Il restauro dei supporti lignei

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1 Il restauro dei supporti lignei Introduzione I temi affrontati nelle sezioni precedenti introducono quelli che saranno i criteri da adottare in sede di intervento di restauro. Il percorso critico intrapreso ci mostra per grandi linee la complessità e la particolarità proprie dei dipinti su tavola. Il panorama che gli addetti ai lavori del settore si trovano davanti è talmente diversificato ed insidioso da non permettere di concepire l ' intervento di restauro come un qualcosa di automatico e conseguente ad un quadro diagnostico definito. Né, tantomeno, si può pensare di risolvere situazioni diverse attraverso una serie di operazioni di "routine" da adattare caso per caso. Abbiamo anche potuto valutare la bontà e l'utilità di fare anamnesi sempre più precise e fondate sulla ricerca scientifica. Tutto questo va a costituire una grandissima parte del corredo che l'operatore di restauro possiede come formazione intellettuale, insieme a quelle che sono le capacità manuali e le metodiche pratiche che permettono l ' attuazione di un progetto di intervento. Di fronte a questa somma di conoscenze, il restauratore del dipinto su tavola dove compiere una sintesi che, correlandosi con l'impostazione critica, definisce le modalità di intervento. Questo presupposto è importante per poter comprendere come l ' opera del restauratore, pur nella strada ben determinata delle condizioni conservative e dei principi deontologici delle carte del restauro, diventa un ' azione direttamente influenzata dall'opera presa in esame. Per questi motivi risulta talvolta complicato far comprendere le motivazioni che inducono a percorrere una strada piuttosto che un'altra. In molti casi esistono soluzioni ugualmente valide e rispettose in relazione ad una problematica ben definita; in altri si delinea chiaramente una situazione di gravità pressoché identica ad altre opere, ma la soluzione finale può prevedere procedure in apparenza sorprendentemente diverse. Non è raro neppure il caso in cui un progetto di restauro può subire un cambio di percorso dovuto a novità insorte in corso d'opera. Esiste pertanto una difficoltà oggettiva a trasmettere integralmente nelle relazioni di lavoro tutto il dibattito critico e tecnico che porta alla esecuzione di un intervento di restauro anche se è doveroso spiegare fino in tondo le ragioni delle proprie scelte. L ' argomento che verrà trattato in questa sezione illustrerà le metodiche adottate in laboratorio negli interventi di restauro sui supporti lignei dipinti. Le varie operazioni che verranno illustrate hanno un diverso impatto sull'opera; sono procedure di lavoro che possono interessare la globalità del supporto oppure solo una parte di esso. E importante sottolineare che la gamma degli interventi possibili non necessariamente corrisponde ad una loro costante applicazione, come se ogni occasione di lavoro fosse motivo per dimostrare una forma di abilità tecnica. Diversamente, riveste una importanza enorme operare delle ricerche che producano un miglioramento di quei mezzi tecnici e di quei materiali oggi in uso, ma che lasciano sempre aperto un buon margine al dubbio. L'esame delle operazioni che vengono generalmente compiute durante gli interventi di restauro ci si avvarrà di una descrizione per schede nelle quali le singole fasi vengono descritte in base alle procedure, agli obiettivi, e ai limiti che ciascuna porta in se. Le schede avranno una divisione generale tra quelle che sono le operazioni parziali e quelle che coinvolgono l'intera struttura. L'intervento di restauro E importante cercare di comprendere cosa significhi compiere un intervento di restauro su un supporto ligneo dipinto. Al di la della gravità del quadro diagnostico presentato da un'opera, dobbiamo innanzitutto tener conto del concetto di equilibrio che regge i rapporti di forze tra gli elementi componenti. Le forze e le reazioni che si sviluppano creano quelli che sono gli effetti visibili di un degrado. Si tratta in generale di deformazioni ed aperture ben evidenti sulla pellicola pittorica. Lo stato di fatto che si presenta costituisce il risultato degli equilibri interni delle forze che danno origine ad una posizione di equilibrio generale. Questa situazione può essere stabile oppure in movimento. Su opere che presentano, ad esempio, strutture saldamente fermate in origine con colla e chiodi notiamo fenditure e/o sconnessioni. L'interpretazione di questo fenomeno è che il supporto, non potendo scaricare nella larghezza i movimenti di ritiro a causa dei vincoli fissi, apre delle linee al suo interno lungo le quali scarica le tensioni accumulate. Si viene così a formare uno stretto legame logico tra un effetto ed una delle sue cause. In verità quanto detto si accompagna anche ad altre cause quali il ritiro naturale del legname, la bontà dell'incollaggio, le condizioni ambientali ed molti altri fattori ancora. Appare comunque cosa irragionevole considerare il degrado isolatamente, e quindi sanarlo, senza operare degli accorgimenti più generali sui vincoli fissi e sull'ambiente espositivo. E importante compiere anche delle precise valutazioni sulla stabilità ovvero sulla progressione del degrado. Pertanto si può riflettere se una situazione deteriore, ma stabilizzata, debba essere sempre considerata pericolosa quanto una più lieve ma che progredisce in modo tangibile. Il percorso che viene intrapreso in un intervento di restauro deve quindi tener conto che l'opera presenta una situazione di equilibrio (stabile o no) di partenza; le 1

2 successive operazioni di risanamento, pur spostando il punto di equilibrio con l ' immissione di materiali estranei, cercano di configurare una nuova condizione nella quale venga ritrovato un nuovo equilibrio più favorevole per l ' integrità dei componenti. Gli interventi parziali Appartengono a questa categoria quelle operazioni che non vanno a toccare gli equilibri generali ma si limitano solo ad accorgimenti di riordino e ripristino delle funzionalità strutturali che interessano estesamente l'opera in esteso o solo punti di essa. Essi vengono compiuti quando si riesce ad individuare con precisione la fonte di una situazione pericolosa ed il rimedio si può porre con operazioni relativamente semplici se paragonate agli effetti positivi che possono avere sull'opera. La prevenzione e disinfestazione. Tipologie di intervento Per quanto riguarda le tipologie di intervento, è utile eseguire una suddivisione delle modalità in: - Metodi indiretti - Metodi diretti I primi tendono a modificare i parametri ambientali quali temperatura, umidità relativa, apporto di ossigeno e controllo dei fattori nutritivi. Essi prevedono anche la creazione di schermi e barriere. I secondi sono eseguiti agendo direttamente sui manufatti con metodi che prevedono l ' impiego di metodi fisici e di sostanze chimiche. Modalità di prevenzione Per quanto concerne la prevenzione da attacchi da parte di funghi e batteri, il fattore effettivamente limitante la crescita è rappresentato da un adeguato apporto di acqua, pertanto il controllo del contenuto in acqua nel legno e dell'umidità relativa ambientale rappresentano la prima operazione da compiere per la corretta conservazione degli oggetti in legno. Entrambi i controlli sono facilmente effettuabili, il primo con sonde, mentre il secondo viene eseguito con apparecchiature quali i termo-igrometri o i termo-igrografi. In particolare il controllo dell'umidità relativa, è di facile attuabilità in ambienti confinati quali i musei e rappresenta l'unico metodo veramente efficace per la corretta conservazione delle opere d'arte. In ambienti semi confinati e all'aperto, questa tipologia di intervento è di difficile messa a punto, per il variare continuo delle condizioni ambientali, pertanto, a volte, solo il ricovero in ambienti confinati può salvaguardare l ' oggetto. Si ricorda a tale proposito che tassi di umidità relativa intorno al 65% rappresentano i valori ottimali per la conservazione di questa tipologia di manufatti. Il trattamento preventivo eseguito mediante 1'uso di sostanze chimiche liquide, ha invece la funzione di rendere il legno inadatto allo sviluppo di organismi distruttori e in questo caso deve avere lo scopo di impedire la germinazione delle spore che sono sempre presenti nell'aria. Diverso è il problema inerente la prevenzione da attacchi da insetti xilofagi, in quanto si dovrebbero controllare gli ambienti museali cercando di impedire alle femmine fecondate di deporre le uova sulle opere d'arte. Questo si potrebbe fare utilizzando sostanze chimiche solide (insettifughe), quali naftalina e canfora, allo scopo di "dissuadere" la deposizione delle nova. L'alternativa è rappresentata dall'uso di sostanze chimiche liquide da applicare sulle parti sede di possibili attacchi, sostanze che assicurano una certa durabilità nel tempo dell'azione preventiva. Modalità di disinfestazione Il trattamento di disinfestazione ha la funzione di distruggere gli organismi, quando questi hanno già attaccato il legno e di impedire il diffondersi dell'infestazione in altri materiali sani vicini. Prima di entrare nello specifico nel problema, vediamo quali sono le condizioni da ricercare e rispettare in un trattamento per un manufatto di interesse storico-artistico Infatti queste condizioni si possono schematizzare come segue. Il trattamento deve assicurare: - elevata efficacia; - permanenza del tempo dell'efficacia; - contenuta o nulla reattività nei confronti dei materiali costitutivi; flessibilità di impiego. Quando il legno presenta un attacco da funghi bisogna distinguere se il tipo di alterazione è determinato da funghi cromogeni o da carie. Nel primo caso il trattamento più idoneo consiste in un rapido essiccamento del legno, in modo da determinare condizioni di umidità tali da rendere il legno inadatto allo sviluppo dei funghi. I1 trattamento con preservanti può presentare l'inconveniente che, mentre viene arrestato 1'attacco in superficie, i funghi nell'interno dove non arriva la sostanza fungicida, possono continuare a svilupparsi. Nel secondo caso, cioè del legno attaccato da funghi da carie, alterazione che si riscontra prevalentemente su legno 2

3 messo in opera in particolari condizioni di umidità, bisogna procedere con molta cautela in quanto questi funghi demolendo i costituenti principali della parete cellulare, diminuiscono notevolmente le caratteristiche meccaniche del legno. Prima di procedere al trattamento è necessario accertarsi dell'entità del danno e valutare la resistenza meccanica residua del legno. Anche in questo caso è necessario, comunque, riportare il manufatto a tassi di umidità tali da impedire il protrarsi dello sviluppo dei microrganismi, facendo molta attenzione a non essiccare troppo il legno; in questo caso si determinerebbero delle tensioni interne, tali da determinare fessurazioni del legno stesso, ancora più gravi, nel caso in cui il manufatto abbia subito notevoli diminuzioni della resistenza meccanica in seguito all'attacco stesso. Per quanto concerne le operazioni di disinfezione di manufatti attaccati da batteri le condizioni operative di intervento sono valide le modalità di intervento descritte per i funghi. Prendendo in esame il trattamento con sostanze chimiche che può essere preventivo o curativo e, in relazione al principio attivo del prodotto, sono a disposizione molti prodotti efficaci e di facile applicabilità. Nello specifico, per operazioni di disinfestazione di attacchi da funghi e batteri, sono disponibili sostanze appartenenti a diverse classi: sali ammonio quaternario, derivati del fenolo ed antibiotici. Tali biocidi sono attivi a bassa concentrazione, tra lo 0.1 a13 % e la scelta del principio attivo deve essere eseguita tenendo in considerazione sia la reattività del principio stesso sia la reattività del solvente nei confronti dei materiali costitutivi dell'opera d'arte. Per quanto concerne la disinfestazione di oggetti attaccati da insetti xilofagi con sostanze chimiche, i metodi più efficaci sono quelli che prevedono 1'uso di sostanze chimiche gassose, quali il bromuro di metile e l'ossido di etilene. Questi gas permettono la disinfestazione completa degli oggetti trattati, ma entrambi sono gas molto tossici e di notevole impatto ambientale, pertanto le operazioni di disinfestazione devono necessariamente essere eseguite in ambienti a tenuta stagna, da ditte specializzate. Dopo 1'esposizione, è necessario aspirare i gas, re-immettere l ' aria e dopo 24, 48 ore 1'oggetto è fruibile. Purtroppo un tale trattamento non lascia residui attivi, pertanto l ' oggetto può essere reinfestato da parte degli insetti. Oggigiorno, tenendo in maggiore considerazione l'impatto ambientale e la nocività dei gas finora usati, si stanno sviluppando nuove metodologie meno o per nulla tossiche, in particolare, metodi che prevedono la sostituzione dell'ossigeno dell'aria e che permettono la disinfestazione eliminando i pericoli derivanti dall'uso di gas molto tossici, Questo trattamento è eseguito in camere a tenuta stagna ed è attivo per la disinfestazione degli insetti xilofagi presenti nei manufatti ed in tutte le fasi del ciclo biologico, quindi degli insetti adulti, delle pupe, delle larve e delle nova. Assicura la completa inerzia nei confronti dei materiali costitutivi dell'opera, non è tossico, è di facile applicabilità, consente il monitoraggio costante dei valori dell ' ossigeno e, tramite un ' apposita apparecchiatura, permette l'immissione dell'azoto ad umidità relativa costante ed idonea alla tipologia di manufatto trattato. Il ciclo aspirazione-immissione di gas, è ripetuto quattro volte per due giorni consecutivi monitorando i valori di ossigeno presenti all'interno della camera; a valori inferiori allo 0,2%, vengono immesse nella camera stagna sostanze che assorbono ulteriormente 1'ossigeno. Raggiunti i valori che assicurano le condizioni ottimali di disinfestazione, la permanenza dell'opera all'interno della camera si protrae per trenta giorni. Anche questo metodo, come del resto tutti quelli che prevedono 1'impiego di sostanze chimiche gassose, non lascia residui attivi, pertanto è necessario o bonificare 1'ambiente in cui gli oggetti trattati saranno conservati, oppure usare sostanze chimiche liquide che lasciano residui attivi. Tra le sostanze chimiche liquide presenti sul mercato, la Permetrina, che è il principio attivo del Permetar, è allo stato attuale quella che fornisce le maggiori garanzie sia dal punto di vista dell ' efficacia, sia della durabilità sia dal punto di vista della tossicità. Questa sostanza non è tossica ed è diluita in benzina rettificata, pertanto anche il solvente non presenta gravi controindicazioni dal punto di vista tossicologico, presenta inoltre minima o nulla reattività nei confronti dei materiali costitutivi dell'opera. Sostanze usate in passato come lo Xilamon presentano, invece, gravi controindicazioni da questo punto di vista. Per quanto concerne la disinfestazione di manufatti attaccati da Formicidi e da Termitidi quali Calotermes flavicollis, essa viene eseguita come se gli oggetti fossero attaccati da coleotteri, utilizzando cioè disinfestanti chimici gassosi o liquidi, mentre per quanto riguarda attacchi da parte di Reticulitermes lucifugus, è necessario localizzare il termitaio, operazione non sempre facile ed a volte impossibile da eseguire. Nei casi di localizzazione si distrugge il termitaio con sostanze chimiche liquide o solide. Per i casi in cui è impossibile localizzare e distruggere il termitaio, è stato messo in atto un sistema di disinfestazione che prevede il posizionamento di esche che vengono, per semplificare, mangiate dalle termiti operaie, portate da queste ultime all'interno dei termitai, agendo in questo sito, avvelenando pertanto anche i riproduttori. Oltre a metodi di disinfestazione chimici sono stati proposti metodi di disinfestazione fisici, che prevedono l'utilizzo di raggi gamma. Nel nostro campo questa tipologia di radiazioni elettromagnetiche è ritenuta pericolosa, sia per i leganti, sia per i pigmenti, soprattutto quelli di origine organica, sia per i supporti, anch'esse non lasciano residui attivi, pertanto si renderebbe necessario un trattamento successivo che preveda l ' uso di sostanze chimiche liquide efficaci nel tempo, pertanto sono da sconsigliare, sia per questo ordine di motivi sia per 1 ' elevato costo, sia per la pericolosità dei raggi gamma nei confronti degli operatori. 3

4 BIOCIDI USATI NEL CAMPO DELLA CONSERVAZWNE E DELLA PREVENZIONE DI OPERE D'ARTE Tabella riassuntiva Principle attivo Concentrazione e Solvents Materials trattate Efficacia Dimetilditiocarbammato Soluzione acquosa dall'1% al 2% Manufatti policromi e non policromi Funghi Pentaclorofenato di Sodio Cloruro di Benzalconio (Sale di Ammonio quaternario) Soluzione acquosa dallo 0,1 % al 2% Manufatti policromi e non policromi Funghi Soluzione acquosa dall'1% al 3% Manufatti policromi e non policromi Funghi Neo Desogen (Sale di Ammonio quaternario) Griseofulvina (Antibiotico) Pimaricina (Antibiotico) Nistatina (Antibiotico) Soluzione acquosa datl'1% al 3% Soluzione alcolica alto 0,01% Soluzione alcolica allo 0,005% Soluzione acquosa 100 gamma /ml Manufatti policromi e non policromi Funghi Opere mobili di pittura (tele e tavole), sculture lignee, manufatti cartacei, tessili Opere mobili di pittura (tele e tavole), sculture lignee, manufatti cartacei, tessili Opere mobili di pittura (tele e tavole), sculture lignee, manufatti cartacei, tessili Funghi Funghi Funghi Paraclorometacresolo Soluzione alcolica dallo 0,1% all'l% Opere mobili di pittura (tele e tavole), sculture lignee, manufatti cartacei, tessili Ortofenilfenato di Sodio Soluzione idro alcolica alto 0,5% Opere mobili di pittura (tele e tavole), sculture lignee, manufatti cartacei, tessili Funghi e Batteri Funghi ed Attinomiceti Ossido di Etilene (gas) Bromuro di Metile (gas) Azoto (gas) 60 grammi at metro cubo per una durata di 48 ore 30 grammi at metro cubo per una durata di 48 ore Un mese Opere mobili di pittura (tele e tavoie), sculture lignee, manufatti cartacei, tessili Opere mobili di pittura (tele e tavole), sculture lignee, manufatti cartacei, tessili Opere mobili di pittura (tele e tavole), sculture lignee, manufatti cartacei, tessili Insetti xilofagi e non xilofagi, funghi, batteri, attinomiceti Insetti xilofagi e non xilofagi, funghi, batteri, attinomiceti Insetti xilofagi e non xilofagi, funghi, batteri, attinomiceti Permetrina Soluzione in essenza di petrotio dallo 0,2% all'l % Dipinti su tavota, sculture lignee, mobili, legno in generate Insetti xilofagi e non xilofagi Timolo (solido) Vapori da solido (sublima) Legno in generale, ambienti Insetti xilofagi e non xilofagi Paradiclorobenzolo (solido) Vapori da solido (sublima) Legno in generale, ambienti Insetti xilofagi e non xilofagi Naftalin (solido) Vapori da solido (sublima) Ambienti (anche insettifugo) Insetti, soprattutto Tisanuri e Liposcelidi Canfora (solido) Vapori da solido (sublima) Ambienti (anche insettifugo) Insetti, soprattutto Tisanuri e Liposcelidi Fluoruro di Sodio (solido) Polvere Ambienti Roditori, insetti xilofagi e non xilofagi 4

5 Il consolidamento L'operazione di consolidamento si rende necessaria qualora la materia lignea non assolva in modo sufficiente una funzione strutturale. In questi casi l'indebolimento del supporto, o di parti di esso, condiziona la stabilità degli strati preparatori e pittorici e l'integrità di tutta l ' opera. L'azione consolidante si pone lo scopo di ricreare quelle condizioni minime nelle quali il tavolato può continuare ad assolvere la funzione di supporto. Data la notevole invasività di questa procedura, essa si rende necessaria solo in casi estremi e si deve porre degli obiettivi minimi senza creare alterazioni meccaniche. Le operazioni connesse al consolidamento si avvalgono di due tipi di procedimenti: a) Applicazione di resine consolidanti b) Integrazione con inserti lignei a) Le resine consolidanti Procedure e materiali Il consolidamento con resine prevede l ' immissione nella materia, tramite soluzioni in sostanze solventi. 1 La resina comunemente più impiegata e il Paraloid B72. La scelta di questo copolimero è determinata dalle sue caratteristiche intrinseche (potere adesivo, solubilità in solventi organici compatibili con le strutture, reversibilità, oltre alla buona resistenza alla luce in generale e ai raggi ultravioletti in particolare). Il fatto che sia una resina a catena lineare fa si che non si formino nel tempo legami crociati (cross linking) che ne ridurrebbero la reversibilità, oltre a diminuire la flessibilità del polimero nel tempo. Per quanto concerne 1 ' operazione di consolidamento vero e proprio rimane comunque il problema di fondo che è quello di far penetrare in maniera omogenea la soluzione (principio attivo e solvente) all'interno della struttura degradata. L'applicazione di soluzioni diluite fino al rifiuto, eventualmente eseguite con depressione rimane la migliore, fermo restando che l'evaporazione del solvente tende a riportare in superficie parte del soluto, pertanto le parti più superficiali, anche per questo motivo, risultano più consolidate rispetto alle zone interne. Quando è possibile potrebbe risultare utile dopo aver steso la soluzione capovolgere 1'oggetto in modo da favorire la penetrazione all'interno dello spessore. Il Paraloid si scioglie in vari solventi, tra i quali Acetone, Butil Acetato, Acetato di Amile sono quelli con meno tossicità, e si può applicare con siringa, sotto vuoto, goccia a goccia o a pennello. In questo ultimo modo si procede stendendo dapprima sul supporto una mano di solo solvente allo scopo di favorire la distribuzione del prodotto all'interno dello spessore del supporto. Si procede quindi con applicazioni ravvicinate di soluzioni che possono variare dal 2-3% al 5%. In questa fase si può determinare in qualche modo anche la profondità di penetrazione della sostanza grazie ad un esame della porosità del supporto, alla percentuale di soluzione, e alla volatilità del solvente. Più stesure successive a bassa percentuale di resina permettono una azione in profondità, anche a ridosso degli strati preparatori. Un'alta percentuale di resina determina un'azione più superficiale; inoltre una pausa di almeno un giorno tra due applicazioni permette di creare una barriera di livello che impedisce alle stesure successive di arrivare a profondità non necessarie. L'azione della sostanza consolidante consiste nel penetrare all'interno delle cavità create in seguito ad attacco biologico e rendere le pareti un po ' più solide. Esso non si pone l ' obiettivo di riempire le cavità né quello di rendere la materia lignea solida come in origine, ma quello di fornirla di una microstruttura di ausilio all ' interno delle cavità. Quando il supporto presenta un attacco da cerambicidi le gallerie, del diametro di circa 10/12 mm, vanno ad indebolire in modo notevole la continuità della superficie di appoggio degli strati preparatori. In questi casi la fuoriuscita dell'insetto crea dei fori molto larghi con bordi fragili. La superficie pittorica appare marcata da queste gallerie con infossamenti e screpolature. L ' operazione che si rende necessaria consiste in un riempimento delle cavità in modo da ricreare una condizione di appoggio pin idonea. Saranno allora da preferire riempitivi che non siano a base di acqua per non modificare 1'andamento della superficie pittorica ne quelli che prevedono l ' impiego di solventi la cui evaporazione può causare un ritiro volumetrico. La nostra scelta ha previsto l ' impiego di resina epossidica da iniettare con un catetere direttamente nella galleria. L'operazione prevede una asportazione del rosume degli insetti presente in modo compatto e che può costituire un ostacolo al passaggio del riempitivo. Un ' altra operazione importante è quella di individuare una via di uscita per 1'aria. In questi casi, potendo fornire alla resina un ingresso ed uno sfiato, si creano le condizioni ottimali per un riempimento di tutta la galleria. Quando questo non è possibile, l'azione di riempimento investirà solo il primo tratto della galleria facendo attenzione a non operare una eccessiva pressione di spinta. Aspetti negativi, dubbi Le operazioni menzionate, costituendo una " estrema ratio" per le condizioni dell'opera, non risultano mai prive di rischi. Infatti il consolidante preferito non risponde totalmente alle esigenze ottimali del "consolidante ideale". Sia nel caso del Paraloid B72 sia in quello della resina epossidica, troviamo difficoltà relative al controllo della propagazione, alla reversibilità, alla compatibilità con la materia lignea, alla alterazione cromatica delle zone del supporto trattate. I materiali immessi si insediano in modo praticamente ineliminabile senza che si debba ricorrere a mezzi di asportazione meccanica o a lavaggi profondi in solvente. Un altro aspetto negativo è costituito dall'uso di determinati tipi di solventi che rendono le operazioni a rischio per la salute e necessitano di accorgimenti adeguati, quali guanti, maschere, cappe aspiranti. Per quanta riguarda le applicazioni di resina epossidica, possiamo rilevare che 5

6 tale sostanza risulta assai più rigida della materia lignea e può creare una disomogeneità strutturale con ripercussione sulla superficie pittorica. Anch'essa ha bisogno di particolari condizioni per poter penetrare in modo utile, come grosse aperture, pulizia da polveri, da grassi; inoltre è difficile il controllo del grado di penetrazione e non è possibile ripetere l operazione nel tempo in quanto i residui già catalizzati impediscono un nuovo ingresso. L ' integrazione con inserti lignei Procedure (Fig. 1) L ' operazione di integrazione prevede una preventiva preparazione della zona degradata in modo che si possano creare le condizioni di aggancio per i tasselli. Si procede ad un consolidamento locale ed, in seguito, alla preparazione di superfici di appoggio piane aggiustando la sede della tassellatura in modo che essa investe solo le zone maggiormente deteriorate e quindi ne segua il profilo. Nella sede predisposta vengono posizionati i tasselli lignei della stessa specie legnosa e di ridotte dimensioni, disposti in modo sfalsato "a parquet" in modo da creare un miglior legame tra tassello e tassello. Se il degrado si è sviluppato molto in profondità si può operare una tassellatura su più livelli ancora una volta opportunamente sfalsati; naturalmente l'integrazione lignea nel supporto dovrà rispettare la direzione delle fibre e l'andamento degli anelli di accrescimento. Aspetti positivi Le ridotte dimensioni dei tasselli permettono una miglior calettatura evitando l'uso eccessivo di collanti conferendo maggiore elasticità all'integrazione, inoltre. si riducono le forze degli inserti presentando, cosi minori rischi per 1'originale. Con questa operazione si offre alle zone degradate una miglior consistenza ed una barriera all'avanzare del fenomeno. Aspetti negativi, dubbi Consistono nell'asportazione di materia originate dovuta alla preparazione della sede per i tasselli; inoltre il procedimento comporta l'uso di collanti che variano. seppur in minima misura, i legami meccanici interni alla materia. Quando si immettono porzioni di legno durante il restauro occorre tener presente il rischio che queste trasmettano attacchi biologici alle parti originali e quindi si deve prevedere un trattamento preventivo. La protezione del supporto E evidente che la migliore stabilità per le opere dipinte su tavola si ottiene con il controllo climatico del-1'ambiente espositivo; purtroppo le caratteristiche storiche e architettoniche dei musei e delle chiese italiane non permette la realizzazione di complessi impianti di condizionamento. In alternativa alla stabilizzazione dell'u.r ambientale in opere che presentano particolari problemi di stabilità degli strati preparatori si è intervenuto sul supporto con una protezione direttamente sull'opera con una stesura. Questa operazione si rende necessaria sia nel caso in cui si sia in presenza di un supporto particolarmente sensibile alle variazioni igrometriche, sia nel caso in cui essa dovrà essere esposto in un ambiente che non offre condizioni climatiche positive per la conservazione. L'obiettivo e quello di rallentare gli scambi di umidità e si avvale di più tipi di procedure: a) Stesura di sostanze protettive sul retro del supporto Materiali impiegati Si possono usare le resine acriliche come il Paraloid B72 applicato a pennello in varie diluizioni dal 5% al 10%), oppure una mista di cera vergine 160%). paraffina (30%), colofonia (10%) stesa a caldo. 6

7 Aspetti positivi Essi derivano dalla facile applicazione e dalla reale efficacia dei prodotti che riescono a rallentare gli scambi di umidità e ad evitare che il supporto abbia danni da quelle più repentine. Particolarmente valida è risultata la mista di cere che riduce la possibilità di attacchi xilofagi. Aspetti negativi, dubbi Consistono nella difficile reversibilità dei prodotti. L'azione del Paraloid B72 è di non semplice controllo: la sua penetrabilità dipende dalla compattezza della materia lignea e quindi può avere una propagazione disomogenea. La mista di cere ha una applicazione più omogenea e superficiale a seconda del metodo di impiego, ma per questo rende il retro facilmente attaccabile dalle polveri; inoltre, nel caso di un nuovo intervento sul supporto, l'untuosità della cera rende difficile nuovi incollaggi. In entrambe i casi il retro del supporto subisce una variazione cromatica irreversibile verso un tone più scuro dovuto al nuovo indice di rifrazione che offre alla luce. Dato che, per ottenere buoni risultati con la mista di cere si deve applicare uno spessore consistente si rischia anche di rendere più difficile una lettura dei particolari presenti sul retro in quanto vengono livellati i minimi dislivelli e coperti alcuni fori. h) Chiusura del retro con pannello di compensato alloggiato opportunamente in una sede ricavata nei regoli dell'incorniciatura. Procedura e materiali (Fig. 2) Il dipinto viene contenuto in una struttura composta da una cornice anteriore (originale o meno) e da fianchi perimetrali ad essa collegati. Sul retro il tutto viene chiuso da un compensato, trattato opportunamente con prodotti per evitare la sua facile infestazione e la permeabilità all'umidità, fermato ai quattro bordi. Viene creata una camera d'aria a ridosso del supporto che rallenta gli scambi con l umidità ambientale senza intervenire sull'opera né su parti di essa. Aspetti positivi Oltre agli aspetti menzionati, questo accorgimento presenta anche la possibilità di essere impiegato sia in modo semplice, sia di operare un parziale condizionamento controllato tramite 1'immissione di sostanze stabilizzanti quali gel di silice o Artsorb. Le operazioni di controllo del clima possono anche avvalersi di sonde di misurazione dell'umidità interna. Inoltre, cosi operando, si crea una protezione del manufatto da polvere ed insetti. Aspetti negativi, dubbi II sistema appare sostanzialmente positivo in quanto deriva da un concetto semplice ed efficace. Si possono trovare difficoltà nella costruzione di una scatola soprattutto quando essa diventa cornice sulla parte anteriore e va collegata esteticamente con l ' opera. Oppure quando c è già una cornice antica, essa va adeguata lateralmente per poter ricevere la chiusura dal retro. Un problema può insorgere quando si immettono sostanze stabilizzanti. Questi materiali sono precondizionati a valori misurabili, ma col tempo essi perdono umidità e possono sbilanciare i rapporti di scambio ambientale con il supporto andando a modificarne i valori di umidità interna. L ' impiego di tali materiali, pertanto, non è di per se risolutivo ma necessità di continui controlli. c) tamponatura con elementi lignei liberi a contatto del supporto (Fig. 3) 7

8 Un valido accorgimento per la protezione dei supporti è costituito da una chiusura del retro tramite una serie di regoli in legno posti a contatto fra loro. Si tratta di far svolgere la funzione di rallentatore degli scambi ambientali ad un altro tavolato che diventa, cosi, ausiliario con funzione tampone. Questa soluzione scaturisce dalla considerazione che una maggior massa del supporto riesce ad assorbire le variazioni termoigrometriche in modo naturale e senza trasmettere troppe sollecitazioni agli strati pittorici. Ed infatti 1'attuazione pratica di questo accorgimento è scaturita in relazione ad un supporto assai assottigliato di una porzione di predella attribuita a Masaccio e proveniente dal Museo Horne. ; In casi come quello citato occorre approntare una struttura che contenga il nuovo tavolato. Per questo è possibile servirsi anche del sistema di traversatura presente oppure di un adattamento della cornice. infatti, la strada da percorrere è simile a quella intrapresa per ottenere la chiusura del retro con pannelli di compensato e le strutture che permettono una soluzione, consentono spesso anche 1'altra. Il tavolato tampone è posto con la venatura parallela al supporto dipinto e ciascun asse, svincolato dagli altri, viene tenuto nella propria posizione, alle estremità da un fermo facilmente removibile. Aspetti positivi Sono rappresentati dalla semplicità e funzionalità della soluzione nonché dalla reversibilità completa. Aspetti negativi, dubbi Data la recente messa in pratica di tale soluzione non è possibile valutare ancora quali siano i rischi per l ' opera diversi da quelli connessi, eventualmente all'aggravio del peso che può, in strutture di grandi dimensioni, causare danno al sistema di traversatura o alla cornice: questi ultimi elementi dovranno subire una revisione al fine di non subire deformazioni e perdita di funzionalità. Inoltre il legno immesso dovrà essere scelto ben stagionato, ricavato da tagli centrali e trattato con antitarlo. Rendere funzionale il sistema di traversatura Questa operazione viene compiuta in quelle situazioni in cui il sistema di traversatura esistente è del tipo mobile e presenta una scarsa scorrevolezza nei confronti dei movimenti del tavolato. Solitamente questo fenomeno è dovuto a blocchi causati, in alcuni casi da polveri o altre sostanze frapposte, in altri dalla deformazione del supporto che entra in attrito e va a serrare la traversa nella sua sede. Gli interventi che possono essere compiuti possono variare da operazioni semplici a più complesse. In ogni caso si procede con il rimuovere la traversatura, garantendo comunque un controllo provvisorio al tavolato. Le traverse possono essere pulite dalla polvere e dalle altre sostanze presenti ed in seguito vengono sottoposte ad una stesura di paraffina che ha la funzione di dare protezione e scorrevolezza. Molto spesso questa operazione risulta sufficiente ed efficace in modo semplice; esistono dei casi in cui i regoli vanno comunque a forzare all'interno delle sedi degli ancoraggi e non garantiscono ancora uno scorrimento ottimale. In queste situazioni il nostro intervento deve operare delle scelte attraverso le quali venga ottenuto un controllo delle deformazioni del tavolato. La situazione che si presenta denota una deformazione del supporto che appare resa possibile non tanto dalla elasticità della traversa quanto dagli spazi leggermente larghi nei quali essa poteva scorrere. Nel caso del dipinto della Madonna del Baldacchino di Raffaello (Fig. 4) nel quale è presente una parchettatura, gli spazi di scorrimento dei regoli orizzontali nei montanti verticali erano stati riempiti da zeppe lignee che erano servite 8

9 al momento del montaggio della parchettatura per recuperare gradualmente la curvatura del supporto. In questo modo le traverse non avevano più possibilità di scorrere in quanto le zeppe, oltre a contrastare l ' imbarcamento operavano un blocco allo scorrimento. Il nostro intervento in base alle considerazioni ed alle analisi compiute sullo stato di conservazione di quell'opera, ha previsto l'asportazione delle zeppe e 1'applicazione di molle a nastro opportunamente modellate negli spazi tra elementi verticali ed orizzontali. Le molle diventavano cosi delle zeppe elastiche posizionate in parallelo con i regoli orizzontali in modo da non opporsi allo scorrimento nella sede. I pressori elastici esercitano una funzione di controllo del tavolato nella posizione piana ed insieme offrono una possibilità di movimento. Nel caso dell ' Adorazione dei Pastorsi di Francesco di Giorgio (Fig. 5), le traverse, frutto di un restauro compiuto in precedenza, erano a sezione trapezoidale e tenute entro coppie di tasselli sagomati, detti anche " nottole ". Nel corso del tempo i regoli di traversatura si sono leggermente ridotti ed il profilo trapezoidale è andato a poggiare sulle nottole discostandosi dalla posizione piana di partenza e permettendo un certo imbarcamento del supporto. In questo caso il sistema di traversatura non espletava il compito per il quale era stata progettata. Lo spazio che si era creato fra gli elementi di ancoraggio e le traverse aveva ridotto il controllo delle deformazioni delle tavole del supporto. Al fine di non rimuovere le nottole incollate e avvitate al supporto, il nostro intervento ha previsto l'estrazione delle traverse, la loro pulitura e la stesura di paraffina per renderle più lisce e maggiormente protette dall'umidità. Prima di reinserire nuovamente le traverse sono state applicate delle molle a nastro leggermente curvate a "balestra" nelle zone corrispondenti alle nottole in modo da recuperare con la pressione di queste lo spazio che si era creato fra le parti. Si è trattato di un sistema che entrava in pressione con lo scorrimento della traversa verso la posizione esatta di partenza; e, per non creare problemi allo scorrimento, i bordi dei margini delle molle sono stati portati sotto livello in una sede apposita, in modo che sporgesse dal profilo trapezoidale solo una curvatura dolce. Come nel caso analizzato in precedenza, si è ottenuto il recupero degli spazi negli ancoraggi attraverso un sistema elastico che controlla il supporto permettendone i minimi movimenti dovuti agli scambi igrometrici. 9

10 Con questi due esempi è stato possibile compiere un intervento abbastanza efficace sui meccanismi che regolano i rapporti di forze tra tavolato e traverse; tale operazione non ha comportato rischiosi smontaggi e sostituzioni, ma ha avuto una azione semplice e limitata ai soli punti necessari. 2.Gli interventi globali Il tavolato Operazioni preliminari Gli esempi precedentemente trattati e catalogati come operazioni parziali possono, qualora se ne denotasse la scarsa efficacia, costituire delle soluzioni temporanee e pertanto preludere ad interventi più approfonditi. Gli interventi globali coinvolgono direttamente gli elementi fondamentali della struttura del supporto e, attraverso di essi, tutta 1'opera. Data la complessità delle operazioni ed il rischio che ne consegue, è necessario che esse vengano condotte secondo una metodica chiara ed in tempi stretti. E inoltre importante che il dipinto venga precedentemente sottoposto ad operazioni di rimozione di stucchi e ridipinture localizzate nelle zone che necessitano di intervento dal retro, in modo che lo stesso intervento non venga ostacolato e ne nascano complicazioni per lo stato della superficie pittorica. Un'altra considerazione va compiuta sulle condizioni di stabilità del colore; dovendo compiere operazioni sul supporto, la posizione nella quale l'opera starà più a lungo è quella con la pittura rivolta verso il basso. Di conseguenza dovranno essere state compiute in precedenza le operazioni relative alla fermatura del colore. Esse risultano più utili alla buona riuscita dell'intervento sul supporto di quelle operazioni temporanee di velinatura che pure risultano opportune qualora la superficie pittorica presenti instabilità. Queste ultime hanno il pregio di costituire una reale sicurezza per 1'integrità della pittura. D'altra parte esse rendono difficili le operazioni di ripristino dei livelli pittorici che invece necessitano di condizioni di perfetta visibilità e pulizia. A tale scopo, dopo aver preparato da retro le operazioni preliminari al ricongiungimento dei margini, si rimuoveranno le veline nelle zone interessate all'intervento. Va comunque aggiunto che tutti gli elementi che si appoggiano sulla superficie pittorica dovranno essere rettificati, senza angoli vivi e foderati con materiali ammortizzanti. La stessa cura che viene dedicata alla instabilità della pellicola pittorica va usata anche per la fragilità del supporto nel suo insieme ed anche per i danni che possono essere provocati dagli spostamenti durante le fasi di restauro. Pertanto i supporti particolarmente fragili possono essere dotati di un piano solido d'appoggio costituito da un reticolo di regoli foderati, che offrono una base di appoggio solida ed utile sia per gli spostamenti, sia per le altre fasi dell'intervento (Fig. 6). Il cuneo Procedura La tecnica del risanamento tramite inserti lignei a sezione triangolare denominati "cuneo", è attualmente impiegata nel caso di separazione fra assi e fenditure all'interno della struttura anatomica della singola asse. L'operazione di risanamento prevede 1'apertura di una traccia a sezione triangolare nelle zone dove si presenta una linea di separazione nella materia lignea. L'esecuzione della sede per il cuneo prevede necessariamente che il vertice del triangolo coincida con la linea di separazione e che la profondità nello spessore sia la stessa per poter operare un intervento efficace e non lasciare zone ancora libere verso gli strati pittorici e quindi a rischio di nuovi fattori di degrado. La sede per il cuneo prevede una asportazione di materia sui margini della separazione. Questa operazione, effettuata in modo da poter arrivare alla forma definitiva in modo graduale, va condotta in modo preciso sin dall'inizio; inoltre può prevedere una angolatura di lavoro variabile in funzione dell'entità del degrado presente sui margini da riunire. N el caso di margini sani, la sede del cuneo potrà avere una angolatura minima che serva alla sola pulitura dei margini; tale angolatura dipende anche da altre condizioni quali la forma più o meno lineare della fenditura sia nella lunghezza, sia nella profondità, fattori che comportano l ' uso in alcuni casi di utensili manuali, in altri di elettroutensili che verranno esaminati più avanti. Una condizione fondamentale è che la sede deve avere delle superfici perfettamente piane. Dato il valore sostanzialmente strutturale del cuneo la perfetta calettatura dell'inserto permette l impiego di minime quantità di collante e riduce il rischio di rendere disomogenea la zona risanata. In questo modo il collante esplica la propria funzione specifica e non quella di riempitivo per la quale non offre garanzie. Quando la sede del cuneo è pronta per ricevere 1'inserto, le facce oblique compongono un angolo ben determinato che stabilisce 1'apertura dei due piani d ' appoggio. Viene pertanto preparato un tassello con misure leggermente abbondanti rispetto alla sede. Questo si compone di legno della stessa specie del supporto che proviene da manufatti antichi in modo da essere maggiormente compatibile con la materia nella quale si integra e soprattutto risulta di facile aggiustamento nella sede. La sua lunghezza varia da un massimo di 6-7 cm per tavole di buono spessore a 3-4 cm per supporti sottili. E importante che esso venga precedentemente trattato con antitarlo ed abbia avuto un periodo di ambientamento nelle condizioni climatiche dei locali in cui viene condotto 1 ' intervento. Risulta fondamentale che il cuneo sia ricavato dalla tavola di origine in modo che le fibre 10

11 siano perfettamente parallele a quelle del supporto (Fig. 7). In questa posizione i movimenti tangenziali si sviluppano maggiormente in quella direzione e non creano sollecitazioni rivolte verso le tavole ad esso collegate; inoltre il leggero ritiro che può subire 1'inserto non mette a rischio la bontà dell'incollaggio. L'analisi specifica dei tipi di collanti usati nel laboratorio sarà sviluppata in modo più approfondito successivamente. Le operazioni di calettatura del cuneo prevedono la realizzazione di due superfici perfettamente rettificate ed orientate con una angolatura identica a quella della sede di inserimento. Per questa fase si posiziona ciascun cuneo entro una base d ' appoggio in modo che esso sporga in alto. In questa posizione si procede alla rettifica e correzione angolare tramite l ' impiego di un pialletto che andrà usato opportunamente inclinato. E importante che l'utensile sia ben affilato e che la superficie inferiore sia perfettamente piana in modo da offrire una base di riferimento attendibile per le operazioni di rettifica. Il cuneo è perfettamente calettato quando si posiziona nella sede senza alcun minimo accenno di instabilità. A questo punto è possibile procedere all'incollaggio; il cuneo e le pareti della traccia vengono incise leggermente con una lama di bisturi praticando tracce oblique, per aumentare la capacità adesiva del collante. Infine esso viene posto nella sua sede con un leggero scivolamento che favorisce il contatto e fa fuoriuscire gli eccessi della colla. Aspetti positivi Il cuneo, per la particolare forma triangolare, ha il merito di costituire un reale risanamento per le fenditure. La traccia prevede minime asportazioni e quindi un minimo indebolimento, soprattutto in prossimità degli strati preparatori e pittorici; inoltre esso permette di seguire il corso di una fessurazione in modo fedele anche quando questa non ha un andamento perfettamente rettilineo. Con questa operazione è possibile ricollegare sconnessioni per tutta la loro profondità fino ad arrivare agli strati preparatori naturalmente senza intaccarli. La traccia si compone di due facce inclinate ed indipendenti che permettono le operazioni di ripristino del livello dei margini del colore; inoltre, durante queste fasi che saranno trattate più avanti, possono essere traslate senza modificare la forma triangolare di partenza; infatti cambia solo l'angolo di incidenza che poi andrà a determinare l'ampiezza del vertice del cuneo. Un altro aspetto positivo è costituito dalla possibilità di poter realmente aprire delle tracce assai contenute con minime asportazioni di materiale ligneo per ridurre l'invasività dell ' intervento e assicurargli una maggiore stabilità. I limiti minimi sono determinati, oltre che dalla necessità di trovare superfici sane, anche dall'uso degli con 1'ausilio di uno scalpello, 1'apertura dovrà permettere una lavorazione sufficientemente comoda ed anche una facilità di taglio e rimozione dei trucioli tale da non creare intasamento e difficoltà di procedimento. In altri casi è possibile far uso di elettrofrese con angoli assai chiusi, fino ad ampiezze di 7,5 che sono stati messi a punto a seguito di una ricerca di mercato in collaborazione con aziende specializzate (Fig. 8, 9). 11

12 Aspetti negativi, dubbi Il cuneo offre ampie garanzie di efficacia se vengono seguite le regole precedentemente analizzate. Gli aspetti negativi possono insorgere quando le operazioni vengono condotte con scarsa accuratezza. In effetti il risanamento delle fessurazioni risulta una delle fasi dell'intervento di restauro più difficili e per la quale occorre una buona manualità. La separazione delle assi La separazione delle assi costituisce un esempio abbastanza consueto degli effetti delle tensioni accumulate all'interno di un supporto a causa dei movimenti del tavolato e dell'opposizione offerta dal sistema di traversatura. In questi casi la linea di scarico delle tensioni investe la commettitura tra le assi creando uno scollegamento. Spesso l'incisione mostra un tracciato lineare con spigoli vivi e perfettamente ortogonale al piano pittorico. Si possono trovare assi completamente separate oppure solo parzialmente, cosi come è possibile osservare sconnessioni che non investono tutto lo spessore ma si fermano ad un certo livello. A seconda dei casi la traccia potrà essere ricavata in modalità diverse. Nel caso della separazione completa delle assi si può operare su ciascun bordo semplicemente inclinando un pialletto in modo da realizzare una superficie piana e leggermente inclinata. Le due superfici accostate formano la sede pronta per ricevere il risanamento. Nei casi nei quali la separazione non è completa, ma comunque mantiene una forma rettilinea, è possibile aprire una traccia di minima angolatura tramite una fresa conica montata su una fresatrice elettronica a velocità variabile. Questo macchinario può lavorare ad elevate velocità senza imprimere eccessive vibrazioni al supporto. Inoltre la sede viene aperta per piccoli spostamenti verso il basso in modo da diminuire 1'impatto tra la fresa ed il supporto. L'elettrofresa viene posizionata su una guida solidale al tavolato e fatta scorrere per il tratto desiderato in modo che il vertice del cono rotante sia sempre sulla linea della separazione. E così possibile ottenere una traccia precisa che può ospitare cunei anche molto stretti ed inoltre si possono rimuovere i residui di varia natura accumulati nel tempo senza troppo interferire sulle capacità di taglio. Le fenditure nelle assi Come abbiamo potuto osservare, le fenditure si aprono per un cedimento dei legami interni ad un'asse del tavolato. Pertanto il percorso di una fessurazione segue strade irregolari determinate dalla posizione delle fibre del legno. Appaiono segni che possano avere un andamento curvilineo nella lunghezza ed una linea di profondità obliqua. In queste circostanze il risanamento tramite cuneo prevede una esecuzione totalmente manuale. Occorre pertanto seguire le regole precedentemente ricordate ed adattarle per brevi tratti a seconda della più o meno brusca sinuosità dell'andamento della fessurazione. Nel caso in esame, l'andamento nello spessore può essere obliquo alla superficie pittorica e pertanto anche le operazioni di apertura della sede si dovranno adeguare a quella che è in linea di frattura visibile sulla superficie pittorica: essa, pur non risultando in asse con quella visibile sul retro, deve diventare il vertice della sede finale del cuneo (Figg. 9, 10). 12

13 2.1.2 La rimozione delle farfalle Gli inserti a doppia coda di rondine posti a cavallo delle fessurazioni allo scopo di fermarne lo sviluppo, oltre a non raggiungere gli obiettivi proposti, creano delle situazioni di blocco assai dannose per gli strati preparatori. Questo tipo di inserto a forma di doppio trapezio può anche appartenere alla costruzione originale, come già accennato; in questo capitolo si tratta di quello frutto di interventi di restauro del passato. Nella maggior parte dei casi essi vengono pertanto rimossi dalla loro sede e lo spazio viene riempito con una opportuna tassellatura. La rimozione comporta la demolizione totale dell'inserto ed una rettifica dei margini e del piano d'appoggio. L'entità della demolizione dipende dalla tenacia del collante. In alcuni casi l'inserto è mobile e pertanto è sufficiente assottigliarlo nello spessore, oppure reciderlo per vena lungo l asse mediano in modo che i residui non forzino più entro gli spazi e possano uscire. Nel caso di farfalle ben attaccate occorre procedere ad una demolizione pressoché totale: 1'asportazione manuale eseguita tramite scalpelli può comportare sollecitazioni dannose per il supporto soprattutto se la quantità di materiale è notevole, il legno impiegato piuttosto duro, come di consueto, e gli utensili non perfettamente affilati; si dovrà pertanto procedere con piccole asportazioni intervallate da affilature che si rendono necessarie a causa del contatto dell'utensile con stucchi o colle presenti. Una procedure impiegata in questi casi e quella dell'asportazione tramite fresa elettrica (Fig. 11). E possibile montare una punta a taglio cilindrico il cui piattello poggia su una base fermata al supporto. Il contatto su una base di appoggio permette di stabilire un livello rettificato di profondità che non dipende dalle irregolarità del supporto; inoltre e possibile dotare il piano di bordi perimetrali the permettano una rettifica dei margini della sede. Questa metodica consente di operare senza dare grosse vibrazioni al supporto; alla fine viene prodotta una sede quasi del tutto rettificata e pronta per l'inserimento dei tasselli; l'ultimazione del lavoro prevede la rettifica delle quattro punte che va effettuata a mano, in quanto la fresa cilindrica arriva al punto 13

14 concessole dal suo diametro formando una figura con angoli stondati. La tassellatura delle farfalle Questa operazione ha prevalentemente una finalità di riempimento. Si tratta di integrare una lacuna al solo scopo di ridare massa e protezione a zone indebolite del supporto. Questa operazione precede il risanamento tramite cuneo contribuendo a formare le pareti di una futura traccia. Gli inserti dovranno essere in legno della stessa specie legnosa del supporto e ricavati possibilmente da legno vecchio. Inoltre il riempimento si avvale dell'immissione di più tasselli posti per vena e non di un unico inserto, più difficile da calettare e che può avere un proprio movimento indipendente dal supporto. Generalmente il riempimento parte dai lati della farfalla e procede verso il centro dove viene posizionato il pezzo centrale che riunisce le due metà. Anche la calettatura dei tasselli rappresenta una operazione di estrema precisione per riempire perfettamente lo spazio liberato dall'inserto a farfalla, cosi la fase d'incollaggio deve essere preparata accuratamente per poi essere eseguita in modo veloce per non dare il tempo al collante acquoso di agire nel legno impiegato e compromettere l ' inserimento. In un intervento di restauro compiuto nel passato sulla Croce del Maestro Guglielmo del Duomo di Sarzana, erano state inserite alcune farfalle per rinforzare l ' unione tra il braccio ed il corpo. In questo caso 1'inserto era stato posizionato a cavallo di venature ortogonali fra loro. Inoltre lo stesso elemento non svolgeva solo una funzione di tenuta rispetto ad una separazione di assi, ma di resistenza ad una rotazione del braccio che poteva essere indotta dalla forza peso e dalla cattiva tenuta dell'incastro a dente con il quale esso era fissato con il corpo. Tale intervento in questo caso oltre ad avere la controindicazione di essere posto nella parte verticale della croce in senso ortogonale, e di sollecitare una rotazione delle braccia nei casi di variazioni prolungate di U.R., ha interrotto la parete della sede dell'incastro. La rimozione dell'inserto ha infatti messo alla luce parte del tenone inserito che pertanto andava rinforzato nella propria posizione. Per questi motivi il risanamento delle sedi liberate in corrispondenza del tenone ha previsto la realizzazione di una tassellatura a più strati: questa procedura ha permesso di operare un canale nello spessore dei bordi della sede della farfalla tale che un livello intermedio di tasselli vi si potesse inserire ed in tal modo potesse meglio collegare il dente del braccio con il corpo principale (Figg. 12, 13, 14) I collanti Per un intervento di restauro la scelta di un collante non può essere casuale, ma purtroppo raramente un prodotto ha tutte le qualità che si riterrebbero necessarie per garantire stabilità, funzionalità e adeguata resistenza nello specifico impiego. Di conseguenza nella scelta si opera sempre una mediazione fra un prodotto con le caratteristiche ideali richieste e quello presente in commercio. Le nostre conoscenze in materia vanno dalla colla proteica detta da falegnami, alle colle poliviniliche, alle resine epossidiche. Recentemente si è iniziato a sperimentare un tipo di colla alifatica e una colla di pesce che è preparata a freddo. Questo prodotto ha caratteristiche simili alla vecchia colla da falegnami, la sua tenuta è ottima e risulta più elastica della colla forte. I collanti attualmente in uso in laboratorio appartengono a due categorie: a) emulsioni poliviniliche b) resine epossidiche a) Emulsioni poliviniliche A loro volta i collanti vinilici si distinguono in base a prodotti commerciali aventi modi di impiego diversi quali il Vinavil ed il Bindan normale e a presa rapida Vinavil Metodi di utilizzo e aspetti positivi Il Vinavil è il tipo di collante che ha trovato, nei laboratori, un grande impiego negli ultimi trenta anni. Esso è a base acquosa e presenta una struttura piuttosto elastica e compatibile con le caratteristiche meccaniche del legno. Ha 14

15 inoltre una buona presa e offre una semplicità di uso maggiore rispetto agli adesivi tradizionali quali colla forte e caseina. Il Vinavil, impiegato puro, viene steso sulle parti da incollare in minima quantità anche per non immettere eccessive dosi di acqua. Quando le superfici vengono unite la colla in eccedenza viene fatta uscire o con la pressione di morsetti o con una leggera pressione e traslazione manuale tra le parti. Questo collante si adatta al tipo di lavorazioni compiute sui supporti lignei in quanto i tempi di asciugatura si adattano ai tempi necessari per il posizionamento delle integrazioni. Aspetti negativi e dubbi Il Vinavil appena steso tende a fare una pellicola superficiale dovuta alla veloce asciugatura della superficie a contatto con 1 ' aria; questa pellicola aumenta di consistenza con lo scorrere del tempo e rischia di costituire un ostacolo nel contatto tra le facce da unire. Pertanto non ne è consigliabile l ' uso per grosse superfici di adesione. Un ulteriore limite è costituito dall'acqua in esso contenuta. Nel caso di supporti assai degradati e con presenza di numerosi fori di tarlo esiste la possibilità che l'umidità del collante vada a bagnare gli strati preparatori e a modificare la superficie pittorica. Inoltre da analisi chimiche risulta che nel tempo il Vinavil non è stabile perdendo elasticità e tende a rilasciare acido acetico con l'invecchiamento, fenomeno assai pericoloso se questo entra in contatto con gli strati preparatori. Bindan Metodi di utilizzo Si tratta di un prodotto più recente che appartiene alla famiglia dei collanti vinilici ma che ha alcune interessanti modalità di impiego che lo diversificano dal Vinavil. II collante può anche essere impiegato senza 1'ausilio di morsetti, semplicemente operando due sottili stesure che andranno ad asciugarsi completamente in modo separato. Trascorso il breve tempo di asciugatura, che è di pochi minuti, le parti si possono mettere a contatto e unire con una leggera pressione; le parti unite rimangono salde nella posizione senza subire movimenti. Nel caso di unione tra legni nuovi la pressione può essere esercitata anche con qualche colpo di martello con una metodica simile a quella impiegata nell'incollaggio tramite mastici tipo Bostik. Il Bindan inoltre esiste nella versione rapida e risulta utile per accorciare i tempi di lavoro. In entrambe le versioni il Bindan presenta una struttura leggermente più rigida del Vinavil. b) Resine epossidiche Materiali e metodi di impiego Le resine epossidiche sono una vasta famiglia di collanti che si basa sulla miscela di due componenti, l'araldite e l'indurente, i quali danno origine ad un processo di catalizzazione e portano il prodotto allo stato solido. Esse hanno la caratteristica di catalizzare senza determinare un ritiro della materia. Esistono in commercio vari tipi di resine che si differenziano per consistenza e per tempi di catalizzazione. Inoltre è possibile variare i rapporti quantitativi tra i componenti per determinare l'elasticità del prodotto e abbinare gli elementi di resine di diversa consistenza al fine di ottenere impasti di corposità intermedia. A queste caratteristiche si aggiunge quella di poter caricare la resina con particelle solide inerti che vengono incorporate per ridurne la quantità e variare la struttura finale. L'ampia gamma di queste resine si differenzia a seconda del grado di viscosità che varia dalla forma liquida iniettabile fino a quella più pastosa e modellabile. Le più liquide sono la Epo-inj della C.T.S. e la West System tipo 105 della Phase. I componenti si uniscono con l ' indurente in un rapporto di 1:0,2. Esse possono essere impiegate nei casi di incollaggi difficili di fratture che non presentano vie di accesso comode né perdita di materia. Il caso tipico è costituito dalle fratture incomplete o dalle incrinature presenti su cornici. In questi casi occorre far penetrare la resina negli spazi che si aprono sottoponendo il regolo ad una moderata flessione. Lo stesso procedimento vale per parti di supporto che stanno per separarsi. In ogni caso è importante che la resina non entri in contatto con la policromia; nelle opere la cui materia lo consente, si possono proteggere i bordi del colore, che possono essere toccati da eventuali fuoriuscite di materiale, con una applicazione di cera del tipo Ambra o Antiquax; dopo la catalisi la resina depositata sui bordi protetti può essere rimossa comodamente facendola saltare. Un tipo di resina a media viscosità è costituito dall'araldite AW 106 e dall ' indurente HV 953U della Ciba-Geigy. Questi elementi si combinano in un rapporto di 1:0,8 e danno origine ad una sostanza di consistenza mielosa. Essa viene impiegata negli incollaggi comuni al posto delle colle viniliche. Le caratteristiche sono di una grande sicurezza del potere collante in condizioni normali, mentre trova un limite nella presenza di polveri e di eccessiva umidità. Le polveri diminuiscono la penetrazione del collante mentre l'umidità rende l ' incollaggio a rischio di frattura. La consistenza della resina e i tempi lunghi di catalizzazione, che prevedono 6/8 ore, rendono il prodotto assai penetrante, tanto da necessitare di un controllo preventivo che eviti i rischi che esso vada a fare presa al di fuori delle zone stabilite. Le versioni più pastose di questo prodotto sono costituite da un tipo non ancora distribuito sul mercato italiano, confezionato in tubetti avente sigla AV 1253 ed HV 1253 sempre della Ciba-Geigy ed inoltre dalla resina SV 427 con indurente HV 427. La prima è leggermente più fluida, non è modellabile e pertanto la sua azione è indicata per incollaggi di parti erose ove occorra un buon potere riempitivo ed un buon potere collante. Essa è stata impiegata anche per riempire grosse cavità causate da attacco di cerambicidi grazie ad iniezioni con catetere. In questo caso, data la sezione di 4 15

16 mm della cannula, lo scorrimento è stato buono e la zona è stata riempita con successo. I tempi di catalizzazione sono più brevi rispetto alle altre formulazioni, intorno a due/tre ore, e possono abbreviarsi con il calore. La seconda resina in pasta, la SV 427 con indurente HV 427, ha una consistenza più corposa e possiede un miglior potere riempitivo e soprattutto modellabile che va leggermente a scapito di una adesione. Essa viene impiegata nelle zone più a contatto con gli strati preparatori e pittorici in quanto rende solidità e non dà alterazioni morfologiche. Sulla base creata da questa resina possono iniziare le operazioni di reintegrazione e di risanamento tramite le tecniche precedentemente osservate. Come anticipato all'inizio di questo paragrafo, dall analisi e dalla pratica d ' impiego di questi prodotti abbiamo osservato alcuni aspetti importanti; innanzitutto è possibile combinare araldite ed indurente con rapporti diversi da quelli segnalati nelle schede riuscendo ad ottenere prodotti più elastici o più rigidi. Inoltre è anche possibile combinare aralditi e indurenti di diversa consistenza per ottenere miscele intermedie. A questo proposito abbiamo constatato con successo che unendo l'araldite SV 427 in pasta con 1'indurente HV 953 U a media densità, in un rapporto percentuale di 6 0 % / 4 0 %, si ottiene un prodotto simile a quello della resina epossidica AV 1253 e HV 1253 non ancora reperibile sul mercato italiano. Lo stesso procedimento puo essere ottenuto con una rniscela testata dalla Ditta Produttrice, ad esempio la AW 106 con HV 953U 1:1, alla quale siano state addizionate particelle inerti, dette anche "cariche", costituite da fillite, granulare vegetale di noce, microsfere di vario diametro ed altri. Questi additivi possono essere più o meno inerti, hanno caratteristiche di peso e volume certe e pertanto possono variare sia la consistenza della resina rendendola più pastosa, sia 1'elasticità qualora si immettano cariche elastiche. E possibile pertanto creare una serie di combinazioni sulla base di materiali certi e tali da rendere sempre controllabile e riproducibile il prodotto. La costruzione di strutture inerenti il restauro, come ad esempio le traverse in lamellare curvate o piane, comporta lunghi tempi di esecuzione; la resina epossidica usata come collante per queste adesioni a strati offre un buon impiego sia con il sistema di serraggio tradizionale a morsetti, sia con la tecnica del sottovuoto (Fig. 15); infatti la catalizzazione avviene anche in assenza di aria. La resina permette pertanto un buon contatto fra le parti grazie al perdurare per alcune ore della sua consistenza iniziale; questo permette al collante di scivolare andando ad insediarsi negli spazi vuoti. Per questo motivo è sempre opportuno fermare gli elementi sottoposti al serraggio per evitare che abbiano modo di scivolare nel tempo e di trovarsi fuori dalla posizione desiderata al momento della catalizzazione. Aspetti negativi, dubbi Come abbiamo osservato, le resine epossidiche hanno una consistenza più rigida rispetto a quella del legno nuovo ed ancora di più rispetto al legno che si trova nei supporti dipinti. Pertanto il loro utilizzo costituisce un elemento di disomogeneità che, seppur dimostrandosi sostanzialmente inerte, può determinare un diverso comportamento nella struttura del tavolato. Inoltre la rimozione può avvenire per via meccanica e per questo diventa un materiale praticamente irreversibile. Ai collanti esaminati si possono aggiungere sporadici impieghi di colla forte, nelle due versioni a caldo e a temperatura ambiente. La colla forte In laboratorio 1'impiego di colla animale deve risultare sempre più sporadico (anche se in generale si tratta di un ottimo collante per falegnameria) a causa delle caratteristiche di tale prodotto. Analizzando l ' impiego che esso ha avuto in passato nel restauro dei supporti, si può notare che esso provoca nuovi attacchi di insetti xilofagi: anche se adesso può essere addizionato con sostanze insetticide, 1'effetto di queste si esaurisce nel giro di pochi anni. Inoltre, essendo applicato caldo, esso ha una grande diffusione, ma anche un notevole ritiro volumetrico che, nei casi in cui entra in contatto con la pellicola pittorica, ne altera la superficie creando delle contrazioni. Infine si tratta di un 16

17 collante che prevede 1'adesione di superfici perfettamente rettificate non riuscendo ad esplicare il potere adesivo all'interno di facce irregolari con piccole cavità. I dislivelli fra i margini del colore Le operazioni di risanamento delle sconnessioni e delle fessurazioni tramite l'inserimento di cunei possono dare la possibilità di intervento sui dislivelli che si creano tra i due margini del colore separati. E noto che tali forme di degrado, se non fermate per tempo, recano ulteriori rischi per la conservazione dei supporti. Le tavole sconnesse presentano aperture i cui bordi, una volta liberi da legami, sono sottoposti a movimenti indipendenti che producono deformazioni che li rendono difficilmente riassemblabili; spesso assi libere da tanto tempo presentano margini, un tempo perfettamente combacianti, che ora hanno alcuni punti di contatto intervallati da zone di vuoto. Oltre a queste deformazioni che comportano ritiri trasversali irreversibili, avvengono modificazioni ed avvallamenti sulla superficie pittorica; tali fenomeni sono ben visibili a luce radente e durante le fasi di risanamento del tavolato è possibile operare un intervento che cerchi di attenuarne gli effetti. Questa procedura di riallineamento dei margini del colore si può mettere in pratica prima di finire di calettare l ' inserto a cuneo, quando la fessurazione è già aperta e la sede perfettamente ricavata. In questa fase la traccia aperta per il cuneo rende i margini da unire liberi da vincoli quali sfrangiature di fibra, stuccature di collegamento e da tutto quello che può opporsi ad una semplice e leggera manovra di traslazione dei due bordi verso un livello planare comune. La metodica seguita in laboratorio comprende questa fase di riposizionatura in piano come abituale all'interno dell'intervento di restauro, ed essa viene attuata sempre quando è possibile ottenerla senza immettere tensioni difficilmente sopportabili dalla struttura. Essa si ottiene con una leggera pressione esercitata, su tavole spesse almeno 2,5/3 cm, esercitata da tiranti a leva in legno semplicemente avvitati al supporto (Figg. 16, 17); grazie a questo meccanismo, si può intervenire su tavole di grandi dimensioni e per lunghi tratti. I margini da riposizionare in piano sono sottoposti a leggera pressione, senza caricare il tavolato di eccessive tensioni. Risulta fondamentale anche in questa fase la forma a sezione triangolare che ha il nostro inserto a cuneo; infatti una traccia di tale forma non cambia geometricamente dopo la livellatura, ma varia 1'angolo posto sotto alla superficie pittorica. Quando occorre intervenire su tavole di piccole dimensioni e di spessori sottili non è possibile intervenire con tiranti avvitati, ma si può impiegare un meccanismo a telaio nel quale il dipinto è contenuto (Fig. 18). 17

18 Questo meccanismo è provvisto di una serie di barrette filettate con le quali si riesce a fare una leggerissima pressione nei punti da livellare. Le leggere spinte sono effettuate tanto dal davanti quanto dal retro, riuscendo con pressioni minime a trovare il corretto livello della pittura. Quando i margini del colore sono sullo stesso livello occorre attendere un po' di tempo affinché 1'azione dei tiranti si ponga in assestamento. In seguito si possono finire di adeguare i cunei e passare all'incollaggio che fisserà la situazione dei margini nella condizione ritenuta più idonea. L'andamento planare delle tavole Un'altra questione importante, nel momento in cui si ricongiungono tavole completamente scollegate che hanno assunto ciascuna una propria incurvatura, è decidere come riproporre l andamento di tutto il tavolato. Poiché è da ritenersi ormai superata l'intenzione di raddrizzare le tavole, una delle soluzioni maggiormente praticate appare quella di trovare una curvatura generale che migliori la lettura del dipinto e che costituisca una via di mezzo fra le varie deformazioni. Infatti, non sempre si riesce ad annullare completamente questo problema, ma solo a ridurlo. II metodo risulta assai semplice e consiste in una serie di tentativi che mirano verso quella che sarà la curvatura ottimale. Le singole tavole vengono accostate e le quotature possono essere raggiunte o con spessori messi come appoggio, oppure in modo più semplice ponendo dei piccoli pezzetti di legno foderati in corrispondenza delle sconnessioni e operando delle leggere pressioni. Attraverso la scelta delle dimensioni dei legnetti, posti sia sul davanti che sul retro come collegamento, si determina la posizione di un ' asse rispetto a quella adiacente (Figg. 19, 20). E possibile pertanto fermare provvisoriamente il tavolato nella posizione ritenuta ideale e creare traverse sagomate che seguono perfettamente il profilo del supporto; la funzione di questi regoli è quella di sancire una posizione di riferimento sulla quale 1'opera può essere sostenuta durante le fasi di risanamento. La traversatura Storia recente tra rimozioni e recuperi Un argomento sul quale ci soffermeremo è quello relativo agli interventi e alle considerazioni sui sistemi di traversatura di quei supporti che necessitano di un restauro. Nel passato, ritenendo negativa l ' inchiodatura originale delle traverse per i possibili movimenti del legno, si procedeva ad una loro rimozione e sostituzione sistematica. Da una più accurata conoscenza di queste costruzioni si è rilevato che, come già precedentemente detto a proposito della tecnica di costruzione, il chiodo per le sue caratteristiche di lunghezza e duttilità non costituisce di per se un bloccaggio assoluto dell'insieme della struttura, ma un legame puntiforme esplicato attraverso i margini della testa e della ripiegatura della punta. Inoltre, i primi stress da assestamento nella costruzione erano iniziati al momento della stesura della preparazione creando subito una tolleranza tendente ad un equilibrio fra le parti. In queste situazioni la sostituzione doveva prevedere una applicazione di traverse che avessero la caratteristica di poter essere sovrapposte come lo erano le originali e non inserite negli spessori in tracce a coda di rondine in quanto questo avrebbe comportato una modifica sostanziale a tutta la costruzione. Il metodo comunemente usato per sostituire le traverse rimosse era costituito da sistemi scorrevoli che sostenessero 1'opera dipinta escludendo ogni intento di raddrizzamento. Uno di questi sistemi era costituito da traverse trapezoidali realizzate in legno duro applicate lungo una linea regolare ricavata sul supporto tramite spianatura o tassellatura, fermate per mezzo di coppie di tasselli detti "nottole", della stessa specie della traversa per garantire una buona funzionalità, avvitati e incollati al supporto (Fig. 21). 18

19 Si costruiva cosi una sorta di binario di scorrimento e di contenimento della traversa che poteva muoversi orizzontalmente acconsentendo al fenomeno di dilatazione e di contrazione delle tavole. La risposta alla tendenza all'incurvamento era data, in questo sistema, solo dal calcolo empirico dello spessore della traversa, in modo che essa potesse avere una certa elasticità. La sostituzione Il costante senso di autocritica ha portato a rivedere questi sistemi come non rispondenti totalmente alle esigenze del manufatto, e nel caso delle traverse fermate con le "nottole" anche come eccessivamente invasivi. Quest' ultimo sistema prevedeva 1 ' impiego di legno di diversa specie incollato a quello del supporto, rendendo difficile una eventuale rimozione che non procurasse danni alla superficie del retro. Inoltre tale tipo di traversatura, pur volendo riproporre un sistema a coda di rondine spostato al di fuori dello spessore del tavolato, non prevedeva la rastrematura dei regoli; pertanto essi, già precisi e scorrevoli nella sede, al minimo ritiro dimensionale esercitavano una funzione assai ridotta. E opportuno precisare che la riflessione sui lavori svolti ha portato a razionalizzare gli interventi sulle opere limitandone l'ampiezza e selezionando i casi di effettiva necessità. Tutto questo scaturisce da un maggior rispetto per l'integrità dell'opera e dall'esigenza di ridurre i rischi che un intervento di restauro alla struttura porta in se. Nei dipinti dove si osservava che la traversa non assolveva più alla propria funzione, o poteva instaurare pericolose tensioni, la sostituzione è stata effettuata con un sistema meno invasivo e più rispondente ai movimenti del legno nelle sue direzioni fondamentali. Sono stati ultimamente approntati una serie di meccanismi di ancoraggio ad elasticità controllata che prevedono l ' impiego di elementi a molla in varia forma. Gli ancoraggi elastici La ricerca è partita da un prototipo sperimentale; questo meccanismo si componeva di una piastrina in ottone applicata al supporto nella quale era stata ricavata un'asola entro cui scorreva la testa del bullone. La piastrina era semplicemente avvitata sopra il supporto con due viti posizionate lungo la fibra del legno, mentre il bullone passante nella traversa con foro del proprio diametro, era fermato alla stessa con l'interposizione di una balestra elastica in acciaio; essa era regolata e fermata da un dado e poteva flettere in un ribasso operato nello spessore della traversa (Figg. 22, 23.). 19

20 Questo sistema è stato successivamente modificato e razionalizzato riducendo le viti di ancoraggio e passando da una molla a balestra ad una elicoidale inserita nello spessore della traversa. Quest'ultimo meccanismo si compone di un trafilato in ottone di sezione rettangolare aperto al centro del lato superiore, fermato al supporto con una vite all'interno di questo trafilato scorre una slitta in nylon e al centro di questa si ancora un'altra vite che, inserendosi nello spessore della traversatura passa attraverso un bicchierino di ottone, in cui è alloggiata una molla che controlla le deformazioni da imbarcamento, registrata da un dado esterno posto alla sommità della vite. Questo meccanismo è inserito nello spessore della traversa in una traccia della stessa misura nella larghezza, ma più larga nella lunghezza (Figg. 24, 25, 26, 27). Esso facilita lo scorrimento fra le due parti (supporto e traversa nei momenti critici dovuti a sbalzi igrometrici repentini, in quanto la molla controlla i movimenti d'imbarcamento costituendo un richiamo continuo alla posizione iniziale mentre la slitta permette una certa dilatazione del legno. Questo sistema risulta facilmente reversibile, in quanto il collegamento fra i due componenti è dato solamente da una vite per ogni slitta e permette una ricollocazione nella stessa zona delle traverse originali senza spianatura del legno. Si garantisce una regolazione controllata della molla fino a giungere al suo bloccaggio, mantenendo anche in questi casi estremi la scorrevolezza lineare del supporto con la traversa. I telai perimetrali L'elemento "molla" costituisce una modificazione importante nei sistemi di controllo dei movimenti del supporto e ci ha permesso d ' intervenire con efficacia su diverse tipologie di dipinti grazie soprattutto alla varietà di forme che queste offrono e alla propria versatilità. Avendo tali prerogative è stato possibile usarle in tavolette di ridotto spessore e di piccole dimensioni come nel Cataletto della Misericordia, dipinte da Domenico Beccafumi, con un meccanismo che seguisse gli stessi criteri ma adattandosi alle caratteristiche del manufatto (Figg. 30, 31, 32). 20

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