SPECIALE AUTOSTRADE Cinquant anni di Autosole. E adesso la Variante di Valico

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1 settimanale diretto da luigi amicone anno 20 numero 48 3 dicembre ,00 Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, NE/VR SPECIALE AUTOSTRADE Cinquant anni di Autosole. E adesso la Variante di Valico

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3 EDITORIALE DEPRESSIONE POLITICO-MEDIATICO-GIUDIZIARIA La scossa che serve a questo sistema di morti che seppelliscono morti Ultimi aggiornamenti, siamo un settimanale, sicuramente il bollettino della Grande Depressione si sarà arricchito, manca sempre un nuovo motivo d astio («lo troverò», Céline); non è mai troppo tardi per diventare accidiosi, con quelle facce lì, che chi mi incontra neanche mi vede (Rimbaud) e che in questo mondo colpevole che solo compra e disprezza il più colpevole sono io inaridito dall amarezza (Pasolini). Ma insomma, dopo che da una vita seppelliscono nel fango la politica, eravamo rimasti allo scandalo da schiaffo dell astensione, allo shock da fuga dalle urne, ai Bersani sconvolti e ai Civati disarmati. A quanto pesano quei seggi vuoti e, giusto per cambiare argomento, dopo che ci hanno fatto due zebedei così con la vetrina della legalità e con l Armageddon antimafia del supercommissario Cantone, all oddio, come è in ritardo Ex- togliete ALLE TOGHE IL RUOLO DEI PADRETERNI. METTETE LE GRU po!. Sicuramente sarà successo qualcos altro nelle ultime 48 ore. e NON LA GUARDIA DI FINANZA DI SENTINELLA a ExPO. MANDATE Sarà successo l ennesimo animale On DEMAND Le VARIE GAbANELLI maltrattato, l ambiente cementificato, il bullismo sfrenato; qualcosa anche di peggiore del declino delle Associazioni e del crolla il sistema Confindustria strillato da Repubblica Affari&Finanza. Altro sacro fuoco indignato sarà stato attizzato nella fiorente impresa delle vittime. E se non sarà Casale Monferrato chiuso per scandalosa sentenza. Se non sarà una ennesima legge del menga a nascere sul tamburo della emergenza giustizia. Se non saranno altre carte ad aggiungere oppressione alla già opprimente messe di regole e sentenze che corroborano una vita italiana da sottosuolo, illustrata dai tombaroli, in crociera con Caronte, ci sarà stato, tanto per dirne un paio, il finto caso di omofobia o il nuovo manualetto Unar-Consiglio dei ministri per pulire la lingua agli scolari e fare di boccuccia a cul di gallinella i giornali. Volete uno scossone a questo sistema di morti che seppelliscono morti? Volete non intignire nello zero virgola zero di Pil atteso per il 2015? E allora, primo: date la buonuscita alle Gabanelli e mandate on demand i teledenunciatori. Secondo: fate prepensionamenti di massa nelle grandi testate e sguinzagliate per strada i ragazzi che hanno fame. Terzo: togliete alla magistratura la rappresentanza del Padreterno. Quarto: mettete le gru e non la Guardia di Finanza di sentinella a Expo. Quinto: ma lo avete capito che il credito va destinato alle imprese? Sesto: noi siamo l Italia e la Germania fa l Europa, basta piangere, cambiare le regole. Settimo: giù le tasse alle famiglie e al lavoro, costi standard dalla sanità alla scuola, deregolazione. Otto: è il tempo dei doveri, moratoria sui desideri. Nove: campi di lavoro per i teppisti. Dieci: formazione per gli immigrati e truppe sulle sponde sud del Mediterraneo per controllare i flussi migratori. E adesso lascia stare se Renzi, Salvini o quello che resta di Berlusconi. Il meglio è il nemico del bene. Occorre fare. E occorre che non sia più impedito il fare. MINUTI Con il naso contro il vetro Novembre, in volo verso l Italia. Dopo tanti anni che vado in giro per lavoro, ancora, in aereo, voglio il posto accanto al finestrino. Ancora, al decollo, col naso schiacciato contro il vetro come un bambino, guardo giù. Le grandi periferie metropolitane con la loro rete infinita di strade e case e ancora case mi sgomentano un po : come la prima volta che ho volato, ancora mi domando come farà, Dio, a conoscerci e ad amarci tutti, sotto a questa infinita legione di tetti. I miei voli preferiti sono quelli notturni, quando si decolla al tramonto e l aereo si alza e fende la notte nera come inchiostro. Ma è soprattutto quando si comincia a scendere, e nel buio si distinguono le luci delle città, che mi incanto a guardare dall oblò. Mi piacciono le macchie giallo oro dei paesi, da cui come una tela di ragno si dipartono le strade; poi, ampi spazi di buio, boschi forse, o montagne, e in mezzo, isolata, una sola luce. Chi ci vivrà, laggiù? mi domando, inseguendo con lo sguardo quel segreto che non conoscerò. La cosa più bella però è l avvicinarsi a Milano e alla sua distesa di luci rossastre, e riconoscere la Tangenziale e i quartieri; e sapere che lì sotto, fra milioni di finestre illuminate, c è anche quella della casa dove mi aspettano. Allora chiudo gli occhi, e come è dolce, il morbido tumpf dell apparecchio che tocca il suolo. Marina Corradi 3 dicembre

4 settimanale diretto da luigi amicone anno 20 numero 48 3 dicembre ,00 SOMMARIO 08 PRIMALINEA 1914, FESTA DI NATALE IN TRINCEA BESANA, CLEAVER NUMERO 48 Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/vr SPECIALE AUTOSTRADE Cinquant anni di Autosole. E adesso la Variante di Valico Dire Voglio la mamma è diventato rischioso. Mario Adinolfi racconta il suo viaggio in Italia. Sotto scorta LA SETTIMANA 16 INTERNI PARITÀ PER UNA BUONA SCUOLA BORSELLI 20 COPERTINA QUANTO È DIFFICILE DIRE LA VERITÀ ADINOLFI Minuti Marina Corradi...3 Foglietto Alfredo Mantovano...7 L evento Colletta alimentare...15 Boris Godunov Renato Farina...33 Speciale Autostrada del Sole...35 Mamma Oca Annalena Valenti...49 Sport über alles Fred Perri...52 Cartolina dal Paradiso Pippo Corigliano...53 Lettere dalla fine del mondo Aldo Trento...55 Mischia ordinata Annalisa Teggi...58 RUBRICHE 26 CULTURA IL MISTERO DEL SESSO SACKS 44 L ITALIA CHE LAVORA LE MIGLIORI VALVOLE Stili di vita...48 Motorpedia...50 Lettere al direttore...52 Taz&Bao...56 Foto: Ansa, Infophoto, Fotogramma Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell 11/6/1994 settimanale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee Anno 20 N. 48 dal 27 novembre al 13 dicembre 2014 DIRETTORE RESPONSABILE: LUIGI AMICONE REDAZIONE: Laura Borselli, Rodolfo Casadei (inviato speciale), Caterina Giojelli, Daniele Guarneri, Pietro Piccinini IN COPERTINA: Foto Agf PROGETTO GRAFICO: Enrico Bagnoli, Francesco Camagna UFFICIO GRAFICO: Matteo Cattaneo (Art Director), Davide Viganò FOTOLITO E STAMPA: Elcograf Via Mondadori Verona DISTRIBUZIONE a cura della Press Di Srl SEDE REDAZIONE: Via Confalonieri 38, Milano, tel. 02/ , fax 02/ , redazione@tempi.it, EDITORE: Tempi Società Cooperativa, Via Confalonieri 38, Milano La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITà: Editoriale Tempi Duri Srl tel. 02/ , fax 02/ GESTIONE ABBONAMENTI: Tempi, Via Confalonieri Milano, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 tel. 02/ , fax 02/ abbonamenti@tempi.it Abbonamento annuale cartaceo + digitale 60 euro. Abbonamento annuale digitale 42,99 euro. Per abbonarti: GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONATI: L Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Tempi Società Cooperativa, Via Confalonieri, Milano. Le informazioni custodite nell archivio elettronico di Tempi Società Cooperativa verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (D.LEG. 196/2003 tutela dati personali).

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7 FOGLIETTO SCANDALO IN TOSCANA Se il progressismo della sinistra annega nel latte materno DI ALFREDO MANTOVANO Il latte materno è questione seria. I medici lo raccomandano, la tradizione lo consiglia, la letteratura scientifica ne spiega le ragioni. Talmente seria che qualche giorno fa, su richiesta della procura della Repubblica di Pisa, una ventina di persone fra pediatri, informatori scientifici e dirigenti di azienda sono stati arrestati: i medici, fra i quali un paio di primari, avevano prescritto latte in polvere per i loro piccoli pazienti, inducendo all abbandono dell allattamento naturale, gli altri avevano ottenuto questi comportamenti, dai quali è derivato un incremento di vendite della marca sponsorizzata, in cambio di elettrodomestici, smartphone, crociere e viaggi. Un rigore apprezzabile: privare il bambino nei primi mesi di vita delle proteine e dei minerali che vengono dal seno materno significa farlo crescere con minori difese. Ferma restando la presunzione di non colpevolezza degli accusati, una indagine del genere mette sull avviso altri professionisti che si prestino a pratiche così spregevoli: tali sono parole del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi da esigere «provvedimenti disciplinari immediati». Domanda: il rispetto dell ordine naturale attiene solo all alimentazione iniziale? Quesito scontato e retorico? Tutt altro. Nella stessa Nazione la nostra che vede giusta determinazione contro i traffici illeciti di latte artificiale, è stata ritenuta degna di tutela costituzionale, tanto da travolgere una legge che la vietava, la fecondazione artificiale di tipo eterologo. Cioè una modalità di procreazione che, per riprendere le parole usate dalla Corte costituzionale per legittimarla, considera con favore la «formazione di una famiglia caratterizzata dalla presenza di figli, anche indipendentemente dal dato genetico». Il presidente della Regione Toscana che invoca e con ragione sanzioni contro i pediatri sponsor del latte artificiale, è il medesimo che si dà da fare perché dall estero giungano ovociti se non se ne trovano sul territorio (cosa più che ovvia, vista la prostrazione che subisce la donna che si sottopone alle tecniche funzionali a produrli ). Qualcosa non quadra: è bene che i bambini, finché natura permette, non siano privati del latte materno, e fin qui nulla quaestio; va altrettanto bene che i bambini nascano dal seme di donatori estranei al padre, o alla madre, o a entrambi (questo significa «indipendentemente dal dato genetico»)? Non è un problema di come li allatti: Elton John racconta che, dopo aver commissionato e ottenuto, insieme col proprio compagno, due figli da una donna indiana, nei primi giorni dopo le nascite li ha fatti nutrire col latte della madre che li ha messi al mondo, che è stato tirato e condotto quotidianamente in aereo a qualche migliaio di chilometri di distanza. Non è proprio alla portata di tutti, e prima ancora non è rispettoso di tutti, ma il principio dell allattamento materno è più o meno salvo. È un problema di scissione fra i genitori biologici e quelli giuridici; di scompensi psicologici, e spesso fisici, derivanti da tale frattura: tanto che la legge è costretta a sancire il divieto di disconoscimento della paternità nel tentativo di arginare il rifiuto, che spesso si manifesta, di un figlio che prima o poi capita di non sentire come proprio; è un problema di tracciabilità dei donatori, che si scontra col necessario anonimato degli stessi: quest ultimo, se totale, preclude al bambino una anamnesi completa e affidabile, con danni per qualsiasi intervento terapeutico; è un problema di scongiurare unioni artificiali fra soggetti con reciproci legami di parentela. L attenzione, anche giudiziaria, perché ogni nato fruisca del latte della propria madre si lega alla serenità della insostituibile relazione fra una mamma e il suo piccolo. Inquieta che un pediatra corrotto si frapponga fra i due. Inquieta ancor di più che fra i due si interponga una provetta contenente semi di estranei. 3 dicembre

8 «È meraviglioso che la tregua tra gli eserciti sia stata generata da un evento accaduto una notte di duemila anni fa». Tra gli orrori della Grande Guerra, un episodio di straordinaria umanità raccontato dai soldati in trincea. Le loro lettere dal fronte in un libro di Lindau DI ANTONIO BESANA Natale Quella festa nella terra di nessuno 8 3 dicembre 2014 Foto: Getty Images

9 LA TESTIMONIANZA Natale I soldati della Quinta brigata London Rifle si incontrano con i tedeschi del 104 e 106 reggimento nella terra di nessuno, a metà strada tra le due linee di trincee, nella zona di Ypres (Belgio) dicembre

10 A breve uscirà in libreria La tregua di Natale. Lettere dal fronte, edito da Lindau. Riporta alcune delle più belle lettere scritte dai soldati sul fronte occidentale della Grande Guerra e che narrano la sorprendente e non concordata tregua tra gli opposti schieramenti la vigilia di Natale Di seguito pubblichiamo ampi stralci dell introduzione. Venerdì 25 dicembre 1914, Belgio, settore settentrionale del fronte occidentale, trincee delle Fiandre, sud di Ypres: è il primo Natale della Prima Guerra Mondiale. Nelle trincee contrapposte si affrontano tedeschi da una parte, francesi e inglesi dall altra. Sono passati cinque mesi dall inizio della guerra. I combattimenti si sono rapidamente trasformati in una logorante guerra di posizione, ma molti sperano ancora che il conflitto si possa risolvere in pochi mesi. ( ) Intorno a Ypres si combatté ininterrottamente per tutti i cinque anni della Prima Guerra Mondiale. Soltanto in questo luogo, tra il 1914 e il 1918, persero la vita 500 mila inglesi e altrettanti tedeschi. In tutto la Prima Guerra Mondiale portò alla morte oltre 9 milioni di combattenti, a cui vanno aggiunte oltre 7 milioni di vittime civili. Nel pieno di questo orrore, nella notte di Natale del 1914 avvenne qualcosa di impensabile: ci fu una tregua. Non fu ordinata per un accordo tra i comandi dei due schieramenti, fu una tregua spontanea dichiarata dai soldati francesi, inglesi e tedeschi. La notte di Natale qualcuno nelle trincee si mise a intonare canti della tradizione natalizia e i soldati scoprirono che, pur con parole diverse, si trattava delle stesse melodie. Le luci delle candele furono poste sui bordi delle trincee. Qualcun altro propose di smettere di sparare. Sorprendentemente la proposta fu accettata, e i soldati sui due fronti uscirono allo scoperto e si incontrarono nella terra di nessuno. Si parlarono, si strinsero la mano, si abbracciarono, fu celebrata una Messa. La mattina di Natale seppellirono i caduti delle due parti e ci fu una funzione funebre. I IL CESSATE IL FUOCO AVVENNE SPONTANEAMENTE TRA I SOLDATI DEI DUE SCHIERAMENTI. i SUPERIORI si INFURIARONO. AVEVANO PREVISTO TUTTO, ECCETTO l IMPONDERAbILE, e CIOè il FATTORE UMANO soldati fumarono e cantarono insieme, talvolta si scambiarono auguri e doni, capi di vestiario e bottoni delle divise, cibo, tabacco, fotografie degli amici, delle famiglie e ricordi del tempo di pace. Come è facile immaginare, questi eventi non furono ben visti dagli ufficiali superiori. Un avvenimento del genere era contrario ai princìpi militari e non avrebbe dovuto più ripetersi. Nei giorni seguenti si sostituirono le truppe al fronte con altre unità, e quelle protagoniste della tregua furono spostate in altri settori, cancellando la memoria dei fatti. Una parte dei documenti che testimoniavano gli accadi dicembre 2014

11 LA TESTIMONIANZA PRIMALINEA IL SAGGIO DI François Fejtö La regia occulta del conflitto Un conto è fare una guerra, un conto è raccontarla e capirla. È anche questa la lezione di François Fejtö, autore di un saggio che quando fu pubblicato, alla fine degli anni Ottanta, fece perdere il sonno a tanti storici che credevano di conoscere la verità sulle ragioni che originarono la Prima guerra mondiale. Con Requiem per un impero defunto Fejtö sosteneva, documenti inediti alla mano, che il regno austro ungarico, che «aveva governato e amministrato efficacemente per quattro secoli il centro Europa», aveva sì responsabilità nello scoppio della guerra, ma non tali da giustificare la sua distruzione. Determinanti in una disgregazione che avrebbe segnato per sempre le sorti di quella che oggi è l Europa non furono tanto i conflitti nazionali, ma la decisione dei vincitori della Grande Guerra, lucidi nel perseguire la cancellazione dell Austria-Ungheria dalla carta geografica. Nel saggio, ancora oggi interessantissimo e dimenticato, lo storico spiega che i diplomatici che si trovarono a prendere decisioni sulle ceneri dell Impero non erano privi di spinte ideologiche e che la potente massoneria francese, in particolare, aveva tutto l interesse a favorire la genesi di società democratiche e anticlericali in Europa. Nella minuziosa operazione verità, non mancano i capitoli minori ma gustosi, utili a riflettere sul fatto che, in fondo, nessuna guerra è innocente. È il caso della campagna sistematica di foraggiamento della stampa, ricostruita con precisione, con cui in Francia il governo preparò psicologicamente il terreno alla guerra a suon di generosi finanziamenti erogati ai più importanti giornali e giornalisti del tempo. [lb] Foto: Ansa/Bridgeman La tregua il giorno di Natale Inglesi e tedeschi riuniti sul fronte occidentale. La foto si trova al National Army Museum di Londra menti, fotografie e lettere dal fronte, furono distrutti. Alcuni lo furono deliberatamente, altri si persero nei successivi avvenimenti della storia. ( ) Non tutte le lettere però andarono distrutte. Molte furono pubblicate dai giornali dell epoca, talvolta corredate da fotografie degli eventi, e quindi sono ancora visibili negli archivi delle redazioni. Le testimonianze ancora oggi reperibili non si limitano alle lettere: presso l Imperial War Museum di Londra oltre ai documenti originali sono ancora conservate le registrazioni su nastro magnetico con le dichiarazioni dei testimoni oculari raccolte negli anni successivi. La ricerca nelle redazioni Ci sono testimonianze dirette e alcune fotografie degli incontri tra i soldati, dello scambio di doni, delle strette di mano. Ci sono notizie delle sepolture dei caduti dei due schieramenti, e di una funzione religiosa celebrata da un cappellano scozzese. ( ) In Germania le lettere dei soldati dal fronte furono pubblicate solo in qualche raro caso, mentre in Francia non se ne fece parola. Molti dei giornali inglesi le pubblicarono, con rare tracce di censura, e per questo motivo oggi esse sono ancora reperibili. Ci furono giornali che ne pubblicarono la notizia in prima pagina, corredata delle fotografie degli incontri, ( ) come il Daily Mirror dell 8 gennaio Il titolo era: Un gruppo storico : erano soldati inglesi e tedeschi fotografati insieme. ( ) L ultimo veterano che ha visto e udito personalmente il cessate il fuoco delle armi il giorno di Natale del 1914, è morto il 21 novembre 2005 all età di 109 anni. Si chiamava Alfred Anderson, era nato a Dundee il 25 giugno 1896, e aveva 18 anni quando si svolsero i fatti. ( ) Per tutta la vita si era ricordato di quello straordinario giorno. Le citazioni della tregua di Natale sono comunque molteplici. Il regista francese Christian Carion vi si ispirò nella realizzazione del suo film Joyeux Noël. ( ) La tregua di Natale appare nel video della canzone Pipes of Peace di Paul McCartney (1983), nel film Oh, che bella guerra! di Richard Attenborough (1969), nelle composizioni di alcuni cantautori e in alcune opere teatrali. Una delle fonti più interessanti, tuttavia, è costituita dal sito web Operation Plum Puddings: The Christmas Truce. Si tratta della raccolta di lettere dal fronte di soldati che narrano di questi eventi, nato dalle ricerche condotte da due giornalisti inglesi, Alan Cleaver e Lesley IL LIBRO LA TREGUA DI NATALE Lindau 181 pagine 14 euro Park, che nel 1999 le raccolsero per la stesura di un libretto dedicato alla tregua di Natale 1914, intitolato Plum Puddings For All, ormai esaurito da tempo e non più ristampato. Le lettere erano state reperite sui giornali dello Hampshire, o dai ricordi personali degli uomini che le avevano scritte. Il lungo lavoro di ricerca li rese coscienti dell enorme fonte di informazioni dimenticate negli archivi dei giornali ( ). I due autori decisero quindi di dare vita a un sito web, con l obiettivo di pubblicare le lettere ( ). Immersi nel fango Alcuni lettori furono contagiati dai racconti che vi emergevano e si offrirono di proseguire il lavoro. Nel 2009 sul sito ne erano state trascritte più di 80 provenienti da quotidiani del Regno Unito. Queste lettere costituiscono una sorprendente fonte di informazioni sulla tregua e meritano di essere preservate per le future generazioni. Benché si tratti di interessanti testimonianze di prima mano, occorre ricordare che le lettere non possono essere considerate come documenti storici. ( ) Molte di queste furono portate ai giornali proprio dai familiari attoniti che le avevano ricevute. Non si può dunque escludere che i redattori dei giornali, nella fase di pubblicazione, abbiano deciso di tagliare o in parte modificarne il testo, per renderle più appetibili al pubblico al quale si rivolgevano, generando quindi degli apocrifi. 3 dicembre

12 ( ) Molti si chiedono se tutto sia veramente accaduto, perché e come sia stato possibile. Le lettere dei soldati al fronte erano spesso molto simili, parlavano della vita di trincea, della loro salute, del freddo e della morte. Improvvisamente, dopo il Natale 1914, cominciarono ad arrivare questi racconti che narravano la pace che inspiegabilmente si era creata davanti alle loro trincee. I dettagli erano gli stessi: i canti natalizi, l incontro nella terra di nessuno, lo scambio di cibo, tabacco, sigarette. E così i giornali inglesi cominciarono a pubblicarle. Ne parlò persino Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes, sottolineando che questa non era stata solo una storia incredibile, ma un episodio di umanità in mezzo agli orrori della guerra, fonte di meraviglia e di ispirazione. Lo stupore dei soldati di fronte a quello che era accaduto davanti ai loro occhi è evidente nei loro scritti. In molte delle lettere sembra quasi che loro stessi abbiano timore, nel raccontarlo, di non essere creduti ( ): «Prova soltanto a pensare che mentre tu stavi mangiando il tacchino, io stavo parlando e stringendo le mani agli stessi uomini che solo qualche ora prima stavo tentando di uccidere». Di sicuro la situazione che si era creata fu favorita dal fatto che i soldati, da entrambe le parti, vivevano nelle stesse condizioni, immersi nel fango, nell acqua che spesso saliva oltre il ginocchio, dormivano sulla paglia, in buche scavate nella nuda terra, soffrivano il freddo. ( ) Le loro trincee distavano poche centinaia di metri da quelle del nemico, con il quale condividevano le condizioni climatiche, il fango e il freddo, gli stessi dalle due parti del fronte. ( ) Una ragione evidente Il secondo presupposto determinante che nel 1914 rese possibile un avvenimento di tale portata fu il riferimento, comune a entrambi gli schieramenti contrapposti, alle radici cristiane dell Europa. Per alcuni di loro, come il sergente Bernard Joseph Brookes, il motivo era evidente. E così ce lo spiega, nelle pagine del suo diario: «È stato davvero un Natale ideale, e lo spirito di pace e buona volontà era stridente in confronto con l odio e la morte dei mesi precedenti. Uno apprezza davvero in una nuova luce lo spirito del cristianesimo. Per questo è stato certamente meraviglioso che un simile cambiamento nel comportamento dei due eserciti opposti possa essere stato generato da un evento che è accaduto una notte di duemila anni fa». Quanto fu ampia la tregua? Oggi è difficile rispondere con certezza, ma certamente parecchie centinaia di soldati nella zona intorno a Ypres vi presero parte. Non accadde su tutto il fronte. ( ) Quello che accadde il giorno di Natale non fu quindi il diffondersi rapido di un sentimento di buona volontà lungo le linee, ma piuttosto una serie di iniziative individuali intraprese in luoghi e tempi diversi. In altre parti del fronte occidentale non ci fu alcuna tregua ( ). Nella maggior parte dei casi la tregua durò soltanto due o tre giorni, mentre in altri casi proseguì fino al nuovo anno. Le lettere arrivate fino a noi raccontano, ad esempio, che fu più facile per i soldati inglesi entrare in contatto con i reggimenti composti da soldati sassoni o bavaresi. I prussiani furono più restii ad accettare la tregua, e talvolta non la rispettarono, aprendo il fuoco sui soldati nemici ( ). Un caporale tedesco, che aveva passato la notte nei sotterranei di un abbazia vicino a Ypres, quando seppe che alcuni dei compagni avevano stretto la mano agli inglesi, scrisse nel suo diario: «Dove è andato a finire l onore dei tedeschi?». Il diario sarebbe stato pubblicato alcuni anni dopo, con il titolo Mein Kampf, e il nome del suo autore era Adolf Hitler. La reazione dei comandi superiori fu furiosa. Avevano previsto Amici degli acerrimi nemici Tedeschi che stringono le mani a inglesi. Uomini che prima si sparano e poi cantano Silent Night. «Si fa fatica a crederci, ma è andata proprio così» Di seguito pubblichiamo ampi stralci della prefazione. tutto, eccetto l imponderabile, e cioè il fattore umano. ( ) Il nemico, l uomo che quei soldati avevano davanti, e che in quella mattina di Natale guardavano finalmente negli occhi, era riscoperto dentro a un evidenza diversa, non poteva non essere riconosciuto se non come uno di loro. ( ) Il fatto che la notte di Natale del 1914 alcune migliaia di uomini che si combattevano sui campi delle Fiandre uscirono dalle loro trincee e si incontrarono e si strinsero le mani a mezza strada, costituisce ancora oggi una potente fonte di ispirazione. Nei mesi e negli anni che seguirono FORSE LA TREGUA FU POSSIBILE PERCHé la memoria del Natale aveva ancora spazio nei loro cuori, PERCHé le radici cristiane dell Europa erano ancora vive DI Alan Cleaver quel giorno, molti dei protagonisti di questi fatti straordinari sarebbero stati uccisi ( ). Forse, la tregua di Natale fu possibile solo perché la perdita di umanità non aveva ancora fatto presa nelle loro anime: la memoria del Natale aveva ancora spazio nei loro cuori, e più di ogni altra cosa, le radici cristiane dell Europa erano ancora una cosa viva. ( ) Proprio per questo non dobbiamo dimenticarle, e questi fatti meritano di essere ricordati, o meglio celebrati, come un inno alla speranza. E non c è modo migliore di farlo che ascoltarne il racconto dalle parole di coloro che, cento anni fa, ne furono protagonisti. n Gli eventi che si sono verificati sul fronte occidentale la vigilia di Natale 1914 continuano a stupire e ispirare: semplici soldati che non avevano fatto altro che combattersi per mesi in una guerra orribile hanno abbassato i fucili, attraversato disarmati la terra di nessuno e stretto la mano al nemico. Uomini che erano stati addestrati al massacro. Indottrinati fino ad arrivare a credere che gli uomini ai quali stavano sparando fossero poco più che carogne. Ma una cultura comune di festività natalizie, canti, inni e football li ha portati a condividere un incredibile Natale passato insieme. La tregua avvenuta durante la Prima Guerra Mondiale è straordinaria per una serie di ragioni. Prima di tutto, è stata una tregua non ufficiale. ( ) Fu il coraggioso atto dei 12 3 dicembre 2014

13 LA TESTIMONIANZA PRIMALINEA Belgio, Prima Guerra Mondiale, fronte occidentale. Natale in un avamposto tedesco (1914) Foto: Ansa/Sem soldati semplici di gridare al nemico e poi uscire dalle trincee per spingersi disarmati verso il nemico a rendere questo evento così sorprendente. La tregua del 1914 fu unica nel suo genere anche per la sua estensione e per la sua durata, visto che in alcune zone si protrasse per giorni o addirittura settimane. Ci sono testimonianze di tedeschi che avvertirono gli inglesi di «tenere giù la testa» mentre i generali passavano a controllare che i tedeschi stessero continuando a sparare al nemico. Anche se controllati, molti soldati semplicemente continuarono a «sparare alle stelle». Perché avvenne? Il clima fu un fattore fondamentale. ( ) Anche la vicinanza tra gli schieramenti fu decisiva. ( ) Ma la causa più importante fu la condivisione di una cultura comune. Entrambe le parti celebravano le festività natalizie, cantavano le stesse canzoni ( Silent Night ) e gli stessi inni. ( ) Le lettere scritte dai soldati nel 1914, pubblicate dai giornali dell epoca, trovate e trascritte negli ultimi anni da volontari, rivelano una particolare serie di eventi che si potrebbe definire quasi magica, a tratti bizzarra. La tregua potrebbe essere iniziata come momento per seppellire i caduti, o per augurare buon Natale al nemico, ma si è velocemente trasformata in qualcosa di più. ( ) Si racconta anche di un soldato tedesco che si è offerto di tagliare i capelli o la barba ai soldati inglesi. ( ) Gli uomini presenti alla tregua di Natale hanno di certo compreso che stavano vivendo un evento storico. Molti soldati iniziano le loro lettere con espressioni di stupore e incredulità per quegli eventi dei quali erano appena stati testimoni. «Si fa fatica a crederci, ma la vera verità è che qui, a Natale, è andata proprio così», riporta un soldato dalla Cumbria. ( ) Com è nato il progetto Verso la fine degli anni Novanta, Lesley Park e io stavamo sfogliando gli archivi dell Hampshire Chronicle quando abbiamo trovato alcune lettere scritte dai soldati inglesi che avevano preso parte alla tregua di Natale del Erano davvero interessanti e ci siamo chiesti se anche altri giornali inglesi potessero avere delle lettere nascoste nei loro archivi. ( ) Abbiamo dato vita a un progetto Operation Plum Pudding per trascrivere tutte le lettere che fossimo riusciti a trovare ( ) e molto presto i primi volontari hanno iniziato a inviarci dozzine di lettere che avevano rinvenuto negli archivi. ( ) Le lettere sono consultabili su christmastruce.co.uk. ( ) In quelle lettere abbiamo riscoperto pagine di storia che altrimenti sarebbero andate perdute per sempre. ( ) Inglesi e tedeschi condividevano una cultura comune di canzoni, canti popolari, inni, melodie e anche pezzi classici. ( ) La lettera del soldato Frederick W. Heath ( ) racconta con parole toccanti l intera tregua, dall inizio alla fine. Dovrebbe essere inserita tra le grandi pagine della letteratura inglese. ( ) I nostri volontari sono al lavoro per scoprire di più sulla figura del soldato Heath, così da potergli riconoscere il posto che merita nella storia. Speriamo che queste lettere ispireranno le generazioni future, a ricordarci che la pace può essere una scelta più ardua rispetto alla guerra, ma è sempre la scelta migliore. 3 dicembre

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15 L EVENTO Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Ti giuro che la cosa cui non sono ancora riuscito ad abituarmi è il cane scemo che ogni volta che entro in casa col pacco in mano rischia di farmi cadere dalle scale. Ogni volta, perdio. Anche l altro giorno quasi mi faceva capitolare giù dai gradini. «Fufi, fai passare!» gridava la vecchia dal piano superiore. Ecco bravo, Fufi, fai passare che sennò ti infilo un barattolo nel naso. Tutte le volte la stessa scena. Io arrivo col pacco. Suono. Arriva Fufi che quasi mi fa cadere dalle scale. Lei lo rimprovera e appena sull uscio mi ripete ormai da tre anni la stessa frase: «È così una cara bestiola. È così simpatico». Sì, simpatico come una calza di spugna intrappolata nella trachea. Poi mi offre il caffè, mentre il gatto epilettico (sì, è epilettico, non ci vede da un occhio ed è sciancato da una gamba) girovaga intorno alle tazzine premurandosi di lasciarvi dentro qualche pelo. «Ci vuoi del latte nel caffè?», mi chiede la signora. Oltre ai peli?, mi verrebbe da dire. E, invece, dico «grazie» non per educazione, ma perché questa storia del caffè è il suo modo per sdebitarsi, in qualche modo. Intorno a noi cioè ai due metri quadrati intorno a noi ci sono un migliaio di carabattole e cianfrusaglie malconce. Scatole, scarpe, videocassette, libri, un computer rotto, un armadietto rotto, un frigorifero quasi rotto, quattro sedie, un tavolo traballante, un fornelletto da campo e il forno. «Ce l avete mica un forno?». Perché, cos è successo? «S è rotto». Strano. «Sai, ci hanno tagliato il gas perché non pagavamo le bollette e ora siamo al freddo. Così abbiamo acceso il forno per scaldarci. Ma poi s è rotto pure quello». E ora? E ora niente. Arriva l inverno e questa famiglia di squinternati lo passerà al freddo. Loro, il gatto epilettico e il cane scemo. Caro direttore, sono uno dei tanti volontari che si occupano periodicamente di consegnare il pacco alimentare agli oltre due milioni di poveri assistiti tramite il Banco Alimentare. Sabato c è la diciottesima Giornata della Colletta alimentare i cui beni raccolti vengono messi a disposizione di circa novemila strutture caritative (mense per i poveri, comunità per minori, banchi di solidarietà, centri d accoglienza) che poi si occupano di farli avere ai bisognosi. Ecco, io sono quello che ogni due settimane va al magazzino dove la mia associazione ha stipato il pacco alimentare Noi, impacciati come un cane scemo e claudicanti come un gatto epilettico Sabato 29 novembre in 11 mila supermercati di tutta Italia si svolgerà la diciottesima Giornata Nazionale della Colletta Alimentare organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare. Gli alimenti raccolti saranno distribuiti a due milioni di poveri il cibo, lo inscatola e lo porta a casa degli indigenti. Come me, compiono questo gesto altre migliaia di volontari. L unica differenza fra me e tutti gli altri, è che io devo bere il caffè macchiato di gatto. Non tutte le famiglie sono uguali: alcune sono cadute in disgrazia e il pacco sarà per loro solo un aiuto temporaneo, per altre, è chiaro, ci vorrà più tempo prima che si mettano in sesto. In ogni caso, quando si ha a che fare coi poveri e non coi discorsi sulla povertà, è molto diverso. S impara la pazienza. La prima pazienza che s impara è nei loro confronti, perché si capisce che c è sempre un punto da cui si può ricominciare. Ad esempio: la signora mi chiede sempre di trovare un lavoro ai figli. Ok, fatto. Uno è andato un giorno e poi ha smesso. L altro non è andato. Perfetto. Allora mi ha chiesto di trovare loro un altro impiego, «perché quello lì non andava bene per colpa di Renzi» (ora è Renzi, prima era Berlusconi). Quindi tu glielo ritrovi, e magari lo tengono qualche settimana, e tu speri che poi questa cosa, man mano, li tiri fuori dal letargo esistenziale in cui sono immersi. Insomma, ci provi. Ma poi ci vuole un altro tipo di pazienza, ed è quella verso se stessi. Perché a un certo punto, soprattutto dopo il caffè al gatto, te lo chiedi: ma chi me lo fa fare? Una volta uno mi ha detto: «È gente che non se lo merita il vostro aiuto». È vero, non se lo meritano. Ma io, invece, perché dovrei meritarmelo? Dopo tre anni che recapito il pacco ho capito che se tutto dipendesse dal merito loro o dalla generosità mia, avrei già smesso due anni e 364 giorni fa. Invece si porta il pacco per condividere un bisogno (la fame!) e compromettersi fino al midollo con una vita altrui. Che poi sono le chiacchiere in cucina, il caffè, il forno rotto. Così si scopre che, non diversamente da loro, anche noi siamo impacciati come un cane scemo e claudicanti come un gatto epilettico. E anche noi, come loro, abbiamo bisogno di metterci in moto per ricordarci di esser oggetto, ogni giorno, di una grazia immeritata («chi mette al mondo le gocce della rugiada?», chiede Dio a Giobbe). Non è un passeggero sentimento imperiale, è un azione. Dalle mie parti la chiamano caritativa. Lettera firmata 3 dicembre

16 interni emergenza educazione La maturità passa dalle paritarie Senza libertà di scelta non c è buona scuola. Ce lo insegnano i sistemi più avanzati. Ma per cambiare in meglio occorrono pochi pregiudizi e il coraggio di sperimentare DI laura borselli 16 3 dicembre 2014 Foto: Infophoto

17 3 dicembre

18 interni emergenza educazione S.O.S. Educazione, curato da Giorgio Vittadini e Luisa Ribolzi sarà presentato il 3 dicembre a Milano (per info: fondazione@ sussidiarieta.net) Che cosa hanno in comune l Italia e gli Stati Uniti? «Il fatto che le scuole pubbliche sono costose, portate avanti più per il beneficio «la scelta delle famiglie con figli disabili si sta lentamente orientando anche verso la scuola paritaria. tra i motivi la dimensione ridotta degli istituti e il clima più familiare» Il mito dell uguale per tutti La provocazione di iniziare a concepire la scuola paritaria come risorsa anziché come costo è raccolta da Roberto Pasolini, gestore dell Istituto Europeo Leopardi di Milano e dirigente di Aninsei, convinto che sempre più in futuro «la qualità del servizio formativo passa dalla collaborazione tra statale e non statale e non da una discriminata estensione dell intervento statale diretto». È bene sottolineare che questa è una ipotesi di lavoro che pressoché tutti gli autori dei contributi raccolti nel volume della Fondazione per la sussidiarietà ritengono importante verificare con una sperimentazione sul campo, facendo piazza pulita di falsi miti partigiani che trovano terreno fertile da un lato o dall altro. Quelli per cui da un lato c è chi vede in ciò che non è gestito dallo Stato solo diplomifici e chi dall altra demonizza la scuola statale, terrorizzato che la densità di alunni stranieri o il disagio (in una parola: la realtà) corrompano i propri figli. Vero è che i problemi del sistema scolastico, a livello italiano e non solo, sono di natura più ampia e risultante non solo delle storture di una macchina poco efficiente, ma di un impianto culturale giunto, per così dire, a naturale esaurimento. C è di mezzo la vocazione dei sisteno messo insieme un corpus di interventi che ha l ambizione di fotografare in maniera più completa possibile il mondo delle scuole paritarie. E una fotografia non può che fare i conti coi numeri. Tra il 2006 e il 2013 il numero delle scuole paritarie è stato in costante crescita e ha conosciuto un brusco stop nel Parallelo il percorso del numero degli studenti, che fino al è cresciuto fino a raggiungere il 12 per cento della popolazione scolastica totale per poi assestarsi intorno a una media dell 11,5 per cento. Oggi, dunque, la scuola paritaria è frequentata da un ragazzo su otto. Un altro elemento interessante in termini numerici è il dato sulle persone disabili e sugli stranieri, che risulta costante e particolarmente significativo nella scuola primaria e nella secondaria di II grado. Questo, notano Marco Lepore e Paola Guerin nel relativo capitolo del libro, «nonostante non siano previsti contributi statali per l integrazione degli studenti stranieri e i finanziamenti ministeriali per la disabilità, come pure quelli degli Enti locali, siano insufficienti e in costante diminuzione». Addirittura in uno degli ultimi decreti sulla scuola (il 104 del settembre 2013) si limita alle scuole statali l intervento per il sostegno necessario ai portatori di handicap, tradendo un idea del tutto accessoria della scuola paritaria. Ciononostante, «pur essendo ancora molto sbilanciata verso la scuola statale, la scelta delle famiglie con degli insegnanti che degli alunni, e che hanno risultati relativamente modesti rispetto allo standard internazionale». Non è difficile immaginare che il corposo programma della Buona Scuola non soddisferebbe Charles Glenn, professore di Educational Leadership alla Boston University, tra i massimi esperti mondiali di sistemi educativi e autore di questo giudizio a dir poco lapidario contenuto in Sos Educazione. Statale, paritaria: per una scuola migliore, volume commissionato dalla Cdo-Opere educative-foe, edito dalla Fondazione per la Sussidiarietà. Uscito nei giorni in cui si concludeva la grande consultazione pubblica sulla Buona Scuola, il libro può costituirne una appendice interessante e necessaria. Anche perché di paritarie, nell ambizioso documento voluto dal governo Renzi, non si parla. Eppure le esperienze di molti paesi, europei e non solo, dicono che una buona scuola è una scuola in cui le paritarie sono realmente considerate come facenti parte del sistema di istruzione. Ossia sono riconosciute e sostenute, come diretta conseguenza di quello che in Italia è scritto nella legge 62/2000 che stabilisce che il sistema scolastico è costituito dagli istituti gestiti dallo Stato e da quelli gestiti da privati accreditati, cioè paritari, e perciò rivolti a tutti. Chi si occupa di scuola, statale o non statale, questo discorso lo conosce a memoria. E se oltre che una battaglia per la rivendicazione di un diritto, quella per le scuole paritarie fosse una partita in cui anche lo Stato, e la scuola statale in particolare, avesse tutto da guadagnare? È in fondo per cominciare a rispondere a questa cruciale domanda che Giorgio Vittadini e Luisa Ribolzi, curatori del volume, hanfigli disabili si sta lentamente orientando anche verso la scuola paritaria. Tra le motivazioni prevalenti: la ridotta dimensione delle scuole, che garantisce un clima più familiare e, soprattutto per le scuole di ispirazione cattolica, la maggiore attenzione alla persona». Nessuna novità nel capitolo dei finanziamenti, rimasti pressoché stabili (e molto esigui) in dieci anni. Oggi, in mezzo a continue incertezze sui tempi e l effettiva erogazione, queste scuole ricevono poco più dell 1 per cento della spesa Miur per l istruzione, a fronte di una percentuale di allievi dell 11,5 per cento della popolazione scolastica totale dicembre 2014

19 in margine a un grande dibattito L assunzione di 150 mila precari, la valorizzazione del merito, le buone intenzioni di Renzi e i conti che non tornano Una consultazione di ampia portata, con uno scintillante sito dedicato e la reale possibilità per tutti (associazioni, insegnanti e alunni) di intervenire su un tema centrale per lo sviluppo del paese. Peccato che, all atto pratico, le buone intenzioni debbano fare i conti con molti problemi, primo tra tutti un centralismo duro a morire. Così l autonomia continua ad essere concepita solo come funzionale e non decisionale. E il precariato, che il documento considera la più grande emergenza della scuola, scatena la più classica delle risposte: assunzioni. Il documento prevede un piano per l immissione in ruolo di 150 mila docenti, che costerà ai cittadini 4,1 miliardi di euro. In realtà la misura serve a rispondere alle critiche della Corte di giustizia europea che al nostro paese contesta la cattiva prassi di reiterare la durata dei contratti di supplenza dei docenti oltre i tre anni. L altro tema che scontenta gli insegnanti è l esonero dei collaboratori dei dirigenti, i comandi presso altre realtà (come le associazioni di categoria), il blocco della contrattazione collettiva fino al 2018 e la cancellazione del meccanismo dei gradoni (scatti di anzianità). L associazione di insegnanti Diesse ha parlato, conti alla mano, di un autofinanziamento imposto forzatamente al comparto e notato che «l articolo 3 della legge di Stabilità destina un miliardo di euro per il 2015 e 3 miliardi a partire dal 2016: non sarà sufficiente neanche per i docenti da assumere». [lb] mi scolastici e la loro genesi. «Per tutta la fase della seconda rivoluzione industriale e del Welfare state scrive la professoressa Ribolzi, i sistemi educativi di Stato, centralistici e omogenei, hanno svolto in modo eccellente i compiti loro assegnati, portando grandi masse verso l alfabetizzazione. Ma dalla seconda metà del Novecento, in corrispondenza con l avvio tumultuoso della terza rivoluzione industriale fondata sull economia della conoscenza, i sistemi educativi costruiti in società profondamente diverse sono entrati in una crisi radicale e irreversibile». Va più oltre uno studioso di fama come Norberto Bottani, che nel suo contributo condensa i punti salienti del suo Requiem per la scuola (uscito un anno e mezzo fa per il Mulino) affermando tra l altro che i «sistemi scolastici dovranno rinunciare allo sforzo di realizzare l uguaglianza delle opportunità educative per tutti, elaborando il lutto per l abbandono di uno degli obiettivi principali delle riforme scolastiche degli ultimi cinquant anni. Altre preoccupazioni stanno già dominando il panorama scolastico, per esempio la competizione tra scuole che diventerà sempre più sfrenata, o le controversie sui metodi di valutazione e selezione». Da più parti si evoca l esempio delle charter school americane, che sulla carta condensano tutti i sogni di chi tifa per la fine del monopolio statale sull istruzione. Il funzionamento in linea di principio è semplice: un soggetto privato (un gruppo di genitori o una associazione creata BOTTANI: «I sistemi scolastici dovranno rinunciare a realizzare l uguaglianza di opportunità educative, elaborando il lutto per l ABBANdONO di UNO degli scopi delle riforme» appositamente) si incarica della gestione di una scuola, mettendola in piedi ex novo o prendendone in gestione una che non funziona bene. Si incarica della selezione degli insegnanti, della compilazione dei programmi entro linee guida fissate dallo Stato. Lo Stato resta come giudice che non giudica l ipotesi educativa della scuola ma controlla che risponda a standard di qualità, pena la perdita dei finanziamenti di cui gode (che comunque sono inferiori rispetto a quelli stanziati per le scuole pubbliche). Il motivo per cui queste scuole sono ritenute interessanti (al netto dell opposizione che incontrano in patria soprattutto tra i sindacati degli insegnanti) è la reale autonomia di cui godono. Non per niente proprio il caso delle charter school è guardato con favore nel pamphlet Liberiamo la scuola, con cui lo scorso anno Guido Tabellini e Andrea Ichino lanciavano un dibattito sulla scuola proprio nel segno dell autonomia. Un ultimo e fondamentale capitolo del dibattito sulle scuole paritarie all interno del sistema scolastico italiano è quello del cosiddetto costo standard (che non va confuso con il costo medio per studente), ossia la quantità di risorse che serve per fornire una determinata quantità di servizi di istruzione a un certo studente. Il costo standard. Una chimera? Un numero importante, ma difficilissimo da calcolare perché il costo per la fornitura di servizi di istruzione dipende da un insieme di caratteristiche dello studente (l eventuale disabilità, la cittadinanza, la condizione della famiglia di provenienza e così via). La tesi sostenuta da Tommaso Agasisti è che non si possa immaginare un numero che identifichi il costo standard per studente, ma che si debbano invece identificare dei costi standard medi per gruppi di studenti che condividono le medesime caratteristiche e che rappresentino almeno parzialmente la popolazione studentesca e il relativo impatto sui costi di produzione di istruzione. Da qui potrebbe prendere avvio una sperimentazione che miri all ottimizzazione delle risorse e favorisca una competizione virtuosa tra scuole, in cui ogni istituto abbia un proprio budget, calcolato sulla base del costo standard così definito, e gestito in autonomia. «Se così utilizzato il costo standard potrebbe smettere di essere una chimera e diventare quello che promette di essere: uno strumento per il miglioramento dell efficienza e dell efficacia del sistema scolastico del nostro paese». Fantascienza? 3 dicembre

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