Seminario di Formazione
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- Faustina Garofalo
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1 Seminario di Formazione 1 B I S O G N I E D U C A T I V I S P E C I A L I P E R U N A S P E C I A L E N O R M A L I T A. D R. S S A M A R I A L U I S A B O N I N E L L I C E N T R O S T U D I E R I C K S O N M A R I A L U I S A. B O N I N E L L U N I V E. I T W W W. I C S E M. I T W W W. U N M O M E N T O S T O P E N S A N D O. B L O G S P O T. C O M
2 IL CONTESTO Un sempre maggiore numero di alunni presenta: 2 difficoltà di apprendimento, Difficolta di sviluppo di abilità e competenze. Disturbi del comportamento Conseguenze: Abbandoni Ripetenze e pluri-ripetenze dispersione scolastica Dati Miur 2013: 215,000 alunni con disabilità 90,000 alunni con D.S.A. incremento del 37% 80,000 alunni con ADHD Più complesso è fare una valutazione numerica nell area di svantaggio socio culturale. Nel caso degli alunni stranieri si prende in considerazione solo quelli neo arrivati che in Italia sono circa 800,000 circa 84% risiede in Lombardia Interventi normativi: 6 Giugno 2014 Nota Miur per gli esami di stato 2013 Nota prot. n del 22 novembre 2013 Chiarimenti Circolare MIUR n. 8 del 6 marzo 2013 Indicazioni operative alunni con BES 2012 Direttiva MIUR del 27 dicembre 2012 Strumenti d intervento per alunni con BES 2011 Decreto MIUR n del 12 luglio 2011 Trasmissione Linee guida DSA Legge n. 170 dell 8 ottobre 2010 Norme in materia di Disturbi Specifici di Apprendimento Circolare MIUR n. 2 dell 8 gennaio 2010 Indicazioni e raccomandazioni per l integrazione di alunni stranieri 2009 Nota MIUR del 4 agosto 2009 Linee guida sull integrazione degli alunni con disabilità Interventi didattici: Sviluppare abilità metacognitive attraverso: Metodo Feuerstein (Circolare Regionale Emilia Romagna) Metodo Cooperative learning
3 All Italia serve una scuola.. che sviluppi nei ragazzi la curiosità per il mondo e il pensiero critico. che stimoli la loro creatività e li incoraggi a fare cose con le proprie mani nell era digitale. Ci serve una buona scuola perché l istruzione è l unica soluzione strutturale alla disoccupazione, l unica risposta alla nuova domanda di competenze espresse dai mutamenti economici e sociali. 3
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26 Nelle nostre classi Problemi relazionali Deficit neurologico Deficit cognitivo Danni cerebrali acquisiti Deficit visivo 26 Problemi familiari Dislessico e tutti gli altri
27 Come posso fare 27??? Manca il tempo Mancano le risorse Per la mia classe non basta aver scritto il PAI e quattro o cinque PDP!!!
28 Dunque nessuno dice che tutto questo è facile 28 Formazione Impegno Ricerca Riflessività Realizzare un vera SCUOLA INCLUSIVA richiede
29 FORMAZIONE 29 Quale formazione ci serve? Disciplinare Psicologica Legislativa Metodologica
30 Ci serve 30 Una formazione che ci aiuti a risolvere i problemi, a dirci come intervenire? oppure Una formazione che aiuti a offrire ai nostri ragazzi il massimo delle opportunità formative?
31 SENTIAMO LA NECESSITA di FORMARCI per essere capaci di gestire al meglio le situazioni 31 Quali competenze ci servono? (troviamone almeno cinque, una per ogni dito della mano)
32 Abbiamo bisogno di sapere 32 come intervenire in caso di Straniero ragazzo con Dis.. alunno socialmente deprivato Discalculico.
33 Quale ricetta?? Ricetta per Andrea (dislessico) Ricetta per Enza (deprivata socialm) 33 Ricetta per Giulia (ADHD) Ricetta per Irene Ricetta per Amin (straniero)
34 E adesso? 34 Come posso conciliarle tutte? E devo anche pensare alla programmazione della classe!!
35 35 Devi cambiare il modo di stare in classe!! Non occorre fare la fatica di conciliare una normale programmazione di classe con tante programmazioni differenziate ma
36 36 occorre pensare da subito ad una programmazione diversificata tale da offrire proposte diversificate per tutti affinchè ciascuno possa conoscere e sperimentare strategie diverse di approccio ai processi cognitivi e ai saperi
37 37 Il problema dell insegnante oggi non è più la gestione del singolo, ma la valorizzazione dell eterogeneità, della diversità, in una classe di diversi (M. Comoglio)
38 Quindi partendo dai 38 Bisogni Educativi Speciali Siamo arrivati a considerare le necessità non di un allievo non di due o tre non di tanti ma di TUTTI!!!!!!!!
39 Ciò inevitabilmente implica dei cambiamenti sul piano dell organizzazione scolastica e della didattica Machiavelli, nel suo Principe del 1513, notava: non c è niente di più difficile da prendere in mano, di più pericoloso da guidare e di più incerto successo che avviare un nuovo ordine di cose, perché l innovazione ha nemici in tutti quelli che hanno operato bene nelle vecchie condizioni e soltanto tiepidi sostenitori in coloro che potranno essere avvantaggiati dal nuovo. 39
40 40 Occorre superare la logica della ricerca del comportamento problema e passare a quella della realizzazione di contesti di prevenzione dello Occorre stesso. affrontare il rischio del MIGLIORAMENTO per
41 Di fronte ad un ragazzo in difficoltà non serve 41 etichettarlo, come se l avergli dato un nome (dislessico, iperattivo, straniero, o, indistintamente, portatore di BES ) possa esonerarci ed esonerarlo dalla responsabilità di operare per il suo successo formativo. Occorre superare il principio della categorizzazione per pensare alla classe come a un tutt uno (sistema classe) in cui sono presenti elementi di uguaglianza e di diversità
42 42 Proviamo adesso a guardare cosa sta succedendo Metto a fuoco un ragazzo/a della classe, lo/la descrivo in tre righe Adesso metto a fuoco un attività d aula di questa settimana e provo a raccontarla in quattro righe
43 Durante questa attività quali strategie ho utilizzato perché il ragazzo 43 individuato fosse messo a suo agio? Come è disposto il bambino nell aula? Da 1 a 6, quanto queste strategie sono state inclusive? Cosa avrei potuto modificare perché la sua risposta fosse ancora più adeguata?
44 Per predisporre la migliore didattica per i nostri alunni 44 devo CONOSCERE Il singolo BAMBINO Il sistema CLASSE
45 di OGNI BAMBINO DSA, BES o no 45 devo osservare e conoscere Comportamento atteggiamento Stile cognitivo Strategie di problem solving
46 COMPORTAMENTO Il carattere e l atteggiamento verso sé e gli altri La Capacità di concentrarsi e mantenere l attenzione La sua curiosità e la tendenza ad interessarsi L atteggiamento riflessivo o istintivo 46
47 Il suo STILE COGNITIVO o di APPRENDIMENTO Secondo Cornoldi e De Beni sono 5 + 1: normalmente opposti, verbale/visuale, sistematico/intuitivo, analitico/ globale, riflessivo/impulsivo, autonomo/conforme 47 + ottimista/pessimista
48 Strategie di PROBLEM SOLVING flight or fight (fuga o combattimento) 48 Applica procedimenti e conoscenze noti o tenta strade nuove? (esecutore o ricercatore) Utilizza le conoscenze che ha in modo creativo? (conforme o originale) Si assume responsabilità personali? (delegante o impegnato) Agisce da solo o con altri (solitario o collaborativo)
49 E allora domani.. Proverò a chiedermi, per ciascuno dei miei alunni BES, quale è lo stile a loro più consono e preparo le attività proponendo ad esempio Almeno una doppia pista di lavoro, in modo che ciascuno possa trovare quella più vicina alle sue potenzialità/possibilità. La possibilità di scegliere qualche ausilio compensativo 49
50 Attenzione al SISTEMA CLASSE 50 (è un tripode) RELAZIONI ORGANIZZAZIONE DIDATTICA
51 RELAZIONI Dinamiche relazionali in situazioni diverse e tra persone (diverse) 51 Stima Rispetto Collaborazione Aiuto Fiducia Comunicazione -. Test sociometrico di Moreno
52 Chi (non) sceglieresti tra i tuoi compagni per svolgere un incarico? 52
53 ORGANIZZAZIONE 53 Spazi : Come sono messi banchi, cattedra, strumenti, materiali Tempi : Chi e come vengono gestiti i tempi Strumenti: quale strumentazione è a disposizione e come viene gestita (ebook, pc, registratore, cellulari, calcolatrice,.) Decisioni: chi decide, come si decide, Modalità di lavoro: lezione frontale, gruppi, lavori individuali, compiti uguali/diversi, valutazione/autovalutazione, classe/cl aperte, uscite, uso compresenze, Fonti: libri, internet, vissuti, esperti,..
54 Come costruisco/realizzo un percorso di apprendimento? Come utilizzo l organizzazione dell ambiente classe? Quanto e come uso fonti e strumenti? Con quale gradualità costruisco i vari passaggi? Applico la metodologia più corretta per ogni disciplina? Ho chiarezza su cosa devo fare io insegnante e cosa devono fare i ragazzi? Le prove/esercizi che assegno sono coerenti con la parte teorica affrontata? Ho chiaro cosa devo verificare e come lo valuterò? DIDATTICA 54
55 L Insegnante è MEDIATORE DIDATTICO 55 Competenze da raggiungere Sistema classe Strumenti e TIC Ogni singolo alunno I Saperi Setting didattico Pontassieve, 29 Gennaio 2015 Dr.ssa Maria Luisa
56 L insegnante INCLUSIVO si 56 domanda Ho diversificato le presentazioni, le prove, i tempi, gli strumenti? Tutti gli alunni hanno a disposizione strumenti e materiali per assolvere efficacemente al compito? Tutti sanno come e dove reperire gli aiuti Hanno chiarezza della consegna..
57 Ricordiamo che gli apprendimenti avvengono per 57 LETTURA 10% UDITO 20% VISTA 30% ASCOLTARE E VEDERE (INSIEME ) 50% PARLARE E SCRIVERE 70% ESPERIENZA DIRETTA (FARE) 90% da LE AQUILE SONO NATE PER VOLARE di R. Grenci
58 Ricordiamo che L insegnante non deve essere sola con questa complessità 58 Come possiamo fare?
59 Cosa deve concordare il CONSIGLIO/TEAM di CLASSE per realizzare una DIDATTICA INCLUSIVA? come gestire le relazioni nella classe come gestire la comunicazione /lezione in classe come incrementare i lavori di coppia e di gruppo come presentare le conoscenze quali mediatori didattici usare come intervenire per insegnare / rinforzare abilità / metodo di studio come verificare i processi e gli apprendimenti 59
60 1.Alcune proposte metodologiche La metodologia migliore è quella del COOPERATIVE LEARNING, che permette una costruzione comune di procedure, concetti, oggetti
61 Cos è il Cooperative Learning? Non è solo «lavorare in gruppo»: non basta infatti organizzare la classe in gruppi perchè si realizzino le condizioni per un efficace collaborazione e per un buon apprendimento. 61
62 Questi i suoi principi fondanti? interdipendenza positiva nel gruppo responsabilità personale interazione promozionale faccia a faccia importanza delle competenze sociali controllo o revisione (riflessione) del lavoro svolto insieme valutazione individuale e di gruppo piccoli gruppi eterogenei. Comoglio e Sharan 62
63 2.Alcune proposte metodologiche FLIPPED CLASSROOM CLASSE CAPOVOLTA L'insegnamento capovolto punta a far lavorare prevalentemente a casa lo studente in autonomia, apprendendo attraverso video e podcast o leggendo i testi proposti dagli insegnanti o condivisi da altri docenti. In classe, l'allievo cerca quindi di applicare quanto appreso per risolvere problemi e svolgere esercizi pratici proposti dal docente. 63
64 Il ruolo dell'insegnante ne risulta trasformato: il suo compito diventa quello di guidare l'allievo nell'elaborazione attiva e nello sviluppo di compiti complessi. Dato che la fruizione delle nozioni si sposta nel tempo passato a casa, il tempo trascorso in classe con il docente può essere impiegato per altre attività fondate su un uso progettuale degli apprendimenti. 64
65 Vantaggi: Soddisfazione immediata di studenti e famiglie. Tempo scuola interamente utilizzato per l applicazione e il perfezionamento delle competenze. Stimola l'indipendenza dei ragazzi e la creatività Possibilità di dedicare più tempo agli studenti in difficoltà mentre il resto della classe lavora su problemi e progetti più complessi. Possibilità di fare esercitare gli alunni più dotati su attività diversificate e complesse. Soddisfazione per i docenti nel momento in cui ci si accorge di poter lavorare con risultati di apprendimento molto superiori alla norma. 65
66 Limiti: Necessità di rivoluzionare completamente il metodo di lavoro (abolizione di lezioni frontali ed interrogazioni) Esigenza per il docente di un lungo training pedagogico e didattico e di discrete competenze informatiche. Necessità di un aumento del lavoro preparatorio delle lezioni e dei tempi di correzione delle verifiche scritte. 66
67 Cristina Devecchi Milano 2013 Ricordiamo I principi chiave dell INCLUSIONE 67 Accettare la diversità perchè La diversità è una caratteristica essenziale della condizione umana Assicurare la partecipazione attiva perchè Inclusione non vuol dire assicurare un posto in classe, ma richiede una sforzo continuo che assicuri partecipazione attiva dell alunno Sviluppare pratiche di collaborazione Immaginare una scuola diversa perchè perchè L inclusione è un processo continuo che richiede il supporto di tutti gli insegnanti Una scuola inclusiva è una scuola diversa che impara da se stessa e promuove il cambiamento e lo sviluppo
68 Non ci sarà mai vera inclusione 68 se facciamo distinzioni tra Chi deve essere incluso e chi include
69 USO CONSAPEVOLE degli STRUMENTI Significa che bisogna sapere quali sono quelli a disposizione 69 Bisogna saperli usare in modo mirato/differenziato
70 Che uso ne facciamo?? 70 Strumenti compensativi Misure dispensative TIC Libri Laboratori
71 Tutte queste metodologie e strumenti devono servire per intervenire su 71 L AMBIENTE DI APPRENDIMENTO che deve essere considerato scomponibile e riorganizzabile mai sempre uguale!! L Insegnante deve fare delle scelte, deve costruire in modo professionalmente consapevole, l ambiente d apprendimento più adeguato alla sua classe e ai singoli allievi ( Bes o non Bes o Hc)
72 dalle Nuove Indicazioni 2012 Valorizzare l esperienza e le conoscenze degli alunni, per ancorarvi nuovi contenuti Attuare interventi adeguati nei riguardi delle diversità, per fare in modo che non diventino disuguaglianze.. La scuola deve progettare e realizzare percorsi didattici specifici per rispondere ai bisogni educativi degli allievi
73 Favorire l esplorazione e la scoperta, al fine di promuovere il gusto per la ricerca di nuove 73 conoscenze. In questa prospettiva, la problematizzazione svolge una funzione insostituibile: Promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere, al fine di imparare ad apprendere. Riconoscere le difficoltà incontrate e le strategie adottate per superarle, prendere atto degli errori commessi, ma anche. Ogni alunno va posto nelle condizioni di capire il compito assegnato e i traguardi da raggiungere
74 Incoraggiare l apprendimento collaborativo. Imparare non è solo un 74 processo individuale. La dimensione sociale dell apprendimento svolge un ruolo significativo. In tal senso, molte sono le forme di interazione e collaborazione che possono essere Realizzare attività didattiche in forma di laboratorio, per favorire l operatività e allo stesso tempo il dialogo e la riflessione su quello che si fa. Il laboratorio, è la modalità di lavoro che meglio incoraggia la ricerca e la progettualità, coinvolge gli alunni nel pensare, realizzare, valutare
75 Le maggiori difficoltà nella scuola Difficoltà di contenuto Difficoltà linguistiche Difficoltà cognitive Difficoltà percettive 75
76 Difficoltà di contenuto Gli argomenti presentati saranno tanto più difficilmente comprensibili quanto più lontani dalle conoscenze pregresse, dalle esperienze e dagli interessi dei ragazzi. 76
77 Difficoltà Linguistiche L eccessiva lunghezza dei paragrafi, dei periodi, L elevato numero delle subordinate La presenza di vocaboli non conosciuti 77
78 Difficoltà Cognitive La comprensione dei contenuti è legata alle operazioni cognitive che permettono l identificazione degli aspetti rilevanti del testo L alunno disabile non solo può avere difficoltà evidenti in tal senso, ma anche quelli che, non possedendo un valido metodo di studio, non riescono ad identificare l idea principale i concetti chiave all interno di un testo da leggere. 78
79 Difficoltà Percettive L esposizione grafica del libro è molto importante ai fini dell identificazione, da parte degli alunni, degli aspetti rilevanti riguardo gli argomenti trattati. Esistono testi molto ricchi di illustrazioni, evidenziazioni e schemi adeguatamente riferiti ai contenuti. Altri..si limitano a poche immagini non sempre, da sole, efficacemente chiarificatrici dei concetti. E necessario riequilibrare il rapporto tra il testo scritto e le evidenziazioni o le illustrazioni di supporto, per consentire un migliore equilibrio tra le informazioni fondamentali e quelle meno rilevanti 79
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81 Utilizzo del Metodo Feuerstein per una didattica inclusiva Testo Originale Idea principale Concetti chiave Difficoltà riscontrate Analisi attraverso la Carta Cognitiva Esperienza di apprendimento mediato Evidenziazione Schematizzazione Ristrutturazione Riduzione 81
82 Testo originale Scienze classe V^ Elementare L Universo Si chiama Universo lo spazio che sta oltre la Terra e che la comprende. Esso è così grande che il nostro mondo, rispetto alla sua vastità, è del tutto insignificante, come è insignificante un granellino di sabbia rispetto a tutta la Terra. Nell Universo si trova un numero enorme di corpi solidi e una grande quantità di gas. I Corpi gassosi più importanti sono le stelle, corpi luminosi nei quali è in corso una potente combustione, che produce luce e calore; sulla terra percepiamo la luce e non il calore, vista la grandissima distanza che ci separa. Il Sole è l unica stella di cui percepiamo, oltre alla luce, anche il benefico calore che esso ci invia, a causa della distanza, relativamente breve rispetto alle altre stelle, dal nostro pianeta: la luce e il calore del Sole sono le fonti primarie per vita sulla Terra. Favaretto, Nespolo, Santolin e Zanella, Il nuovo percorsi modulari Milano, Fabbri Editori, p
83 Analisi operativa del Testo L Universo Idea principale: La Terra, insieme a moltissimi altri corpi solidi e gassosi, fa parte dell Universo ed è illuminata e riscaldata dal Sole. Concetti chiave: Concetti chiave: Universo Corpi solidi Corpi gassosi Stelle - Sole Elementi di rilevanza mnestica e motivazionale Terra, Sole e stelle: elementi che fanno riferimento all animismo infantile che li personifica rendendoli parte di un immaginario fantastico. Elementi di difficoltà presenti nel testo La spiegazione degli elementi costitutivi dell Universo è incompleta: inizialmente, infatti, spiega cosa siano i corpi gassosi, non cosa siano i corpi solidi Il linguaggio è poco chiaro e risultano complessi i riferimenti alle dimensioni e alle distanze Presenza di termini difficili privi di adeguata spiegazione 83
84 Primo livello di Mediazione: evidenziazione L Universo è l insieme dei pianeti e delle stelle e dello spazio che li contiene. Pianeti Corpi gassosi che brillano di luce propria L Universo Si chiama Universo lo spazio che sta oltre la Terra e che la comprende. Esso è così grande che il nostro mondo, rispetto alla sua vastità, è del tutto insignificante, come è insignificante un granellino di sabbia rispetto a tutta la Terra. Nell Universo si trova un numero enorme di corpi solidi e una grande quantità di gas. I corpi gassosi più importanti sono le stelle, corpi luminosi nei quali è in corso una potente combustione, che produce luce e calore; sulla terra percepiamo la luce e non il calore, vista la grandissima distanza che ci separa. Il Sole è l unica stella di cui percepiamo, oltre alla luce, anche il benefico calore che esso ci invia, a causa della distanza, relativamente breve rispetto alle altre stelle, dal nostro pianeta: la luce e il calore del Sole sono le fonti primarie per vita sulla Terra. Pontassieve, 29 Favaretto, Gennaio 2015 Nespolo, Dr.ssa Santolin Maria e Luisa Zanella, Il nuovo percorsi modulari Milano, fabbri Editori, p Formati da gas E una grande stella che ci illumina e ci riscalda
85 Secondo livello di Mediazione: schematizzazione e ristrutturazione Corpi solidi Pianeti Universo Corpi gassosi Stelle Sole L Universo Noi viviamo sulla Terra che è solo una piccolissima parte dell Universo. L Universo è l insieme dei pianeti e delle stelle e dello spazio che li contiene. Nell Universo ci sono i corpi solidi e i corpi gassosi. I corpi solidi sono i pianeti. Le stelle sono corpi gassosi perché sono formate da gas. Il Sole è una grande stella che ci illumina con la sua luce e ci riscalda con il suo calore. 85
86 Terzo livello livello di Mediazione: riduzione I pianeti, il Sole e le stelle formano l Universo. 86 Nell Universo ci sono le stelle. Il Sole è una grande stella che illumina e riscalda.
87 Cosa vuol dire utilizzare l Apprendimento Mediato nel mondo della scuola Insegnante mediatore lavora sui processi di apprendimento e non sul prodotto finito (il risultato) Crede nella possibilità che tutti i suoi allievi possano migliorare e acquisire competenza Sviluppa le potenzialità di tutti rispettando i diversi stili cognitivi degli alunni propone attività didattica in modalità diverse. E capace di leggere i cambiamenti Utilizza materiali che sviluppano abilità metacognitive 87
88 Il Prof. Reuven Feuerstein Psicologo cognitivo di fama Mondiale Presidente del Feuerstein Institute in Gerusalemme Allievo di Jean Piaget e Rey Andrey. 88 Ricercatore della sindrome di Down, di pazienti con lesione traumatica del cervello, e bambini con caratteristiche autistiche.
89 Obiettivo principale del Metodo: 89 P O T E N Z I A M E N T O D E L L E C A P A C I T À M E N T A L I A P A R T I R E D A L P R I N C I P I O..
90 L intelligenza non è un fattore predeterminato e stabile, ma un elemento in continua evoluzione 90 L I N T E L L I G E N Z A N O N È U N Q U A L C O S A D I N O N M O D I F I C A B I L E. I L C E R V E L L O È P L A S T I C O E P U Ò M I G L I O R A R S I, R E C U P E R A R E F U N Z I O N I D A N N E G G I A T E D A M A L A T T I E E D A E L E M E N T I T R A U M A T I C I.
91 Pontassieve, 29 Gennaio Dr.ssa Maria Luisa
92 La Plasticità Neuronale NEURONI SI MODIFICANO SE SOTTOPOSTI A STIMOLAZIONI AMBIENTALI INTENSE CONTINUE 92
93 La Plasticità Neuronale FASI DI SVILUPPO DEI NEURONI NEL CERVELLO NEI PRIMI TRE ANNI DI VITA. alla nascita a 3 mesi a 15 mesi a 3 anni 93
94 La Plasticità Neuronale QUANDO MUORE PUO ESSERE SOSTITUITO DAI NEURONI SUPERSTITI CON NUOVE RAMIFICAZIONI 94
95 L Intelligenza è qualcosa che si può insegnare 95 NON ESISTONO CONDIZIONI FISSE O PREDISPOSIZIONI GENETICHE CHE IMPEDISCANO IL PENSIERO O L APPRENDIMENTO
96 96 R E U V E N F E U E R S T E I N Ogni individuo, a partire da qualsiasi condizione e in ogni età, può intraprendere un percorso di miglioramento.
97 Teoria dell Esperienza di Apprendimento Mediato 97 all interno del percorso del Metodo Feuerstein è presente la figura del Mediatore, un adulto che si pone accanto al bambino senza sostituirsi a lui, che costituisce la garanzia dell Esperienza di Apprendimento Mediato.
98 Il modello dell Esperienza di Apprendimento Mediato 98
99 Il modello dell Esperienza dell Apprendimento Mediato 99 Il mediatore si frappone fra lo stimolo e la risposta allo stimolo stesso Interviene facendo osservazioni o dando spiegazioni costantemente sullo stimolo Utilizza i criteri di mediazione Insegna al mediato a pescarsi i pesci da solo Anticipa le difficoltà al mediato Crea l ambiente modificante
100 100 Il nuovo compito del maestro non è più solo quello di fare lezione, di spiegare le cose, quanto quello di creare, laddove sia possibile, situazioni che consentano agli alunni di operare anche a livello fisico e psichico, immergendoli in situazioni di apprendimento e contesti formativi. Leonardo Tortorelli.. Buon lavoro a tutti noi. Maria luisa
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