DA BADANTI AD ASSISTENTI FAMILIARI: UNA PLURALITÀ DI RUOLI, UNA ATTIVITÀ DA QUALIFICARE

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1 PROVINCIA DI MODENA DA BADANTI AD ASSISTENTI FAMILIARI: UNA PLURALITÀ DI RUOLI, UNA ATTIVITÀ DA QUALIFICARE Catia Iori e Monica Russo SETTEMBRE 2007

2 Ringraziamenti In modo particolare, si ringraziano per la preziosa collaborazione: CIGL Modena CISL Modena ANOLF UIL Modena, ACLI Modena UDI Modena CNA World, Associazione Slavia, Associazione Italo-Ucraina, Cooperativa Integra ModenaFormazione Servizio Informanziani del Comune di Modena Direzione Provinciale del Lavoro di Modena INPS, Roma INPS Modena Provincia di Modena, Assessorato Sanità, Politiche sociali e delle famiglie, Associazionismo e Volontariato Si ringraziano inoltre i Comuni della Provincia di Modena ed i relativi operatori che hanno collaborato alla raccolta dei dati relativi alla propria realtà territoriale. I Comuni, gli Enti e le Associazioni citate, oltre a fornire dati ed informazioni in loro possesso hanno, in molti casi, contribuito a creare occasioni di incontro con le assistenti familiari senza le quali la presente ricerca sarebbe stata di difficile realizzazione. 2

3 INDICE INTRODUZIONE... 4 L Assistente Familiare: cosa prevede la Legge... 6 SEZIONE 1 OBIETTIVI E METODOLOGIA DELLA RICERCA GLI OBIETTIVI DELLA RICERCA METODOLOGIA DELLA RICERCA IL QUESTIONARIO SEZIONE 2 LE ASSISTENTI FAMILIARI A MODENA: L ANALISI QUANTITATIVA LA PRESENZA DELLE ASSISTENTI FAMILIARI A LIVELLO NAZIONALE Introduzione: trend, sanatorie e presenza femminile Presenza e ruolo dei collaboratori domestici Irregolarità e sommerso IL QUADRO DELL IMMIGRAZIONE A LIVELLO REGIONALE Dati generali sul fenomeno migratorio in Emilia Romagna Presenza femminile e relazione con il badantato in Emilia Romagna IL QUADRO PROVINCIALE L immigrazione nella provincia di Modena Lavoratori domestici e assistenti familiari nella provincia di Modena La provenienza dei collaboratori domestici della provincia di Modena Assistenza e contributi a Modena I dati forniti dai Comuni della provincia di Modena I dati forniti da sindacati e associazioni SEZIONE 3 LE INTERVISTE LA STORIA MIGRATORIA Il profilo socio-demografico delle intervistate Il progetto migratorio Le motivazioni dell ingresso in Italia Il viaggio verso l Italia Le motivazioni della scelta di Modena e provincia LE CONDIZIONI LAVORATIVE DELLE ASSISTENTI FAMILIARI A MODENA La professione delle assistenti familiari prima della partenza Assistente familiare: obbligo o scelta? La retribuzione del lavoro di assistente familiare IL RAPPORTO CON LA PERSONA ANZIANA E LA FAMIGLIA I RAPPORTI CON I SERVIZI ATTIVI NELLA PROVINCIA DI MODENA PREVISIONI PER IL FUTURO Previsioni di ritorno o di inserimento a Modena Il ricongiungimento familiare La prospettiva di cambiare occupazione Le rimesse in patria delle assistenti familiari ESIGENZE DI FORMAZIONE E INTEGRAZIONE SOCIALE Il percorso di formazione Il tempo libero e il rapporto con gli italiani Il desiderio di nuovi luoghi e spazi da condividere ALCUNE RIFLESSIONI CONCLUSIVE BIBILIOGRAFIA

4 INTRODUZIONE Sono migliaia le famiglie che in Italia, per garantire la cura e l assistenza dei propri familiari anziani, si rivolgono in gran misura a donne straniere, identificate comunemente con l appellativo Badanti. Questo termine, per quanto non apprezzabile, è ormai largamente utilizzato per autodefinire il proprio ruolo dalle stesse assistenti familiari 1, come invece le definisce il contratto collettivo nazionale dei lavoratori domestici, valido anche per le prime, data l assenza di un contratto ad hoc per queste figure. Ma il termine badante, diffuso a più livelli, non rende certamente giustizia al lavoro svolto da queste figure, le quali oltre a badare persone anziane che presentano sovente gravi deficit di autonomia motoria e complicate situazioni di salute, svolgono importanti mansioni di ordine infermieristico e assistenziale. Quando parliamo del c.d. badantato ci riferiamo ad un fenomeno altamente complesso, che coinvolge decisioni di politica migratoria, strategie di welfare, politica e mercato del lavoro, trasformazioni degli assetti sociali e familiari. Certamente, per quanto riguarda l Italia, si tratta di un processo abbastanza recente, che trova la sua origine nella crescente domanda di assistenza e di cura alla persona. Le assistenti familiari, impiegate, di regola, nel lavoro di cura alle persone anziane, per lo più non autosufficienti, sono diventate figure centrali di un welfare privato cui ricorrono, di fatto, le famiglie italiane, dato il crescente bisogno di servizi rivolti alla terza età, e la limitata risposta dei servizi pubblici in tale settore. Un ulteriore dato di interesse su questo fronte è che anche nelle regioni in cui il servizio pubblico presenta buoni standard di attenzione alla popolazione anziana, la propensione di molte famiglie a fare ricorso al care privato è dettata da quella che in letteratura è descritta cultura della domiciliarità 2, ossia la tendenza a mantenere il familiare in casa evitando il ricorso a strutture private. 1 Un primo significativo intervento normativo in merito a tale figura del mondo del lavoro familiare è avvenuto in occasione della regolarizzazione fatta nel corso del 2002 (art. 33 della Legge 189 del 2002), ma la definizione giuridica era ancora poco chiara; la norma si rivolgeva infatti a chiunque avesse occupato alle proprie dipendenze personale di origine extracomunitaria adibendolo ad attività di assistenza a componenti della famiglia affetti da patologie o handicap che ne limitano l'autosufficienza. Un riferimento generale era comunque la tipologia di mansioni comprese nelle varie categorie del Contratto Collettivo Nazionale di Categoria per il lavoro domestico. Una prima vera definizione normativa della figura generalmente chiamata badante vi è stata con la Finanziaria La Legge 30 dicembre 2004, n. 311 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2005)" ne parla nei termini di addetti alla propria assistenza personale nei casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana. Infine, il nuovo CCNL per il lavoro domestico, in vigore dal 1 marzo 2007, definisce questi lavoratori assistenti familiari (si veda in particolare l art. 9). 2 Si vedano in particolare i saggi di Castegnaro: Castegnaro A., La rivoluzione occulta nell assistenza agli anziani. Le aiutanti domiciliari, in Studi Zancan, Politiche e servizi alle persone, n.2, 2002 e, dello stesso Autore, La regolarizzazione delle aiutanti domiciliari, in Studi Zancan. Politiche e servizi alle Persone, n.3,

5 In ogni caso, a prescindere dalle scelte motivazionali legate al ricorso ad assistenti familiari private, le difficoltà incontrate dal nucleo familiare nel prestare assistenza al proprio parente anziano, dovute in parte al mutamento del ruolo rivestito dalla donna all interno della famiglia, la quale non può certamente mantenere inalterato il lavoro domestico con un contestuale incremento dei tempi del lavoro retribuito, sono tra le principali motivazioni alla base dell inserimento di figure esterne, in larga misura straniere, sole, e dunque disponibili a prestare un servizio a tempo pieno a fianco della persona anziana. Al pari di tali motivazioni, non possiamo ignorare l incremento della speranza di vita registrato nel nostro paese e la previsione di aumento del peso percentuale degli adulti sulla popolazione locale, fattori che contribuiscono fortemente, e contribuiranno ancor più in futuro, all incremento della domanda di assistenza 3. Il ricorso a lavoratrici immigrate per mansioni di assistenza è, infatti, sintomatico delle difficoltà del nostro sistema di welfare a far fronte alle richieste di una società in costante trasformazione: la crescita del numero degli anziani nella popolazione italiana non trova infatti adeguata copertura nell offerta dei servizi pubblici ad essa destinati. E proprio la difficoltà incontrata dal servizio pubblico nel fare fronte al costante incremento della domanda di servizi assistenziali ha fatto sì che le famiglie italiane si rivolgessero al mercato privato: in tale scenario si sono inserite, in maniera vieppiù crescente, le donne immigrate, in larga misura provenienti dai paesi dell Est Europa, che hanno accettato di svolgere mansioni anche dequalificanti rispetto alla propria formazione, ma necessarie per lo meno per il primo inserimento nel mercato italiano. Non sfugge certamente, in tale ottica, la complessa dinamica giuridica che accompagna l inserimento in famiglia della donna immigrata (o, in misura alquanto minore, dell uomo); al fine di regolarizzare la presenza e l impiego di queste figure non basta ovviamente, per quanto importante da un punto di vista sociale, il desiderio di regolarizzazione da parte della famiglia datrice di lavoro, ma è necessario subordinare il rapporto di lavoro allo scadenzario dei decreti ministeriali che ne consentono l ingresso, creando di fatto le condizioni per la proliferazione del c.d. lavoro nero, oltre all insicurezza tanto delle lavoratrici straniere quanto delle famiglie italiane che usufruiscono del loro servizio. Alla difficoltà di regolarizzazione delle assistenti familiari prive di permesso di soggiorno si aggiunge altresì l interesse economico di ridurre i costi aggiuntivi del contratto, che spinge il datore di lavoro, e in alcuni casi lo stesso lavoratore, a fare a meno della relativa stipulazione. In questo modo, alla clandestinità dello straniero, condizione che inibisce la regolarizzazione di qualsiasi 3 C. Gori, (a cura di), Il welfare nascosto. Il mercato privato dell assistenza in Italia e in Europa, Carrocci, Roma, p

6 rapporto lavorativo, si aggiunge il sommerso, ossia la conduzione, di fatto, di rapporti lavorativi con l assistente familiare al di fuori di qualsiasi copertura contrattuale. Inoltre, come è stato sottolineato in dottrina, è improprio ricondurre il fenomeno solo al lato della domanda, poiché anche l offerta presenta caratteristiche tali da incrementare la richiesta di lavoro domestico: i compensi contenuti richiesti dai collaboratori domestici immigrati incoraggiano infatti sempre più famiglie ad avvalersi del loro lavoro quotidiano 4. In questo modo, dunque, il meccanismo domanda-offerta tenderebbe ad invertirsi: la disponibilità sul mercato del lavoro domestico di risorse a basso costo indurrebbe anche le famiglie con minori possibilità economiche ad avvalersi di tali figure per la cura dei propri familiari non autonomi 5. Il ricorso a figure esterne per l assistenza a persone non autosufficienti porta spesso alla creazione di situazioni co-abitative le quali, sovente, come si evidenzierà all interno della presente ricerca, si trasformano da rapporti lavorativi in relazioni pseudo-familiari, caratterizzate da elementi di familiarità ed intimità alquanto peculiari, che rendono difficoltosa la separazione tra la sfera personale e quella lavorativa. L universo relazionale che si viene a creare tra la persona anziana e l assistente straniera è profondo e complesso, e merita un attenzione particolare dato che contribuisce fortemente alla costruzione dell immaginario della lavoratrice immigrata verso la società accogliente, specie quando, come nel caso del badantato, l eccessiva mole di lavoro consente pochi spazi di socializzazione esterni all abitazione della famiglia ospitante. Questi ed altri elementi offrono lo spunto per una riflessione di ampio respiro su un tema che, come si avrà modo di vedere, abbraccia questioni di natura sociale, politica, economica e giuridica, che risultano di estrema importanza per la nostra società. L approfondimento dello studio sulla provincia di Modena costituirà, infine, per i decision makers locali una base informativa solida per l approntamento di misure idonee a garantire, da un lato, la sostenibilità del sistema di attenzione alle fasce deboli della società e, dall altro, la trasparenza e l equità nell impiego del lavoro delle tante donne straniere occupate presso le famiglie modenesi. L Assistente Familiare: cosa prevede la Legge. Da un punto di vista giuridico, per entrare in Italia e svolgere il lavoro di assistenza familiare la persona straniera che vive in un Paese extra UE deve rientrare nell ambito delle quote di ingresso di lavoratori stranieri programmate dal Governo con uno o più Decreti nel corso dell anno. I flussi 4 Cfr ACLI- IREF, Il Welfare fatto in casa, Roma, 2007, p Sul tema cfr. A. Colombo, Evoluzione del lavoro domestico in Italia, in Polis, vol. 19, n. 3, pp

7 di ingresso dei cittadini stranieri vengono stabiliti in base ad un Documento Programmatico predisposto ogni tre anni dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Il documento programmatico è approvato dal Governo, trasmesso al Parlamento e, sentito il parere delle Commissioni parlamentari, viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. I Decreti possono prevedere quote riservate di ingresso per motivi di lavoro domestico o di assistenza: il D.P.C.M ha previsto per la prima volta una quota riservata a livello nazionale pari a ingressi, quota riconfermata anche per il Per quanto riguarda il 2006, nel dicembre dello stesso anno, il governo ha varato il decreto flussi 2006, dando il via libera a 170mila lavoratori extracomunitari, di cui assistenti familiari e collaboratrici domestiche. In virtù dell allargamento a est dell Unione Europea, ed in particolare con l entrata nel 2007 di Romania e Bulgaria tra i paesi membri UE, il Ministero dell'interno e il Ministero della Solidarietà Sociale, in un'apposita circolare congiunta, hanno regolato il regime per l'accesso al mercato del lavoro dei cittadini provenienti da questi paesi. Le assistenti familiari, insieme ad altre categorie di lavoratori (ad es. stagionali dell'agricoltura, lavoratori edili, metalmeccanici e del turismo, dirigenti e personale altamente qualificato) non dovranno più seguire le procedure dello Sportello Unico per l'immigrazione. Pertanto, per i cittadini bulgari e rumeni, in quanto cittadini comunitari, non occorre più il permesso o la carta di soggiorno ai fini dell assunzione al lavoro in Italia, essendo sufficiente il possesso di un documento di identità, del codice fiscale e dell iscrizione anagrafica, così come non occorrerà il certificato di idoneità alloggiativa, non dovendosi stipulare alcun contratto di soggiorno. Bisognerà inoltre attendere le modifiche apportate alla Legge Bossi-Fini dal nuovo disegno di legge delega (Amato-Ferrero), ora al vaglio dei singoli ministeri, in base al quale, se approvato, la programmazione dei flussi diventerà triennale, ma colf e badanti godranno di un regime fuori quota, ossia potranno essere assunti al di là della programmazione qualora la famiglia lo richiedesse. Come anticipato anteriormente, l attività di assistente familiare rientra nel più generale lavoro domestico, regolato dal relativo Contratto Nazionale, nel quale si precisano i diritti ed i doveri sia del datore di lavoro che del lavoratore. Il Contratto Collettivo Nazionale, in vigore dall 1 marzo 2007 fino al 28 febbraio 2011, suddivide i prestatori di lavoro domestico in quattro livelli (A, B, C, D), a ciascuna delle quali corrispondono due parametri retributivi (il superiore dei quali è definito super ), secondo quanto previsto nell art. 10 del CCNL. Per questo motivo l analisi quantitativa effettuata sul fenomeno del badantato a Modena si concentra sui dati forniti dall INPS sulla più generale categoria dei lavoratori domestici, dalla quale 7

8 al momento non è possibile estrapolare i singoli dati relativi alle sole assistenti familiari. È importante però sottolineare che, grazie alla recente entrata in vigore del nuovo C.C.N.L sul lavoro domestico, che tiene separati i due profili professionali, con molta probabilità sarà possibile, rispetto all anno 2007, distinguere i dati relativi alla mera assistenza agli anziani. 8

9 SEZIONE 1 OBIETTIVI E METODOLOGIA DELLA RICERCA 1. GLI OBIETTIVI DELLA RICERCA Obiettivo del presente studio è realizzare un monitoraggio il più realistico possibile della realtà lavorativa e sociale delle assistenti familiari straniere nella provincia di Modena. Lo studio è stato concepito in base a 6 macro-obiettivi: 1. Quantificazione del fenomeno del lavoro di cura a Modena e provincia: ricostruzione del numero di assistenti familiari e descrizione delle principali caratteristiche (provenienza, età, situazione familiare, etc); 2. Progetto migratorio: analisi delle motivazioni alla base della scelta migratoria, della dinamica della migrazione e delle attese originali; 3. Condizioni lavorative delle assistenti familiari nella provincia di Modena: indagine in merito alle condizioni di lavoro, alla retribuzione, all inquadramento contrattuale; 4. Rapporto con la famiglia ospitante e con i servizi presenti sul territorio: indagare quali rapporti si instaurano tra la persona anziana accudita e l assistente familiare straniera, e quale relazione intesse la famiglia dell anziano con la lavoratrice; analisi della percezione e della conoscenza in merito ai servizi presenti sul territorio modenese. 5. Previsioni per il futuro: analisi delle previsioni in merito alle possibilità di radicamento nella provincia di Modena, delle speranze di ritorno in patria, delle aspettative sul cambiamento di lavoro, della prospettiva di ricongiungimento familiare. 6. Rapporto con la popolazione modenese e desiderata sui servizi per il proprio tempo libero: analisi del grado di integrazione sociale delle assistenti straniere sul territorio modenese e indagine su eventuali desiderata sia formativi che socializzanti delle intervistate. 9

10 2. METODOLOGIA DELLA RICERCA La ricerca qualitativa Se dovessimo individuare un elemento unico e complessivo che caratterizzi la ricerca qui presentata, probabilmente lo indicheremmo nella strutturazione progressiva delle varie fasi di lavoro, che dagli obiettivi iniziali di indagine porta alle conclusioni finali in merito al fenomeno del badantato sul territorio modenese. La tecnica di ricerca qualitativa da noi prescelta si avvale del cosiddetto paradigma interpretativo, ed è per sua natura aperta e interattiva con il soggetto da intervistare, nel senso che non si parte mai con chiare ipotesi in mente ma ci se le costruisce cammin facendo. E rigorosamente induttiva, dal momento che la teoria emerge dall osservazione del campione considerato, e respinge per definizione ogni pre-visione sul campo, vedendo in ciò un condizionamento che potrebbe inibire la capacità di comprendere il punto di vista del soggetto studiato, una chiusura prematura dell orizzonte. Elaborazione teorica e ricerca empirica procedono dunque intrecciate. I concetti esposti nelle interviste face to face sono orientativi, aperti, in costruzione, dal momento che le indicazioni suggerite servono soltanto a delineare le direzioni nelle quali guardare, di implementazione o di correzione dei servizi esistenti o di ridefinizione dell azione dei decision makers locali sul territorio modenese. Il rapporto osservatore-ambiente studiato, implica comunque un intervento sulla realtà, se non altro nella forma di uno stimolo a parlare, raccontare eventuali lamentele, comunicare aspettative, deluse o soddisfatte che siano. Anche il disegno della ricerca, cioè tutto l insieme di quelle scelte di carattere operativo con le quali si decide dove, come e quando si raccolgono i dati, e che sovrintendono alle decisioni sugli strumenti della rilevazione e sulla sua localizzazione, su quali e quanti soggetti intervistare, su quali e quante ipotesi studiare è marcatamente destrutturato, aperto, idoneo a captare l imprevisto, e viene modellato nel corso della rilevazione. 10

11 L iter della rilevazione Per la realizzazione di questa ricerca, si è scelto di avvalersi dello strumento d indagine del questionario, somministrato attraverso interviste personali alle assistenti familiari. In particolare, il questionario utilizzato è composto da 27 domande strutturate, in parte chiuse - per permettere la rilevazione di dati anagrafici e standardizzabili in parte aperte per cogliere al meglio le peculiarità legate alle esperienze delle singole intervistate. In totale sono state intervistate 150 assistenti familiari residenti e attive dal punto di vista lavorativo sul territorio di Modena e provincia. La scelta di avvalersi di interviste personali, in cui ciascuna intervistata si è trovata a contatto diretto con l intervistatrice, deriva da alcune considerazioni effettuate a priori rispetto alla delicatezza dell argomento trattato, alle eventuali difficoltà linguistiche che avrebbero costituito un ostacolo alla corretta compilazione dell intervista - e alla volontà di creare un contesto favorevole e non inquisitorio per le intervistate, alle quali è stato chiesto di parlare di sé e della propria storia di vita in modo libero ed aperto. Finalità dell indagine, infatti, non era solo il censire il fenomeno dell assistenza familiare a Modena ma anche cogliere il vissuto e le esperienze delle donne straniere occupate in questo settore. È importante altresì segnalare le difficoltà di reperimento delle intervistate che, in ragione della propria condizione lavorativa, sono spesso impegnate o restie al contatto. L attività di rilevazione, pertanto, non sarebbe potuta essere svolta senza il prezioso contributo di enti, sindacati e associazioni locali che hanno collaborato attivamente all indagine ponendosi da intermediari tra l intervistatore e le intervistate e fungendo da collettori per le assistenti familiari. Grazie alla loro collaborazione è stato possibile reperire assistenti familiari residenti nelle diverse zone della provincia, componendo un mosaico di interviste che contribuisce a fotografare in modo pressoché completo la situazione del territorio di riferimento. Il questionario qui di seguito riportato - è suddiviso in 4 sezioni ognuna con una specifica finalità. La prima sezione, composta da tredici domande, costituisce la parte anagrafica dell indagine quantitativa e fornisce alcuni elementi cognitivi sul progetto migratorio delle intervistate. In particolare, attraverso questa sezione si conosce la provenienza, l età, lo stato civile, il livello di istruzione delle intervistate, e si ottengono informazioni in merito al proprio nucleo familiare in patria, alle cause della migrazione ed ai motivi sottostanti la scelta della provincia d Modena come destinazione. 11

12 La seconda sezione, composta da 6 domande aperte, è dedicata allo studio delle condizioni lavorative delle assistenti familiari. Le domande hanno lo scopo di conoscere il percorso professionale e la situazione attuale dell intervistata da un punto di vista professionale, contrattuale e retributivo. Inoltre, si indaga sui rapporti instaurati con la persona anziana e la famiglia presso cui l intervistata lavora e sui rapporti esistenti con gli operatori e i servizi attivi nel Comune di residenza. La terza sezione del questionario, composta di 4 domande, ha lo scopo di analizzare le previsioni per il futuro delle intervistate. A tale scopo le domande, anche in questo caso aperte, puntano a conoscere le aspettative ed i progetti delle assistenti familiari, sia da un punto di vista personale (desiderio di ritornare in patria o eventuali progetti di ricongiungimento familiare) che professionale (volontà di cambiare lavoro). In questa sezione si indaga, inoltre, in merito alla capacità delle intervistate di aiutare economicamente i propri familiari in patria e sulle rimesse mensili. La quarta ed ultima sezione, composta di 4 domande, analizza nel suo complesso le esigenze di formazione ed integrazione sociale per conoscere il grado d integrazione e gli eventuali desiderata sia formativi sia socializzanti delle intervistate. I dati e le informazioni raccolte dal questionario sono poi stati elaborati e riprodotti attraverso le tabelle illustrate e commentate nella sezione LE INTERVISTE della presente ricerca. La ricerca nel suo complesso risulta quindi composta di tre dimensioni: 1) una dimensione macro che, attraverso i dati estrapolati dai rapporti di istituti statistici specializzati e dalla letteratura esistente, ricostruisce il fenomeno del badantato a livello nazionale e regionale; 2) una dimensione micro, che ricostruisce il fenomeno a livello provinciale in termini quantitativi e qualitativi e fornisce un panorama statistico il più possibile rappresentativo della realtà locale; 3) una dimensione relazionale (quella field, delle interviste) che, attraverso dialoghi diretti, ha ricostruito il progetto migratorio e ha permesso di descrivere le caratteristiche delle storie di vita delle donne straniere che svolgono nella provincia di Modena la professione di assistenti familiari. Per la realizzazione delle interviste è stato utilizzato il seguente questionario: 12

13 IL QUESTIONARIO ANAGRAFICA 1. Paese d origine e/o etnia Età Stato civile nubile sposata divorziata/separata vedova 4. Titolo di studio (acquisito nel proprio paese) elementari licenza media inferiore corso formazione professionale licenza media superiore Università Nessuna 5. Altri titoli di studio acquisiti in Italia: licenza media inferiore licenza media superiore laurea corso formazione professionale (tipo di corso...) 6. Quanti figli hai? più di quattro 7. Quanti figli vivono con te in Italia? più di quattro 8. Da quanto tempo sei in Italia? meno di 1 anno da 1 a 5 anni da 5 a 10 anni più di 10 anni 9. Sei passata attraverso un periodo di irregolarità? SI NO 10. Qual è la principale motivazione alla base della tua scelta di venire in Italia? motivi economici studio ricerca di lavoro altro (specificare) ricongiungimento familiare asilo, rifugio politico desiderio di nuove esperienze 11. Da quanto tempo sei a Modena o provincia? meno di 1 anno da 1 a 5 anni da 5 a 10 anni più di 10 anni 13

14 In che Comune?... SI 12. È stata una tua scelta la città di Modena? perché... NO, motivi: presenza di familiari casualità presenza di amici/conoscenti ha trovato occupazione qui altro (specificare) Sei partita dal tuo paese da sola? SI NO (con chi?...) CONDIZIONI LAVORATIVE 14. Quale professione svolgevi nel tuo paese prima di venire in Italia? Come mai hai scelto, o ti sei trovata a fare la badante? Qual è indicativamente la tua retribuzione come badante? Quale contratto ti hanno stipulato per il tuo impiego come badante? Come valuti il rapporto con la persona anziana che accudisci e con la famiglia presso cui lavori? (anche eventuali paragoni con esperienze pregresse) Che tipo di rapporti hai instaurato con i servizi (e gli operatori) attivi presso il Comune in cui lavori nella Provincia di Modena? PREVISIONI PER IL FUTURO 14

15 20. Pensando al tuo futuro, credi di ritornare nel tuo paese o di rimanere a Modena? Vorresti usufruire del ricongiungimento familiare nei prossimi anni? Pensi che in futuro cambierai il tuo lavoro di badante? Cosa vorresti fare, o cosa pensi di poter fare? Riesci ad aiutare economicamente i tuoi familiari nel tuo paese con il salario che percepisci in Italia? Quanto invii in media al mese? ESIGENZE DI FORMAZIONE E INTEGRAZIONE SOCIALE 24.. Se conosci l italiano, come lo hai imparato? Quali corsi di formazione vorresti poter frequentare? a. corso di lingua italiana b. operatore socio-sanitario (OSS) c. altra formazione professionale Trascorri parte del tuo tempo libero con italiani? Se si, come Se no, perché? Quali servizi o associazioni ti piacerebbe trovare a Modena per trascorrere in maniera più piacevole il tuo tempo libero?

16 SEZIONE 2 LE ASSISTENTI FAMILIARI A MODENA: L ANALISI QUANTITATIVA 1. LA PRESENZA DELLE ASSISTENTI FAMILIARI A LIVELLO NAZIONALE 1.1 Introduzione: trend, sanatorie e presenza femminile E innegabile come il fenomeno dell immigrazione, tanto su scala europea quanto a livello nazionale, abbia registrato nel corso degli anni indici di crescita importanti. L Italia è andata velocemente trasformandosi da paese di emigranti a bacino di ricezione dell immigrazione, tanto che, secondo i dati del Rapporto Caritas/Migrantes, gli stranieri regolarmente soggiornanti nel nostro paese (fine del 2005) ammontano a , il 5,2% delle popolazione 6. In particolar modo tale trend di crescita ha rilevato un aumento imponente nel periodo immediatamente successivo al 2002, anno in cui è stata emanata la sanatoria 7 ed è stato possibile per molti stranieri regolarizzare la propria posizione come assistente familiare. Tabella 1.1 SALDO MIGRATORIO CON L ESTERO ( ) per 1000 abitanti Fonte: Regione Emilia Romagna: Quaderni di statistica: Gli stranieri residenti in Emilia-Romagna all' , Bologna Cfr CARITAS/MIGRANTES Immigrazione: Dossier statistico 2006 XVI- Rapporto, Roma, 2006, p Nel 2002 è stato emanato un provvedimento legislativo (Legge 189 del 30 luglio 2002) che ha regolarizzato la posizione degli assistenti familiari. L art. 33 consentiva infatti al datore di lavoro che nei tre mesi antecedenti la data di entrata in vigore della legge avesse occupato alle proprie dipendenze personale di origine extracomunitaria, adibendolo ad attività di assistenza a componenti della famiglia affetti da patologie o handicap che ne limitano l'autosufficienza ovvero al lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare, di sanare la posizione del lavoratore irregolare. 16

17 È infatti la ricerca di occupazione il principale motivo che spinge molti stranieri a recarsi in Italia: ben il 62,6% dei permessi di soggiorno è stato concesso per motivi di lavoro, contro il 29,3% rilasciato per motivi familiari 8. Il dato risulta ancora più significativo se si considera che al numero di permessi di soggiorno per lavoro andrebbe sommata la cifra di stranieri irregolari che lavorano senza contratto; in tal senso bisogna però tener conto della riduzione del tasso di irregolarità che si registra negli anni soggetti a sanatoria, in cui molti stranieri privi di permesso approfittano per regolarizzare la propria posizione. Nella maggior parte dei casi, infatti, gli stranieri entrano in Italia regolarmente, spesso con il visto turistico, ma si trattengono oltre i termini di legge e divengono presenze irregolari sul territorio nazionale fino alla successiva sanatoria 9, o al decreto flussi, tanto che si potrebbe addirittura affermare che l irregolarità sia di fatto una condizione necessaria per il successivo ottenimento del permesso. La realtà migratoria del paese è andata trasformandosi anche da un punto di vista della provenienza geografica del flusso: attualmente, la maggior parte degli stranieri in Italia proviene dall Europa orientale (48,8%); a seguire troviamo l Africa (23,1%), l Asia (17,4%), l America (10,6%) e l Oceania (0,1%). Un ulteriore dato di interesse è l intensificazione dell immigrazione femminile: se alla fine degli anni 80 gli stranieri in Italia erano soprattutto uomini, nel corso degli anni 90 la presenza femminile straniera è andata aumentando, fino a divenire il 49,9% del totale della popolazione immigrata tra il 2005 e il In particolare tra gli immigrati di origine europea si registra una netta prevalenza delle donne, le quali costituiscono il 56,1% dei cittadini dell Europa ed il 54,8% del totale delle donne straniere presenti in Italia 10. La maggior parte delle donne immigrate, presenti per motivi di lavoro, lavora nel settore del lavoro domestico, in particolare con compiti di assistenza e cura. 8 Ibidem, pp. 108/ Due immigrati su tre, secondo la stima del Rapporto CARITAS/MIGRANTES 2006, sono stati irregolari 10 CARITAS/MIGRANTES, op. cit., p

18 1.2 Presenza e ruolo dei collaboratori domestici Secondo i dati forniti dall INPS, nel 2005 in Italia sono stati complessivamente registrati lavoratori domestici, come spiega la seguente tabella: Tabella 1.2 LAVORATORI DOMESTICI SUDDIVISI PER FASCIA D ETÀ ED ANNO DI REGISTRAZIONE ETÀ Numero lavoratori Numero lavoratori Numero lavoratori Numero lavoratori Numero lavoratori Fino a Oltre Senza ind Totale Fonte: Dati INPS Prima di analizzare a fondo queste cifre è bene chiarire che attraverso i dati INPS (unici dati esistenti sul fenomeno del lavoro domestico) non è possibile distinguere i lavoratori che prestano lavoro a domicilio per gli anziani non autosufficienti da quelli che invece svolgono la più tradizionale attività di collaborazione domestica. Inoltre, questi dati si riferiscono solamente ai lavoratori regolari, ossia dotati di formale contratto; resta dunque esclusa dalle nostre analisi la quota, ancora importante, di lavoro sommerso. Dai dati forniti si evince chiaramente come la quota maggiore dei lavoratori domestici si concentri nella fascia di età compresa tra i 41 e i 50 anni. Se sommiamo questi lavoratori a quelli registrati nella fascia precedente, ossia tra 31 e 40 anni, vediamo come ben il 62% dei lavoratori domestici ha un età compresa tra i 31 e 50 anni. Dalla tabella emerge altresì un altro dato di estremo interesse: la sanatoria del 2002 ha provocato un impennata nel numero dei lavoratori domestici, che da nel 2001 sono passati a unità l anno successivo. Certamente tale aumento deriva in parte dalla regolarizzazione di situazioni già attive nel sommerso, ma il decremento del numero di questi lavoratori registrato a partire dal 18

19 2004 fa ritenere che parte di questi lavoratori abbia utilizzato la sanatoria per regolarizzare la propria situazione, per poi passare, a distanza di pochi anni, ad altre attività. Dal 2002 al 2005 si può infatti evincere l uscita dal settore del lavoro domestico di ben unità. Non è un caso infatti se, come dimostra la seguente tabella, la percentuale dei lavoratori stranieri sul numero complessivo dei collaboratori familiari sia passata dal 51,9% del 2001 al 75,6% del Tabella 1.3 PERCENTUALE LAVORATORI DOMESTICI STRANIERI SU TOTALE LAVORATORI DOMESTICI Lavoratori domestici Lavoratori dom. stranieri % stranieri sul tot lavoratori domestici 51,9% 75,6% 75,8% 74,0% 72,6% Fonte: Nostra rielaborazione dati INPS A parte l impennata registrata in concomitanza della sanatoria, si può comunque notare come la percentuale dei lavoratori domestici stranieri rimanga prevalente fino al 2005, rappresentando quasi i tre-quarti del settore domestico. 19

20 Un altro dato su cui è necessario soffermare l attenzione è la forte incidenza che registra la presenza femminile nel settore della collaborazione domestica: Tabella 1.4 PERCENTUALE LAVORATRICI DOMESTICHE SU TOTALE LAVORATORI DOMESTICI Totale lavoratori domestici Totale donne % donne/totale lavoratori domestici 86,8% 86,1% 87,3% 88,9% 89,7% Fonte: Nostra rielaborazione dati INPS È quindi chiaro che il lavoro di collaborazione domestica è essenzialmente condotto dalle donne, con punte di occupazione femminile che sfiorano il 90% del totale degli impiegati nel settore. Inoltre, è necessario sottolineare come gran parte delle donne impiegate nel settore sia di origine straniera: Tabella 1.5 PERCENTUALE LAVORATRICI DOMESTICHE STRANIERE SU LAVORATRICI DOMESTICHE Donne (lavoratrici. domestiche) Donne straniere % donne straniere su lavoratrici domestiche 46,7% 72,9% 73,4% 71,9% 70,7% Fonte: Nostra rielaborazione dati INPS Il numero delle donne straniere occupate nel lavoro domestico ha certamente subito una forte impennata in concomitanza della sanatoria del 2002, ma ha mantenuto negli anni a seguire livelli alti, attestandosi nel 2005 al 70,7% del totale delle impiegate del settore, per un totale di lavoratrici domestiche straniere. 20

21 Per quanto riguarda la provenienza geografica dei lavoratori stranieri occupati nel settore domestico, i dati ci mostrano quanto segue: Tabella 1.6 Origine LAVORATORI DOMESTICI STRANIERI PER PROVENIENZA E PRESENZA FEMMINILE Numero Lavoratori domestici stranieri Anno Sesso Tot Donne Tot Donne Tot Donne Tot Donne Tot Donne Europa Ovest Europa Est America Nord America Centro America Sud Asia Medio Oriente Asia: Filippine Asia Orientale Africa Nord Africa Centro Sud Oceania Totale % Donne 78,17% 82,88% 84,49% 86,42% 87,36% Fonte: Banca Dati INPS - Osservatorio lavoratori domestici In termini geografici è certamente l Est Europa a fare da padrone, con il 53,6% delle presenze sul totale dei lavoratori domestici. In particolare le donne provenienti dall est Europa rappresentano il 58,3% delle lavoratrici domestiche complessivamente considerate. A seguire troviamo l America meridionale (14,8%) e la regione asiatica, con particolare riferimento alle Filippine (14,4%). 21

22 Tabella 1.7 INCIDENZA AREA GEOGRAFICA SU TOTALE LAVORATORI STRANIERI (in termini complessivi e di genere) Origine 2005 % sul Tot % donne su lavoratori stranieri Europa Est 53,6% 58,3% America Centro 2,0% 2,1% America Sud 14,8% 15,3% Asia: Filippine 14,4% 12,3% Asia Orientale 6,8% 3,8% Africa Nord 3,8% 3,6% Africa Centro Sud 3,8% 3,7% Altri 0,9% 0,9% Totale 100,0% 100,0% Fonte: Nostra rielaborazione dati INPS Nonostante le assistenti familiari straniere siano numericamente preponderanti nel settore del lavoro domestico, ciò non significa che queste figure abbiano sostituito la famiglia nel ruolo di assistenza agli anziani, poiché è ancora molto forte la presenza familiare in tali ruoli, affiancata ai servizi di assistenza pubblica, specie nelle regioni maggiormente organizzate da questo punto di vista, non ultima l Emilia Romagna. Come ci mostra la seguente tabella, è ancora importante la presenza degli italiani nell assistenza agli anziani. Tabella 1.8 VALUTAZIONE GRADO AUTOSUFFICIENZA PER ETÀ ED IDENTITÀ ASSISTENTI PER ETÀ Autosufficienza Età anni anni Over 79 Totale - Sono in grado di fare tutto da solo 96.1% 58.9% 62% 76.6% - Sono in grado di fare da solo gran parte delle attività. ma 2% 24% 24% 13.8% in alcuni casi ho bisogno di aiuto - Ho parecchie difficoltà che mi impediscono di svolgere attività ordinarie senza aiuto 1.9% 13.2% 4% 6.6% - Non sono autosufficiente - 3.9% 10% 3% Totale 100% 100% 100% 100% Assistente* Età* anni anni Over 79 Totale - Coniuge o convivente 64.9% 38.8% 22.0% 48.3% - Figli 69.5% 62.0% 78.0% 67.9% - Altri parenti 22.1% 27.1% 34.0% 25.8% - Vicini 7.1% 11.6% 4.0% 8.4% - Amici e conoscenti 1.3% 12.4% 6.0% 6.3% - Assistenti domiciliari/infermieri pubblici 4.5% 1.6% - 2.7% - Badanti pagate da me 5.2% 9.3% 14% 8.1% - Badanti pagate dai propri familiari - 3.1% 6.0% 2.1% - Da nessuno 5.8% 8.5% - 6.0% (*) Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: Indagine Censis-Salute La Repubblica 22 Ottobre

23 Sono in particolare i figli ed il coniuge convivente a farsi carico in molti casi dell attività di cura ed assistenza all anziano/a, fenomeno che in letteratura è stato identificato col termine welfare invisibile 11, ad indicare il lavoro di assistenza delle donne del nucleo domestico verso i familiari più vulnerabili. La presenza degli stranieri si concentra nei segmenti di anziani con problemi parziali di autosufficienza, ragion per cui risulta più elevato il numero di ore lavorative necessarie all assistenza. In sintesi, si può affermare che l aumento del lavoro straniero nell assistenza agli anziani, seppur elevato, non sostituisce in toto quello italiano, ma lo affianca e lo supporta. È importante inoltre sottolineare come, di frequente, il ricorso ad un assistente familiare non dipenda solo da una scelta di tipo economico dato che, in molti casi, in particolare di co-abitazione, il costo dell assistente familiare non è dissimile da quello richiesto dagli istituti deputati a tale servizio, ma la propensione delle famiglie italiane, come si è avuto modo di sottolineare, a mantenere il familiare in casa spesso porta a ricorrere ad assistenti private. 1.3 Irregolarità e sommerso Il settore della collaborazione domestica è caratterizzato da una forte componente di sommerso, ma fotografare il fenomeno e quantificarne la portata è praticamente impossibile. A titolo esemplificativo citiamo i dati della ricerca condotta da Acli ed Iref nel 2007 su un campione di 1003 collaboratori familiari, da cui emerge come ben il 23,9% dei lavoratori domestici versa in condizioni di irregolarità 12. Innanzitutto è necessario distinguere, quando parliamo di irregolarità, i casi di assenza di contratto di lavoro, che non implicano necessariamente la clandestinità dell individuo, dai casi di mancanza dei documenti che autorizzano la presenza dello straniero sul territorio italiano, fattore che impedisce la realizzazione di qualsiasi accordo lavorativo. Chi lavora nel sommerso, normalmente, è privo di contratto lavorativo, ma non necessariamente difetta del regolare permesso di soggiorno. Non c è comunque univocità nelle stime del sommerso: 11 Sul tema si veda l articolo di M. Ambrosini, Professione: Assistente Domiciliare, in LAVOCE.info, pubblicato in data 24 giugno Cfr ACLI- IREF, Il Welfare fatto in casa, Roma, 2007, p

24 prima del 2002, data della sanatoria, la Fondazione Andolfi 13 stimava il sommerso pari al 43% del lavoro totale, mentre il Censis 14 affermava fosse del 77%. Su questo tema risultano interessanti le proiezioni effettuate in uno studio condotto dall IRS nel 2006, che quantifica il sommerso e la clandestinità a quota 60% del totale delle assistenti familiari straniere 15. Assistenti famigliari straniere e regolarizzate INPS al 2006 (A) % sul totale A. F. Tabella 1.9 STIMA DELLE ASSISTENTI FAMIGLIARI STRANIERE IN ITALIA AL 2006 Stima delle assistenti stranieri clandestine v.a (B) % sul totale A. F. v.a Stima delle assistenti familiari stranieri con permesso di soggiorno ma operanti nel sommerso % sul totale A. F. (C) v.a Stima totale delle assistenti familiari stranieri (A+B+C) % sul totale A. F. 40% % % % Fonte: IRS, Il lavoro privato di cura in Lombardia, 2006 v.a In particolare si noti come la somma delle lavoratrici clandestine e di quelle operanti nel sommerso (60%) sia superiore alla quota stimata per le lavoratrici regolarmente iscritte all INPS (40%). Infine, secondo una stima effettuata nel 2007, Il Sole 24ore 16, ipotizza una quota di irregolarità oscillante tra i e i lavoratori, cifra innegabilmente alquanto approssimativa. 13 Fondazione Andolfi, Il lavoro dipendente dei cittadini extracomunitari:occupazioni e retribuzioni in Italia e in Lombardia, ISMU, CENSIS, Le reti spontanee: familiari, amicali, del dono, dei servizi privati di supporto, Roma, Cfr IRS, Il lavoro privato di cura in Lombardia, Milano, Il Sole24ore, Il Welfare privato. Viaggio nel pianeta assistenza, 2 aprile

25 2. IL QUADRO DELL IMMIGRAZIONE A LIVELLO REGIONALE 2.1 Dati generali sul fenomeno migratorio in Emilia Romagna Per quanto riguarda la situazione migratoria a livello regionale, sono circa 290,000 gli stranieri che risiedono in Emilia Romagna al Tale quota rappresenta, in termini relativi, il 6.9% di stranieri sul totale degli abitanti della regione, ossia il secondo dato più alto tra le regioni italiane, secondo di poco solo alla Lombardia ed in linea con i valori di Umbria e Veneto 17. Tra il 2005 e il 2006 si è iniziata a registrare una minore tendenza alla crescita dell immigrazione, con un aumento del 12.4% del numero degli stranieri nella Regione (pari a unità), contro il trend precedente che si attestava sopra il 20% annuo 18. Naturalmente i dati in questione riguardano soltanto gli immigrati regolari, per cui non è possibile sapere se tale riduzione sia effettiva o se, vista l assenza di sanatorie, la presenza di stranieri non sia stata semplicemente registrata. La crescita nell ultimo anno è generalizzata su tutto il territorio regionale, con incrementi più consistenti in aree dove in passato la presenza di immigrati era minore, quali il ferrarese e l appennino piacentino. Al 2006, le province con una maggior incidenza degli stranieri sulla popolazione complessiva sono Reggio Emilia (8.7%) e Modena (8.3%), seguite a breve da Piacenza (7.8%) e Parma (7.4%); una presenza inferiore è registrata dalla provincia di Ferrara, la quale però ha più che raddoppiato tale incidenza dal 2003 al 2006 (dall 1.8% al 3.8%). Tabella 2.1 STRANIERI RESIDENTI IN EMILIA ROMAGNA (Stranieri residenti per 100 abitanti al 1 gennaio 2006 per provincia) Fonte: Regione Emilia Romagna, Quaderni di statistica: Gli stranieri residenti in Emilia-Romagna all' , Bologna, Cfr Regione Emilia Romagna, Quaderni di statistica: Gli stranieri residenti in Emilia-Romagna all' , Bologna, Ibidem, pp. 4 e 5. 25

26 2.2 Presenza femminile e relazione con il badantato in Emilia Romagna 19 È interessante notare come l incidenza femminile sulla popolazione straniera, seguendo un trend già evidenziato a livello nazionale, sia maggiore per quelle nazionalità più frequentemente associate alla collaborazione domestica. Tabella 2.2 STRANIERI RESIDENTI IN EMILIA ROMAGNA PER NAZIONALITÀ E INCIDENZA FEMMINILE 8 Paese di 2004 Paese di 2005 Paese di 2006 cittadinanza v.a. %F cittadinanza v.a. %F cittadinanza v.a. %F Marocco ,9% Marocco ,2% Marocco ,0% Albania ,9% Albania ,9% Albania ,0% Tunisia ,8% Tunisia ,0% Romania ,9% Romania ,6% Romania ,1% Tunisia ,6% Cina ,1% Cina ,5% Cina ,3% Filippine ,6% Ucraina ,7% Ucraina ,3% India ,8% Pakistan ,5% Pakistan ,3% Pakistan ,5% Filippine ,7% India ,5% Ucraina ,8% India ,2% Moldova ,4% Ghana ,0% Ghana ,3% Filippine ,6% Senegal ,6% Moldova ,9% Ghana ,6% Macedonia ,2% Senegal ,5% Senegal ,8% Moldova ,4% Macedonia ,5% Macedonia ,1% Nigeria ,3% Nigeria ,9% Polonia ,3% Polonia ,2% Polonia ,1% Nigeria ,3% Serbia e Montenegro ,1% Serbia e Montenegro ,7% Serbia e Montenegro ,2% Sri Lanka ,8% Sri Lanka ,1% Bangladesh ,6% Bangladesh ,9% Bangladesh ,9% Sri Lanka ,1% Turchia ,1% Turchia ,8% Turchia ,1% Totale ,6% Totale ,6% Totale ,1% Fonte: Istat, Movimento e calcolo della popolazione residente straniera, 2004ù Regione Emilia Romagna, Rilevazione degli stranieri residenti, In particolare paesi come Ucraina, Moldavia e Polonia hanno infatti una presenza femminile superiore al 68% sull intero triennio 2004/2006. Addirittura la percentuale di donne ucraine sul totale dei connazionali presenti in Emilia Romagna supera l 80%. Complessivamente, l incidenza femminile sul totale degli stranieri residenti in Emilia Romagna nel 2006 ha raggiunto il 48,1%. Per avvicinarci quanto più possibile alla quantificazione del fenomeno del badantato possiamo avvalerci, anche per l Emilia Romagna, dei dati forniti dall INPS: 19 Sul collegamento tra domanda di cura e assistenti straniere in Emilia Romagna si veda Regione Emilia Romagna, Domanda di care domiciliare e donne migranti, Dossier 110,

27 Tabella 2.3 LAVORATORI DOMESTICI IN EMILIA ROMAGNA E COMPOSIZIONE PER GENERE/ETÀ Età Femmine Maschi Totale Femmine Maschi Totale Femmine Maschi Totale Femmine Maschi Totale Fino a Oltre Totale Fonte: INPS Osservatorio sui Lavoratori domestici Sebbene dal 2004 si registri un leggero decremento del numero di questi lavoratori, al 2005 essi rappresentano ancora una cifra importante, ossia collaboratori familiari. Possiamo ragionevolmente supporre che il 60/70% di questi lavoratori sia rappresentato da persone dedite al lavoro di assistenza agli anziani presso famiglie della regione, e dunque azzardare una stima, al 2005, tra le e le badanti regolari. Per quanto riguarda la provenienza geografica dei lavoratori domestici, anche dall analisi dei dati a livello regionale si conferma quanto già emerso nello studio della situazione a livello nazionale: oltre la metà dei collaboratori proviene dall est Europa (53,4%): 27

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