14. Stato attuale della fauna ittica del Fiume Po

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1 14. Stato attuale della fauna ittica del Fiume Po La presenza degli esotici e la loro affermazione nella comunità ittica, il degrado ambientale, una politica gestionale della pesca, della fauna ittica e dell ecosistema fluviale condotta a lungo, in tempi passati, in maniera poco oculata e secondo principi del tutto avulsi dalle necessità dell ecosistema fluviale e della fauna ittica in particolare, hanno provocato rapidissime modificazioni a carico dell ittiofauna del Fiume Po. Tali modificazioni possono essere sinteticamente ed efficacemente rappresentate, considerando alcuni aspetti particolari, che sono: 1. La composizione specifica profondamente alterata dell ittiofauna del Po; 2. La profonda alterazione dell assetto distributivo delle specie autoctone; 3. Il generale depauperamento del popolamento ittico; 4. La netta separazione tra il popolamento ittico a monte della Diga di Isola Serafini e quello a valle della diga stessa Composizione specifica attuale del popolamento ittico del Fiume Po La composizione specifica dell ittiofauna del Fiume Po è oggi profondamente alterata. Delle specie ittiche d acqua dolce per le quali è stata accertata la presenza negli ultimi 6 anni, ben il 43% è rappresentato da specie di origine esotica (tra queste si intendono comprese le 2 para-autoctone, trota fario e carpa, e la forma ibrida prodotta dall incrocio della trota fario con la trota marmorata, anch essa convenzionalmente considerata, nella presente Carta Ittica, para-autoctona e al livello di specie esclusivamente al fine di consentirne la tracciabilità in ogni parte del documento). Dalle 35 specie dulcicole native accertate, si è passati ad un assetto completamente diverso, che, secondo una ricostruzione basata sugli ultimi 6 anni di monitoraggio compiuto nell ambito delle diverse carte ittiche (tra cui la presente) e di altri lavori di ricerca svolti nel Po 1, comprenderebbe almeno 51 specie ittiche dulcicole, di cui però: a. circa 3 specie dulcicole native (per diverse delle quali però non si hanno riscontri certi negli ultimi due anni); b. 19 specie esotiche accertate, dalle più svariate provenienze e caratteristiche ecologiche, e comunque nella gran parte certamente naturalizzate nel Po; c. 2 specie para-autoctone, carpa e trota fario, e la forma ibrida di quest ultima, derivante dall incrocio con la trota marmorata. Rispetto all assetto originario risulterebbero dunque scomparse 5 specie, di cui 2 migratrici, che effettivamente da tempo sono considerate estinte dai bacini italiani (storione ladano e storione 1 Al fine di ovviare ai forti limiti di campionamento che, nonostante un approccio scientifico e rigoroso, sono ineludibili in Po, ed offrire un quadro quanto più esaustivo e puntuale possibile dello stato della fauna ittica del fiume, si è deciso di basare la ricostruzione dell assetto attuale dell ittiofauna del Po non semplicemente sui è basata sui dati tratti dai lavori di monitoraggio ittico (resi disponibili dagli Enti) svolti negli ultimi 6 anni. comune) e 3 specie stanziali. Queste ultime, in realtà sono taxa particolarissimi, caratterizzati da areali molto frammentati (bottatrice e spinarello) e/o notevole specializzazione di nicchia (panzarolo). Per i primi due esistono ancora diversi punti oscuri riguardanti le caratteristiche sia autoecologiche sia biogeografiche; oltretutto, le fonti che ne riportano la presenza originaria in Po sono piuttosto scarse e poco documentate. Bottatrice e spinarello sono state inserite entrambe dal Pavesi (1896, 191) e poi anche da Nardi (1977) e Alessio (1978) e nella Carta Ittica di Pavia del 1988, all interno della check list delle specie native del tratto pavese del Po, mentre non sono disponibili altre fonti che ne attestino la presenza originaria (tantomeno ai tempi nostri) altrove nel fiume. Per quanto riguarda invece il panzarolo, il suo inserimento tra le specie native del Po si basa sulle conoscenze biogeografiche relative alla specie e soprattutto sul fatto che esso è stato rinvenuto con la campagna di censimento ittico del 27, svolta nell ambito del presente lavoro, in un ramo del paleoalveo del Po, nel tratto di transizione tra alta e bassa pianura (la Sesia Morta) e nel Trebbia; tale ritrovamento, ed il fatto che si sia verificato unicamente in ambienti laterali al fiume, attesterebbe la preferenza di questa specie per ambienti marginali, piuttosto che per l asta principale e dunque potrebbe anche spiegare il motivo per cui essa non è mai stata rilevata nell asta del Po. Oltre alla scomparsa di specie native, si registra, soprattutto nell ultimo secolo, l ingresso e l acclimatamento in Po di numerose specie ittiche esotiche, la grandissima parte delle quali è oggi presente con popolazioni naturalizzate. Figura 68 Ittiofauna del Fiume Po. Assetto emerso dall integrazione dei dati raccolti negli ultimi sei anni di monitoraggio ittico nel Fiume Po. ASSETTO ORIGINARIO ASSETTO basato sui dati Specie autoctone 35 Specie esotiche 19 Specie Para-autoctone 3 Specie autoctone 29 Origine Classificazione Bioecologica Assetto basato sui Assetto originale dati Specie autoctone stenoalina dulcicola Specie esotiche Specie paraautoctone migratrice facoltativa 2 3 migratrice obbligata - anadroma 2 5 migratrice obbligata - catadroma 1 1 eurialina dulcicola 2 2 stenoalina dulcicola 5 eurialina dulcicola 14 stenoalina dulcicola 2 eurialina dulcicola 1 G.R.A.I.A. Srl Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque Pagina 75 di 144

2 Nei diversi macro-tratti fluviali il quadro compositivo in specie native e specie introdotte documenta l affermarsi di una situazione piuttosto emblematica, che, soprattutto per la scala dimensionale a cui può essere analizzata nel caso del Po, è di fatto esemplificativa di quanto sta avvenendo e può avvenire in altri fiumi del Nord-Italia, in particolare afferenti al Po stesso, come dimostrano peraltro le condizioni rilevate nei tratti terminali di grandi affluenti come il Mincio, il Secchia, il Taro, ma anche l Adda ed il Ticino stesso. Per quanto questi ultimi due fiumi, nei loro tratti sub lacuali, possano essere chiamati a rappresentare, per le condizioni dell ambiente e della fauna ittica rinvenibili nei loro tronconi centrali, le migliori condizioni di naturalità attualmente riscontrabili tra tutti i grandi fiumi di pianura afferenti al bacino del Po, anch essi, nei loro tratti terminali, e soprattutto sotto gli effetti di un urbanizzazione e antropizzazione crescente in questi ambiti, che hanno provocato forti alterazioni dell habitat fluviale, risultano molto alterati, vicini alla realtà del Po. L affermazione delle specie esotiche (tra le quali non sono considerate le specie para-autoctone, inserite invece nel gruppo delle specie native, dal momento che dal punto di vista ecologico e gestionale sono trattate alla stregua di queste ultime) manifesta un importanza crescente da monte verso valle: dal tratto pedemontano a quello di pianura la frequenza percentuale delle specie esotiche aumenta pesantemente, fino addirittura ad invertire i rapporti percentuali a proprio favore in corrispondenza del tratto di bassa pianura, dove esse si rivelano molto più frequenti nei campioni che non le specie autoctone (Figura 69). Non solo, ma anche considerando la composizione in specie della comunità ittica nelle singole stazioni di monitoraggio lungo il Po (Figura 7, dati 27-28), di nuovo si evince, scendendo verso valle, un aumento del numero di specie esotiche che nel tratto di bassa pianura si rivelano in diversi casi anche molto più numerose delle specie native all interno della comunità ittica. Questo modello di affermazione delle specie esotiche nel tratto fluviale di pianura è stato più volte descritto anche nel caso di altri corsi d acqua dello stesso bacino del Po (GRAIA srl, 26). Si tratta peraltro di un fenomeno piuttosto prevedibile dal punto di vista ecologico, in quanto costituisce in qualche modo l epilogo ormai inevitabile di una serie concatenata di eventi e di condizioni che si sono via via affermate nel tempo e che ne hanno favorito il verificarsi. In tutto ciò un ruolo evidentemente di primo piano lo ha avuto l uomo, le sue attività, la sua presenza e la sua politica di gestione ambientale. Figura 69 Occorrenza % 1% 9% 8% 7% 6% 5% 4% 3% 2% 1% % Occorrenza percentuale (% di rilevazioni della presenza di specie appartenenti ai gruppi) di specie autoctone ed esotiche nei singoli macro-tratti. Tratto montano Tratto di transizione pedemontano alto autoctono Tratto pedemontano esotico Tratto di alta pianura Tratto di Tratto di bassa transizione tra pianura alta e bassa pianura Le ragioni per cui la fauna ittica nativa del Po si trova quasi completamente soppiantata dalle specie esotiche nel tratto planiziale, affondano le proprie origini in un passato certamente anteriore al periodo (più o meno individuabile negli ultimi trent anni) in cui il fenomeno delle introduzioni ha assunto proporzioni gigantesche. Tali ragioni, infatti, sono da ricercarsi innanzitutto nel forte degrado ambientale a cui il Po ha cominciato ad essere condannato secoli fa, con le prime opere di regimazione, poi fortemente moltiplicatesi dalla prima metà del 9, con interventi pesanti di regimazione idraulica, di prelievo idrico, di canalizzazione e rettificazione e di sbarramento, con l inquinamento e con la frammentazione della connettività trasversale. Nel tratto planiziale l impatto di questi fenomeni è particolarmente pesante, in quanto su di esso hanno gravato e gravano tuttora non solo gli impatti delle pressioni locali ma anche quelli prodotti dalle pressioni esercitate sul tratto di monte del fiume e sul bacino sotteso, molto più vasto e anch esso sottoposto a sfruttamento idrico, artificializzazioni ed inquinamento; in diversi casi, addirittura, come per esempio nel caso dell inquinamento chimico dell acqua, la natura unidirezionale del fiume e della sua rete idrica collegata -il suo incessante scorrimento verso valle- riveste un ruolo determinante nel favorire la magnificazione degli impatti nel tratto planiziale di valle. Delta G.R.A.I.A. Srl Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque Pagina 76 di 144

3 Concentrandosi in un momento storico in cui le specie ittiche native del Po erano dunque già duramente messe alla prova dalle forti pressioni di carattere ambientale, le introduzioni di specie esotiche hanno sortito in molti casi l acclimatamento in fiume delle specie introdotte e la formazione di popolazioni naturalizzate. Ma il perché esse si siano naturalizzate prima e/o meglio nel tratto planiziale è spiegabile tenendo anche conto di altri fattori che hanno concorso a vario titolo a determinare la situazione attuale nel Po: in primo luogo, nella sua porzione planiziale un fiume in condizioni di naturalità generalmente è in grado di offrire un ambiente molto meno ostile e dunque più propizio alla colonizzazione da parte di specie non native rispetto al tratto montano, in cui gli inverni particolarmente rigidi e lunghi, la turbolenza e la violenza del flusso d acqua, la scarsa produttività dell ecosistema fluviale, richiedono una particolare specializzazione da parte di una qualsivoglia specie, per poterlo colonizzare stabilmente. Ciò d altronde significa anche che, già in condizioni di naturalità, il tratto planiziale di un corso d acqua, per le sue caratteristiche climatiche, idrauliche, chimicofisiche e produttive, si presta alla colonizzazione da parte di specie non particolarmente selettive nei confronti della qualità ambientale e maggiormente tolleranti alle alterazioni della qualità dell habitat fluviale; al tratto planiziale, inoltre, fa capo un reticolo idrografico molto più esteso e complesso, comprendente diversi ambienti e tratti fluviali di carattere planiziale, e dunque anch essi ugualmente propizi alla colonizzazione da parte di specie esotiche, dai quali possono essere giunte solo in un secondo momento nuove specie in realtà introdotte altrove; nel territorio di pianura si concentrano laghetti privati di pesca sportiva, il cui collegamento alla rete idrica naturale e i cui sistemi di confinamento dei pesci allevati (molti dei quali di provenienza da altri Paesi) troppo spesso si sono rivelati insufficienti, consentendo ai pesci di passare nella rete idrica naturale e di colonizzare i nostri fiumi. Detto questo, occorre comunque anche sottolineare che il processo di naturalizzazione di popolazioni di specie esotiche in ambienti al di fuori del loro areale d origine, non è, in realtà, l esito più probabile delle introduzioni; esso dipende fortemente dal verificarsi congiunto di più fattori. Il primo dei quali consiste nelle caratteristiche intrinseche di ciascuna specie. Di norma, le caratteristiche biologiche e autoecologiche che possono favorire l acclimatamento di una specie e la costituzione di popolazioni naturalizzate sono: un ampia valenza ecologica o euriecia (cioè una buona adattabilità alle diverse condizioni ambientali), un ampio spettro alimentare, un ciclo vitale breve, con un accrescimento rapido, il raggiungimento precoce della maturità sessuale, una fecondità elevata, un comportamento gregario. Specie che hanno tutte o qualcuna di queste caratteristiche hanno più probabilità di risultare vincenti sulle specie native e di divenire specie invasive. Tale invasività, però, non è affatto anch essa una caratteristica intrinseca della specie, bensì essa è frutto dell interazione della specie con l ambiente di neo-introduzione e dunque è modulabile a seconda delle condizioni offerte dall ambiente. Anche nella stessa realtà di corsi d acqua dello stesso Bacino Padano (GRAIA srl, 26), infatti, si è potuto constatare in molti casi il ruolo centrale delle condizioni ambientali attuali dell ambiente nel definire l impatto delle specie esotiche sulla comunità ittica nativa. Più un corso d acqua, o un tratto fluviale, è alterato nella sua componente abiotica, più la comunità ittica nativa è strutturalmente e numericamente squilibrata, più esso è ricettivo nei confronti della specie immessa che, se favorita da condizioni che ne esaltino le proprie caratteristiche autoecologiche, può rivelarsi fortemente invasiva, in mancanza di adeguati competitori. Viceversa, più l ecosistema acquatico è equilibrato e vicino alle condizioni di naturalità, e dunque meno la sua comunità ittica nativa è alterata, più esso si rivela reattivo nei confronti della specie invasiva, e dunque in grado di difendersi da essa, contenendone i danni. Tra gli esotici emergono i casi di due specie, le cui caratteristiche autoecologiche e biologiche non rientrano completamente nel profilo tipico di una specie invasiva; eppure esse si sono rivelate e si rivelano particolarmente dannose per la fauna ittica autoctona del Fiume Po. Sono: il siluro e l aspio. Il siluro, in particolare, è oggi considerato una delle principali minacce per la conservazione Figura 7 Numero di specie autoctone ed esotiche riscontrate per singola stazione di monitoraggio (dati GRAIA srl, 27-28). G.R.A.I.A. Srl Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque Pagina 77 di 144

4 e la salvaguardia delle specie ittiche native, non solo del Po ma di tutto il suo bacino. Effettivamente, numerosi studi, realizzati proprio nell ambito del Po e del Bacino Padano (GRAIA srl, 24; GRAIA srl, 26), hanno approfondito le conoscenze su questa specie e sulla sua autoecologia, riuscendo a definire anche le ragioni del suo successo nelle nostre acque. Tali ragioni sono essenzialmente riconducibili al fatto che il siluro è un predatore ittiofago, un consumatore quaternario al vertice della piramide alimentare acquatica, per di più caratterizzato da uno spettro alimentare ampio, tipico di un animale opportunista, che si nutre essenzialmente delle prede maggiormente disponibili nell ambiente, e favorito nel suo ruolo sia dall adozione di una strategia predatoria particolarmente vincente, che lo vede attivo di notte (quando la gran parte degli altri pesci è sopita e più vulnerabile), sia dalle dimensioni ragguardevoli che raggiunge, per di più con un accrescimento rapido. A ciò si aggiungono anche una discreta valenza ecologica ed una competizione prepotente per il rifugio con gli altri grandi predatori ittiofagi del fiume, che non possono nulla di fronte alle dimensioni inarrivabili di questo animale ed alla sua energica difesa del proprio spazio. A ciò si unisce il fatto che il siluro raggiunge la prima maturazione sessuale in età non troppo avanzata (tre anni) e che il periodo riproduttivo si protrae per lungo tempo, circa tre mesi, riducendo la vulnerabilità di questa fase chiave del suo ciclo vitale a possibili eventi climatici e/o idrologici eccezionali i cui effetti possono essere anche devastanti su specie a periodo riproduttivo invece ristretto. Anche l aspio non rientra perfettamente nei canoni classici della specie ad elevato potenziale di invasività, perché ha un ciclo vitale piuttosto lungo, si riproduce in tarda età (5-6 anni), non ha una fecondità elevata, e non dimostra lo stesso opportunismo del siluro, essendo piuttosto improntato (viste anche le dimensioni più contenute rispetto a quest ultimo) a predare essenzialmente i piccoli Ciprinidi, o comunque specie di piccola taglia. L aspio è però un abile predatore ittiofago, fin dai primi mesi di vita, piuttosto adattabile alla diverse condizioni ambientali, ha un comportamento fortemente gregario, quantomeno fino allo stadio di subadulto, a cui peraltro dimostra preferenze ambientali che lo vedono occupare gli strati superficiali della colonna d acqua, in zone di run a corrente anche sostenuta, dove sostanzialmente non ha altri competitori ittiofagi. Accanto alle specie esotiche emergono però nel fiume situazioni particolari che documentano la presenza di specie native del bacino, e del Po stesso, ma oggi distribuite in tratti dove in origine non erano verosimilmente presenti. Dal punto di vista ecologico esse sono aliene alla comunità ittica nativa del singolo tratto fluviale e la loro presenza attuale in quel particolare tratto fluviale è verosimilmente da mettere in relazione con l antropizzazione e le attività umane. Dal momento però che non sono chiari i meccanismi con cui esse dimostrano attualmente una tale distribuzione, ci si limita a segnalare questo dato di fatto, avanzando qualche ipotesi in merito. Il grafico riportato a lato illustra chiaramente questa situazione, che può comunque essere analizzata nel dettaglio, osservando nel seguito del capitolo le distribuzioni attuali delle singole specie ittiche. Si tratta del dendrogramma risultato dalla Cluster analysis operata utilizzando come base la matrice di dati riferiti all occorrenza delle singole specie nei diversi macrotratti e nei diversi ambienti (definiti dalla tipologia ambientale della zona di campionamento della specie e dal mesohabitat prevalente in essa) lungo il Fiume Po (asta principale e ambienti laterali). Si individuano in maniera evidente tre distinti cluster, uno che raccoglie le specie distribuite nel tratto montano, un altro che comprende le specie presenti nel tratto pedemontano, ed un altro ancora che raccoglie le specie distribuite nel tratto di pianura (alta e bassa pianura). Figura 71 Barbo canino Scazzone Trota fario Lampreda padana Trota ibrida Vairone Sanguinerola Temolo Savetta Cobite comune Gobione Lasca Persico trota Trota marmorata Tinca Luccio Pesce persico Triotto Alborella Pseudorasbora Rodeo Cavedano Cagnetta Misgurno Ghiozzo Rutilo Carassio Siluro Abramide Blicca Aspio Carpa Lucioperca Gambusia Acerina Persico sole Scardola Latterino Dendrogramma ricostruito mediante Cluster Analysis operata mediante metodo Unweighted Pair Grouping with Mathematical Average, utilizzando come indice di similarità il coefficiente di correlazione r di Pearson (Dlink/Dmax)*1 Specie del tratto montano Specie del tratto pedemontano Specie del tratto planiziale G.R.A.I.A. Srl Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque Pagina 78 di 144

5 Esaminando la composizione specifica di ciascun cluster, è evidente che in quello che raccoglie le specie tipicamente pedemontane (trota marmorata, temolo, sanguinerola) rientrano anche numerose specie prettamente limnofile, come la tinca, il luccio, il triotto che in condizioni di naturalità è verosimile pensare che non si spingessero fino al tratto pedemontano. Il luccio addirittura, con il monitoraggio compiuto nel lungo tutto il Po, è stato unicamente rinvenuto in questo tratto, peraltro in numero veramente ridotto e senza poterne valutare in alcun modo la presenza di una vera popolazione. I dati pregressi, riferiti ai monitoraggi compiuti in questo stesso tratto nel 24 e ancor prima, nel 1992, avevano però già documentato la presenza di queste specie nel tratto pedemontano (Tabella 31), avvalorando l ipotesi della presenza di vere e proprie popolazioni. Tabella 31 Dati di abbondanza stimata (indice Moyle modificato) delle singole specie ittiche rinvenute nel tratto pedemontano del Fiume Po negli ultimi vent anni circa. Origine Specie Carta Ittica del Fiume Po (27-28) autoctono Monitoraggio della fauna ittica in Piemonte (24) Carta Ittica del Piemonte (1992) alborella 2 2 anguilla barbo canino 2 2 barbo comune cavedano cobite comune cobite mascherato 2 ghiozzo padano gobione lampreda padana 3 lasca luccio pesce persico pigo 2 Analogamente, nel tratto pedemontano si ritrovano anche specie esotiche tipiche del tratto planiziale dei corsi d acqua, come persico sole, persico trota e pesce gatto. I motivi per cui queste specie prettamente limnofile, amanti di ambienti ad acque più calde e ferme, si trovino oggi in un tratto fluviale naturalmente loro non congeniale possono essere ricondotti a ragioni diverse. Sostanzialmente pare probabile che nella gran parte dei casi più concause abbiano determinato la situazione distributiva attuale per queste specie. In primo luogo hanno verosimilmente giocato un ruolo di primo piano i rimaneggiamenti compiuti dall uomo (in maniera più o meno sistematica), con immissioni volontarie che potrebbero avere interessato ed interessare tuttora il tratto; introduzioni di tinca e luccio sono per esempio confermate da fonti attendibili. Per alcune specie ittiche, per esempio alcune esotiche, come il pesce gatto, il persico sole e il persico trota, la cui introduzione nei nostri bacini risale ai primi anni del 9, la loro presenza in questo tratto potrebbe essere spiegata considerandola un effetto sinergico di introduzioni volontarie e della loro conseguente dispersione verso monte, dal tratto planiziale torinese, in un periodo antecedente alla costruzione degli sbarramenti fissi. Per altre specie esotiche, come il rodeo amaro e la pseudorasbora, pur essendo queste, in particolare la prima, più spiccatamente limnofile, la loro euriecia le ha certamente favorite nella colonizzazione di questo tratto. Nel quadro delle introduzioni di specie esotiche ed anche dell attecchimento di specie autoctone tipiche del tratto basso del Po, un ruolo determinante è stato svolto dagli interventi di alterazione della naturalità dell habitat fluviale. Nel tratto in questione, in particolare, la costruzione di sbarramenti fluviali fissi, con la creazione di zone di invaso a monte dalle caratteristiche simillacustri (ne è un esempio l invaso a monte della diga di La Loggia, dove nel corso dei campionamenti è stata riscontrata la presenza di una popolazione numerosa di pesce persico) ha reso artificialmente disponibili a livello locale habitat idonei alla colonizzazione da parte delle specie ad ecologia più strettamente limnofila (in qualsiasi modo esse vi siano giunte). In questo contesto non è innegabile, e tantomeno dimostrabile, il possibile ruolo giocato anche dai cambiamenti climatici globali che, agendo sulla stagionalità e sulle temperature medie periodiche, potrebbero avere favorito il successo adattativo di tali specie nel tratto pedemontano. esotico Paraautoctono sanguinerola savetta 1 2 scardola 1 2 scazzone temolo tinca 3 2 triotto trota marmorata vairone carassio persico sole persico trota pesce gatto 2 pseudorasbora 1 1 trota iridea 2 carpa trota fario Depauperamento generale del popolamento ittico del Fiume Po In generale per il Fiume Po si assiste ad un forte depauperamento, in termini puramente quantitativi, del proprio popolamento ittico. È significativo, infatti, notare come, analizzando l abbondanza rilevata per le singole popolazioni nei diversi punti di campionamento lungo il Po, la gran parte delle rilevazioni abbia fatto registrare dati di abbondanza stimata pari al valore di indice =2, indicativo della presenza di un numero esiguo di individui, non così basso da definire la specie occasionale, ma talmente basso da non poterne confermare la presenza di una popolazione stabile. Ciò vale tanto per le specie autoctone, quanto anche per la gran parte delle specie esotiche (in particolare quelle introdotte in tempi più remoti). I dati riportati in questo documento, per quanto sia stato esaminato un numero veramente esiguo di situazioni al di fuori dell asta principale del Po, documentano anche un altro fenomeno parallelo al depauperamento della fauna ittica del Po: il rifugio di numerose specie autoctone in ambienti laterali al grande fiume: il Torrente Pellice e i rami del paleoalveo nell area di confluenza del Sesia (Sesia Morta e Canale Morabiano) sono un chiaro esempio di questo fenomeno. A fronte di ciò, ambienti laterali al fiume come i tratti terminali dei grandi affluenti, si dimostrano depauperati della propria fauna ittica, esattamente quanto il Po. G.R.A.I.A. Srl Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque Pagina 79 di 144

6 Figura 72 3 Frequenza dei valori di abbondanza stimata attribuiti alle diverse popolazioni presenti nel Fiume Po (dati campagna 27-28) Figura Numero di specie autoctone (distinte per il Po in specie della comunità ittica potenziale e altre specie) e di specie esotiche rinvenute in ciascun macro ambito: macrotratto fluviale o tratto terminale degli affluenti (dati campagna 27-28). Gli ambienti sono ordinati secondo il verso (indicativo) monte-valle. Specie autoctone Specie esotiche Specie autoctone della comunità ittica potenziale Abbondanza stimata (1-5) trota fario scazzone barbo canino vairone barbo comune cavedano gobione lampreda padana sanguinerola trota ibrida fario x marmorata temolo trota marmorata alborella cobite comune carassio ghiozzo padano persico sole pesce persico pseudorasbora savetta tinca lasca luccio triotto carpa persico trota rodeo amaro siluro anguilla barbus spp. lucioperca o sandra scardola aspio gambusia latterino passera di mare alice cefalo calamita cefalo verzelata leccia nono blicca cefalo lotregano cefalo volpina cheppia o alosa abramide rutilo o gardon cobite di stagno orientale panzarolo acerina Leuciscus sp. cagnetta ombrina cobite mascherato 3 I grafici di Figura 73 e di Figura 74 sono piuttosto esemplificativi di questa condizione. Di fatto, scendendo verso valle, con l amplificarsi dei problemi connessi alle alterazioni fluviali e della presenza delle specie esotiche (favorite da tale degrado ambientale), si assiste ad un parallelo degrado della fauna ittica, mentre le situazioni migliori si riconoscono nel tratto alto del Po e negli affluenti ed ambienti laterali meglio conservati N di specie Tratto montano Tratto di transizione pedemontano alto Tratto pedemontano Pellice Tratto di alta pianura Orco Dora Baltea Sesia Sesia Morta Morabiano Tratto di transizione tra alta e bassa pianura Scrivia Agogna Ticino Tratto di bassa pianura Trebbia Adda Taro Mincio Secchia Tra le specie autoctone, le più frequenti e diffuse (Figura 75 e Figura 76) sono le specie particolarmente tolleranti nei confronti della qualità ambientale (carpa e cavedano), tra le quali si fa notare che potrebbe ricadere anche il barbo comune, qualora ulteriori accertamenti genetici Figura 74 Somma dei valori di abbondanza stimata rilevati per ciascuna popolazione in ogni stazione di campionamento (in ordine monte - valle), suddivisi nei tre gruppi di specie autoctone, specie autoctone appartenenti alla comunità ittica potenziale (distinzione valida solo per il Po) e specie esotiche (dati GRAIA srl, 27-28). 4 AUTOCTONI _ Specie della comunità ittica potenziale AUTOCTONI ESOTICI Somma dei valori di abbondanza stimata per ciascuna popolazione ID stazione km dalle sorgenti del Po Corso d'acqua Po Pellice Po Orco Dora Baltea Po Sesia PoSesia Morta Morabiano Po Scrivia Agogna Po Ticino Po Trebbia Po Adda Po Taro Po MincioSecchia Po G.R.A.I.A. Srl Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque Pagina 8 di 144

7 verificassero la presenza del barbo comune anche nelle stazioni dove si è preferito utilizzare una classificazione più vaga (Barbus spp., classificato cautelativamente tra gli esotici). Ciò non sarebbe particolarmente strano se non si assistesse, al contempo, alla relativa rarità della gran parte delle altre specie euriecie (tra cui tutte le specie tipiche del tratto di bassa pianura). Tra le specie più che maggiormente preoccupano per i loro effetti sulla fauna autoctona. Tutto ciò suggerisce la pressione determinante esercitata dal degrado della qualità ambientale dei corsi d acqua sulla fauna ittica nativa e l attuale situazione di favore per le specie esotiche e conferma il ruolo prioritario che deve essere rivestito dalla riqualificazione fluviale nel risanamento e nel ripristino delle condizioni frequenti in assoluto si riscontrano molte più specie esotiche, tra cui i due predatori ittiofagi invasivi compatibili con la vita e con la biodiversità ittica. Figura 75 Frequenza di comparsa numerica delle singole specie nei diversi corsi d acqua (dati GRAIA srl, 27-28). Numero di stazioni in cui la singola specie è stata rinvenuta in ciascun ambiente Trebbia Ticino Taro Sesia Morta Sesia Secchia Scrivia Po Pellice Orco Morabiano Mincio Dora Baltea Agogna Adda carpa cavedano alborella gobione Ghiozzo padano cefalo calamita anguilla vairone scardola barbo comune pesce persico cobite comune trota fario triotto Lasca trota ibrida fario x marmorata sanguinerola tinca alice cefalo lotregano scazzone trota marmorata cefalo volpina lampreda padana leccia savetta cheppia o alosa latterino luccio passera di mare temolo barbo canino cagnetta cefalo verzelata panzarolo cobite mascherato nono ombrina carassio siluro Aspio pseudorasbora barbus spp. abramide lucioperca o sandra rodeo amaro blicca persico sole cobite di stagno orientale rutilo o gardon gambusia persico trota acerina Leuciscus sp. N di stazioni autoctono esotico Figura 76 Frequenza di comparsa percentuale relativa delle singole specie nei diversi corsi d acqua (dati GRAIA srl, 27-28). Rapporto tra il numero di stazioni in cui la presenza della specie è stata riscontrata nel singolo ambiente ed il numero complessivo di stazioni in cui la specie è stata rinvenuta. 1% 9% 8% 7% 6% 5% 4% 3% 2% 1% % Trebbia Ticino Taro carpa cavedano alborella gobione Ghiozzo padano cefalo calamita anguilla vairone scardola barbo comune pesce persico cobite comune trota fario triotto Lasca trota ibrida fario x marmorata sanguinerola tinca alice cefalo lotregano scazzone trota marmorata cefalo volpina lampreda padana leccia savetta cheppia o alosa latterino luccio passera di mare temolo barbo canino cagnetta cefalo verzelata panzarolo cobite mascherato nono ombrina carassio siluro Aspio pseudorasbora barbus spp. abramide lucioperca o sandra rodeo amaro blicca persico sole cobite di stagno orientale rutilo o gardon gambusia persico trota acerina Leuciscus sp. % di stazioni. Sesia Morta Sesia Secchia Scrivia Po Pellice Orco Morabiano Mincio Dora Baltea Agogna Adda autoctono esotico G.R.A.I.A. Srl Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque Pagina 81 di 144

8 14.2 Effetti sulla fauna ittica indotti dalla presenza della Diga di Isola Serafini Figura 78 Localizzazione dei censimenti compiuti nell area di Isola Serafini (a sinistra); campionamento ittico tramite reti a Caorso (PC), in località Centrale, 22 ago 27. Figura 77 Sbarramento delle diga di Isola Serafini. Dall analisi della distribuzione delle specie ittiche attualmente presenti nel Fiume Po, il problema dell alterazione della composizione delle comunità nei diversi tratti non è l unico fenomeno immediatamente evidente. Se ne rileva di fatto anche un altro, ancor più imponente, non solo per il raggio d azione spaziale che dimostra di avere, ma anche per la varietà di effetti che ha rivelato di produrre sulla fauna ittica del fiume e per la quantità di danni, anche pesanti, sulle singole specie ittiche di cui si è di fatto reso quantomeno uno dei principali motivi di minaccia e/o una delle principali cause di declino, se non la principale causa. Ci si riferisce allo sbarramento fisso ed assolutamente invalicabile dai pesci in risalita, tuttora esistente in corrispondenza della centrale idroelettrica di Isola Serafini, oggi in gestione all ENEL Spa. Parallelamente allo svolgimento della Carta Ittica, è stato infatti realizzato uno studio finalizzato proprio all approfondimento degli effetti indotti da questa diga sulla fauna ittica ed i risultati sono tanto chiari, quanto estremamente convincenti nel sostenere l importanza di trovare una soluzione definitiva, concreta e realmente efficace, per il ripristino della percorribilità fluviale da parte dei pesci in questo tratto. Per certi versi l approfondimento svolto offre un contributo poco originale alla discussione del tema, tuttora attualissimo, degli effetti prodotti sulla fauna ittica dalle opere di sbarramento fluviale. È, infatti, ampiamente risaputo che l impatto diretto causato ai pesci consiste nell impedimento della libera percorribilità del fiume, con ripercussioni anche pesanti su popolazioni di specie migratrici e su popolazioni di specie genericamente definibili vagili. La stessa Deliberazione n. 7/94 del Comitato Istituzionale dell AdBPo segnalava il pericolo per la fauna ittica del Fiume Po rappresentato dallo sbarramento della diga. La relazione allegata ne descriveva sinteticamente gli effetti sulla fauna ittica, citando in particolare l effetto rilevante sulle specie native di storioni e sull anguilla e accennando al sicuro danno generale per tutta la fauna ittica, non solo del Po, ma anche dei suoi affluenti. Ad una lettura attenta dei risultati del lavoro, e in assenza di altri studi di dettaglio sul caso, si può coglierne il contenuto di grande interesse, ricco di spunti di ricerca e di dati originali, che consentono di avanzare un interpretazione delle dinamiche demografiche e dell evoluzione del popolamento ittico del Po alquanto inedita, soprattutto in virtù del fatto di essere supportata da dati bibliografici e sperimentali, per quanto lacunosi, comunque molto significativi e rappresentativi di un quadro piuttosto ben delineato. Gli effetti della diga possono essere in primo luogo sommariamente classificati in: effetti diretti, anche drastici, sulle specie migratrici; effetti complessi sulle dinamiche demografiche e relazionali tra le specie che compongono la comunità ittica, che si manifestano in quella che viene denominata una netta separazione ittiofaunistica tra il troncone fluviale posto a monte della diga e quello posto a valle. Una separazione che impedisce sia i fenomeni naturali di ricolonizzazione e di flusso genico tra popolazioni e meta-popolazioni native del Po e degli affluenti, ma impedisce anche o comunque rallenta (per lo meno nella loro spinta verso monte o verso valle lungo l asta del Po) i fenomeni di neo-colonizzazione; favorendo però al tempo stesso le invasioni aliene nei tratti già affetti da questo problema, dove rendono più vulnerabili le popolazioni native rimaste isolate. Tra gli effetti diretti della diga di Isola Serafini sulle specie migratrici si riconoscono: G.R.A.I.A. Srl Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque Pagina 82 di 144

9 un ruolo determinante nella scomparsa di Acipenser sturio e Huso huso. la responsabilità diretta dell isolamento della popolazione landlocked di Acipenser naccarii del Fiume Ticino e della preclusione al raggiungimento dei siti riproduttivi posti a monte dello sbarramento da parte della meta-popolazione relitta, presente nel tratto a valle e nell alto Adriatico; l azione diretta di impedimento della ricolonizzazione del bacino di monte da parte dell anguilla secondo dinamiche demografiche naturali e di pesante ostacolo alla discesa dei soggetti adulti presenti nel tratto a monte (mortalità nella turbina); l azione diretta di contrazione dell areale del cefalo calamita e della cheppia, oggi distribuiti solo nel tratto di bassa pianura posto a valle della diga. Per quanto riguarda l effetto di separazione netta dei due tronconi posti a monte e a valle della diga, esso determina sostanzialmente: la banalizzazione e l impoverimento della comunità ittica nell area prossima alla diga, posta sia a monte sia a valle della diga stessa. A monte si crea un ambiente lacustrizzato dal punto di vista morfologico ma piuttosto monotono, in cui si concentrano specie tipiche lacustri, con abbondanze però poco elevate. A valle, subito sotto la diga si concentra il pesce in risalita; nel ramo sinistro, la penuria di fauna ittica è probabilmente conseguenza della minore quantità d acqua, per lo meno per il tratto a monte della confluenza dell Adda. La scomparsa a valle di specie autoctone tipiche, penalizzate dal loro isolamento e dalla competizione e forte predazione esercitata dalle specie esotiche, qui abbondanti e naturalizzate da tempo; Tempi diversi di neocolonizzazione dei due tronconi del Po da parte delle specie esotiche e dunque tempi diversi di manifestazione dell effetto della loro interazione con le specie autoctone. Per quanto esposto, risulta evidente la necessità di mitigare quanto prima gli effetti della diga di Isola Serafini sulla fauna ittica del fiume, in primo luogo ristabilendo la libera percorribilità, attraverso la realizzazione di un idoneo passaggio per pesci, utilizzabile da tutte le specie ittiche fluviali Il declino dell ittiofauna autoctona: Lista Rossa delle specie ittiche dulcicole native del Fiume Po Sotto la pressione delle alterazioni ambientali e dell invasione delle specie esotiche, buona parte delle specie native del Fiume Po versa attualmente in uno stato di vera e propria minaccia di scomparsa locale, i cui effetti, peraltro, potrebbero anche rivelarsi devastanti nel caso di specie endemiche. Considerando la distribuzione attuale delle singole specie dulcicole native del Po, il loro trend demografico (là dove disponibile) dimostrato negli ultimi anni, la criticità del Fiume Po per la conservazione generale della singola specie e lo stato di conservazione di quest ultima in tutto l areale, è stata stilata una LISTA ROSSA DELLE SPECIE ITTICHE DULCICOLE NATIVE DEL FIUME PO, presentata alla pagina seguente, per la cui compilazione e per la classificazione dello stato di minaccia sono state utilizzate le linee guida IUCN ( Si distinguono così: specie estinte (EX = Extint), quantomeno localmente in Po; specie gravemente minacciate (CR = Critically Endangered), cioè in grave pericolo di estinzione locale dal Po nell immediato; specie minacciate (EN = Endangered), cioè in pericolo di scomparsa dal Po nel breve periodo; specie vulnerabili (VU = Vulnerable), cioè ad un alto livello di rischio di estinzione dal Po nel futuro a medio termine; specie a più basso rischio (LR = Lower Risk), tra le quali si distingue ulteriormente tra specie a rischio minimo (LR/lc = Least concern) e specie vicine a divenire vulnerabili al rischio di estinzione locale (LR/nt = near threatened) Specie per le quali sussiste una carenza di informazioni (DD = Data Deficient) sulla loro distribuzione e sulla consistenza delle popolazioni, che non consente di definirne lo stato di conservazione. A fianco si riporta la lista rossa. Come si può osservare in tabella, il quadro che emerge dal presente studio è realmente e profondamente preoccupante, anche perché, a fianco di situazioni già ben note da tempo (come l estinzione dal intero bacino dei due storioni, comune e ladano), si rivelano, o comunque si definiscono su scala allargata a tutto il Po, le condizioni di numerose specie ittiche per le quali era fino ad oggi impossibile definire un quadro distributivo e la consistenza e la vitalità della popolazione nel Fiume Po. Peraltro, in diversi casi, il confronto con i dati pregressi disponibili ha anche consentito di definire (seppure grossolanamente e con evidenti margini di errore) i trend demografici delle singole popolazioni, consentendo di avanzare ipotesi sulle cause più probabili del declino della singola specie e sulle possibili migliori misure di conservazione, per quelle risultate in condizioni avverse. G.R.A.I.A. Srl Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque Pagina 83 di 144

10 Tabella 32 Lista Rossa delle specie ittiche native dulcicole del Fiume Po. Nome Comune Nome Scientifico Direttiva Habitat Lista Rossa IUCN Lista Rossa Italiana Lista Rossa Fiume Po storione Acipenser sturio HAB.92-2*e4 CR EX EX comune storione Huso huso EN EX EX ladano barbo canino Barbus meridionalis caninus HAB.92-2e5 EN VU CR cagnetta Salaria fluviatilis LC VU CR cobite Sabanejewia larvata HAB.92-2 LC VU CR mascherato lampreda di Petromyzon marinus HAB.92-2 LR/lc CR CR mare panzarolo Knipowitschia punctatissima NT EN CR pigo Rutilus pigus HAB.92-2e5 DD VU CR storione Acipenser naccarii HAB.92-2*e4 VU CR CR cobice temolo Thymallus thymallus LR/lc EN CR cheppia o Alosa fallax HAB.92-2e5 VU EN alosa lampreda Lampetra zanandreai HAB.92-2e5 LC EN EN padana lasca Chondrostoma genei HAB.92-2 LC VU EN luccio Esox lucius VU EN pesce persico Perca fluviatilis LR/lc NT EN savetta Chondrostoma soetta HAB.92-2 EN VU EN scazzone Cottus gobio HAB.92-2 LR/lc VU EN tinca Tinca tinca LR/lc NT EN triotto Rutilus erythrophthalmus LC NT EN trota Salmo (trutta) marmoratus HAB.92-2 LC EN EN marmorata alborella Alburnus alburnus alborella NT VU anguilla Anguilla anguilla NT VU barbo Barbus plebejus HAB.92-2e5 LC NT VU comune cobite Cobitis taenia bilineata HAB.92-2 LR/lc NT VU comune ghiozzo Padogobius martensii LC VU VU padano gobione Gobio gobio VU NT VU passera di Platichthys flesus italicus VU mare sanguinerola Phoxinus phoxinus LR/lc VU VU scardola Scardinius LR/lc NT VU erythrophthalmus vairone Leuciscus souffia muticellus HAB.92-2 NT VU latterino Atherina boyeri DD NT LR/nt cavedano Leuciscus cephalus LR/lc LC LR/lc cefalo Liza ramada LR/lc calamita carpa Cyprinus carpio LR/lc trota fario Salmo (trutta) trutta LR/lc bottatrice Lota lota DD DD spinarello Gasterosteus aculeatus LR/lc VU DD 14.4 Proposta di un indice di valutazione dello stato ecologico della fauna ittica del Fiume Po in attuazione della Direttiva 2/6/CE Per la sua posizione geografica, la sua estensione, la complessità e la storia evolutiva, il Fiume Po costituisce un esempio unico nel suo genere. La composizione specifica e la distribuzione dell ittiofauna nativa esprimono pienamente tale complessità e vastità. Al tempo stesso, però, la mancata disponibilità di dati pregressi puntuali che consentano di ricostruire un quadro preciso dello stato originale e dell evoluzione storica della fauna ittica del fiume, nonché proprio l unicità del Po nel panorama complessivo dei corsi d acqua italiani ma anche europei, richiedono lo sviluppo di un metodo di valutazione dello stato ecologico della fauna ittica elaborato ad hoc. Tale metodo deve essere sufficientemente accurato da essere sensibile alle alterazioni significative dello stato della fauna ittica, in risposta alla variazione delle condizioni abiotiche e alla qualità ambientale, ma deve essere anche sufficientemente semplice da poter essere applicato in un attività di monitoraggio periodico. Concentrandosi su queste due esigenze prioritarie, di accuratezza e semplicità, e cogliendo dall esperienza internazionale e nazionale maturate fino ad oggi elementi utili a valutare i criteri, gli attributi e le metodologie impiegabili, si è giunti alla prima proposta di un Indice di valutazione dello stato ecologico della comunità ittica del Fiume Po, utile in attuazione della Direttiva 2/6/CE. Grazie alla struttura elastica della sua formulazione, che ne prevede ampie possibilità di taratura, tale indice non rinuncia anche a quel carattere di trasferibilità che è richiesto a qualsiasi strumento di classificazione di variabili ambientali, proponendosi dunque anche come metodo generale di valutazione dello stato ecologico dell ittiofauna di qualsiasi corso d acqua. La trasferibilità prevede una fase di taratura dell indice che deve essere svolta a monte del suo impiego nel monitoraggio di routine. Essa prevede esclusivamente la riformulazione, su base locale, delle comunità di riferimento, secondo le definizioni previste dal metodo, e non influisce sulla componente di soggettività implicata nell utilizzo dell indice stesso. L indice proposto si offre come metodo di valutazione dello stato ecologico della fauna ittica esclusivamente in risposta agli obiettivi della Direttiva 2/6/CE. Esso non può costituire da solo uno strumento di valutazione ai fini della gestione ittiofaunistica, ma necessita della raccolta di ulteriori informazioni sullo stato della fauna ittica necessarie a questo scopo. Si rimanda alla lettura dell apposito elaborato tecnico, per l approfondimento degli obiettivi, dei principi, dei parametri impiegati e della metodologia di valutazione sviluppata per l indice, e per la verifica dei risultati ottenuti tramite la sua applicazione ai dati della campagna di monitoraggio G.R.A.I.A. Srl Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque Pagina 84 di 144

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