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1 Ente Proponente: Comune di San Mauro Torinese Altri Comuni aderenti: Brandizzo, Castiglione Torinese, Rivalba, San Raffaele Cimena, Volpiano LOTTA BIOLOGICA INTEGRATA ALLE ZANZARE AI SENSI LR 75/95 Piano di fattibilità campagna 2013 Referente Tecnico Scientifico Dr. Andrea Mosca Tecnici di Campo Dr. Mirko Perna Dr.ssa Giorgia Ramella Dr. Paolo Savoldelli Torino, 9 ottobre

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3 INDICE PREMESSA... 2 SINTESI DELLA SITUAZIONE RISCONTRATA NELLA CAMPAGNA PARTE PRIMA: INQUADRAMENTO DELL AMBIENTE E DEL TERRITORIO... 8 CENNI PRELIMINARI SUL TERRITORIO DI PROGETTO... 9 Ubicazione, estensione, confini, inquadramento territoriale...9 Aspetti dell ambiente naturale...10 Individuazione e caratterizzazione delle superfici di progetto...11 Aspetti climatici...13 PARTE SECONDA: DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI Interventi di monitoraggio delle popolazioni alate...17 Interventi di monitoraggio delle popolazioni larvali...18 Interventi di monitoraggio di Aedes albopictus...18 INTERVENTI DI CONTRASTO ALLE PRINCIPALI SPECIE DI CULICIDI Interventi larvicidi in ambito rurale non risicolo...19 Interventi larvicidi in ambito rurale su risaia...20 Interventi larvicidi su caditoie stradali e altri focolai urbani...20 Altri interventi di contrasto alle diffusione di Aedes albopictus...21 Interventi di contrasto alle popolazioni alate...23 PARTE TERZA: GESTIONE DEL PROGETTO SPESE DI GESTIONE ORGANIZZAZIONE DEL PERSONALE MATERIALE DA ACQUISTARE PER LA CAMPAGNA DI LOTTA Strumentazione e materiale informatico...26 Materiale di consumo...27 Materiale per il monitoraggio...27 ATTIVITÀ DI DIVULGAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE DELLA POPOLAZIONE QUADRO ECONOMICO PER LA CAMPAGNA

4 Premessa Fino ad una trentina di anni fa, in tutto il Piemonte occidentale la presenza di zanzare era modesta e principalmente legata al territorio rurale. Da allora la situazione è drasticamente cambiata, portando il problema anche all interno dei maggiori agglomerati urbani. Le cause sono riconducibili a fenomeni ben noti ed ampiamente analizzati. In primo luogo, negli ultimi decenni si è assistito ad una progressiva proliferazione di una specie di zanzara ad alta capacità dispersiva proveniente dalle aree risicole della piana orientale piemontese. Si tratta della specie Ochlerotatus caspius, in grado di diffondersi per molti chilometri dalle aree di sviluppo. Questa capacità è incrementata da situazioni climatiche particolarmente favorevoli, con notti calde ed umide. Il culmine si è infatti raggiunto nel 2003, quando le minime erano tali da permettere alle alate di questa specie di sfruttare buona parte della notte per i loro spostamenti, tanto che si sono riscontrati esemplari sicuramente provenienti dalle risaie addirittura nelle valli alpine. L incremento numerico di questa specie è intimamente connesso ai cambiamenti ambientali e agronomici che hanno investito la coltura del riso negli ultimi 50 anni. L alternanza di periodi più o meno lunghi in cui le risaie rimangono sommerse seguiti da brevi, ma sempre più numerosi periodi di asciutta, favoriscono lo sviluppo dei cosiddetti floodwater mosquitoes, tra i quali Oc. caspius ha trovato nella Pianura Padana un ambiente ideale. L aumento numerico di questi periodi di asciutta ha molteplici cause, alcune ascrivibili a situazioni esterne alla risicoltura, ma la maggior parte ha motivazioni di tipo agronomico. Il comprensorio in oggetto include in effetti una piccola area risicola (un nucleo di circa 70 ettari nel comune di San Raffaele Cimena), e dista poche decine di chilometri dalla propaggine più occidentale della grande piana risicola lombardo-piemontese (circa ettari coltivati tra le province di Vercelli, Biella, Alessandria, Novara, Pavia e Milano). Fino a quando le risaie coltivate in provincia di Torino (oltre a quelle di San Raffaele vi è un nucleo un po più piccolo tra San Benigno e Rivarolo) non furono trattate sistematicamente (anno 2007) in tutta l area a nord di Torino e nel capoluogo stesso si assisteva al periodico ed incontrastabile arrivo di ondate di zanzare di questa specie molto molesta. Fenomeno aggravato quando si avevano condizioni climatiche favorevoli alla migrazione di alate anche dalle risaie meno vicine. Negli ultimi cinque anni questo fenomeno è stato sempre più limitato, grazie ai già citati trattamenti delle risaie da parte del Piano Regionale Unitario di lotta alle zanzare in risaia e ad un clima non troppo torrido. Il secondo fatto che ha portato il fenomeno zanzare a livelli mai visti prima in Piemonte è stata l accidentale introduzione di Aedes albopictus, meglio nota come zanzara tigre. Giunta in Italia per la prima volta probabilmente a Genova nel 1990, è stata segnalata con certezza in Piemonte nel 1994, proprio nel comune di San Mauro Torinese. Al contrario della specie precedente, la zanzara tigre compie spostamenti attivi molto ridotti, ma è molto abile a sfruttare le attività umane per farsi trasportare. Deponendo le proprie uova in contenitori di medie e piccole dimensioni, queste possono essere spostate addirittura da un continente all altro. E quello che è successo con i copertoni usati tra sud-est asiatico e Stati Uniti e poi da qui verso l Europa. Una volta raggiunta un area climaticamente favorevole (o non troppo sfavorevole), la zanzara tigre si ambienta presto e, se non viene immediatamente eliminata, s insinua gradualmente nel tessuto urbano e periurbano, rendendo poi impossibile ogni tentativo di eradicazione. Per riprodursi sfrutta le migliaia di situazioni a sua disposizione per la posa delle uova, le piccole raccolte d acqua che ogni città offre, in specie nelle periferie, come caditoie stradali, pozzetti dei pluviali, secchi e bidoni lasciati all aperto, rifiuti abbandonati, e così via. Una volta infeudatasi in un quartiere è facilmente trasportata in un altro, grazie ancora una volta all azione inconsapevole dell uomo. Questa volta sono gli adulti che, attratti dal calore, dagli odori e dal colore scuro degli abitacoli delle autovetture, sfruttano un involontario passaggio. Questi due eventi, comuni a gran parte del Piemonte spinsero la Regione ad emanare nel 1995 una Legge Regionale, per quei tempi all avanguardia, con lo scopo di finanziare piani di lotta alle zanzare in tutte quelle realtà locali in cui il problema era maggiormente sentito. I primi a sfruttare questi finanziamenti furono infatti i Comuni prospicienti la piana risicola, ma nel 2000 anche alcuni Comuni del comprensorio in oggetto decisero di intraprendere questa strada. Fu così che quel anno si diede l avvio ad una prima fase di monitoraggio finalizzato allo svolgimento di interventi di lotta per l anno successivo. Il comprensorio di progetto comprende oggigiorno i Comuni di Brandizzo, Castiglione Torinese, Rivalba, San Mauro Torinese, San Raffaele Cimena e Volpiano. Nel presente Progetto di Fattibilità vengono descritti i territori dei Comuni, dal punto di vista ambientale con specifico riferimento alla presenza di siti di infestazione, noti o potenziali, di culicidi e i metodi che si intendono applicare per le varie fasi di lotta. 2

5 Sintesi della situazione riscontrata nella campagna 2012 La campagna 2012 è stata anche quest'anno gestita da IPLA S.p.A. società partecipata di Regione Piemonte, da questa nominata soggetto attuatore delle attività inerenti la LR 75/95. Per l anno 2012 Ipla ha riconfermato come Referente Tecnico Scientifico di Progetto il dott. Andrea Mosca, responsabile per tutta l'area metropolitana torinese, e ha affidato il ruolo di Tecnici di Campo alla dr.ssa Giorgia Ramella, per il Comune di Volpiano, in quanto già operante sui territori confinanti di San Benigno Canavese e Leinì, il dott. Paolo Savoldelli (Brandizzo, San Raffale e Rivalba) e il dott. Mirko Perna (San Mauro e Castiglione), entrambi dipendenti Ipla, messi a mezzo servizio sul progetto di San Mauro. Le attività si sono basate sui soliti tre pilastri: monitoraggio, lotta e divulgazione. Il monitoraggio ha riguardato tre ambiti. In primo luogo lo studio della distribuzione della popolazione di zanzare alate effettuato mediante il posizionamento settimanale, da maggio a settembre, di trappole attrattive innescate con ghiaccio secco nell'ordine di una stazione di monitoraggio per Comune che ha lo scopo di studiare le dinamiche delle zanzare autoctone. Quindi il monitoraggio specifico per la zanzara tigre (Aedes albopictus) effettuato mediante l'impiego di ovitrappole che vengono ispezionate quindicinalmente. Da quest'anno tutti i Comuni del comprensorio sono stati oggetto di questa indagine. Pertanto, alle storiche stazioni di Volpiano (portate a 8) e San Mauro (portate a 21) si sono aggiunte 12 a Brandizzo, 6 a Rivalba, 7 a San Raffaele Cimena e 8 a Castiglione per un totale di 62 stazioni. Le nuove stazioni sono state scelte nelle seguenti località: BRZ 001 Brandizzo: Via Romero, 5 dietro scatola ENEL BRZ 002 Brandizzo: Via L. Einaudi 2-4 dietro scatola ENEL c/o palo BRZ 003 Brandizzo: Via Torino, 235 c/o piglia a destra del cancello BRZ 004 Brandizzo: Campo calcetto c/o cimitero, su robinia con edera c/o liquidambar angolo parcheggio BRZ 005 Brandizzo: c/o Elementare Buozzi su edera angolo parcheggio disabili BRZ 006 Brandizzo: Via Alba c/o orti, rollodromo, dietro blocchi cemento str. privata, nella siepe BRZ 007 Brandizzo: interno via Torino, 302 nell'edera BRZ 008 Brandizzo: Via G. Ferraris, 20 area pedonale, in siepe lauroceraso, sotto faggio rosso BRZ 009 Brandizzo: Via dei Mille, 6 su edera sotto rosa BRZ 010 Brandizzo: Via Cena, parcheggio con alberi c/o scuola. Recinzione tra casa e scuola, angolo BRZ 011 Brandizzo: Via Di Nanni 54/56, nel cespuglio BRZ 012 Brandizzo: c/o sito trappola CO 2, fianco cancello del civico,1 vicino albero nel cespuglio ortensie RVB001 Rivalba: Via Regione Casale, 4 bis, in cespuglio di forsizia RVB002 Rivalba: Via Regione San Rocco, fronte civico 18, dietro scatola ENEL RVB003 Rivalba: Cimitero, dietro lapide fronte ingresso RVB004 Rivalba: c/o sito trappola CO 2 RVB005 Rivalba: P.za S. Amanzio dietro cabina metano RVB006 Rivalba: Sotto municipio, via Castello SRC 001 San Raffaele Cimena: c/o sito trappola CO 2, fianco chiesa piazza del municipio SRC 002 San Raffaele Cimena: Via Rivalta ang. Via don Lupo su pianta dietro palo luce SRC 003 San Raffaele Cimena: Via Pragelato, 6 su lauroceraso bordo strada SRC 004 San Raffaele Cimena: Via San Bernardo, 50 in cespuglio sotto betulla SRC 005 San Raffaele Alto: Via Santa Croce, 4 edera lungo scalinata sopra tombino SRC 006 San Raffaele Cimena: c/o giardino pubblico in lauro dietro palo luce SRC 007 San Raffaele Cimena: c/o cimitero in cespuglio sotto 1 robinia park a dx CTG 001 Castiglione: Via Scursatone, 8 dietro guard rail, c/o cabina ENEL CTG 002 Castiglione: Via del Balzetto 2, di fronte, dietro palo luce, nell'edera CTG 003 Castiglione: Via Petrarca 15 muro con edera rialzato, nella recinzione CTG 004 Castiglione: Str. Del Luogo 51/53 fine ringhiera bianca CTG 005 Castiglione: Muretto cemento inizio cantiere, appesa ai rami olmo. Str.Fornace 20/22 CTG 006 Castiglione: Cimitero, a destra del cancello, nel prunus CTG 007 Castiglione: Via Bernardi, fronte vivaio, nel guard rail CTG 008 Castiglione: Via Madonnina c/o stazione trappola CO 2 3

6 Vi è infine il monitoraggio sulle larve presenti nei focolai, necessario per stabilire l'utilità o meno dei trattamenti larvicidi. Esso riguarda sia le risaie, sia le caditoie stradali, sia i focolai rurali più tipici, come fossi e canali. Da quest'anno e su esempio di altri progetti di lotta alle zanzare, è stata stabilita una soglia d'intervento diversificata per specie e ubicazione del focolaio. Per le specie più moleste (es. Ae. albopictus, Ae. vexans e Oc. caspius) basata la presenza di una sola larva per dare il via ad un trattamento larvicida, mentre per le meno moleste (es. Culex pipiens) la soglia d'intervento è stabilita a 10 larve/litro a meno che si tratti di un focolaio urbano, nel qual caso viene meno la soglia e si tratta comunque. Ciò ha permesso un notevole risparmio di ore d'intervento, pur non diminuendo la qualità del servizio. Infatti, le catture di alate dimostrano un sensibile calo rispetto agli anni passati. Riguardo la principale specie molesta di origine rurale, Ochlerotatus caspius, il 2012 ha visto un primo modesto picco alla terza settimana di luglio seguito da un picco leggermente maggiore due settimane dopo, ma nulla a che vedere con quelli degli anni in cui le risaie del comprensorio (San Raffaele Cimena) non erano sistematicamente trattate. Molto altalenante e nella media l'andamento di Culex pipiens, specie che ha un'origine mista rurale e urbana. Anche il picco estivo di Culex modestus, altra specie di derivazione rurale, ma con esigenze biologiche opposte a quelle di Oc. caspius, è stato ridotto sensibilmente rispetto allo scorso anno. I seguenti grafici mostrano il confronto tra le catture degli ultimi due anni per le tre principali specie del territorio espresse come sommatorie delle catture settimanali nelle nove stazioni di monitoraggio. Ochlerotatus caspius Culex pipiens I maggio II maggio III maggio IV maggio I giugno II giugno III giugno IV giugno I luglio II luglio III luglio IV luglio V luglio I agosto II agosto III agosto IV agosto I settembre I maggio II maggio III maggio IV maggio I giugno II giugno III giugno IV giugno I luglio II luglio III luglio IV luglio V luglio I agosto II agosto III agosto IV agosto I settembre

7 Culex modestus I seguenti grafici mostrano invece le catture per ciascuna stazione di monitoraggio. Brandizzo /05 09/05 16/05 23/05 30/05 06/06 13/06 20/06 27/06 04/07 11/07 18/07 25/07 01/08 08/08 14/08 22/08 29/08 Culex theileri Aedes sp. Culex pipiens Culex modestus Aedes albopictus Aedes vexans Ochlerotatus caspius Castiglione Torinese /05 09/05 16/05 23/05 30/05 06/06 13/06 20/06 27/06 04/07 11/07 18/07 25/07 01/08 08/08 14/08 22/08 29/08 I maggio II maggio III maggio IV maggio I giugno II giugno III giugno IV giugno I luglio II luglio III luglio IV luglio V luglio I agosto II agosto III agosto IV agosto I settembre Culex theileri Aedes albopictus Culex pipiens Culex hortensis Aedes geniculatus Ochlerotatus caspius Aedes vexans Culex modestus altro o non determinato 5

8 Rivalba /05 09/05 16/05 23/05 30/05 06/06 13/06 20/06 27/06 04/07 11/07 18/07 25/07 01/08 08/08 14/08 22/08 29/08 Culex pipiens Anopheles plumbeus Ochlerotatus caspius San Mauro Torinese /05 09/05 16/05 23/05 30/05 06/06 13/06 20/06 27/06 04/07 11/07 18/07 25/07 01/08 08/08 14/08 22/08 29/08 Culex pipiens Culex theileri Aedes vexans Aedes albopictus Ochlerotatus caspius Culex modestus Anopheles plumbeus San Raffaele Cimena /05 09/05 16/05 23/05 30/05 06/06 13/06 20/06 27/06 04/07 11/07 18/07 25/07 01/08 08/08 14/08 22/08 29/08 Culex pipiens Culex hortensis Ochlerotatus caspius Aedes albopictus Aedes vexans 6

9 Volpiano /05 09/05 16/05 23/05 30/05 06/06 13/06 20/06 27/06 04/07 11/07 18/07 25/07 01/08 08/08 14/08 22/08 29/08 Ochlerotatus caspius Culex pipiens Aedes albopictus Culex modestus Come si evince dai grafici, anche nelle trappole innescate con ghiaccio secco, nonostante non siano specifiche per la cattura della zanzara tigre, questa specie è ormai presente in tutti i Comuni del comprensorio e rappresenta al momento l'unica vera emergenza, in quanto le altre specie sono ormai sotto controllo. La lotta a questa specie ha però la peculiarità di non poter prescindere dalla collaborazione attiva di tutta la cittadinanza in quanto la maggior parte dei suoi focolai di sviluppo sono relegati in ambito domestico. Le azioni fin qui intraprese non hanno ancora permesso di ottenere risultati soddisfacenti, anche perché il contrasto alle altre specie comunque assorbe notevoli energie. 7

10 PARTE PRIMA: INQUADRAMENTO DELL AMBIENTE E DEL TERRITORIO 8

11 Cenni preliminari sul territorio di progetto Ubicazione, estensione, confini, inquadramento territoriale Il territorio oggetto di studio comprende i territori dei sette comuni della Provincia di Torino indicati nella seguente tabella e illustrati nell'immagine successiva. Comune Abitanti Superficie Pianura Collina Anni di adesione al progetto Brandizzo ha 641 ha 0 ha 14 Castiglione Torinese ha 0 ha ha 14 Rivalba ha 0 ha ha 14 San Mauro Torinese ha ha 0 ha 14 San Raffaele Cimena ha ha 0 ha 14 Volpiano ha ha 0 ha 14 Totale ha ha ha 14 Tabella 1 - Elenco dei comuni aderenti al progetto di lotta Lombardore San Benigno Canavese Montanaro Chivasso Volpiano Verolengo Leini' Brandizzo Settimo Torinese S. Raffaele Cimena Castagneto Po San Sebastiano da Po Castiglione T.se Gassino Torinese Rivalba Casalborgone S. Mauro T.se Sciolze Cinzano Berzano di S TORINO Baldissero Torinese Pavarolo Marentino Pino Torinese Montaldo Torinese Moncucco Torinese Fig. 1 - Inquadramento amministrativo del territorio di progetto. 9

12 Purtroppo il Comune di Settimo Torinese, che fino allo scorso anno rappresentava il più grande Comune che aderiva al progetto di lotta promosso dall Accordo di Programma, ha rinunciato, per motivi di bilancio, a proseguire su questa strada. Questo fatto comporta il rischio di un certo incremento delle zanzare di origine rurale sui Comuni limitrofi, mentre non ha implicazioni sulle specie urbane, in quanto queste ultime hanno una bassa propensione migratoria. D'altro canto, il principale focolaio di sviluppo delle specie rurali, le risaie di San Raffele, rimane sotto controllo diretto del Progetto. Pertanto la defezione di Settimo, pur rappresentando un segnale non certo positivo, non comprometterà i risultati ottenibili dalla lotta alle zanzare negli altri Comuni. Aspetti dell ambiente naturale Il comprensorio risulta composto da un settore pianeggiante in sinistra idrografica del fiume Po, che si sviluppa in direzione est-ovest ed uno prevalentemente collinoso, afferente al complesso collinare genericamente indicato come collina torinese. La superficie complessiva risulta pari a ettari di cui circa di collina. Nelle aree di pianura è ampiamente praticata l agricoltura. In particolare la cerealicoltura e la praticoltura risultano estremamente diffuse, colture alle quali è quasi sempre associata la pratica dell irrigazione nel periodo estivo. Nel Comune di San Raffaele Cimena è presente una zona risicola che nel 2012 (come già da qualche anno) ha interessato una superficie di circa 75 ettari. Gran parte della superficie collinare è invece occupata da boschi di latifoglie. La viticoltura, un tempo assai diffusa in questi territori, attualmente è del tutto marginale. Quasi trascurabile risulta anche la superficie destinata alla pioppicoltura, all arboricoltura da legno o da frutto. Assai diffuse, sia in collina che in pianura, risultano invece le superfici orticole a gestione quasi esclusivamente familiare. Molto variabile risulta il grado di antropizzazione ed urbanizzazione del territorio, che vede comuni ad elevata densità di popolazione (Tab. 2), come San Mauro e Comuni con bassissima densità, come Rivalba e che mantengono le caratteristiche di piccoli centri rurali. Nei primi si riscontra la presenza massiccia di complessi industriali, di zone commerciali e di un elevato numero di cantieri edili. In ogni caso, tutti i Comuni hanno assistito negli ultimi anni ad un incremento demografico. Comune Densità di popolazione Famiglie residenti (dati 2010) Brandizzo 1.294,4 ab./km Castiglione Torinese 447,1 ab./km Rivalba 106,5 ab./km San Mauro Torinese 1.538,7 ab./km San Raffaele Cimena 279,5 ab./km Volpiano 465,7 ab./km Totale Tabella 2 - Densità di popolazione e famiglie dei Comuni aderenti al progetto di lotta Sul territorio si constata una forte diffusione di attività lavorative che si svolgono all aperto e quindi maggiormente interessate al problema "zanzare", oltre alle attività agricole, si trovano numerosi esercizi commerciali (bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie), centri di svago e/o sportivi (campi da calcio, tennis, piscine, laghi di pesca, maneggi ecc.), campeggi. Risulta molto diffusa, soprattutto nei Comuni di pianura, la presenza di orti per il consumo familiare; il territorio offre un turismo di tipo scolastico-didattico (da notare la presenza del parco fluviale del Po con aree di particolare interesse naturalistico), di tipo culturale (vengono organizzate diverse manifestazioni musicali, artistiche o di promozione di attività artigianali locali) e gastronomico (numerose sono le sagre tradizionali). Nel territorio in esame ricadono alcune aree protette di particolare rilievo. In primo luogo il Parco del Po - Tratto Torinese, che interessa cinque dei sei comuni coinvolti. Al suo interno si situa il S.l.C. "Confluenza Po-Orco-Malone" che interessa parte del Comune di Brandizzo e la Z.P.S. del Meisino alla confluenza Po-Stura. 10

13 Nel Comune di Rivalba inoltre si situa parzialmente il S.I.C. "Bosco del Vaj e Bosc Grand" e in quello di San Mauro il Parco della Collina di Superga con l omonimo S.I.C.. Mentre queste due ultime aree protette non saranno interessate dagli interventi di lotta in quanto sono pochissimi e di limitata estensione i focolai d infestazione culicidica significativi, nel Parco del Po sono molteplici i focolai soggetti a trattamento comprese le aree risicole di San Raffaele Cimena. In ogni caso in nessun area S.I.C. e Z.P.S. verranno eseguiti trattamenti. Zone di Protezione Speciale (ZPS) Siti d'interesse Comunitari (SIC) Parchi Regionali Fig. 2 - Aree protette nel territorio di progetto Individuazione e caratterizzazione delle superfici di progetto Il territorio include, come visto, ambienti assai differenziati per morfologia, uso del suolo e grado di antropizzazione, facendo riscontrare una serie altrettanto differenziata di ambienti adatti allo sviluppo delle fasi preimmaginali di varie specie di Culicidi. Per quel che concerne la tipologia i focolai possono essere raggruppati nelle seguenti categorie. 1. Focolai delle aree urbane costituiti da: caditoie stradali, che per i comuni più popolati raggiungono le diverse migliaia di unità, tanto da richiedere più giornate lavorative per il loro trattamento; microfocolai urbani rappresentati da sottovasi, gronde, piccoli invasi, annaffiatoi ecc.. che, nel caso dei comuni infestati da Aedes albopictus, rappresentano un serio problema per la diffusione di questa specie, conosciuta comunemente come "Zanzara Tigre", la quale preferisce proprio queste raccolte d acqua stagnante, di scarso volume, preferibilmente ombreggiate e ricche di materiale depositato sul fondo; zone di cantiere dove sovente si riscontra la presenza di pozze e di raccolte d acqua delle più disparate forme e dimensioni. In alcuni casi i centri urbani sono attraversati da corsi d acqua a regime torrentizio che spesso presentano zone di ristagno anche nei 11

14 periodi più secchi; è il caso, ad esempio, del rio Bendola che attraversa Brandizzo, il Rio Maggiore a Castiglione, ecc. 2. Focolai delle aree agricole rappresentati principalmente dai canali irrigui e dai fossi di scolo che risultano estremamente dinamici ed in continua evoluzione, legati ai ritmi dell irrigazione ma anche alla capacità di ogni singolo focolaio di smaltire le acque residue; durante il periodo dell irrigazione focolai di carattere temporaneo sono rappresentati dai prati e dai campi di mais allagati le cui dimensione, possono essere molto ragguardevoli e che quasi sempre si presentano di scarsissimo accesso da parte delle squadre di disinfestazione; nelle aree agricole collinari sono assai diffuse vasche di raccolta dell acqua ad uso irriguo, spesso non più utilizzate (ad esempio presso vecchi vigneti) e piccoli stagni, localmente conosciuti come "tampe"; infine, nel comune di San Raffaele Cimena viene praticata da parte dell Azienda agricola "Cimena" la risicoltura che, presumibilmente, interesserà anche nel 2013 una superficie simile a quella della stagione precedente (ca. 75 ettari). Fig. 3 - Area risicola presente sul territorio di progetto. 3. Aree umide: a questa categoria appartengono le aree umide di Volpiano, localizzate non lontano dal centro abitato e lungo le sponde del torrente Malone; nel Comune di Rivalba la palude al fondo della vallecola del "Bric Lana"; in quello di Castiglione i laghetti e le attigue paludi della zona della cava di materiale ghiaioso-sabbioso nei pressi del lago di Orestilla; nel comune di Brandizzo l area golenale sulla sponda destra del Po, ossia sul lato di San Raffaele Cimena non lontano dalla zona di risaia nonché la lanca in sponda sinistra. A questi focolai si aggiunge tutta una serie di laghi artificiali in condizioni di totale abbandono, provenienti da una passata attività estrattiva e localizzati soprattutto nei comuni di pianura. A Castiglione T.se il Lago di Orestilla, abbandonato per alcuni anni ed oggi recuperato a fini turistico ricreativi, risulta non trascurabile. In alcuni casi i laghi di origine 12

15 artificiale (ex cave), localizzati per lo più nei comuni di pianura, sono adibiti alla pesca sportiva, molto curati e non adatti allo sviluppo delle larve di zanzara. 4. Corsi d acqua: nell area collinare i corsi d acqua hanno carattere torrentizio pertanto nella stagione estiva la maggior parte di essi risulta prevalentemente secca; in alcuni casi tratti di fondo valle, presentano ristagni con caratteristiche favorevoli allo sviluppo delle zanzare. Il fiume Po che divide pressoché in due il territorio in esame, lambendo i territori di quasi tutti i comuni, fatta eccezione per quelli di Rivalba e Volpiano, risulta solo in minima parte preoccupante dal punto di vista della lotta alle zanzare; focolai possono formarsi in aree golenali nei periodi di maggiore siccità come è accaduto durante alcune campagne di trattamento. Il loro controllo risulta, per di più, alquanto difficile per il loro carattere occasionale e spesso per le difficoltà di accesso. Zone di questo tipo si sono rivelate particolarmente critiche nelle aree presso il ponte di San Mauro e nel tratto a confine con la Città di Torino. 5. Microfocolai delle aree ortive: sono rappresentati dai recipienti di plastica, metallo o altri materiali (es. vasche da bagno in ceramica) contenenti acqua per l irrigazione, che normalmente viene raccolta e conservata durante tutta la stagione estiva. Come per le caditoie stradali, tali focolai sono alquanto temibili nelle zone infestate da Aedes albopictus. Nelle campagne finora condotte, sono stati riscontrati e rimossi, svariati microfocolai in ambito ortivo. 6. Focolai annessi alle infrastrutture: sono costituiti per lo più da fossi stradali le cui condizioni dipendono in gran parte dalla qualità e dalla frequenza con cui vengono effettuate le operazioni di ordinaria manutenzione (taglio della vegetazione spondale e di fondo, rimozione del materiale accumulato in alveo, sia di origine naturale che artificiale) oltre che dal regime delle precipitazioni. Per il 2013 si prevede la seguente distribuzione degli interventi: Aree d intervento Nr. di focolai attivi Superficie Camere di risaia 36 75,14 ha Altri focolai rurali in pianura 80 10,00 ha Focolai rurali in collina 25 1,27 ha Tombini mq Aree da trattare con adulticidi 10 8 ha Tabella 3 Principali tipologie di focolaio da trattare Aspetti climatici Secondo la classificazione dei climi di Köppen, l area in oggetto appartiene alla fascia Cfa cioè al clima temperato delle medie latitudini con estate molto calda (temperatura media assoluta del mese più caldo non inferiore ai 22 ) e senza stagione asciutta. In particolare il torinese ha un clima temperato sub-continentale, con inverni freddi e relativamente asciutti ed estati calde e talvolta afose per la scarsa ventosità della pianura Padana occidentale. Al contrario dell immagine di una città grigia e nebbiosa, fenomeno peraltro sempre meno frequente, è da rilevare che negli ultimi anni gli inverni sono stati secchi e con pochi giorni di neve e non particolarmente freddi (in particolare il falso inverno 2006/07, stagione anomala - a dire il vero - in tutta Europa). L osservatorio dell Ufficio Idrografico del Po, attivo fino al 2006 nel centro di Torino (Porta Susa, a 32 m sul suolo e 277 m di quota), ha rilevato nel trentennio una temperatura media di +1,7 C in gennaio e di +23,6 C in luglio. Va osservato che la vicina presenza dell area urbana di Torino e crea un isola di calore, fenomeno comune a tutte le città, che la rende più calda della campagna circostante: nella media annua la differenza è di 1,9 C ed è maggiore nelle temperature minime (di 2,8 C più elevate in città rispetto alla campagna) che nelle massime (città più calda di 1 C). L escursione termica annua di 20,9 C è ampia, tipica delle aree di pianura lontane dal mare, mentre l escursione termica diurna è compresa tra poco più di 6 C da novembre a Gennaio e gli oltre 9 C dei mesi estivi, i più soleggiati. Tuttavia l arrivo del föhn, il vento da ovest e nordovest secco e caldo tipico del torinese, che si riscalda per compressione nel discendere dall arco alpino, può causare in inverno rialzi termici anche di 20 C in poche ore. I periodi più piovosi sono il trimestre da aprile a giugno e il mese di OTTOBRE. Il minimo più accentuato e duraturo delle precipitazioni è situato in inverno, ed è seguito dal minimo secondario di Luglio. Le 13

16 precipitazioni della tarda estate, che sulla carta sembrano rappresentare un ulteriore minimo secondario, sono molto variabili a seconda degli anni. Precipitazioni prolungate, specie in primavera ed autunno, sono causate da correnti sinottiche tra S ed E, legate a depressioni stazionanti sul Mediterraneo occidentale (tipicamente il golfo di Genova) o sul vicino Atlantico: la catena alpina ostacola le masse d aria provenienti dal mare, e fa sì che le piogge si scarichino tutte sui primi versanti montani e sulla pianura adiacente. Tali configurazioni possono apportare oltre 100 mm di pioggia in 24 ore: 139 mm caddero sul torinese durante l alluvione del 5 novembre I temporali, in media circa 20/anno di cui 2 con grandine, si verificano quasi esclusivamente nei mesi da aprile a ottobre e causano piogge meno durevoli ma ancora più intense: il 1 luglio 1987 caddero 60 mm/ora. Il 13 settembre 2008 l osservatorio meteorologico di Caselle ha registrato una pioggia temporalesca di 220 mm in 6 ore, intensità senza precedenti noti nella pianura torinese. Durante l inverno vi sono in media 5 giorni di neve, per un altezza cumulata di 28 cm l anno. In passato la quantità di neve era molto maggiore: la media annua era di 60 cm nell Ottocento e di 46 cm nel periodo La riduzione della nevosità è l effetto più vistoso dell aumento di temperatura di 1,3 C nella media annua e di 2,3 C nella media invernale registrato in città tra il 1800 e il Il riscaldamento del clima si è ulteriormente intensificato durante gli ultimi vent anni, comportando una diminuzione delle giornate nebbiose e stagioni eccezionalmente anomale quali l estate del 2003 e l inverno del Nella torrida estate del 2003 (aggravata per di più da una primavera siccitosa) le stazioni meteorologiche cittadine poste a 2 m sul suolo hanno rilevato il giorno 11 Agosto temperature massime comprese tra 40,3 C e 41,6 C, senza precedenti dall inizio delle rilevazioni termometriche cittadine (anno 1753). 14

17 (fonte dei grafici: Provincia di Torino) Il mitissimo inverno del è trascorso senza neve e quasi senza gelate: solo 6 giorni hanno fatto registrare una temperatura minima inferiore a 0 C. Va ricordato inoltre che durante lo stesso inverno, il 19 Gennaio, accadde un fenomeno assolutamente unico: a causa del passaggio della coda dell uragano Kyrill (lo stesso che provocò vittime in Benelux) scese su tutta la pianura piemontese tra Torino e Cuneo un favonio così caldo da provocare inusitate (per il mese di Gennaio) temperature massime di gradi. Di ben altro sapore gli inverni dei decenni passati: il 12 Febbraio del 1956 la colonnina di mercurio fece registrare una minima di -21,6, tuttora il record del freddo per il capoluogo piemontese. Altri inverni molto rigidi si verificarono a cavallo tra gli anni 60 ed 80: nel Gennaio del 1985 la temperatura sfiorò i -14. Le ultime grandi nevicate risalgono al biennio 1986 e 1987, quando su Torino e dintorni caddero oltre 50 cm di neve (quasi 90 sulla collina). Nel XXI secolo il freddo più intenso e duraturo è giunto nel Dicembre del 2001, con un valore minimo di -9,7 C il giorno

18 PARTE SECONDA: DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI 16

19 Interventi di controllo e monitoraggio del territorio Interventi di monitoraggio delle popolazioni alate Per quanto riguarda l'attività di monitoraggio della popolazione adulta di zanzara, necessaria per valutare la consistenza dell infestazione e vedere se e dove si superano le soglie di molestia previste dalle istruzioni per l applicazione della LR 75/95 ed eventualmente poter procedere con interventi adulticidi, si conferma la dislocazione di 6 stazioni attivate settimanalmente posizionando altrettante trappole attrattive modello CDC modificato ed innescate con ghiaccio secco. Essa avverrà durante un periodo di diciotto settimane a partire inizio maggio e fino a inizio settembre. Le stazioni saranno mantenute negli stessi siti utilizzati gli anni precedenti al fine di permettere dei confronti storici attendibili. Località Indirizzo Comune di Brandizzo: via Leinì, civico 1 Comune di Castiglione Torinese: via della Madonnina, civico 5 Comune di Rivalba: via Don Clemente Marchisio (fronte no civico 29) Comune di San Mauro Torinese: via Dora, civico 5 Comune di San Raffaele Cimena: c/o cortile del palazzo comunale Comune di Volpiano: cortile laterale c/o chiesetta di via Anna Frank Reti di monitoraggio 1 Numero di stazioni 6 Settimane di posizionamento 18 Periodo: dal 02/05/2013 al 29/08/2013 Tabella 4 Monitoraggio alate Al fine di attivare settimanalmente per 18 settimane le 6 stazioni di monitoraggio, sarà necessario procedere all acquisto complessivo di 90 kg di ghiaccio secco (5 kg a settimana). MATERIALE PER MONITORAGGIO Ghiaccio secco (solo materiale) quantità 90 kg Confezioni ghiaccio secco 18 Consegna ghiaccio secco 18 Tabella 5 - materiale da acquistare per il monitoraggio delle alate 17

20 Interventi di monitoraggio delle popolazioni larvali L intera lotta alle specie autoctone si basa sul monitoraggio delle popolazioni larvali. Senza un buon monitoraggio dei focolai larvali sparsi sul territorio la lotta sarebbe inefficace (trattamenti larvicidi al momento sbagliato), molto più costosa (trattamenti calendarizzati per poter centrare le infestazioni) o con un impatto ambientale molto alto (lotta basata esclusivamente sugli interventi adulticidi). Per questa ragione è necessario incaricare del personale qualificato che sia in grado di stabilire dove, come e quando risulti utile intervenire. Questi tecnici avranno in carico una porzione di territorio su cui vigilare attraverso verifiche periodiche dei focolai noti e controlli del territorio alla ricerca di eventuali nuovi focolai. La verifica della presenza di larve può essere semplicemente visiva o richiedere il prelievo di campioni. Questi possono essere raccolti mediante l impiego di un campionatore o di una retina da acquario opportunamente immanicata. Nei due casi le tecniche di campionamento sono differenti, ma entrambe richiedono capacità ed una certa esperienza. L impiego della retina di norma deve essere congiunto a quello di una vaschetta contenente acqua in cui stemperare il filtrato raccolto. Per il 2013 si prevede che l'attività di monitoraggio ed aggiornamento della mappatura dei focolai d'infestazione larvale abbia inizio nel mese di marzo affinché si possa far trattare tempestivamente dalla ditta addetta alla disinfestazione i primi siti soggetti ad infestazione. I controlli dei focolai d'infestazione saranno effettuati con cadenza variabile a seconda del periodo; a partire dalla seconda metà del mese di giugno il periodo intercorrente tra un controllo e l'altro dovrà abbreviarsi il più possibile e comunque non scendere, possibilmente, al di sotto di un controllo a settimana; ciò consentirà di approfondire le conoscenze sulle fluttuazioni stagionali della popolazione culicidica e permetterà di razionalizzare sempre più le strategie di lotta applicabili allo specifico contesto territoriale. Il monitoraggio dei focolai proseguirà fino a fine settembre fatta eccezione per le aree infestate da Aedes albopictus, dove la ricerca, la rimozione ed il trattamento dei focolai saranno protratti sino almeno alla prima metà del mese di ottobre. Interventi di monitoraggio di Aedes albopictus Il monitoraggio generale sulla diffusione di Aedes albopictus sarà effettuato con il posizionamento di stecchette di rilevamento all interno di ovitrappole. Queste sono costituite da un contenitore di plastica nero, della capacità di circa 300 ml, al cui interno viene posta acqua declorata ed un listello di masonite, sulla quale le femmine di certe specie di zanzara (in Piemonte essenzialmente Ae. albopictus e Oc. geniculatus) possono deporvi le proprie uova. Le ovitrappole devono essere posizionate in luoghi ombreggiati in cui gli adulti sono soliti rifugiarsi. I listelli, sostituiti di norma ogni due settimane, vengono portati in laboratorio per la verifica della presenza e l eventuale conteggio delle uova. A tal fine è utile l impiego di un microscopio binoculare, essenziale per distinguere le uova delle due specie sopra citate. Il periodo di monitoraggio andrà da maggio a metà ottobre. Per il 2013 si conferma l impianto metodologico e le stazioni di monitoraggio attivate nel 2012 per tutti i Comuni: Brandizzo 12 stazioni, Castiglione Torinese 8 stazioni, San Mauro Torinese 20 stazioni, Rivalba 6 stazioni, San Raffaele Cimena 7 stazioni e Volpiano 8 stazioni. Numero di stazioni 62 n. settimane di posizionamento 20 Periodo: dal 29/05/2013 al 16/10/2013 Tabella 6 Monitoraggio ovitrappole 18

21 Interventi di contrasto alle principali specie di Culicidi Interventi larvicidi in ambito rurale non risicolo Per l'inizio di aprile si prevedono i primi trattamenti con Bti (Bacillus thuringiensis var. israelensis) a carico delle zone paludose e degli stagni con forte oscillazione del livello idrico, tipici focolai di specie dei generi Aedes ed Ochlerotatus per i quali la frequenza dei trattamenti (che in ogni caso dovrà essere valutata in base all'andamento climatico e idrografico), potrà arrivare ad un trattamento a settimana nel periodo più caldo da metà giugno a metà luglio. Il controllo di tali focolai perdurerà tuttavia per tutta la stagione, poiché con l'avanzare dell'estate gli stessi siti tendono ad ospitare, con elevate concentrazioni, specie del genere Culex ed Anopheles meno fastidiose delle prime, ma non meno problematiche quando riescono a raggiungere livelli di popolazione molto consistenti, soprattutto per chi frequenta le aree agricole. Più tardivamente, a partire dalla seconda quindicina di giugno, occorrerà effettuare un monitoraggio serrato, a cui seguiranno tempestivi interventi larvicidi, a carico della fitta rete di canali irrigui e fossi di scolo diffusi soprattutto nelle aree pianeggianti di Volpiano e San Raffaele Cimena. Nelle stesse aree e contemporaneamente ai primi, saranno necessari interventi sulle zone di ristagno idrico (prati e campi di mais allagati) dove peraltro l'accesso non è sempre del tutto agevole. Nel frattempo gli interventi andranno ad interessare pressoché tutti i focolai attivi onde limitare lo sviluppo smisurato delle già citate specie del genere Culex (Cx. pipiens e Cx. modestus). L utilizzo del prodotto dipenderà dalle dimensioni del focolaio: il formulato granulare per i microfocolai, trattati direttamente dai tecnici di campo, e quello liquido per gli altri focolai, trattati dalla Ditta incaricata attraverso gare di evidenza pubblica da parte del soggetto attuatore. La Ditta dovrà impiegare per questa tipologia d intervento una squadra composta da due operatori muniti di un mezzo 4x4 provvisto di lancia e di un irroratrice a spalla per le rifiniture. Le dosi dei prodotti si calcoleranno proporzionalmente al carico organico dell acqua, alla copertura vegetale del focolaio, alla densità ed allo stadio di sviluppo larvale. Come indicazione di base per un focolaio ordinario si dovranno considerare soluzioni allo 0,5% di sospensione concentrata a UTI. Per verificare l efficacia degli interventi larvicidi, i tecnici effettueranno prelievi di campioni 24 ore dopo il trattamento da confrontare con quelli pre-trattamento. Nel caso la mortalità larvale riscontrata sia inferiore al minimo ammesso (80%), il trattamento dovrà essere fatto ripetere a spese della Ditta incaricata ed il committente potrà riservarsi di applicare le sanzioni previste dal Disciplinare d incarico. Fig. 4 - trattamento larvicida su focolaio rurale. 19

22 Interventi larvicidi in ambito rurale su risaia Nel caso in cui le risaie di San Raffaele Cimena (75 ha ca.) saranno seminate in concomitanza di infestazioni culicidiche, quindi con semina in acqua, si proporrà al conduttore di aggiungere al seme un apposito prodotto larvicida, come concertato nei tavoli di lavoro tra Regione e rappresentanti di categoria. Se invece la semina avverrà come di consueto su terreno sodo questa operazione non sarà necessaria Successivamente, le risaie saranno sottoposte a monitoraggio finalizzato a predisporre i trattamenti aerei con elicottero e/o aeroplani coordinati da IPLA e dal Centro Operativo di Casale Monferrato. Due volte a settimana il Tecnico di campo incaricato verificherà il livello idrico e l eventuale presenza di larve di zanzara in ciascuna camere di risaia onde stabilire se e quali saranno da sottoporre a trattamento. Comunicati questi dati al Centro Operativo di Casale, quest ultimo farà eseguire gli interventi aerei entro le 24 ore successive. I trattamenti avverranno con l impiego di Bti in formulazione microgranulare sospesa in acqua. Tali trattamenti si protrarranno fino alla fine di luglio e potranno essere integrati da trattamenti da terra (atomizzatore e lancia) sui bordi delle camere dove risulterà più elevata la concentrazione di larve di zanzara. A seconda del livello d'infestazione sarà opportuno prevedere aumenti della concentrazione del prodotto. Fig. 5 - elicottero in decollo prima di un trattamento larvicida in risaia. Interventi larvicidi su caditoie stradali e altri focolai urbani Per il periodo giugno-settembre sono previsti 4 cicli di trattamento a base Diflubenzuron a carico delle caditoie stradali che sono in grado di mantenere un ristagno d acqua. Non tutte infatti permettono il ristagno di acqua, in quanto prive di sistema antinterramento o quest ultimo risulta già ampiamente interrato. Il numero di cicli sarà determinato dal grado di infestazione riscontrato nei controlli campo. Al fine di ottimizzare il rapporto costi/benefici, i Tecnici di campo effettueranno direttamente il trattamento ove necessario, inserendo nella caditoia una compressa a base di Diflubenzuron al 2%. Per questa operazione si stimano necessari 4 interventi nell arco della stagione. 20

23 Fig. 6 - trattamento larvicida manuale di focolaio urbano. Altri interventi di contrasto alle diffusione di Aedes albopictus L identificazione di focolai infestati presenti su suolo pubblico da parte del personale tecnico porterà a decidere, di comune accordo con le Amministrazioni Comunali, quale delle due possibili strade adottare per contrastare lo sviluppo dell infestazione: rimozione del focolaio o suo trattamento. La rimozione del focolaio è da preferirsi perché con un intervento una tantum si garantisce un risultato duraturo. Ad esempio in presenza di rifiuti abbandonati in grado di contenere acqua la soluzione migliore e definitiva sarà la loro rimozione. In caso di individuazione di carie negli alberi esse potranno essere chiuse o drenate definitivamente con interventi di dendrochirurgia. Il trattamento larvicida sarà invece l unica arma nel caso di focolai irremovibili, per la loro stessa pubblica utilità (ad esempio le caditoie stradali) o per insormontabili difficoltà inerenti la loro rimozione. Per quel che concerne le caditoie stradali, si è già descritta l operatività nel capitolo precedente. In casi particolari potrà rendersi necessario un trattamento larvo-adulticida o semplicemente adulticida finalizzati all abbattimento di una popolazione di zanzare adulte piuttosto consistente. Recentemente il Servizio Regionale per le Malattie Infettive (SeReMI) ha espresso un giudizio favorevole all impiego di interventi adulticidi nell area metropolitana di Torino, in concomitanza dei seguenti casi: - in presenza di situazioni in cui non sia oggettivamente possibile o conveniente ridurre significativamente la popolazione di Aedes albopictus con altri metodi (rimozione dei focolai o lotta larvicida); - in presenza di un elevata infestazione della specie bersaglio determinata in maniera oggettiva; - su aree infestate non abitate ubicate nei pressi di zone densamente abitate (ad esempio incolti, cumuli di rifiuti, aree cimiteriali, ecc.) Anche in questo caso gli interventi saranno affidati ad una Ditta specializzata che dovrà mettere a disposizione un adeguato mezzo dotato di atomizzatore. Le stesse risorse potranno anche essere utilizzate 21

24 per la distribuzione ad ultra basso volume di un formulato a base di Bti nei casi di presenza di molti microfocolai dispersi su di un area vasta, come nel caso di cimiteri o siti altrimenti non raggiungibili. Per le aree private, principale ambiente di sviluppo dell infestazione non è pensabile che possa intervenire direttamente la Pubblica Amministrazione. E però possibile da un lato coartare e dall atro aiutare i cittadini nelle operazioni di propria competenza. Nel 2012 si è visto che tutti i Comuni, tranne Castiglione T.se si sono dotati di un apposita Ordinanza Sindacale che prevede appunto questo. Al di là delle Ordinanze, è però necessario informare i cittadini sulle modalità di prevenzione e lotta, e comunicare quanto la Pubblica Amministrazione ha messo in campo per contenere il disagio. Si deve pertanto condurre una campagna informativa impiegando i canali e i metodi più opportuni. L attività di divulgazione risulta utile soprattutto nelle scuole, rivolte alle classi e agli insegnanti. Gli interventi potrebbero essere condotti nelle scuole primarie di primo grado per l impatto che la conoscenza del problema ha sui bambini e per il positivo effetto di amplificazione in famiglia. Per la predisposizione del materiale divulgativo si rimanda al relativo capitolo. Tutto ciò può però non bastare, perché chiunque è portato a credere che un qualsivoglia problema riguardi maggiormente il proprio vicino piuttosto che se stesso. Pertanto i soggetti più a rischio, quindi proprietari di orti e giardini, amministratori di condominio, personale addetto alla manutenzione degli edifici scolastici, ditte (particolarmente importanti nella zona di Pescarito), vivaisti, gommisti, demolitori, ecc., vanno contattati di persona, raggiunti sulla loro proprietà ove mostrare loro quali sono i focolai presenti e spiegar loro come comportarsi per non incorrere nelle sanzioni amministrative comminate in caso di verifica e, soprattutto, per contrastare efficacemente l infestazione. Nel caso in cui un area con focolai non sia riconducibile ad un proprietario o gestore, si dovrà prevedere l organizzazione di un attività di sgombero/rimozione rifiuti con gli uffici comunali preposti e i consorzi di smaltimento rifiuti (Consorzio Chierese per i Servizi per il Comune di Baldissero e SETA SpA per tutti gli altri). Tutto ciò resterà valido fintantoché il Soggetto Coordinatore Regionale non predisporrà delle differenti linee guida per il monitoraggio ed il contrasto di Aedes albopictus. Fig. 7 - stand informativo sulla lotta alla zanzara tigre. 22

25 Interventi di contrasto alle popolazioni alate Come negli anni precedenti, si prevede la possibilità di effettuare interventi chimici adulticidi mediante l'impiego di prodotti a base di piretroidi. Come previsto dalle nuove Istruzioni per l applicazione della LR 75/95 il ricorso alla lotta contro gli adulti è da considerarsi una soluzione adottabile in tempi brevi e inserita all interno di una logica di lotta integrata che prevede un impegno permanente e costante nel corso della stagione favorevole per la localizzazione, il controllo in continuo e il trattamento, se opportuno, dei focolai di sviluppo larvale mediante metodi larvicidi, laddove non sia addirittura possibile l eliminazione del focolaio, che rappresenta in ogni caso la soluzione preferibile. Il contenimento degli adulti dovrà invece essere attuato solo nel caso in cui venga superata la soglia di tolleranza (ST) prestabilita e valutata con le tecniche di monitoraggio standard sviluppate. In ogni caso l attivazione di questi interventi dovrà avvenire, d intesa con l ASL, in ambiti e tempi ben definiti che consentano un approfondita e completa valutazione di efficacia e delle ricadute ambientali dei prodotti utilizzati. La ST è da considerarsi superata quando il coefficiente di molestia (CM), calcolato come segue, raggiunge o supera il valore di 1,60: CM = log (A + B 0,70 + C 0,61 +1) dove: A = numero totale di femmine di zanzara del gruppo di nocività elevata (Aedes spp., Ochlerotatus spp.) B = numero totale di femmine di zanzara del gruppo di nocività media (Anophele spp., Coquillettidia spp., Culex modestus) C = numero totale di femmine di zanzara del gruppo di nocività bassa (Culiseta spp., Culex pipiens) Tale soglia non sarà applicata solo nel caso in cui, su richiesta del soggetto coordinatore regionale, il Servizio Regionale per le Malattie Infettive (SeReMI) esprima un giudizio positivo sulla priorità alla lotta per motivi di carattere sanitario. Come ricordato nel capitolo precedente, per l area metropolitana torinese tale giudizio è già stato richiesto ed ottenuto. Sarà quindi cura del RTS di progetto programmare e dare corso all intervento adulticida nei seguenti casi: - se la ST è stata superata nell ultima cattura disponibile dalla trappola più vicina all area che si intende sottoporre ad intervento adulticida (oppure in seguito a valutazione puntuale con trappola supplementare posta nell area interessata); - nel caso sia necessario proteggere manifestazioni pubbliche di rilevanza, se la soglia di tolleranza è stata superata nell ultima cattura disponibile dalla trappola più vicina all area che si intende sottoporre ad intervento adulticida (oppure in seguito a valutazione puntuale con trappola supplementare posta nell area interessata); - nel caso in cui il Servizio Regionale per le Malattie Infettive (SeReMI) abbia espresso un giudizio positivo sulla priorità alla lotta per motivi di carattere sanitario. Tali interventi dovranno rispettare le seguenti prescrizioni: - a seconda della situazione l intervento adulticida dovrà essere condotto a partire da una o due sere prima la data d inizio della manifestazione, interessando l area verde limitrofa e comunque sospeso durante la presenza del pubblico; - la cittadinanza dovrà essere avvisata circa la data e l ora del trattamento a mezzo altoparlante e/o affissione di avvisi pubblici e l area da sottoporre a trattamento dovrà essere preventivamente sgomberata da persone; - si dovranno utilizzare esclusivamente formulati a base di piretrine o piretroidi regolarmente registrati come PMC; - gli operatori dovranno aver cura di non interessare durante il trattamento colture alimentari sia di tipo agricolo che ortivo; - il trattamento dovrà essere effettuato durante le ore notturne quando la temperatura dell aria è più bassa e l umidità relativa più alta nonché in assenza di vento (nel caso di brezza con raffiche superiori ai 3 m/s l intervento dovrà essere sospeso); - gli interventi adulticidi devono essere inseriti nel progetto tecnico-economico a cura del RTS e debitamente autorizzati dal SISP dell ASL competente per territorio. Su tutto il territorio si prevede una superficie massima trattabile di 10 ha per una media di tre cicli di trattamento/anno che, come dimostrato negli anni scorsi, risulta abbondante e del tutto cautelativa. 23

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