da documenti HTML al cosiddetto web of data rendeva impellente svincolare il modello di riferimento per la descrizione archivistica dal concetto di documento testuale, riallineandosi in questo senso con l esperienza di EAC-CPF. Questa frase tratta dalla prefazione alla nuova release sembra tuttavia sintetizzare la motivazione principale: Finally, over a decade of working with EAD gave archivists a general sense that it was too complex, too forgiving, and too flexible for its own good. 21

22 EAD3. Caratteristiche della nuova release Il TS-EAD ha innovato lo standard allineandolo ad altri schemi di metadati (EAC-CPF in primis) e rendendolo più coerente, cercando al tempo di limitare al massimo l impatto negativo delle modifiche sugli utenti storici di ead2002 (criteri evidentemente tra loro conflittuali!). La novità più dirompente dal punto di vista del modello dati è la sostituzione dell elemento <eadheader> con un elemento <control>, mutuato dallo schema EAC-CPF, a cui viene sostanzialmente affidata la codifica della stessa tipologia di informazione (metadati sulla descrizione archivistica). Rispetto ad eac-cpf/control il <control> di EAD3 presenta tuttavia una significativa differenza rappresentata dall inclusione, nel suo content model, dell elemento <filedesc> (e relativi sottoelementi), già sottoelemento principale dell abbandonato <eadheader> 22

23 EAD3. Caratteristiche della nuova release Una delle proposte avanzate con maggiore convinzione nella fase di raccolta di pareri tra utenti EAD era semplificare il modello, attraverso la riduzione del numero di elementi: elementi originariamente introdotti al puro scopo di supportare la formattazione o giudicati non pertinenti alla descrizione archivistica sono stati quindi deprecati: tra questi spiccano <frontmatter>, <descgrp>, <runner>, <imprint> e <bibseries> Il TS-EAD decise tuttavia che la semplificazione di EAD doveva essere conseguenza di una sua maggiore coerenza ed evidenza semantica piuttosto che di un numero contenuto di elementi: tipico esempio del modus operandi seguito è l elemento <note>, che prima ricorreva in diversi punti della struttura informativa con sfumature di significato peculiare in base al contesto, sostituito da specifici elementi contestualizzati: es. <controlnote>, <didnote>, <footnote>. 23

24 EAD3. Caratteristiche della nuova release Un intervento significativo è stato eliminare la possibilità di includere elementi di rilievo della descrizione archivistica all interno di altri elementi descrittivi: non è più previsto pertanto <arrangement> come sottoelemento di <scopecontent>, <legalstatus> ha assunto autonomia, l elemento <dao> è presente ora esclusivamente in dipendenza di <did>. Ciascun elemento non vuoto è stato dotato degli per supportare il multilinguismo specificando quale lingua o scrittura è usata; per lo stesso motivo è stata introdotta la ripetibilità per molti elementi che prima non la prevedevano, in modo da consentire la ripetizione dello stesso dato in lingue diverse. 24

25 EAD3. Caratteristiche della nuova release Altra innovazione di carattere generale i nomi degli attributi assegnati a diversi elementi sono stati in molti casi è stato negli elementi che agiscono da link, mente negli elementi di accesso controllato è (ad es. photographer >). L è stato per tutti i casi in cui non sono stati attribuiti valori legali all attributo; negli altri casi è invece stato rinominato secondo una sintassi 25

26 ead3: il nuovo elemento <control> <control> è il primo sottoelemento, obbligatorio, di <ead>, cha ha lo scopo di codificare informazione di tipo bibliografico e gestionale sulla istanza EAD descritta. In <control> confluisce informazione relativa alla identificazione dell istanza EAD, alla sua creazione, al suo mantenimento e allo status di elaborazione, nonché alle lingue, alle norme descrittive adottate, e agli strumenti di authority di riferimento per la realizzazione della descrizione archivistica. Prevede al suo interno sia elementi obbligatori che facoltativi, che devono tuttavia osservare un ordine prescrittivo. 26

27 ead3: il nuovo elemento <control> <control> è il primo sottoelemento, obbligatorio, di <ead>, cha ha lo scopo di codificare informazione di tipo bibliografico e gestionale sulla istanza EAD descritta. In <control> confluisce informazione relativa alla identificazione dell istanza EAD, alla sua creazione, al suo mantenimento e allo status di elaborazione, nonché alle lingue, alle norme descrittive adottate, e agli strumenti di authority di riferimento per la realizzazione della descrizione archivistica. Prevede al suo interno sia elementi obbligatori che facoltativi, che devono tuttavia osservare un ordine prescrittivo. 27

28 ead3: il nuovo elemento <control> Tramite <control> sono rese, insieme all identificativo univoco del record ead (<recordid>), informazioni di natura bibliografica in <filedesc> (in primis il titolo in //titlestmt/titleproper), dati relativi all ente responsabile della creazione e del mantenimento dell istanza ead (<maintenanceagency>), indicazioni sullo status della versione corrente (<maintenancestatus>), dati sulla creazione e gestione dell istanza in <maintenancehistory>. Linguaggi, norme e convenzioni adottate possono essere introdotti rispettivamente ricorrendo a <languagedeclaration> e <conventiondeclaration>, mentre <localtypedeclaration> può essere usato per dichiarare specifiche convenzioni o vocabolari di uso locale 28

29 ead3: nuova articolazione di <did> La novità più rilevante nel content model di <did> è la comparsa, insieme ai preesistenti <unitdate> e <physdesc> (mantenuti per garantire compatibilità con ead2002) di due nuovi elementi strutturati <unitdatestructured> e <physdescstructured> per una più rigorosa definizione dei dati da essi veicolati (va notata la presenza obbligatoria, nel secondo, dei nuovi subelements <quantity> e <unittype>. <physdescstructured physdescstructuredtype="materialtype" coverage="whole"> <quantity> 15 </quantity> <unittype>daguerreotypes</unittype> <dimensions>3.25" x 4.25"</dimensions> <physfacet>hand colored</physfacet> </physdescstructured> NB. Gli edtype sono obbligatori 29

30 ead3: nuova articolazione di <did> <unitdatestructured> <dateset> <datesingle standarddate=" ">22 Gennaio 1963 </datesingle> <daterange> <fromdate standarddate=" ">1 Giugno 1971</fromdate> <todate standarddate=" ">30 Aprile 1974</todate> </daterange> </dateset> </unitdatestructured> <datesingle>, <fromdate> e <todate>sono caratterizzati anche dagli 30

31 EAD3: novità in <controlaccess> Le più rilevanti riguardano gli elementi access points (<controlaccess>), e l introduzione di un nuovo elemento: <relations> In <controlaccess>: i sottoelementi <persname>, <subject>, <corpname>, <famname>, <genreform>, etc. hanno registrato diverse modifiche: - in ciascuno di loro è previsto uno o più elementi <part> che consentono di arricchire la granularità descrittiva dei termini indicizzati, ad esempio distinguendo convenientemente, a seconda del tipo di entità, tra nome, cognome, sigla, alias, date di esistenza (per le intestazioni d autorità), etc. 31

32 EAD3: novità in <controlaccess> Tutti gli elementi di accesso controllato condividono una serie di attributi che hanno lo scopo di garantire interoperabilità con vocabolari per indicare il codice o URI del per identificare i vocabolari (o authority files) di per indicare le regole adottate nella formulazione del per indicare la relazione del termine con il complesso descritto. Nell elemento <geogname> è stato introdotto un sottoelemento <geographiccoordinates> per includere dati relativi alle coordinate geografiche (longitudine, latitudine, altitudine) utili per i sistemi di georeferenziazione 32

33 EAD3: il nuovo elemento <relations> L introduzione (in via sperimentale) dell elemento <relations> è stata la modifica maggiormente discussa nel TS-EAD, tra chi ne promuoveva l uso in analogia con EAC-CPF e le nuove tecniche LOD contrapposto a chi lo considerava un inutile e complicata replica di altri elementi. Si tratta, con qualche lieve differenza, dell omonimo elemento EAC-CPF, introdotto per descrivere in a Linked Open Data-friendly way relazioni tra l unità di descrizione archivistica descritta (a qualsiasi livello) ed una qualunque altra entità raccordabile: ente, famiglia, persona, un altra risorsa archivistica, una risorsa bibliografica, etc. 33

34 EAD3: le novità tra gli elementi diretti di <archdesc> e <c> In <relation> previsto il ricorso ad una serie di attributi e in particolare: - l uso per indicare la natura della relazione (e quindi dell entità referenziata, con valori possibili: cpfrelation, resourcerelation, functionrelation, otherrelationtype); - l uso per fornire l URL dell entità referenziata; - - l uso per definire sotto forma di URI (secondo le specifiche RDF) la natura semantica rispettivamente della relazione e della risorsa collegata; - l uso dell elemento <relationentry> per fornire l indicazione dell entità collegata in forma testuale. 34

35 Che cos è EAC-CPF L Encoded Archival Context Corporate bodies, Persons and Families è uno schema di metadati formalizzato come XML schema il cui processo di gestazione ha preso le mosse alla fine degli anni Novanta con l obiettivo di rendere possibile la codifica in formato XML di informazioni di contesto relative alla descrizione di entità (persone, famiglie, enti) a diverso titolo collegate al materiale documentario. Lo schema è stato ideato da un gruppo di lavoro sorto nell ambito della comunità archivistica statunitense già artefice dello sviluppo di EAD, e nella sua versione 2010 si configura come una struttura informativa composta da 90 elementi e 30 attributi, orientata a mantenere una netta distinzione tra metadati dedicati al controllo del record e quelli più propriamente indirizzati alla descrizione analitica dell entità rappresentata. 35

36 Il modello EAC-CPF Ciascun documento EAC è dedicato alla descrizione di una singola entità L elemento radice che racchiude tutte le informazioni descrittive, <eac-cpf>, è articolato in due blocchi di informazioni, corrispondenti ai due elementi obbligatori: <control> e <cpfdescription> 36

37 EAC- CPF: l elemento <control> <control> contiene a sua volta numerosi sottoelementi, alcuni opzionali, per i quali è previsto obbligatoriamente l ordine di successione osservato di seguito: <recordid>: elemento obbligatorio; contiene uno o più identificatori univoci per l istanza eac-cpf descritta; <otherrecordid>: un elemento facoltativo che permette di inserire identificatori aggiuntivi associati alla medesima istanza eac-cpf. <maintenancestatus>: elemento obbligatorio; contiene informazioni relative allo stato di redazione dell istanza eac-cpf 37

38 EAC- CPF: l elemento <control> <control> (segue): <publicationstatus>: elemento facoltativo; contiene informazioni relative allo stato di pubblicazione dell istanza eac-cpf ; <maintenanceagency: elemento obbligatorio; denominazione e informazione codificata relative all istituzione o servizio responsabile della produzione, tenuta e/o disseminazione dell istanza eac-cpf; <languagedeclaration>; contiene informazioni codificate e in linguaggio naturale relative alla lingua usata nella compilazione dell istanza eac-cpf; 38

39 EAC- CPF: l elemento <control> <control> (segue): <conventiondeclaration>: elemento facoltativo; contiene informazioni sulle regole adottate per formulare l istanza eaccpf, in particolare i nomi espressi nell elemento <identity> e i vocabolari controllati e i thesauri usati. <localtypedeclaration>: un elemento facoltativo usato per dichiarare le convenzioni locali adottate nell attributo localtype. <localcontrol>: un elemento facoltativo in cui inserire informazioni di controllo legate a pratiche locali e che non trovano spazio all interno degli altri elementi contenuti in <control>. 39

40 EAC- CPF: l elemento <control> <control> (segue): <maintenancehistory>: elemento obbligatorio; contiene informazioni sulla data, il tipo e gli eventi relativi alla vita di una istanza eac-cpf. Contiene al suo interno uno o più elementi <maintenanceevent> che documentano la creazione, l importazione, l aggiornamento e l eliminazione della descrizione. Ciascun evento prevede l indicazione e il tipo di agente (umano o automatico), il tipo di intervento operato (valori possibili: "created", "revised", "updated", "deleted", "derived" o "cancelled ), una sua descrizione e la data relativa; <sources>: elemento facoltativo; contiene informazioni relative alle fonti consultate per la descrizione della/delle entità contenute nell istanza eac-cpf. Risulta strutturato in uno o più elementi <source>, a sua volta articolato in <sourceentry>; è possibile corredarlo anche di una <descriptivenote>. 40

41 Un esempio di <maintenanceevent> <maintenanceevent> <eventtype>created</eventtype> <eventdatetime standarddatetime=" T12:00:00+01:00"></eventDateTime> <agenttype>human</agenttype> <agent>bill Stockting</agent> <eventdescription>created from original in ISAAR (CPF), 2nd edition: example 10</eventDescription> </maintenanceevent> 41

42 EAC- CPF: l elemento <cpfdescription> L elemento <cpfdescription> (Descrizione di enti, persone o famiglie) raccoglie gli elementi che corrispondono nel complesso alla descrizione dell entità 42

43 EAC- CPF: l elemento <cpfdescription> <cpfdescription> <identity>: struttura complessa che contiene il/i nome/i usati dall entità nel corso della sua esistenza. Contiene a sua volta l elemento <nameentry>, per ciascuna denominazione adottata, e un <nameentryparallel> per indicare più di un <nameentry> espresso in lingue diverse ufficiali. <description>: contiene elementi descrittivi corrispondenti a quelli di ISAAR(CPF) per la descrizione dell entità. Un <descriptiveentry> aggiuntivo permette l inserimento di informazioni descrittive legate a usi locali, non incluse negli altri elementi contenuti in <description>. 43

44 EAC- CPF: l elemento <cpfdescription> <cpfdescription> (segue) <relations>: contiene al suo interno elementi che permettono di esprimere uno o più collegamenti ad altre risorse informative descriventi enti, famiglie o persone (<cpfrelations>), risorse (<resourcerelations>) o funzioni <functionrelations>. <alternativeset> (insieme di descrizioni alternative): permette l inserimento nel record EAC di eventuali authority records alternativi 44

45 eac-cpf/cpfdescription/identity <identity> è l elemento indispensabile dello schema EAC-CPF, poiché identifica l entità descritta denominandola ma prima ancora definendone il tipo attraverso il sottoelemento <entitytype>,obbligatorio, che ha solo tre valori possibili: person, corporatebody, o family. Il suo sottoelemento più significativo, <nameentry>, può ricorrere sia autonomamente sia incardinato in <nameentryparallel>: in quest ultimo caso è usato per registrare due o più forme parallele (varianti ufficiali in lingue diverse nei casi di bilinguismo - della stessa denominazione) veicolate attraverso il sottoelemento ripetibile <part>. Tra le forme parallele è possibile indicare, con l elemento opzionale <preferredform>, la forma preferita del nome, indicata in una forma codificata di cui si dà ragione nell elemento <conventiondeclaration>. 45

46 eac-cpf/cpfdescription/identity Esempio di codifica di denominazioni parallele <nameentryparallel> <nameentry lang="fr" scriptcode="latn"> <part>institut international des droits de l'homme</part> <preferredform>afnor_z44-060</preferredform> </nameentry> <nameentry lang="en" scriptcode="latn"> <part>international institute of human rights</part> </nameentry> <nameentry lang="sp" scriptcode="latn"> <part>instituto internacional de derechos humanos</part> </nameentry> <authorizedform>afnor_z44-060</authorizedform> </nameentryparallel> 46

47 eac-cpf/cpfdescription/identity All interno della struttura <nameentryparallel>, oltre alla possibilità di indicare una forma autorizzata (<authorizedform>) e una forma alternativa (<alternativeform>), è offerta anche la possibilità di inserire un riferimento cronologico per l utilizzo della specifica forma del nome (<usedates>). <authorizedform>, <alternativeform>, <usedates> sono anche i sottoelementi elementi che corredano il content model di <nameentry> autonomo <descriptivenote> infine è un elemento opzionale che occorre anche in diversi altri punti dello schema, e può essere usato per esprimere in forma testuale qualunque ulteriore informazione descrittiva si ritenesse necessario introdurre. 47

48 eac-cpf/cpfdescription/description <description> accoglie informazioni descrittive di varia natura (in forma sia testuale che controllata) relative all entità ed è l elemento più raccordabile con quanto previsto dalle norme ISAAR. I sottoelementi di <description> si presentano generalmente in una duplice forma, singolare e plurale, per i casi di occorrenze multiple o per una presentazione diversamente formalizzata dei dati. Tutti gli elementi interni a <description> sono forniti di un che consente di indicare uno specifico valore semantico (locale) al termine utilizzato. 48

49 eac-cpf/cpfdescription/description <existdates> è destinato a codificare le date di esistenza dell entità descritta. Le date possono essere ulteriormente definite come data singola (<date>), estremi cronologici (<daterange> dotato di specifici sottoelementi obbligatori <fromdate> e <todate>) oppure, laddove ci sia bisogno di raggruppare informazioni complesse espresse con date sia singole che inclusive, attraverso <dateset>. Esempio: <existdates> <daterange localtype="secoloremoto"> <fromdate notbefore=" " notafter=" ">sec. XVIII fine - </fromdate> <todate notafter="2099"/> </daterange> 49

50 eac-cpf/cpfdescription/description <place> codifica la segnalazione di luoghi o territori (indicati singolarmente in <placeentry>) connessi all entità descritta per vari motivi (resi attraverso l elemento <placerole>, non obbligatorio ma fortemente raccomandato). Possono essere inclusi riferimenti cronologici attraverso la riproposizione al suo interno dei vari elementi data possibili (<date>, <daterange>, <dateset>). <localdescription> qui, come altrove nel modello EAC- CPF, viene usato per estendere il modello a categorie descrittive usate localmente e non esplicitamente previste dallo schema. 50

51 eac-cpf/cpfdescription/description <legalstatus> Indica la personalità giuridica di un ente, solitamente definita da un organismo governativo o da una agenzia autorizzata. Include un elemento <term> e tutte le possibilità di codifica dei riferimenti cronologici già illustrate. <function> Codifica funzioni, processi, attività, competenze, etc. riferibili in maniera rilevante all entità descritta. Come molti altri elementi di <description>, offre al suo interno un elemento <term> e tutte le possibilità di codifica dei riferimenti cronologici già illustrate. <occupation> viene usato per indicare la professione o il lavoro svolto dall entità descritta. <mandate> codifica il o i mandati principali dell entità descritta 51

52 eac-cpf/cpfdescription/description <structureorgenealogy> informazione sulla struttura organizzativa di un ente o sull albero genealogico di una persona o famiglia. <generalcontext> codifica informazione relativa al contesto sociale e culturale riferibile all entità descritta. <bioghist> è dedicato alla codifica di informazioni di dettaglio relative alla vita di una persona o di una famiglia, ovvero alla storia amministrativa di un ente. <bioghist> può articolarsi in una semplice serie di paragrafi <p>, e/o in una Chronology List <chronlist> in cui singole date o estremi cronologici sono puntualmente associati ad eventi e/o luoghi (<chronitem>). Un sottoelemento <abstract> può essere introdotto a racchiudere una breve sinossi dei contenuti del <bioghist>. 52

53 eac-cpf/cpfdescription/relations <relations> è un elemento contenitore che raggruppa assieme uno o più elementi di relazione, ciascuno dei quali denota una specifica relazione. Le entità descritte possono essere messe in relazione con altri enti, persone o famiglie attraverso l elemento <cpfrelation>; con funzioni, circostanza esprimibile facendo ricorso a <functionrelation>; o con altre risorse come complessi archivistici, risorse bibliografiche o oggetti museali, attraverso l uso di <resourcerelation> 53

54 eac-cpf/cpfdescription/relations L elemento <cpfrelation> contiene la descrizione di un ente, famiglia o persona messa in relazione con l entità descritta. <relationentry> rende possibile l identificazione in forma testuale del soggetto collegato. Gli elementi <date>, <daterange>, o <dateset> possono essere usati per specificare il periodo temporale riferibile alla relazione, così come <placeentry> per indicare informazioni relative a luoghi rispetto ad essa significativi. Al solito, all elemento <descriptivenote> può essere affidata una spiegazione più dettagliata della connessione tra soggetti introdotta. L non obbligatorio può essere adottato per indicare la natura del legame tra l entità segnalata in <cpfrelation> e il soggetto intestario del record <eac-cpf>, attraverso una lista chiusa di valori possibili: "identity" or "hierarchical" or "hierarchical-parent" or "hierarchical-child" or "temporal" or "temporal-earlier" or "temporallater" or "family" or "associative. 54

55 eac-cpf/cpfdescription/relations L elemento <resourcerelation> contiene la descrizione di una risorsa collegata all entità descritta. In totale analogia con <cpfdescription>, l elemento <relationentry> rende possibile l identificazione in forma testuale della risorsa collegata. Gli elementi <date>, <daterange>, o <dateset> possono essere usati per specificare il periodo temporale riferibile alla relazione indicata, mentre <placeentry> codifica informazioni relative a luoghi che risultano significativi rispetto ad essa. Può anche in questo caso essere introdotto l elemento <descriptivenote>. L non obbligatorio può essere adottato per indicare la natura del legame tra la risorsa e l entità <eac-cpf>, con valori possibili: "creatorof" or "subjectof" or "other. 55

56 eac-cpf/cpfdescription/relations L elemento <functionrelation> contiene la descrizione di una funzione collegata all entità descritta. Ha il medesimo content model dei due precedenti; anche in questo caso l aspetto peculiare si colloca a livello dell che è adottato per precisare la natura della relazione tra la funzione codificata e l entità <eac-cpf>, attraverso i seguenti possibili valori: "controls" or "owns" or "performs. 56

57 eac-cpf/cpfdescription/ alternativeset <alternativeset> (insieme di descrizioni alternative) All elemento è affidato il compito di contenere eventuali authority records riguardanti la medesima entità derivati da altri sistemi di authority, espressi all interno di una singola istanza EAC-CPF <alternativeset> si compone di due o più elementi <setcomponent> predisposti ad accogliere le informazioni sugli authority records. Le istanze EAC-CPF alternative possono essere espresse nella medesima lingua del record in cui sono inserite oppure in lingue differenti. 57

58 Ruolo degli standard nei tracciati di interoperabilità I tracciati di interoperabilità definiti dall ICAR si articolano in una serie di entità individuate sulla base della loro presenza/rilevanza nei sistemi informativi archivistici: complessi archivistici, unità archivistiche, unità documentarie, strumenti di ricerca, soggetti conservatori, soggetti produttori, profili istituzionali, contesti storico istituzionali, cui si aggiungono schede anagrafiche e schede indice. Per ciascuna di tali entità è stata compiuta una prima scelta di mappatura (standard XML internazionale o schema di metadati locale), che nel caso delle entità che si è deciso di mappare su EAD3 ha evidenziato delle problematicità che hanno richiesto una ulteriore specializzazione delle scelte di codifica. 58

59 Ruolo degli standard nei tracciati di interoperabilità Metadati XML Schema locale (scons2): EAD3 EAC-CPF Entità soggetti conservatori complessi archivistici, unità archivistiche, unità documentarie, strumenti di ricerca, schede indice soggetti conservatori, soggetti produttori, profili istituzionali, contesti storico istituzionali, schede anagrafiche 59

60 Ruolo degli standard nei tracciati di interoperabilità Problematicità: Codifica degli strumenti di ricerca con lo stesso schema di metadati utilizzato per l entità complesso archivistico: nello stesso tracciato i medesimi descrittori avrebbero assunto valori semantici diversi rappresentando una volta gli elementi informativi di complessi archivistici (o unità), l altra strumenti. Soluzione: Si è trovata una corrispondenza a tutti gli elementi del tracciato dello strumento di ricerca all interno della sezione <control>, intendendoli come metadati identificativi e gestionali della specifica istanza EAD. È risultato problematico soprattutto gestire le relazioni previste per l entità strumento di ricerca. 60

61 Ruolo degli standard nei tracciati di interoperabilità Problematicità: Codifica del campo Compilatori in complesso archivistico, unità archivistica e unità documentaria. Non risulta possibile utilizzare a livello di singolo <c> la porzione di schema EAD3 a ciò dedicata, che si trova invece dentro <control>. Il problema evidenzia come nonostante le intenzioni dichiarate, anche nella terza release EAD non si è svincolata dal concetto unitario di documento, e non ha compiuto la svolta risorsa-centrica promessa. Soluzione: Si è fatto ricorso all elemento <processinfo>. 61

62 Grazie ISTITUTO CENTRALE PER GLI ARCHIVI Viale Castro Pretorio Roma Direttore: Stefano Vitali Centralino: (+39) (+39) Fax: (+39) ic-a@beniculturali.it PEC: mbac-ic-a@mailcert.beniculturali.it 62

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